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Numerosi riscontri sperimentali, infatti, hanno dimostrato che ad un migliore stato di benessere corrispondono migliori prestazioni produttive. Esiste una vasta letteratura che rapporta il livello di benessere a manifestazioni comportamentali (atteggiamenti aggressivi, stereotipie, modifiche nell’assunzione del cibo), all’integrità fisica degli animali (presenza di lesioni, localizzazione delle lesioni), all’assetto fisiologico (presenza di determinati ormoni nel sangue) e alle stesse performance produttive (accrescimenti, indici di conversione alimentare, fecondità, prolificità, ecc.). Parlando di benessere animale non si può non affron- tare il problema della sua valutazione. Fra i sistemi messi a punto fino ad oggi, risultano particolarmente interessanti quelli a indice aziendale, che puntano a stimare la potenzialità dei metodi e delle strutture d’allevamento a fornire un certo livello di benessere agli animali; si ricordano i noti ANI – Animal Needs Index o, nella versione originale in lingua tedesca, TGI – Tier-Gerechtheits-Index. Questi sistemi tralasciano volutamente gli aspetti riguardanti l’alimentazione (razionamento, qualità degli alimenti), in quanto considerano che il fornire un’alimentazione adeguata agli animali sia condizione sine qua non per il reddito aziendale, prima ancora che per il benessere. Il presente opuscolo descrive le principali caratteristiche del sistema di valutazione del benessere animale definito IBA, evidenziandone gli aspetti innovativi e analizzando le diverse tappe che portano alla classificazione delle aziende. amb e e imal ient e an dice ere a in n e s s ento e e n B zio evam luta d’all i va d i IBA stem ne ione S i ndale z a t uzio u azie ttrib i val a d e a esiti istem di qu Il s e i g o ol Tip unteggi e di p iend BA lgio I le az l g e 3 de e d t n ne -201 o 7 i 0 Pu z 0 a 2 c R ssifi e PS Cla IBA gna a m a te Sis ilia-Rom l’Em BENESSERE ANIMALE E AMBIENTE D’ALLEVAMENTO Il tema del benessere animale può essere affrontato da diversi punti di vista e con diverse finalità, e la vasta ed eterogenea letteratura sull’argomento disponibile oggi in Europa lo sta a dimostrare. Si riscontrano posizioni del tutto differenti fra gli studiosi e gli addetti ai lavori, da quelle oltranziste a difesa degli animali, che applicano criteri di valutazione del benessere sovrapponibili a quelli considerati per l’uomo (visione “antropomorfa”, che enfatizza i concetti sentimentali quali soddisfazione e felicità), a quelle opposte che ritengono la questione del benessere secondaria rispetto al ritorno economico dell’attività d’allevamento e che quindi vedono nell’animale allevato uno strumento come tanti a servizio dell’uomo (visione “antropocentrica”). Benessere animale Grande opportunità per gli allevatori per migliorare le tecniche e le strutture di allevamento. Come spesso accade, le posizioni che si collocano a metà strada fra due estremi risultano essere le più ragionevoli e le più condivisibili; ecco perché si ritiene che il benessere animale sia una questione di grande rilevanza, dalla quale oggi non si può prescindere, ma che richiede un approccio consapevole e pragmatico, basato sulle conoscenze scientifiche così come su quelle tecnico-economiche che guidano l’attività d’allevamento, al fine di rendere accettabili i vincoli che le norme impongono agli imprenditori zootecnici. Ma si può andare oltre: il benessere animale deve essere visto dagli addetti ai lavori, e dagli allevatori in particolare, come una grande opportunità per migliorare le tecniche e le strutture di allevamento, al fine di ottenere un miglioramento delle prestazioni produttive, una riduzione dei problemi sanitari e un valore aggiunto alle produzioni dell’azienda zootecnica. Un benessere animale a servizio dell’allevatore, quindi, e non contro la zootecnia. AMBIENTE D’ALLEVAMENTO Uno degli aspetti di maggiore rilevanza per il benessere e la salute degli animali è l’ambiente d’allevamento, ovvero l’insieme degli elementi esterni all’animale che ne condiziona la vita e il comportamento. A tale proposito si possono ricordare: il sistema d’allevamento (in regime stallino, all’aperto, al pascolo) e la tipologia di stabulazione (singola o collettiva, fissa o libera); la conformazione e la distribuzione delle superfici d’allevamento (area di riposo, area di alimentazione, zona di defecazione, zona di esercizio); lo spazio vitale attribuito ad ogni capo (superficie libera disponibile); il tipo di pavimento (pieno, fessurato, con lettiera, in piano, in pendenza); il sistema di alimentazione (tipo di alimentazione, dimensione e forma delle attrezzature per la somministrazione dell’alimento, collocamento dei punti di alimentazione) e il sistema di distribuzione dell’acqua di bevanda; il microclima (temperatura, umidità, velocità dell’aria), la concentrazione di gas e polveri e il rumore; le condizioni igieniche e l’ambiente microbico. Per la valutazione degli aspetti sopra richiamati è necessaria una specifica preparazione sulle tematiche afferenti all’edilizia zootecnica, con particolare riguardo ai sistemi di allevamento e stabulazione, alle strutture, alle attrezzature e agli impianti zootecnici e al controllo ambientale dei ricoveri. L’ambiente d’allevamento, di fatto, è il principale tema su cui si concentrano le attenzioni delle norme europee generali e specifiche sul benessere degli animali negli allevamenti e di molti sistemi di valutazione del benessere animale fino ad oggi messi a punto. SISTEMI DI VALUTAZIONE A INDICE AZIENDALE I sistemi di valutazione possono essere suddivisi nelle seguenti categorie: sistemi basati su test funzionali di attrezzature e impianti zootecnici, con lo scopo di verificarne le prestazione e le correlazioni con il benessere animale, quali i rapporti di controllo della DLG (Deutsche Landwirtschafts-Gesellschaft - Società Tedesca per l’Agricoltura); sistemi diagnostici basati su “indicatori” di benessere rilevati su singoli animali, quali, per esempio, i parametri produttivi o gli aspetti comportamentali, sanitari e fisiologici; sistemi a indice aziendale (on-farm index systems), che stimano la potenzialità dei metodi e delle strutture d’allevamento a fornire un certo livello di benessere agli animali. Allo stato attuale non vi sono ancora dei sistemi di valutazione del benessere animale a livello aziendale universalmente riconosciuti, anche se nell’ambito del progetto europeo di ricerca Welfare Quality, che vede coinvolte alcune delle più autorevoli strutture di ricerca europee, fra le quali il CRPA, si sta cercando di lavorare in questa direzione. Non è quindi possibile fornire agli allevatori indicazioni certe e univoche, anche perché vi sono numerosi aspetti ancora poco studiati, quali ad esempio i rapporti fra tecniche d’allevamento a maggiore benessere e costi di produzione, o gli effetti dell’applicazione di talune norme per il benessere sul management d’allevamento e sul funzionamento di alcune tecniche di gestione (sistemi di pulizia e rimozione degli effluenti, sistemi di alimentazione, ecc.). I sistemi di valutazione a indice aziendale, basati sull’impiego di una checklist (lista di controllo), sono caratterizzati dai seguenti criteri di base: individuazione delle più gravi carenze del sistema e delle strutture d’allevamento; valorizzazione degli aspetti più qualificanti nei confronti del benessere degli animali allevati; rapidità della valutazione e della formazione dei valutatori, con conseguenti bassi costi del servizio; elevata ripetibilità del punteggio relativo a parametri oggettivi e misurabili (nel caso di valutazione ripetuta in tempi diversi o da differenti valutatori). Tali sistemi di valutazione si affidano per lo più a parametri tecnici consolidati messi a punto dalla ricerca, dalla sperimentazione e dall’esperienza di allevatori e tecnici, oltreché, ovviamente, alla legislazione corrente. Per quest’ultimo aspetto fanno testo le normative emanate in materia nell’Unione Europea e nel nostro Paese che, per quanto riguarda i bovini, sono: la normativa generale riguardante la protezione degli animali negli allevamenti (direttiva 98/58/CE attuata con decreto legislativo n. 146 del 26 marzo 2001); la normativa specifica per la protezione dei vitelli (direttiva 91/629/CEE, direttiva 97/2/CE e decisione 97/182/CE, attuate con decreto legislativo n. 533 del 30 dicembre 1992 e con decreto legislativo n. 331 del 1° settembre 1998). Il principale limite dei sistemi di valutazione a indice aziendale è quello di non potersi affidare a taluni criteri testati scientificamente, come ad esempio test da eseguirsi sugli animali o analisi di laboratorio, perché questi comporterebbero costi e tempi non compatibili con la metodologia di questo tipo d’indagine. Un ulteriore possibile criticità della valutazione è l’epoca della visita aziendale; da questo punto di vista si prefe risce, di norma, non inserire o non dare troppo peso a parametri di valutazione che possano variare in modo considerevole a seconda della stagione. Un sistema di valutazione a indice aziendale prevede, in genere, le seguenti azioni in successione: 1. allestimento della checklist e sua validazione; 2. compilazione della checklist in azienda; 3. input dei dati raccolti su apposito software; 4. controllo e validazione dei dati inseriti; 5. attribuzione dei punteggi e determinazione dei vincoli per la classificazione finale dell’azienda. IL SISTEMA DI VALUTAZIONE IBA Il sistema di valutazione del benessere dei bovini in allevamento, denominato Indice di Benessere dell’Allevamento (IBA), è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori del CRPA, del DIPROVAL dell’Università di Bologna e del DIAF dell’Università di Firenze, all’interno delle attività svolte in un progetto biennale, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, dal titolo “Valutazione del benessere animale nel comparto bovino”. Questo sistema è stato testato dal CRPA e dall’ARA Emilia-Romagna su un campione di 638 aziende bovine emiliano-romagnole, di cui 526 da latte (grafico 1) e le rimanenti da carne (grafico 2). Grafico 1 - Bovini da latte: distribuzione percentuale delle aziende per classe IBA Grafico 2 - Bovini da carne: distribuzione percentuale delle aziende per classe IBA Il sistema IBA è basato su una checklist che permette l’attribuzione di punteggi di merito relativi al benessere, partendo da un certo numero di parametri oggettivi e facilmente misurabili durante il sopralluogo aziendale. Solo in limitati casi sono richieste valutazioni di tipo soggettivo da parte del rilevatore, come ad esempio nell’esame delle condizioni delle superfici interne della stalla o dello stato di pulizia degli abbeveratoi; tali aspetti, infatti, richiederebbero tempo e specifiche dotazioni per essere valutati in modo strumentale. Bisogna peraltro sottolineare che a livello europeo vi è la convinzione unanime che la valutazione del benessere animale non può essere completamente oggettiva. LA CHECKLIST IBA La checklist è utilizzabile, nelle sue diverse varianti, in ogni tipologia d’allevamento bovino in regime stallino (allevamento praticato all’interno di stalle di varia tipologia); solo per l’allevamento da carne è stata prevista anche la possibilità dell’allevamento al pascolo, da valutarsi con una versione modificata e ridotta della checklist. Peraltro, bisogna considerare che l’allevamento in regime stallino ha un peso preponderante nella zootecnia italiana e che per esso gli aspetti del benessere giocano IBA per i suini un ruolo decisamente più importante, proprio perché più facilmente le condizioni d’allevamento possono limitare il Il CRPA, in collaborazione con il DIAF dell’Università benessere degli animali. Una vacca al pascolo in una verde di Firenze, completerà la messa a punto della metovalle alpina, invece, è un’immagine che difficilmente può dologia IBA per il comparto suino alla fine del 2008 essere associata a condizioni d’allevamento non rispettose del benessere animale. I parametri previsti dalla checklist fanno riferimento alle seguenti tematiche principali: sistemi di allevamento e strutture di stabulazione; strutture per il parto e l’isolamento; strutture per la mungitura (soltanto per i bovini da latte); controllo ambientale; alimentazione e acqua di bevanda; igiene, sanità e comportamento degli animali; controllo degli animali e degli impianti; personale di stalla. La checklist per l’attribuzione dell’IBA è suddivisa in diverse schede di valutazione (tabella 1), il cui numero e tipo variano in base alla tipologia d’allevamento. Proprio in considerazione della notevole variabilità dell’organizzazione produttiva degli allevamenti bovini, in particolare di quelli da carne, è stato scelto un approccio per tipologia d’allevamento codificata, puntando all’allestimento di checklist specifiche, come di seguito riportato: checklist BL, per tutti gli allevamenti da latte in regime stallino, che può prevedere le schede A, B, C, CC, D, E, F, G e H; checklist BC-RS1, per allevamenti bovini da carne in regime stallino con linea vacca-vitello a ciclo chiuso (l’allevamento produce solo bovini da ingrasso) o a ciclo misto (l’allevamento produce sia bovini da ingrasso, sia bovini da ristallo), che può prevedere le schede AA, B, L, LL, D, E, G, H, M e N; checklist BC-RS2, per allevamenti bovini da carne in regime stallino con linea vacca-vitello a ciclo aperto (l’allevamento produce solo bovini da ristallo), che può prevedere le schede AA, B, L, LL, D, E, G e H; checklist BC-RS3, per allevamenti bovini da carne in regime stallino con ingrasso di vitelli e/o vitelloni (l’allevamento non ha fattrici), che può prevedere le schede AA, B, M e N; checklist BC-PA, per allevamenti bovini da carne che adottano il pascolo per almeno 7 mesi/anno e per almeno il 60% degli animali mediamente allevati all’anno. Questa checklist semplificata è costituita dalla sola scheda AA; la ragione di tale semplificazione è evidente: mancano, o sono poco rilevanti, gli edifici per la stabulazione degli animali e quindi vengono a mancare tutte le domande relative a strutture, attrezzature e impianti per l’allevamento in regime stallino. Ogni tipo di checklist, essendo costituito da un diverso assortimento di schede, prevede una diversa distribuzione dei punteggi; la classificazione finale, invece, è stata mantenuta uguale per tutte le tipologie d’allevamento, con riferimento, ovviamente, a intervalli di punteggio differenti. L’intera checklist, con la sola esclusione della scheda A, può essere compilata dal solo rilevatore mediante osservazione, misurazione e valutazione. Gli unici strumenti in dotazione al rilevatore sono una bussola, un flessometro da 8 m e un distanziometro laser. Si riporta un esempio allo scopo di chiarire il meccanismo della scelta e dell’assemblaggio della checklist. Un allevamento di bovini da latte richiede la compilazione della checklist BL, che sarà costituita dalla scheda generale (A), da una scheda edificio (B) per ogni ricovero zootecnico presente e da una scheda specifica per ogni categoria bovina stabulata all’interno di un singolo edificio. Nel caso di un’azienda di bovini da latte con una stalla libera che ospita vacche in lattazione e bovini da rimonta e una seconda stalla libera che ospita vacche in asciutta, bovini da rimonta e vitelli pre-svezzamento, dovranno essere compilate le seguenti schede: 1 scheda A – Parte generale; 2 schede B – Edificio; 1 scheda C – Settore vacche in lattazione in stalla libera; 1 scheda D – Settore vacche in asciutta; 2 schede E – Settore rimonta; 1 scheda F – Settore vitelli pre-svezzamento. Tabella 1 – Elenco delle schede di valutazione previste dal sistema IBA Codice Titolo Note A Parte generale – Bovini da latte Solo per allevamenti bovini da latte AA Parte generale – Bovini da carne Solo per allevamenti bovini da carne B Edificio C Vacche in lattazione – Stabulazione libera Solo per vacche da latte in stabulazione libera CC Vacche in lattazione – Stabulazione fissa Solo per vacche da latte in stabulazione fissa D Vacche in asciutta E Bovini da rimonta Bovini da rimonta oltre 6 mesi d’età e fino al parto F Vitelli pre-svezzamento Bovini dalla nascita allo svezzamento G Vitelli post-svezzamento Bovini dallo svezzamento all’età di 6 mesi H Tori da riproduzione Solo per bovini maschi adibiti alla riproduzione L Vacche allattanti – Stabulazione libera Solo per vacche da carne in stabulazione libera LL Vacche allattanti – Stabulazione fissa Solo per vacche da carne in stabulazione fissa M Vitelli da ingrasso Bovini da ingrasso fino all’età di 6 mesi N Vitelloni da ingrasso Bovini da ingrasso con età alla macellazione > di 6 mesi TIPOLOGIE DI QUESITI E ATTRIBUZIONE DI PUNTEGGI TIPOLOGIE DI QUESITI Le tipologie di quesiti posti dalla checklist IBA sono sostanzialmente quattro: 1. con risposta libera o descrittiva; 2. con risposta sì/no; 3. con risposta codificata; 4. con risposta numerica. Alcune domande del tipo 1 non prevedono l’attribuzione di punteggi e hanno il solo scopo di caratterizzare in modo più preciso l’allevamento e di consentire eventuali verifiche incrociate su altre tipologie di quesiti. Il carattere delle domande varia in base al tipo di scheda. Così, nella scheda A sono concentrati tutti i dati generali dell’azienda e dell’allevamento, oltre agli aspetti riguardanti la gestione degli animali, il controllo degli impianti, il personale, le strutture per il parto e l’isolamento, l’igiene e la sanità. Inoltre, per semplificare le operazioni di compilazione, tutte le domande che necessitano della risposta del conduttore dell’azienda sono state inserite nella scheda A. Nella scheda B vengono definite le caratteristiche essenziali del ricovero, anche con riferimento al controllo ambientale, al livello di pulizia e allo stato di conservazione delle superfici interne e delle attrezzature di stalla. Le schede per le diverse categorie bovine (dalla C in poi), pur con alcune diversità, anche marcate, nel numero di quesiti, hanno sostanzialmente un’impostazione analoga, che punta a raccogliere informazioni circa il tipo di stabulazione, le caratteristiche delle diverse aree funzionali (alimentazione, riposo, esercizio, abbeverata), l’igiene, la sanità e il comportamento degli animali. ATTRIBUZIONE DEI PUNTEGGI Uno degli aspetti di maggiore complessità nella definizione di un metodo di valutazione del benessere è certamente l’attribuzione dei punteggi alle singole domande e ai gruppi di quesiti affini per tipologia. È infatti necessario pesare attentamente i diversi parametri in gioco, al fine di realizzare una griglia di classificazione attendibile e sufficientemente oggettiva, che risponda all’obiettivo di valutare il benessere animale nell’allevamento. L’attribuzione dei punteggi deve essere diversificata in base all’importanza relativa che si ritiene abbiano le singole domande; è infatti di scarso interesse utilizzare punteggi sempre uguali (ad esempio da 0 a 3 punti, oppure da -1 a +1), perché si attribuisce la medesima importanza relativa ad aspetti che possono avere un effetto molto diverso sul benessere degli animali. Un elemento che assume grande rilevanza è il peso relativo di alcuni punteggi rispetto a entità numeriche quali il numero di capi allevati; si deve infatti evitare che punteggi molto buoni riferiti a parametri che interessano pochi capi (tori o vitelli) facciano migliorare il punteggio complessivo di un’azienda che invece è carente nei punteggi attribuiti, ad esempio, alle vacche da latte, ben più rilevanti e in numero molto maggiore. Nella definizione del sistema di classificazione sono stati rispettati i seguenti criteri di base: allestimento di una scheda di valutazione più complessa (maggior numero di domande su un maggior numero di temi) per le categorie bovine più rilevanti (vacche in lattazione) e semplificazione della scheda per le altre categorie, in modo da diversificare in partenza i punteggi massimi teoricamente raggiungibili; attribuzione di un punteggio massimo più elevato e di un punteggio minimo negativo agli aspetti di maggiore rilevanza e di più facile valutazione, come ad esempio il tipo di stabulazione o le superfici d’allevamento; attribuzione di un punteggio massimo più basso agli aspetti di dettaglio o comunque meno rilevanti e ai parametri a valutazione più incerta, come quelli che richiedono una valutazione soggettiva da parte del rilevatore; impostazione di un adeguato programma di calcolo dei punteggi, che tenga conto delle tipologie di domande e della loro interazione e contempli le diverse possibilità in termini di numero di schede da compilare. PUNTEGGIO IBA Il punteggio IBA di un’azienda è costituito dalla sommatoria di 3 punteggi parziali relativi ad altrettante macroaree: GENE, punteggio relativo ai dati generali dell’azienda; EDIF, punteggio relativo gli edifici significativi per l’allevamento dei bovini; CATE, punteggio relativo alle diverse categorie bovine. Il punteggio EDIF si ottiene dalla media ponderata sul peso vivo totale presente dei singoli punteggi di ogni edificio. Il punteggio CATE, invece, deriva dalla sommatoria dei punteggi medi ponderati attribuiti alle diverse categorie bovine. I valori minimi e massimi del punteggio totale e dei punteggi parziali per macroarea variano in base al tipo di checklist; per la checklist BL, ad esempio, i valori sono evidenziati in tabella 2. Tali punteggi, è bene precisarlo, sono assolutamente teorici, nel senso che di fatto non sono realmente raggiungibili da nessuna azienda, ma sono semplicemente le sommatorie dei punteggi rispettivamente più alti e più bassi per tutti i quesiti posti. Nella realtà dei fatti, un’azienda è sempre un mix di aspetti positivi e di aspetti negativi, che incidono in modo differente da caso a caso, ma che in parte si compensano; i valori effettivi registrati in un campione di 526 allevamenti di bovini da latte emilianoromagnoli sono variati da un minimo di 9,3 a un massimo di 144,2 punti, per una media di 75,8 punti. Tabella 2 – Punteggi minimi e massimi teorici della checklist BL Codice Titolo Punteggio minimo Punteggio massimo A Parte generale -18 55 B Edifici -14 38 C-CC Settore vacche in lattazione -58 80,5 D Settore vacche in asciutta -13 25 E Settore rimonta -13 24 F-G Settore vitelli -15 24 H Settore tori da riproduzione 0 9,5 GENE Punteggio generale -18 55 EDIF Punteggio edifici -14 38 CATE Punteggio categorie bovine -99 163 IBA Indice di benessere dell’allevamento -131 256 CLASSIFICAZIONE DELLE AZIENDE Il sistema di valutazione IBA attribuisce un indice di benessere a ciascuna azienda valutata; il valore dell’indice posiziona l’azienda in uno dei 6 livelli prestabiliti (classi). La classificazione può essere però condizionata dalla presenza di non conformità accertate per il settore vitelli, con riferimento alle disposizioni della normativa sulla protezione di questi soggetti. Le non conformità per i vitelli sono state suddivise in due gruppi, il secondo dei quali prevede non conformità “gravi”, che determinano la modifica dell’IBA, indipendentemente dal punteggio ottenuto. Le non conformità gravi sono le seguenti: vitello legato; vitello in box individuale dopo le 8 settimane di vita; dimensioni del box individuale non adeguate; superficie unitaria nel box collettivo non adeguata; assenza di sistemi automatici di emergenza e di allarme in presenza di ventilazione artificiale. Sono state valutate non gravi quelle non conformità che, in base a quanto specificato dalla norma, lasciano maggiori dubbi di interpretazione o che sono più difficili da verificare durante il sopralluogo aziendale. Ad ogni azienda vengono attribuite due classi IBA: IBAP (IBA potenziale) dipendente dai soli punteggi parziali e totali e dai vincoli posti dalla metodologia di calcolo IBAR (IBA reale) che considera l’eventuale presenza di non conformità gravi per i vitelli Se non sono stati riscontrati problemi per i vitelli, la classe IBAR risulta uguale alla classe IBAP; in caso contrario, l’azienda viene automaticamente declassata alla classe IBAR 1. Gli elementi discriminanti per l’assegnazione della classe IBAP possono variare in base al tipo d’allevamento e, quindi, al tipo di checklist utilizzata. Per l’allevamento bovino da latte, ad esempio, gli elementi di base per la classificazione sono il punteggio totale IBA, il punteggio parziale della scheda C-CC (vacche in lattazione) e la presenza di punteggi negativi in una o più macroaree. In tabella 3 viene riportato lo schema di classificazione per gli allevamenti bovini da latte. L’attribuzione dell’IBA è accompagnata da una breve scheda tecnica che elenca le più gravi carenze riscontrate, al fine di consentire alle aziende di apportare quelle modifiche mirate che possono migliorare il livello di benessere dei propri animali. Tabella 3 – Schema di classificazione IBA per gli allevamenti bovini da latte Classe IBA Descrizione Criteri 1 a) Azienda con punteggio IBA uguale o minore di 0 Non conforme ai requisiti minimi b) Azienda con punteggio IBA superiore a 0, ma con non conformità gravi di benessere per i vitelli 2 Livello scarso di benessere a) Azienda con punteggio IBA da 0,1 a 55 b) Azienda con punteggio IBA superiore a 55, ma con punteggio negativo in una o più macroaree (GENE, EDIF e CATE) o nella scheda C-CC 3 Livello sufficiente di benessere Azienda con punteggio IBA da 55,1 a 80 4 Livello discreto di benessere Azienda con punteggio IBA da 80,1 a 100 e con punteggio della scheda CCC superiore a 15 5 Livello buono di benessere Azienda con punteggio IBA da 100,1 a 120 e con punteggio della scheda C superiore a 23 (la scheda CC non può raggiungere questo punteggio) Livello ottimo di benessere Azienda con punteggio IBA superiore a 120 e con punteggio della scheda C superiore a 30. In questa classe non sono ammessi punteggi negativi nelle singole schede della checklist; quindi, la presenza anche di una sola scheda a punteggio negativo declassa l’azienda alla classe 5 6 SISTEMA IBA E PSR 2007-2013 DELL’EMILIA-ROMAGNA Il regolamento (Ce) n.1698/2005 sullo sviluppo rurale nel periodo 2007-2013 ha introdotto la possibilità di sostenere, da parte degli stati membri, interventi finalizzati al miglioramento del benessere animale in produzione zootecnica. Sviluppo dell’IBA Il gruppo di ricerca IBA ha da tempo identificato due linee di lavoro future per approfondire e sviluppare ulteriormente questo sistema di valutazione: - analisi sperimentale delle correlazioni fra parametri produttivi, sanitari e comportamentali e punteggio IBA in campioni omogenei di aziende; - riscontri sperimentali fra livello di benessere misurato con l’IBA e costi di produzione. La misura è finalizzata alla realizzazione e alla convalida di sistemi o pratiche di produzione che applicano standard di benessere animale più elevati rispetto ai requisiti minimi previsti dalla legislazione vigente. La Regione Emilia-Romagna ha introdotto nel Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 la Misura 215 relativa ai pagamenti per il benessere animale. All’interno di questa Misura la metodologia IBA deve essere utilizzata come sistema di valutazione dello stato di fatto degli allevamenti bovini che fanno richiesta di finanziamento sulla misura in questione. L’azienda che soddisfa i requisiti minimi per accedere ai finanziamenti è quella che si posiziona almeno nella classe IBA 3 (azienda con livello sufficiente di benessere). Il miglioramento del benessere animale potrà essere realizzato attraverso specifici interventi aziendali che permettono di elevare, singolarmente o congiuntamente, il livello ordinario di questo parametro rispetto alle normali “buone pratiche zootecniche” (BPZ). Le Buone Pratiche Zootecniche sono state suddivise in 5 macroaree, ognuna delle quali riguarda una delle tematiche o aspetti più rilevanti per il benessere degli animali negli allevamenti: management aziendale e personale, sistemi di allevamento e di stabulazione, controllo ambientale, alimentazione e acqua di bevanda, igiene, sanità e aspetti comportamentali. Il presente lavoro è stato realizzato nell’ambito delle attività di divulgazione previste dal Piano Stralcio per la ricerca e la sperimentazione della Regione Emilia-Romagna. C.R.P.A. notizie Direttore Responsabile Adelfo Magnavacchi. Testi di Paolo Rossi, Alessandro Gastaldo. Revisione testi di Magda C. Schiff. Stampa Tecnograf - Reggio Emilia. 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