Oltre 10 mld di spesa privata famiglie, almeno 800.000 badanti 92% della spesa ( 62 mld) in trasferimenti monetari, pur in assenza di reddito minimo di inserimento 58% indennità accompagnamento a beneficiari in famiglie con reddito superiore alla mediana 34% assegni famigliari a famiglie con reddito superiore alla mediana 24% pensioni e assegni sociali in famiglie con reddito superiore alla mediana Cecilia Guerra Sole 24 Sanità 3–9 aprile Fondo Unico Sociosanitario Da dove partire per rimodulare il welfare sociosanitario ? Territorio e presa in carico cronicità e fragilità Decentramento (Committenza a Enti locali, Distretti, altro) Lep e Lea come garanzia, (quanto più le politiche sociali e sanitarie vengono decentrate, tanto più acquista rilevanza l’art. 117 della Costituzione comma 2 lettera m, Livelli Essenziali delle Prestazioni garantiti su tutto il territorio nazionale) Mix care e cash: Fondo Sociale, dote di cura E il federalismo (Legge 49/2009)? E i costi standard? 60% italiani contrari 73% contrari in regioni con piani di rientro Lep/Lea come diritti esigibili su tutta la nazione Lep/Lea come obiettivo di convergenza progressiva tra territori con standard di partenza differenti Disinvestimenti nel sociale: conseguenze Disinvestimenti nel territorio: conseguenze Questioni da dirimere e opportunità da cogliere: La ricomposizione dei percorsi socio sanitari e gli assetti territoriali conseguenti: le diverse soluzioni regionali Chiarezza su committenza e produzione: le diverse soluzioni regionali. CReG: le ombre e le luci La premessa dei CReG è il giudizio negativo, quasi fallimentare, sulla attuale organizzazione delle cure primarie. Ci si domanda: quanto è stato fatto finora in Lombardia, al di là degli slogan, per investire seriamente su di esse? È assai difficile che la MG possa assumere diffusamente il ruolo di provider così come lo intende il progetto CReG; ma se la MG, “esperta” nel campo della cronicità, non potrà, ci si chiede come potranno altri soggetti eterogenei (ONLUS, Cooperative, Fondazioni, Società e Aziende di Servizio, Aziende Ospedaliere, Strutture ambulatoriali accreditate e a contratto, ecc.). Alcuni gestori saranno anche erogatori di servizi, altri no. Il territorio lombardo è estremamente vasto ed eterogeneo, con necessità organizzative diversissime che mal si conciliano con le rigidità del progetto. La MG con la sua flessibilità organizzativa e la sua capillarità qui poteva fare la differenza se supportata con investimenti adeguati. Il progetto CReG si basa sull’assunto che migliorando i processi si migliorano gli esiti: assunto tutto da dimostrare. La identificazione dei pazienti cronici e dei suoi bisogni è esclusivamente basata su pilastri tecnologici (BDA, PDT, linee guida), molto interessanti ma rigidi, che prescindono totalmente da quanto il MMG “sa” del suo paziente. MA SOPRATTUTTO Non vi è nel progetto CReG una visione integrata dei bisogni del paziente cronico, che non sono solo sanitari ma anche sociali. Questo è addirittura un passo indietro rispetto alla attività quotidiana della MG, che già oggi si deve relazionare con una rete di riferimento molto ampia e articolata che ruota attorno al singolo paziente. Ben diverso l’approccio in altre regioni. L’ ASPETTO INTERESSANTE Può essere interessante e innovativo il fatto che la domanda e la offerta di servizi si incontrino al di fuori dei canali tradizionali. Interessante la valorizzazione di diversi soggetto erogatori, dalle cooperative alle onlus alle fondazioni ecc. Con tutte le riserve, una innovazione del genere può essere positiva, se opportunamente vagliata e valutata. IL PROBLEMA Il problema irrisolto dei CReG è la mancanza di chiarezza degli obiettivi, al di là degli slogan. Il punto più grigio riguarda la titolarità della committenza e della produzione, che a volte addirittura sembrano coincidere. IL PROBLEMA Il servizio sanitario regionale pubblico, una volta espletata la fase tecnica di individuazione dei soggetti e dei bisogni attraverso i pilastri tecnologici, sembra abdicare al suo naturale ruolo di committente, addirittura facendo un passo indietro rispetto al ruolo, già debole, di PAC delle ASL Lombarde. Certo, l’attività andrà rendicontata, ma sempre in una logica burocratica ed economica e con una enfasi sui processi rispetto agli esiti. La MG risulterà ulteriormente marginalizzata. Il ruolo di committente, se non ben chiariti gli obiettivi, si sposterà dal servizio sanitario regionale ai provider. grazie