A vevo tutto: la giovinezza, un fidanzato perfetto, una bella famiglia alle spalle, un lavoro da pubblicitaria che facevo con passione. Andava tutto bene. Poi all'improvviso, uno sgambetto. Nel giro di una settimana, è arrivato il cancro, l'operazione, la paura. A 33 anni». Federica Grioni, bergamasca solare, racconta la sua storia con emozione, ma con il sorriso di chi ha affrontato le difficoltà, le ha superate e ha trovato anche del bene nel male vissuto. Il 10 maggio, festa della mamma, è anche la giornata dedicata in tutta Italia all'Aire, l'Associa-zione italiana per la ricerca contro il cancro (vedi riquadro nella pagina seguente): alla vigilia di questa data Federica, che oggi ha 41 anni, vuole dire a tutte le donne che ce la si può fare. Che il tumore si può vincere con la prevenzione e con la forza d'animo. Come ha scoperto di essere malata? «Stavo facendo la doccia, quando ho notato nel mio seno sinistro una piccola incavatura. Tocco e sento un pallino. Il giorno stesso sono andata nel centro medico vicino al mio ufficio milanese e ho prenotato un'ecografia. Il dottore mi ha consigliato una visita senologica. Ho subito chiamato una mia amica, ricercatrice allo Ieo, l'Istituto oncologico europeo, che mi ha consigliato una biopsia con ago aspirato. Dopo qualche giorno la diagnosi: era un tumore, un fulmine a ciel sereno. E stata una strana sensazione, certamente di paura. Ho chiesto subito quali sarebbero stati i prossimi passi. Ero una ragazza di 33 anni e la mia vita stava cambiando». Chi l'ha operata? «Umberto Veronesi, rassicurandomi come un padre: in quel momento per me era importante sentire l'umanità del medico. Purtroppo qualche linfonodo era positivo, dunque mi hanno praticato il cosiddetto svuotamento ascellare. Poi è arrivato il momento di affrontare chemio e radioterapia, per sei mesi, e quindi le cure farmacologiche ormonali. Mi sentivo spaesata. Perché la malattia mi aveva colpito e perché ero cosi giovane. N o n solo volevo guarire, ma volevo sposare il mio fidanzato, volevo diventare mamma. Continuare a inseguire i miei sogni e realizzarli». Che cosa è cambiato nel rapporto con il suo partner? «Questa esperienza ci ha uniti ancora di più e gli ultimi anni sono stati come un nuovo viaggio. All'inizio, quando sei malata, vedi davanti a te Federica Grioni, 41 anni, è la testimonial della campagna 2015 dell'Associazione italiana per la ricerca contro il cancro. Qui era in attesa del suo secondogenito, Tommaso. • Io non ho più PAURA A 33 anni ha scoperto di avere un tumore. Poi sono arrivati l'intervento, la chemioterapia e la menopausa indotta. Ma Federica Grioni non voleva solo guarire: voleva sposare il suo fidanzato e avere dei figli. E, alla vigilia della giornata per la ricerca contro il cancro, racconta a Urano come ci e riuscita DI Monica Boglìardi FOTO DI Francesca Garavaglìu 57 IO Aiutiamo 3a_ricerca una montagna e ti fa paura, ma lui mi ha aiutata a concentrarmi sulla prima scalata e quindi su quella successiva. Non ero sola, con me c'era lui, le nostre famiglie e i nostri amici. M i sentivo così sicura dei miei affetti, e soprattutto del suo, che a un certo punto mi sono rapata a zero. La parrucca è rimasta nel cassetto. Nell'estate del 2006, operata da due mesi, siamo andati in montagna. Avevo appena iniziato la chemioterapia, ma dopo i primi giorni di debolezza abbiamo fatto delle bellissime gite in bicicletta, ne ricordo una in particolare tra San Candido e Lienz, in Alto Adige». Ma continuato a lavorare nei mesi delle cure? «No, sentivo il bisogno di occuparmi solo di me. H o ripreso in gennaio e nella mia agenzia sono stati tutti molto gentili. E poi avevo un'amica, la mia migliore amica, che confezionava il cosiddetto "cappello magico": ogni volta che facevo una seduta di chemio, lei creava un coloratissimo cappello in cartapesta, di buon augurio. Piccole cose, che mi sostenevano e mi davano quella forza che mi ha permesso di ripensare dopo qualche anno alla maternità». Racconti. «Erano ormai trascorsi oltre tre anni dall'inizio delle cure, ci siamo confrontati con due medici dello Ieo: hanno detto che avrei potuto interrompere le cure ormonali, che di solito durano almeno cinque anni, tentare una gravidanza e poi riprenderle. Certo, nulla era scontato: a volte il corpo ritorna fertile anche dopo anni di cure, a volte no. E io ne avevo già 36 e mezzo. È andata bene. Per cinque mesi mi sono disintossicata dalle medicine, è tornata la fertilità». Epoi? «Il mio fidanzato mi ha chiesto di sposarlo in Sardegna, sulla spiaggia. E abbiamo detto sì 10 maggio: ovvero Festa della mamma e anche giorno dell'Azalea della ricerca pr^ di Aire, l'Associazione Italiana per la ricerca contro il cancro che compie 5 0 anni. E che finora ha distribuito 9 8 4 milioni di euro per progetti di ricerca in Italia e 39 milioni per la formazione di giovani ricercatori. Il fiore simbolo della battaglia contro i tumori femminili sarà distribuito in 3 . 6 0 0 piazze italiane: la donazione minima è di 15 euro, che finanziera 104 progetti sulle malattie oncologiche femminili. Per promuovere il giorno dell'Azalea sul sito www. lofestadellamammo.it è stato anche realizzato il LoveCoupon. Con pochi click si crea un biglietto d'auguri personalizzato, da inviare via email o da condividere sui social network. Anche così si combatte il tumore al seno. insieme con un pancione di sei mesi. A maggio lui era andato a Lourdes per ringraziare della mia guarigione; quando è tornato ho fatto il test, ero incinta, una gioia immensa. Maria Vittoria, arrivata a gennaio 2 0 1 1 , nel nome porta la mia fede religiosa e la coscienza di aver vinto la mia sfida. Dopo poco più di un anno sono rimasta incinta di Tommaso. I nostri sogni si erano realizzati, abbiamo percorso un cammino certamente più tortuoso, a volte doloroso, ma anche ricco di calore, di amore e di speranza». La malattia l'ha cambiata? «In parte: vivo il presente con più intensità. All'inizio, quando sei nel tunnel, hai un'immagine distorta, come filtrata, della realtà. Ricordo una mattina, prima di andare in ospedale a fare la chemio, di aver visto in un bar delle ragazze che bevevano un caffè, immagine comune, e di aver pensato: "Guarda come una cosa normalmente insignificante ora mi sembra una meravigliosa gioia". E quindi subentrata la fase della consapevolezza: adesso apprezzo ancora di più le piccole cose, il fatto di essere viva, che non è più scontato. E se per caso mi arrabbio perché non trovo il parcheggio, mi dico scherzando: "Sei proprio guarita allora''». Non ha paura che il tumore ritorni? «A volte. Ora la mia attenzione non è più concentrata solo su me stessa, ma anche sui miei bambini. La scienza migliora le nostre vite e io sono grata alla ricerca medica che mi ha salvata. Oggi vivo la mia vita con serenità, con l'amore della mia famiglia e con la forza della fede». •