La crisi d’Impresa
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Impresa
un oggetto
ben definito
Modalità
organizzativa
ATTIVITÀ ECONOMICA
produzione e/o scambio di beni e servizi
ECONOMICITA’ (adeguata copertura dei costi, in
altri termini i ricavi devono essere superiori ai costi)
ORGANIZZAZIONE (inteso come organizzazione del
lavoro proprio ed altrui nonché dei mezzi produttivi)
PROFESSIONALITA’ (attività stabile e non
occasionale)
Un’impresa è
“ogni entità, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che eserciti
un’attività economica”.
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GLI OBIETTIVI COMUNI DI OGNI IMPRESA
SONO RICONDUCIBILI A
1) OBIETTIVO DI ECONOMICITA’: mantenimento delle condizioni di
efficacia ed efficienza della gestione:
- Capacita’ di remunerare i fattori produttivi;
- Salvaguardia del Patrimonio aziendale.
2) OBIETTIVO DELLA ATTENDIBILITA’ DELLE INFORMAZIONI:
- Comunicazione di informazioni attendibili e tempestive (bilancio) e
sistema di controllo della gestione.
- Il sistema di informazione e comunicazione permette la raccolta e lo
scambio delle informazioni necessarie alla gestione e al controllo.
3) OBIETTIVO DI CONFORMITA’: osservanza delle norme e dei
regolamenti che caratterizzano il settore in cui opera l’impresa.
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Definizione di PMI
il Codice civile non fornisce direttamente la definizione di impresa, ma la stessa è
comunque ricavabile dall’art. 2082 c.c. che recita:
“è imprenditore chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al
fine della produzione o dello scambio di beni o servizi”.
Pertanto l’impresa è caratterizzata da:
 un oggetto ben definito, la produzione o scambio di beni e servizi (attività economica)
 una modalità organizzativa, ottenuta tramite la organizzazione (ossia l’organizzazione
del lavoro proprio ed altrui nonché dei mezzi produttivi)
 l’economicità (i ricavi superiori ai costi)
 la professionalità (ossia una attività stabile e non occasionale)
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Definizione di PMI
L’Italia è la nazione comunitaria che impiega nel settore
manifatturiero circa 2 milioni e 460mila persone, occupate tra:
 le 374mila microimprese con meno di 10 addetti;
 le 50 mila che hanno tra i 10 e i 19 addetti;
 le oltre 24mila che hanno tra i 20 e i 49 addetti.
(fonte: Osservazioni Confapi Alessandria su dati Eurostat – situazione statistica del
business 2008 )
La vera forza dell’Italia è che queste imprese insieme hanno generato il 40% in più
di quello prodotto dalle imprese omologhe tedesche e più del 60% delle
francesi (fonte: Osservazioni Confapi Alessandria su dati Eurostat – situazione
statistica del business 2008 ). Volendo fornire un esempio numerico: le
microimprese italiane del comparto di meccanica tradizionale hanno creato
16,5 miliardi di valore aggiunto. Per dare una idea le aziende dei prodotti di
telecomunicazione di Germania, Francia, Finlandia e Gran Bretagna hanno
prodotto, tutte insieme, un valore aggiunto di 12,9 miliardi di euro. (fonte:
Osservazioni Confapi Alessandria su dati Eurostat – situazione statistica del
business 2008 ). Si consideri inoltre che le piccole imprese italiane che impiegano
da 20 a 49 addetti hanno realizzato valore per 33,7 miliardi, mentre le grandi aziende
farmaceutiche francesi, inglesi e tedesche hanno creato complessivamente 32,8
miliardi. (fonte: Osservazioni Confapi Alessandria su dati Eurostat – situazione
statistica del business 2008 ).
In conclusione questi esempi comprovano che le PMI rappresentano non solo l’orgoglio
Italiano, ma costituiscono uno dei “motori” principali di crescita di questa Nazione, e
in un contesto di crisi economica generalizzata, si stanno rivelando come uno
strumento flessibile in grado di gestire meglio detta crisi.
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STATO DI CRISI
GUATRI sostiene che << Le CRISI sono componenti del sistema e sono da
collegarsi al dinamismo e alla instabilità dell’ambiente>>.
All’IMPRESA viene richiesto l’adattamento continuo dei suoi equilibri economicipatrimoniali e finanziari ai rapidi mutamenti dei mercati, dell’ambiente in cui
opera, fenomeni che possono generare disfunzioni anche gravi.
Pertanto la “CRISI DI IMPRESA può definirsi come una situazione di intensa
instabilità interna che coinvolge il sistema impresa nella sua globalità” (*)
(*)Lina Ferdinanda Mariniello “CRISI E INSOLVENZA D’IMPRESA: le prospettive aziendalistiche”, RIREA - sett-ott. 2006
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TIPOLOGIE DI CRISI
Occorre prendere in considerazione il tipo di CRISI che ha colpito
l’azienda: se essa è reversibile o irreversibile.
Si ritiene reversibile quando:
- l’azienda è in temporanea difficoltà;
Si ritiene irreversibile quando l’azienda è avviata:
- alla liquidazione volontaria;
- al fallimento.
segue
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... La riforma del Diritto Fallimentare ...
Riforma Legge Fallimentare
La riforma del diritto fallimentare nasce sotto il vessillo della
privatizzazione della crisi d’impresa:
Il giudice è sullo sfondo, il debitore diventa protagonista
della fase ristrutturativa dialogando con i diretti
interessati, i creditori
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STIMOLARE IL DEBITORE
AD UTILIZZARE STRUMENTI
IDONEI AD EVITARE
IL FALLIMENTO
Il processo di risanamento
DIAGNOSI:
- commerciale
- industriale
- operativa
- finanziaria
Individuazione
ragioni crisi
Manovra
finanziaria di
riarticolazione/
rescheduling del
debito in BONIS
Definizione
modalità
intervento
Soluzioni
stragiudiziali
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Procedure
concorsuali
Percorso caratterizzato dalla finalità CONSERVATIVA
Risanamento
art. 67
Manovra finanziaria di
riarticolazione/rescheduling
del debito in BONIS
Accordi di
Ristrutturazione art. 182
bis
Amministrazione straordinaria
Procedure concorsuali
Concordato con continuità aziendale
NEW
Concordato con riserva
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NEW
Percorso caratterizzato dalla finalità LIQUIDATORIA
Concordato preventivo
Liquidazione
coatta
amministrativa
Procedure
concorsuali
Fallimento
Concordato
fallimentare (*)
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(*) se l'imprenditore collabora e dimostra di aver operato onestamente per salvare
l'azienda, il Giudice può "salvarla" e riportare l'azione ad una procedura di finalità conservativa.
... La riforma del Diritto Fallimentare ... Il “Piano di Risanamento”
ex art. 67 L.F.
1.
Il nuovo art 67 L.F. prevede l'esenzione dall'azione revocatoria fallimentare
per gli atti, i pagamenti e le garanzie poste in essere in esecuzione di un
"piano" idoneo a consentire:
il risanamento dell'esposizione debitoria, o
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il riequilibrio della situazione finanziaria
1.
Serve l'attestazione di un esperto, ma NON è necessaria l'omologa del
Tribunale
2.
Favorisce gli accordi stragiudiziali, prima difficilmente realizzabili a causa
del rischio di revocatoria
3.
Non c'è però il beneficio del divieto di azioni esecutive da parte dei creditori
... ... La riforma del Diritto Fallimentare ... Accordo di
Ristrutturazione ex art. 182 bis
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1.
E' un istituto del tutto nuovo e autonomo rispetto al concordato preventivo e
consente all'imprenditore di raggiungere un accordo con i creditori che
rappresentano almeno il 60% (in valore) dell'intero debito
2.
L'accordo dev'essere pubblicato nel Registro delle Imprese e sottoposto
al controllo di legittimità del Tribunale per l'omologa
3.
Il contenuto dell'accordo è liberamente determinabile
dall'imprenditore
4.
I creditori possono essere soddisfatti in qualsiasi percentuale, salvo l'obbligo
di soddisfare integralmente i creditori non aderenti
5.
Non sono revocabili gli atti, i pagamenti e le garanzie posti in essere in
esecuzione di un accordo omologato
CAUSE DELLA CRISI
 Per gestire la CRISI necessita:
- analizzare le cause che stanno alla base della “CRISI”;
- percepire i segnali e conoscere gli squilibri alla base della CRISI.
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CAUSE
DELLA CRISI D’IMPRESA
Le cause possono ricondursi (in sintesi) a:
- cause di mercato;
- cause economiche;
- cause finanziarie.
In genere dette cause incidono in correlazione tra loro e con diverso
grado di intensità.
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CAUSE INTERNE ED ESTERNE
DELLA CRISI
Le cause interne (che costituiscono un sistema di RISCHI) generalmente sono
dovute a:
-
scarsa conoscenza dei mercati in cui si opera;
prodotti maturi, privi di innovazione;
-
insufficienza (organizzativa) della forza vendita;
impianti di produzione non competitivi;
scarso coordinamento delle risorse produttive;
squilibrio finanziario;
conflittualità tra i soci;
-
indecisioni del management (errati comportamenti relativamente alla strategia,
alla gestione dell’impresa, alla carenza organizzativa o al mancato controllo);
problematiche ambientali.
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CAUSE INTERNE ED ESTERNE
DELLA CRISI
la CRISI può dipendere da incapacità, incompetenza, errate valutazioni,
irregolarità o addirittura a fenomeni fraudolenti.
Oppure che:

l’organo gestorio assuma dei rischi in eccesso rispetto alla
consistenza patrimoniale e finanziaria dell’impresa;

non si siano valutati i rischi così non provvedendo alla loro
copertura;
segue
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CAUSE INTERNE ED ESTERNE
DELLA CRISI
 si siano effettuati investimenti senza aver valutato la loro effettiva capacità
di generare sufficienti flussi di recupero;
 vi siano state erronee combinazioni produttive;
 rilevanti carenze in tema di controlli.
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CAUSE ESTERNE
Le cause esterne (sistema di RISCHI) generalmente sono dovute a:
-
economie di uno o più Paesi in depressione;
cambiamenti della domanda (gusti, moda, ecc.);
introduzione di norme restrittive;
scoppio di conflitti tra Stati;
entrata nel mercato di prodotti a prezzi concorrenziali.
segue
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CAUSE ESTERNE
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-
nuova e aggressiva concorrenza o ingresso di nuovi competitori;
-
fenomeni dovuti all’obsolescenza;
-
picchi elevati di variazioni di prezzo delle materie prime o delle fonti
energetiche;
-
variazioni significative della domanda;
CAUSE ESTERNE
A queste cause (RISCHI) si sono recentemente aggiunti i RISCHI REATO di cui al D.Lgs
231/2001 (Responsabilità Amministrativa).
Ciò comporta che il generale rischio aziendale viene ad assumere grandezze e
dinamicità che richiedono pregnanti monitoraggi/controlli.
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CRISI DI IMPRESA
Riepilogando:
 la CRISI DI IMPRESA può essere riconducibile, in sintesi a:
Crisi Finanziaria: impresa economicamente sana ma in squilibrio finanziario:
difficoltà ad essere adempiente, con rischio di deterioramento di tutti gli indici di
bilancio.
Crisi Economica: impresa in squilibrio economico (perdite operative): incapacità
della gestione tipica a remunerare con i ricavi i fattori produttivi impiegati
(compreso il capitale).
Crisi Economica – Finanziaria: impresa in squilibrio economico per eccessivo
indebitamento: il peso eccessivo degli oneri finanziari azzera le performance
della gestione tipica (margini operativi).
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Attività di controllo nella
CRISI DI IMPRESA
.La CRISI non si manifesta improvvisamente, vi sono fasi graduali di
peggioramento che l’informativa di bilancio, se redatto correttamente, manifesta
e permette di interpretare:
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-
se vi è assenza di controlli il bilancio evidenzierà redditività e
patrimonializzazione che in realtà sono inesistenti;
-
la relazione sulla gestione deve evidenziare la descrizione dei rischi e
delle incertezze che l’impresa deve affrontare nel futuro;
-
in genere il sistema bancario che deve valutare il merito creditizio, utilizza i
criteri di cui al cd Basilea 2: l’abbassamento dei rating è il primo segnale
evidenziante la stato di CRISI.
Attività di controllo nella
CRISI DI IMPRESA
In pratica i primi segnali di CRISI trovano evidenza in manifestazioni
disarmoniche riscontrabili da:
- Esame del Bilancio:
- monte crediti non in sintonia con i termini di incasso, in
correlazione con l’indebitamento a breve termine;
- analisi dei flussi di cassa;
- assenza di investimenti;
- mancato pagamento dei debiti tributari e previdenziali.
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Attività di Controllo nella
CRISI DI IMPRESA
-
Sistema bancario:
- presenza di sconfinamenti negli affidamenti;
- richieste di proroghe di anticipi su fatture oltre l’usuale ragionevole
tempo d’incasso dei crediti;
- % anomale di insoluti che evidenziano problemi di qualità nei
crediti ceduti o addirittura comportamenti “irrituali”;
- difficoltoso esdebitamento dei finanziamenti a medio termine;
- mancato pagamento delle Ri.Ba a fornitori.
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MANIFESTAZIONE
DELLO STATO DI CRISI
Conseguentemente lo STATO DI CRISI si manifesta attraverso:
- forte tensione finanziaria;
- temporanea insolvenza;
- inadempimenti, mancato pagamento dei creditori alle scadenze
prestabilite ed in particolare:
• Enti previdenziali;
• Erario.
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MANIFESTAZIONE
DELLO STATO DI CRISI
Tali comportamenti sono da evitare in quanto:
27
-
non sono risolutori;
-
creano ulteriori oneri (sanzioni ed interessi), aggravando la posizione
dell’imprenditore in caso di dissesto.
MANIFESTAZIONE
DELLO STATO DI CRISI
-
28
Lo STATO DI CRISI può essere causato anche da:
insolvenza dei clienti;
margini operativi ridotti che non permettono l’autofinanziamento;
investimento in beni strumentali a basso valore aggiunto o
sottoutilizzati.
Attività di Controllo nella
CRISI DI IMPRESA
Lo STATO DI CRISI, che non trova puntuale definizione da parte del
legislatore, è rinvenibile nell’art. 160, 3° comma L.F. “per STATO DI
CRISI si intende anche lo stato di insolvenza”: si deduce che un
particolare STATO DI CRISI è rappresentato dallo stato di Insolvenza ex
art. 5 L.F..
segue
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Attività di Controllo nella
CRISI DI IMPRESA
In pratica si devono cogliere i segnali della CRISI con immediatezza in
quanto il “fattore tempo” costituisce l’elemento fondamentale per la
riuscita del risanamento dell’impresa.
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