Le politiche
microeconomiche
Nota: questa lezione (testi del 2009) non
fa parte del programma d’esame
(glossario) del primo anno. Sarà
sviluppata con aggiornamenti nel
secondo. Ma alcune cognizioni sono utili
per cultura generale e anche per gli stage
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Ricordiamo:
MACRO
(applicato
all’intero
sistema)
MICRO
(applicato a un
mercato o a un
tipo di soggetti)
DESCRIZIONE
(Economia
politica)
Macroeconomia, Microeconomia,
Econometria
studio di singoli
mercati e
comportamenti
INTERVENTO
(Politica
economica)
Politica
monetaria e
fiscale
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Politiche
antitrust, industriali, di settore,
di sviluppo
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La politica macroeconomica si esplica
attraverso:

politiche monetarie




sulla quantità di moneta
sui tassi d’interesse
sul mercato dei cambi
politiche di bilancio


sulle entrate
sulle spese pubbliche
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La microeconomia studia:






i meccanismi di mercato
i comportamenti degli imprenditori
i comportamenti degli altri operatori
i comportamenti dei consumatori
gli impatti della tecnologia
le problematiche di allocazione ottimale delle
risorse (economia del benessere)
Come la macro, si esprime attraverso la
matematica; ma a noi interessano molto gli
aspetti giuridici. Infatti…
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Le politiche microeconomiche
possono avere obiettivi di:





Riequilibrio e sviluppo territoriale
Tutela della concorrenza e di sorveglianza su
mercati monopolistici
Promozione di settori industriali o di R&S
Occupazione di categorie “deboli”
Redistribuzione del reddito, finalità sociali.
Si esprimono attraverso norme: Il Sole 24
Ore e Italia Oggi sono giornali
economico/giuridici
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Politiche micro: i protagonisti




Le politiche macro hanno due grandi protagonisti:
Ministero Economia e BCE
Le politiche micro coinvolgono tutti i ministeri della
spesa, sotto il controllo dell’Economia, ma con forte
influenza di Bruxelles. Il Ministero dello Sviluppo
Economico (ex Industria) sovraintende all’economia
reale
La politica di regolazione dei mercati avviene
attraverso le Authority e Bankitalia
L’assegnazione delle risorse avviene
prevalentemente attraverso il Cipe, Comitato
interministeriale per la programmazione economica.
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La programmazione economica



E’ stata la grande speranza – illusione degli
anni ’60. Lo stato voleva intervenire
dettagliatamente sulle politiche di sviluppo e
sui settori industriali (politica industriale).
Oggi si preferisce parlare di politiche di
regolazione del mercato.
In realtà il settore pubblico detiene ancora un
grande potere, frammentato però tra soggetti
diversi per competenza e livello.
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Le politiche di sviluppo territoriale

L’economia di un’area si stimola attraverso:






infrastrutture e investimenti pubblici
incentivi all’imprenditorialità e agli investimenti
privati
trasferimenti a sostegno del reddito
sgravi fiscali e previdenziali
Le politiche territoriali dipendono ormai in
larga misura da Regioni ed Enti locali
Gli interventi per il Mezzogiorno sono
fortemente condizionati dai vincoli europei
che escludono molte forme di aiuto
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I principali strumenti di sviluppo
territoriale






Legge 488/92 per l’incentivazione agli investimenti
industriali (Minindustria)
Azioni varie della finanziaria Sviluppo Italia (che si
sta trasformando in Invitalia)
Patti territoriali (dal basso)
Contratti di programma (con i sindacati)
(Programmazione contrattata o contrattazione
programmata) (con le grandi imprese)
Vari fondi europei
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Il Quadro Comunitario di Sostegno:
i fondi strutturali 2007 - 2013


Totale complessivo di 348 miliardi di euro,
pari a circa un terzo del budget dell’Ue.
Privilegia i nuovi arrivati, più poveri.
L’Italia avrà a disposizione 29 miliardi di euro,
circa l’11% in meno (in euro 2004) rispetto al
precedente periodo di programmazione.
L’Italia non potrà più beneficiare dei fondi di
coesione, destinati alle regioni in più grave
ritardo.
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La ripartizione dei fondi per l’Italia





Campania, Calabria, Puglia e Sicilia parteciperanno
al Fondo di convergenza: 21 miliardi di euro.
La Basilicata usufruirà di un fondo di 430 milioni per
il “phasing out statistico”.
Altri 972 milioni per il “phasing in” (un altro fondo di
transizione) sono destinati alla Sardegna.
Al Centro Nord per l’obiettivo competitività
(l’equivalente di quello che era prima l’insieme degli
obiettivi 2 e 3) andranno 5 miliardi.
Per l’obiettivo cooperazione transfrontaliera (l’attuale
Interreg) l’Italia può attingere ad altri 846 milioni di
euro.
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Le politiche di aiuto Ue
si sommano a quelle nazionali



In aggiunta ai fondi strutturali finora descritti, la politica di
sviluppo regionale potrà beneficiare dei cofinanziamenti nazionali
previsti attraverso il Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas) (64
miliardi e di altri cofinanziamenti nazionali, per un totale di 123
miliardi di cui 101 nel Mezzogiorno.
I fondi sono stanziati su progetti specifici, nell’ambito dei Piani
Operativi Regionali (POR) e Nazionali, per ministero (PON).
Queste politiche dipendono dal Dipartimento Politiche di
Sviluppo, che è passato dal Ministero Economia (ex Tesoro e
Bilancio) allo Sviluppo Economico (ex Attività Produttiva, ex
Industria)
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Le politiche industriali

Possono essere di supporto a determinate
attività aziendali come:




R&S
Export
Imprenditorialità di categorie “deboli”
Sono quasi sempre mirate a intervenire in
specifici settori attraverso:


presenza diretta (le ex partecipazioni statali)
regolazione di prezzi e concorrenzialità
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La proprietà dello Stato si esercita:
1)Attraverso enti di gestione diretta (sempre
meno frequente)
2)Attraverso enti pubblici di gestione di
“Partecipazioni statali”; dal 1992 anche questi
enti sono stati trasformati in società
3)Attraverso il possesso diretto di azioni da
parte del M. Economia, eventualmente con
“golden share”
 Il terzo modello prelude alle privatizzazioni
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Dalle partecipazioni statali alle
privatizzazioni




Anni 50: creazione degli enti di gestione, nascita del
modello italiano delle Ppss
Anni ’60: nascita dell’Enel, attraverso una
nazionalizzazione “tradizionale”
1992: dopo lo smantellamento di Egam ed Efim,
trasformazione di Iri ed Eni in società per azioni.
Stesso processo per Enel, Ferrovie, Poste
Successivamente: Eni, Enel e “pezzi” di Iri vengono
privatizzati, con esiti sui quali ancora si discute
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Un’occhiata a 50 anni di politiche micro:
Le vicende della programmazione
 Le politiche di supporto alle grandi imprese
private con trasferimenti e domanda pubblica
 Le politiche energetiche
 La crescita, involuzione e privatizzazione delle
partecipazioni statali
 Le politiche per il Mezzogiorno
 La trasformazione della galassia bancaria
…sono i grandi snodi dell’intreccio tra economia e
politica nel nostro Paese… raccontarli fa parte
del nostro mestiere

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