Economia internazionale,
bilancia commerciale e
bilancia dei pagamenti
Everything should be made as simple
as possible, but not simpler
Albert Einstein
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In questa lezione ci occuperemo di:
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
Teoria del commercio internazionale
Cambi tra le valute
Politiche di sviluppo internazionali
Organizzazioni internazionali
Strumenti di misura degli scambi
Fonti della statistica ufficiale internazionale
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Scambi internazionali e valute


La regolazione degli scambi avviene nelle
valute nazionali
Ci sono però “monete” che fungono da
garanzia di questi scambi, attraverso le
compensazioni delle banche centrali: l’oro e
le valute “forti”: dollaro, euro, sterlina, yen.
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Il mercato dei cambi: teoria elementare



Secondo una elementare legge di mercato, in un
mercato di cambi liberi, lo squilibrio nell’import –
export tra due paesi A e B provocherà la
svalutazione della valuta b del paese B che esporta
di meno rispetto alla valuta a del paese A.
L’effetto della svalutazione di b sarà di far costare
meno le merci prodotte dal B e di portare
nuovamente il sistema in equilibrio.
Ulteriore elemento di equilibrio sarà la maggior
creazione di moneta a, conseguente alla richiesta di
moneta per acquistare beni prodotti in A, che farà
aumentare i prezzi in A.
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Il mercato dei cambi: l’effetto J



In realtà l’effetto descritto in precedenza
funziona solo in parte in Paesi come l’Italia
che sono forti importatori di materie prime.
Qui infatti la svalutazione darà un beneficio
temporaneo. Poi i produttori dovranno
aumentare i prezzi per far fronte al rincaro
delle materie prime che si pagano nella
valuta estera divenuta più costosa.
Si parla in questo caso di effetto J
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Cambi fissi (ed effetto euro)

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
In regime di cambi fissi (come sono stati i cambi
mondiali fino al 1971 e parzialmente quelli europei
dopo il 1979 col varo del Sistema monetario
europeo, che ha “agganciato” tra loro le monete
consentendo poi la nascita dell’euro) lo squilibrio
negli scambi tra due monete si ripercuote sulla
competitività del paese più debole.
Con l’euro succede la stessa cosa: se la nostra
inflazione è più alta di quella degli altri paesi europei,
le merci italiane saranno sempre meno competitive.
In compenso l’euro ci consente tassi di interesse
molto più bassi perché privi del rischio lira.
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Teoria dei vantaggi comparati (1)
Immaginiamo due paesi, Alfa e Beta, che producono
entrambi televisori e auto. Ciascuno ha 1000
lavoratori (W).
 Per produrre un televisore (T), Alfa impiega 2
lavoratori, Beta 4.
 Per fare un’auto (A), Alfa 10, Beta 100
 Senza scambi e con risorse impiegate nella stessa
misura, Alfa produrrebbe 250 T e 50 A; Beta 125 T
e 5 A. Totale: 375 T e 55 A
 Possiamo dimostrare che, grazie agli scambi, Alfa
avrà 270 T e 60 A; Beta 130 T e10 A. Totale 400T e
70 A
Come mai?

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Teoria dei vantaggi comparati (2)

Se Alfa si specializza nelle auto, dove ha un
maggior vantaggio competitivo:




700 W per fare 70 A
300 W per fare 150 T
disposta a vendere A ad almeno 5 T
Beta invece produce solo T: 250

disposta a comprare A a non più di 25 T
Supponiamo che le ragioni di scambio si
fissino a 12 e che si scambino 120 T X 10 A
 Alfa importerà 120 T, B 10 A
…il risultato finale è quello indicato

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Nella realtà, tuttavia…



La teoria dei vantaggi comparati funziona
solo dove c’è concorrenza perfetta e in
assenza di altri fattori perturbativi.
Spesso gli scambi si sviluppano tra paesi a
economie molto simili, per ragioni di
vicinanza o di specificità dei prodotti.
Un ruolo importante, secondo le teorie più
recenti, è rivestito dalle economie di scala:
producendo in paesi simili si realizzano
risparmi.
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Pur con questi limiti, il commercio
internazionale è positivo perché:



Consente di ottenere merci la cui produzione
sarebbe più costosa all’interno, quando le risorse
possono essere meglio impiegate
Consente di ottenere merci che il proprio Paese
non può produrre (ragioni climatiche, materie
prime, ecc.)
Consente di ottenere merci che non si vuole
produrre all’interno, per esempio per ragioni
ambientali
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Tuttavia il protezionismo si giustifica
Quando c’è una riserva di capacità produttiva disoccupata
 Per ragioni di sicurezza nazionale, quando per certe
produzioni non si vuole dipendere dall’estero
 Quando bisogna proteggere le “infant industries”
 Il neoprotezionismo nasce (soprattutto negli Usa) dalla
preoccupazione per il trasferimento di lavorazioni in paesi
dove la manodopera è più a buon mercato.
 Il protezionismo agricolo dei paesi industrializzati viene
giustificato con la necessità di proteggere le comunità
rurali.
Se protratto eccessivamente, il protezionismo è sempre
negativo perché crea rendite e uccide lo stimolo alla
produttività e quindi alla competitività

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Gli strumenti del protezionismo:





Imposizione di dazi doganali
Il contingentamento delle importazioni
La regolamentazione bilaterale degli scambi
(nazione più favorita, ecc.)
Le politiche non tariffarie (esempio: cosiddette
politiche di Poitiers, standard tecnologici diversi)
I sussidi all’industria nazionale
Buona parte del lavoro delle Comunità europee è
consistito nello smantellamento di queste barriere
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Gli accordi di Bretton Woods (1944)

Il nuovo ordine economico mondiale è nato
dalla Conferenza di Bretton Woods:


Prevedeva un sistema di cambi fissi con al centro il
dollaro ancorato all’oro (il sistema è durato fino al
1971)
Da Bretton Woods nacquero anche:




Fondo Monetario Internazionale
Banca Mondiale
Gatt, poi trasformatosi in Wto
Oece, per gestire il Piano Marshall, poi trasformatosi in
Ocse.
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La liberalizzazione degli scambi




Esistono accordi commerciali regionali come il Mercato
comune europeo; bilaterali, quali la “clausola della
nazione più favorita”
A livello mondiale, l’abbattimento delle barriere passa
attraverso gli accordi Gatt – WTO
Il Gatt, General Agreement on Tariffs and Trade, è nato
da Bretton Woods: dal 1947 al 1994 ha promosso
conferenze periodiche: dall’Uruguay Round è nata
l’Organizzazione Mondiale per il commercio (WTO)
Il WTO può agire come tribunale internazionale ed
imporre misure coercitive di rispetto degli accordi
sottoscritti.
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Il WTO è il nemico da abbattere?




Gli oppositori in passato hanno esagerato il ruolo di
questa organizzazione, che agisce sugli scambi reali e
non sui trasferimenti finanziari.
L’organizzazione ha poteri limitati. E questi poteri
derivano dalla libera adesione degli stati che vogliono
partecipare al commercio internazionale, che anche per
i Pvs è un elemento di crescita
Ciò non toglie che il WTO possa aver commesso errori
e favorito determinati interessi
I progressi sono molto difficili. Da anni l’organizzazione
è bloccata nel cosiddetto “Doha Round”.
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Schematicamente, su sette miliardi…




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
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Un miliardo fa parte di Paesi sviluppati
Tre di Paesi di aree che lo saranno entro il 2030 (o anche prima)
Altri due di economie in ritardo ma in crescita
Uno di Paesi in situazioni prive di sviluppo o in decrescita.
I Millennium Development Goals dell’Onu al 2015 si
proponevano di ridurre i divari. Invece stanno crescendo,
almeno rispetto ai più poveri (chi vive con meno di 1,25
dollari al giorno). I Mdg saranno ora sostituiti dai
Sustainable Development Goals.
Il dibattito sulle cause del sottosviluppo è uno dei più
importanti temi dell’economia internazionale.
Il tema è enorme e legato a quello delle migrazioni e alla
distribuizione del lavoro e delle diseguaglianze, che
stanno aumentando anche all’interno di ciascun Paese.
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Il Fondo Monetario Internazionale, Fmi,
(International Monetary Fund, Imf)
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

Il FMI dispone di riserve depositate dagli stati
membri, che consentono di intervenire assistendo
paesi che soffrono di deficit valutari (che cioè non
sono in grado di ripagare lo squilibrio dei propri conti
con l’estero)
Per statuto, deve trattarsi di crisi temporanee, da
fronteggiarsi con ricette concordate con il Fondo
stesso.
L’utilità del Fmi dipende dalla validità delle ricette.
È allo studio una riforma del Fondo, con più poteri ai
Paesi emergenti.
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La Banca Mondiale (World Bank)



La Banca Mondiale effettua prestiti per
interventi strutturali a medio e lungo termine.
Il suo intervento si concentra sempre più sui
problemi di riduzione del debito dei paesi
poveri.
Per le situazioni più difficili si avvale dell’IDA,
International Development Association che
concede ai Paesi più poveri prestiti a lungo
termine senza interessi.
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Il G8 e gli altri Gx… antecrisi
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Il consesso annuale dei paesi più sviluppati è il G8:
Usa, UK, F, D, I, Ca, Giappone, Russia. Ogni anno
cambia la presidenza: nel 2009 spetta all’Italia.
Il G8 affronta temi globali. E’ rimasto anche in
funzione un G7 dei ministri economici (senza la
Russia). Il Financial Stability Forum che è stato
presieduto da Mario Draghi fino al 2011 è
emanazione del G7.
Esiste poi il G20 dei principali Paesi in via di
sviluppo e altri G… ma la crisi del 2008 ha
rimescolato tutto.
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Il mondo ha bisogno di governance
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

La crisi finanziaria ha dimostrato la necessità di
strumenti di controllo globale.
In mancanza di una… Banca Centrale Mondiale ci si
affida alla “governance” cioè a un (faticoso) sistema
di istitituzioni internazionali.
L’alternativa alla governance sono i patti bilaterali:
oggi potrebbe essere un accordo tra area del dollaro
e area dell’euro, ma domani…
Non dimentichiamo che cresce il peso dei Bric
(Brasile, Russia, India, Cina) e di altre economie in
forte sviluppo che domani potrebbero accordarsi
sulla testa dell’Europa. Il numero dei Paesi si
espande. Già oggi si parla di BRIICS con Sudafrica
e Indonesia.
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Il futuro della governance



Di governance c’è bisogno in ogni campo, dagli
scambi reali (Doha) all’ambiente (dopo Kyoto =
Copenhagen, Durban), alle migrazioni.
La crisi finanziaria porterà a un rilancio degli
strumenti già esistenti a cominciare dall’Ocse, (che
riunisce 34 Paesi) e dal Fondo Monetario
Internazionale, sempre più investito di questioni
strutturali.
Il problema è sempre lo stesso: CHI COMANDA?
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Le misure degli scambi: la bilancia
commerciale

L’Istat diffonde mensilmente i dati su:



bilancia commerciale Ue (con ritardo di due mesi)
bilancia commerciale extraUe (ritardo di un mese)
Il maggior ritardo per i dati Ue si spiega con
la maggior difficoltà di raccolta di dati
all’interno del mercato unico, dove mancano
le rilevazioni doganali.
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La bilancia dei pagamenti internazionali
(Fonte: Banca d’Italia)
PARTITE CORRENTI
 Merci (bilancia
commerciale)
 Servizi, Noli ecc.
 Trasferimenti unilaterali
correnti
UGUALE: SALDO
PARTITE CORRENTI

CONTO CAPITALE




CONTO FINANZIARIO
Investimenti diretti




Trasferimenti di capitali
Proprietà beni intangibili
(brevetti ecc.)
Investimenti di portafoglio
Derivati ed altri investimenti.
Variazione riserve ufficiali
ERRORI ED OMISSIONI
In dettaglio
Ricordate: per definizione, la BDP e’ sempre
in pareggio. Se i giornali parlano di disavanzo
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si riferiscono quasi sempre
alle partite correnti23
Le principali fonti on line delle
statistiche internazionali ufficiali
o
o
o
o
o
Onu: Unsd e almeno un centinaio di siti per
argomento
I Millennium Development Goals:
http://www.un.org/millenniumgoals/
Imf: statistiche finanziarie, ma anche quadri statistici
di tutti i Paesi attraverso il Dissemination Standards
Bulletin Board
Ocse: www.oecd.org, le analisi più complete e
attendibili
Europa: Bce, Eurostat
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