Dalle subcuture ai fan
Prof. Romana Andò
Teoria e analisi delle audience
Perchè studiare i media?
19/12/2015
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Le subculture
• Per subculture si intendono piccoli gruppi o frammenti di
classe, gruppi sociali che sviluppano il proprio “distinto
modello di vita”, dando “forma espressiva alla loro
esperienza di vita sociale e materiale”.
• Le subculture sviluppano rituali di resistenza ai valori
proposti dalla cultura dominante.(Hall e Jefferson 1976).
• Per quanto nascano come subculture giovanili
all’interno della classe operaia, la resistenza alla cultura
egemonica e, al contempo alla cultura operaia dei
genitori, non è rappresentata attraverso gli strumenti
dell’opposizione politica, ma opera a livello dell’universo
simbolico.
Subcultura come rumore
• “Le subculture rappresentano un ‘rumore’
(come opposto di suono): interferiscono
nella normale successione che porta dagli
eventi e dai fenomeni reali alla loro
rappresentazione nei media”.
• Il potere di significazione delle subculture va
analizzato, quindi, come “un effettivo
meccanismo di disordine semantico: una
specie di blocco temporaneo nel sistema di
rappresentazione”. (Hebdige, 2000, 99)
“scatenare l’uragano e la tempesta”
• Le violazioni dei codici autorizzati, tramite i
quali il mondo sociale viene organizzato e
vissuto, hanno un considerevole potere di
provocazione e di disturbo.
• Mettono in mostra la natura arbitraria dei
codici che sono sottesi e danno forma ad
ogni tipo di discorso (Hebdige, 100).
La strategia
• “Chiamo strategia il calcolo (o la manipolazione) dei
rapporti di forza che divengono possibili dal
momento in cui un soggetto dotato di una propria
volontà e di un proprio potere (un’impresa, un
esercito, una città, un’istituzione scientifica) è
isolabile. Essa postula un luogo suscettibile
d’essere circondato come spazio proprio e di
essere la base da cui gestire i rapporti con obiettivi
o minacce esteriori (i clienti, i concorrenti, i nemici,
la campagna intorno alla città e gli oggetti della
ricerca)” (De Certeau 1990)
La tattica
• “In rapporto alle strategie definisco tattica
l’azione calcolata che determina l’assenza di
un luogo proprio. Nessuna delimitazione di
esteriorità le conferisce un’autonomia. La
tattica ha come luogo solo quello dell’altro.
Deve pertanto giocare sul terreno che le è
imposto così come lo organizza la legge di
una forza estranea. Non ha modi di
mantenersi autonoma, a distanza […]. Non
ha dunque la possibilità di darsi uno
progetto complessivo […] si sviluppa di
mossa in mossa” (De Certeau 1990)
L’arte del più debole
• “Questo non luogo le permette
indubbiamente una mobilità […]. Deve
approfittare, grazie a una continua vigilanza,
delle falle che le contingenze particolari
aprono nel sistema di sorveglianza del
potere sovrano, attraverso incursioni e
azioni di sorpresa, che le consentono di
agire là dove uno meno se lo aspetta.
• È insomma astuzia, un’arte del più debole”
(De Certeau 1990)
Le traiettorie
• Secondo De Certau i consumatori danno
vita attraverso le loro pratiche significanti, a
delle “linee di percorso”; producono
“tracciati”.
• Queste ‘traiettorie indeterminate’
apparentemente insensate, formano frasi
imprevedibili.
• “Sebbene composte nei vocabolari delle
lingue ricevute e sempre sottomesse a
sintassi prescritte, tracciano le astuzie di
interessi diversi e di desideri che non sono
determinati né captati dai sistemi entro i
quali si sviluppano”. (De Certeau 1990)
Le tattiche quotidiane
• La televisione gioca un ruolo cruciale nel
mantenimento delle differenze. Prodotta
dall’industria culturale e all’interno della
forza egemonica, è, tuttavia, incontrata dalle
tattiche di ogni giorno.
• Ciò che è necessario indagare, sulla scorta
della provocazione introdotta da De Certau,
sono, dunque, gli usi tattici e quotidiani delle
risorse culturali messe a disposizione
dall’industria culturale.
Strategie e tattiche
• “le strategie puntano sulla resistenza che
l’instaurazione di un luogo contrappone all’usura del
tempo;
• Le tattiche invece puntano su un’abile utilizzazione
di quest’ultimo, sulle occasioni che esso presenta e
anche sui margini di gioco che introduce nelle
fondamenta di un potere “(De Certeau 1990)
La superficie della subcultura
• Gli usi tattici si evincono, dunque, negli oggetti
mondani: “una spilla di sicurezza, delle scarpe a
punta, una moto – che nondimeno assumono una
dimensione simbolica, divenendo una sorta di
marchio, emblemi di un esilio volontario” (Grandi
1992).
• È nella superficie della subcultura che si trovano i
riflessi delle tensioni tra gruppi dominanti e gruppi
subalterni.
Gli oggetti nelle subculture
• Gli oggetti sono resi sempre più portatori di
significato in quanto “stile” di una subcultura.
• Comunicano con la loro presenza, la diversità di
un gruppo e dei suoi componenti rispetto
all’ideologia dominante.
• Lo stile della subcultura è carico di significato:
sfida il mito del consenso , portando avanti una
“lotta tra discorsi differenti, fra definizioni e
significati differenti all’interno dell’ideologia”
Creazione come dilatazione di
senso
• Lo stile delle subculture non nasce dal nulla. Non è puro
atto creativo, ma, per riprendere le parole di De Certau
e Fiske, è furto, “appropriazione”, “consumo produttivo”,
azione sovversiva.
• È una lettura di ciò che altri non leggono negli oggetti
ordinari della vita quotidiana: una dilatazione di senso
frutto di una forte dimensione volontaristica.
Il bricolage
• “Lévi Strauss sostiene che le usanze magiche dei
popoli primitivi devono essere considerate come
sistemi di connessione implicitamente coerenti e in
grado di estendersi all’infinito in quanto gli elementi di
base possono essere utilizzati in una grande varietà di
combinazioni capaci di generare fra loro nuovi
significati” (Hebdige in Grandi 1992)
Il lavoro del bricoleur nelle
subculture
• “Insieme, oggetti e significati costituiscono
un segno e, all’interno di ogni cultura, questi
segni sono assemblati, ripetutamente, entro
forme caratteristiche di discorso. Tuttavia,
quando il bricoleur ri-posiziona l’oggetto
significante in una differente posizione
all’interno di quel discorso, usando lo stesso
complessivo repertorio di segni, o quando
quell’oggetto viene posizionato all’interno di
un insieme totale differente, un nuovo
discorso viene costruito, un differente
messaggio comunicato” (Clarke 1975)
L’omologia
• Contrariamente all’idea di massa che le sottoculture
siano forme senza leggi,
• “la struttura interna di ogni sottocultura specifica è
caratterizzata da un’estrema regolarità: ciascuna
parte è organicamente relazionata alle altre ed è
grazie all’integrazione tra le varie parti che un
appartenente alla sottocultura riesce a dare senso
al mondo”
• “Gli oggetti di cui ci si è appropriati, una volta
raccolti di nuovo in apparati sottoculturali distinti,
erano ‘resi tali da riflettere, esprimere e fungere da
cassa di risonanza per (…) determinati aspetti della
vita del gruppo” (Hebdige, 128)
Il bricolage punk
“Il punk esemplifica nel modo più chiaro l’utilizzazione da parte della
sottocultura di questi moduli anarchici [...] Come i ‘ready made’ di Duchamp
[...] gli oggetti più irrilevanti e più impropri - una spilla, una gruccia di
plastica, un pezzo di televisore, una lametta da barba, un assorbente
igienico - potevano essere portati entro la provincia della non-moda punk”.
(D. Hebdige 1979)
Il bricolage Mod
• Nata sul finire degli anni ’50, questa sub-cultura si
caratterizzò immediatamente per lo stretto legame
che instaurò con gli immigrati indio-occidentali. La
parola “Mod”, infatti, è l’abbreviazione di
“modernist”, ovvero fan del modern jazz.
Il bricolage Skinhead
• Bretelle, abiti da lavoro, jeans, anfibi e capelli corti
(durezza, mascolinità…). Tutti elementi caratteristici della
working class che furono trafugati e riadattati alle
necessità comunicative della sub cultura Skin, la quale si
rispecchiava nel disagio sociale che serpeggiava tra i
giovani inglesi della classe operaia.
Il bricolage Rasta
Il terrore, la schiavitù e la sottomissione vennero rielaborati in modo tale da
non rappresentare più uno stigma ma un motivo d’orgoglio. Attraverso la
sofferenza i Rasta riuscirono ad elevarsi al di sopra della cultura occidentale e
a guardare la nostra Babilonia con occhi compassionevoli.
La prima rielaborazione che avvenne per mano dei Rasta fu sicuramente
quella relativa alla Bibbia. Attraverso una nuova interpretazione di
quest’ultima, infatti, riuscirono a trovare la sacralità necessaria per rafforzare
la propria battaglia contro l’imperialismo inglese.
La bandiera etiope, però, fu l’elemento che subì il maggior numero di
rielaborazioni da parte della sub-cultura Rasta. Questa se ne appropriò in tutta
la sua essenza (compreso il significato dei colori), fino a farla diventare
vessillo della lotta contro la schiavitù e l’oppressione.
L’esperienza delle subculture
• L’esperienza sociale delle subculture non rimane
grezza, ma è sempre mediata dai sistemi di
rappresentazione mediale.
• Sono le stesse rappresentazioni mediali la cornice
ideale al cui interno le subculture costruiscono il
loro discorso e rappresentano se stesse.
• “Parte del successo della cultura punk sta nella sua
capacità di riflettere e simbolizzare i problemi sociali
contemporanei” (Crane, 1992)
Le subculture come testo
• Analizzare le subculture significa sia osservare le
mappe di significato che esse compongono, sia il
senso attribuito dal gruppo alle pratiche, alle
istituzioni e agli oggetti.
• Le subculture vengono cioè analizzate come testo,
intendendo per testo sia i singoli prodotti
dell’industria culturale che esse decodificano, sia le
pratiche comportamentali, più o meno ritualizzate
dei componenti del gruppo, sia gli oggetti mondani
ri-semantizzati.
Leggere le subculture
• Una subcultura dovrebbe essere analizzata a tre livelli
(Cohen 1980) :
• il livello storico, in grado di isolare la problematica
specifica di una particolare porzione di classe
• il livello strutturale o semiotico (lo stile),
• il livello fenomenologico, ovvero un’analisi etnografica di
come le subculture vivono se stesse e il senso di
appartenenza.
Integrazioni delle subculture
• L’emergere di una sottocultura spettacolare
è sempre accompagnata da un’ondata di
isterismo nei media.
• Le innovazioni stilistiche per prime
attraggono l’attenzione dei media;
successivamente sono gli atti devianti a
conquistare spazio e visibilità e vengono
utilizzati per spiegare lo stile “innaturale”.
• In questo modo la propagazione dello stile si
accompagna alla riduzione della tensione
sottoculturale.
Integrazioni delle subculture
• “i media […] non solo registrano la
resistenza ma anche la ‘posizione entro il
sistema dominante dei significati’, e quei
giovani che hanno scelto di vivere all’interno
di una cultura giovanile spettacolare
vengono simultaneamente rinviati, da come
sono rappresentati alla televisione e nei
giornali, alla posizione dove il senso
comune li avrebbe voluti sistemare”
(Hebdige, 102)
La forma di merce
• La prima forma di integrazione riguarda il
rapporto tra subculture e industrie che le
servono e le sfruttano.
• “dopotutto una sottocultura riguarda prima e
soprattutto il consumo. Opera
esclusivamente nella sfera del tempo libero
[…]. Comunica attraverso merci anche se i
significati uniti a quegli oggetti sono di
proposito distorti o ribaltati” (Hebdige, 103)
La forma ideologica
• Due sono le strategie discorsive con cui
vengono affrontate le sottoculture in quanto
minaccia:
• “la prima: l’Altro può essere reso banale,
esser naturalizzato, addomesticato. In
questo caso la diversità è semplicemente
negata (“ogni Altro è ridotto all’identico”).
• Come alternativa l’Altro può essere
trasformato in esotismo insignificante, un
“puro oggetto, spettacolo, clown”.
Il recupero delle subculture
• Quando il vocabolario (visuale e verbale) dei sottogruppi
diventa sempre più familiare, il processo di recupero delle
subculture all’interno della mitologia dominante ripara
l’ordine rotto con l’avvento delle stesse.
• I media, infatti, non solo registrano la resistenza, ma la
situano all’interno della cornice dominante, riportando
simultaneamente le culture giovanili all’interno del senso
comune.
• Questo processo di recupero avviene attraverso:
• la conversione dei segni delle subculture in merci prodotte
per la massa
• l’etichettamento e la ridefinizione di comportamenti devianti
da parte di gruppi dominanti (per es. gli hooligans definiti
“animali”)
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