Superare i propri limiti per…
Oscar Pistorius: la disabilità è un ostacolo da superare.
Dover vivere, fin da neonato, con le gambe amputate non è certo un gioco da ragazzi, sia
dal punto di vista fisico, ma soprattutto da quello psicologico; nonostante tutto, però, c’è
chi ci è riuscito anche grazie allo sport.
È il caso di Oscar Pistorius, originario del Sudafrica ma con radici italiane, che grazie
all’atletica leggera ha saputo affrontare una situazione davvero difficile, superando i propri
limiti e le aspettative di tutti.
È il 22 novembre del 1986 e a Pretoria, in Sudafrica, Oscar nasce con una grave
malformazione agli arti inferiori, senza peroni. Ciò costringe i medici ad amputargli le
gambe all’età di undici mesi.
Oscar riesce a non farsi abbattere da questo ostacolo che la vita gli impone e nell’età
adolescenziale, negli anni del liceo, ha la possibilità di praticare prima il rugby e poi la
pallanuoto.
Dovrà abbandonare quest’ultima perché, dopo un infortunio gli viene consigliata la pratica
dell’ atletica leggera, prima come riabilitazione e poi come disciplina.
Pistorius corre, anche grazie all’incoraggiamento di amici e parenti, tramite le “chetah flex
feet” che gli permettono di avere un ottimo equilibrio. Le prime lame, che servono a
sostituirgli i piedi, le costruisce da solo, ricavandole dalle pale degli elicotteri.
Successivamente, Oscar è passato alla fibra di carbonio e oggi le sue protesi sono
costruite con materiale di progettazione spaziale.
Queste sono l’unico strumento grazie a cui Pistorius può davvero superare il suo limite.
“Superare un limite” vuol dire realizzare ciò che è definito da tutti impossibile e questo
ragazzo sudafricano è stato in grado di farlo, abbattendola barriera che lo separava
dall’essere definito “the fastest thing on no legs”.
Una storia che avvince e stupisce, quella del sudafricano. La sua voglia di vivere è
enorme: molte persone, nelle sue condizioni, si sarebbero semplicemente accontentate di
un paio di protesi che consentissero giusto di camminare. Oscar invece ha voluto seguire
il suo sogno.
“E’ stata una decisione difficile” commentano i genitori, “e quando l’abbiamo presa non
pensato nemmeno per un attimo che avrebbe portato questo tipo di risultati”.
La sua tecnica e il suo impegno vengono premiati quando ottiene il record del mondo sui
100, 200 e 400 metri alle Paralimpiadi e quando riesce a qualificarsi alle Olimpiadi di
Londra 2012.
Tutto ciò per un sogno, per un desiderio profondo che si trasformerà in realtà.
La vita di quest’atleta deve essere un esempio per tutti, poiché dimostra che se si vuole
qualcosa con tutto il cuore e con tutta l’anima, se si fa di tutto per avverarla, prima o poi ci
si riuscirà e allora il sogno non sarà più solo un sogno, ma un obiettivo raggiunto con
successo, un risultato memorabile, insomma… un dolce ricordo!
(lavoro svolto da: Filippo Birattari, Federico Galimberti, Lorenzo Gugliemetti, Thomas Lissandron, Arianna Marzatico,
Emanuele Maspero, Alessandro Tiziano Miazzo, Eleonora Pizzini, Benedetta Porro, Elisa Romanò)
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