GEIS.MAGAZINE Oscar Pistorius Atleta para olimpico icona del sacrificio e dell’impegno Anno 2011 Marco Reggiroli Continuate a correre per sperare La speranza di raggiungere i migliori risultati deve essere supportata da sacrifici e da lavoro duro Oscar Pistorius nasce il 22 Novembre del 1986, con una gravissima malformazione ad entrambe le gambe, che ne rende necessaria l’amputazione al di sotto del ginocchio a soli 11 mesi. Quella che agli occhi di tutti è sempre apparsa come una crudele menomazione, in realtà è stata la molla che lo ha trasformato negli anni in un atleta stupendo, in una persona speciale che è riuscita a compensare con la speranza e la forza di volontà, quanto la natura gli ha negato. Nella sua infanzia Oscar pratica molti sport, grazie ai vari tipi di protesi che gli vengono impiantate. Poi sceglie l’atletica leggera, specializzandosi nella corsa veloce (!!!). Nel 2004 inizia la sua carriera con alcune gare internazionali. Nel 2007 partecipa al gran Galà di Roma e riesce ad ottenere la seconda posizione nella gara dei 400 metri con atleti 1 normodotati del gruppo B. Un risultato straordinario, se pensiamo da dove era partito. Oscar è stato detentore anche dei record mondiali di 100, 200 e 400 metri per atleti amputati. Successivamente Oscar vince le gare dei 100, 200 e 400 metri alle Paraolimpiadi di Pechino 2008. Con la sua storia ci mostra un’altra via possibile rispetto all’immagine plastificata e stereotipata che i mass media ci propongono in continuazione. Ci esorta a scoprire, accettare e valorizzare le nostre limitazioni (di ogni tipo esse siano, fisiche, mentali, sociali) compensandole con i moltissimi talenti di cui il Signore ci ha dotato. Oscar ha saputo trovare il senso profondo della vita, intesa come dono da accogliere, coltivare e vivere con la massima intensità, coraggio ed impegno. La speranza non gli è mai mancata, ha sempre saputo che poteva farcela. Che poteva liberarsi delle sue limitazioni. Già, proprio la LIBERTA’, quella che ci consente di sognare. Ed i sogni sono il succo della nostra vita, anche se ci costano sforzi e delusioni. Una delle frasi più rappresentative dell’impostazione mentale di Pistorius recita: “La speranza di ottenere i migliori risultati deve essere supportata dai sacrifici più grandi e dal lavoro più duro”. Ci testimonia direttamente che il solo sperare non serve, ma che ognuno di noi deve mettere a frutto i talenti che il Signore ci ha donato. Il vero perdente non è colui che taglia il traguardo per ultimo, ma colui che resta seduto a guardare la gara. Come avrete intuito, la religione (Cristiana) è molto importante per Oscar, che addirittura si è tatuato il verso 26 del capitolo 9 della prima lettera ai Corinzi di San Paolo che recita: “Io dunque corro, ma non come chi è senza meta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato”. L’intera storia di Oscar Pistorius può essere riassunta nel titolo del libro (che vi consiglio): “Non importa come parti, conta dove arrivi”. In questa frase c’è l’inizio della vita di Oscar (la partenza) con enormi difficoltà, c’è l’arrivo, ovvero la conquista della libertà di correre (e molto veloce anche) e c’è anche un avverbio, DOVE, che è molto più importante di un altro avverbio oggi troppo utilizzato, COME. Il tutto è impregnato di SPERANZA, di lavoro e di impegno. 2 “Io dunque corro, ma non come chi è senza meta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato” Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi (9 26-27)