L’ ELEMENTO LI NGUI STI CO ALL’ I NTERNO DELLA CHI ESA ORTODOSSA Archimandrita Georgios Antonopulos Conforme alla sua creazione da parte del Dio trino, tra a l t r ic ar i s mi ,l ’ uomof udot a t oanc hedique l l ode l l apar ol a, che, unitamente ad altre cara eristiche particolari, lo rese signore della creazione. Coni ldonodi vi node l l i ngua ggi o, l ’ uomoe nt r ai nc omuni c az i onec onis uoic ompa gnid’ uma ni t à ,c r e ac ul t ur a ,s c opr el ’ us ode l l as c r iura e, di conseguenza, riesce a esporre i propri pensieri dando testimonianza della propria esistenza; me endo per iscri o avvenimenti che crea la storia ed esprimendo le idee e le proprie riessioni, agisce losocamente e si coltiva intelle ualmente. Unode gl ia vve ni me nt ide l l ’ e poc aumanade c adut aèanche la confusione delle lingue, come viene descri a nel cap. 1 1de l l aGe ne s i .Ladi s pos i z i onede l l ’ a ni mouma no,de s i de roso di rendersi autonomo dalla divina volontà e, di conseguenza, la scissione fenomenica (non quindi sostanziale) de l l ’ uni t àde lge ne r euma noc ompor t aa nc hel adierenziazione linguistica e la formazione di coscienze e identità nazionali. Ne l l ’ e t àde l l aChi e s a ,t al ec onf us i onedi vi e neuni t à .Ne l giorno di Pentecoste, anniversario della nascita della Chiesa, a s c ol t i a moda l l epar ol ede l l ’ i nnogr af oi lr i c or dode l f a o che “ ot eka t a va s … Quandoc onl as uadi s c e s ac onf us el el i ngue , l ’ Al t i s s i modi vi de val ege nt i ,qua ndodi s t r i buìl el i nguedi fuoco, richiamò tu ia l l ’ uni t àec onc or de me nt edi a mogl or i a a l l oSpi r i t oSant o”. Ne l l i br ode gl i Ai , l ’ e vange l i s t aLuc ade s c r i ves pl e ndi da me nt el ’ e ve nt ode ldonode l l oSpi r i t oSa nt o e, di conseguenza, del dono delle lingue e della comprensione del messaggio da parte di uomini di di erenti nazionalità e origine. Nel corso della sua millenaria storia, la Chiesa ha a ront at oc onbuons e ns oi lpr obl e mal i ngui s t i c o, nons ol one l l ’ i nsegnamento, ma anche nel culto. Classico esempio, che rie e lo spirito della prassi ortodossa e del Patriarcato Ecumenico, rimane quello dei due isapostoli Cirillo e Metodio (860). Questi due grandi illuminatori degli Slavi, non solo non tentarono di ellenizzare i popoli slavi, ma anzi posero le basi dello sviluppo linguistico, spirituale e nazionale delle genti slave. Ricordo che molto più tardi, nel 1872, il grande sinodo, convocato a Costantinopoli, so o il Patriarca Antimo VI, cara erizzò come “ naz i ona l i s mo”l as e par az i onet r af e de l i ,c omepur el apr e t e s ad’ i ndi pe nde nt i s mo delle chiese, sulla base del criterio esclusivo di di erenza nazionale. Tu avia credo che valga la pena citare il de o di un grande personaggio -non Greco, lo eviterei per scansare l ’ a c c us adinar c i s i s mona zi onal i s t i c o-made lgr a ndet e ol ogor us s oc ont e mpor a ne op.Ge or gj iFl or ovs kj i :l ’ or t odos s i a hama dr eemat r i c egr e c a . Loc i t ope rmos t r a r el ’ i mpor t a nza c api t a l ede l l al i nguagr e c aede ls uos pi r i t ope rl ’ i nt e r aor t o- dossia. Per completezza aggiungo che anche in Occidente, nel cuore del cristianesimo occidentale, a Roma, no al VI secolo, la lingua liturgica u ciale fu (anche) quella greca; ma anche a Napoli, dove presto il mio servizio, noa l l ’ a l t o medioevo esistevano circa 70 chiese di rito greco. Tu e le chiese ortodosse hanno ricevuto i testi liturgici e la maggior parte della le e r at ur ae c c l e s i as t i c ada l l ’ or i gi nal egr e c o.Ba s t aoc c upa r s is ol ounpo’c ont al it e s t il i t ur gi c ipe rc onc e pi r e il lavoro illuminato, faticoso, ricco di fru i spirituali, svolto dai tradu ori per rendere con pienezza tanto il contenuto quanto la musicalità degli originali. Nella nostra epoca, epoca di globalizzazione, ove ormai i conni, lo spazio e i luoghi costituiscono ostacoli meno insuperabili per la comunicazione tra i popoli e il loro reciproco conta o, il positivo inusso reciproco, come risultato de l l ’ a vvi c i na me nt oede l l amut uac onos c e nza ,c ont r i bui s c onoa l l ’ uni t àde ipopol i ,maanc he ,s pe c i al me nt e ,de if e de l i . Cos ìl ’ i mpi e godidierenti idiomi in un culto comune cont r i bui s c ea l l ’ uni t àde l l ’ a s s e mbl e ae uc ar i s t i c a , dat oc heuomi ni di diversa origine e provenienza etnica, compartecipano alla pari al corpo della chiesa locale, mantenendo parallelamente le loro speciche cara eristiche nazionali. La lingua non è lo scopo, ma il mezzo, lo strumento, con il quale la chiesa rivolge la sua Parola al gregge dei fedeli, il canale e il tramite della sua ricchezza spirituale e della sua esperienza santicante nello Spirito santo, il mezzo della comuni one , de ldi al ogo,de l l ’ e s pr e s s i one . Forse in futuro sarà necessario un tentativo, e so che viene a uato dalla nostra Arcidiocesi, per la traduzione di ulter i or it e s t il i t ur gi c i , a l l ’ i nf uor idique l l ic hegi àe s i s t ono, ne l l a l i nguade lPae s ei nquivi vi amo,l ’ I t a l i a .Èun’ ope r af a t i c os a che richiede non solo la traduzione grammaticale, ma anche la resa dello spirito, del senso, della ricchezza poetica e della perfezione l ol ogi c ade it e s t i ,nonc hél ’ a da amento metrico pe rl ’ i mpi e gol i t ur gi c o. Finisco le mie brevi rie s s i onic on l ’ i nvi t ode lPat r i a r ca Ecumenico Bartolomeo I, come fu espresso nel discorso i na ugur a l edur a nt el ar i uni onedic l e r oepopol one l l ’ a nno 2000, nella regina delle ci à.Tr al ’ al t r oSuaSant i t àr i f e r i s c e : “ Laf e deor t odos s anons imani f e s t ac omeuni t a r i aa gl i oc c hi di chi le è estraneo, ma si di erenzia secondo le sue origini, in ortodossia greca, russa, rumena, serba, antiochena, ecc. Il risultato è che il non ortodosso, interessato a entrare nella f e deor t odos s a… r i c e vel os t r anome s s aggi oc hede vemut ar ea nc hel as uanaz i ona l i t à ”. Tu avi a, pr opone ndol ’ e s e mpi o de l l ’ a c c e s s oa lc r i s t i a ne s i mode l l eGe nt i , c hei ls i nodode iSs . Apos t ol il i be r òdal l ’ obbl i godios s e r var el al e ggemos a i c a, cara e r i z zac ome“ ve ne r andeec a r e ”l et r a di z i onina zi onal i di ciascuna chiesa, ma non imponendole agli altri. E Sua Sant i t àc ont i nuai nr i f e r i me nt oa l l aque s t i onel i ngui s t i c a:“ Be nché sappiamo che a volte inconsciamente agiscono determinati timori o esitazioni, ricordiamo la parola del Signore: “ c hivi e neamenonl oc a c c e r òf uor i ”( Gi ov6, 37 ) . Coe r e nt e mente la parrocchia ha il dovere cristiano di trovare il modo di acce are coloro che chiedono di diventare suoi membri. Certamente saranno necessarie alcune riforme, forse anche particolari liturgie nei loro propri linguaggi, oltre alle lingue in cui ordinariamente si celebrano. Forse sarà necessario l ’ i mpi e goa l t e r na t i vodipi ùl i nguene l l as t e s s aLi t ur gi a, c on l ’ e ve nt ual es t ampadil i br e i multilingue contenenti i testi lit ur gi c i ,pe re s s e r ed’ a i ut ode ipar t e c i pa nt ial l aDi vi naLi t ur gi a. Eve nt ual me nt eun’ a l t r as ol uzi one , ac uiognipar r oc c hi a potrà ispirarsi, a seconda delle circostanze, riuscirà utile ai nuovi fedeli. Tu avia il nostro orientamento fondamentale deve essere quello che tu o si compia con amore e dispos i zi oneals e r vi zi ode l l ene c e s s i t à… ec hes ir e pe r i s c anogl i opportuni ada ame nt i ,ovene c e s s ar i o”. Aque s t opunt os ipot r e bbec onc l ude r ec i t a ndoPa ol o: “ s e parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho la c ar i t à ,s onounbr onz oc her i s uonaounc e mbal os onant e ” .