“Teoria e metodi della ricerca sociale e organizzativa” Corso di Laurea in Scienze dell’Organizzazione Facoltà di Sociologia Università Milano-Bicocca 2009 Simone Sarti 1 Lezione Causalità Corbetta, capitolo 4 1. Causalità sperimentale 2. Causalità “presunta” 2 La causalità sperimentale 3 Il trattamento D ha un effetto sul risultato Y per l’individuo i se il risultato in caso di trattamento è diverso dal risultato in caso di assenza di trattamento. Problema fondamentale dell’inferenza causale Tuttavia la logica controfattuale pone il problema dell’inferenza statistica, ossia “È impossibile osservare per uno stesso individuo i valori Di =1e Di=0 così come i valori Yi(1) e Yi(0). Quindi è impossibile osservare e misurare l’effetto causale di D su Y per un individuo i.” (Ichino 2001) 4 Soluzione scientifica (non praticabile nella ricerca sociale) Se possiamo assumere che due “individui” sono invarianti nel tempo successivamente all’applicazione dello stimolo D (tornano allo stato precedente) oppure equivalenti in tutto, allora possiamo misurare un effetto causale di D su Y. Soluzione statistica Invece di ragionare su singoli (irriducibilmente diversi) possiamo ragionare su gruppi che hanno caratteristiche analoghe, cioè i cui membri sono equivalenti in media in senso statistico. Ragionare sull’individuo medio permette di misurare l’ effetto causale medio di D su YM, misurando la differenza tra gruppo sperimentale e gruppo di controllo (in Psicologia sperimentale). 5 La causalità “presunta” 6 Variabili dipendenti e indipendenti Quando è possibile considerare che due variabili sono in relazione di causa-effetto (o ipotizzate come tali) è possibile distinguerle : Le variabili indipendenti sono le variabili “causa”, che realizzano un “effetto” sulle variabili DIPENDENTI. Generalmente si indicano le var.dipendenti con la Y, e le variabili indipendenti con la X. Y =f(X) EXPLICANDUM EXPLICANS 7 Variabili dipendenti e indipendenti Le variabili indipendenti sono di tipo ascrittivo quando riguardano caratteri non acquisiti, altrimenti possono essere considerate come tali in base a considerazioni squisitamente teoriche. Ad esempio, ponendo in relazione titolo di studio e genere, solo la seconda può assumere la condizione di indipendente. Oppure, tra valori e comportamenti, teoricamente si è orientati a considerare i secondi come effetto del sistema valoriale incorporato dalle identità individuali. 8 NB: Parliamo di cause in senso soft, parliamo infatti di associazioni a cui attribuiamo arbitrariamente un senso causale. 9 Davide Hume: Una causa produce un effetto perché, date le esperienze passate, ci aspettiamo che sia così. L’uomo “assume” la regolarità dei fenomeni, ma né le loro proprietà intrinseche, né la loro comprensione razionale può dirci niente di loro. Solo l’esperienza offre dei criteri di attendibilità. Causa e effetto sono attribuzioni legate all’abitudine. E’ impossibile verificare empiricamente e in maniera definitiva un nesso causale, al limite è possibile provare che l’elemento causa è associato con l’elemento effetto. “Se un uomo fosse creato, come Adamo, nel pieno vigore della sua intelligenza, egli senza esperienza non sarebbe in grado di inferire dal movimento ed impulso della prima palla il movimento della seconda. Non esiste nella causa nulla che la ragione veda e che ci faccia inferire l’effetto.” D.Hume Trattato sulla Natura Umana (1739-40) Limiti del ragionamento causale 1.La multicausalità (logica multivariata) 2.La debolezza del nesso explicandum-explicans 3.La variabilità stocastica 4.Natura sistemica dei fenomeni sociali 11 1. MULTICAUSALITA’ (logica multivariata) La causa di un fenomeno in senso generico può essere definita come la somma totale delle condizioni , la totalità delle contingenze alla cui realizzazione segue invariabilmente il conseguente (Campelli 1999) Tuttavia, “Nulla può meglio mostrare l’assenza di qualsiasi fondamento scientifico per la distinzione fra la causa d’un fenomeno e le sue condizioni della maniera capricciosa in cui scegliamo fra le condizioni quella che preferiamo chiamare causa “ (J.S.Mill) 12 2. LABILITA’ DEL NESSO EXPLICANDUM-EXPLICANS Caratteristiche Sociali ? Effetto Se troviamo, ad esempio che esiste un nesso tra genere e l’assistere a spettacoli sportivi, possiamo semplicisticamente attribuire al nesso un senso causale, ma in realtà non conosciamo le vere cause di questa relazione. 13 3. LA VARIABILITA’ STOCASTICA La stima di un effetto causale è incerta. (Statistica inferenziale: quando facciamo previsioni sulla popolazione che hanno ambizione di “generalizzazioni”) Coefficientia Modello 1 (Costante) SESSO SESSO Coefficienti non s tandardizzati B Errore s td. 1923.386 66.552 -398.038 45.591 Coefficienti s tandardizzati Beta -.226 t 28.901 -8.731 Sig. .000 .000 a. Variabile dipendente: reddito Reddito mens ile (euro) In media le femmine guadagnano circa 400 euro in meno dei maschi. Ma la stima ha un’incertezza di più o meno 90 euro. 14 4. NATURA SISTEMICA DEI FENOMENI SOCIALI Il feedback tra condizioni sociali e individuo può modificare la relazione “causale”. Azione dell’individuo Condizioni sociali Tempo t Consumo tabacco associato a titoli di studio più alti Caratteristiche individuali Tempo t+1 Mutamento Consumo tabacco associato a titoli di studio più bassi 15