Università agli Studi di Palermo
Laboratorio di Metodologia e Tecniche di
comunicazione in presenza di disabilità
sensoriali
Palermo 8 febbraio - Istituto dei Ciechi Florio-Salamone
Docente: Olga Hoffmann
COMUNICARE EMOZIONI

Tutto il sistema razionale ha radici
emozionali nel senso che tutto il
sistema razionale si costituisce
operando su premesse accettate a priori
a partire da una determinata emozione.
Le informazioni vengono
considerate più degne di
interesse quanto più appaiono
“emozionalmente”
significative.
Le emozioni

Si realizzano sempre in un contesto
relazionale tra individuo ed ambiente ed
è sempre indotta da una specifica
condizione stimolo. E’ un
comportamento conseguente al
verificarsi dell’azione di un “fattore
scatenante”legato a motivazioni
profonde che dà luogo ad una catena di
eventi.
L’ascolto
Momento cruciale della comunicazione
umana, in cui si dà senso ad essa in un gioco
difficile da giocare perché continuamente
reso difficile “dall’ascolto dell’altro”.
Nell’atto comunicativo non si tratta di
trasmettere messaggi ma ascolti.
L’ ascolto
Riflettere sulla capacità di ascolto
permette di valutare come il il
grado di comprensione di un
messaggio inviato o ricevuto,
possa variare considerevolmente
anche in considerazione della
possibile presenza di “filtri”.
La chiusura comunicativa
Nella relazione tra insegnante ed allievo
rappresenta il problema principale del
processo di insegnamento, perché
mette in evidenza la rottura che si crea
tra i comunicanti, impedendo a ciascuno
di offrire all’altro tutta la ricchezza
inespressa della propria realtà
soggettiva.
Modi di mettersi in relazione
Relazione simmetrica:
caratterizzata da un piano di partenza
paritario.
Relazione complementare:
chi partecipa alla relazione si comporta in
modo tale da situarsi in una posizione di
superiorità o inferiorità
Gli scambi di comunicazione
I due tipi di relazione appartengono al
processo comunicativo, in quanto
coinvolgono direttamente i soggetti che
interagiscono tra loro e ciò che, come
cambiamento di comportamento
ciascuno produce sull’altro.
I segnali non verbali
Un gesto o un atteggiamento può
favorire o ostacolare la
comunicazione incidendo
pesantemente sul linguaggio
verbale.
I segnali non verbali
L’utilizzo consapevole dei segnali
n.v. affina le capacità comunicative
e consente di interpretare
chiaramente il messaggio
dell’allievo.
La comunicazione avviene sempre su due
piani: quello del contenuto e quello della
relazione, se con le parole trasmettiamo
informazioni, con i segnali del corpo
forniamo informazioni alle informazioni.
Rapporto tra relazione e contenuti
nel processo comunicativo
60%
10%
Gestualità
Gestualità
30%
Relazione
Come
Cosa
Tono della voce
Il principio della comunicazione di Warren G.
Benis
B1
Ciò che B1
riceve
Angolo di distorsione
A
Ciò che A vuole comunicare
B
Il nostro sistema di riferimento
è legato al modo di rapportarci al mondo




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


E’ condizionato da molti fattori tra loro
interagenti:
Sistema percettivo
Concetto di sé
Capacità cognitive
Motivazioni ed aspettative
Storia personale
Bisogni affettivi
Valori di riferimento….
I meccanismi percettivi hanno parte di
responsabilità nel rendere problematica
la dinamica della comunicazione
interpersonale.
Per difenderci dal bombardamento di
stimoli cui siamo sottoposti, usiamo
selezionare le informazioni che
provengono dal mondo esterno
attraverso l’uso di “filtri” di vario tipo,
fisiologici, emotivi, culturali.
La dissonanza
L’uso dei codici analogici del
comportamento corporeo contraddice
l’uso di quello verbale.
ll mancato controllo sui codici non
verbali può causare affaticamento o
chiusura comunicativa.
La comunicazione non verbale
Deve essere congruente con la
comunicazione verbale perché esse
coesistono sempre e la prima prevale
sulla seconda facendo in modo che se
non c’è congruenza tra le due, la
comunicazione risulta confusa o
contraddittoria.
La stima di sé

Uno degli elementi della relazione
insegnante-allievo che ricopre
importanza ai fini dell’efficacia
comunicativa è certamente il modo in
cui il giovane si rapporta a se stesso,
ciò che sente e pensa a proposito di
se stesso.
La stima di sé
Non risponde pienamente alle
aspettative degli altri perché
rappresenta una istanza
profonda del proprio essere, il
valore che la persona dà a se
stessa.
In una prospettiva educativa appare decisiva la
gestione della comunicazione interpersonale
perché, per avere buona stia di sé, occorre
innanzitutto avere buona consapevolezza:
Degli obiettivi
Dei
propri
bisogni
Dei propri
sentimenti
Di sè
Dei propri
desideri
De propri limiti
Un rapporto efficace con l’insegnante può
sollecitare una riflessione cognitiva positiva
nell’allievo, che viene così messo in grado
di potenziare la capacità di accettarsi, cioè
di essere rispettoso e solidale con se
stesso, anche quando non riesce ad
apprezzarsi per ciò che sente o per ciò che
fa.
Gli allievi hanno un compito difficile nel
gestire le loro emozioni, perché non
sempre sono capaci di tradurre quanto
sentono dentro in comunicazione chiara
ed aperta.
Gli effetti sul processo di apprendimento
sono spesso la parte visibile di quanto
non funziona bene nella relazione
L’insegnante deve porsi come
interlocutore attendibile, comprensivo
e capace i consentire all’altro di
aprirsi, di raccontarsi, di sprimere i
propi sentimenti, i suoi stati d’animo
La relazione d’aiuto
E’’ indispensabile e solo un
insegnante educatore
“emozionalmente preparato” e
“cognitivamente dotato”può svolgere
bene, creando e gestendo una
relazione comunicativa ricca ed
efficace.
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Linguaggio comunicazione e cecità