… LETTERA MORTA … Le linee di indirizzo nazionale per la salute mentale, varate dallo Stato nel 2008, stimolavano a “promuovere un ulteriore sviluppo della vocazione multi professionale nei dipartimenti di salute mentale, integrare alcune variabili significative (lingua, religione ecc.), all’interno dei sistemi di rilevazione epidemiologica dei servizi, incentivare l’attivazione e valorizzazione di centri con dimensione di tipo aziendale, sovra-aziendale e/o interaziendale rispetto ai problemi della salute mentale dei migranti”.Le linee di indirizzo prevedevano inoltre lo “sviluppo di competenze professionali e di strategie operative nell’ambito della clinica transculturale. Sono rimaste lettera morta,”. Giuseppe Cardamone, Firenze, novembre 2011 “Denominatore comune alle modalità solo apparentemente differenti, con le quali la tematica generale dello straniero viene abitualmente affrontata è la paura. Rivolta originariamente verso coloro la cui diversità appariva già dal colore della pelle, e successivamente dislocata verso i provenienti da un altro continente, poi verso i transfughi da paesi appena al di là del mare …. Paura come sintomo inconfondibile della pregiudiziale indisponibilità a istituire un rapporto, come riflesso di una insicurezza invincibile, come testimonianza dell’incapacità di riconoscere un dato fondamentale, e cioè il fatto che la relazione con l’altro costituisce la condizione senza la quale non è possibile il riconoscimento e l’affermazione della propria identità. Di questa paura occorre prendersi cura …” Umberto Curi, 2010 I corpi di alcuni emigranti italiani sulla spiaggia di Cartagena. Secondo il Lloyd i morti furono 292 ma il bilancio fu contestato dalle controparti che, accusando gli armatori d'aver caricato più persone di quante dichiarate, stimarono le vittime tra le 440 e le 500. E da Genova il Sirio partivano per l'America, varcare, varcare i confin. Ed a bordo cantar si sentivano tutti allegri del suo, del suo destin. Urtò il Sirio un orribile scoglio di tanta gente la mise, la misera fin. Padri e madri bracciava i suoi figli che si sparivano tra le onde, tra le onde del mar. E tra loro lerì un vescovo c'era lerà dando a tutti lerì la sua be, la sua benedizion. . EMIGRAZIONE ITALIANA: UNA STORIA DI RAZZISMO Linciaggi, proclami razzisti, leggi restrittive, colpirono i milioni di italiani emigrati all'estero nei secoli scorsi in cerca di fortuna. Molti rimasero vittime di cieca violenza, per le colpe di altri. Un'orda di selvaggi, brutti, sporchi e cattivi, da tenere a debita distanza, nei sudici ghetti delle grandi città. Dagli Stati Uniti all'Australia, passando per l'Europa, il sentimento xenofobo contro gli immigrati italiani dilagò come un fiume in piena tra la fine dell'800 e i primi anni del 1900, provocando significativi strascichi fino alla metà del secolo scorso. Titoli di giornali e proclami politici, bollavano i nostri connazionali come geneticamente tendenti alla criminalità, dunque pericolosi nel complesso, per la sicurezza civile. Il 1 gennaio del 1894 il New York Times scriveva: "Abbiamo all'incirca in questa città trentamila italiani, quasi tutti provenienti dalle vecchie province napoletane, dove, fino a poco tempo fa, il brigantaggio era l'industria nazionale. Non è strano che questi briganti portino con se un attaccamento per le loro attività originarie". IL MASSACRO DI NEW ORLEANS. IL MASSACRO DI AIGUES-MORTES. LA STORIA DI SACCO E VANZETTI. I rifugiati nel mondo sono circa 20 milioni, ai quali aggiungere 30 milioni di profughi nei loro stessi paesi, 80 milioni di migranti, cioè in totale il 2% della popolazione mondiale. Alla fine del 2008 i cittadini stranieri regolari presenti in Italia erano 3.891.295; di essi 862.453 minorenni, 518.700 nati in Italia; il 22,5% provienienti dall’Africa; avevano ottenuto lo status di rifugiato 1785 persone, su 30.324 domande inoltrate (Fonte dei dati: XIX Rapporto “Immigrazione”. Dossier Statistico 2009, IDOS Edizioni). Guardare ai migranti come persone o non come braccia, come uomini e non come “immigrati, come lavoratori e non come “nuovi schiavi”; comprendere che se l’“idea nuova” è accolta produce crescita e sviluppo, se non è accolta dis-funzione. Che loro sono oggi dove eravamo noi ieri. Che la loro presenza ci arricchisce, non ci impoverisce. Che dobbiamo acquisire un pensiero pluralista e "cosmopolita" (anziche' etnocentrico) con particolare attenzione alla diversità, per accogliere e integrarle e non respingerle.