XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
SILAE
SOCIETA’ ITALO-LATINO AMERICANA
DI ETNOMEDICINA
ISTITUTO ITALO-LATINO AMERICANO (IILA) ROMA
SOCIETA’ ITALO-LATINO AMERICANA DI ETNOMEDICINA (SILAE)
UNIVERSITA’ DI SALERNO
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
“Paolo Ceccherelli”
Roma 21 Settembre 2004
Salerno 22 – 25 Settembre 2004
Atti
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Il XIII° Congresso Italo-Latinoamericano di Etnomedicina della SILAE fa seguito ai convegni
tenuti nel 1992 a Salerno, nel 1993 a Lima, nel 1994 a Roma, nel 1995 a Quito, nel 1996 a
Roma e Padula, nel 1997 ad Antigua, Guatemala, nel 1998 a Salerno e Roma, nel 1999 a
Valparaiso, nel 2000 ad Urbino, nel 2001 nell’ Isla di Margarita, Venezuela, nel 2002 a
Pavia e nel 2003 a Rio de Janeiro, Brasile, come i precedenti, ha lo scopo di fornire un
quadro dei più recenti sviluppi della ricerca nei vari campi in cui esso é articolato
(dall’antropologia all’etnobotanica, dalla chimica delle piante alla farmacologia,
dall’alimentazione alle nuovi preparati fitoterapici).
Tali Congressi sono diventati un appuntamento fisso nel panorama scientifico internazionale
in coesistenza con i più importanti congressi scientifici. La causa di tale successo, che ha
visto la presenza di centinaia di ricercatori in rappresentanza di quasi tutti i paesi
latinoamericani ma anche di altre nazioni europee è da ricondurre a nostro avviso
all’originalità delle tematiche affrontate. Il tema dell’Etnomedicina, infatti, rivisitato alla
luce delle più moderne acquisizioni scientifiche, viene analizzato da diversi punti di vista ed
in maniera multidisciplinare
In questi anni la SILAE, sia pur organizzata in maniera volontaristica, ha subito una rapida e
continua espansione, manifestandosi nel numero sempre maggiore di ricercatori presenti ai
vari Congressi e nella quantità e qualità sempre crescente dei lavori presentati.
La Società Italo-Latinoamericana di Etnomedicina (SILAE) sviluppa programmi di ricerca in
collaborazione con prestigiose Università Latinoamericane, tali programmi si inseriscono
nello studio sistematico, avviato da due decenni, di piante medicinali ed alimentari
Sudamericane provenienti da vari Paesi: Perù, Ecuador, Colombia, Brasile, Bolivia,
Paraguay, Argentina e che negli ultimi anni si è esteso anche a specie del Centro America
(Salvador, Guatemala, Messico, Costarica, Honduras, Cuba, santo Domingo, Porto Rico),
Paesi in cui la medicina tradizionale e la fitoterapia vantano secolare applicazione
Il presente volume racchiude gli atti del XIII Congresso Italo-Latinoamericano di
Etnomedicina della SILAE. In esso sono contenuti gli abstract di 15 letture plenarie, 78
comunicazioni orali e 163 comunicazioni poster, preziosi contributi scientifici di oltre 700
partecipanti Latinoamericani-Americani e Italiani, rappresentanti di tutti gli Stati
dell’America Latina e rappresentanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Presidi e
Rettori di Facoltà e Università, Professori Universitari.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Con il patrocinio di:
Università degli Studi di Salerno
Regione Campania
Ministero degli Affari Esteri
Amministrazione Provinciale di Salerno
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Con il contributo di:
Università degli Studi di Salerno
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche - Università di Salerno
Regione Campania
Amministrazione della Provincia di Salerno
Associazione Titolari di Farmacia di Vibo Valentia
Ordine dei Farmacisti di Crotone
Ordine dei Farmacisti di Potenza
Ordine dei Farmacisti di Salerno
San Paolo Banco di Napoli
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
SEGRETERIA CONGRESSO
ROMA
Dott.ssa Rossana Righetti
Segreteria Tecnico Scientifica
Istituto Italo Latino Americano IILA
Piazza Cairoli 3, 0044 Roma, Italia
Tel. 0039 06 68492227 Fax 0039 6 6872834
e- mail: [email protected]
SALERNO
Prof. Luca Rastrelli,
Dra. Adele Naddeo,
Dra. Angelyne Benavides,
Dra. Marta D’Auria
Dr. Antonio Vassallo
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche
Università di Salerno, Italia
Via Ponte Don Melillo - 84084 Fisciano (Salerno)
Tel. 0039 089 962467 / 964356 Fax +39 089 962828
e-mail: [email protected]
NAPOLI
Dr. Michele Bianco
SESIRCA-Regione Campania
Centro Direzionale-Isola A6 80128 Napoli
Tel. 0039817967302
e-mail: [email protected]
COMITATO SCIENTIFICO – COMITÉ CIENTÍFICO
Susana Abdo – Ecuador
Rita Aquino – Italia
Carlo Bicchi – Italia
Omany Cuesta Rubio – Cuba
Fernando Cabieses – Perù
Armando Cáceres – Guatemala
Massimo Curini – Italia
Silvia De Benedetti – Argentina
Giovanni Dugo – Italia
Juan A. Garbarino – Cile
Paolo Manitto – Italia
María Medina – Nicaragua
Jeanette Méndez – Venezuela
Gerardo Mora – Costa Rica
Massayoshi Yoshida – Brasile
Ivano Morelli – Italia
Jorge Molina – Messico
Luis Morales Escobar –Bolivia
Plutarco Naranjo – Ecuador
Marcello Nicoletti – Italia
Sonia Piacente – Italia
Cosimo Pizza – Italia
Enrique Murillo – Panamà
Olga Lock – Perù
Inés Ruiz - Honduras
Ricardo Guerrero – Portorico
Rubén Torrenegra – Colombia
Amarillis Saravia – Guatemala
Paola Vita-Finzi – Italia
Lionel Robineau– Santo Domingo
COMITATO ORGANIZZATORE – COMITE ’ORGANIZADOR
Anníbal Amat –Argentina
Vincenzo De Feo – Italia
Michele Bianco – Italia
Paolo Cabras – Italia
Francesco De Simone – Italia
Tina De Tommasi – Italia
Luca Rastrelli – Italia
Mahabir Gupta – Panamá
Suzana Leitão – Brasile
Víctor Maldonado – IILA
Pietro Mazzeo – Italia
Sylvia Prieto – Cuba
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
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Programma
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Martedì 21 settembre ‹ Roma
Ore 10.00 Inaugurazione del Convegno
Interverranno:
• S.E. Amb. Paolo Faiola Segretario Generale IILA
•
Prof. Jeanette Mendez Presidente SILAE
•
Prof. Francesco De Simone Presidente del Comitato Organizzatore
Parole di saluto degli ex presidenti
•
Prof. Plutarjo Naranjo
•
Prof. Massayoshy Yoshida
•
Prof. Juan Garbarino La SILAE e la Cooperazione Scientifica Italo Latinoamericana
Ore 11.30 Intervallo
• Prof. Maria Cristina Fioretti Ceccherelli Università degli Studi di Perugia
Ricordo di Paolo Ceccherelli
• Prof. Fernando Quevedo
• Dr. Victor Maldonado Vice Segreteria Tecnico Scientifica IILA
Ore 13.30 Cocktail di benvenuto
Ore 15.00 Partenza dei Partecipanti per Salerno
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Mercoledì 22 settembre ‹ Università di Salerno - Aula Magna
Ore 9.30
Apertura dei Lavori
Benvenuto
Francesco De Simone
Presidente Comitato Organizzatore
Jeannette Blanco de Méndez
Presidente SILAE
Saluto della Autorità
Prof. Raimondo Pasquino
Ore 10.30-11.10
Lettura Inaugurale:
Ore 11.10-11.30
Coffee break
Magnifico Rettore dell’Università
degli Studi di Salerno
Omaggio a Paolo Ceccherelli
(PL 1)
Massimo Curini (Italia)
Sessione Antropologia
Presiede: Prof. Mariapaola Fimiani / Prof. Fernando Quevedo
Ore 11.30-12.10 Lettura Plenaria:
Ore 12.10-13.40
Antropología del tomate de árbol (PL 2)
Plutarco Naranjo (Ecuador)
Comunicazioni orali:
Cultura matrisocial y enfermedad
corporal (CO 1)
Dr. Samuel Hurtado Salazar (Venezuela)
Verso la fine dei “monstra”.
La neutralizzazione del mostruoso nei
saperi della natura del XVIII secolo.
(CO 2)
Enrico Nuzzo (Italia)
Alimentos:
conservacion
almacenamiento
en
el
precolombino (CO 3)
Oriana Pardo B. (Cile)
y
Chile
Simbolismo y ritualidad de la parteria
tradicional indìgena en Ecuador (CO 4)
Mideros Morales P. R. (Ecuador)
Neuropsychological
assessment
of
adolescents using Ayahuasca in a
religious context (CO 5)
Da Silveira, ED; Grob, CS; Da Silveira,
DX; De Rios, MD; Lopez, E; Castello, O;
Brito, GS; Alonso, L; Tacla,C. (Brasile)
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
La fitoterapia nella Bibbia (CO 6)
Luigi Torraca (Italia)
PAUSA PRANZO
Sessione Etnobotanica
Presiede: Prof. Marcello Nicoletti / Prof. Suzana Leitao
Ore 15.30-16.10
Lettura Plenaria:
Uso de plantas silvestres en la atención
primaria de salud en comunidades
Mapuches del NO de la Patagonia,
Argentina (PL 3)
Ana H. Ladio (Argentina)
Ore 16.10-16.55
Comunicazioni orali:
Situaciòn actual de los ensayos clinicos
en plantas medicinales. Errores,
problemas y limitaciones. (CO 7)
Alberto Hernández Rodríguez (Cuba)
A survey on diuretic plants of the world:
preliminary results (CO 8)
Cunha, AMF, Raghuram, A, Silva, GJB,
Araújo, EL, Batista, JEM, Castro-Chaves, C.
(Brasile)
Ensayos de toxicidad en plantas de la
Orinoquia. (CO 9)
Josè M. Jiménez, A. Carabot, A. Cegarra,
J. Carmona, P. Meléndez y M. Costa
(Venezuela - Spagna)
Ore 16.55-17.15
Coffee break
Presiede: Prof. Lionel Robineau / Nunziatina De Tommasi
Ore 17.15-17.55
Lettura Plenaria:
Ore 17.55-19.05
Comunicazioni orali:
Diversidad quìmica en el genero
Werneria (PL4)
Olga R. Lock Sing (Perù)
La diversidad etnofarmacologica en la
Amazonia peruana: un potencial para
su aprovechamiento. (CO 10)
Elsa Liliana Rengifo Salgado (Perù)
Nuevos datos sobre frutos tropicales. I.
Mangifera indica L. (Anacardiaceae):
Estructura del fruto y efectos del
proceso de selección. (CO 11)
Anibal G. Amat (Argentina)
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Conservacion de la biodiversidad e
integracion
del
conocimiento
tradicional de plantas medicinales en
politicas de atencion primaria de salud
en Centroamerica y Caribe. (CO 12)
Sonia Lagos Witte, María E. Medina
Sandino (Nicaragua)
La tutela della pizza tradizionale
campana artigianale. Il contributo del
Comitato Tecnico Scientifico della Festa
della Pizza – Sapori, colori e tradizioni
della Campania.
Eugenio Luigi Iorio, Cosimo Mogavero
(Italia)
Ore 20.00 Festa della Pizza
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Giovedì 23 settembre ‹ Facoltà di Farmacia - Salerno
AULA 1
Sessione Fitochimica-Farmacognosia
Presiede: Prof. Cosimo Pizza / Olga Lock
Ore 9.30-10.10
Ore 10.10-10.55
Lettura Plenaria:
Comunicazioni orali:
Quimica y biologia de los generos
Calceolaria (Scrophulariaceae) y Nolana
(Nolanaceae). (PL 5)
Juan A. Garbarino, M. Cristina Chamy y
Marisa Piovano. (Cile)
Actividad leishmanicida y antimalárica
de análogos de passifloricina A (CO 13)
Wilson Cardona, Fernando Echeverri,
Winston Quiñones, Jorge García; Juan
Murga (Colombia-Spagna)
Nuovi ciatani dotati di attività biologica
da Sarcodon glaucopus (CO 14)
Maria Carla Marcotullio, Massimo Curini,
Federica Maltese, Luigi Menghini, Rita
Pagiotti, Ornelio Rosati, Gianmario
Altinier, Aurelia Tubaro (Italia)
Flavonoids and preliminary studies of
the antiulcerogenic activity from
Byrsonima
crassa
Niedenzu
(IK)
(Malpighiaceae) leave extracts (CO 15)
M. Sannomiya, Vitor B. Fonseca, M.A. da
Silva, L.R.M. Rocha, L.C. dos Santos, C.A.
Hiruma-Lima, A.R.M. Souza Brito, W.
Vilegas (Brasil)
Ore 11.10-11.30
Coffee break
Prof. Massimo Curini / Prof. Maria Medina
Ore 11.30-12.30
Comunicazioni orali:
3,5-di-caffeoylquinic acid from the fruits
of Vitex cymosa bertero (Verbenaceae).
(CO 16)
Fonseca, Eduardo N.; Figer, Alex; Leitão,
Suzana G. (Brazil)
Studio dei costituenti iridoidici di
Cephalanthus glabratus (CO 17)
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Maria Antonietta Del Pero, Lamberto
Tomassini, Antonio Ventrone, Marcello
Nicoletti. (Italia-Argentina)
Cytotoxic studies of a flavonoid isolate
from Baccharis nitida (Ruiz et Pavon)
Pers. in human cells. (CO 18)
Guada Melissa, Chidiak Soley, Buitrago
Diolimar, Corao Grecia, Cova José Angel
y Morales Antonio (Venezuela)
Estudio farmacológico y hematológico de
algunas plantas de Honduras. (CO 19)
Ines Ruiz, Ana Carolina Arévalo, Aryeni
Oseguera. (Honduras)
PAUSA PRANZO
Presiede: Prof. Ruben Torrenegra / Prof. Susana Abdo
Ore 15.00-15.40
Lettura Plenaria:
Nuovi metaboliti isolati da alcuni
basidiomiceti raccolti nell’Appennino
pavese (PL 6)
Giovanni Vidari (Italia)
Ore 15.40-16.30
Comunicazioni orali:
Pentacalia corymbosa. (Benth),Cuatr,
Fuente de proncipios citotoxicos y
antifungicos. (CO 20)
Rubén D. Torrenegra G., Julio A. Pedrozo.,
Alba N. Téllez y Alvaro Granados
(Colombia)
Introduzione alla flora della Cirenaica
(CO 21)
Manunta Antonio (Italia)
Ore 16.30 -16.50
Ore 16.50-17.35
Coffee break
Comunicazioni orali:
Flavonoids and preliminary studies of
the antiulcerogenic activity from
Distribuciòn
de
terpenoides
en
Burseraceae. (CO 35)
Juan D. Hernández , A. Hernández, R.
Alvarez, J.C. Guzmán, L. Beiza, Y.
López, N. Herrero, I. Tapia y L. Urania
Román (Mexico)
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Establecimiento de múltiples brotes en
Acmella radicans una planta productora
de alcamidas. (CO 36)
G. Torres-Arreguin, J. Molina-Torres y
P. Rios-Chavez (México)
Estudio preliminar de los componentes
químicos de la especie Baccharis nitida
(Ruiz et Pavon) Pers. (CO 37)
Chidiak Soley, Guada Melissa, Buitrago
Diolimar y Morales Antonio (Venezuela)
Sessione Poster
Ore 17.35
SERATA DANZANTE
Giovedì 23 settembre ‹ Facoltà di Farmacia - Salerno
AULA 2
Sessione Etnobotanica
Presiede: Presiede: Prof. Paolo De Capraris / Prof. Ana Ladio
Ore 9.15-11.00
Comunicazioni orali:
Las plantas medicinales y/o alimenticias
en la lucha contra el hambre. (CO 22)
Jeannette Blanco de Méndez (Venezuela)
Inhibición de cepas bacterianas sensibles
y resistentes por medio de extractos
usadas en el noreste de México para
tratar enfermedades respiratorias (CO
23)
Gloria Molina-Salinas, Alejandro PérezLópez, Pola Becerril-Montes, Ricardo
Salazar-Aranda, Salvador Said- Fernández
y Noemí Waksman de Torres (Mexico)
Enfoque de interculturalidad en la
investigacion participativa de las
plantas medicinales de la Amazonia.
(CO 24)
Rosa Urrunaga Soria (Perù)
Modello fisiopatològico y nosologico
para el empleo de plantas medicinales
(CO 25)
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Chàvez-M AA, Rivas-V JF, Romàn-R R,
Alarcòn-A FJ (Messico)
Ethnopharmacology, Conservation of
Traditional
Knowledge
and
Environmental Education. (CO 26)
Priscila Fernandes, Patricia Sousa
Oliveira, Alba R.M. Sousa Brito (Brazil)
Actividad antihipertensiva de plantas
medicinales del Paraguay. (CO 27)
F. Mereles, Miguel Angel Campuzano
Bublitz (Paraguay)
Resultado
de
un
acercamiento
etnomedical de larga duración: la
segunda edición de la Farmacopea
vegetal Caribeña. (CO 28)
Lionel Robineau (Santo Domingo)
Ore 11.10-11.30
Ore 11.30-12.10
Coffee break
Lettura Plenaria:
L’etnobotanica e la ricerca di nuove
sostanze naturali (PL 7)
Vincenzo De Feo (Italia)
PAUSA PRANZO
Sessione Fitochimica-Farmacognosia
Presiede: Presiede: Prof. Carlos Cespedes/ Prof. Anita Marsaioli
Ore 15.00-16.30
Comunicazioni orali:
Clasificación
físico-química
de
propóleos cubanos. (CO 29)
Osmany Cuesta-Rubio, Anna Lisa
Piccinelli, Ingrid Márquez Hernández,
Francesco De Simone, Luca Rastrelli
(Italia-Cuba)
The accumulation of trans-4-hydroxyN- methylproline and N-methylproline
by some plant species. (CO 30)
Maricela Adrian-Romero, Gerald
Blunden, Asmita V. Patel, Pablo
Meléndez (Venezuela-UK)
Exploring Plant Species from São Paulo
State
Biodiversity
whit
Neuropharmacological Properties
(CO 31)
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Vanderlan da Silva Bolzani, Dulce Helena
Siqueira Silva, Maysa Furlan, Cláudio
Viegas Junior and Otávio Aparecido
Flausino Jr (Brasile)
Composizione
chimica,
attività
antimicrobica e antifungina dell’olio
essenziale
di
Teucrium
marum
(Lamiaceae) (CO 32)
Donata Ricci, Daniele Fraternale, Laura
Giamperi, Anahi Bucchini, Francesco
Epifano, Giovanni Burini and Massimo
Curini (Italia)
Efectos de withanolidos sobre
leishmania (Viania) panamensis
(CO 33)
Diana Cardona, Wisnton Quiñones,
Fernando Torres, Fernando Echeverri,
Sara Robledo, Iva D. Velez (ColombiaSpagna)
Studio biologico e fitochimico di
Ailanthus altissima Swingle. (CO 34)
Emilia Quaranta, Vincenzo De Feo, Rita
Di Giacomo, Arturo Leone, Giuseppina
Lodato, Alessandra Rosati (Italia)
Ore 16.30 -16.50
Coffee break
Presiede: Presiede: Prof. Juan Garbarino/ Prof. Paola Vita- Finzi
Ore 16.50-17.30
Ore 17.30- 18.10
Ore 18.10
Lettura Plenaria
Lettura Plenaria:
Sustainable use of the Brazilian
biodiversity:
Chemical
and
pharmacological prospection on higher
plants. (PL 8)
Wagner Vilegas (Brasile)
Chemical constituents from Lauraceae
and Myristicaceae species. (PL 9)
Massayoshi Yoshida (Brasile)
Sessione Poster
Assemblea - Società Italo-Latinoamericana di Etnomedicina
SERATA DANZANTE
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Venerdì 24 settembre ‹ Facoltà di Farmacia - Salerno
AULA 1
Sessione Chimica degli alimenti
Presiede: Presiede: Prof. Giovanni De Martino/ Prof. Jeanette Mendez
Ore 9.15-9.55
Lettura Plenaria:
Ore 9.55-11.05
Comunicazioni orali:
Pollination Chemistry and
bioactive compounds. (PL 10)
Anita Jocelyne Marsaioli (Brasile)
their
Valorizzazione di functional foods della
tradizione mediterranea (CO 38)
Irene Dini, Gian Carlo Tenore, Elena
Trimarco, Antonio Dini. (Italia)
El Sapote (Quararibea cordata)
Excelente Fuente de Zeaxantina, para
Prevención de la Degeneración
Macular Senil (CO 39)
Enrique Murillo F. (Panamà)
Caratterizzazione chimica di propoli
cubane: isoflavonoidi e benzofenoni
isoprenilati (CO 40)
Anna Lisa Piccinelli, Osmany CuestaRubio, Ingrid Márquez Hernández,
Francesco De Simone, Luca Rastrelli
(Italia-Cuba)
The Effect of Yeasts on Ochratoxin A
during Fermentative Process. (CO 41)
Paolo Cabras, Carlo I.G. Tuberoso (Italia)
Evaluación de la composición química
y algunos micronutrientes en harinas
nativas de mapuey (Dioscorea trifida),
en sus variedades blanco y morado.
(CO 42)
Consuelo Araujo de Vizcarrondo, Lizet
Bou Rached, Alicia M. Rincón y Fanny
de Padilla (Venezuela)
Ore 11.10-11.30
Coffee break
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Presiede: Prof. Plutarjo Naranjo/ Elsa Liliana Rengifo Salgado (Perù)
Ore 11.30-13.45
Comunicazioni orali:
Evaluación cualitativa in vitro de la
capacidad de adsorción de grasas del
quitosano obtenido a partir de fuentes
nativas de crustáceos. (CO 43)
S. Madrigal-Carballo, M. Sibaja, J. Nieto
& G. Rodríguez (Costa Rica)
Antioxidant and inhibitory activities of
phenoloxidases and vegetal energetic
systems by secondary metabolites
isolated from mexican plants. (CO 44)
Carlos L. Céspedes, Mariana Dominguez,
Estela Patlani, J. Guillermo Avila, Patricio
Torres, J. Camilo Marin and Isao Kubo
(Mexico-USA)
Analysis by HPLC of Acequinocyl and
Hydroxyacequinocyl
Residues
on
Fruits and Vegetables. (CO 45)
Paolo Cabras, Pierluigi Caboni (Italia)
Polyphenol content and vasodilator
activity of wines, grape products and
some polyphenols occurring in wines
on the isolated mesenteric vascular bed
of the rat. (CO 46)
R Soares de Moura, LCRM Carvalho,
Madeira VF, Vieira MAS, Tano T and
Resende AC (Brasile)
Actividad insecticida del aceite esencial
de las partes aereas de Gutierrezia
mandonii (Asteráceas) (CO 47)
Paola Di Leo Lira, Sandra V. Clemente,
Graciela Mareggiani, Catalina M. Van
Baren, Berta E. Juárez, María E.
Mendiondo, Adriana Broussalis, Arnaldo
L. Bandoni, Graciela E. Ferraro
(Argentina)
Aislamiento
y
purificación
de
preparados de bromelina a partir de
tallos de piña (Ananas comosus (l.)
Merr) cosechados en Cuba.
Aplicaciones
farmacéuticas
y
biotecnológicas. (CO 48)
M. Hernández, C. Carvajal, M. Márquez,
R. Báez, H. Morris, M. A. Chávez. (Cuba)
i.exe
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Industrial residue of andiroba as raw
materials for cosmetics. (CO 49)
Adriano
Martinez
Basso,
Renato
Grimaldi, Roberto Soares de Moura and
Lauro E. S. Barata (Brazile)
Evaluacion de la actividad de la
superòxido dismutasa (SOD) en una
poblacion con diabetes mellitus tipo 2,
tratada con vitamina E. (CO 50)
Lares, Mary, Castro Jorge; Garzaro
Gloria y Obregón, Oswaldo (Perù)
Economic Aspects of the Transgenic
Soybean Planted in Brazil. (CO 51)
Rafaela Di Sabato Guerrante (Brasile)
PAUSA PRANZO
Sessione Tecnologia farmaceutica
Presiede: Prof. De Simone Francesco/ Prof. Menegatti Enea
Ore 15.30-16.10
Lettura Plenaria:
Ore 16.10-17.10
Comunicazioni orali:
Desarollo de tecnologìa de cultivo de
plantas
medicinales
natives
y
produccion de fitoteràpicos en Centro
Amèrica (PL 11)
Càceres Armando (Guatemala)
Centro de investigacion y desarollo de
medicamentos Aloe vera L de la planta
al medicamento. Experiencias en el
CIDEM. (CO 52)
Rosa Menéndez Castillo (Cuba)
Studi di rilascio e permeazione cutanea
dell’aloina veicolata in gel acquosi.
(CO 53)
Gian
Carlo
Ceschel,
Valentina
Bergamante, Valeria Calabrese (Italia)
Bio Dermis: un producto donde la
naturaleza y la biotecnología se unen
para sanar. (CO 54)
Sharry S. (Argentina)
Proyecto multidisciplicario del sector
industrial para revalorizar los
medicamentos fitoteràpicos. (CO 55)
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Jelena Nadinic, Alicia Campins y Annette
Pfeiffer, Fernando Ranea (Argentina)
Ore 17.10-17.30
Coffee break
Ore 17.30
Sessione Poster
CENA SOCIALE
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Venerdì 24 settembre ‹ Facoltà di Farmacia - Salerno
AULA 2
Sessione Farmacologia
Presiede: Prof. P. Mazzeo / Prof. P. Autore
Ore 9.15 -10.05
Comunicazioni orali:
Studio sul ruolo del polmone e del
muscolo scheletrico di ratto come siti
di glucuronidazione di xenobiotici.
(CO 56)
Cioffi,G.; De Caprariis,P. ; De
Tommasi,N. ; Laufer,R.; Monteagudo,E.;
Taliani,M. (Italia)
Evaluation of the gastroprotective
activity of Davilla elliptica: a Brazilian
“Cerrado” medicinal plant (CO 57)
C.A. Hiruma-Lima, H. Kushima, L.R.M.
Rocha, M. Cola, A.R.M. S.Brito, D.
Rinaldo, L. C. Santos,W. Villegas
(Brazil)
Profilassi iodica del gozzo in Italia
(CO 58)
Torino Mario, Torino Gaetano, Attianese
Paolo, Torino Michele. (Italia)
Actividad antimicrobiana de los
diterpenos de Eupatorium Salvia.
Obtención
de
derivados
y
planteamiento de un modelo de
estructura actividad. (CO 59)
Alejandro Urzúa, Marcos Caroli, Leonora
Mendoza, Marcela Wilkens (Cile)
Actividad colerética de plantas
medicinales de la flora tropical (CO
60)
Badilla B., Baudrit O., Mora G., Poveda
L. J.
Efecto tòxico del extracto del alga
Gracilaria mammillaris en células
mononucleares humanasa de sangre
periferica. (CO 61)
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Liliana Araujo, Jose Angel Cova y Grecia
Corao (Venezuela)
In vitro formation of small HDL (high
density lipoprotein) particles upon
addition of soybean phospholipids to the
hypercholesterolemic rabbit serum. (CO
62)
Jose F. Nunez and S.H. Hsia. (FloridaPerù)
Ore 11.10-10.30
Coffee break
Presiede: Prof. A. Capasso/ Prof. A. Saravia
Ore 11.30-12.10 Lettura Plenaria:
Química y Actividad Biológica de
Cembranoides 2-11 Ciclizados del
Caribe Mesoamericano. (PL 12)
Oscar Cóbar Pinto (Guatemala)
Ore 12.10-13.10
Comunicazioni orali:
Efecto antiestrés del extracto del
pericarpio de la Punica granatum en
células mononucleares humanas de
sangre periferica. (CO 63)
Grecia Corao, José Ángel Cova y
Jacqueline Pérez (Venezuela)
Aislamiento de un flavonoide de la
especie Achyrocline Satureioides (lam)
d.c. recolectada en los andes venezolanos
(CO 64)
Jiménez Jenni, Graterol Yuliher, Buitrago
Diolimar y Morales Antonio. (Venezuela)
Alternativas fitoterapéuticas para el
climaterio: la alfalfa. (CO 65)
Rodríguez Raquel y Sharry Sandra
(Argentina)
Validation of a Colorimetric Assay for
the in vitro Screening of Inhibitors of
Angiotensin-Converting Enzyme (ACE)
from Plant Extracts. (CO 66)
Carla Penido Serra, Steyner F. Côrtes, Júlio
Antônio Lombardi, Alaíde Braga de
Oliveira, Fernão Castro Braga (Brasile)
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PAUSA PRANZO
Presiede: Prof. Massayoshy Yoshida/ Prof. Osmany Cuesta Rubio
Ore 16.10 -17.10
Comunicazioni orali:
In vitro treatment by Orbignya speciosa
(Mart) Barb Rodrigues (Babassu)
epicarp/mesocarp total ethanolic extract
in three human leukemic cell lines
(CO 67)
Rennó, M.N.; Menezes, F.S; Veiga, V.F &
Holandino, C. (Brasile)
Attivita’ antiproliferativa e proapoptotica di Uncaria tormentosa. (CO
68)
Laura De Martino, Vincenzo De Feo,
Silvia Franceschelli, Arturo Leone, Maria
Pascale
(Italia)
Determinaciòn
de
la
actividad
antimicrobiana de los extractos de la
Azadirachta indica A. Juss. (CO 69
Gualtieri María, Villalta Carolina, Guillén
Ana, Lapenna Elisa, Andara Emma
(Venezuela)
Determinacion
de
la
actividad
antimicotica de los residuales del
proceso de extracción de aceites
esenciales de eucalipto molle y romero.
(CO 70)
Susana Abdo, Rosa Castro, Marcia
Pesantes y Kléber Valle (Ecuador)
Actividad biológica en especies del
genero Piper (CO 71)
Chiriboga P. Ximena , Miño C. Patricio,
Moreta L, Silva E. (Ecuador)
Ore 17.10-17.30
Ore 17.30-18.10
Ore 18.10
Coffee break
Lettura Plenaria:
Lo sciamano e le piante “intelligenti”
dell’Amazzonia. (PL 13)
Aldo lo Curto (Italia)
Sessione Poster
CENA SOCIALE
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Venerdì 24 settembre ‹ Facoltà di Farmacia - Salerno
AULA 8
Ore 15.00
Ia Riunione Internazionale Gruppo di Lavoro ETNOVETERINARIA:
Coordina: Prof. Luca Rastrelli, Armando Ceaceres
Relazioni:
•
La etnoveterinaria como un instumento para la atención integral de la
producción pecuaria. Armando Cáceres, Guatemala
•
Forrajes Tradicionales del Altiplano de Guatemala. José Vicente Martínez Arévalo
Guatemala
•
Strategic Behaviour of the Largest Companies Operating in the Genetically
Modified Seed Market. Rafaela Di Sabato Guerrante (Brasile).
Interventi:
Rodrigo Diéguez, Alfonso Loarca, Dora Elena Chang, Juan José Méndez Barrios, Anna Lisa
Piccinelli, Teresita di Bernardi, Graciela Sabatini
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Sabato 25 settembre ‹ Facoltà di Farmacia - Salerno
Sessione Tecnologia farmaceutica
Presiede: Prof. Paolo Colombo / Prof. Luisa Montanari
ore 9.15-10.00
Lettura plenaria:
Biodegradabile particles for the
delivery of antisense oligonucleotides.
(PL 14)
Prof. Elias Fattal (Francia)
ore 10.00-10.45
Comunicazioni orali:
Polimerizzazione interfacciale per la
produzione di sistemi microparticolati.
(CO 72)
Domenico Acierno, Rita P. Aquino,
Elvira Avallone, Pio Iannelli, M. Rosaria
Lauro, Paola Scarfato (Italia)
Incorporazione dell’olio essenziale di
Artemisia arborescens in nanoparticelle
lipidiche
per
applicazioni
in
agricoltura. (CO 73)
Francesco Lai1,2, Sylvia Wissing2, Anna
Maria Fadda1, Rainer H. Muller (ItaliaGermania)
Gastro-resistant microparticles of
flavonoids. (CO 74)
Maria Rosaria Lauro, Francesco De
Simone, Rita P. Aquino (Italia)
ore 10.45-11.15
Coffee Break
Presiede: Prof. Carlo Rossi / Prof. Angelo Scatturin
ore 11.15-12.00
Lettura plenaria:
Vie e forme di dosaggio per la
somministrazione
controllata
di
prodotti naturali. (PL 15)
Prof. Paolo Colombo (Italia)
ore 12.00-13.00
Comunicazioni orali:
Transdermal
administration
of
genistein and daidzein contained in a
soy dry extract. (CO 75)
Antonella Casiraghi, Paola Minghetti,
Francesco Cilurzo, Luisa Montanari
(Italia)
Extracts
of
Kigelia
africana:
composition, activity and evaluation of
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
cutaneous irritation potential in
reconstituted human epidermis by
assessing complementary in Vitro
endpoints. (CO 76)
Patrizia
Picerno,
Rokia
Sanogo,
Giuseppina Autore, Stefania Marzocco,
Marisa Meloni, Rita P. Aquino (ItaliaMali)
Beads di alginato per il rilascio
controllato
dell’olio
essenziale
diArtemisia arborescens (CO 77)
Chiara Sinico, Francesco Lai, Donatella
Valenti, Maria Manconi, Anna Maria
Fadda (Italia)
Sodium alginate beads by laminar jet
break-up technology (CO 78)
Pasquale Del Gaudio e Paolo Colombo
(Italia)
Ore 13.00
Ore
13.30
Chiusura dei Lavori
Trasferimento a Roma dei partecipanti
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Plenarie
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PL 1
Omaggio a Paolo Ceccherelli
Massimo Curini
Dipartimento di Chimica e Tecnologia del Farmaco, Sezione di Chimica Organica,
Università degli Studi di Perugia
Lo studio delle Sostanze Naturali ha rappresentato sempre nel nostro gruppo di ricerca un
elemento essenziale di indagine nei suoi molteplici aspetti che vanno dall'isolamento e
determinazione strutturale di metaboliti secondari di piante e funghi, allo studio di
problematiche di tipo semisintetico e sintetico.
In questo quadro generale si inserisce il rapporto che fin dagli anni '70 mi ha legato
scientificamente al Prof. Paolo Ceccherelli fino alla sua prematura scomparsa nel 1998.
Questa Lettura Plenaria vuole essere una rivisitazione di quanto "abbiamo fatto" nel campo
delle Sostanze Naturali allo scopo di definire ancor meglio la figura di Ricercatore di Paolo e
di conseguenza il suo alto contributo alla Comunità Scientifica Nazionale ed Internazionale.
Al fine di facilitare la comprensione di quanto verrà di seguito esposto ho pensato che una
suddivisione tematica dei lavori che saranno oggetto della discussione rappresenti un
elemento fondamentale che contribuirà senza dubbio a definire come è nato e si è sviluppato il
rapporto scientifico di cui al titolo della lettura.
Ad una prima fase relativa all'isolamento e determinazione strutturale di Metaboliti da Piante
e Funghi" che costituisce il perno fondamentale della formazione scientifica del nostro
gruppo, fa seguito uno studio sintetico che spazia da "Modificazioni strutturali, sintesi e
semisintesi di sitemi terpenoidici" all'utilizzo di composti diazocarbonilici e selenio-organici
nella preparazione di molecole biologicamente attive.
• Isolamento e determinazione strutturale di Metaboliti da Piante e Funghi
Io entro a far parte del gruppo di Paolo in un momento in cui le Sostanze Naturali intese in
senso classico subiscono anche in campo internazionale un momento di crisi, nonostante ciò
la tradizione consolidata da studi su funghi del tipo Acremonium luzulae Fuckel (Gams) con
l'isolamento di strutture glicosidiche in cui l'aglicone è rappresentato da un diterpene a
scheletro isopimaranico (Virescenosidi)1 porta all'isolamento di nuovi sistemi diterpenici non
legati ad unità zuccherine quali il 19-norisopimara-7,15-dien-3-one e l'isopimara-7,15-dien19-olo. 2,3
In epoche successive di particolare rilevanza risultano gli studi effettuati su Dittrichia viscosa
che permettono di ottenere sesquiterpeni caratterizzati dalla presenza di funzioni acide4 che
ritroveremo quali prodotti di partenza di numerosi processi semisintetici e inoltre l'acido
ciperanico5, che incorpora uno scheletro sesquiterpenoidico poco rappresentato in natura.
Glicosidi cumarinici6 vengono invece isolati da Seseli tortuosum aprendo il campo ad uno
studio che ancor oggi caratterizza il nostro gruppo di ricerca.
In particolare questo tipo di approcci ha permesso di correlare chimicamente alcuni degli
agliconi dei virescenosidi sviluppando una serie di reazioni alquanto originali come solvolisi
di tosilderivati, fotoossigenazione ed epossidazioni con aspetti di apertura di anello e riduttivi.
• Modificazioni strutturali, sintesi e semisintesi di sitemi terpenoidici
Intorno agli anni '80 nasce e si sviluppa l'interesse nei confronti della sintesi organica
applicata alle Sostazne Naturali che si caratterizza mediante studi di correlazione strutturale711
e reattività12-14 di sistemi diterpenici pimarici, isopimarici e sandaraco pimarici.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Un aspetto piuttosto particolare è rappresentato da un approfondimento sulla reattività dei
quassinoidi15,16 in cui il composto leader, la quassina, era stato uno degli argomenti di studio
di Paolo "prima maniera".
Nel campo dei sesquiterpeni un lavoro fondamentale è rappresentato invece da una
correlazione di tipo biogenetico tra 3-cheto-4,5-epossi-eudesmani e composti a scheletro
ciperanico, eremofilanico e spirovetivanico17 che può essere considerata unica per questa
classe di composti.
• Composti diazocarbonilici e selnio-organici nella sintesi di Sostanze Naturali
La chimica dei composti diazocarbonilici penso possa rappresentare l'elemento principale
dell'attività di ricerca del nostro gruppo negli anni che vanno dal 1980 al 1995. Accanto a
studi di tipo organica di base, che eludono da questa trattazione, è possibile trovare
applicazioni sintetiche di notevole spessore sia attraverso decomposizioni acide18-20 che,
soprattutto, metallo-catalizzate di diazopimareni ed isopimareni. E' necessario a questo punto
sottolineare come uno di questi studi sia risultato fondamentale per la sintesi organica e
rappresenti quindi un fiore all'occhiello del nostro gruppo di ricerca. Mi riferisco all'utilizzo
del rodio acetato dimero nella decomposizione di funzioni diazocarboniliche che permette, in
blande condizioni, inserzioni selettive su legami C-H attivati permettendo così ciclizzazioni
(per lo più a cinque membri)21 di fondamentale importanza nella sintesi organica.
Applicando questo metodo e utilizzando diazopimareni è così possibile attivare importanti
trasformazioni quali diterpeni-steroidi,21 diterpeni-chetosteroidi,22 pimarani-cleistantani23 e, a
partire da molecole semplici, frammenti ABC caratteristici di sistemi afidicolanici e
cleistantanici.24
Un aspetto piuttosto particolare è rappresentato dall'utilizzo di derivati selenio-organici nella
preparazione di molecole caratterizzate dal possedere attività biologica. Utilizzando anche in
questo caso dati ottenuti su molecole semplici per quanto riguarda sia la preparazione che la
reattività di idrossi-seleniuri è stato possibile attivare sia la sintesi dei femoni di aggregazione
del Dendroctonus pseudotsugae25 e del (1S,2R,4S)-(-)-4-acetil-1,2-epossi-1-metilcicloesano,
intermedio chiave nella sintesi del feromone sessuale della Nezara viridula.26
Quando reazioni di riduzione (Li/Et2NH) vengono applicate a β-idrossi-seleniuri in cui la
funzione seleniofenile è su di un atomo di carbonio terziario è possibile ottenere la
preparazione a partire dal (+)-p-mentene il (-)-isocarvomentolo e dal R-(+)-limonene il (-)isodiidrocarveolo, entrambi identici ai prodotti naturali corrispondenti.27
Una parte a restante e non per questo di monire importanza è quella relativa agli studi di
risonanza magnetica nucleare in cui mi sono trovato coinvolto in prima persona sia nei periodi
di viaggi all'Istituto Superiore di Sanità a Roma che in quelli in cui era possibile registrare
spettri a Perugia. La dedizione di Paolo a queste problematiche era completa tanto da essere
un punto di riferimento per la comunità scientifica perugina. A riguardo della nostra
problematica fondamentale è stato l'apporto ad esempio che ha permesso di stabilire una serie
di parametri per la risoluzione della configurazione in C15 in isopimareni e sarandaco
pimareni 15-16 dioli di origine naturale.28,29
Vorrei a questo punto sottolineare come accanto a dati scientifici di indubbio valore esisteva
anche un Paolo docente di eccelse qualità didattiche e soprattutto un Paolo Amico cui Io,
Maria Carla, Ornelio e Francesco siamo stati e siamo attualmente legati come se niente fosse
cambiato, almeno idealmente.
1. N. Cagnoli-Bellavita, P. Ceccherelli, M. Ribaldi, J. Polonsky, Z. Baskevitch-Varon, J. Varenne,
"Structures of Virescenosides D and H, New Metabolites of Acremonium luzulae Fuckel (Gams)", J. Chem.
Soc., Perkin Trans. 1, 1977, 4, 351 e referenze ivi citate.
2. N. Cagnoli, P. Ceccherelli, M. Curini, N. Spagnoli, M. Ribaldi, "9-Norisopimara-7,15-dien-3one: a New
Norditerpenoid from Acremonium luzulae (Fuckel) Gams", J. Chem. Research (s), 1980, 276.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
3. N.Cagnoli, P.Ceccherelli, M. Curini, G.F. Madruzza, M. Ribaldi, "Isopimara-7,15-dien-19-ol: a New
Diterpenoid from Acremonium luzulae (Fuckel) Gams", J. Chem. Research (s), 1982, 254.
4. P. Ceccherelli, M. Curini, M.C. Marcotullio, A. Menghini, "New Sesquiterpene acids from Dittrichia
viscosa", Phytochemistry, 1985, 24, 2987.
5. P. Ceccherelli, M. Curini, M.C. Marcotullio, A. Menghini, "Structure of Cyperanic Acid, a New
Sesquiterpene from Dittrichia viscosa (L) Greuter", J. Nat. Prod., 1988, 51, 1006.
6. P. Ceccherelli, M. Curini, M.C. Marcotullio, G. Madruzza, A. Menghini, "Torduoside, A New Natural
Coumarin Glucoside from Seseli tortuosum", J. Nat. Products, 1989, 52, 4, 888.
7. P. Ceccherelli, M.Curini, R. Pellicciari, M.s. Raju, E. Wenkert, "Conversion of Virescenol A into
Virescenol B", J. Org. Chem., 1977, 42, 3438.
8. M. Curini, R. Coccia, P. Ceccherelli, "The Conversion of Isopimaradienes into Sandaracopimaradienes",
Gazz. Chim. Ital., 1982, 112, 441.
9. P. Ceccherelli, M. Curini, R. Pellicciari, R. Coccia, E. Wenkert, "Reduction of Diterpene Epoxides. A
Partial Synthesis of 8 β-Hydroxyisopimar-15-ene", J. Org. Chem., 1982, 47, 3587.
10. P. Ceccherelli, M. Curini, R. Coccia, M. Diamantini, "A Cyclopropanol Derivatives as an Intermediate for
the Preparation of A-homopimarane", J. Chem. Soc. Perkin Trans I, 1984, 1693.
11. P. Ceccherelli, M. Curini, M.C. Marcotullio, "3β,19-Oxido-isopimara-7,15-diene as Intermediate in the
Conversion of Virescenol B into isopimara-7,15-diene-19-ol", J. Chem. Soc. Perkin Trans. I, 1985, 2173.
12. P. Ceccherelli, M. Curini, R. Pellicciari, G.V. Baddeley, M.S. Raju, E. Wenkert, "The solvolysis of
Virescenol B-19-Tosylate", J. Org. Chem., 1978, 43, 4244.
13. M. Curini, P. Ceccherelli, R. Pellicciari, E. Sisani, "7,8-Isopimarenic epoxides: Preparation and AcidCatalysed Ring Cleavage", Gazz. Chim. Ital., 1981, 110, 621.
14. P. Ceccherelli, M. Curini, R. Pellicciari, "Photoxygenation of Primar-8-enes and Isopimar-8-enes", J.
Chem. Research (s), 1981, 77.
15. P. Ceccherelli, M. Curini, M. Diamantini, M.C. Marcotullio, G. Grandolini, "On the Reduction of
Quassin", Tetrahedron, 1987, 43, 243.
16. P. Ceccherelli, M. Curini, M.C. Marcotullio, G. Grandolini, "Unexpected Rerrangement on the Quassin
Series", Gazz.Chim.Italiana, 1988, 118, 345.
17. P. Ceccherelli, M. Curini, M.C. Marcotullio, O. Rosati, "Biogenetic-Type Transformation of 3-Keto-4,5Epoxy-Eudesmanes: Synthesis of Cyperanes, Eremophilanes and Spirovetivanes", Tetrahedron, 1989, 45, 3809.
18. P. Ceccherelli, M. Tingoli, M. Curini, P. Pellicciari, "The Preparation of D-norsteroidal skeletal type from
a diterpenic precursor", Tetrahedron Lett., 1978, 40, 3869.
19. P. Ceccherelli, M. Tingoli, M. Curini, R. Pellicciari, "Tetracyclic Diterpenoids by Intramolecular CAlkylation of γ,δ-Unsaturated Diazo Ketones", Tetrahedron Lett., 1978, 4959.
20. P.Ceccherelli, M. Curini, M. Tingoli, R. Pellicciari, "Acid Catalysed Decomposition of β,γ-unsaturated
Diazo ketones: Preparation of 4,4-Dimethyl-D-nor Steroidal Systems from Pimaradiene and
Sandaracopimaradiene Precursors", J. Chem. Soc. Perkin I, 1980, 1924.
21. E. Wenkert, L.L. Davis, B.L. Mylari, M.F. Solomon, R.R. da Silva, S. Shulman, R.J. Warnet, P.
Ceccherelli, M. Curini, R. Pellicciari, "Cyclopentanone Synthesis by intramolecular Carbon-Hydrogen Insertion
of Diazo ketones. A Diterpene to Steroid Skeleton Conversion", J. Org. Chem., 1982, 47, 3242.
22. P. Ceccherelli, M. Curini, R. Pellicciari, "The Preparation of a 4,4-dimethyl-15-oxa Steroid", Il Farmaco,
1982, 2, 145.
23. P. Ceccherelli, M. Curini, R. Coccia, N. Cagnoli, "Conversion of Pimaric Acid into Cleistanthane
Derivatives", J. Chem. Soc. Perkin I, 1984, 589.
24. P. Ceccherelli, M. Curini, M.C. Marcotullio, O. Rosati, "A Ready Synthesis of the ABC Fragment related
to the Stemodane and Aphidicolane Skeleton", Nat. Prod. Letters, 1993, 2, 33.
25. P. Ceccherelli, M. Curini, F. Epifano, M.C. Marcotullio, O. Rosati, "A Novel Synthesis of (S)- and (R)-1Methyl-2-Cyclohexen-1-ol, Aggregation Pheromones of Dendroctonous Pseudotsugae", J. Org.Chem., 1996,
61, 2882.
26. P. Ceccherelli, M. Curini, F. Epifano, M. C. Marcotullio, O. Rosati, "A New Preparation of (1S,2R,4S)-(-)4-Acetyl-1,2-Epoxy-1-Methylcyclohexane, A Unique Synthon for the Synthesis of the Sex Pheromone of the
Southern Green Stinkbug, Nezara Viridula (L.)", Gazz. Chim. It., 1997, 127, 315.
27. P. Ceccherelli, M. Curini, F. Epifano, M. C. Marcotullio, O. Rosati, "Influence of a hydroxy group in the
asymmetric reduction of selenides. Enantioselective synthesis of naturally occurring monoterpenes",
Tetrahedron Asymmetry, 1998, 9, 919.
28. E. Wenkert, M.S. Raju, P. Ceccherelli, M. Curini, M. Tingoli, R. Pellicciari, "The C(15) Configuration of
Isopimaren-15,16-diols", J. Org. Chem., 1980, 45, 741.
29. E. Wenkert, T.D.L. Halls, P. Ceccherelli, M. Curini, R. Pellicciari, "C(15) Configuration of Isopimaren15,16-diols and Sandaracopimaren-15,16-diols", J. Org. Chem., 1981, 46, 3135.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PL 2
Antropología del tomate de árbol
Plutarco Naranjo
Universidad Andina, Quito.
El tomate de árbol es la fruta del pequeño árbol de la especie botánica Cyphomandra betacea
(Var.) Send, de la familia Solanaceae. Se la conoce también con los nombres: pomodoro
arboreo, tree tomato y especialmente tamarillo. Es originario de la región andina y el área de
distribución va desde Venezuela hasta el norte de Argentina y Chile.
La fruta fue conocida y domesticada desde los tiempos anteriores al descubrimiento de
América. Su cultivo y consumo se ha incrementado considerablemente en los últimos
deseños. Nueva Zelanda ha desarrollado nuevas variedades, en especial una fruta más grande
y de color rojo intenso en vez del tomate original de color amarillo. Es una fruta aromática,
cuando madura, es jugosa con sabor agridulce (azúcar 8-10%). En corte transversal es muy
parecida a sus parientes: tomate de ensalada (Licopersicum esculento) y naranjilla (Solanum
quitoensis) se le utiliza para preparar un agradable jugo, compotas y salsas picantes añadida
ají o chile (Solanum annum), conservas y otras fórmulas dietéticas.
Nueva Zelanda introdujo la fruta en los mercados europeos, de Estados Unidos y del Japón y
actualmente se consume en otros países.
En años recientes hemos descubierto que el jugo de tomate de árbol produce la disminución,
en la sangre, del colesterol y triglicéridos anormalmente altos y que regresan a niveles
normales.
En la actualidad que el exceso de colesterol y triglicéridos se ha convertido en un grave y
extendido problema de salud sobre todo en los países desarrollados, el tomate de árbol tiene
perspectivas de convertirse en un alimento medicinal de amplio consumo, en dichos países.
Se han efectuado muchos análisis químicos para establecer su importancia alimentaria y
recién conocer cuál es el principio activo que determina el efecto hipocolesterémico.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PL 3
Uso de plantas silvestres en la atención primaria de salud en comunidades
Mapuches del NO de la Patagonia, Argentina
Ana H. Ladio
Dto. de Ecología. Centro Regional Universitario Bariloche. Universidad Nacional del
Comahue.
Quintral
12508400-S.C.
de
Bariloche.
Argentina.
E-mial:
[email protected]
Desde tiempos ancestrales, las poblaciones aborígenes Mapuches de la Patagonia han
empleado plantas silvestres en su ámbito doméstico para suplir tanto sus necesidades
materiales como espirituales. En la actualidad, las plantas medicinales cumplen un rol
primordial en la atención primaria de la salud en las comunidades rurales Mapuches que viven
lejos de los centros urbanos. Sin embargo, la subsistencia de esta valiosa herbolaria se ve hoy
amenazada a causa de factores tanto socioculturales como ecológico-ambientales. En los dos
últimos siglos, las comunidades Mapuches han sufrido grandes cambios sociales y
económicos, que en la mayoría de los casos, los ha alejado de los bosques milenarios que
utilizaban sus antepasados.
El objetivo de este trabajo es documentar cuantitativamente el uso actual de plantas
medicinales y comestibles en varias poblaciones Mapuches que habitan en la provincia de
Neuquén. Adicionalmente, se estudió la influencia de algunos factores tanto sociales como
ecológicos en el mantenimiento de dicho saber. Se realizaron enlistados libres, entrevistas
semi estructuradas, y abiertas, a pobladores adultos seleccionados al azar y se confeccionaron
también herbarios de referencia. Los datos fueron analizados con estadística paramétrica y no
paramétrica.
Los resultados demuestran que cerca de 80 especies distintas se emplean como remedios
eficaces en el ámbito domestico en las distintas comunidades. Los efectos más comunes son
los digestivos y los analgésico-inflamatorios. Ante una dolencia dada, las plantas se utilizan
principalmente en infusiones simples o en mezclas de hasta 2-3 especies, en bajas dosis y en
forma repetida durante largos períodos. Cerca del 65 % de las plantas citadas se utilizan tanto
con fines medicinales como alimenticios mostrando cierta complementariedad en el uso,
aunque en algunos casos, se diferencian en el órgano de la planta utilizado (p > 0,005). Las
plantas medicinales de origen exótico han sido incorporadas abundantemente al uso cotidiano
entre los pobladores Mapuches. No obstante, existe un grupo de especies nativas que
constituyen recursos irremplazables, y que su recolección conlleva largos viajes a bosques que
se encuentran alejados de las reservas indígenas. La conservación de la diversidad en los
ecosistemas naturales, dentro y fuera de los territorios indígenas, es crucial para el
mantenimiento de esta práctica milenaria que a su vez es fundamental para la supervivencia
de las familias Mapuches.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PL 4
Diversidad química en el género Werneria
Olga R. Lock Sing
Pontificia Universidad Católica del Perú
El género Werneria (familia Asteraceae, tribu Senecionae), está conformado por 40 especies
distribuidas geográficamente en los países de Argentina, Bolivia, Colombia, Chile, Ecuador,
Perú y Venezuela. Para el Perú se han identificado alrededor de 30 especies, algunas de las
cuales se utilizan en la medicina tradicional como drogas antirreumáticas, y como remedios
contra la hipertensión, enfermedad de altura y desórdenes digestivos, entre otros.
Es en la Pontificia Universidad Católica del Perú donde se inicia en 1982 las primeras
investigaciones sobre este género, en los aspectos químicos y biológicos. Los resultados
logrados por nuestro grupo de investigación y de otros, muestran que las Wernerias son una
fuente de metabolitos secundarios de gran interés, de allí la importancia de dar a conocer las
investigaciones realizadas a la fecha.
Las especies estudiadas y cuyos resultados se incluyen en la presente revisión son: Werneria
ciliolata, Werneria dactylophylla, Werneria decora, Werneria digitata, Werneria nubígenaa,
Werneria pigmea, Werneria poposa, Werneria staffordiae y Werneria stuebellia,
contribuyendo así al conocimiento científico del 30 % de las especies reportadas para el Perú.
El estudio fotoquímico de 09 especies ha conducido al aislamiento y/o detección, y
caracterización de terpenoides (especialmente diterpenos), esteroles, benzofuranos,
benzopiranos, flavonoides, cumarinas, p-hidroxiacetofenonas y derivados, y de alcaloides tipo
pirrozilidínicos y β-carbolínicos, habiéndose aislado 91 compuestos químicos, de los cuales
25 (27,5 %) son de estructura que se reportan por primera vez.
Los ensayos biológicos han sido realizados para evaluar la actividad hipotensora,
antimicrobiana y antioxidante, principalmente.
a
por consideraciones prácticas estamos incluyendo en la descripción presente a la Werneria nubígena y Werneria stuebelli
por separado, a pesar de ser reconocidas como sinonimia.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PL 5
Quimica y biologia de los generos Calceolaria (Scrophulariaceae) y Nolana
(Nolanaceae).
Juan A. Garbarino, M. Cristina Chamy y Marisa Piovano.
Departamento de Química, Universidad Técnica Federico Santa María, Casilla 110-V,
Valparaíso, Chile. E-mail: [email protected]
El género Calceolaria, familia Scrophulariaceae está representado en Chile por 86 especies y
es el más abundante de la familia [1].
El estudio sistemático del género ha llevado al aislamiento de 85 diterpenos nuevos de
esqueleto labdano, pimarano, estemarano y thirsiflovano, además de naftoquinonas y
flavonoides.
Todos los diterpenos aislados se caracterizan desde un punto biogenético, por una ciclación
anormal del geranil-geranil pirofosfato a una forma silla-bote, opuesto a la normal silla-silla,
provocando la epimerización del C-9 y, en consecuencia, el H-9 y el C-20 adoptan una
relación “cis” y el C-11 está trans respecto al metilo 20, en el caso de los diterpenos de
esqueleto labdano y pimarano. Este hecho también explica la formación de los otros
esqueletos.
Es interesante destacar que un gran número de estos diterpenos están esterificados con ácido
malónico [2].
El género Nolana pertenece a la familia Nolanaceae, monogenérica y representada en Chile
por 18 especies, 15 subespecies y 8 vaiedades [3].
La investigación sistemática del género nos ha permitido aislar sesquiterpenos nuevos de
esqueleto cadinadieno y diterpenos también inéditos de esqueletos labdano, kaurano y
pimarano.
En este conferencia se muestran los resultados obtenidos de estudios químicos y biológicos de
estos géneros.
1.
C. Marticorena y H. Quezada, 1985. Gayana (Botánica): Vol. 42, 68.
2.
J.A. Garbarino et al. Pure Appl. Chem. 2001Vol. 73, Nº 3 pp. 579-582,.
Mesa, A., Boletín del Museo Nacional
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PL 6
Nuovi metaboliti isolati da alcuni basidiomiceti raccolti nell’appennino
pavese
Giovanni Vidari
Dipartimento di Chimica Organica, Università degli Studi di Pavia, Viale Taramelli 10,
27100 Pavia, e-mail: [email protected]
Nei nostri laboratori vengono condotti da anni ricerche sui metaboliti secondari isolati dai
funghi superiori (Basidiomiceti); queste hanno consentito l’isolamento di diversi composti
con nuove strutture molecolari e dotati di interessanti attività biologiche.
OH
O
O
OH
HO
3
1
O
OAc
O
O
O
O
HO
H
OR
H
OH
2
O
O
4
In questa relazione verranno riportati i risultati ottenuti dallo studio di quattro specie raccolte
nell’Appennino pavese: Tricholoma columbetta, Hygrophorus discoxanthus, Hygrophorus
chrysodon, e Leucopaxillus amarus. Dal primo è stato isolato il nuovo derivato ciclopentanico
1, la cui struttura è stata dimostrata anche attraverso sintesi totale, usando un’originale
metodologia sintetica applicabile, in linea di principio, alla costruzione di differenti derivati
ciclopentenici 1,2-disostituiti. Dall’ Hygrophorus discoxanthus sono stati isolati una serie di
nuovi derivati ossidati di acidi grassi insaturi (es. 2), mentre la specie affine H. chrysodon
produce derivati trichetonici (es. 3), biosinteticamente collegati ai precedenti. Anche la
struttura di questi ultimi è stata confermata per sintesi. Infine, dal L. amarus sono state isolate
nuove cucurbitacine triterpeniche e la nota cucurbitacina B (4). Di quest’ultima è stata messa
in evidenza un’elevata attività di inibizione della proliferazione di cellule tumorali,
coinvolgente anche l’inibizione specifica dell’enzima topoisomerasi I.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PL 7
L’etnobotanica e la ricerca di nuove sostanze naturali
Vincenzo De Feo
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche
Università degli Studi di Salerno
L’etnobotanica consiste nello studio degli usi di piante indigene da parte dei nativi, o in
termini più ampi, nello studio delle interrelazioni fra popoli e piante. Perciò, questa scienza
investe un ampio ventaglio di interessi, dalla ricerca archeologica sugli usi delle piante da
parte dei popoli antichi fino alle più recenti applicazioni biotecnologiche di specie vegetali. E’
perciò evidente l’importante ruolo dell’etnobotanica nello studio delle piante medicinali.
Fin dall’inizio della civiltà, infatti, ogni popolazione ha impiegato specie vegetali nella cura
delle infermità ed ha sviluppato conoscenze relative a queste specie, profondamente radicate
nelle culture autoctone, fino ad investire molti aspetti della vita quotidiana. Inoltre, in
numerose popolazioni che seguono stili di vita tradizionali, la medicina è spesso associata alla
religione ed esiste un’identificazione tra il guaritore tradizionale e lo sciamano, la persona
capace di utilizzare piante con proprietà “speciali”, impiegate per “risvegliare gli spiriti” o per
raggiungere stati alterati di coscienza. Le piante medicinali assumono così un ruolo curativo
ed allo stesso tempo rituale e sono considerate entità culturali e/o magiche. Per questo motivo,
gran parte delle ricerche etnobotaniche si ricollegano anche allo studio delle tradizioni
culturali e religiose proprie di un popolo, poiché spesso le piante sono parte primaria della
cosmogonia tradizionale.
L’etnobotanica comprende sia la botanica “antropologica” sia la botanica “biologica”.
Quest’ultima inoltre, focalizzando l’attenzione sullo studio delle piante “utili”, può
certamente offrire materiale di elezione per ricerche di tipo fitochimico e farmacologico e
costituisce perciò un approccio privilegiato per lo studio e lo sviluppo di nuovi principi attivi
Gli studi etnobotanici trovano un’area di elezione nei Paesi in via di sviluppo, per numerose
ragioni. Innanzitutto, la medicina accademica è spesso rifiutata dagli indigeni, poiché è
percepita come una medicina “non naturale”, che non si armonizza con le conoscenze e i
modi di vita tradizionali ed è spesso una medicina imposta dalle classi dirigenti e/o da
stranieri. Secondo, in comunità culturalmente e geograficamente isolate, è spesso difficile o
impossibile trovare medici che pratichino la medicina “ufficiale”. Terzo, nelle società
indigene le relazioni tra la gente e la natura sono più chiare che nei Paesi sviluppati che hanno
perso gran parte delle conoscenze sulle piante utili. Nei sistemi medici tradizionali il
trattamento delle malattie è basato su medicine e medicamenti naturali, costituiti, nella quasi
totalità, da droghe vegetali.
Nei Paesi sviluppati, invece, la ricerca ertnobotanica contribuisce alla salvaguardia di
importanti patrimoni culturali e, nello stesso tempo può fornire, materiale d’elezione per lo
sviluppo di ricerche fitochimiche, farmacognostiche e farmacologiche.
Nel corso di questa lettura saranno presentati i risultati delle ricerche condotte in due ambiti
differenti. Nella prima parte sarà proposta una lettura farmacognostica delle cosiddette
“specie magiche” adoperate nel curanderismo del Perù settentrionale. La seconda parte fornirà
spunti sulla ricchezza fitochimica offerta dalla biodiversità presente nelle aree protette
dell’Italia meridionale.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PL 8
Sustainable use of the Brazilian biodiversity:
pharmacological prospection on higher plants.
Chemical
and
Vilegas1 & Souza Brito2 et al.
(1IQAr-Unesp; 2IB-Unicamp). São Paulo, Brazil.
http://www.ib.unicamp.br/produtosnaturais
The apparent incompatibility between chemical and pharmacological investigation of a plant
species can be solved with the strong determination of dealing rationally with the problem.
The research groups on Natural Products Chemistry of the IQ-Araraquara-Unesp, on
Pharmacology, from IB-Unicamp and IB-Botucatu-Unesp and on Biological Sciences, from
FCF-Araraquara-Unesp have started a collaboration two years ago, and have already
produced a large amount of work, with significative results on the investigation of plant
species with anti-ulcer, anti-oxidant, analgesic, immuno-stimulating, genotoxic, antiinflammatory and antimicrobial activities.
These results arose from an approach that includes ethnobotanical and ethnopharmacological
information, preliminary pharmacological, microbiological and mutagenicity assays with
crude extracts or infusions, chemical screening to determine the main chemical classes of
compounds, isolation and structural determination of the compounds and use the compounds
or enriched fractions to determine the possible mechanisms of the pharmacological action
involved with the detected activity.
Our project deals with the integrated chemical and pharmacological investigation of plant
extracts, investigating species that composes the bioma Cerrado of the State São Paulo,
comparatively to the Bioma Cerrado of the State Tocantins.
To perform the phytochemical assays we use chromatographic techniques, mainly those for
the analysis of polar substances (GPC, XAD2, DCCC, HSCC, HPLC, etc), and we determine
the structure of the isolated compounds through spectrometric methods (NMR, IR, UV and
MS).
To evaluate the biological activities, the possible toxic and genotoxic effects of the species are
determined. Simultaneously, we evaluate the activity of the extracts and pure substances (or
enriched fractions) against several microorganisms, as well as classic models of ulcers, algesy
and inflammation in rats or mice. Through these models, we quickly evaluate the presence or
absence of these activities. To the evaluation of the antimicrobial activity, extracts are assayed
against Gram positive and Gram negative bacteria, and also on the etiological agent of
tuberculosis, M. tuberculosis. The determination of the anti-ulcer activity are investigated
through the effect of the isolated substances (or enriched fractions) on specific receptors,
enzymes and substances produced in response to the attack of the gastric mucous, like the
EGF (Epidermis growing factor). Simultaneously, the antioxidant activity of
extracts/substance are also evaluated (mainly those related to the mechanisms of the anti-ulcer
activity). Additionally, assays for the detection of mucus, prostaglandin, somatostatin, gastrin
and others involved with me mechanisms of the gastric secretion are also evaluated. Finally,
assays against Helycobacter pylori will also be performed. In the first year of our
collaboration we investigated eleven species belonging to six genera: Alchornea castaneifolia,
A. glandulosa, A. triplinervia (Euphorbiaceae), Byrsonima crassa, B. fagifolia, B. sinerea
(Malpighiaceae), Davilla elliptica, D. nítida (Dilleniaceae), Mouriri pusa (Melastomataceae),
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Strychnos pseudoquina (Loganiaceae) and Hancornia speciosa (Apocynaceae) with
promising pharmacological results in all of the above mentioned essays.
Biota-Fapesp Program
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PL 9
Chemical constituents from Lauraceae and Myristicaceae species
Massayoshi Yoshida
Instituto de Química, Universidade de São Paulo, São Paulo-SP.
Núcleo de Central Analítica, Centro de Biotecnologia da Amazônia, Manaus-AM. E-mail:
<[email protected]>
Species of Lauraceae are popularly known in Brazil as “canelas”, due to the cinammon-like
smell of volatile oil of its barks. The essential oils of some species of Aniba were considered
valuable, particularly Aniba rosaeodora, by its contents in linalool, appreciated by perfume
producer companies. Some species of Aniba showed, in addition, the occurrence of phenyl or
styryl- -pyrones. The pyrones from Lauraceae are structurely similar to the pyrones isolated
from kava-kava [Piper methysticum (Piperaceae)]. Gottlieb and co-workers isolate, from
lauraceous species, bis-phenyl propanoids which were named neolignans. After 1980, many
neolignans were described, and its biological activities were assayed foccussing antitumor
activity, as for licarin-A from Nectandra rigida and for megaphone from Aniba megaphylla.
Among lauraceous species from Southern Region of Brazil, two species popularly known as
“canela parda”, Ocotea porosa and Ocotea catharinensis, were analized phytochemically. The
stereochemistries of these compouds were elucidated and many biosynthetic pathways were
proposed.
Interest on Myristicaceae were arose due to Schultes report about ethnopharmacological uses
of its species by Amazon indians. From barks of Virola, used for prepare alucinogenic snuff
or arrow venoms for hunting, were isolated N,N-dimethyltryptamines or -carbolines. Some
lignans with insect repellent or antiinflammatory properties have been isolated from
“ucuuba”, popular name of myristicaceous trees. Nutmeg, the seeds of Myristica fragrans,
have been used in folk medicine as aphrodisiacs or in treatment of digestive disorders,
rheumatism and cholera, and was observed the occurrence of lignoids in its extracts. Otoba
butter from Myristica otoba, used for prepare soaps for skin disease of domestic animal,
contain otobain which presented antifungal activity. Otobain and nordihydroguaiaretic acid, a
potent antioxidant isolated from Virola calophylla, belong to class of neolignans. Neolignans
from Virola sebifera and V. elongata showed unusual rearrangements obseved in phenolic
compounds. The neolignans from myristicaceous species present different carbon skeleton in
comparison with neolignans isolated from Lauraceae. Some of isolated neolignans from
Virola surinamensis showed antiprotozoan activity, useful for treatment of some endemic
dieseases in Amazon Region.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PL 10
Pollination Chemistry and their bioactive compounds
Anita Jocelyne Marsaioli
Chemistry Institute, State University of Campinas. CP 6154, Campinas SP Brazil
Any successful plant species has its own chemical strategy to convey messages to the biotic
environment. If the plants depend on animal vectors to achieve pollination it has to link the
pollinator survival to its own. Thus, by observing nature one can in principle detect the
different mutualistic mechanisms, but to understand these one has to reach the molecular level
and decipher the encoded sentences built into the volatile composition and rewards. Orchids
use efficient attraction strategies allowing the survival of species by either offering rewards
(diacylglicerol in Oncidiinae, Reis, M. R. et al 2003) or not rarely deceiving the pollinators
when the flowers are rewardless (Van der Pijl & Dodson 1969, Ayasse et al , 2000). Many
orchids are “food-frauds”, that is, they show flower features (flower shape, fragrances, etc.)
that provoke the attraction of food-seeking pollinators (Van der Pijl & Dodson 1969,
Ackerman, 1986). A more elaborate floral strategy is to mimick the fragrance and appearance
of female insects (Ayasse et al. 2000, Borg-Karlson & Tengo 1986, Van der Cingel 2001,
1995). Such fragrances are responsible for long-distance insect attraction. Attracted male
insects attempt copulation with the insect-like labellum and, during this behaviour, promote
the pollination process (Van der Pijl & Dodson 1969, Van der Cingel 2001, 1995, Singer et
al. 2004). We will discuss our latest results Mormolica (Orchidaceae) were a
pseudocopulation phenomenom was observed and how the chemistry of the flower matched
with that of the pollinator. We will also present the convergence of the chemical reward in
Orchidaceae and how chemistry links different plants to the same pollinator. Finally the
antibacterial and anticancer activity of rewards collected by bees will be presented
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PL 11
Desarrollo de tecnología de cultivo de plantas medicinales nativas y
producción de fitoterápicos en Centro América
Cáceres A.
Facultad de CCQQ y Farmacia, Universidad de San Carlos de Guatemala y Laboratorio
Fitofarmacéutico Farmaya, Guatemala. Email: [email protected]
La investigación etnofarmacológica ha estado muy activa en todo el mundo desde hace varias
décadas, pero el desarrollo de productos a partir de estos hallazgos para devolver la
información validada a la comunidad para su uso seguro, es aún incipiente. Desde principios
de los 80 se han realizado actividades multidisciplinarias de detección, validación, producción
y uso de las plantas medicinales y productos derivados en Centro América, por parte de
instituciones académicas, no gubernamentales y privadas. A finales de los 90 se realizó un
proyecto regional de detección y aprovechamiento de plantas medicinales por evaluación
etnobotánica y bioprospección y se hicieron ensayos para estudiar su actividad biológica y
conocer la químicas responsable de esta actividad. Desde el 2000, un grupo de instituciones
de la región está trabajando en el desarrollo de tecnología de cultivo de plantas medicinales
nativas que han demostrado preliminarmente que tienen potencial farmacológico,
agrotecnológico y farmacéutico. Se escogieron 10 especies por su amplio uso medicinal y
potencial de desarrollo industrial (Arrabaidea chica, Eclipta alba, Lippia dulcis, L.
graveolens, Passiflora edulis, Petiveria alliaceae, Phlebodium decumanum, P.
pseudoaureum, Quassia amara y Smilax domingensis). Con las 10 especies se están
realizando trabajos en las seis actividades multidisciplinarias y complementarias siguientes:
(1) Estudio de mercado; (2) Generación de tecnología de cultivo; (3) Talleres de capacitación
en agrotecnología; (4) Talleres de capacitación en control de calidad de fitoterápicos; (5)
Manuales técnicos; y (6) Caracterización y producción de extractos y fitoterápicos. Los
resultados preliminares indican que: (1) Existe un mercado regional para la mayoría de estos
productos fitoterápicos; (2) Ha sido posible generar la información básica para cultivar o
manejar poblaciones de las especies escogidas; (3) Se han desarrollado tres eventos
internacionales para capacitación de personal profesional en Agrotecnología (Guatemala,
Costa Rica y Honduras); (4) Se han realizado tres talleres internacionales para capacitación de
personal profesional en técnicas de extracción, estandarización, formulación y control de
calidad de productos fitoterápicos (Panamá, Colombia y Costa Rica); (5) Se ha generado una
primera versión de dos manuales técnicos, uno sobre Agrotecnología de Plantas Medicinales y
otro sobre Farmacognosia y control de calidad de fitoterápicos; y, (6) Se han caracterizado los
principales extractos obtenibles de los materiales seleccionados, se han estandarizado algunos
extractos y se han propuesto formulaciones de algunos productos fitoterápicos. El proyecto
terminará en 2005, para cuando se espera haber desarrollado las tecnologías necesarias para la
producción comercial de plantas medicinales y productos fitoterápicos. Como una forma de
exponer los resultados, se realizará un Seminario sobre Actualización en Tecnología
Fitofarmacéutica y Fitoterapia en la ciudad de Guatemala y una Presentación de esultados y
Exposición de productos a realizarse en León., Nicaragua
Agradecimientos. El proyecto es ejecutado por 12 instituciones públicas y privadas de
Centro América, con apoyo de la Organización de los Estados Americanos-Agencia
Interamericana para la Cooperación y el Desarrollo (OEA-AICD) y del Subprograma X
(Química Fina Farmacéutica) del Programa Iberoamericano de Ciencia y Tecnología para el
Desarrollo (CYTED).
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PL 12
Química y actividad biológica de cembranoides 2-11 ciclizados del caribe
mesoamericano
Cóbar Pinto O.
Departamento de Química Orgánica, Laboratorio de Investigación en Productos Naturales
Facultad de Ciencias Químicas y Farmacia, Universidad de San Carlos de Guatemala
[email protected]
Los cembranoides 2-11 ciclizados de origen marino, son metabolitos secundarios
presumiblemente formados biogeneticamente por la ciclización de una molécula de
cembrano.1,2 Este grupo de compuestos se divide en cuatro familias; Eunicelinas, Briarellinas,
Asbestininos y Sarcodictinas, cuyo común origen biogenético se resume así:
• Ciclización de la molécula del cembrano entre los carbonos 2 y 11, origina el esqueleto
carbonado de las Eunicelinas.
• Posterior oxidación entre los carbonos 3 a 16 y 2 a 9, seguida de ciclización, produce el
esqueleto de Briarellina.
•
Transposición subsecuente de metilo entre los carbonos 11 y 12 forma el esqueleto de
Asbestinino.
•
De igual manera, la oxidación entre los carbonos 4 y 7 del esqueleto de Eunicelina,
seguida de posterior ciclización, origina el esqueleto de las Sarcodictinas.
•
Briarellinas y Asbestininos pueden sufrir posterior ruptura oxidativa entre los carbonos 6
y 7 para producir las Secobriarellinas y los Secoasbestininos.
Es esta propuesta biosintética la que se ha tomado como fundamento para clasificar así a estos
compuestos orgánicos, no obstante, existe otro criterio de clasificación, el que engloba a
Eunicelinas, Briarellinas y Sarcodictinas como parte de las Cladielinas (sinónimo para varios
autores de Eunicelinas) y a los Asbestininos como el otro grupo, basado en la estructura del
esqueleto carbonado de ambos grupos de compuestos.2 Los cembranoides 2-11 ciclizados son
metabolitos comunes en diversos géneros de octocorales (Phylum Coelenterata, Clase
Anthozoa, Sub-clase Octocorallia), entre los que se encuentran Briareum, Eunicella, Cladiella,
Solenopodium y Erithropodium entre otros, poseen estructuras únicas, sin precedente en el
mundo terrestre y una variedad de actividades biológicas (anti-inflamatoria, citotóxica,
antitumoral, antiviral e insecticida entre otras), que los hacen promisorios futuros
medicamentos.3,4 En la actualidad se han reportado mas de ciento cincuenta metabolitos de
este tipo, siendo los más abundantes las Eunicelinas, seguido de los Asbestininos, Briarellinas
y Sarcodictinas en su orden.5 Las Eunicelinas (Cladielinas), fueron los primeros cembranoides
2-11 ciclizados aislados de un organismo marino, siendo Eunicelina obtenida del gorgonio del
mediterráneo Eunicella estricta en 1968 la primera reportada.6 Desde ese año, se han
reportado alrededor de 70 Eunicelinas, la mayoría del hemisferio norte (gran barrera de
arrecifes de Australia, el Océano Índico, el Mar Mediterráneo y las aguas del Pacífico
Japonés) con una gran variedad de actividad biológica (citotóxica, ictiotóxica, hemolítica y
anti-inflamatoria, entre otras).5,7 Los primeros Asbestininos (Asbestininos 1 al 5) fueron
aislados hasta 1980 de especimenes de Briareum asbestinum del caribe centroamericano,
reportándose que antagonizan el efecto de la acetilcolina en preparaciones de íleo de ratones
de guinea a niveles de 16 g/mL.1 En la actualidad se han reportado 34 Asbestininos, todos
del caribe mesoamericano y con actividad biológica poco estudiada, pero altamente
citotóxicos en contra varias líneas celulares cancerosas.5,7,8 Las Briarellinas se han aislado en
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
su gran mayoría de especimenes del género Briareum de aguas del caribe mesoamericano,
siendo Briarellina A, en conjunto con Briarellinas B, C, D y Secobriarellina, las primeras
descritas en 1995.9 Se reporta en esta publicación, que Briarellina A posee citotoxicidad
contra células HeLa a valores de IC50 = 20.0 g/mL. La estructura inicial de Briarellina A fue
revisada y reasignada como la que se muestra a continuación.10 Actualmente se han reportado
25 Briarellinas, 19 aisladas de gorgonios del género Briareum del caribe mesoamericano.5,7,8
Sarcodictina A, junto con sus congéneres Sarcodictinas B, D, E y F, fue reportada en 1987 de
Sarcodictyon roseum del pacífico australiano,11 indicándose que este compuesto posee
actividad antitumoral contra una variedad de células cancerígenas a niveles de IC50 entre 400
y 900 nM e induce polimerización de las tubulinas y estabilización de los microtúbulos, un
mecanismo de acción que actualmente se encuentra en estudio y es por el que actúa Taxol,
comercializado como medicamento anticáncer con el nombre comercial de Paclitaxel.12
Actualmente se han reportado 22, la mayoría del pacífico norte y pareciera ser el grupo que
mayor actividad biológica posee, reportándose Eleutherobina con un IC50 entre 10 y 15 nM
contra una variedad de células cancerosas, induciendo también la polimerización de tubulinas
y la estabilización de los microtúbulos.5,7 Los arrecifes coralinos del caribe mesoamericano
son muy ricos en octocorales, se distribuyen por los Cayos de Belice, el Golfo de México, las
Antillas, las Bahamas, los Cayos de la Florida, las Bermudas y las Islas del Caribe hasta las
costas del atlántico Colombiano, siendo las familias Gorgoniidae y Plexauridae las más
abundantes, incluso con poblaciones sin precedente en otra parte del mundo.3 Los gorgonios
(Orden Gorgonaceae, Phylum Cnidaria) se encuentran ampliamente distribuidos en toda esta
región y son los octocorales más abundantes de la zona.13 La fuente de cembranoides 2-11
ciclizados en el caribe mesoamericano, se restringe únicamente a 3 organismos, Briareum
asbestinum, Briareum polyanthes y Erithropodium caribaeorum. Briareum asbestinum es por
mucho, la principal fuente de estos metabolitos con los 34 asbestininos reportados a la fecha y
10 (Briarellinas A-I y Seco-briarellina) de las 25 Briarellinas aislados de él. De Briareum
polyanthes se han reportado 9 Briarellinas (Briarellinas J-P y los peróxidos de Briarellinas K
y D) y una Eunicelina (Polyantheína A). Es importante mencionar que la única Eunicelina
aislada de un organismo marino del caribe es Polyantheina A,10 sin embargo, este metabolito
parece ser el antípoda del compuesto aislado por Bowden y Coll en 198914 en un coral
australiano, que posee configuración absoluta opuesta en C11 y que de acuerdo a Rodríguez y
colaboradores, su estructura parece estar asignada incorrectamente. Recientemente15 Atta y
colaboradores, reportan haber aislado entre otros a Polyantheina A, asignándole la estructura
propuesta por Rodríguez y con la configuración S sobre C11. La única fuente caribeña de
Sarcodictinas es Erithropodium caribaeorum, del cual se han aislado 7 metabolitos, todos con
propiedades citotóxicas, inductoras de la polimerización de tubulinas y estabilizadoras de los
microtúbulos.16 En resumen, son 61 cembranoides 2-11 ciclizados los que se han aislado de 3
gorgonios del caribe mesoamericano, 34 Asbestininos, 19 Briarellinas, 7 Sarcodyctinas y 1
Eunicelina, de los cuales 44 son de Briareum asbestinum, 10 de Briareum polyanthes y 7 de
Erithropodium caribaeorum, presentándose su estructura y actividad biológica reportada en
las tablas adjuntas. El número importante de estos metabolitos, aunado a su variada y
sorprendente actividad biológica y aspectos estructurales únicos, las hacen moléculas que
deben ser sujetas a estudios profundos, tanto en su potencial farmacológico, como en el
análisis de la relación entre su estructura y actividad biológica. Los aspectos estructurales
relevantes de estas cuatro familias de cembranoides 2-11 ciclizados y algunas consideraciones
de su relación estructura-actividad biológica se presentarán individualmente. Como anexos se
incluyen cuatro tablas que presentan la estructura y actividad biológica reprotada a la fecha de
estos cembranoides 2-11 ciclizados del Caribe Mesoamericano.
1.
Stierle, D. B.; Carté, B.; Faulkner, D. J.; Tagle, B.; Clardy, J. J. Am. Chem. Soc. 102, 5088 (1980).
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
16.
17.
18.
19.
20.
21.
22.
23.
24.
25.
26.
Bernardelli, P.; Paquette, L.A. Heterocycles 49, 531 (1998).
Rodríguez, A.D. Tetrahedron 51, 4571 (1995).
Coll, J. C. Chem. Rev. 92, 613 (1992).
Blunt, J.W.; Copp, B.D.; Munro, M.H.G.; Northcole, P.T,; Prinsep, M.R. Nat. Prod. Rep. 21. 1 (2004).
Kennard, O.; Watson, D. G.; Riva, L.; Tursch B.; Bosmans, R.; Djerassi, C. Tetrahedron Lett. 2879
(1968).
Sung, P-J.; Chen M-C. Heterocycles 57, 1705 (2002).
Cóbar, O. M. Rev. Lat. Quim. Supp. 28, 46 (2000).
Rodríguez, A.D.; Cóbar, O.M. Tetrahedron 51, 6869 (1995).
Ospina, C.; Rodríguez, A.D.; Ortega-Barria, E.; Capson, T. J. Nat. Prod. 66, 357 (2003).
D’Ambrosio, M.; Guerriero, A.; Pietra, F. Helv. Chim. Acta 79, 2019 (1987).
Cragg, G. M.; Newman, D. J. J. Nat. Prod. 67, 232 (2004).
Bayer, F. M., The Shallow Water Octocorallia of the West Indian Region. Martinus Nijhoff, The Hage,
1961, 373p.
Bowden, B. F.; Coll, J. C.; Vasilescu, I. M. Aust. J. Chem. 42, 1705 (1989).
Atta, A.; Ankerman, J.; Bayord, A.; Radnika, P. Helv. Chim Acta 87, 592 (2004).
Cinel, B.; Roberge, M.; Behrisch, H.; van Ofwegen, L.; Castro, C.; Andersen, R. J. Org. Lett. 2, 257
(2000).
Rodríguez, A.D.; Cóbar, O.M. Chem. Pharm. Bull. 43, 1853 (1995).
Selover, S.J.; Crews, Ph. J. Org. Chem. 46, 964 (1981).
Dookran, R.; Maharaj, D.; Moto, B.S.; Ramsewak, R. Tetrahedron 50, 1983 (1994).
Rodríguez, A.D.; Cóbar, O.M. Tetrahedron 49, 319 (1993).
Rodríguez, A.D.; Cóbar, O.M.; Martínez, N. J. Nat. Prod. 57 1638 (1994).
Cóbar O.M. New Natural Products from the Caribbean Marine Invertebrates: Briareum asbestinum,
Halichondria sp., and Eunicea calyculata forma Coronata. Dissertation Tesis, University of Puerto
Rico, 1996, 222 pp.
Rodríguez, A.D.; Cóbar, O.M.; Martínez, N. J. Tetrahedron Lett. 35 5739 (1994).
Morales, J.J.; Lorenzo, D.; Rodríguez, A.D. J. Nat. Prod. 54, 1368 (1991).
Lindel, T.; Jensen, P.R.; Fenical, W.; Long, B.H.; Casazza, A.M.; Carboni, J.; Fairchild, C.R. J. Am.
Chem. Soc. 119, 8744 (1997).
Roberge, M.; Cinel, B.; Anderson, H.J.; Lim, L.Y.; Jiang, X.; Xu, L.; Bigg, C.M.; Kelly, M.T.;
Andersen, R. Cáncer Res. 60, 5052 (2000).
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PL 13
Lo sciamano e le piante “intelligenti” dell’Amazzonia
Aldo Lo Curto
La foresta amazzonica, gigantesco ecosistema al centro dell’attenzione mondiale per
l’influenza che esercita sull’equilibrio ambientale del pianeta, impegna da tempo l’IILA al
fine di promuovere la cooperazione italo-latinoamericana in questa zona, anche mediante
l’attuazione di progetti di sviluppo in loco. In questa ottica, l’Istituto è lieto di offrire un
ulteriore contributo alla conoscenza e valorizzazione delle risorse vegetali dell’America
Latina attraverso la presente pubblicazione che raccoglie le ricerche di uno studioso italiano
che si autodefinisce “medico volontario itinerante”, il Dr. Aldo Lo Curto.
Il lavoro è frutto della vasta esperienza maturata dall’Autore a contatto con gli indigeni di
varie etnie, dai quali ha appreso, oltre ai culti legati al loro mondo magico-religioso, le loro
tradizioni, i costumi alimentari e l’uso delle piante di cui è ricchissima la foresta amazzonica.
Ci mostra così un habitat in cui la sopravvivenza umana è fortemente condizionata, fin
dall’infanzia, dalla capacità di integrarsi nell’ambiente conoscendolo a fondo ed instaurando
con esso uno stretto rapporto di interdipendenza. Solo in questo modo è possibile vivere tra
insidie e pericoli, sfruttando sapientemente le risorse naturali della foresta amica/nemica, ma
comunque rispettata dagli indigeni.
Una componente significativa del patrimonio culturale di queste popolazioni, frutto della loro
sinergia con la natura, è costituito dalla conoscenza millenaria nell’uso delle piante, il cui
valore terapeutico viene frequentemente accertato alla ricerca scientifica. Il principale
depositario di tale sapienza è lo sciamano, abilissimo nel riconoscere e applicare i rimedi
naturali capaci di curare attraverso quella che l’Autore definisce come una loro “intelligenza.”
Il Dr. Lo Curto ci illustra in conclusione, in modo tangibile e gradevole, la validità del
principio n.22 della dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo che recita: “ Le
popolazioni indigene e le loro comunità, e altre comunità locali, in forza dei loro saperi e
delle pratiche tradizionali, svolgono un ruolo vitale nella gestione dell’ambiente e dei
processi di sviluppo. Gli Stati dovrebbero riconoscere e sostenere la loro identità, culture
ed interessi, e facilitare la loro effettiva partecipazione nella costruzione di modelli di
sviluppo sostenibile.”
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PL 14
Biodegradable particles for the delivery of antisense oligonucleotides
Elias Fattal
UMR CNRS 8612, School of Pharmacy, Châtenay-Malabry, France
Antisense oligonucleotides with bases sequences complementary to a specific RNA can, after
binding to intracellular DNA or mRNA, selectively modulate the expression of an individual
gene. Such a mechanism can make antisense oligonucleotides interesting drugs able to be
active in viral infections or oncogene-induced tumors. However, crucial problems such as the
stability of oligonucleotides versus nucleases in vitro and in vivo and the low intracellular
penetration have to be solved in view of using oligonucleotides as active molecules. In order
to improve their delivery, the development of particulate carriers has been extensively
investigated by our group.
Oligonucleotides were associated with biodegradable polyalkylcyanoacrylate (PACA)
nanoparticles. This association was achieved by the formation of ion pairs between the
negatively charged oligonucleotides and hydrophobic cations such as quaternary ammonium
salts (Cetyl trimethylammonium bromide, for example). Oligonucleotides bound to these
nanoparticles were found to be protected from nucleases attack in cell culture media and their
cellular uptake was increased as the result of the capture of nanoparticles by an
endocytotic/phagocytotic pathway. CTAB, which has surfactant properties, could be
responsible of the disruption endosomal or lysosomal membrane allowing cytoplasmic
delivery. The in vivo pharmacokinetic profile of oligonucleotides free or associated with
nanoparticles has been investigated after intravenous administration to mice and the stability
of these molecules has been evaluated by an original methodology based on the use of a
polyacrylamide gel electrophoresis (PAGE) followed by a multichannel radioactivity
counting. Stability in vivo in plasma and in the liver was shown to be improved when the
oligonucleotides was adsorbed onto the nanoparticles. Finally, when applied to anti-ras, this
original delivery system markedly inhibited Ha-ras –dependent tumor growth in nude mice
after intratumoral injection. If nanoparticles improved oligonucleotides stability, a better
protection was obtained by encapsulating the oligonucleotides within the particulate system.
This was made possible by designing nanocapsules with an aqueous core. Nanocapsules were
prepared by interfacial polymerization of isobutylcyanoacrylate (IBCA) in a W/O emulsion.
After ultracentrifugation and resuspension in water, the nanocapsules displayed a size of
350±100nm. Oligonucleotide loading did not significantly influence the zeta potential,
suggesting that they were located within the core of the nanocapsules. Fluorescence
quenching assays confirmed this localization. When encapsulated in the nanocapsules and
incubated in the presence of serum, the oligonucleotides were efficiently protected from
degradation by nucleases, whereas oligonucleotides adsorbed onto nanospheres were less
efficiently protected. These nanocapsules loaded with EWS-Fli1 antisense oligonucleotides
permitted after intratumoral administration to obtain inhibition of primitive neuroectodermal
tumor in mice using an oligonucleotide dose 35 fold lower than the free oligonucleotides dose
necessary to achieve similar inhibition. This new type of non viral vector shows great
potential for in vivo administration of oligonucleotides.
Biodegradable microspheres able to induce a controlled release of an
Oligonucleotide/Polyethylenimine complex were also designed. ODNs under their free form
or associated with polyethylenimine at different ratios were encapsulated into poly(lactide-coglycolide) microparticles. Solution or suspension of the complex was formed according to the
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length of the model ODN used. It was shown that both solutions and suspensions were
encapsulated into PLGA microspheres prepared by the multiple emulsion solvent evaporation
technique. The ODNs entrapped within the microparticles were strongly protected against
degradation by nucleases. Moreover, when incubated with HELA cells, microparticles
allowed both to reduce the toxicity of the complex that was released and to improve its
intracellular penetration. Released ODNs were clearly located in the nucleus.
In conclusion, colloidal carriers or controlled delivery systems both increase the efficiency of
oligonucleotide therapeutics.
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PL 15
Vie e forme di dosaggio per la somministrazione controllata di prodotti
naturali
Paolo Colombo
Università di Parma, Dipartimento Farmaceutico, Via delle Scienze 43100 Parma
I prodotti naturali hanno oggi un utilizzo così diffuso da richiedere un’attenta formulazione
del preparato che li veicola al fine di ottenere il massimo beneficio dalla loro applicazione. Le
tecnologie farmaceutiche hanno mezzi adeguati per la progettazione di forme di
somministrazione di questi prodotti. Il loro compito è di garantire un’efficace disponibilità
delle sostanze contenute nel preparato e di favorire l’aderenza dell’utilizzatore agli schemi di
somministrazione. E’ evidente come le nuove vie e le forme di somministrazione dei farmaci
siano la base scientifica che può essere applicata anche alla veicolazione dei prodotti d’origine
naturale.
In questa presentazione saranno illustrate alcune vie e le forme di somministrazione di
farmaco, che possono essere considerate utili ad un impiego moderno ed innovativo dei
prodotti naturali. Saranno descritte tre preparazioni che hanno la dignità di piattaforma di
rilascio, intendendo con questa definizione un preparato in grado di accogliere sostanze
diverse, per eseguire uno schema di rilascio che sia di facile programmazione e d’impiego
generale.
Ad esempio, sarà illustrata una piattaforma dermica avente forma di film bioadesivo che viene
attaccato sulla pelle, ma anche sulle mucose, per intervento dell’acqua. Questo film può
veicolare numerose sostanze naturali aventi caratteristiche di solubilità diverse e favorire la
liberazione rapida o sostenuta alla pelle o alla mucosa dei componenti.
Sarà anche illustrata una piattaforma solida per rilascio immediato di sostanza, per
applicazione nasale, buccale e/o dermica. Questa piattaforma è costituita da microparticelle
agglomerate in strutture tondeggianti soffici e prontamente dispersibili in acqua.
Infine sarà presentato un sistema di rilascio controllato destinato alla via orale, che possiede le
caratteristiche di una elevata versatilità di dosaggio e consente una liberazione di farmaco
controllata nel tempo e nello spazio.
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Comunicazioni
orali
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CO 1
Cultura matrisocial y enfermedad corporal
Dr. Samuel Hurtado Salazar
Escuela de Antropología. Universidad Central de Venezuela
[email protected]
Hay culturas que como la venezolana fomentan y mantienen altos niveles de consentimiento y
abandono, ansiedad y depresión. Si la cultura no se enferma como le acontece al individuo,
sin embargo, las condiciones estructurales de carácter esquizoparanoico con que la cultura
venezolana produce su transvalorización del mundo, pronostican gran dureza en la vida
social. No sólo el individuo, también la cultura necesita ser atendida debido a su dereísmo y
narcisismo, pues en Venezuela la dependencia materno-filial constituye el eje paradigmático
de la estructura familiar así como del ethos cultural que especifica las relaciones sociales. A
este universo familiar y sociocultural que no está fracturado en su “personalidad”, es lo que
denominamos matrisocialidad en nuestra antropología venezolana.
Como la familia venezolana no es conyugal, la carga etnopsíquica que se reactiva en la figura
de la madre configura la de una personalidad total, simbólicamente contradictoria, pues el
símbolo pulsional maternal (el consentimiento) no es lógicamente coherente para conectarse y
contener la relación de autoridad (social). La madre no puede ser jefe de la familia y de la
sociedad, pero como tiene que serlo por prescripción o asignación cultural, entonces
inconscientemente produce con exceso estrógenos masculinos (testosterona), que la somete a
graves alteraciones hormonales. La masculinizan según una lógica ginecocrática. Se expone
así a somatizaciones generalmente de tendencia maligna, como tumores, fibromas o cáncer,
localizados normalmente en el abdomen. Esta relación de la cultura matrisocial y enfermedad
corporal se encuentra en el ciclo largo de una prospección etnográfica y en situación de ser
reconfirmada médicamente.
Palabras claves: consentimiento, esquizoparanoia, cultura narcisista, matrisocialidad, personalidad total,
somatizaciones culturales, autoridad.
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CO 2
Verso la fine dei “monstra”. La neutralizzazione del mostruoso nei saperi
della natura del xviii secolo
Nuzzo E.
Svariate forme di fervidissima rappresentazione del mondo del “mostruoso”, parte
dell’universo del “prodigioso”, hanno accompagnato per lunghissimo tempo la cultura
occidentale. Fu solamente con la costituzione disciplinare dei saperi della “natura vivente”
(biologia, botanica, zoologia, “antropologia somatica”, etc.), realizzatasi sostanzialmente tra il
secolo XVIII e la prima metà del XIX, che si avviò e poi si condusse ad una definitiva
neutralizzazione tale mondo: neutralizzazione naturalmente estesa solo in parte alla sfera del
“simbolico”, alla vita degli immaginari collettivi, etc. Tuttavia tale lavoro di neutralizzazione
risultò non priva di resistenze ed impacci anche nell’opera dei massimi protagonisti della
fondazione dei codici disciplinari dei moderni saperi della natura, come il grande Linneo. E
ciò a riprova di almeno due essenziali fenomeni generali: della tenacia di forme di
rappresentazione e concettualizzazione del mostruoso radicatissime nelle più diverse
tradizioni dell’Occidente; delle difficoltà che incontrava la nuova episteme, propria della
scienza moderna, del “misurante” (geometrico-matematico), o del “misurante-ordinante”
(sistematicamente tassonomico), ad essere introdotta e dislocata nei saperi del “vivente”, e a
maggior ragione del “vivente umano”, dell’“antropologico”. In questo contributo mi
soffermerò su alcuni luoghi dell’opera linneana che appaiono del più grande interesse in
proposito. Ma per intendere meglio gli ordini di problemi e compiti che si trovò dinanzi a sé
la riflessione moderna sul mostruoso, sarà necessario soffermarsi preliminarmente sui
principali “modelli” di pensiero dei “monstra” che si può ritenere siano stati elaborati nelle
tradizioni classica e cristiana (lasciando da parte una discussione attorno ad un più generale
“modello mitico”): il “modello aristotelico”, il “modello pliniano”, il “modello agostiniano”.
In proposito è opportuna una premessa ancor più generale. Sia la tradizione “classica” che
quella “ebraico-cristiana” presentarono elementi di forte affinità in ordine alle presenze dei
mirabilia all’interno della natura. E ciò sia nel caso che questa fosse sottoposta a tentativi
concettualmente “forti” di pensarla sottoposta a costanze il più possibile certe; sia nel caso
che essa restasse in misura assai consistente pur sempre fortemente “qualitativa” e, per così
dire, “consuetudinaria”: entro la quale, cioè, le forme insolite, abnormi, sono relativamente
anomale in senso stretto, contravvenendo a costanze che si configurano piuttosto come
«consuetudini» che come «leggi», consuetudini le quali consentono che, specie ai margini del
mondo conosciuto, si addensi lo spazio del «preternaturale». Entro tale cornice fu Aristotele a
compiere il tentativo più solido e duraturo di pensare i fenomemi prodigiosi e mostruosi
“contenendoli” e “riducendoli” entro i limiti invalicabili di un sistema concettuale possente.
Si possono individuare alcune idee cardine, e relativi princìpi, di tale sistema: l’idea di una
“continuità proporzionata” del reale, che risponde all’essenziale principio della synecheia,
della continuità fra i domini della natura (l’inanimato e l’animato, ed entro quest’ultimo il
vegetale, l’animale, l’umano) e i gradi ad essi interni, ma risponde ancora più in profondità al
fondamentale principio della “misura”; l’idea di una “statica morfologica”, che risponde
all’altro essenziale principio di un mondo definitivamente “compiuto”; l’idea che l’alterazione
costituisce un allontanamento non dalla «natura in assoluto», ma dalla «natura come è per lo
più», idea che risponde all’altro essenziale principio metafisico della “azione-reazione” tra la
«forma» e la «materia», l’«agire» e il «patire». Così Aristotele da un lato negava la veridicità,
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dichiarandone l’impossibilità, di svariati «prodigi» comunemente raccontati nel campo delle
generazioni, riconducendoli a mere «somiglianze», dall’altro non negava la possibilità di
«mostri» riconducibili alla condizione degli «animali menomati», da spiegare appunto con la
resistenza della «materia». Entro una simile impostazione casi di fenomeni abnormi,
smisurati, non essendo riconducibili alla forma essenziale, denotano il carattere accidentale
delle variazioni anomale, che dunque non mettono in questione la fissità delle specie. A tale
impostazione si sarebbe fatto largamente ricorso in particolare nel corso del Cinquecento-il
grande secolo dell’“insolito”, del “mirabile” - allorché sarebbe stato necessario rendere conto
dell’irruzione di tante nuove specie naturali e popolazioni dai caratteri “mostruosi”
riconducendole entro quadri concettuali e dottrinari consolidati. Nella stessa antichità classica
v’è però un ampissimo arco di posizioni che attestano la consistenza di un ben diverso, e assai
più diffuso, atteggiamento complessivo verso l’estrema molteplicità e anche smisuratezza
delle forme della natura: atteggiamento che va dalla rassegnata o condiscendente accettazione
dinanzi a tale fenomenologia della molteplicità fino al diletto dinanzi alla straordinaria varietà
delle forme nella cui produzione si esercita la perenne “incommensurabile” potenza e maestà
della natura. Tale potenza era attingibile maggiormente proprio nelle dimensioni del tutto
anomale del meraviglioso, anche dello “smisurato”, o del “mostruoso”: quale si dà
peculiarmente nelle “razze” umane, ai limiti dell’umano, con elementi animaleschi
(cinocefali, etc.) o smisurati (ciclopi, pigmei, etc.) o comunque mostruosi negli organi
corporei (in particolare per la loro conformazione, o assenza, o disposizione, etc.) o nei
costumi. Meglio di chiunque altro impersona quest’ultima linea la figura di Plinio il Vecchio,
per la coerente disposizione ad accogliere i resoconti sui “mirabilia”, sulle stesse razze umane
mostruose, etc., derivante in lui dalla difficoltà epistemica di distinguere tra «prodigi» e
«miracoli» in uno con una determinata concezione della natura: intesa come “volontà” di
esprimere produttivamente la propria forza nella più grande molteplicità delle forme; ma
anche “reattivamente” a vegliare sulla conservazione dell’ordine raggiunto, in ispecie
reagendo, con inequivocabili «segni» prodigiosi, alle manomissioni subite dall’artificioso
agire degli uomini. La storia naturale essendo la grande memoria e narrazione dei fenomeni,
essa tendeva allora naturalmente a selezionare i “memorabilia” nei “mirabilia”, e dunque a
privilegiare le rappresentazioni dei caratteri smisurati, mostruosi, in quanto “insigni” (per
lungo tempo andranno insieme le “biografie” degli uomini e delle cose “insigni”). E
l’“insigne” non stava a dire il “rappresentativo”, ma appunto l’eccentrico, il mostruoso.
Diverse almeno le premesse più generali dell’atteggiamento verso il mostruoso proprio della
tradizione ebraico-cristiana. In linea generale, tutto venendo da Dio, lo smisurato naturale in
senso forte, anche il mostruoso, non è a rigore di per sé pensabile come qualcosa di connesso
al male, al brutto. Tutto essendo stato voluto da Dio, tutto può concorrere all’armonia.
Probabilmente come nessuno Agostino ha saputo esprimere il principio che può essere
definito della “onniammirabilità” della natura. Tuttavia restava nella stessa riflessione di
Agostino sul “mostruoso” un implicito dissidio, trasmesso anch’esso alla meditazione
successiva, fra tale linea e un’altra che comunque attribuisce l’introduzione della bruttura, del
deforme, etc., al peccato dell’uomo, dal momento che resta di fuori dal positivo l’elemento
della smisuratezza morale, che si oppone al divino disconoscendolo. Ma a questo punto,
saltando la prima modernità, occorre infine venire al non facile lavoro di proposta di
distinzioni, classificazioni, avanzato alle origini della zoologia e della botanica “moderne”innanzitutto dal loro “padre”, il grande Linneo – in ordine ai rapporti tra “umano” e
“animalesco” e “bestiale”. In particolare quest’ultima categoria, una volta tradotta in una sorta
di “varietà” della specie umana, contribuiva a consentire – ospitando materiali tradizionali (e
dal punto di vista epistemologico in considerevole parte ancora pienamente “narrativi”) - una
riformulazione, entro un nuovo paradigma, dei princìpi a cui obbediva il paradigma
abbandonato del modello “piramidale”, o “verticale”: il principio della supremazia dell’uomo,
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ai vertici della piramide dei “tria regna”, e il principio secondo cui, lungo la grande catena
dell’essere, «natura non facit saltus». Per un verso, infatti, Linneo veniva elaborando un
paradigma “rivoluzionario”, per il quale il “regno umano”, sulla base di suoi essenziali
caratteri morfologici, non veniva più differenziato da quello animale, ma anzi rientrava in
esso; venendo così sottoposto ad una sorta di “omologazione orizzontale spaziale”, per così
dire, alternativa in effetti alla linearità spaziale della grande catena dell’essere all’apice della
quale era tradizionalmente collocato l’uomo. Per altro verso egli non soltanto introduceva
elementi, fenomeni, intermedi tra l’«homo» ri-definito come «sapiens» (e «diurnus») e i
«Primates» ad esso morfologicamente affini, assumendo «l’homo Troglodytes», «nocturnus»
(o «Homo sylvestris, Orang. Outang»), come una «species» a parte, «distinctissima» dalla
prima; ma pure introduceva, con l’uomo «Monstruosus», una sorta di “sottospecie”, di
“varietà”, nella cui variegata fenomenologia veniva raccolto ciò che nonostante tutto riusciva
ad essere assestato entro l’umano, ma ancora una volta ai suoi limiti estremi (limiti spaziali,
relativi in ispecie alle regioni del freddo, ma soprattutto morfologici e anche di costume): ed
entro cui venivano classificati, e separati dagli «Americani», in primo luogo i «Patagonici»,
caratterizzati come semplicemente grandi, e pigri, «magni» e «segne». Così nel Systema
Naturae per regna tria natura, l’«homo sapiens» veniva distinto sistematicamente in quattro
“sottospecie”, “varietà”, alle quali si aggiungeva la quinta del «monstruosus»: «Americanus,
Europaeus, Asiacus, Afer». Esse erano classificate sulla base di tre caratteri variamente
“fisiologici” (tra cui spicca l’eredità della classificazione ippocratico-galenica degli umori) e
di un carattere che eccede del tutto la sfera fisiologico-morfologica, vale a dire ciò che attiene
ai costumi di normazione giuridico-politica. L’«Americanus» è «rusus, cholericus, rectus» e
«regitur Consuetudine»; l’«Europaeus» è «albus, sanguineus, torosus» e «regitur Ritibus»;
l’«Asiaticus» è «luridus, melanchonicus, rigidus» e «regitur Opinionibus»; l’«Afer» è «niger,
phlegmaticus, laxus» e «regitur Arbitrio». A parte, pur sempre «Homo», ma come una specie
«ab Homine sapiente distinctissima», sta il «Troglodytes», «nocturnus», «Sylvestris
Orang.Outang» (dove era chiara l’utilizzazione dell’opera del Tyson sull’Ourang-Outang, seu
homo silvestris). Dovrebbe essere superfluo ricordare come, per abbandonare del tutto una
considerazione dello “smisurato”, dell’abnorme, come “mostruoso” sarebbero stati necessari,
in pieno Ottocento, la definizione di nuovi criteri tassonomici e relative classificazioni proprie
dei saperi zooologici, paleontologici, etc., e quindi – in particolare sulla dismisura mostruosa
della statura - la spiegazione del “gigantismo” (termine introdotto da Alcide d’Orbigny) e del
“nanismo” in termini di disordini fisiologici. Si potrebbe continuare con l’evoluzionismo di
Darwin, e così via. O con considerazioni relative alla sorte degli esseri smisurati, deformi,
mostruosi, in genere dei “monstra”, in età contemporanea. Ma qui il discorso, non meno
interessante, si farebbe diverso. Passando magari dalla riflessione in chiave psicoanalitica, o
antropologico-culturale, sulle figure del “limite”, del “passaggio”, alla ricognizione e
riflessione sulla produzione “mitico-mediatica”, dei “mostri” in età contemporanea: a
conferma di quanto anche questa sia popolata di rappresentazioni – assai meno innocenti di
tante più arcaiche - di “mostri”.
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CO 3
Alimentos: conservacion y almacenamiento en el Chile precolombiano
Oriana Pardo B., Nutricionista – Investigadora
Vía Vito Bering 16, 00154 Roma – Italia - [email protected]
Como acreditan los estudios arqueológicos, las técnicas de conservación y almacenamiento
aparecieron tempranamente en el Chile precolombino, demostrando la existencia de una
estrategia de acumulación.
El objetivo del estudio fue pesquisar y sistematizar las técnicas de almacenaje y conservación
empleadas por las poblaciones originarias. Las fuentes de información fueron los cronistas,
estudios antropológicos, arqueológicos, históricos y la búsqueda de costumbres aún vigentes
en algunas localidades rurales.
El espacio de almacenamiento, ocupaba un lugar importante en la estructura habitacional
prehispánica. Los graneros se construían de forma y de materiales diversos, ubicados en los
campos de cultivo o en las habitaciones, al interior o adosadas a los muros exteriores, sobre
los techos o como silos subterráneos. Los alimentos podían ser guardados en recipientes de
cerámica, calabazas, sacos de fibras vegetales, envueltos en esteras o colgados en varas. Así
se almacenaban entre otros, ají (Capsicum sp.) y maíz (Zea mays). Los piñones (Araucaria
araucana) podían ser guardados en hoyos abiertos en la arena. Los productos se preservaban
con plantas insecticidas como muña (Minthostachys setosa) o molle (Schinus molle). El chuño
se conservaba colocando en el interior del depósito, ajíes secos y sal.
La deshidratación, sola o combinada con otras técnicas, fue quizás el primero y más
extendido de los procedimientos de conservación. Se trataba de reducir el porcentaje de agua
a un nivel que asegurara la conservación y se empleaba tanto a productos animales como
vegetales. De la carne se obtenía el charqui, aplicándose también en pescados y mariscos;
entre los vegetales, se secaban algas (Durvillea antarctica, Ulva lactuca), tubérculos, hongos
(Cytaria sp.) y numerosos frutos silvestres. La salazón combinaba el poder bactericida de la
sal con la deshidratación y se aplicaba a carne, pescados y mariscos. La cocción previa a la
desecación permitía esterilizar el alimento asegurándose una mejor protección; podía ser en
agua o en curanto (cocción en un hoyo en el suelo, con ayuda de piedras muy calientes)
técnica empleada para maíz, algas y mariscos. El ahumado combinaba la deshidratación con
el efecto antiséptico del humo y se aplicaba a papas, hongos, piñones y algas; también a
pescados y carnes, los que a veces eran salados. Cereales y otros alimentos podían ser
tostados y reducidos a harina, facilitando el traslado. Las vainas de algarrobo (Prosopis sp.)
eran molidas y conservadas en panes. La congelación y desecación era un procedimiento
complejo empleado en el altiplano para conservar papas (Solanum tuberosum) que
aprovechaba el frío intenso de la noche y el calor del día para obtener un producto ligero y
estable. Un procedimiento más complejo se empleaba para obtener el chuño de liuto
(Alstroemeria ligtu) y el chuño de papa blanca o moraya. El ñengo se obtenía de papas
ralladas, exprimidas y amasadas en forma de panes, los que se dejaban secar y ahumar por
varios meses. Una técnica especial de putrefacción y asoleo se usaba para las papas y el
maíz. Numerosos frutas y otros vegetales eran transformados en chicha cuya durabilidad era
limitada, estabilizándose después como vinagre. La grasa de ballena y de lobo marino era
conservada como aceite en tripas de lobo.
En conclusión, sorprende la variedad y la inteligencia de los mecanismos empleados, todos
los cuales exigían un profundo conocimiento del alimento y del ambiente, y que seguramente
son el resultado de largos periodos de observación y experimentación. Las técnicas de
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conservación y almacenaje permitieron que el excedente alimentario fuera utilizado en
operaciones de trueque, lo que sin lugar a dudas modificó positivamente la dieta y tuvo
trascendental importancia en el desarrollo de sociedades más complejas.
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CO 4
Simbolismo y ritualidad de la parteria tradicional indígena en ecuador
Mideros Morales P.R. 1
Médico sanitarista y Antropólogo. Profesor del Area de Salud de la Universidad Andina
Simón Bolívar.
En este trabajo se desarrollan algunos aspectos de la partería tradicional indígena del pueblo
kichwa, el grupo indígena mayoritario del Ecuador. Se presentan los principales elementos
simbólicos y rituales vinculados al embarazo, parto, puerperio y la sexualidad en el pueblo
kichwa, el recurso expositivo serán principalmente la descripción. Este trabajo sobre el
universo simbólico y ritual de la partería indígena tiene tres partes: una primera sobre los
fundamentos de la cosmovisión kichwa, a manera de un referente semántico; una segunda
sobre los aspectos relacionados con el embarazo, parto y puerperio; y, finalmente, el artículo
concluye con la mención de algunas de las prácticas obstétricas y las actividades más
comunes de las parteras y parteros kichwas. Este trabajo constituye una aproximación
antropológica a la diversidad cultural de saberes y prácticas obstétricas en el ámbito de las
medicinas tradicionales de los pueblos aborígenes de Los Andes, para nada es un estudio
exhaustivo y puede ser considerado una investigación de caso de libre interpretación.
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CO 5
Neuropsychological Assessment of Adolescents Using Ayahuasca in a
Religious Context
Da Silveira, ED; Grob, CS; Da Silveira, DX; De Rios, MD; Lopez, E; Castello, O; Brito, GS;
Alonso, L; Tacla,C.
Objective: To assess neuropsychological performance of adolescents who consume
ayahuasca within a religious ritual setting. Method: Forty ayahuasca consuming adolescents
and forty adolescents who never used ayahuasca were compared on their performance on a
battery of neuropsychological tests. Groups were matched by sex, age, and educational level.
Results: Both groups performed well on all neuropsychological tests. However, there were
differences between the groups. Controls had higher scores on tests which required more
cognitive functions working together to perform a task. Results were also influenced by
socio-economic status. Subjects stemming from lower classes did worse on robust tests than
subjects from higher classes. However, social economic level did not show any influence in
the quality of performance on more simple or “pure” tests. Male subjects who abstained
longer periods from consuming ayahuasca performed better on complex tests than those who
had shorter abstinence periods. Conclusions: Adolescents who consume ayauasca performed
well on all the neuropsychological tests. However, cognitive functioning was influenced by
sex and social economic status. There is reason to believe that good educational and cultural
oportunities provided extra cognitive strength on highly demanding cognitive tasks, but did
not interfere with the performance on simpler and more focused ones. It is possible that
ayahuasca may have some subtle effect on cognitive functioning which can only be observed
before highly cognitive demanding tasks. Nevertheless, it is important to consider that lower
educational and cultural opportunities might have been responsible for the differences which
were observed.
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CO 6
La fitoterapia nella bibbia.
Luigi Torraca
Universita’ Degli Studi Di Salerno
Il libro della Genesi(50,2) contiene un primo accenno a tentativi di medicina razionale su
imitazione di modelli egiziani. Nel passo in questione si legge che Giuseppe ordina ai
suoimedici (rofejim) di imbalsamare (Iahanot) il padre. I grandi profeti parlano di medici e di
balsami per (Is 3.7 hobesh ferite = medico; Ier 8.22 sori = balsamo, resina odorifera; rofe =
medico).Il termine seri ricorre ancora in Gen. 37,25 insieme con nekot (resina proveniente dal
Cristo) e lot (laudato):<<Quand’ecco, alzando gli occhi videro arrivare una carovana di
Israeliti provenienti da Galaad, con i cammelli carichi di resina, di balsamo e di ladano, che
andavano a portare in Egitto>>. I tre termini sopra riportati designano delle varietà di
oleoresina che essuda dalle foglie di diverse piante della famiglia delle Cistacee. Tali resine
erano usate come medicamenti, soprattutto con funzione espettorante e stimolante. Nell’A.T.
un posto di rilievo in ordine alla medicina e alla fisioterapia è occupato dal libro del Siracide,
che al cap. 38 tratta di medicina e malattia e considera il medico come istituito da Dio e da
Dio reso esperto di medicamenti. Al v.4 l’autore afferma che Dio stesso trae i medicamenti
dalla terra, esprimendo così un chiaro riferimento alle medicine che vengono tratte dalle
piante. Dio le ha prodotte dalla terra e ha voluto che rimanessero in uso e in utilità all’uomo.
Questo passo del Siracide riecheggia un versetto del libro della Genesi (9,3) in cui si legge:
<<Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo come gia le erbe verdi (
yereq esev)>>. Da un passo del libro della Genesi (31,14-15) possiamo ragionevolmente
supporre che fossero note le qualità della mandragora, il cui frutto (dudajim) era usato come
medicinale narcotico e purgativo, oltre che come afrodisiaco capace di stimolare la fecondità.
Nel secondo libro dei Re (20,7), al re Ezechia, affetto da grave piaga, Dio consigli per bocca
del profeta Isaia un empiastro di fichi secchi. In Ex. 30,24 è mensionato il roqeha ossia
l’unguentario che prepara una mistura di mirra, cinnamomo, canna odorifera, cassia, olio di
olivo. Il giudaismo rabbinico fa gran conto di medicamenti vegetali, quali l’olio, il vino usati
specialmente il primo, per le più svariate infermità. Nel N.T. si segnalano, a tale riguardo tre
passi: Mc. 6,13; Iac. 5,14; Lc. 10,34.
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CO 7
Situación actual de los ensayos clnicos en plantas medicinales. Errores,
problemas y limitaciones.
Dr. Alberto Hernández Rodríguez. Profesor titular de Farmacología.
Universidad Médica de la Habana. Centro Nacional Coordinador de Ensayos Clínicos
(CENCEC). Jefe de Unidad Docente. Calle 200 esq 21. Atabey. Playa. Ciudad de la
Habana. Cuba. [email protected]
En el año 1998, los editores de la New England Journal Medicine declararon: “es tiempo que
la comunidad científica detenga el libre andar de la medicina alternativa”. Entre otros
elementos, sus planteamientos estaban fundamentados en las pocas publicaciones científicas
de este campo. A partir de esta declaración, los practicantes e investigadores de este tipo de
medicina, comienzan a defenderla realizando publicaciones de investigaciones clínicas, las
que se han ido incrementando durante estos años. Sin embargo, a 4 años de aquel momento,
se presenta un problema igual o de mayor magnitud al planteado. Un número importante de
los ensayos que se publican sobre esta temática adolecen de deficiencias y errores que no
permiten con los resultados alcanzados, llegar a conclusiones definitorias. Determinar estos
errores, problema o limitaciones constituyó el objetivo de este trabajo. Para el logro del
mismo se estableció una estrategia de búsqueda de información en bases de datos
relacionadas con el tema limitada a los años 1998-2002.
Las deficiencias, errores, problemas o limitaciones detectados se pueden agrupar de la
siguiente forma: relacionado con el producto en investigación y relacionado con la
metodología de investigación empleada
En el primer caso, uno de los problemas que a menudo se presentan, es la no identificación
correcta de la planta o plantas que conforman la formulación. Así como la realización de
ensayos clínicos, con diferentes formulaciones de una misma planta, la mayoría no
estandarizada, para una misma indicación. Otro problema, no menos importante, es el de
estandarizar una formulación de un producto herbario por un marcador activo y no por su
principio activo
Otros problemas son, la no verificación botánica o química de las plantas, la no precisión de
la parte empleada, la no especificación de los solventes y concentraciones de los extractos,
falta de especificación del tiempo de disolución de la tabletas y cápsulas, no precisión de
dosis, frecuencia y vías de administración y falta de equivalencias entre la distintas
presentaciones de una misma planta, entre otros
Con respecto al segundo caso, metodología de investigación, tenemos que el ECC, es la regla
de oro para evaluar la eficacia y seguridad de un producto en una indicación dada, y una
norma importante, es que todo lo que se realice hay que documentarlo. Sin embargo, existen
ensayos clínicos publicados que no cumplen con lo anterior, declaran ser aleatorizados, pero
no plantean el método, lo que limita su calidad.
Otro elemento es el uso de placebos como grupo control. Este diseño conlleva que los
participantes sean “cegados”, y debe especificarse como se logró. Sin embargo hay plantas
que por sus características organolépticas, no permite un fácil “cegamiento”, y no se
especifica como se obtuvo este.
Otro problema es que la mayoría de los estudios son de corta duración y con variables
intermedias, para enfermedades crónicas, no se usa variables duras. Cuando se evalúan los
aspectos estadísticos en algunos de estos ensayos, se observan que faltan aspectos de
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
verdadera importancia, no se declara una hipótesis de trabajo, no se expresa con claridad cual
es la n del estudio, o como se obtuvo cuando esta existe. Por otro lado, el manejo y el análisis
de los datos presentan limitaciones y errores. Hay perdidas importante de sujetos, y no se
precisa nada con respecto a estos. No se realizan análisis por intención de tratar.
Estos problemas, limitaciones y errores, hacen que la credibilidad en esta medicina no alcance
las aspiraciones de los que la practican y fundamentalmente la seguridad y el bienestar de
quienes la consumen. Cambiémosla.
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CO 8
A survey on diuretic plants of the world: preliminary results.
Cunha, AMF1, Raghuram, A1, Silva, GJB1, Araújo, EL², Batista, JEM³, Castro-Chaves, C³.
1
Graduate stud. UFPE, 2PhD stud. UFPE, 3Professor UFPE.
Dep. Fisiologia Farmacologia, Recife, PE, Brasil. E-mail: [email protected]
The use of plants for therapeutic purposes is a frequent and worldwide practice even among
patients on pharmaceutical treatment, including those for kidney aliments. The kidney is a key
organ for homeosthasis and diuresis is the renal process for maintaining hydro-electrolyte and
acid-base balances and for excreting catabolytes and substances, as well. Diuretic, antilithiasic
and uricosuric properties have been traditionally attributed to medicinal plants throughout the
World to treat cardiac and renal chronic insufficiencies, oedema, gout, hypertension, and
kidney stones, among others. Although the pharmaceutical diuretics are largely employed
worldwide, the knowledge of diuretic plants of the World is limited. This review mints to
know and inform the scientific names of diuretic plants most employed worldwide together
with their more common used parts, forms of and mode of administration as well as side
effects, toxicity and validation, the last when available. Thus, plants cited as diuretic and/or to
treat anasarca, edema and dropsy were initially searched in 52 monographs. For each author, a
list of the scientific names of plants cited as above was made containing also their botanical
families and popular names. The 52 lists gave 813 plants cited as diuretic or to treat anasarca,
edema and dropsy. The electronic chart for citation frequency gave the plants cited as diuretic
at the ten initial places, as follows: Taraxacum officinale Weber (50%); Juniperus communis
L. (44,23); Apium graveolens L., Arctostaphylos uva ursi Spreng., Equisetum arvense L.,
Solidago virgaurea L., and Zea mays L. (32,69%); Sambucus nigra L. (30,77%); Arctium
lappa L., and Urtica dioica L. (28,85%); Cytisus scoparius, and Digitalis purpurea L.
(26,92%); Allium cepa L. (25,00%); Borago officinalis L., Ononis spinosa L. and Ruscus
aculeatus L. (23,08%); Asparagus officinalis L., Daucus carota L., Foeniculum vulgare Mill.,
and Fragaria vesca L. (21,15%); Agropyron repens P. Beauv., Allium sativum L., Apium
petroselinum L., Filipendula ulmaria Maxim., Inula helenium, and Viola tricolor L.
(19,23%). Among them, the botanical families Apiaceae, Asteraceae and Liliaceae had four
citations each, times, Gramineae had two, and Borraginaceae, Caprifoliaceae, Cupressassae,
Equisetaceae, Ericaceae, Escrofoliaceae, Leguminosae, Rosacea, Urticariaceae and Violaceae
had one citation each. Due to space limitation, the most used parts, forms of and mode of
administration, the side effects, the toxicity and the reference of confirmation of the diuretic
indication cannot be presented here. These results might help to choose diuretic plants for
treatment and research and points to the importance and necessity of funding for scientific
research.
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CO 9
Ensayos de toxicidad en plantas de la orinoquia
J. M. Jiménez a, A. Carabot a, A. Cegarra a, J. Carmona a, P. Meléndez a y M. Costa b.
a
Facultad de Farmacia, Universidad de los Andes, Mérida Z. P. -- 5101. Venezuela.
b
Jardín Botánico, Universidad de Valencia, carrera cuarta 80, 46008. Valencia, España.
Palabras claves:
Biodiversidad.
Etnobotánica, Estado
Amazonas,
Actividad Biológica,
Familia,
37 familias, 67 géneros y 95 especies de plantas de la orinoquia fueron colectadas,
identificadas y extraídas con disolventes orgánicos apropiados. A cada una de las muestras se
le realizó un estudio de toxicidad utilizando A. salina como monitor biológico y valorando la
DL50 de cada uno de ellos. Los extractos vegetales que presentaron actividad contra A. salina
tuvieron valores que son comparables con el ensayo de toxicidad en la línea celular 9 kB
(McLaughling et al., 1992). Este procedimiento a demostrado ser muy útil como guía en un
muestreo fotoquímico para la detección de compuestos con actividad biológica.
Title: Toxicity assays on plants from the Orinoco region.
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CO 10
La diversidad etnofarmacologica en la amazonia peruana: un potencial
para su aprovechamiento
Elsa Liliana Rengifo Salgado.
Programa de Investigaciones del Aprovechamiento Sostenible de la BiodiversidadInstituto de Investigaciones de la Amazonia Peruana. Iquitos-Peru.
[email protected]
Los pobladores amazónicos han logrado desarrollar conocimientos prácticos y oportunos
sobre las bondades de las plantas medicinales, considerándoles a muchas de ellas sagradas,
por tener una respuesta terapéutica precisa. Es importante reconocer y respetar las
contribuciones de las generaciones del pasado y presente sobre el uso de las plantas
medicinales, que encontramos en este vasto territorio, de las comunidades.
La Biodiversidad Vegetal amazónica, nos ofrece un rico patrimonio genético con grandes
posibilidades productivas y generadoras de riqueza con la industrialización de las especies
medicinales.
En la Amazonia peruana se utilizan comúnmente aproximadamente 978 especies para
prevenir y curar enfermedades en la medicina tradicional.
Los reportes por departamentos y regiones nos indican:
En la cuenca del Río Putumayo se utilizan 220 especies. (OEA 1993).
En la ciudad de Iquitos se utilizan aproximadamente 580 especies. (IIAP, 2004)
En el Nor oriente peruano varias ciudades entre Amazónicas, sierra y costa por el flujo de
estas 365 especies. (INMETRA 2001)
En San Martín se utilizan 139 especies. (IIAP2000)
En la región Ucayali se utilizan aproximadamente 290 especies. (IIAP, 2001)
En la región Madre de Dios se utilizan aproximadamente 160 especies (IIAP, 2003)
En Tingo María se utilizan aproximadamente 155 especies de las cuales se comercializan 35
(UNAS 1998)
La información fue recopilada a través de varias fuentes:
1. Directamente a través de entrevistas y encuestas en varias comunidades de ciudades de
los departamentos Loreto, San Martín, Ucayali y Madre de Dios.
2. De las coordinaciones y entrevistas con profesionales del área, que realizan
Investigaciones en el tema.
3. De la bibliografía gris y publicada sobre especies amazónicas.
Considerando que esta labor es de una actualización permanente y que la
sistematización facilita el incremento de la información del uso tradicional de las especies
vegetales medicinales, se ha clasificando las enfermedades en 14 grupos. Se cuenta con una
Base de datos con 19 campos de información, ubicación, grupos nativos que las usan, usos,
composición química, pruebas biológicas, Botánica, agronomía, Etnofarmacología,
Farmacognosia, Toxicología, Indicaciones terapéuticas, etc.
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CO 11
Nuevos datos sobre frutos tropicales. I. Mangifera indica l. (anacardiaceae):
estructura del fruto y efectos del proceso de selección.
Anibal G. Amat
Facultad de Ciencias Exactas, Químicas y Naturales, Universidad Nacional de Misiones,
F. de Azara 1552, CP 3300 Posadas, Misiones, Argentina.
El mango (Mangifera indica L., Anacardiaceae) constituye uno de los frutos tropicales con
empleo alimentario más extensamente cultivados a nivel mundial, del cual se conocen no
menos de 50 variedades que se diferencian entre sí por caracteres morfológicos,
organolépticos y cualidades agronómicas. En este trabajo se presentan los resultados de un
estudio estructural, ontogenético e histo-anatómico, de los frutos de la variedad común y su
comparación con algunas variedades seleccionadas del comercio. Para la primera se propone
una división de la estructura cárpica mediante el reconocimiento de nueve sectores diferentes:
1) Epidermis externa; 2) Zona clorenquimática con canales resiníferos; 3) Zona
parenquimática externa, con abundantes canales asociados a elementos vasculares; 4) Zona
del parénquima reservante, con numerosos granos de almidón y pequeños haces vasculares; 5)
Zona de los canales resiníferos internos; 6) Zona fibrosa, sumamente característica por la
disposición multidireccional de sus elementos; 7) Zona del parénquima interno con elementos
erectos; 8) Zona del parénquima interno con elementos procumbentes (estas dos últimas
desprovistas de vasos, fibras y canales) y 9) epidermis interna, cutinizada, que entra en
contacto con la semilla en los estadios tempranos del desarrollo. Se considera que esta
zonación resulta de utilidad para establecer y comparar los efectos de los procesos de
selección y mejoramiento que han llevado a la obtención de las distintas variedades y que
tienden, en general, a la disminución de la masa fibrosa y al aumento de los parénquimas
reservantes, entre otros caracteres afectados.
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CO 12
Conservacion de la biodiversidad e integracion del conocimiento tradicional
de plantas medicinales en politicas de atencion primaria de salud En
centroamerica y caribe
Sonia Lagos Witte*, María E. Medina Sandino*
El Programa Regional TRAMIL Centroamérica/ enda caribe desarrolla el Proyecto
“Conservación de la biodiversidad e integración del conocimiento tradicional de plantas
medicinales en las políticas de Atención Primaria de Salud en Centroamérica y Caribe”, en
comunidades locales de eco- regiones priorizadas en Honduras, Nicaragua, Panamá y
República Dominicana. Este proyecto es dirigido con el apoyo del Fondo Global para el
Medio Ambiente GEF/UNEP y las contrapartes nacionales de cada uno de los países
participantes como actores locales, Universidades Estatales, redes nacionales de plantas
medicinales, Ministerios de Salud y el Jardín Botánico de Santo Domingo. Se desarrollan
actividades de conservación (ex-situ e in-situ), validación científica de usos de partes de
plantas medicinales, institucionalización y educación. Las encuestas etnofarmacobotánicas
realizadas reflejan usos significativos de 16 especies medicinales reportadas en la Farmacopea
Vegetal Caribeña I edición, las cuales son utilizadas en la atención de problemas comunes
tales como gripe, fiebre, tos, diarrea, parasitosis, dolor de cabeza, dolor de estómago,
salpullido, prurito, micosis. Se reportan también 8 especies en categoría de Investigación
TRAMIL y 13 especies “nuevas” que necesitarán validación científica. De acuerdo a la
aplicación de categorías y criterios de la lista roja IUCN se encuentran 5 especies
amenazadas, 9 vulnerables y 2 casi amenazadas. Se han realizado actividades de capacitación
en torno al uso de plantas medicinales científicamente validadas para la Atención Primaria de
Salud con 200 agentes de salud, entre los cuales se destacan promotores/as de salud, líderes de
salud, curanderos, médicos, enfermeras, auxiliares de enfermería de las eco- regiones
interesadas, así como docentes y estudiantes de carreras ligadas a la salud, contando con el
apoyo de los Ministerios de Salud y Universidades Nacionales involucrados en el proyecto.
Las acciones de institucionalización se concretan en convenios de colaboración entre Areas de
Salud y Comité Interinstitucional de Medicina Natural en Honduras (CIMNH), Red
Nicaragüense de Sistemas Tradicionales de Salud (PLAMOTANIC) y Ministerio de Salud en
Nicaragua, así como con Ministerios de Recursos Naturales y Medio Ambiente. Panamá
cuenta con la Sección de Medicina Tradicional Indígena dentro del Ministerio de Salud y la
Comisión Nacional de Medicina Tradicional Indígena, Nicaragua cuenta con el Equipo
Técnico Interinstitucional de Medicina Tradicional que dirige el Ministerio de Salud, así
como Anteproyecto de Ley de Medicina Tradicional. Se propone una lista básica de plantas
medicinales a recomendar en Atención Primaria de Salud y un programa de Fitoterapia
Médica a implementarse en carreras ligadas a la salud de las Universidades Estatales
involucradas.
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CO 13
Actividad leishmanicida y antimalárica de análogos de passifloricina A
Wilson Cardonaa, Fernando Echeverria Winston Quiñonesa, Jorge Garcíab; Juan Murgab
a
Grupo de Química Orgánica de Productos Naturales Universidad de Antioquia, Instituto de
Química, A.A 1226, bUniversitat Jaume I Castellón- España
Las enfermedades causadas por parásitos protozoarios son responsables de la mayor morbilidad y
mortalidad en la población mundial, primordialmente en los países en desarrollo. Entre estas
tenemos la Malaria y Leishmaniosis. Estas enfermedades son de especial atención en los países del
tercer mundo, debido a las altas tasas de mortalidad, así como por la notable disminución en la
calidad de vida y en la productividad.
Desde hace años el tratamiento de estas enfermedades se ha basado en el empleo de cloroquina y
sales de antimonio, respectivamente. No obstante varios factores como son: el aumento de
resistencia con la consiguiente disminución de la actividad de las drogas disponibles y los efectos
secundarios desagradables producidos, afectan de manera notable su control y tratamiento.
En la búsqueda de nuevos antiparasitarios, evaluamos la actividad leishmanicida y antimalárica de
2 análogos naturales, 3 análogos hemisintéticos y 13 análogos sintéticos de passifloricina A; los
resultados mostraron una fuerte relación de la actividad con el anillo lactónico  ,-insaturado.
Los análogos hemisintéticos fueron obtenidos por oxidación, peracetilación e isopropilideno
derivatización de la passifloricina A; mientras que los análogos sintéticos se obtuvieron utilizando
como pasos claves en la síntesis, la formación de los estereocentros mediante la reacción de
alilación de Brown y el anillo lactónico por medio de una reacción de metátesis.
Agradecimientos. Los autores agradecen a Colciencias la cofinanciación de este trabajo
O
O
OH
OH
OH
Passifloricina A
Green Wood, B. Bull. W.H.O, 1999, 77, 617-618
Winstanley, P.A; 2000, Parasitology Today, 16, 146-152
Brown, H. C; Jadhar, P.K; 1983, J. Am. Chem. Soc, 105, 2092-2093
Fürstner, A. 2000, Angew Chem. Int. Ed. 39, 3012-3043
11
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CO 14
Nuovi ciatani dotati di attività biologica da Sarcodon glaucopus
Maria Carla Marcotullio, Massimo Curini, Federica Maltese, Luigi Menghini, Rita
Pagiotti, Ornelio Rosati, Gianmario Altinier, Aurelia Tubaro.
Dipartimento di Chimica e Tecnologia del Farmaco-Sez. Chimica Organica, Facoltà di
Farmacia, Università degli Studi, Via del Liceo, 1, 06123 Perugia, Italia.
L’isolamento e la determinazione strutturale di nuovi composti naturali a potenziale attività
biologica è da sempre un tema di ricerca di primaria importanza del nostro gruppo di ricerca.
Recentemente ci siamo interessati del Sarcodon glaucopus Maas Geest & Nannf, un
basidiomicete appartenente al gruppo dei “funghi a dente” per la presenza di formazioni a
forma di dente sulla superficie inferiore del cappello.
L’estratto metanolico è stato ripartito tra acqua ed etile acetato e le fasi organiche, dopo
evaporazione, sono state frazionate mediante cromatografia su gel di silice, utilizzando
diclorometano con quantità crescenti di metanolo come eluente. Dopo ripetute purificazioni
abbiamo isolato due nuovi di terpeni a scheletro ciatanico (1 e 2). Le i questi composti sono
state determinate attraverso l’analisi di spettri di risonanza magnetica nucleare del protone e
del carbonio, utilizzando sia tecniche mono- che bidimensionail (1D 1H, 1D 13C, DEPT, H-H
and C-H COSY e HMBC). Le stereochimiche relative sono state assegnate grazie ad
esperimenti NOESY.
I due composti puri sono stati sottoposti al test della riduzione dell’edema indotto dall’olio di
Croton nell’orecchio di topo1 per valutare la loro attività anti-infiammatoria topica. Ambedue
i composti (1μmol/cm2) hanno determinato una riduzione dell’edema indotto (62%, 55%
17
O
O
1
9
2
3
19
4
7
8
5
20
OH
14
13
10
18
16
6
11
OH
OMe
12
CHO
MeO
CHO
15
1
2
rispettivamente). Come riferimento è stata utilizzata l’indometacina, anti-infiammatorio nonsteroideo, che ha determinato (0.3 μmol/cm2) una riduzione del 61%.
1.
A. Tubaro, P. Dri, G. Delbello, C. Zilli, R. Della Loggia Agents Actions, 1985, 17, 347.
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CO 15
Flavonoids and preliminary studies of the antiulcerogenic activity from
Byrsonima crassa Niedenzu (IK) (Malpighiaceae) leave extracts.
M. Sannomiyaa, Vitor B. Fonsecab, M.A. da Silvaa, L.R.M. Rochab, L.C. dos Santosa,
C.A. Hiruma-Limab, A.R.M. Souza Britoc, W. Vilegasa
a
Departamento de Química Orgânica, Instituto de Química, UNESP, Araraquara, SP,
Brasil; bDepartamento de Fisiologia, Instituto de Biociências, UNESP, Botucatu, SP,
Brasil; cDepartamento de Fisiologia e Biofísica, Instituto de Biologia, UNICAMP,
Campinas, SP, Brasil.
Byrsonima crassa Niedenzu (IK) (Malpighiaceae) is used in Brazilian folk medicine for the
treatment of diseases related mainly to gastric and peptic ulcer. In this study, we evaluated the
potential antiulcerogenic effect of three different extracts obtained from the leaves of B.
crassa namely hydromethanolic (MeOH/H2O), methanolic (MeOH) and chloroformic extracts
(CHCl3). The oral administration (250, 500 and 1000 mg/kg) of all the extracts reduced the
formation of lesions associated with HCl/ethanol administration in mice. The MeOH/H2O
extract significantly reduced the incidence of gastric lesions by the 79, 80 and 87% at doses of
250, 500 and 1000 mg/kg, respectively (P<0.01). The MeOH extract reduced the ulceration
by 93 and 99 % only at the doses of 500 and 1000 mg/kg (P<0.01). The lower
gastroprotective action (65 %) was observed when animals were treated with CHCl3 extract at
the dose of 1000 mg/kg (P<0.01). Phytochemical investigation of B. crassa afforded five
known
substances:
quercetin-3-O-β-D-galactopyranoside,
quercetin-3-O-α-Larabinopyranoside, amentoflavone, (+)-catechin and (-)-epicatechin. The presence of these
phenolic compounds may probably explain the antiulcerogenic effect of the polar extracts of
B. crassa leaves.
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CO 16
3,5-di-caffeoylquinic acid from the fruits of vitex cymosa bertero
(verbenaceae).
FONSECA, Eduardo N.; FIGER, Alex; LEITÃO, Suzana G.
Departamento de Produtos Naturais e Alimentos, Faculdade de Farmácia, Universidade
Federal do Rio de Janeiro, Centro de Ciências da Saúde, Bloco A, 2o andar, Ilha do
Fundão, 21.941-590, Rio de Janeiro, Brazil, [email protected].
Vitex species (Verbenaceae) are small trees or shrubs which occur in tropical and subtropical
regions, and their chemistry has been widely studied all over the world. In Brazil, there are
more than 50 different species1 but, so far, only two have been phytochemically studied,
mainly by our group. Vitex polygama Cham. is a small tree found mainly in the states of
Bahia, Minas Gerais and Rio de Janeiro, and the bark and fruits of this plant are traditionally
used as emenagogue and diuretic1. V. cymosa Bertero is a small tree widely distributed in the
Central and Amazon regions of Brazil, where it is popularly known as “Tarumã-do-Igapo”
and “Taruma-do-alagado”1. The chemistry of the genus is characterized by the presence of Cglycosyl flavonoids (such as vitexin and orientin), steroids, triterpenes, ecdysteroids and
iridoids. In a previous investigation on the leaves of the species Vitex polygama2, 3,5 and 3,4di-caffeoylquinic methyl esters were isolated and purified by HPLC. In this way we decided
to look for the presence of these derivatives in the fruits of another Brazilian species Vitex
cymosa Bertero. Eight kilos of V. cymosa fruits were freeze-dried and then crushed with the
help of a blender. After that, the fruits were defatted with hexane, followed by extraction with
ethanol. The ethanol extract was dried under reduced pressure; the residue was suspended
with water and then partitioned between water and solvents of increased polarity range such
as hexane, dichloromethane, ethyl acetate and n-butanol. The ethyl acetate extract was
chromatographed in a silica gel-column resulting in twelve different fractions. Fractions 1417 were pooled together and then chromatographed over Sephadex LH 20 with methanol,
affording a pure fraction which was submitted to 1H-NMR and 13C analysis. This fraction was
characterized as pure 3,5-di-caffeoylquinic acid (Figure 1). This is the first time that
substances like these are reported in the genus, and it also reinforces the tendency, observed in
many different Vitex species, to produce caffeoyl derivatives such as: 7-O-trans-p-coumaroyl6’-O-trans-caffeoyl-8-epiloganic acid (agnucastoside C), luteolin 6-C-(4’’methyl-6’’-O-transcaffeoyl-glucoside), and 2’’-O-caffeoyl-orientin.
HO
HO
7'
8'
9'
6'
4'
5'
O
2'
3'
1'
O
7
6
HOOC
OH
8"'
OH
2
1
4
5
9"'
3
O
1"'
2"'
4"'
3"'
5"'
7"'
OH
6"'
OH
O
Figure 1
3,5-Di-caffeoylquinic Acid
1- CORREA MP. Dicionário das Plantas Úteis do Brasil e das Exóticas Cultivadas. Imprensa Nacional:
Rio de Janeiro, Brasil, 1926:IV:208.
2- Santos, T.C., “Estudo Químico de Espécies Brasileiras do Gênero Vitex” , Tese de Doutorado,
Universidade Federal do Rio de Janeiro, 2000, Rio de Janeiro, Brasil.
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CO 17
Studio dei costituenti iridoidici di Cephalanthus glabratus
Del Pero M.A.1, Tomassini L.2, Ventrone A.2, Nicoletti M.3
1
Universidad de Buenos Aires, Argentina
2
Dipartimento di Biologia Vegetale, Università “La Sapienza”, P.le A. Moro,5 Roma,
Italia
3
Dipartimento di Farmacologia delle Sostanze Naturali e Fisiologia Generale,
Università “La Sapienza”, P.le A. Moro,5 Roma, Italia
Cephalanthus glabratus è una pianta arbustiva caratteristica dell’America Latina, in
particolare di alcune regioni di Brasile, Uruguay e Argentina settentrionale. In
Argentina è conosciuta con il nome volgare di “sarandì” e come tale sostituisce la più
impiegata Phyllanthus sellowianus nell’uso popolare delle foglie e della corteccia per
la preparazione di infusi impiegati come antidiabetici, e diuretici, oltre che come
antisettici, purganti ed antispasmodici. La specie non registrava precedenti studi
fitochimici.
Lo studio dei glucosidi delle foglie fresche eseguito sull’estratto etanolico mediante
previa separazione della componente iridoidica su gooch di carbone attivo e
susseguente cromatografia in gel di silice ha portato all’isolamento delle seguenti
sostanze pure:
a) tre glucosidi secoiridoidi: secologanina, sweroside e seco-ossiloganina;
b) il glucoside iridoide loganina;
c) il glucoside secologanina dibutilacetale, che va considerato un artefatto derivato
dall’impiego del butanolo come eluente nella cromatografia.
I risultati di questo studio possono essere messi a confronto con gli altri isolamenti di
iridoidi secoiridoidi e alcaloidi indolici nell’ambito delle sottofamiglie delle Rubiacee,
ottenendo delle considerazioni di carattere chemotassonomico.
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CO 18
Estudio de citotoxicidad de un flavonoide aislado de Baccharis nitida (ruiz
et pavon) pers. En células humanas
Cytotoxic studies of a flavonoid isolate from Baccharis nitida (Ruiz et
Pavon) Pers. in human cells
Guada Melissa,1 Chidiak Soley,1 Buitrago Diolimar,1 Corao Grecia,2 Cova José Angel 3 y
Morales Antonio1
1
Instituto de Investigaciones de la Facultad de Farmacia y Bioanálisis. 2 Grupo de
Investigación en Cultivos Celulares, Laboratorio de Bioquímica 3. Instituto de Inmunología
Clínica de la Universidad de los Andes. Mérida, Venezuela. Apartado Postal 5101.
[email protected], [email protected]
Baccharis nitida, es un arbusto perteneciente a la tribu Astereae, familia Astereaceae, que se
encuentra ampliamente distribuido en los Páramos Andinos de Venezuela. Estudios recientes
han demostrado actividad antimicrobiana de sus extractos contra Staphylococcus aureus. Del
extracto alcohólico obtenido de las partes aéreas, secas y molidas de la planta, se aisló un
flavonoide por técnicas cromatográficas,
el cual fue identificado por métodos
espectroscópicos como 5-hidroxi-4’,6,7-trimetoxiflavona. Con la finalidad de descartar su
toxicidad, el compuesto se sometió a bioensayos con células mononucleares periféricas
humanas (CMSP) obtenidas por un gradiente de ficoll. El ensayo se realizó por duplicado,
empleando muestras a diferentes concentraciones del flavonoide. Las muestras fueron
incubadas a 37ºC-5% CO2 durante 48 horas y se determinó la viabilidad celular por el método
de exclusión con el colorante Trypan blue, comparándose con el grupo control. Los resultados
obtenidos mostraron una viabilidad promedio de 95% a las concentraciones de 25, 37.5, 50 y
62.5 μg/ml, y un descenso a las concentraciones de 125, 250 y 500 μg/ml, sugiriendo que el
compuesto presenta baja toxicidad, por lo que puede ser empleado sin riesgo para posteriores
estudios en humanos con fines terapéuticos.
Palabras Claves: Flavonoide, citotoxicidad, células mononucleares periféricas
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 19
Estudio farmacológico y hematológico de algunas plantas de honduras
Ines Ruiz, Ana Carolina Arévalo, Aryeni Oseguera
Facultad de Química y Farmacia, UNAH Honduras
Muchas plantas medicinales son utilizadas por nuestros pobladores sin el conocimiento
de la toxicidad que podría causar, ya que una gran cantidad de ellas no se tiene ininguna
información.
Es por ello que se ha realizado estudios farmacológico y hematológico anivel experimental en
ratones winstar, las plantas estudiadas fueron las siguientes:
¾ Trinpheta lapula Tiliaceae (mozote)
¾ Eucalyptus cineria Myrtaceae (eucalipto)
¾ Eucalyptus citriodora Myrhaceae (eucalipto)
¾ Eucalyptus rudis Myrhaceae (eucalipto)
¾ Ludwigia octobalvis Tiliaceae (clavo de poso)
¾ Croton tonduce Euphorbiaceae (quina nativa)
¾ Fhernaldia pandurata Apocynaceae (loroco)
¾ Solanum erianthum Solanaceae (friega platos)
¾ Malvastrum corchorifolium Malvaceae (escoba lisa)
Algunas de ellas mostraron un nivel alto de toxicidad como el caso de clavo de poso pues a
dosis de 125mg/kg de peso todos los animales empleados murieron.
Otro es el Eucaliptus cineria la dosis letal solo es de 150 mg/kg de peso mostrando fuertes
efectos depresores del sistema nervioso central en todas las dosis y solo recuperándose las
dosis bajas.
Otras plantas presentaron efectos de toxicidad intermedia como es el caso de Eucaliptus
citriodora y solanum erianthum teniendo una dosis letal solo alrededor de 650 y 575 mg/kg de
peso respectivamente.
El resto de las plantas estudiadas presentan un rango menor de toxicidad como el Eucaliptos
robus, Fhernaldia pandurata y escobilla morada, en este último caso se observa una clara
inmovilización de las patas traseras y además se observan puntuaciones blanquecinas en el
hígado evidenciado por las pruebas hepáticas.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 20
"Pentacalia corymbosa. (Benth),Cuatr, fuente de principios citotoxicos y
antifungicos"
Rubén D. Torrenegra G.,Julio A. Pedrozo. , Alba N. Téllez y Alvaro Granados
GRUPO DE INVESTIGACIÓN FITOQUÍMICA UNIVERSIDAD JAVERIANA , GIFUJ,
Bogotá, Colombia
El extracto etánolico y sus fracciones en CH2Cl2 de Pentacalia corymbosa, mostraron
actividad citotóxica in vitro frente a varias líneas celulares tumorales humanas. La fracción
CH2Cl2 y una mezcla quinólica fueron activas a la línea Hep-2 de Laringe y las líneas
colombianas de cáncer de seno (CSC-1170, CSC-1595, CSC-3322, CSC-3325) a la
concentración de 25 g/mL con porcentajes de viabilidad entre 18 y 53 %. Se identifcó como
principio activo la Jacaranona que presentó actividad citóxica para la línea HEP-2 con ED50:
2 g/mL, para las líneas celulares colombianas CSC-1170, CSC-1595, CSC-3322 y CSC3325 una ED50 menor de 4 μg/mL, frente a NCI-H23 ( SNC) y MCF-7 (seno) ED50 de 8
μg/mL, frente a U-251(pulmón), MDA MB-435) (seno) y PC-3 (prostata) con ED50 superior
a 16 μg/mL.
Se demostró la acción antifúngica del extracto en cloroformo de las sustancias de la superficie
foliar de Pentacalia corymbosa (Benth.) Cuatr., obtenido por inmersión de hojas frescas en
este solvente durante 5 min., frente a dos hongos fitopatógenos Fusarium oxysporum f. sp.
dianthi y Botrytis cinerea, mediante la técnica de crecimiento radial en medio PDA (papadextrosa-agar). De estos extractos se identificaron como principio antifúngico, las cumarinas
escopoletina y geranil escopoletina, dos derivados quinólicos: el metil (1-hidroxi-4-oxo-2,5ciclohexandienil) acetato o jacaranona y el etil (1-hidroxi-4-oxo-ciclohexa-2,5-dien-1-il)
acetato o metiljacaranona. La identificación y comprobación de la estructura de estos
compuestos fue llevada a cabo usando espectros IR, RMN y EIMS.
Los dos quinoles mostraron una acción antifúngica mucho menor que la reportada para la
escopoletina (concentración inhibitoria media -CI50- de 182 g/ml frente a Fusarium
oxysporum y 184 g/ml ante Botrytis cinerea) y para la 7-geraniloxilescopoletina (CI50 de 93
g/ml frente a F.oxysporum y 98 g/ml ante a B.cinerea).Los quinoles presentaron acción
antifúngica a CI50 mayores de 650
g/ml. La mezcla de quinoles es activa contra el
dermatofito Trychophyton mentagrophytes.
H
H
H
O
O
H
H
O
H
H
H
H
O
H
methyl (1-hydroxy-4-oxocyclohexa-2,5-dien-1-yl)acetate
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 21
Introduzione alla flora della Cirenaica
Manunta Antonio
Istituto di Botanica dell’Università di Urbino, 61029 Urbino
La flora libica ha visto l’attenzione dei primi ricercatori botanici dopo la Guerra italo-turca
del 1911-12. Fra coloro che in questo periodo hanno dato il maggiore e più significativo
apporto ricordiamo A. Vaccari, G. Roviola, C. Manetti, G. Trivulzi ed il Padre V. Zanon che
operarono raccolte in Cirenaica fra il 1912 ed il 1914.
Nei successivi anni fra le due guerre mondiali notevoli furono I contributi di altri botanici fra
I quali citiamo per tutti R Pampanini che col suo “Prodromo della Flora Cirenaica” –
Ministero delle Colonie, Forlì, 1931 diede il maggiore, fino ad allora, il più organico apporto
alla conoscenza. L’attività di ricerca italiana fu interrotta dagli eventi del secondo conflitto
mondiale ma dopo la sua fine essa riprese, pur con alterne vicende dovute agli eventi politici,
con un m,assimo di alacrità particolatmente fra il 1965 ed il 1986 ad opera di S.M.H. JAFRI,
M.A. SIDDIQI ed A. EL GADI del Dipartimenti di Botanica dellìUniversità “Al Fateh” di
Tripoli e di alcuni altri ricercatori libici del Dipartimento di Botanica dell’Università “Omar
Muktar” in Cirenaica. Il loro contributo più significativo è stato la pubblicazione a fascicoli di
una “FLORA OF LYBIA” comprendente 147 famiglie di angiosperme e 10 famiglie di
gimnosperme.
Purtroppo a causda delle caratteristiche geografico-fisiche del territorio e della scarsezza del
sistema viario, I rilevamenti risultano quasi unicamente relativi alla zona costiera
mediterranea salvo qualche rara eccezione in oasi dell’ interno sahariano. Senza meno il già
abbondante numero di specie sarà integrato nel futuro da una numerosa coorte.
E anche doveroso segnalare il lavoro svolto negli anni ’70 da vegetazionisti dell’Istituto
Botanico dell’Università di Catania: S. Brullo, F. Furnari e N. Longhitano che tratteggiando I
caratteri della vegetazione della Cirenaica, Hanno apportato al contempo ulteriori contibuti
alla flora. L’elenco floristico sarà fornito durante l’esposizione orale unitamente all’analisi
critica rispetto ai caratteri della flora nord africana e mediterranea.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 22
Las plantas medicinales y/o alimenticias en La lucha contra el hambre
Jeannette Blanco de Méndez
Laboratorio de Productos Naturales. Escuela de Química. Facultad de Ciencias.
Universidad Central de Venezuela. [email protected]
Uno de los grandes azotes de la humanidad, que es mas pronunciado en los países del tercer
mundo o en aquellos en vía de desarrollo, es el hambre. De acuerdo a publicaciones de la
FAO, se estima que 800 millones de personas en el mundo, sufren de hambre o desnutrición.
De estas, unas 24.000, mueren cada día por causas relativas a este padecer (Naciones Unidas,
Proyecto Hambre). A este alarmante número se suma el de aquellas personas que están
discapacitadas a consecuencia de una mala nutrición. Paradójicamente, estos datos se
presentan en momentos en donde el mundo tiene la más alta producción de alimentos per
capita. Esto parece indicar que el problema del hambre es más complejo que el de una simple
distribución de alimentos. Un análisis de las estadísticas reportadas por diferentes organismos
relativas a la ingesta alimentaria en los países del mundo, clasificados por su grado de
desarrollo, indica que el consumo calórico proveniente de alimentos de origen vegetal, es de
aproximadamente 70%, para los países desarrollados, 80% para aquellos en vía de desarrollo
y hasta un 95% para los mas deprimidos económicamente. Estas cifras sugieren que una
política dirigida hacia un mejor desarrollo de la agricultura beneficia a los países de primer
mundo tanto como a aquellos menos avanzados. De hecho, la agricultura ha sido planteada
como clave para atenuar la pobreza, no sólo para satisfacer las necesidades de alimento sino
además para resolver otros asuntos no menos importantes como lo son la conservación de los
recursos naturales, generación de ingresos y en consecuencia estímulo al crecimiento
económico. Una propuesta mas completa podría estar en la realización cultivos, no sólo de
plantas alimenticias, sino además de aquellas medicinales, que contribuirían a solventar las
nefastas consecuencias de la desnutrición. Para esto último, se requiere del concurso de
equipos multi e interdisciplinarios que validen los materiales vegetales y eduquen a la
población en su uso preventivo y hasta curativo. Por supuesto que lo planteado, requiere del
compromiso de los Gobiernos, así como de los investigadores en el sentido de rescatar de
manera científica, organizada y soportada financieramente lo que el hombre ha hecho desde
tiempos inmemorables, no solo para satisfacer su hambre, sino también con la finalidad de
sanar sus enfermedades, cicatrizar sus heridas y elevar su espíritu. Entre los aspectos
importantes a considerar, en una política orientada a fortalecer el área agronómica, sin duda
debe estar el incentivo de los centros rurales. Cada año la población urbana aumenta de
manera desproporcionada a las capacidades de sustentación de las mismas, lo que se traduce
en incremento de la pobreza, inseguridad alimentaria y desnutrición de los habitantes.
Consecuentemente se abandona la atención a los campos y ocurren procesos de deforestación
a fin de transformar bosques o sembradíos en tierras urbanizadas. El círculo de
transformaciones se convierte entonces en una forma diabólica de auto destrucción de los
pueblos. Se plantea la necesidad de concienciar a científicos, gobernantes, organizaciones
gubernamentales o no, empresas privadas, iglesias y pueblos en la búsqueda de soluciones
para luchar contra una de las aristas mas pronunciadas de la pobreza: El Hambre.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 23
Inhibición de cepas bacterianas sensibles y resistentes por medio de
extractos de plantas usadas en el noreste de México para tratar
enfermedades respiratorias
1,2
Gloria Molina-Salinas, 1Alejandro Pérez-López, 2Pola Becerril-Montes, 1Ricardo
Salazar-Aranda, 2Salvador Said- Fernández y *1Noemí Waksman de Torres
1. Departamento de Química Analítica, Facultad de Medicina, U.A.N.L., P.O. Box 2316,
Sucursal Tecnológico, 64841 Monterrey, N.L., México.
2. División de Biología Celular y Molecular, Centro de Investigación Biomédica del Noreste,
Instituto Mexicano del Seguro Social, Monterrey, P. O. Box 020-E
N.L., México, C.P. 64720.E-mail: [email protected]
El objeto del presente estudio fue evaluar los extractos de 20 plantas usadas por la población
del noroeste de México para el tratamiento de enfermedades respiratorias, como agentes
potenciales contra cepas resistentes de Streptococcus pneumoniae, Staphylococcus aureus,
Haemophilus influenza y Mycobacterium tuberculosis. La plantas fueron recolectadas entre
octubre del 2000 y junio del 2002 en los estados de Nuevo León., Coahuila y Tamaulipas. La
CIM para cada extracto se determinó usando un método microcolorímetríco con Alamar Azul,
excepto para el caso de Streptococcus pneumoniae, ya que el color del medio no permitía
observar el cambio del indicador. Los extractos se consideraron activos para las cepas de M.
tuberculosis si se observaba una CIM≤125 g/mL; 500 g/mL se consideró el punto de corte
para los otros microorganismos ensayados. Ninguno de los extractos acuosos examinados
mostraron actividad. La mayoría de los extractos orgánicos evaluados presentaron actividad
antimicrobiana al menos contra alguna de las cepas resistentes probadas. Los extractos
metanólicos de hojas y raices de Leucophyllum frutescens y los extractos etéreos de raices de
Chrysanctinia mexicana mostraron la mejor actividad contra la cepa resistente de
Mycobacterium tuberculosis: 62.5 g/mL en ambos casos; los extractos metanólicos de hojas
de Cordia boissieri mostraron la mayor actividad contra la cepa resistente de Streptococcus
pneumoniae (125 g/mL) y el extracto hexánico obtenido de frutos de Schinus mole resultó
con buena actividad contra la cepa resistente de Staphylococcus aureus (62.5 g/mL). Estas
plantas son una buena fuente para un fraccionamiento biodirigido, ya que hay escasos
estudios fitoquímicos reportados en la literatura para las mismas. El fraccionamiento
biodirigido de L. frutescens nos permitió el aislamiento de lignanos activos contra cepas
resistentes de M. tuberculosis. Este estudio soporta el hecho que la selección de plantas con
criterio etnobotánico aumenta la posibilidad de encontrar especies y/o compuestos con
actividad contra microorganismos resistentes a los antibióticos en uso.
Este estudio se está realizando con apoyo de CONACYT, México, proyecto 36544 y dentro
de las actividades de colaboración del CYTED, proyecto X.
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CO 24
Enfoque de interculturalidad en la investigacion participativa de las plantas
medicinales de la amazonia
Urrunaga Soria M.Cs.R.
Centro de Estudios de Plantas Alimenticias y Medicinales,CEPLAM. Universidad Nacional
de San Antonio Abad del Cusco
El enfoque de interculturalidad en las investigaciones participativas del conocimiento de las
plantas medicinales hoy forman parte de las estrategias de complementariedad entre los
sistemas médicos; estableciendo una red de información, coordinación y fortalecimiento en el
proceso de la investigación, validando e intercambiando experiencias en el que los agentes de
la medicina tradicional siempre están contribuyendo con sus conocimientos e innovaciones a
la medicina oficial proporcionándoles fuentes de investigación científica referidas
principalmente a la actividad biológica de los principios activos contenidos en las plantas
medicinales.
El trabajo desarrollado fue con la participación de agentes de la Medina Tradicional,
Funcionarios Públicos del sector Oficial de Salud y pobladores de la zona de Iberia, en la
provincia del Tahuamanu, en el departamento de Madre de Dios integrada por grupos nativos
amazónicos y colonos quechuas de los departamentos del Cusco y Apurimac, en el marco del
Proyecto Aprovechamiento Sostenible de las Plantas Medicinales y Biocidas de la Amazonía
Peruana para Malaria.
Se ha desarrollado metodologías de tipo expositivo, y demostrativo, con técnicas de
participación individual, trabajo colectivo y plenaria participativa a través del dialogo de
saberes y del reconocimiento práctico de las plantas medicinales en el bosque. Para el trabajo
en grupos se procedió a aplicar la metodología con juicio de expertos, dando oportunidad de
socializar los saberes de los agentes de la medicina tradicional así como el de los
profesionales de la salud.
Los resultados arribados en el presente estudio están resumidas en el registro de identificación
de las enfermedades mas frecuentes siendo estas 56, siendo la Leishmaniasis y el Paludismo
las de mayor prevalencia. Le siguen en importancia la Helmintiasis, Diarrea, Micosis,
Infecciones Urinarias, Enfermedades Respiratorias, Reumatismo, Anemia, Dermatitis,
Conjuntivitis, Tuberculosis y otros. Se han identificado también las llamadas enfermedades
culturales tales como el Mal de Ojo, Mal genio de los niños, Mala borrachera, Energía
negativa. El listado de plantas medicinales asciende a 63 plantas, con una nomenclatura
popular, de las cuales 21 no han podido ser determinadas taxonómicamente por su nombre
técnico, por carecer de las sumidades florales. Se cuenta con un registro de plantas
medicinales identificadas por usos y formas de empleo.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 25
Modelo fisiopatológico y nosológico para el empleo de plantas medicinales
Chávez-M AA, Rivas-V JF, , Román-R R, Alarcón-A FJ.
Universidad Autónoma Metropolitana – Iztapalapa, Departamento de Ciencias de la Salud,
Área de Investigación Médica. E-mail: [email protected]
OBJETIVO: Las plantas medicinales son usadas en forma amplia por la población mexicana y
son prescritas por terapeutas tradicionales o populares. Los profesionales de la salud
desconocen en su mayoría su empleo, tanto sus beneficios como sus riesgos. Algunos
médicos intentan utilizar las plantas medicinales, que contienen moléculas activas diversas,
usando principios médicos y farmacológicos los cuales son aplicables sólo a medicamentos
unimoleculares. Por lo tanto, es una necesidad urgente el contar con principios teóricos para la
utilización de plantas medicinales. Este trabajo presenta un modelo fisiopatológico y
nosológico para el empleo terapéutico y clasificación de plantas medicinales usadas en
México, este modelo se basa en principios teóricos de la medicina tradicional china.
MÉTODO: empleando fuentes secundarias se analizaron los componentes fisiopatológicos de
los síndromes de medicina tradicional china relacionados con la teoría de las cinco fases de la
energía, wu xing. Los componentes sindromáticos fueron clasificados de acuerdo a la
fisiopatología de la medicina moderna. En forma semejante, se analizaron las indicaciones de
plantas medicinales empleadas en México, y estas también fueron clasificadas de acuerdo al
saber médico actual. RESULTADOS: La comparación de los componentes sindromáticos en
medicina tradicional china y las indicaciones de las plantas medicinales mexicanas mostró
coincidencias importantes entre ambas. CONCLUSIÓN: La correspondencia entre los
síndromes de medicina tradicional china y el aestra de indicaciones de las plantas
medicinales mexicanas permitió proponer un empleo aestra de tratamientos acupunturales
y plantas medicinales empleadas en México. Además, el análisis hecho aestra la coherencia
interna de las indicaciones tradicionales y populares de las plantas medicinales, la cual no se
puede establecer siguiendo el principio básico de la farmacología química unimolecular una
sustancia es a un efecto.
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CO 26
Ethnopharmacology, Conservation
Environmental Education
of
Traditional
Knowledge
and
Priscila Fernandes2, Patricia Sousa Oliveira1, Alba R.M. Sousa Brito1
1
Natural Products Laboratory, Physiology and Biophysics Department, Biology Institute,
UNICAMP, Brazil. [email protected]
In nowadays post-modern society, discussions about science, ethic and aesthetic aspects of
living are present to the establishment of new paradigms of education One of these aspects is
the new relation between the societies and the environment. The discourse of sustainable
development and environmental education emphasize social development. Most of the areas
that must be preserved from abusive exploration, like in Brazil, hold besides the biological
diversity, a rich cultural diversity and important knowledge about the relationship of man and
the biophysical space. The research about this knowledge can be used to find a path to
preserve the biodiversity and the cultural diversity. But the crescent urbanization and
reduction of natural resources threats this stock of knowledge and natural products. This
article reports the ethnopharmacological research held in Atibaia, SP, Brazil and discusses the
contribution of ethnopharmacology in providing tools to practices in cultural conservation and
environmental education. Atibaia is located in high lands, with important preserved green
areas, being shelter for animal and vegetal species. Its population has traditionally rural ways
of living, in small proprieties and holds significant practices of traditional medicine. But the
proximity from São Paulo, the biggest city of Brazil, and the development of other cities in
countryside cause extreme environmental pressure, specially related to population growth,
deforestation and pollution. In social aspects, crescent urbanization has caused lost of
traditional practices. An ethnopharmacological study was made in two school communities
and the information was carried to contribute to environmental education project. Information
about traditional knowledge transmission provided directions to reach the proper social actor
related to medicinal plant use transmission, to communicate adequately to these actors and
also built a program able to support community needs and wills. The traditional knowledge
transmission in Atibaia is made by verbal instructions and task observation. The information
transmission was gender related; women are responsible for childcare and education. More
than 64% of the answered questionnaires showed that the knowledge about uses of medicinal
plants was obtained from mother or grandmother. In further investigations, it was observed
that the time spent in domestic affairs by women is decreasing. Half of the interviewed
women work and other important group affirm that intend to work. It indicates that the time
spent in traditional knowledge transmissions is lesser than it was when women worked
exclusively at home; this condition tends to accentuate. As a consequence, the responsibility
of education is demanded to school. It indicates that the formal education must include
traditional knowledge contents in basic school curriculum. The research showed that the way
people obtain medicinal plants is still traditional. Most of the answers (80%) demonstrate that
plants were obtained from home gardens (own or from neighbors). This shows that the current
market appeal to natural products consume is not the main reason to the traditional use of
medicinal plants in Atibaia study population. We considered this a clue to incentive
community gardens of medicinal plants in schools, to scholar activities and to population use
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
of remedies as a justification for budget therapeutics. After the data collection, the 10 most
used plants were cultivated in school and the information about their uses was given to
scholars. The practices were conducted by the teachers from schools and coordinated by the
researcher. Information about the caution with some plants and additional information, like
nutritional factors and other uses (as insect repellents, as flavors) were also mentioned. A
preoccupation present during the entire project was to give teachers condition to seek and find
their own information about plants, giving them a long-term formation. In the end of 2003, a
small book of indication was published to help future works on the school garden. The data
from the questionnaires gave trace to the scholar program in EE. Teachers used the data to
teach mathematics, building graphics and scales of common plants and their uses; the plants
cultivated were in care of children and they studied some plant physiology by observing
plants development. The major contribution to school from ethnopharmacology was the
valorization of popular knowledge. It gave to school the recognition that traditional tasks are
useful and that it holds intrinsic values. The investigation of traditional knowledge about
medicinal plants in schools demonstrates the meaning of traditional practices in recently
urbanized communities. This data may ransom some knowledge close to be lost.
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CO 27
Actividad antihipertensiva de plantas medicinales del Paraguay
M.A. Campuzano Bublitz, M.L. Kennedy, Y. Montalbetti, O. Heinichen, M.C. HelliónIbarrola, D.A. Ibarrola
Las plantas medicinales, sin lugar a dudas, han conformado la base de los principales
productos para la salud desde épocas antiguas. El reconocimiento de su valor como recurso
clínico, farmacéutico y económico va en aumento, por lo que la comercialización de este
recurso es una tarea esencial a desarrollar en forma integral, para preservar la disponibilidad
del material vegetal sin lamentar su extinción en un futuro cercano. En el Paraguay, la
incidencia de la hipertensión sigue el mismo patrón que a nivel mundial. Tradicionalmente la
población rural emplea plantas con propósito medicinal y debido al debilitamiento de las
condiciones sanitarias, esta modalidad, se convierte en la única alternativa de tratamiento.
Desde hace 10 años iniciamos estudios farmacológicos preclínicos para validar la capacidad
antihipertensiva de plantas popularmente empleadas para combatir la hipertensión arterial
(Gomphrena globosa L. (siempre viva); Solanum sisymbriifolium Lam (ñuati pytá); Syagrus
romanzzofiana (pindó) Bromelia balanzae Mez. (caraguata); Acrocomia totai Mart.
(mbocaya-í)) en ratas.
La raíz de Solanum sisymbriifolium, es empleada popularmente por la población paraguaya
como antihipertensivo y su actividad general y cardiovascular fue estudiada “in vivo” en
ratones y en ratas normo e hipertensas por regeneración adrenal y administración de acetato
de deoxicorticosterona (ARH+DOCA). La dosis letal 50 (LD50) intravenosa e intraperitoneal
fueron de 343.0 mg/kg y 451.0 mg/kg, respectivamente. La administración oral de dosis de
hasta 5.0 g/kg no provocó ningún síntoma tóxico en ratones. La administración de 50.0 y
100.0 mg/kg i.v del extracto bruto hidroalcohólico (EBHA), produjo una disminución
significativa de la presión arterial sistólica y diastólica en ratas normotensas e hipertensas
anestesiadas. El tratamiento oral agudo de ratas hipertensas (ARH+DOCA) concientes, con
dosis de 10.0, 50.0, 100.0 y 250.0 mg/kg, p.o., produjo una marcada hipotensión de manera
dependiente de la dosis. La administración oral repetida del EBHA (100.0 mg/kg/día), la
fracción butanólica (10.0, 30.0 y 50.0 mg/kg/día) y el compuesto aislado nuatigenina-3-O-βchacotriosa (1.0 mg/kg/día) de S. sisymbriifolium indujeron un descenso de la presión a
niveles de normotensión.
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CO 28
Resultado de un acercamiento etnomedical de larga duración: la segunda
edición de la Farmacopea vegetal Caribeña.
Lionel Robineau
Una presentación Power Point presentara el proceso de elaboración de la Farmacopea vegetal
Caribeña TRAMIL, desde el problema de salud publica inicial, hasta la proxima salida de la
segunda edición. Se enfatizara sobre el acercamiento etnomedico, la vigilancia etnobotanica,
la validación cientifica y el aprovechamiento en atención primaria de salud.
Agradecimientos: UAG, GEF, PNUMA, SILAE
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CO 29
Clasificación físico-química de propóleos cubanos.
Osmany Cuesta-Rubio†, Ingrid Márquez Hernández, Anna Lisa Piccinelli§, Luca
Rastrelli§
†
Instituto de Farmacia y Alimentos (IFAL), Universidad de La Habana, Ave. 23, No. 21425, CP
13600 La Lisa, Ciudad de La Habana, Cuba.
§
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università di Salerno, Via Ponte Don Melillo, 84084,
Fisciano, Salerno, Italy.
Los estudios químicos sobre propóleos cubanos realizados hasta el momento han demostrado
que la benzofenona prenilada nemorosona es un metabolito secundario frecuentemente
encontrado en este producto natural y que el mismo debe su presencia a la relación de las
abejas con la especie Clusia rosea. Sin embargo, estudios preliminares sugieren que esta
especie vegetal no es la única fuente vegetal para los propóleos cubanos y por lo tanto la
composición química de los mismos no siempre tiene que estar definida por la presencia de
benzofenonas preniladas. Teniendo en cuenta estos aspectos y el hecho que diferentes
composiciones químicas sugieren diferente potencial biológico, nos hemos propuesto
desarrollar una metodología que permita la clasificación de los propóleos cubanos. Con tal
objetivo en mente se estudiaron los comportamientos de 60 muestras de propóleos cubanos
de diferentes orígenes geográficos a través de los métodos de RMN 1H, HPLC y TLC. Los
resultados obtenidos a partir de los extractos metanólicos permitieron agrupar las muestras de
propóleos en tres grupos bien definidos (I-III). La composición química mayoritaria de los
propóleos tipo I (benzofenonas preniladas) y tipo II (isoflavonoides) también ha sido
determinada sobre la base de métodos cromatográficos y técnicas de RMN.
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CO 30
The accumulation of trans-4-hydroxy-N-methylproline
methylproline by some plant species.
and
N-
Maricela Adrian-Romero 1 , Gerald Blunden 2, Asmita V. Patel 2, Pablo Meléndez 1
1
Faculty of Pharmacy, University of Los Andes, Mérida ZP-5101-A, Venezuela.
[email protected]
2
School of Pharmacy and Biomedical Sciences, University of Portsmouth, St. Michael’s
Building, White Swan Road, Portsmouth PO1 2DZ, UK
Betaines are derivatives of amino acids containing a fully methylated nitrogen moiety.
Compounds of this class have been found in many animals, Angiosperms, Gymnosperms,
algae, fungi and bacteria (1). Recent studies have also shown these compounds to be present
in ferns, mosses and liverworts (2). The most investigated role of betaines is that of
cytoplasmic solutes aiding adaptation to saline and dry conditions (3). Betaine may also have
a role in vacuolar osmotic adjustment, for this use, however, the concentrations of the
compounds must be high, but in many betaine-containing plants, the levels of these
compounds are low (4).
Trans-4-hydroxy-N-methylproline and N-methylproline have been isolated from several
Angiosperm species, by preparative TLC and identified by 1H NMR spectroscopy and FAB
mass spectrometry. The content of each betaine present in the extract of each species was
estimated using a 1H NMR procedure, but the striking feature is the high content of these two
proline derivatives, being in excess of 1 % of the dry weight of Berchemia zeyheri,
Critoniella vargasiana, Hovenia dulcis and Serjania communis and in excess of 0.8 % of
Berberis aggregata and Annona chirimola. These high contents suggest the possibility that
these compounds have a function in abiotic stress resistance of these species.
1. Blunden, G.; Adrian-Romero, M.; Kátay, G.; Tyihák, E.; Németh, Z.; Albert, L. (2002). Biochem.Syst.Ecol.,
30: 973-975.
2. Adrian-Romero, M., Blunden, G., (2001). Biochem.Syst.Ecol. 29:305-311.
3. Blunden, G.; Patel, A.; Adrian-Romero, M.; Carabot, A.; Al-Amoudi, O.; Mutawe,H. (2003). Umm-AlQura
University Journal of Science-Medicine-Engineering. 15:37-42.
4. Adrian-Romero, M.; Wilson, S.; Blunden, G.; Yang, M-H., Carabot., A.; Bashir, A. (1998).
Biochem.Syst.Ecol., 26:535-543.
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CO 31
Exploring Plant Species from São Paulo State Biodiversity with
Neuropharmacological Properties
Vanderlan da Silva Bolzani*, Dulce Helena Siqueira Silva, Maysa Furlan, Cláudio
Viegas Junior and Otávio Aparecido Flausino Jr
Instituto de Química, Universidade Estadual Paulista, Araraquara, SP
The overall research goals of NUBBE (Núcleo de Bioensaio Biossíntese e Ecofisiologia de
Produtos Naturais) at IQ-UNESP have been to discover bioactive natural products and their
analogs as lead molecules. Traditional medicine uses of plants in Brazil have been helpful in
designing an efficient “bio-rational” search program of bioactive plants aiming to find new
potential drugs. This bioprospecting contribution also deals with conservation and sustainable
economic growth, fundamental for the maintenance of biological diversity from Cerrado and
Atlantic Forest. In our investigations, we have already screened 1684 extracts obtained from
794 species, and more than 100 compounds. To date, we have selected some potential plant
species, among these Senna spectabilis and Erythrina mulungu showed potential activity on
central nervous system (CNS), and were selected to conduct bioactivity-directed isolation,
structural determination, structure-activity relationships, and mechanism of action studies.
From Senna spectabilis we isolated several piperidine alkaloids, and (-)-spectaline and (-)-3O-acetyl-spectaline showed to be weak but selective acetylcholinestesae (AchE) inhibitors.
Several semi-synthetic analogs were prepared from (-)-spectaline aiming to improve the
activity of these piperidines. Two piperidine derivatives presented potent inhibition of
(AChE), showing IC50 of 4.65 and 15.1 M (galantamine was used as standard), and were
less active against butyrylcholinesterase, showing selectivity indexes of 32 and 9.5. Erythrina
mulungu is a medicinal plant, and has been used to treat CNS diseases. In this study we have
evaluated the anxiolytic effect of total extract of flowers in mice elevated T-maze test. The
bioactive extract was submitted to guided-fractionation yielding 3 erythrinan alkaloids, which
had their structures confirmed by spectroscopic methods that indicated two of them as novel
derivatives. These alkaloids were tested and showed to be responsible for the anxiolytic
activity detected in the crude extract. These preliminary results suggest that the extract and
pure compounds have anxiolytic effect comparable to diazepam in elevated T-maze test.
(Granted by Biota-FAPESP; www.biota.or.br)
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 32
Composizione chimica, attivita’ antimicrobica e antifungina dell’olio
essenziale di Teucrium marum (lamiaceae)
Donata Riccia, Daniele Fraternalea, Laura Giamperia, Anahi Bucchinia, Francesco
Epifanob, Giovanni Burinic and Massimo Curinib∗
a
Istituto di Botanica e Orto Botanico “Pierina Scaramella”, Facoltà di Farmacia,
Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, Urbino (PU) Italy
b
Dipartimento di Chimica e Tecnologia del Farmaco, Sezione di Chimica Organica,
Università degli Studi di Perugia, Perugia, Italy
c
Dipartimento di Medicina Interna, Sezione di Biochimica Applicata e Scienze della
Nutrizione, Università degli Studi di Perugia, Perugia, Italy
Teucrium marum anche detto “mint plant” è usato nella medicina popolare per le sue
proprietà antibatteriche, antiinfiammatorie e antipiretiche. In Sardegna, e precisamente presso
la Baronia di Siniscola, è stato usato in passato per la cura delle epidemie di malaria
(Camarda, 1990).
In letteratura sono riportati alcuni studi sull’attività batteriostatica, spasmolitica e
antiinfiammatoria di T. marum probabilmente dovuta alla presenza di composti monoterpenici
ciclopentanoidi presenti nell’olio essenziale (Debat et al., 1979).
Eisner et al. (2000) hanno dimostrato che alcuni monoterpeni metilciclopentanoidi contenuti
in T. marum come dolicodiale e teucreina sono dotati di attività insettorepellente e possono
rappresentare il più importante mezzo di difesa delle piante stesse.
La composizione chimica dell’olio essenziale ottenuto da piante di Teucrium marum subsp.
marum (Lamiaceae) raccolte in Sardegna presso il Monte Albo, è stata analizzata mediante
GC/MS identificando trenta componenti. Quelli presenti in maggior quantità sono risultati
nell’ordine: isocariofillene (20.24%), β-bisabolene (14.73%), β-sesquifellandrene (11.27%),
α-santalene (10.97%), dolicodiale (9.38%), α-cariofillene (7.18%). Confrontando con studi
precedenti sulla composizione chimica di tale olio essenziale (Pagnoni et al., 1976; Servettaz
et al., 1992), non sono stati determinati nella nostra analisi dolicolattoni e teucreina. L’attività
antimicrobica di tale olio è stata saggiata nei confronti di quattro funghi fitopatogeni:
Fusarium oxysporum, Botrytis cinerea, Rhyzoctonia solani, Alternaria solani. Il
microorganismo più sensibile è risultato essere Rhyzoctonia solani con un valore di MIC pari
a 250 ppm.
L’attività antiossidante dell’olio di T. marum è stata valutata usando i test del DPPH, della 5lipoossigenasi e della chemioluminescenza di luminolo/xantina/xantina ossidasi.
Da un punto di vista generale l’olio essenziale di T. marum ha dimostrato una buona attività
antiossidante probabilmente da attribuire ai componenti monoterpenici.
1. Camarda, I., 1990. Ricerche etnobotaniche nel comune di Dorgali, Sardegna centro orientale. Bollettino
2.
3.
4.
5.
della Società Sarda di Scienze Naturali 27, 147-204.
Debat, J., Lemoine, J., Riffaud, J.P. 1979 Brit. UK Pat. Appl. 8 pp.
Eisner, T., Eisner, M., Aneshansley, D.J., Wu C.L., Meinwald J., 2000. Chemical defense of the mint
plant,Teucrium marum. Chemoecology 10,211-216.
Pagnoni, U.M., Pinetti, A., Trave, R., Garanti, L. 1976. Monoterpenes of Teucrium marum. Austrian Journal
of Chemistry 29, 1375-1381.
Servettaz, O., Bini-Maleci, L., Pinetti, A. 1992. Micromorphological and phytochemical characters of
Teucrium marum and T. subspinosum (Labiatae) from Sardinia and Balearic Islands. Plant Systematic and
Evolution 179, 129-139.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 33
Efectos de withanolidos sobre Leishmania (viania) panamensis
Diana Cardona, Wisnton Quiñones, Fernando Torres, Fernando Echeverri
Sara Robledo, Iva D. Velez
Universidad de Antioquia, Grupo de Quimica Organica de Productos Naturales y
Programa Para el Control de Enfermedades Tropicales, Universidad de AntioquiaMedellin, Colombia
Victor Cruz, Rafael Notario
Laboratorio de Quimica Computacional, Consejo Superior de Investigaciones Cientificas Madrid
La resistencia de algunos parasitos contra las drogas empleadas actualmente representa un
alto riesgo para la salud humana; diariamente mas personas son infectadas por Leishmania y
Malaria e incluso anualmente mueren varios millones de seres humanos por estas
enfermedades. Actualmente su buscar controlar estos parasitos mediante la busqueda de
inhibidores de enzimas claves de su metabolismo; en especial varios esfuerzos se han dirigido
hacia LAS sustancias que actuan en la ruta biosintetica de los esteroles, fundamentale para su
metamorfosis y funcionamiento.
Nosotro hemos estudiado el efecto de algunos analogos de esteroides, las acnistinas y las
withajardinas, los cuales exhiben una intensa accion leishamanicida in vitro. La respuesta es
altamente dependiente de la estructura y los aspectos estereoelectronicos involucrados en la
actividad han sido racionalizados mediante el empleo de calculos computaciones. La
determinacion de los sitios activos de la molecula posibilitara el diseño y la sintesis de
moleculas mas activas, con el fin de optimizar una segunda generacion de analogos
estructurales leishmanicidas.
Agradecimientos. Los autores agradecen a Colciencias (Colombia) la financion de este
trabajo
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CO 34
Studio biologico e fitochimico di Ailanthus altissima Swingle
Emilia Quaranta, Vincenzo De Feo, Rita Di Giacomo, Arturo Leone, Giuseppina
Lodato, Alessandra Rosati,
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Salerno, Via Ponte don
Melillo, 84084 Fisciano (Salerno), Italia
Ailanthus altissima Swingle (Simaroubaceae) è una specie arborea cosmopolita ampiamente
diffusa anche in Italia dove rappresenta spesso un’infestante.
In estratti diversi di questa specie erano stati in precedenza isolati composti appartenenti a
diverse classi chimiche, in particolare quassinoidi e alcaloidi1.
Nell’ambito di una serie di studi rivolti a valutare il possibile impiego di metaboliti secondari,
è stato intrapreso uno studio bioassay-oriented di questa specie al fine di valutare le possibili
attività biologiche di estratti, frazioni di semipurificazione e composti puri.
Sono state in particolare valutate l’attività erbicida, sia in vitro che in vivo, l’attività aficida e
repellente e l’attività pro-apoptotica.
Per l’attività erbicida in vitro è stata valutata l’attività antigerrminativa e gli effetti sulla
crescita radicale di specie comunemente adoperate in questi test biologici, ravanello, portulaca
e crescione. L’estratto acquoso di radici di ailanto, risultato più attivo nei test biologici, è stato
frazionato e purificato. Da esso sono stati ottenuti una serie di quassinoidi che hanno
mostrato percentuali di inibizione della germinazione e dell’allungamento radicale inferiori
rispetto all’estratto di partenza1.
Lo studio dell’attività erbicida in vivo è stato condotto su un normale terreno agricolo nel
periodo estivo ed ha dimostrato un’attività erbicida in post-emergenza, con inibizione di circa
l’80% delle specie infestanti. Diversi decotti sono stati saggiati per la loro attività aficida nei
confronti di Acyrthosyphon pisum. Il decotto più attivo, che è risultato essere quello di foglie
raccolte in primavera, è stato frazionato e le frazioni di semipurificazione sono state,
anch’esse, testate per l’attività aficida. Dall’ulteriore purificazione della frazione con
maggiore attività è stato isolato il principio attivo, il quassinoide ailantone, che mostra, alla
concentrazione di 5 x 10-3M, una mortalità del 98%2.
L’attività repellente, invece, è stata saggiata sul lepidottero Heliothis virescens, mediante il
metodo di aggiunta a dieta meridica: l’effetto più rilevante si è avuto nel caso delle larve
trattate con la dieta al 25% di decotto di foglie. Il decotto di foglie primaverili di ailanto è
stato saggiato, sia per l’attività repellente che per quella insetticida, anche nei confronti di
Spodoptera littoralis; i risultati preliminari mostrano una netta attività antifeedant dell’estratto
acquoso di foglie di A. altissima.
Estratti di diversa polarità di radici di ailanto sono stati saggiati per valutarne l’attività
antiproliferativa e/o citotossica su linee cellulari tumorali. Dalla purificazione dell’estratto
cloroformico, dotato di maggiore attività, è stato isolato l’1-metossi-cantin-6-one, un alcaloide
indolico, che ha mostrato una discreta attività pro-apoptotica nei confronti delle linee cellulari
HeLa, U87MG e JURKAT. In quest’ultimo caso, l’alcaloide, alla concentrazione di 10 μg/ml,
ha mostrato un’attività pro-apoptotica del 67%. Anche l’ailantone ha dimostrato notevoli
attività citossica e pro-apoptotica nei confronti di cellule Jurkat3.
1.
2.
3.
De Feo, V., De Martino, L., Quaranta, E., Pizza, C. (2003) J. Agric. Food Chem. 51, 1177-80.
De Feo, V., Quaranta, E., Digilio, C. (2004) J. Agric. Food Chem.., in stampa.
De Feo, V., Quaranta, E., Leone, A., Pascale, M. (2004) Phytomedicine, inviato per la pubblicazione.
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CO 35
Distribución de terpenoides en Burseraceae.
Juan D. Hernández , A. Hernández, R. Alvarez, J.C. Guzmán, L. Beiza, Y. López,
N. Herrero, I. Tapia y L. Urania Román.
Instituto de Investigaciones Químico-Biológicas de la UMSNH, Edificio B-1, Ciudad
Universitaria, 58030, Morelia, Mich. Email: [email protected].
Muchas especies de la familia de las Burseraceae crecen en terrenos áridos y climas
calurosos, se encuentran ampliamente distribuídas en gran parte el Territorio Nacional.
1
2
Hemos aislado de partes aéreas y exhudados (látex); glicósidos flavonoides lignanos
3
3
ciclitoles como el myo-inositol , ácido elágico (potente anti-oxidante, con propiedades
anticancerígenas, antibacterianas y antivirales) entre otros compuestos no terpénicos. Sin
4
embargo muchas especies contienen una gran variedad de terpenoides, principalmente mono ,
5
6
di y triterpenos . De las partes aéreas y exhudados de 30 especies se examinó la presencia de
este tipo de metabolitos. Dentro de los monoterpenos mayormente distribuidos se encuentran
el -felandreno, -pineno, limoneno y mirceno; otras especies se caracterizan por la
abundancia de -felandreno, linalool, o-cimeno y los acetatos de linalooílo y geranioilo, Las
estructuras diterpenoides presentes en Burseraceae son poco frecuentes aunque las que hemos
aislado son de naturaleza kaurenoide por un lado y por otro a los diterpenos macrocíclicos
7
pertenecientes a la familia de los cembrenos y a los verticlienos biogenéticamente
relacionados con los taxoles. Finalmente las estructuras triterpénicas que se encuentran más
ampliamente distribuídas son las del 3-epi-lupeol y la -amirina y menos frecuentes son la
friedelina, el acetato del ácido oleanólico y derivados. Las estructuras de las moléculas fueron
identificadas mediante espectroscopia de IR, Masas, RMP y RM13C en una y dos
dimensiones.
1.- Juan D. Hernández, Leticia García, Angelina Hernández , Rocío Alvarez y Luisa Urania Román, Revista de la Sociedad
Química de México, 46, 295-300 (2002)
2.- J.D. Hernández, L.U. Román, J. Espiñeira and P. Joseph-Nathan. Planta Medica, 47, 193 (1983).
3.- Juan D. Hernández, R.Alvarez, A. Hernández, J. C. Guzmán, R. E. del Río y L. Urania Román, Rev. Soc.
Quím. Méx., 42, , 49 (1998).
4.- Juan D. Hernández, R. Alvarez y L. U. Román, CIENCIA NICOLAÍTA, 28, 199- 210, (2001).
5.- J.D. Hernández, L. Beiza, L.U. Román, C.M. Cerda y P. Joseph-Nathan. Revista de la Sociedad Química de
México, 2002, 46, 106.
6.- Juan D. Hernández, L. García, J.C. Guzmán, R. Herrera, M. García, M. A. Sánchez y L.U. Román.
ANUARIO VI del Instituto de Investigaciones QuímicoBiológicas, 1995, pág. 43-57 Universidad Michoacana de
San Nicolás de Hidalgo, Morelia, Mich.
7.- J.D. Hernández, N. Herrero, P. Y. López, L.U. Román, C.M. Cerda y P. Joseph-Nathan. Revista de la
Sociedad Química de México, 2003, 47, 105.
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CO 36
Establecimiento de múltiples brotes en Acmella radicans una planta
productora de alcamidas
2
G Torres-Arreguin, 1J Molina-Torres y 2P Rios-Chavez
1
Departamento de Biotecnología y Bioquímica,CINVESTAV-IPN, U. Irapuato, Apdo
Postal 629, CP 36500, Irapuato, Gto., México. 2Facultad de Biología, Universidad
Michoacana de San Nicolás de Hidalgo, Ciudad Universitaria, CP 58030, Morelia, Mich.,
México. [email protected]
En vista de las múltiples aplicaciones que se han reportado para las alcamidas: insecticida,
bactericida, antiviral y fungicida, el establecimiento de un método rápido eficiente de
multiplicación a gran escala de plantas productoras de alcamidas es importante.
Acmella radicans es una planta anual de la familia de las Asteraceas que ha sido reportada
por contener un gran número de alcamidas (P. Rios-Chavez y col 2003). Sin embargo el
cultivo de esta planta es de bajo rendimiento debido a su pobre propagación vegetativa y su
baja tasa de germinación en los invernaderos, por lo que el presente trabajo describe el
protocolo de micropropagación para el establecimiento de múltiples brotes a partir de un
nudo.
Los explantes se obtuvieron de plántulas obtenidas de las semillas germinadas in vitro (P
Rios-Chavez y col 2003). Los nudos se colocaron en medio MS completo suplementado con
varias concentraciones de (BA) Bencilaminopurina (0-1 mg/l) y (ANA)ácido naftalenacético (0-1 mg/ml). Se usaron 20 explantes por tratamiento y el experimiento se repitió dos
veces. Después de dos semanas de incubación el porcentanje de sobrevivencia, el número de
brotes y generación de callos por explante fue evaluado.
Se encontró el mayor número de brotes por explante con la concentración de 0.25 mg/l ANA
y 1 mg/l de BA, así como la concentración de 1mg/l de ANA y 1 mg/l de BA dio la mayor
producción de raíces en los explantes.
Los brotes generados directamente de los explantes fueron separados exitosamente y
micropropagados en medio MS sin reguladores de crecimiento y después de tres meses,
fueron traspasados a macetas con tierra estéril y cubiertos con bolsas de plástico para ir
aclimatando a las plantas.
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CO 37
Estudio preliminar de los componentes químicos de la especie Baccharis
nitida (Ruiz et Pavon) Pers.
Chidiak Soley, Guada Melissa, Buitrago Diolimar y Morales Antonio.
Instituto de Investigaciones. Facultad de Farmacia y Bioanálisis. Universidad de Los
Andes.
Mérida,
Venezuela.
Apartado
Postal
5101.
[email protected],
[email protected]
El género Baccharis, pertenece a la tribu Astereae familia Astereaceae, se encuentra
distribuido en toda Venezuela, siendo abundante en la región Andina y Cordillera Costera, así
como también en la región Guayanesa. De algunas especies de Baccharis, se han aislado
acetilenos, flavonoides y compuestos terpénicos. Ciertas especies de Baccharis en Sur
América son usadas en medicina popular, entre estas tenemos B. trimera, B. articulata, y B.
crispa, empleadas en forma de decocciones para el tratamiento de reumatismo, desordenes
hepatobiliares y diabetes; externamente para los casos de ulceración de la piel y heridas.
Estudios recientes sobre la actividad antimicrobiana de extractos de Baccharis nitida (Ruiz et
Pavon) Pers, han demostrado que los mismos fueron activos contra Staphylococcus aureus.
Debido a la importancia que tienen las especies del género Baccharis como plantas
medicinales, y como continuación de los trabajos iniciados por nuestro grupo acerca de la
fotoquímica de este género, se emprendió el estudio de Baccharis nitida (Ruiz et Pavon) Pers,
presentándose en este trabajo los primeros resultados. Dicha especie fue recolectada en el
Páramo de Gavidia, Edo. Mérida, Venezuela. El material botánico seco y molido, fue
sometido durante varios días a extracción continua con alcohol isopropílico, posteriormente
concentrado y cromatografiado en columna de gel de sílice al vacío, usando solventes de
polaridad creciente. De las fracciones de polaridad intermedia se aislaron dos sólidos, que
luego fueron purificados mediante técnicas cromatográficas y cristalizaciones sucesivas.
Ambos productos, después de realizarles estudios espectroscópicos (IR, UV, RMN-1H, RMN13
C), resultaron ser flavonoides; siendo el producto 1, una flavona identificada como 5hidroxi, 4´,6,7-trimetoxiflavona y actualmente el producto 2, se encuentra en estudio para
lograr determinar su estructura.
Palabras claves: Asteraceae, Baccharis nitida, flavonoides
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CO 38
Valorizzazione di functional foods della tradizione mediterranea
Irene Dini, Gian Carlo Tenore, Elena Trimarco, Antonio Dini.
Dipartimento di Chimica delle Sostanze Naturali, Università di Napoli “Federico II”, Via
D. Montesano, 49, 80131 Napoli
Negli ultimi anni i consumatori richiedono al cibo di soddisfare non solo caratteristiche
nutrizionali e sensoriali, ma anche di svolgere un ruolo nel mantenimento della salute, nel
benessere psico-fisico e nella prevenzione di patologie. Questa nuova interpretazione del
modo di alimentarsi è probabilmente dovuta al progresso tecnologico, che ha consentito di
studiare le potenzialità sulla salute e/o sulla prevenzione di patologie croniche, di componenti,
detti genericamente phytochemicals, presenti in tracce in alimenti di origine vegetale. Gli
alimenti che naturalmente contengono phytochemicals sono chiamati functional foods. Molte
spezie, impiegate nella cucina tradizionale mediterranea per insaporire i cibi, sono utilizzate
sin dall'antichità in fitoterapia come rimedi per la salute e probabilmente possono essere
considerate functional foods, pertanto la conoscenza del contenuto di phytochemicals può
favorire lo sviluppo su più ampia scala di prodotti relegati ad un limitato uso locale. A questo
scopo sono stati isolati e caratterizzati i phytochemicals presenti in due spezie tradizionali
dell’Italia meridionale: la Rapa Catozza Mezzalunga Napoletana e la Cipolla Rossa di
Tropea.
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CO 39
El Sapote (Quararibea cordata) Excelente Fuente de Zeaxantina, para
Prevención de la Degeneración Macular Senil
Enrique Murillo F.
Universidad de Panamá, Departamento de Bioquímica, Apartado 10790, Panamá, Panamá.
[email protected]
La Degeneración Macular (DM) es una enfermedad de la retina, que ocasiona pérdida de la
visión central y de la agudeza visual. Esta enfermedad es la principal causa de ceguera en
individuos mayores de 55 años. Estudios recientes han demostrados que la zeaxantina se
acumula selectivamente en el centro de la macula (75% del total del carotenoides),
protegiéndola contra el foto daño. También se ha encontrado que el riesgo de desarrollar DM
es menor en individuos con mayores ingestas de zeaxantina (1)
El contenido de zeaxantina es bajo en la mayoría de los vegetales (2). Además, algunas
columnas C18 para cromatografía liquida de fase reversa no logran separar la zeaxantina de la
lenteína y no se conoce el contenido de zeaxantina de muchos vegetales. Nosotros hemos
logrado separar la zeaxantina de la lenteína utilizando una columna Spherisob ODS 2 y una
mezcla acetonitrilo: diclorometano:metanol (82:13:5). Luego de evaluar el contenido de
zeaxantina de varios vegetales de la dieta panameña, hemos encontrado que la pulpa de sapote
y el maíz son los alimentos con mayor contenido de zeaxantina, 46.2 μg/g y 4.13 μg/g
respectivamente. Los datos de contenido de zeaxantina publicados por el Departamento de
Agricultura de los Estados Unidos (USDA) (2) presentan al maíz como el alimento con el
mayor contenido de zeaxantina, pero el sapote contiene 10 veces más zeaxantina que el maíz.
1.
2.
Hammond, B.R. y colaboradores “Dietary modification of human macular pigment density”. Invest.
Ophthalmol. Vis. Sci. 1997; 38:1795-1801.
Holden, J.M y Colaboradores “Carotenoid Content of US Foods: An Update of the Database”. Journal
of Food Composition and Analysis. 1999; 12, 169
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 40
Caratterizzazione chimica di propoli cubane: isoflavonoidi e benzofenoni
isoprenilati.
Piccinelli A.L.1, Cuesta-Rubia O.2, Márquez Hernández I.2, De Simone F.1, Rastrelli L1.
1
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Facoltà di Farmacia, Università degli Studi di
Salerno, [email protected]
2
Instituto de Farmacia y Alimentos (IFAL), Universidad de La Habana, Ave. 23, No.
21425, CP 13600 La Lisa, Ciudad de La Habana, Cuba.
La propoli presenta una composizione chimica molto ricca e complessa: da questo prodotto
naturale sono stati isolati ed identificati più di 180 composti diversi e numerosi studi chimici
condotti su diversi campioni di propoli hanno mostrato che i principali metaboliti secondari
sono sostanze di natura fenolica, soprattutto flavonoidi. Sono stati ampiamente realizzati
confronti sulla composizione chimica tra campioni di propoli di Europa, Sud America e Asia
(1), e da ciò è stato possibile stabilire che la propoli europea e quella cinese abbondano
principalmente di varie specie di flavonoidi, acidi fenolici e relativi esteri, mentre i composti
predominanti della propoli brasiliana sono terpenoidi, benzofenoni isoprenilati e derivati
prenilati dell’acido p-cumarico (1-4). Da ciò emerge un dato fondamentale e cioè che esiste
una notevole differenza tra le propoli originarie delle zone tropicali (Sud America), da cui
sono stati isolati composti completamente diversi, come quelli a nucleo benzofenonico, e
quelli delle zone temperate (Europa) dove invece predomina la composizione flavonoidica
(1). La composizione chimica della propoli è strettamente legata al luogo di origine, al tempo
di raccolta e alla fonte vegetale da cui deriva, ed è per questo motivo che è difficile poter
realizzare una classificazione univoca delle sostanze chimiche e delle proprietà terapeutiche
contenute nella propoli a causa della sua notevole variabilità. Nell’ambito di una vasta
collaborazione intrapresa tra il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche della facoltà di
Farmacia dell’Università degli Studi di Salerno e l’IFAL (Istituto de Farmacia y Alimentos)
di Cuba si è sviluppata una linea di ricerca per lo studio chimico-biologico di campioni di
propoli cubani, differenti per zona geografica di raccolta ed ampiamente utilizzati a Cuba per
la cura di diverse affezioni. In particolare la propoli cubana è usata per le sue attività
antimicrobica e cicatrizzante nel trattamento di ferite, ulcere ed infezioni. Si riporta lo studio
chimico effettuato su due campioni di propoli cubana raccolti nella zona orientale (Provincia
Guantánamo) e in quella occidentale (Provincia Pinar del Rio) dell’Isola. Dal campione
proveniente dalla zona occidentale sono stati isolati una serie di metaboliti secondari
appartenenti alla classe degli isoflavonoidi (isoflavoni, isoflavani e pterocarpani). Questa
classe di composti caratteristica delle Leguminose non è mai stata precedentemente
riscontrata nella propoli. Nella propoli della zona orientale di Cuba sono invece stati
identificati come principali metaboliti una serie di benzofenoni isoprenilati mai ritrovati nella
propoli e tra cui un nuovo composto di origine naturale.
1.
2.
3.
Marcucci, M.C.; Apidologie, 1995, 26,83-99.
Bankova, V.; Dyulgerov, A.; Popov, S.; Marekov, N.; Z Naturforsch, 1987, 42C, 147-151.
Tomas-Barberan, F. A.; Garcia-Viguera, C.; Vit-Olivier, P.; Ferreres, F.; Tomas-Lorente, F.
Phytochemistry 1993, 34, 191-6.
4. Porto, A.L.M.; Machado, S.M.F.; De Oliveira, C.M.A.; Bittrich, V.; Amaral, M.C.E.; Marsaioli, A.J.
Phytochemistry 2000, 55, 755-68.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 41
The effect of yeasts on ochratoxin a during fermentative process
Carlo I.G. Tuberoso, Cabras P.
1
Dipartimento di Tossicologia, Università di Cagliari, Via Ospedale 72, 09124 Cagliari,
Italy
The influence of five strains of yeasts (Saccharomyces cerevisiae and Kloeckera apiculata)
on the amount of Ochratoxin A (OTA) during fermentation was studied. To evaluate if the
eventual lessening of OTA could be attributed to adsorption or degradation, yeasts have been
separated from fermentation medium and the two parts analyzed separately. OTA has never
been found in all the yeasts’ samples, showing in this way that yeasts do not have any
adsorbing capacity on this mycotoxin. Ochratoxin A values of fermented samples were
statistically lower to those of the control for all yeast strains and all OTA concentrations
present at the beginning of fermentation. OTA values were reduced by 28 to 48%. No
negative effect on the fermentative process has the presence of OTA in must.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 42
Evaluación de la composición química y algunos micronutrientes en harinas
nativas de mapuey (Dioscorea trifida), en sus variedades blanco y morado
Consuelo Araujo de Vizcarrondo, Lizet Bou Rached, Alicia M. Rincón y
Fanny de Padilla
Apartado de Correos 40109. Caracas 1040-A. Venezuela. [email protected].
El mapuey (Dioscorea trifida) es una planta nativa de América tropical y una de las más
apreciadas por el sabor y la fina textura de sus tubérculos. Es un cultivo relativamente
frecuente en Venezuela; sin embargo, éste no ha sido lo suficientemente explotado, a pesar de
poseer ciertas características agronómicas. En este estudio se evaluó la composición química
y algunos de los micronutrientes de la harina nativa de mapuey en sus variedades blanco y
morado, comparándolas entre sí y con otros tubérculos y harinas comúnmente utilizados en
alimentos. La obtención de las harinas se basó en la metodología descrita por Rincón (1999).
El análisis químico se realizó siguiendo la metodología oficial de la AOAC (2000) y la
AACC (1995), incluyendo los minerales, cuya determinación se realizó por
espectrofotometría de absorción atómica. La evaluación morfométrica de los gránulos de
almidón en la harina se realizó mediante microscopía electrónica de barrido (MEB);
observándose mayormente de forma irregular y en menor número ovalados con un extremo
truncado. El rendimiento en base seca de estas harinas fue 18,48% para la variedad blanca y
19,90% para la variedad morada. En cuanto al contenido de proteínas no hubo diferencias
significativas entre una variedad y otra, y tampoco las hubo entre una misma variedad
(morada) proveniente de fuentes diferentes; los valores para la variedad morada (4,84 g/100)
y blanca (4,56 g/100) fueron superiores a los reportados para la yuca (2,86 g/100) y estos
resultados a su vez, son comparables con los de la papa, ñame, harina de arroz y harina de
maíz blanca y amarilla precocida. Con respecto al contenido de minerales, existen diferencias
bastante marcadas entre una variedad y la otra, encontrándose que la morada tiene el más alto
contenido de hierro (10.47 mg/100), calcio (24.40 mg/100), sodio (39.54 mg/100), potasio
(38.95 g/100), magnesio (40.82 mg/100) y cobre (31.14 mg/100) en base seca, siendo los
resultados obtenidos, mayores a los reportados para la papa. Sin embargo, en dos fuentes
diferentes de mapuey morado no hubo diferencias significativas (p<0,05) en relación al
contenido de hierro y sodio pero sí en lo que respecta a calcio, potasio, magnesio y cobre. Los
resultados obtenidos indican que la harina de mapuey tiene un alto potencial nutricional, por
lo que podría constituirse en un insumo no convencional para la preparación de alimentos que
tradicionalmente son elaborados con otros ingredientes tales como el trigo, maíz y arroz;
pudiendo convertirse en una fuente alternativa para resolver deficiencias calóricas y proteicas
en la población.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 43
Evaluación cualitativa in vitro de la capacidad de adsorción de grasas del
quitosano obtenido a partir de fuentes nativas de crustáceos
S. Madrigal-Carballo1*, M. Sibaja1, J. Nieto2 & G. Rodríguez3
1
Laboratorio de Investigación en Polímeros (POLIUNA), Universidad Nacional.
86-3000 Heredia, Costa Rica.
2
Gerencia Técnica, Laboratorios Stein S.A; La Lima, Cartago, Costa Rica.
3
Instituto de Investigaciones Farmacéuticas, Facultad de Farmacia, Universidad de Costa
Rica, 2060 San Pedro, San José, Costa Rica
[email protected]
El presente trabajo pretende demostrar de manera cualitativa in vitro, las propiedades que se
le han atribuido al quitosano a nivel nacional e internacional, como secuestrante de grasas y
para lo cual es utilizado como promotor de la pérdida de peso en pacientes que lo ingieren
como suplemento dietético de tipo macrobiótico.
La quitina es el compuesto orgánico más abundante en la naturaleza, después de la celulosa;
está presente en el exoesqueleto de los artrópodos y en la pared estructural de algunas
especies de hongos. Químicamente la quitina se define como un polisacárido formado por
monómeros de N-acetilglucosamina con enlaces β 1-4; por hidrólisis ácida enérgica se
degrada a glucosamina; la hidrólisis alcalina la desacetila con una ligera reducción de la
longitud de la cadena, formando quitosano [(1→4)-2-amino-2-desoxi-β-D-glucano].
Entre los principales usos específicos del quitosano, se puede citar que promueve la pérdida
de peso (adsorbe y compacta las grasas), controla el colesterol, promueve la recuperación de
úlceras y lesiones, acción antibacterial, actúa como antiácido, inhibe la formación de placa en
los dientes, ayuda al control de la presión sanguínea, previene la constipación, endurece los
huesos (aumenta el contenido de calcio), reduce los niveles sanguíneos de ácido úrico, además
de que presenta acción antitumoral.
Si bien el mecanismo de acción del quitosano sobre los ácidos grasos libres producidos a
nivel fisiológico por la acción de lipasas gastrointestinales ha sido estudiado por muchos
años, hoy día no se cuenta con un mecanismo claro que prediga y justifique esta actividad tan
atribuida al quitosano a nivel mundial.
Los resultados obtenidos con esta técnica demuestran que bajo condiciones gastrointestinales
simuladas, las muestras de quitosano evaluadas, efectivamente presentaron un fenómeno de
coagulación junto con el ácido graso patrón seleccionado como referencia, siendo imposible
evidenciar la presencia de éste último al finalizar el ensayo.
Dicho fenómeno se ve influenciado por la masa molecular del quitosano, así como del grado
de acetilación de la muestra estudiada. Quitosanos con pesos moleculares bajos y altamente
desacetilados, presentarán mejores propiedades como adsorbentes de grasas.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 44
Antioxidant and inhibitory activities of phenoloxidases and vegetal
energetic systems by secondary metabolites isolated from mexican plants
Carlos L. Céspedes1*, Mariana Dominguez1, Estela Patlani1, J. Guillermo Avila2,
Patricio Torres1, J. Camilo Marin1 and Isao Kubo3.
1
Instituto de Química, 2FES-Iztacala, UNAM, Coyoacan 04510, Mexico D.F., Mexico.
3
Dept. Environ. Sc., Policy and Management. U. of California, Berkeley, CA, USA.
[email protected], http://www.iquimica.unam.mx/cespedes.html
Our phytochemical studies are biodirected with aim of to find botanical origin biopesticides.
We have isolated some diterpenes, limonoids, triterpenes, sesquiterpene lactones, coumarins
and flavonoids from Meliaceae, Asteraceae, Celastraceae and Zygophyllaceae families and
also some chemical derivatives from them.
The major finding shows that these compounds, which possess plant growth regulator (PGR)
or herbicidal and insect growth regulator (IGR) or insecticidal activities, are the natural or
some derivatives compounds. The acetylated and carbonyl α-β-unsatured derivatives showed
mainly PGR activity, while, those that contain hydroxyl, carbonyl and oxy groups were more
active as insecticides.
The allelopathic activities were assayed in Trifolium pratense, Lolium perenne and Physalis
ixocarpa as model of weed seeds and insecticidal were assayed against the fall armyworm
(Spodoptera frugiperda, J. E. Smith, Lepidoptera:Noctuidae) and Mexican bean borer
(Epilachna varivestis) both insect pests in corn and beans the principal crops in Mexico.
Very little is known about these natural compounds and its derivatives on insect and weed
pests. The natural compounds that we have isolated represent a valuable resource for the
dissection of their allelopathic activities and its control. Progress in the biochemical and
allelopathic (herbicidal and insecticide) characterization of this pathway will be presented.
This work was supported in part by UCMEXUS-CONACYT Program, CONACyT grant
27975-N and DGAPA-UNAM grant IN243802.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 45
Analysis by hplc of acequinocyl and hydroxyacequinocyl residues on fruits
and vegetables
Cabras P., Caboni P.
Dipartimento di Tossicologia, Università di Cagliari, Via Ospedale 72, 09124 Cagliari, Italy
A method for determing residues of the new reduced-risk pesticide acequinocyl and its
deacetylated derivative hydroxyacequinocyl on fruits and vegetables (grapes, lemons, pears,
and tomatoes) by high performance liquid chromatography (HPLC) is described. The
pesticides were extracted from the fruits and vegetables with hexane and ethyl acetate solution
(1:1, v/v) and determined by HPLC-DAD at 250 nm. No cleanup was necessary. This method
is characterized by recovery (0.01~4 mg/kg) > 77%, while coefficient of variation was
determined to be less than 11%. The limit of determination for both acequinocyl and
hydroxyacequinocyl was 0.01 mg/kg for all matrixes.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 46
Polyphenol content and vasodilator activity of wines, grape products and
some polyphenols occurring in wines on the isolated mesenteric vascular
bed of the rat R
Soares de Moura, LCRM Carvalho, Madeira VF, Vieira MAS, Tano T and Resende
AC.
Dept Pharmacology State University of Rio de Janeiro – Brasil
Epidemiological studies have shown that moderate red wine consumption may have a
protective effect against coronary heart disease (St. Lefer et al., 1979). Probably the beneficial
effect of wine might be dependent on a vasodilator effect that probably is related to the
presence of some of polyphenols, that occur mainly in the skin of the vinifera grapes.
Therefore we decided to evaluate the concentration of polyphenols in some wine and grape
products and also study the vasodilator effect of wines (Cabernet sauvignon (Brazil),
Chateauneuf du Pape (France), Cassilero del Dialblo (Chile), Valpolicella (Italy), Chardonay
(Brasil) and Sangue de Bol (Brasil); grape juice made from Vitis labrusca and epicatechin,
catechin, quercetin, kaempferol, trans-resveratrol and rutin. Alcohol from wines was
evaporated at low pressure and the residue was lyophilized and dissolved in saline in the
moment of the experiment. Grape skin from Vitis labrusca (GSE) was extracted with
water/alcohol and the liquid phase was evaporated and lyophilized. Grape juice was also
evaporated and lyophilized. Polyphenol concentration was estimated according to the
procedure of Folin-Ciocalteau. Mesenteric vascular bed of the rat was perfused according to
McGregor and precontract with norepinephrine. Vasodilator activity was expressed as %
reduction of norepinephrine pressor response induced by bolus injections of the compounds.
All wines, grape juice and grape skin extract induced a significant vasodilator effect (more
than 90% relaxation) except Chardonay (less then 45%). The dose (mean ± epm) that induced
50% of the relaxation effect, ID50, and the polyphenol content in ID50 (between brackets) for
all compounds (n>5 for all groups) were: GSE 44±6μg (1.7 μg); Cassileiro del Diablo 321±60
μg (24.0 μg); Cabernet sauvignon 346±50μg (32.9 μg); Valpolicella 634±80μg (46.2 μg);
Chateauneuf du Pape 827±283μg (47.9 μg); Grape Juice 2 240±453 μg (322.5 μg); Sangue de
Boi 3 927±540μg (58.9 μg) and Chardonnay 88±36μg (01.32 μg). Quercetin and kaempferol
induced 75±5 % (n=6) and 44±5 % relaxation, respectively (n=6 for both groups) at a dose of
100 nmol). Epicatechin and catechin induced a small vasodilation response (30±5 % and
42±5% relaxation at a dose of 3 μmol (n=6 for both groups). Rutin and trans-resveratrol did
not induce any vasodilator effect. According to the present results we can conclude that red
wines but not white wine produced from Vitis vinifera, induced a significant and intense
vasodilator effect on the mesenteric vascular bed of the rat, that may not correlate with the
polyphenol contents. A grape skin extract obtained from Vitis labrusca that has a very low
polyphenol content was the most active as a vasodilator. Finaly, probably this vasodilator
effect may participate on the cardioprotective action of moderate red wine consumption.
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CO 46
Actividad insecticida del aceite esencial de las partes aereas de Gutierrezia
mandonii (Asteráceas)
P. Di Leo Lira(1), Sandra V. Clemente (3), Graciela Mareggiani (3), Catalina M. Van
Baren(1), Berta E. Juárez(2), María E. Mendiondo(2), Adriana Broussalis, Arnaldo L.
Bandoni (1), Graciela E. Ferraro(1)
1
Cátedra de Farmacognosia, Facultad de Farmacia y Bioquímica, UBA, Junín 956, 2º
piso, (C1113 AAD) Buenos Aires, Argentina. [email protected] Fax: 54-11-45083642.
2
Insituto M. Lillo, Miguel Lillo 251 (4000) Tucumán, Argentina.
3
Cátedra de Zoología Agrícola, Fac. de Agronomía. UBA. Av. San Martín 4453. (C1417
DSE). Buenos Aires, Argentina.
Gutierrezia mandonii (Sch. Bip.) Solbrig, (Asteraceae) es una especie arbustiva que crece en
el Sur de Bolivia y noroeste de la Argentina, desde Jujuy a Tucumán. En la provincia de Jujuy
es frecuente en lugares rocosos de la Puna y de la Prepuna, entre 2.000 y 4.000 msnm y se la
llama "canchalagua". Florece en verano. Según comentarios recibidos en la región de colecta,
la población rural emplea a esta especie como repelente de insectos. Con el fin de determinar
los posibles constituyentes responsables de este efecto, se decidió comenzar con el estudio del
aceite esencial. Sus partes aéreas florecidas fueron recolectadas en el mes de abril, oreadas y
extraídas por hidrodestilación. El rendimiento en esencia fue de 0.5 % (V/P) (expresado sobre
material seco). Se analizó por GC-FID y GC-MS.
Los principales componentes encontrados fueron: sabineno (12.6%), limoneno (12.1%),
<6S,7R> bisabolona (6.3%), espatulenol (3.8%) y terpinen-4-ol (3.8%)
Basados en la composición de la esencia, se está ensayando su potencial actividad biológica
sobre el insecto Ceratitis capitata Weid. (mosca del mediterráneo), debido a la reconocida
actividad repelente de varios de los terpenos detectados y para corroborar el uso tradicional de
la planta.
Conclusiones
Los resultados del bioensayo indicaron que diferentes extractos de G. mandonii produjeron
efectos letales y subletales diferentes.
Se registró mortalidad significativa (p<0.05) en los tratamientos con los extractos de cloruro
de metileno, metanol, aceite esencial. Con respecto a los resultados subletales, los efectos
significativos abarcaron todos los tratamientos de acuerdo con el siguiente orden: aceite
esencial = metanol>cloruro de metileno>agua residual.
Agradecimientos: parte de este trabajo fue financiado con los proyectos UBACYT BO34,
B079, G 079, G062.
Figura 1: Efectos letales d
e Ceratitis capitata W.
100
b
90
80
b
70
60
b
50
40
30
20
10
a
a
a
0
control
cloruro de
metileno
agua residual
metanol
Tratamientos
aceite
esencial
canfeno
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 48
Aislamiento y purificación de preparados de bromelina a partir de tallos de
piña (Ananas comosus (l.) Merr) cosechados en Cuba. Aplicaciones
farmacéuticas y biotecnológicas.
M. Hernández1, C. Carvajal1, M. Márquez2, R. Báez3, H. Morris4, M. A. Chávez2.
1
Centro de Bioplantas, UNICA, CP 69450, Cuba. E-mail: [email protected].
2
Facultad de Biología, Universidad de La Habana. Cuba.
3
Facultad de Ciencias Médicas, Ciego de Ávila, Cuba.
4
CEBI, Univ. de Oriente, Cuba.
La bromelina de tallo (EC 3.4.22.32) es el componente proteolítico mayoritario presente en
extractos de tallos de piña (Ananas comosus), la cual ha sido usada tradicionalmente en la
industria alimenticia (1). La proteasa también se ha utilizado en la industria farmacéutica
como antinflamatorio y digestivo (2). Sin embargo, los estudios realizados en los últimos años
sobre su actividad antitumoral la han convertido en una de las cisteino proteasas más
estudiadas actualmente (3, 4). Recientemente está enzima ha sido incluida en el grupo de
fármacos conocidos como modificadores de la respuesta biológica (5).
En el presente estudio, el extracto crudo de bromelina fue obtenido por un procedimiento
experimental novedoso y simple (6). Con la tecnología desarrollada se alcanzan rendimientos
de 20.8g de producto/kg de tallos con una actividad específica de 1.36U/mg. El producto
aislado es muy activo (6 000U/kg) y estable, con una fracción proteica mayoritaria de masa
molar 24 500Da, tiene pH óptimo cercano a 7 frente a hemoglobina y buena estabilidad en un
rango de pH de 3-9 y temperaturas de hasta 50°C. El proceso de extracción es escalable y
tanto en planta piloto (30 veces) como a escala industrial (200 veces) se logran rendimientos
en términos de actividad superiores al 72% de los obtenidos en el laboratorio. El producto
liofilizado mantenido a -20°C durante un año conserva el 100% de su actividad.
El uso del extracto crudo de bromelina en la industria biotecnológica permitió obtener un
hidrolizado proteico de Clorella vulgaris, con rendimientos de 30% (g de hidrolizado/100 g
mf). La composición aminoacídica del hidrolizado demostró la presencia de todos los
aminoácidos esenciales (44.7% del total), lo que revela su alto valor nutricional (7).
El preparado enzimático parcialmente purificado por cromatografía de intercambio iónico
(CII) en carboximetil celulosa-52 (CMC-52), fue sometido a estudios toxicológicos y
farmacológicos. En el estudio toxicológico a dosis únicas en ratones la DL50 fue 216.35mg/kg,
para la administración de la enzima durante 30 días el valor de la DL50 fue 105.91mg/kg.
Se estudió la actividad antitumoral de la enzima frente a los tumores trasplantables de ratón:
leucemia P-388, carcinoma pulmonar de Lewis (CPL), adenocarcinoma-755 (ADC-755),
tumor ascítico de Ehrlich (TAE), sarcoma-37 (S-37) y melanoma MB-F10, comparada con el
citostático 5-Fluoracilo (5-Fu). La bromelina mostró una alta actividad antitumoral en 5 de los
6 tumores estudiados (tabla 1).
i.exe
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Table 1. Actividad antitumoral de bromelina frente a líneas de tumores murinos.
Tumor
Brom Sobrevida (días)
IS** (%)
Dosis Control Control Mejor Control Mejor
*
5-Fu
Neg.
dosis
5-Fu
dosis
Leucemia 5.0
19.30 a 11.12 b 18.80 a 73.56 a 69.06 b
CPL
12.5 35.70 a 27.90 b 35.50 a 27.95 a 27.24 a
ADC-755 5.0
23.50 a 16.00 b 24.40 a 46.87 b 52.50 a
TAE
12.5 29.40 b 10.60 c 34.50 a 177.35 b 225.47 a
S-37
25.0 39.30 a 14.20 c 35.31 b 176.75 a 153.60 b
MB-F10 12.5 23.20 a 19.80 b 21.11 b 17.17 a 6.61 b
*Se ensayaron dosis de 5, 12.5 y 25 mg/kg de bromelina, sólo aparecen los resultados de la
mejor dosis en cada experimento. Dentro de cada tumor medias con letras iguales no difieren
para sobrevida (Kruskal-Wallis, Student-Newman-Keuls, p<0.05) y (Mann-Whitney, p<0.05)
para Índice de Sobrevida.
**Índice de sobrevida (IS) = St / Sc ·100
Sc
St: Srobrevida de ratones tratados
Sc: Srobrevida de ratones control
La actividad antitumoral de la bromelina frente a la leucemia P-388, el carcinoma pulmonar
de Lewis y el sarcoma-37 fue muy similar a la obtenida para el citostático 5-Fluouracilo. La
enzima fue más eficiente que el control positivo (5 Fu) frente al tumor ascítico de Ehrlich y al
adenocarcinoma mamario -755. Frente a este último se demostró por primera vez la actividad
antitumoral de la bromelina.
La actividad de la bromelina frente al S-37 y al TAE (modelos sensibles a productos que
actúan a través del sistema immune), el incremento de animales de largas sobrevidas, la no
toxicidad sobre células sanguíneas son evidencias que apuntan que la actividad antitumoral de
la bromelina está mediada por su acción sobre células efectoras de la inmunidad. Por
diferentes métodos estructurales y funcionales se confirmó que la proteasa mayoritaria
presente en el extracto crudo y el producto purificado por CII es bromelina de tallo.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Headon, D., Walsh, G. (1994). Biotechnology Advance 12 (4): 635-646.
Kleef, R., Delohery, T., Boubjerg, D. (1996). Pathobiology 64 (6): 339-346.
Targoni, O., Tary, L. Lehmann, P. (1999). Journal Autoimmunology 12(3): 191-198.
Tysnes, B., Maurer, H., Porwol, T., Probst, B., Bjerkvig, R., Hoover, F. (2001). Neoplasia 3(6): 469-479.
Engwerda, C., Andrew, D., Ladhams, A., Mynott, T. (2001). Cellular Immunology 210 (1): 66-75.
Chávez, MA., Hernández, M., Márquez, M., Rodríguez, G., Santos, R., González, J., Carvajal, C. (1997).
Patente Cubana 12N 9/50, Dic 23.
Morris, H., Sanz, A., Almarales, A. (1999). Tecnología Química
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CO 49
Industrial residue of Andiroba as raw materials for cosmetics
Adriano Martinez Basso1, Renato Grimaldi2, Roberto Soares de Moura3 and Lauro E. S.
Barata1 [email protected]. 1. Natural Products Laboratory, Institute of Chemistry,
State University of Campinas (Unicamp), CP 6154, (13083-970), Campinas-SP, Brazil 2.
Food Engineering Faculty, Unicamp 3. Biology Program, UERJ, Rio de Janeiro, Brazil.
Andiroba (Carapa guianensis Aublet.) is a tree of the Amazonia, overused by sawmill and
timber industry. Extraction of Andiroba seeds by expeller produce 150 metric ton of a fatty oil
and 150 ton/year of a much bitter residue that cannot be used to feed animals. Only a tiny
amount (~1%) is used in the industry of candles anti-mosquito. As insecticidal, the oil acts
against fleas and lices. Biological assays had shown the properties of the candles of Andiroba
as anti-mosquito. Many communities living deep inside Amazon forest negotiate Andiroba
seeds in a "trade-fair" with Cosmetic industries. Amazon people uses the oil for the treatment
of skin problems, artrites, inflamed tissues, swelled muscles and stress. The biological
properties of the oil of Andiroba are probably due to the presence of Limonoids found in the
insaponifiable fraction and very much concentrated in the industrial residue of the seeds.
Cosmetic industries in Brazil, such as Natura, use the oil for cream anti-stress, shampoos,
conditioners and other articles. Our phytochemical study of the industrial residue of Andiroba
is linked to the isolation, identification and quantification of the Limonoids. Additionnaly
biological tests in vitro and in vivo to evaluate the analgesics and antiflammatory activities of
the extracts and fractions. Biological assays in fungi and insects had been carried through, as
well as, microbiological assays are foreseen. 6 alpha-Acetoxigedunin a Limonoid known for
its biological properties was major substance found in extracts of the industrial residue of
Andiroba. The structural identification of Limonoids was carried out by RMN-1H and 13C
spectrometry, as well as, ESI-Q-TOF analysis. Classic chromatograpy and HPLC of fractions
of extracts are being used to standardize extracts based on the 6a-acetoxigedunina Limonoids
like. Different extracts of the industrial residue of the Andiroba using industrials solvent are
being produced, aiming at the use of this industrial residue as raw materials for the Cosmetic
industry.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 50
Evaluacion de la actividad de la Superóxido dismutasa (sod) en una
poblacion con diabetes mellitus tipo 2, tratada con vitamina E.
Lares Mary, Castro Jorge; Garzaro Gloria y Obregón, Oswaldo;
La Superóxido dismutasa (SOD), es una enzima intracelular, que remueve los radicales
superóxidos, actúando como un antioxidante enzimático el cual transforma el anión
superóxido en oxígeno y peróxido de hidrógeno, de ahí el interés de determinar la actividad
de SOD. El presente trabajo fue conducido con la finalidad de establecer la actividad de la
superoxido dismutasa (SOD) en una población sana (n= 30) entre 25-35 años y en una
población con diabetes tipo 2 (n=25) entre 25-50 años, y con un promedio de evolución de
diabetes de 3 a 5 años. Después de la primera evaluación del grupo diabetico fueron tratados
por ocho semanas con 800 mg de vitamina E y vitamina C diarios y se les realizo una nueva
determinación. Adicionalmente a la actividad de la superoxido dismutasa (SOD) como un
factor de riesgo y se determinaron los siguientes parámetros de laboratorio: glicemia,
colesterol, triglicérido, HDL-Colesterol, y LDL-Colesterol. Se determino en ambas
poblaciones la SOD, por método colorimerico con el kit comercial de SOD de Calbiochem.
Los resultados de la SOD en la población normal oscilaron entre 1,07 y 2,78 units/ml y en los
diabéticos de 0,43 y 0,99 units/ml, encontrándose diferencias estadísticamente significativas
(p<0,001) entre ambas poblaciones. Luego de ocho semanas de tratamiento del grupo
diabetico con vitamina E y C los valores de aumentaron a valores entre 1,13 y 1,59. En
conclusión los valores de la SOD, encontrados como normales para la población estudiada
van de 1,07 a 2,78 units/ml y valores mayores podrían ser indicativos de riesgo adicional en
estos pacientes, y el tratamiento de pacientes diabeticos con vitamina E y C, mejora la
actividad de la superoxido dismutasa.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 51
Economic aspects of the transgenic soybean planted in Brazil
Di Sabato Guerrante R.
Keywords: GM seeds, market, Brazil, soybean, maize, transgenic, illegal, commercialization,
Europe
The main aim of the present study is an economic analysis of the Brazilian transgenic soy
market between 1995 and 2003, focusing on the competitive advantage and disadvantages of
Brazil continuing to produce exclusively non-transgenic soybean. Due to the changes that
ocurred in the international and national scenarios between 1995 and 2003, this study was
divided into two periods: the former, between 1995 and 2000, and the latest, lasting from
2001 until 2003, when the illegal transgenic soybean plantations became widespread in
Brazil, and at which time President Lula liberated, through the edition of two provisional
measures, the commercialization of the illegal transgenic soybean. Two parameters had great
relevance in this developed study: the amount of soy exported to the major consuming
markets (Europe, Japan and China) and the overprice paid by the major players for the
imported soy. As a secondary objetive, the present study evaluates the degree of acceptance of
the transgenic maize in the European, Japanese and Chinese market. In order to situate Brazil
in the world-wide transgenic seed market, the present essay also describes the global scenario
for the genetically modified (GM) seed market, between 1995 and 2003, emphasizing, among
other aspects, the increase in the area planted with these seeds, the distribution of the area
planted with GM seeds in developed and underdeveloped countries, the principal genetically
modified seeds commercialized today in the world and the characteristics built-into them
through the recombinant DNA technology.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 52
Centro de investigacion y desarrollo de medicamentos Aloe vera l de la
planta al medicamento. Experiencias en el CIDEM
Rosa Menéndez Castillo Colectivo de investigadores de Productos Naturales
Aloe vera L. (Aloe barbadensis Miller) planta suculenta originaria de África septentrional e
introducida en las Antillas y en América Central, ha sido utilizada ampliamente en la
medicina popular y explotada industrialmente en la elaboración de cosméticos, bebidas y
medicamentos, además de la comercialización de las diversas materias primas obtenidas de
sus hojas.
En el presente trabajo se exponen los resultados obtenidos por un colectivo multidisciplinario
del Centro de Investigación y Desarrollo de Medicamentos (CIDEM), sobre los estudios
desarrollados acerca de las características del mercado de la planta en cuestión, los aspectos
agrotécnicos, los estudios tecnológicos, de estabilidad y preclínicos de las materias primas
obtenidas, así como el desarrollo tecnológico de las formas terminadas hasta su registro en el
CECMED ó en el INHA.
1
Investigador Auxiliar. Productos Naturales .CIDEM
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CO 53
Studi di rilascio e permeazione cutanea dell’aloina veicolata in gel acquosi.
Gian Carlo Ceschel1, Valentina Bergamante1, Valeria Calabrese1
1
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università di Bologna,: Via San Donato 19/2,
40100 Bologna,Italy.
Introduzione
La via di somministrazione transdermica risulta essere un’appropriata via di somministrazione
dell’Aloe, pianta con elevato valore medicinale (USP 26 (2003) 65). Le piante che possiedono
elevato effetto terapeutico sono: l’Aloe Vera, l’Aloe Ferox e l’Aloe Arborescens. Il principio
attivo che possiede numerose attività farmacologiche si ricava dal succo delle foglie della
pianta e prende il nome di Aloina, anche denominata Barbaloina.
Numerosi studi hanno dimostrato i diversi effetti terapeutici dell’Aloina:
-effetto antimicotico.
-effetto anticancerogeno.
-effetto antinfiammatorio.
Scopo del lavoro
Lo scopo del lavoro è valutare la permeazione cutanea e il rilascio in vitro dell’aloina da
distinti gel acquosi.
Sviluppo del lavoro
Si sono sviluppati due gel all’1%, uno di Carbopol 974 e uno di Sepigel 305, contenenti
ciascuno l’1% di Aloe Vera, estratto secco. L’ Aloe Vera contiene, a sua volta il 20% di
aloina, il principio attivo di cui si è poi valutata la permeazione cutanea e il rilascio in vitro. Il
test di permeazione cutanea è stato eseguito mediante l’uso di Celle di Franz, costituite da un
compartimento donatore in cui viene inserita la formulazione da testare e un compartimento
ricevente in cui è introdotta la fase ricevente rappresentata da tampone fosfato a ph 7,4. Tra i
due compartimenti è inserita la cute porcina su cui si valuta la permeazione dei gel sviluppati.
Il test di rilascio “in vitro” è stato eseguito mediante apposite celle di rilascio, costituite da un
compartimento donatore, in cui è inserita la formulazione da testare, e un compartimento
ricevente contenente acqua. I due compartimenti sono separati da una membrana
semipermeabile di acetato di cellulosa. Dalle celle, sia di Franz che di rilascio, si effettuano
prelievi ad intervalli di tempo regolari e i campioni vengono di seguito iniettati all’ HPLC.
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CO 54
Bio Dermis: un producto donde la naturaleza y la biotecnología se unen
para sanar.
Sharry S.
Universidad Nacional de
[email protected]
La
Plata-
Sidus
S.A,
Buenos
Aires,
Argentina.
El aloe ha sido utilizado terapéuticamente desde la época de los romanos y quizás desde
mucho tiempo antes. Desde entonces, han sido adjudicadas diferentes propiedades a su gel o
al exudado de sus hojas. Actualmente, es el producto natural más utilizado en el mundo
entero. Es el fitonutriente más estudiado en la estimulación del sistema inmunológico pues un
gran número de investigaciones indican que el aloe afecta dos áreas principales de nuestro
cuerpo: los epitelios y el sistema inmunológico. Las distintas especies de aloe muestran
diferente composición química y física, por lo que la aloína de una especie puede ser
marcadamente diferente que la proveniente de otra especie. El dilema de los consumidores es
reconocer cuál de los productos contiene una cantidad adecuada de Aloe, además de realizar
una seria identificación genética de la especie o variedad de la cual se extraen los principios
activos. Existen cerca de 360 especies de aloe. El Aloe vera es utilizado en varios productos,
incluyendo bebidas, lociones, shampoos, protectores de piel y suplementos dietarios.
A.arborescens posee una composición cualitativa similar a A.vera, existiendo varias
diferencias cuantitativas, especialmente en el contenido de hexosas, proteínas y ciertos
oligoelementos como el boro y el selenio. Las diferencias bioquímicas-farmacológicas,
pueden dar un sustento racional a las principales diferencias en resultados clínicos observados
a la fecha, tanto en el efecto antiinflamatorio como en su poder cicatrizante. La elevada
concentración en glicoproteínas y de la fracción hexosas (que incluye al acenomanano)
hallados en el aloe ecotipo Ituzaingó, ha llevado a la desarrollar los productos Bio Dermis
destinados a la cicatrización y descongestión de la piel humana. Los valores,
sorprendentemente elevados, se mantienen con un muy bajo grado de dispersión en las
diversas muestras evaluadas incluso durante las distintas estaciones del año. Esta elevada
concentración de glicopéptidos e hidratos de carbono pueden ser la base sustentable de la
marcada eficacia observada en los distintos protocolos de investigación clínica. Las
diferencias en la concentración de iones y oligoelementos con una marcada mayor
conductancia eléctrica y densidad pero conservando una relativamente baja osmolaridad,
probablemente pueda explicar la gran adaptabilidad del extracto base a los distintos
preparados farmacéuticos (espuma, emulsión fase inversa, gel) permitiendo obtener productos
con una concentración del 50% del extracto original, hecho que hasta el presente no había
podido lograrse en el campo de la industria dermocosmética. Para el desarrollo de estos
productos se conjugaron procesos industriales, biotecnología (caracterización molecular,
micropropagación y conservación de germoplasma) y prácticas culturales orgánicas. Todo el
proceso se realizó con estandares de trazabilidad y ecocertificación.
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CO 55
Proyecto multidisciplicario del sector industrial para revalorizar los
medicamentos fitoterápicos
Directora: Dra Jelena Nadinic, Integrado por: Comisión de Fitoterápicos COOPERALA
Dras. Alicia Campins y Annette Pfeiffer Facultad de Ciencias Económicas Universidad
de Buenos Aires
Fernando Ranea, Museo de Farmacobotánica de Universidad de Buenos Aires
COOPERALA es la Cámara Empresaria de Laboratorios Farmacéuticos que nuclea
mayormente a los laboratorios de capitales nacionales, a los pequeños y medianos
empresarios del sector farmacéutico. Los elaboradores de medicamentos fitoterápicos
pertenecen a este sector empresarial, y por lo tanto están concentrados fuertemente en esta
Cámara.
En la búsqueda de jerarquizar y fomentar el uso de Productos Fitoterápicos, principalmente
los elaborados con hierbas nacionales, COOPERALA ha encarado un nuevo proyecto
denominado: PROYECTO FITOTERAPICOS COOPERALA “PROFITOCOOP”.
Los objetivos generales que se buscan lograr son:
1. Jerarquizar la utilización de medicamentos fitoterápicos para el cuidado de la salud
2. Promover las buenas prácticas para garantizar su calidad, eficacia y seguridad.
3. Vincular los sectores productivos, académicos y productores para la realización de
convenios bilaterales y acompañarlos en el desarrollo con programas efectivos
4. Impulsar el cultivo de plantas medicinales que rápidamente puedan ser consumidas
por el sector productivo, especialmente las autóctonas.
Para lograr estos objetivos se ha iniciado una serie de relevamientos para conocer los distintos
sectores involucrados en la actividad, desde su producción hasta la llegada al usuario.
9 Laboratorios productores de fitoterápicos y suplementos dietarios.
9 Productores de hierbas medicinales.
9 Instituciones que realizan investigación con plantas medicinales
9 Médicos que utilizan medicamentos fitoterápicos.
Se presentan la base de datos interactiva creada, las encuestas confeccionadas para adherirse
al proyecto y la página del proyecto www.fitoterápicos.com.ar (en construcción actualmente)
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CO 56
Studio sul ruolo del polmone e del muscolo scheletrico di ratto
come siti di glucuronidazione di xenobiotici.
Cioffi, G.♠; De Caprariis, P. ♠; De Tommasi, N. ♠; Laufer, R.*; Monteagudo, E*.; Taliani,
M.*
*
IRBM, Via Pontina Km 30,600, Pomezia, Roma 00040, Italia
♠
DIFARMA, Università degli Studi di Salerno, Via Ponte Don Melillo, 1, Fisciano, Salerno
84084, Italia
La glucuronidazione è mediata dalle UDP-glucuronosiltransferasi (UGTs), una famiglia di
enzimi che, localizzata nella membrana del reticolo endoplasmatico, catalizza il trasferimento
dell’acido glucuronico dall’acido uridin 5’-difosfoglucuronico a diversi substrati (alcooli,
fenoli, acidi carbossilici, ammine, etc) (1). Essa rappresenta una delle più importanti reazioni
di biotrasformazione di Fase-II, in quanto converte endobiotici e xenobiotici lipofilici ed i
loro metaboliti di Fase-I, in coniugati idrofilici ed escretabili (2,3). Studi sulla
glucuronidazione di xenobiotici sono stati focalizzati primariamente sui tessuti epatici, a
causa della loro più grande disponibilità e del ben noto ruolo del fegato nel metabolismo di
farmaci. Le isoforme di UGT appaiono però avere espressione epatica e/o extraepatica, con
conseguenti significanti attività enzimatiche nel rene, nell’intestino e nei tessuti target degli
steroidi (4). Considerando inoltre il flusso sanguigno ed il peso, altri organi e tessuti possono
contribuire alla glucuronidazione sistemica di farmaci. Il presente lavoro è stato pertanto
indirizzato allo studio dell’attività di glucuronidazione del polmone e del muscolo scheletrico
nel ratto nei confronti di diversi agenti xenobiotici, confrontando le attività delle UGT con
quelle del fegato e valutando il contributo relativo dei vari organi all’eliminazione del
farmaco (5). Questo lavoro ha permesso di evidenziare che alcuni dei substrati testati,
composti naturali isolati da varie fonti naturali (naringenina, quercetina, ecc.) caratterizzati da
diversità strutturale e farmacologica, mostrano di essere glucuronidati dalle UGT presenti nei
tessuti di muscolo e di pomone di ratto. L’identificazione e l’analisi quantitativa dei composti
è stata effettuata ricorrendo all’uso di LC-MS.
(1)
(2)
(3)
(4)
Bock K.W. Biochem Pharmacol., 66 (5), 691-6 (2003).
Mulder. G.J. Annu. Rev. Pharmacol. Toxicol., 32, 25-49 (1992).
Dutton, G.J. Glucuronidation of drugs and Other Compounds. CRC Press, Boca Raton (1980).
Fisher, M.B., Paine, M.F., Strelevitz, T. J. and Wrighton, S.A. Drug Metabolism Rev., 33 (3&4), 273297 (2001).
(5) Birkett, D.J., Mackenzie, P.I., Veronese, M.E., Miners, J.O. Trends Pharmacol. Sci., 14, 292-294
(1993).
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CO 57
Evaluation of the gastroprotective activity of Davilla elliptica: a Brazilian
“Cerrado” medicinal plant
C.A. Hiruma-Limaa, H. Kushimaa, L.R.M. Rochaa, M. Colab, A.R.M. Souza Britob, D.
Rinaldoc, L. C. Santosc, W. Villegasc
a
Department of Physiology, Biosciences Institute, cp.510, Universidade Estadual Paulista,
Botucatu, SP, CEP 18618-000, Brazil. (e-mail: [email protected]).
b
Department of Physiology, Biology Institute, Universidade Estadual de Campinas,
Campinas, SP, Brazil (e-mail: [email protected])
c
Department of Organic Chemistry, Chemical Institute, Universidade Estadual Paulista,
Araraquara, SP, Brazil (e-mail: wvillegas iq.unesp.br)
An ethnophamacogical inventory made in Tocantins “cerrado”, To, central Brazil region, showed a
high number of medicinal plants with use in gastric pain and gastric disease in general. Based
on this inventory we selected specie Davilla elliptica to study its antiulcer property. D.
elliptica is specie that belongs to Dilleniaceae family. It is a little tree and is very common in
“cerrado” region. Popular names of this specie are “sambaíbinha” and “lixeirinha”. In folk
medicine D. elliptica is used to bathe cut and to treat artrite and gastric ulcer. The aim of the
present study was to assess the possible antiulcerogenic activity of ethanolic extract (EEL) of
D. elliptica leaves. No acute toxicity was observed when the animal (n=10) was treated with
EEL (5000 mg kg-1, p.o.). When previously administered (p.o.) at the dose of 100 or 500 mg
kg -1, the EEL significantly reduced (p<0.05) gastric injury induced by HCl/ethanol solution
(47or 50%, respectively). In the indomethacin/bethanechol-induced gastric ulcer model in
mice, at oral doses of 500 mg kg -1, the EEL significantly reduced (p< 0.01) the formation of
gastric lesions in 72% respectively, when compared to the control group. EEL also inhibited
ulcer lesions at higher doses (250 or 500mg/kg) of gastric lesion induced by stress. At this
model EEL inhibited the appearing in 83 and 76 %, respectively, while cimetidine, the
positive control, presented 60 % of inhibition. In the animals pre-treated with different doses
of EEL, the intestinal motility was not altered when compared with the control group
(P>0.05). The results suggest that EEL from D. elliptica present a significant anti-ulcer effect
when assessed in these ulcer-induced models. The good results obtained of EEL from D.
ellitica in gastroprotection and toxic effects observed in this work suggest the
pharmacological research of this plant as a potential new antiulcerogenic drug.
Acknowledgements: FAPESP (Proc. 02/09493-5), CAPES and FUNDUNESP.
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CO 58
Profilassi iodica del gozzo in Italia
Torino Mario1, Torino Gaetano2, Attianese Paolo2, Torino Michele2.
1
Facoltà di Medicina e Chirurgia Seconda Università degli Studi di Napoli., 2Facoltà di
Farmacia Università degli Studi di Salerno.
Lo iodio è un componente fondamentale della formazione degli ormoni tiroidei. Il suo deficit
è responsabile della diminuzione della formazione degli stessi con conseguente alterazione di
processi metabolici importanti che producono disturbi dell’accrescimento e dello sviluppo
corporeo nell’uomo. Per tale motivo l’O.M.S. continua a raccomandare che è necessario
eliminare i disordini funzionali e clinici legati al deficit di iodio, identificando le popolazioni
a rischio al fine di trattarle con la iodio profilassi. Il ruolo dello iodio nella ormonogenesi
tiroidea, le alterazioni morfofunzionali della tiroide in regime di carenza iodica ed il deficit di
alogeno in molte aree di endemia gozzigena, costituiscono le premesse fondamentali della
profilassi iodica del gozzo endemico. Tale profilassi può essere effettuata in vari modi, ma nel
nostro Paese viene praticata mediante distribuzione di sale iodato da aggiungere agli alimenti.
150μg. Pro die di iodio è la dose consigliata dall’O.M.S., ed in Italia è introdotta con dieci
grammi di sale iodato. L’uso del sale iodato è facoltativo, non obbligatorio, ed è propagandato
prevalentemente attraverso i media. Ciò ha comportato, e comporta tuttora, una notevole
confusione nel suo utilizzo. Invero, profilassi significa prevenire, non curare, mentre molto
spesso è dato di trovare che il sale iodato viene utilizzato impropriamente come terapia. E’
dimostrato, infatti, che lo iodio è più efficace nel prevenire lo sviluppo del gozzo che nel
ridurre una tiroide già ingrandita. I gozzi iperplasici diffusi precoci possono regredire, cosa
che generalmente non è possibile per le tiroidi ingrandite che contengono noduli e presentano
aree di degenerazione cistica. L’uso improprio, anzi nocivo, dello iodio più frequentemente
riscontrato nella pratica clinica è costituito dal suo utilizzo nella terapia del gozzo nodulare. Il
trattamento medico del gozzo si basa sul concetto teorico che la terapia debba essere
soppressiva del TSH(TSH<0,1μU x ml). Quasi mai questo avviene con la somministrazione
dello iodio per cui c’è quasi sempre un aumento sia del volume del gozzo sia del numero e
delle dimensioni dei noduli. Per la disinformazione esistente, paradossalmente, lo iodio viene
utilizzato anche da soggetti ipertiroidei in trattamento con antitiroidei. Altri diventano
ipertiroidei per l’uso dell’alogeno, ed alla sua sospensione diventano di nuovo normotiroidei.
Da ultimo, il sale da tavola è da tempo sotto processo per la capacità di determinare o di
aggravare patologie cardiovascolari per cui sempre più spesso se ne consiglia di ridurne il
consumo. Negli ultimi tre anni ho monitorato pazienti che usavano impropriamente il sale
iodato. La casistica è la seguente: 12 pazienti con tiroidectomia totale; 98 in trattamento con
antitiroidei per ipertiroidismo; 112 diventati ipertiroidei ma alla sospensione di nuovo
normotiroidei; 255 con gozzo mono o multinodulare, normofunzionanti, con TSH non
soppresso e quindi con peggioramento della patologia. C’è da aggiungere, inoltre, che molti di
questi pazienti presentavano anche patologie cardiovascolari ed erano in trattamento
farmacologico per le stesse.
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CO 59
Actividad antimicrobiana de los diterpenos de Eupatorium Salvia.
Obtención de derivados y planteamiento de un modelo de estructura
actividad.
Alejandro Urzúa, Marcos Caroli, Leonora Mendoza, Marcela Wilkens
Laboratorio de Química Ecológica, Facultad de Química y Biología.
Universidad de Santiago de Chile, Casilla 40, Correo 33, Santiago, Chile.
Mail: [email protected]
De la resina de hojas y tallos de Eupatorium salvia (Asteraceae), que es utilizada en medicina
popular como antibiótico, se aislaron con muy buen rendimiento 2 diterpenos del labdano (el
ácido sálvico y su derivado acetilado). La actividad antibacteriana de los dos diterpenos se
determinó utilizando diversos métodos, y si bien ambos compuestos resultaron activos el
ácido salvico resulto ser muy superior a la de su derivado acetilado.
Con el objeto de profundizar en el mecanismo de acción, se prepararon dos serie de
compuestos. Esteres del ácido salvico y esteres del metil ester del ácido salvico.
La actividad antimicrobiana de los derivados, se correlacionó con cálculos teóricos de lipofilia
de los compuestos.
Los resultados demuestran que la presencia de un grupo carboxilo libre es esencial para la
actividad de los compuestos y que el aumento en la lipofilia debido a los grupos esteres se
puede correlacionar con el aumento en la actividad antimicrobiana.
Agradecimientos: se agradece financiamiento de Proyecto FONDECYT N° 1030466-2003
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CO 60
Actividad colerética de plantas medicinales de la flora tropical
Badilla B1., Baudrit O1., Mora G1., Poveda L. J. 2.
1
Laboratorio de Fitofarmacología (INIFAR), Facultad de Farmacia Universidad de Costa
Rica. 2Herbario Juvenal Valerio Rojas. Facultad de Ciencias Ambientales. Universidad
Nacional. Heredia, Costa Rica
Esta investigación recoge algunas de las plantas mas comúnmente usadas por nuestra
población con la finalidad de resolver problemas digestivos y reducir los niveles de colesterol.
Se estudiaron las hojas de Mangifera indica (Anacardiaceae), Persea americana (Lauraceae)
de Satureja viminia (Labiatae), Acnistus arborescens (Solanaceae), Bursera simaruba
(Burseraceae) y Carica papaya (Caricaeae) y la corteza de Quassia amara (Simarubaceae).
Las plantas recolectadas fueron picadas y a partir de este material fresco, se elaboraron
extractos acuosos al 10%. Los extractos fueron posteriormente evaporados en un rotavapor,
liofilizados y congelados hasta su uso. Los extractos fueron evaluados en ratas hembras de 12
animales que fueron tratadas con 500 mg/kg del liofilizado en dosis única diarias por siete
días consecutivos Se usó un grupo tratado con solución salina normal y otro tratado con dosis
crecientes de fenobarbital por cinco días. Los animales fueron anestesiados con uretano
(1.25g/kg) y posteriormente les fue canulado el conducto biliar con una cánula de polietileno
PE-10. La bilis fue recolectada cuatro veces en intervalos de 20 minutos, su volumen medido
y se cuantificaron los ácidos biliares. Los extractos que tuvieron mayor actividad colerética
fueron fraccionados con el fin de buscar la fracción mas activa.
Los extractos de Manguifera indica, Carica papaya, Quassia amara, Acnistus arborescens y
Bursera simaruba, tuvieron al capacidad de aumentar el volumen de bilis secretado de forma
estadísticamente con respecto al control. El aumento en la producción de ácidos biliares se
produjo en los animales tratados con Satureja viminia, Carica papaya, Quassia amara,
Persea americana, Acnistus arborescens y Bursera simaruba. Fueron fraccionados los
extractos de Acnistus arborescens y Bursera simaruba. La fracción metanólica de B.
simaruba y la fracción metanol/agua de A. arborescens fueron las que tuvieron el mayor
efecto colerético y el mayor aumento en la producción de ácidos biliares.
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CO 61
Efecto tóxico del extracto del alga roja Gracilaria mammillaris en células
mononucleares humanas de sangre periférica.
Liliana Araujo1, Jose Angel Cova2 y Grecia Corao1.
1
Laboratorio de Investigaciones en Cultivos Celulares. Facultad de Farmacia y Bioanálisis.
Universidad de Los Andes. Mérida-Venezuela.2 Instituto de Inmunología Clínica.
Universidad de Los Andes. Mérida-Venezuela. [email protected], [email protected]
Las algas marinas poseen mecanismos fisiológicos y bioquímicos con la habilidad de producir
gran variedad de metabolitos secundarios que exhiben propiedades antimicóticas,
antitumorales, antimicrobianas y antimutagénicas, en adición a otras propiedades biológicas
naturales de defensa y adelgazantes, por lo que constituyen una fuente de productos naturales
ricos en componentes farmacológicamente activos. Sin embargo, poco se ha informado acerca
de la toxicidad que éstas podrían ejercer en las células humanas al ser utilizadas en el
tratamiento de diversas enfermedades, por lo tanto, nos propusimos determinar el efecto
tóxico del extracto del alga roja Gracilaria mammillaris en células mononucleares humanas
de sangre periférica. El alga recolectada en el Parque Nacional Morrocoy Edo. Falcón e
identificada taxonómicamente en el Herbario de la Facultad de Farmacia y Bioanálisis como
Gracilaria mammillaris (mont.) Howe, por el profesor Pablo Meléndez, fue lavada y secada a
50 ºC. El alga seca triturada (92 g) se sometió a una extracción con metanol en un aparato
soxhlet durante 10 horas y se obtuvo un extracto verde oscuro, el cual, fue filtrado y
rotaevaporado a 50 ºC en vacío hasta sequedad. El residuo fue resuspendido en 20 ml de agua
destilada y centrifugado a 3.000 r.p.m.; el sobrenadante fue diluido hasta alcanzar una
concentración de 1mg/mL. Este extracto se esterilizó utilizando un filtro millipore de 0.22 ⎧m
y constituyó el stock empleado en la prueba. Las células mononucleares (CMSP) fueron
obtenidas de sangre periférica de donantes voluntarios sanos, diluidas v/v con solución buffer
fosfato salina (PBS) y colocadas, lentamente, sobre un medio de separación de linfocitos
(ficoll-hypaque), centrifugadas a 2.000 r.p.m durante 30 min. a 18 °C. De la separación
resultante, se extrajo la capa media que contenía las CMSP, las cuales, fueron lavadas 3 veces
con PBS centrifugándolas a 1.300 r.p.m. por 10 min. a 18 °C. Las células lavadas fueron
resuspendidas en 5 mL de medio de cultivo RPMI 1640 suplementado con 5% de suero
bovino fetal y antibióticos, y se contaron usando un microscopio invertido. Las células fueron
resuspendidas en medio hasta una concentración final de 1 x 106 cel/mL y 100 μL de esta
suspensión fueron colocados en cada pozo de una placa de poliestireno de 96 pozos. Cada
ensayo fue realizado por duplicado. Las células fueron incubadas con el extracto de
Gracilaria mammillaris a concentraciones de 2.5 y 5 μg/pozo, con y sin la adición de sulfato
ferroso, por 48 horas. Finalizado el período de incubación se determinó la viabilidad celular
por el método de exclusión con el colorante trypan blue y se comparó con el grupo control
(células incubadas sin el extracto). El porcentaje de viabilidad celular de las muestras
incubadas con el extracto más sulfato ferroso fue 94 y 95% para las concentraciones de 2.5 y
5 μg/pozo respectivamente, y el de las células incubadas con el extracto sin sulfato ferroso fue
de 96% para ambas concentraciones, cuando se comparó con el control. No hubo diferencias
significativas en la toxicidad del compuesto cuando se le adicionó el sulfato ferroso. Estos
resultados demuestran una baja toxicidad del extracto usado sobre las células mononucleares
humanas y garantizan su uso en estudios en humanos sin riesgo tóxico.
Proyecto financiado por el CDCH/T ULA bajo el código FA-258-01-03-C.
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CO 62
In vitro formation of small HDL (high density lipoprotein) particles upon
addition of soybean phospholipids to the hypercholesterolemic rabbit
serum.
Jose F. Nunez and S.H. Hsia.
University of Miami School of Medicine, Miami, Florida 33136 and Universidad Nacional
de Ancash, Huaraz, Av. Centenario 200, Huaraz, Perú. Fax: 5143-721393; e-mail:
[email protected]
Key words: soybean phospholipids - small HDL - reverse cholesterol transport –
atherosclerosis
Most of cholesterol serves as structural element in the walls of cells, whereas the rest
functions as starting material for the synthesis of the bile acids in liver, steroids hormones in
adrenal glands, ovary and testes, and vitamin D in skin. The transport of cholesterol and other
lipids through the circulatory system is facilitated by the packaging into lipoproteins carriers.
These lipoprotein particles comprise protein and phospholipids shells surrounding a core of
neutral, including esterified cholesterol and triglycerides. The risk of atherosclerosis increases
with increasing concentration of low density lipoprotein (LDL) cholesterol whereas the risk is
inversely proportional to the levels of high density lipoprotein (HDL) cholesterol (1,2).
High density lipoproteins are a major components of plasma lipoproteins. Their function of
HDL is not well understood but it is believed that peripheral cell cholesterol homeostasis is
maintained by the removal of excess cell cholesterol by HDL particles or subclasses of HDLs,
with the subsequent return of this cholesterol to the liver excretion, a process called reverse
cholesterol transport. After several decades of research into structure and function of various
lipoproteins have shown HDL to be heterogeneous (3,4). There is also evidence that the
different HDL particles have different metabolic functions (5). In rodents, in which HDL
transport most of the cholesterol, HDL has been shown to be an important source of
cholesterol for biliary excretion and steroidogenesis (30).
Intravenously administered phospholipids have been observed to cause resolution of
atherosclerotic lesions in several experimental rabbits (6,7). Several characteristics of the
rabbits make it an excellent model for assessment of lipoprotein metabolism and
atherosclerotic susceptibility in humans. Rabbits apolipoprotein B-containing lipoproteins are
similar to those of human in their chemical composition and apoprotein content (8). Rabbits
liver does not edit apolipoprotein (apo) B mRNA and thus, produces apo B-100 containing
very low density lipoprotein (VLDL) as does human (9). Cholesteryl ester transfer protein
(CETP) is abundant in both human and rabbit plasma (10,11). Rabbits are very susceptible to
diet-induced atherosclerotic (12,13).
Objective
The purpose of the present study is to characterize the in vitro effect of phospholipid
molecules on the interconversion of rabbits plasma HDL fractions. We wish to determine the
distribution and their interconversions of plasma lipoproteins upon the presence of soybean
phosphatidylcholine by using incubations of the whole plasma and HDL fraction.
(Supported by grants from the Wallace Genetic Foundation and Choiderm, Inc
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CO 63
Efecto antiestrés del extracto del pericarpio de la Punica granatum en
células mononucleares humanas de sangre periférica.
Grecia Corao1 José Ángel Cova2 y Jacqueline Pérez1
1
Laboratorio de Investigaciones en Cultivos Celulares. Facultad de Farmacia y
Bioanálisis. Universidad de Los Andes. Mérida-Venezuela. 2 Instituto de Inmunología
Clínica. Universidad de Los Andes. Mérida-Venezuela. [email protected]
Del pericarpio de la granada (Punica granatum L), se preparo un extracto acuoso (PRE) y
PRE con sulfato ferroso. Las células mononucleares (CMSP), de sangre periférica, se
separaron por la técnica de ficoll-hypaque, se ajustaron a 2x105 cel/pozo y se incubaron con
PRE a concentraciones de 25, 12.5, 10, 7.5, 5 y 2.5 μg/pozo con y sin sulfato ferroso. Un
duplicado fue sometido a estrés de CO2. El porcentaje de viabilidad para todas las
concentraciones usadas en presencia de sulfato ferroso fue 99% y entre 99 y 98% sin sulfato
ferroso y sin estrés. El duplicado estresado y a concentración superior de 7.5 μg/pozo
mostraron una viabilidad superior a 80%. Se demuestra baja toxicidad de PRE con o sin
sulfato ferroso, garantizando su uso en estudios humanos sin riesgo tóxico y un efecto
protector al estrés celular.
Palabras Clave: Punica granatum, polifenoles, toxicidad, linfocitos, antiestrés
Introducción: La granada, es conocida y usada desde tiempos remotos por sus efectos
medicinales variados, como: antiparasitario, antimicrobiano, antiviral, entre otros. En este
trabajo, se estudia el efecto tóxico y el poder antiestrés del extracto sobre las CMSP, con el
objeto de descartar su posible toxicidad para ser empleada con fines terapéuticos en el
tratamiento de diversas enfermedades infecciosas en humanos y comprobar su carácter
antiestrés sobre las CMSP.
Materiales y métodos: Del pericarpio de la granada (PRE) se preparó un extracto en caliente
al 25% p/v, se centrifugo (20.000 g por 30 min) y el sobrenadante fue autoclavado (121 0C, 15
min) y diluido hasta una concentración de 1mg/mL, que fue el stock empleado en el ensayo.
La solución de sulfato ferroso (FeSO4.7H2O) fue de 4.8 mmol l-1. Las muestra se prepararon
mezclando el extracto con sulfato ferroso o agua (proporción de 2.3:1).
Las CMSP, fueron diluidas v/v con solución buffer fosfato salina (PBS) y separadas por la
técnica de ficoll-hypaque (centrifugadas a 2000 rpm durante 30 min a 18 °C). La capa media
contenía las CMSP, fueron lavadas con PBS, centrifugadas (1300 rpm por 10 min a 18°C) y
resuspendidas en RPMI 1640 suplementado con suero bovino fetal y antibióticos, hasta una
concentración final de 2 x 106 cel/ml y 100 μl, esta suspensión fue colocada en placa de 96
pozos, por duplicado. Las células fueron incubadas con PRE a concentraciones de 25, 12.5,
10, 7.5, 5 y 2.5 μg/pozo con y sin la adición de sulfato ferroso, por 48 horas. Se determinó la
viabilidad celular (trypan blue). Paralelamente, un duplicado idéntico se sometió a estrés de
CO2 por 40 min., sin suministro de aire o vapor de agua.
Resultados y discusión: El porcentaje de viabilidad celular fue de 99% para todas las
concentraciones de PRE sin sulfato ferroso y entre 99 y 98% con sulfato ferroso. Las células
sometidas a estrés e incubadas con concentraciones superiores a 7.5 μg/pozo de PRE con o sin
sulfato ferroso, mostraron una viabilidad superior a 80%. Estos resultados demuestran una
baja toxicidad del extracto y una capacidad protectora de PRE a elevadas concentraciones,
contra el estrés celular.
Proyecto financiado por el CDCH/T ULA Código FA 2570103-A.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 64
Aislamiento de un flavonoide de la especie Achyrocline Satureioides (lam)
d.c. recolectada en los andes venezolanos
Isolation of one flavonoid from the specie Achyrocline satureioides (Lam)
D.C. recollected in the Venezuelan Andean
Jiménez Jenni, Graterol Yuliher, Buitrago Diolimar y Morales Antonio.
Instituto de Investigaciones. Facultad de Farmacia y Bioanálisis. Universidad de Los
Andes.
Mérida,
Venezuela.
Apartado
Postal
5101.
[email protected],
[email protected]
Achyrocline satureioides (Lam) D.C., pertenece a la familia Asteraceae, es una planta
herbácea, tallos ramificados, con ramas densas, lanosas y es usada en la medicina tradicional
del Páramo Andino Venezolano en bronquitis, gripes y desordenes gastrointestinales. El
género Achyrocline, ha sido objeto de varias investigaciones fitoquímicas, las cuales han
reportado compuestos fenólicos, monoterpenos, sesquiterpenos, diterpenos y otros
metabolitos secundarios. Como continuación de los trabajos iniciados acerca del estudio de la
flora del páramo merideño, nuestro grupo de investigación ha emprendido el estudio de los
componentes químicos del A. satureioides. En el presente trabajo, se exponen los resultados
obtenidos hasta los momentos. Esta especie fue recolectada a orilla de la carretera vía Santo
Domingo Edo. Mérida, Venezuela. El material vegetal (flores) fue secado, molido y extraído
con alcohol isopropílico, este extracto fue concentrado y posteriormente se le realizó
cromatografía en columna al vacío, utilizando como solvente inicial n-hexano y
posteriormente mezclas de solventes de polaridad creciente. De las fracciones de alta
polaridad diclorometano-metanol (80:20), se obtuvo un sólido 1 que fue purificado mediante
recristalizaciones sucesivas con metanol. Estudios espectroscópicos tales como UV, IR,
RMN-1H, RMN-13C, revelan que este compuesto es de naturaleza flavonoídica. Actualmente
se están profundizando dichos estudios para lograr determinar su estructura.
Palabras claves: Asteraceae, Achyrocline, flavonoide.
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CO 65
Alternativas fitoterapéuticas para el climaterio: la alfalfa
Rodríguez Raquel* y Sharry Sandra**
* Programa PEA de Asociación Poder Judicial Bonaerense, Santa Rosa de Calamuchita,
Córdoba, [email protected]
** CEPROVE, FCAyF, UNLP. CICPBA. CC31, la Plata (1900), Buenos Aires, Argentina.
[email protected]
La mujer recorre un tercio de su vida en el periodo llamado”Climaterio”, donde generalmente,
suele presentar síntomas que la afectan desde el desenvolvimiento diario, hasta en el
incremento de factores de riesgo para un amplio número de patologías. La menopausia es un
evento natural y algunas mujeres son reticentes a tomar tratamientos como terapia de
reemplazo hormonal (HRT), debido a los efectos colaterales, sobre todo el incremento del
riesgo de cáncer de mama asociado con el uso prolongado. Por esto muchas mujeres usan
plantas medicinales, suplementos o cambios en la dieta para tratar de manejar los síntomas de
la menopausia, incluyendo extractos de trébol rojo, black cosh, dong quai, suplementos
vitamínicos (principalmente vitamina E) y aceite de prímula (primrose).Los fitoestrógenos
son compuestos derivados de las plantas que han demostrado poseer algún tipo de actividad
estrogénica Abarcan cuatro grupos químicos: lignanos, isoflavonas, cumestranos, y lactonas
del ácido resorcílico. Son moléculas no esteroideas que poseen una estructura difenólica
heterocíclica común a la que se encuentran unidos grupos oxo, ceto, hidroxi, y ésteres de
metilo, cada uno de los cuales tiene relación directa a la actividad biológica específica. En su
forma nativa se encuentran como precursores y luego de ser ingeridos, por la acción de las
enzimas de la flora intestinal, se transforman en sustancias activas. Siendo absorbidos,
ingresan a la circulación enterohepática, son reconjugados por el hígado llevados a sus
receptores de acción específica y excretados por orina. Debido a que su absorción está
condicionada a la desconjugación enzimática por parte de la flora intestinal es que el uso de
antibióticos o la presencia de enfermedades intestinales, afectan tanto su absorción como su
efectividad. Se encuentran en una gran variedad de plantas, especialmente en cereales,
legumbres y hortalizas. Los lignanos, se encuentran preponderantemente en los granos
enteros; las isoflavonas en la soja, Cimicifuga racemosa y otras plantas; los cumestranos en la
alfalfa y los coles, y las lactonas del ác. resorcílico son producidas por algunos hongos
(mohos ) que contaminan los cereales por lo que se los agrupa con el término de
micoestrógenos. Debido a que la alfalfa es una fuente importantísima de cumestranos y que
estos tienen una altísima actividad estrogénica, el principal objetivo de este proyecto es el de
explorar su uso en el climaterio. La alfalfa es un suplemento natural dietario que además de
ser un nutriente, es citado desde la antigüedad como fuente natural de fitoestrógenos y hasta el
momento no se ha encontrado ningún reporte de su efecto en el climaterio. Se plantea
investigar el efecto de la alfalfa en el tratamiento sintomático y preventivo de la menopausia
en mujeres climatericas, y su acción sobre la hipertensión, dislipemias, sintomatología
asociada al climaterio e incidencia de cáncer en aparato genital y colon, en un análisis
comparativo con el TRH hormonal. Hasta el momento se han obtenido respuestas altamente
positivas.
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CO 66
Validation of a Colorimetric Assay for the in vitro Screening of Inhibitors of
Angiotensin-Converting Enzyme (ACE) from Plant Extracts
Carla Penido Serra1,2, Steyner F. Côrtes3, Júlio Antônio Lombardi4, Alaíde Braga de
Oliveira1, Fernão Castro Braga1
1
Faculdade de Farmácia, UFMG, Av. Olegário Maciel, 2360, Belo Horizonte, Brazil CEP
30.180-112; 2Escola de Farmácia, UFOP, Ouro Preto, Brazil; 4Departamento de Botânica,
ICB, UFMG, Belo Horizonte, Brazil; 3Departamento de Farmacologia, ICB, UFMG, Belo
Horizonte, Brazil
E-mail: [email protected]
The angiotensin-converting enzyme (ACE), a component of the renin-angiotensin system,
plays a key role in the homeostatic mechanism of mammals, contributing to the maintenance
of the normal blood pressure and for the electrolyte balance, being involved in the regulation
and control of the arterial pressure. The use of ACE inhibitors is well established as one
therapeutic principle for the treatment of hypertension. The potential of plant secondary
metabolites as source of new ACE inhibitors remains underexploited and only a limited
number of plant species has been screened for this target. Therefore, the main goal of the
present work was to develop and validate a new method for the in vitro screening of plant
extracts with potential ACE inhibitory activity. The method is based on the cleavage of the
substrate
hippuryl-glycyl-glycine
by
ACE
and
subsequent
reaction
with
trinitrobenzenesulfonic acid to form 2,4,6-trinitrophenyl-glycyl-glycine, whose absorbance is
determined at 415 nm in a microtitre plate reader. Rabbit lung dehydrated by acetone was
employed as enzyme source. Validation of the method showed satisfactory intra-day
(CV = 7.63%) and inter-day precision (CV = 13.61%), recovery (97 to 102.1 %), sensitivity
(captopril IC50 = 14.1 nmol/l) and linearity in the range 7.5 – 120 mmol/l of glycyl-glycine (r2
= 0.9921). Besides, the method showed good correlation with a HPLC assay already
established for the screening of ACE inhibitors (r = 0.9935, for captopril). The ACE
inhibition activity of 13 extracts from plant species traditionally used to treat hypertension or
selected based on chemosystematics consideration was assayed by the colorimetric and the
HPLC methods. A good correlation between the results was observed (r = 0.9034). Among
the species assayed, the extracts of Leea rubra aerial parts and Phoenix roebelinii leaves
showed 57.0% and 79.7 % of ACE inhibition, respectively. The colorimetric assay is thus a
suitable method for the screening of potential angiotensin-converting enzyme inhibitors. The
analytical parameters evaluated during the method validation were satisfactory and therefore
it can be used as an assay for the primary screening of plant extracts. Besides, the time
required for method execution is shorter than the HPLC assay and it involves only
inexpensive reagents and a microtitre plate reader.
Financial support: CNPq, CAPES, PRPq/UFMG
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CO 67
In vitro treatment by Orbignya speciosa (Mart) Barb Rodrigues (Babassu)
epicarp/mesocarp total ethanolic extract in three human leukemic cell lines
ª Rennó, M.N.; bMenezes, F.S; cVeiga, V.F & d,*Holandino, C.
a
Aluna de Mestrado do Programa de Ciências Farmacêuticas da Faculdade de FarmáciaUniversidade Federal do Rio de Janeiro, UFRJ; bDepartamento de Produtos Naturais e
Alimentos da Faculdade de Farmácia- Universidade Federal do Rio de Janeiro, UFRJ;
c
Instituto de Microbiologia Professor Paulo de Góes, - Universidade Federal do Rio de
Janeiro, UFRJ; dDepartamento de Medicamentos da Faculdade de Farmácia Universidade Federal do Rio de Janeiro, UFRJ.
Orbignya speciosa (Mart.) Barb. Rod. is a plant belonging to the family Palmae widely found
in North and Northeast Brazil. The fruit of Orbignya speciosa is popularly used mainly as
anti-inflammatory and in the treatment of chronic wounds, duodenitis, ulcerative colitis,
obesity, cellulitis, rashs, leukemias, varicose veins, nervous exhaustion, menstrual cramps,
rheumatoid arthritis and tumors. The present work reports that treatment with
epicarp/mesocarp total ethanolic extract of Orbignya speciosa (BABASSU) fruits decreased
levels of cell viability and proliferation of the human leukemic cell lines (HL60, K562 and
K562-Lucena 1). In addition, this treatment induces deeply morphological alterations, as
detected by the May-Grunwald-Giemsa method. The HL60 cell line is a human acute
promyelocytic leukemia while K562 is an erythroleukemic cell line that does not express the
MDR phenotype (MDR-). The K562 Lucena 1(K562 MDR+) is a cell line obtained from
K562 by Rumjaneck et al. This cell line expresses characteristics of multidrug resistance due
to overexpression of Pgp, induced by vincristine (VCR). Cells were grown at 370C, in 25 cm2
culture flasks containing D-MEM medium supplemented with 10% fetal bovine serum (FBS)
and 1% penicillin-streptomycin cocktail. Lucena 1 cells were grown regularly in a medium
containing 60nM of VCR. Human cells (5 x 105 cells/mL) were incubated in quadruplicate
with various concentrations of epicarp/mesocarp total ethanolic extracts for 24 hours at 37oC
in a 24 well plates. The cell number and viability were measured by trypan blue exclusion
method in a Neubauer chamber. The morphological features of treated cells with
epicarp/mesocarp extract were assessed by staining cytocentrifuged preparations by MayGrunwald-Giemsa method. The cells in each preparation were examined with a light
microscope. For analysis of cellular alterations, three separated experiments were performed.
Significantly alterations of cellular viability were obtained in 24 hours of incubation-time.
The mesocarp/epicarp total ethanolic extract treatment at a higher concentration
(1967 g/mL), has lead to a decrease of about 50% of viability measured in all cell lines by
trypan blue method, after two hours. Incubation for 24h resulted in progressive enhancement
of permeability to the trypan blue dye, indicating that membrane integrity was affected by all
used extract concentrations: 1967, 1550, 1510, 605, 300 g/mL. The main morphological
feature changes have been seen by the generation of cells with significantly reduced size and
matrix rarefaction. Multidrug resistance remains as one of the main obstacles for successful
therapies of human malignancies. This study has demonstrated that the epicarp/mesocarp total
ethanolic extract from Orbignya speciosa inhibits the growth of leukemic cell lines, including
the MDR one. The reduced cell sizes may be indicative of different processes of cell death
(necrosis, apoptosis and lysis). Further studies are need to understand the tumor destruction
mechanisms, induced by this Brazilian medicinal plant. Financial Support: CNPq, FAPERJ, FUJB, PRONEX.
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CO 68
Attività antiproliferativa e pro-apoptotica di Uncaria tomentosa
Laura De Martino, Vincenzo De Feo, Silvia Franceschelli, Arturo Leone, Maria Pascale
Dipartimento di Scienze farmaceutiche - Università degli studi di Salerno
Via Ponte Don Melillo 84084 Fisciano (Salerno), Italia.
Uncaria tomentosa Willd. (DC.) (Rubiaceae) è una specie largamente adoperata nella
medicina tradizionale peruviana per le sue proprietà antinfiammatorie e citotossiche ed oggi
diffusa anche nel resto del mondo. Dalla pianta sono stati isolati differenti metaboliti
secondari, come glicosidi triterpenici, triterpeni poliossigenati ed alcaloidi.
In questa comunicazione sono riportati i risultati di studi volti a definire l’attività
antiproliferativa e pro-apoptotica dell’estratto di U. tomentosa e di alcune sue frazioni su
alcune linee cellulari tumorali umane.
E’ stata innanzitutto valutata l’attività citotossica dell‘estratto acquoso di corteccia ottenuto
secondo quanto prescritto dalle pratiche mediche tradizionali. Gli esperimenti sono stati
condotti su cellule SAOS (cellule di osteosarcoma), MCF7 (cellule del tumore alla
mammella) e HeLa (cellule tumorali della cervice uterina). Su tutte le linee cellulari tumorali
saggiate, l’estratto acquoso dimostra un notevole effetto rallentante la proliferazione cellulare,
mentre alla dose doppia di quella terapeutica l’effetto è decisamente citostatico.
Nelle tre linee cellulari è stato inoltre dimostrato un meccanismo apoptotico, con effetti
proapoptotici a 24 ore dalla sommiunistrazione del 20% per le SAOS, del 25,9% per le MCF7
e del 55,3% per le HeLa.
L’estratto acquoso di U. tomentosa è stato quindi ripartito in un sistema bifasico
acqua/butanolo e le singole frazioni ritestate con gli stessi saggi biologici. Per tutte le linee
cellulari testate, l’attività maggiore è stata mostrata dall’estratto solubile in butanolo.
E’ stato inoltre valutato il possibile coinvolgimento delle caspasi nel meccanismo
antiproliferativo della pianta.
E’ in corso la purificazione dell’estratto butanolico, al fine di identificare i principi attivi
responsabili dell’attività antiproliferativa e proapoptotica.
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CO 69
Determinatiòn de la actividad antimicrobiana de los extractos de la
Azadirachta indica A. Juss
1
1
2
Gualtieri María , Villalta Carolina1, Guillén Ana , Lapenna Elisa , Andara
1
Emma2. Departamento de Farmacognosia y Medicamentos y Orgánicos. Facultad de
2
Farmacia y Bioanálisis. Instituto de Investigaciones de la Facultad de Farmacia y
Bioanálisis. Universidad de Los Andes. Mérida-Venezuela. Apartado Postal 5101
e-mail: [email protected].
Azadirachta indica A. Juss, conocida como Neem, árbol sagrado, originaria de la India,
utilizada en la medicina tradicional del Africa, por sus propiedades bactericidas,
antiinflamatorias, antivirales, antipiréticas, insecticidas y funguicidas. Posee sustancias
químicas activas capaces de combatir eficazmente numerosas enfermedades. En este estudio
se realizó una evaluación de la actividad antimicrobiana de los extractos acuosos, etanólicos y
cetónicos de las hojas sobre varios microorganismos como fueron: E. coli enteroinvasiva y E.
coli enterotóxica, S. aureus ATCC 25923, P. aeruginosa ATCC 27853, C. krusei ATCC 6258
y C. albicans ATCC 90028. Los resultados obtenidos en esta evaluación microbiológica
muestran que dichos extractos presentan una acción antibacteriana y antifúngica sobre los
diferentes microorganismos de una manera selectiva. Los extractos etanólicos y cetónicos
mostraron actividad contra E. coli enteroinvasiva y E. coli enterotóxica, S. aureus ATCC
25923, P. aeruginosa ATCC 27853 y C. krusei ATCC 6258. Los extractos acuosos no
presentaron actividad contra ninguno de los microorganismos ensayados en la dosis
empleada. Ninguno de los extractos evaluados fue activo contra la levadura C. albicans
ATCC 90028. La dosis empleada de los extractos de la planta en estudio fue de 0,02 g/ml.
ABSTRACT
According to A. Juss; Azadirachta indica known as Neem, is a sacred tree native from India,
its leaves are used in the traditional African Medicine due to their bactericide, antiinflammatory, anti-viral, antipyretic, insecticide and funcigide properties. It has active
chemical substances that are capable to combat efficiently against several diseases. In this
trial, an evaluation of the anti-microbial activity of the aqueous, ethanolic and cetonic extracts
of its leaves over several microorganisms like: entero-invasive E. coli and enterotoxic E. coli,
ATCC 25923; S. aureus, ATCC 27583; P. aeuroginosa, ATCC 6258; C. krusei and ATCC
90028; C. albicans is done. The findings show that these extracts have some antibacterial and
antifungicide effects over several microorganisms in a selective way. The ethanolic and
cetonic extracts showed activity against enteroinvasive E. coli and enterotoxic E. coli ATCC
25923, S. aureus ATCC 27853, P. aeuroginosa and C. krusei ATCC 6258. The aqueous
extracts did not show any activity against any of the tested microorganism with the used dose.
None of the assessed extracts was active against the yeast C. albicans ATCC 90028. The used
dose for the extracts of the mentioned plant was 0,02 g/ml.
Palabras claves: Azadirachta indica, Neem, antimicrobiano.
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CO 70
Determinacion de la actividad antimicotica de los residuales del proceso de
extracción de aceites esenciales de eucalipto molle y romero
Susana Abdo, Rosa Castro, Marcia Pesantes y Kléber Valle.
Escuela Superior Politécnica de Chimborazo, Facultad de Ciencias Químicas. Riobamba
Ecuador. E-mail [email protected]
El Ecuador es un país inminentemente agrícola, cuyas prácticas han sido muy influenciadas
por al uso irracional de pesticidas y la utilización de ineficientes prácticas agronómicas como
es el caso del monocultivo, y la deforestación, trayendo consigo el desequilibrio existente en
la micostasis del suelo y por ende la ploriferación de un gran número de hongos
fitopatógenos. Las consecuencias de esta problemática, demuestran que hoy en día, la
aplicación de productos químicos es inevitable, causando ademas serios problemas en el
equilibrio ambiental y en la salud humana. Una de las alternativas para frenar este tipo de
problemas es la utilización de prácticas agronómicas orgánicas como es el caso del uso de
extractos vegetales para el control de plagas y enfermedades, por éste motivo se llevó a efecto
la determinación de la actividad antimicótico de los residuales del proceso de extracción de
aceites esenciales de eucalipto molle y romero Se realizó inicialmente el aiaslamiento de los
hongos fitopatógenos de vegetales contaminados y su respectiva carcaterización. Luego se
llevaron a cabo las pruebas en base al crecimiento radial de los hongos para comprobar la
capacidad antifúngica para cada uno de ellos. Para determinar el crecimiento radial “In
vitro” de los hongos y las pruebas de actividad antimicótica se utilizó un diseño
completamente al azar (DCA) con cuatro tratamientos y tres repeticiones. Mediante el método
de inhibición del crecimiento radial, se determinó la actividad antimicotica del agua del
destilado y del agua residual de la destilación de los aceites esenciales; de: Eucaliptus
globulus, Schinus molle y Rosmarinus officinalis sobre los hongos que producen Damping Off
en cultivos, como son: (Fusarim sp., Pythium sp., Rhizoctonia sp. y Sclereotium sp.). Por los
resultados obtenidos se puede apreciar que todos los extractos presentan actividad. En el caso
del agua de destilación, el orden de actividad es: eucalipto, romero y molle. En cuanto al agua
residual, el romero fue muy efectiva para inhibir el crecimiento de los cuatro hongos
mencionados, mientras que de las otras dos fue relativamente baja.
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CO 71
Actividad biológica en especies del genero Piper
Chiriboga P. Ximena, Miño C. Patricio, Moreta L, Silva E.
Facultad de Ciencias Químicas, Universidad Central del Ecuador
La investigación se realizo en 30 plantas medicinales ecuatorianas pertenecientes a 10
especies del genero Piper familia Piperaceae, colectadas a diferentes alturas y ecosistemas en
los distintos lugares geográficos del país.
Los resultados del screening in vitro de la actividad antibacteriana de los extractos etanólicos
totales sobre 7 bacterias patógenas, demuestra que las que mayor actividad presentaron
fueron: Piper carpunya Ruiz & Pavón y Piper barbatum Kunth que a partir de 100ppm
presentan una actividad del 75 al 100% sobre las 7 bacterias investigadas, Piper carpunya
Ruiz & Pavón y Piper aduncum L que a partir de 100ppm presentan una actividad del 50 al
75% sobre 6 de las 7 bacterias investigadas, Piper aequale Vahl a partir de 100 ppm presenta
una actividad del 100% sobre Pseudomona aeruginosa.
Se determino la potencia antibiótica de las 4 especies mas activas a partir de 100 ppm, sobre
las bacterias investigadas, dando como resultado la presencia de halos de inhibición superior o
igual al de los antibióticos de referencia utilizados (Penicilina G, Nitrofurantoina,
Azitromicina y ácido Nalidixico, etc.) para las distintas bacterias, pudiendo observar además
que la potencia antibiótica de los extractos es dosis dependiente.
Al analizar los resultados del screening in vitro de la actividad antimicótica se puede observar
que los extractos etanólicos totales de: Piper carpunya Ruiz & Pavón a partir de 100 ppm
tienen una actividad del 100%, Piper aduncum L a partir de 100ppm tienen una actividad del
75%, Piper barbatum Kunth a partir de 500ppm tienen una actividad del 75%, Piper
lanceifolium Kunth a partir de 2500ppm tienen una actividad del 50%, sobre Micosporum
cannis y Tricophytum rubrum.
La investigación de la actividad gastroprotectora se realizo con el método de Robert y col.,
que consiste en desarrollar lesiones gástricas evaluables mediante la administración de etanol
como agente necrosante a lotes de animales de experimentación, para inducir en forma
exógena ulcera gástrica aguda, Ranitidina como fármaco de referencia, demostró que los
extractos hidro-alcohólicos presenta un porcentaje de inhibición de las ulceras con respecto al
etanol del: 92 % Piper carpunya, 89,13% Piper lenticelliosum, 82 % Piper aequale. Se
demostró también que la altura a la que fueron recolectadas las diferentes plantas de la misma
especie, influye grandemente en su actividad
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OC 72
Polimerizzazione
Microparticolati
Interfacciale
per
la
Produzione
di
Sistemi
Domenico Acierno1, Rita Patrizia Aquino2, Elvira Avallone3, Pio Iannelli3, Maria
Rosaria Lauro2, Paola Scarfato3
1
Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e della Produzione, Università di Napoli
“Federico II – P.le Tecchio 80, 80125 Napoli, Italy
2
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università di Salerno - Via Ponte Don Melillo,
84084 Fisciano (SA), Italy
3
Dipartimento di Ingegneria Chimica e Alimentare, Università di Salerno - Via Ponte Don
Melillo, 84084 Fisciano (SA), Italy - [email protected]
I sistemi microincapsulati per il rilascio controllato di molecole bioattive e materiali
funzionali stanno acquistando negli ultimi anni un crescente interesse in ambito sia scientifico
che tecnologico, in virtù delle loro numerose potenzialità applicative [1-3]. Fra i diversi
metodi descritti in letteratura per la preparazione di sistemi microincapsulati, uno dei più
interessanti è il microincapsulamento mediante polimerizzazione interfacciale in emulsione,
per la sua versatilità ed applicabilità su vasta scala [3, 4]. In particolare, questa tecnica
consente di incapsulare molecole a carattere sia idrofilo che lipofilo, con un’elevata
riproducibilità e un buon controllo dimensionale delle particelle. Tuttavia, le conoscenze sulle
relazioni tra composizione, struttura e proprietà finali dei sistemi prodotti necessitano ancora
di ulteriori approfondimenti, poiché la formazione della membrana di rivestimento del sistema
microincapsulato è influenzata da numerose variabili, quali la natura e la composizione delle
due fasi immiscibili, le proprietà chimico-fisiche dell'agente da incapsulare, il tipo e la
concentrazione dell'agente emulsionante, la velocità di reazione fra i monomeri, la solubilità
della membrana, ecc.
In questo lavoro sono state prodotte, mediante la tecnica di polimerizzazione interfacciale in
emulsione, microparticelle a membrana poliureica. Le poliuree, infatti, essendo dotate di
un’ampia variabilità prestazionale e strutturale (in termini di cristallinità, porosità, proprietà
termiche, permeabilità, ecc.) e di adeguate caratteristiche di biostabilità e biocompatibilità,
appaiono idonee alla realizzazione di sistemi per il controllo della stabilità e del rilascio di
molecole bioattive e materiali funzionali [5-8]. Per evidenziare l’effetto del tipo di monomero
sulla struttura interna e la morfologia delle microparticella, la sintesi è stata condotta mediante
policondensazione in emulsione, sia di tipo O/W che W/O, di toluene 2,4-diisocianato con
diverse ammine multifunzionali (idrazina, etilendiammina, tetrametilendiammina,
esametilendiammina e dietilentriammina). I campioni ottenuti sono poi stati sottoposti ad
indagini NMR, FT-IR, DSC e SEM. Inoltre, sono stati effettuati esperimenti preliminari di
incapsulamento di molecole bioattive, utilizzando il flavonoide quercetina.
1. M.N.V. Ravi Kumar, J. Pharm. Pharmaceut. Sci. 3(2):234-258, 2000.
2. T.M.S. Chang, European J. Pharmac & Biopharmac 45, 3-8, 1998.
3. J.-S. Cho, A. Kwon, C.-G. Cho, Colloid. Polym. Sci., 280, 260-266, 2002.
4. K. Hong, S. Park, J. Appl. Polym. Sci., 78, 894-898, 2000.
5. K. Hong, S. Park Journal of Materials Science 34, 3161-3164, 1999.
6. E. Gabbari and M. Khakpour, Biomaterials 21, 2073-2079, 2000.
7. K. Hirech, S. Payan, G. Carnelle, L. Brujes, J. Legrand Powder Technology 130, 324-330, 2003.
8. M. R. Kreitz, W. L. Webber, P. M. Galletti, E. Mathiowitz Biomaterials, 18, 597-603, 1997.
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CO 73
Incorporazione dell’olio essenziale di Artemisia
nanoparticelle lipidiche per applicazioni in agricoltura
arborescens
in
Francesco Lai1,2, Sylvia Wissing2, Anna Maria Fadda1, Rainer H. Muller2
1
Dipartimento Farmaco Chimico Tecnologico- Università degli Studi di Cagliari- Via
Ospedale 72-09124 Cagliari
2
Department of Pharmaceutical Technology, Biotechnology and Quality Management, The
Free University of Berlin, Kelchstr. 31, D- 12169 Berlin, Germany
In questo lavoro è stata studiata la veicolazione dell’olio essenziale di Artemisia arborescens
all’interno di nanoparticelle lipidiche (solid lipid nanoparticles o SLN) per applicazioni in
agricoltura. L’Artemisia arborescens è un arbusto sempreverde, usata nella medicina
popolare per le sue proprietà contraccettive e abortive e la sue attività antinfiammatoria e
antipiretica. Inoltre il suo olio essenziale ha dimostrato proprietà pesticide nei confronti di
diversi insetti ed afidi [1].
Le nanoparticelle lipidiche (solid lipid nanoparticles o SLN) sono delle particelle con un
diametro, calcolato con la tecnica della photon correlation spectroscopy (PCS), di circa 501000 nanometri. I lipidi usati per la loro preparazione sono solidi a temperatura ambiente ed
includono trigliceridi, acidi grassi, steroidi e cere. Sviluppate all’inizio degli anni 90 le SLN
costituiscono dei carrier alternativi in campo farmaceutico e cosmetico. Esse combinano i
vantaggi dei liposomi e delle emulsioni (materiali non tossici o a tossicità molto bassa, facilità
nella produzione a livello industriale tramite la omogeneizzazione ad alta pressione) e delle
micro e nanoparticelle (matrice solida per il rilascio controllato e la protezione dei principi
attivi incorporati) e contemporaneamente risolvono alcuni svantaggi di questi carrier
“tradizionali” (problemi di stabilità e tossicità) [2]. I principali metodi per la preparazione
delle SLN sono l’omogenizzazione ad alta pressione [3] e la tecnica della microemulsione. Le
nanoparticelle lipidiche sono state studiate intensivamente per la somministrazione
parenterale e orali di farmaci [4] e per l’applicazione topica.
Durante questo lavoro sono state preparate diverse formulazioni di SLN utilizzando l’olio
essenziale di Artemisia arborescens come pesticida naturale, Compritol 888 ATO come fase
lipidica e Poloxamer 188 o Miranol Ultra C32 come emulsionanti.
L’estrazione dell’olio essenziale è stata effettuata per distillazione in corrente di vapore
utilizzando un distillatore da 200 l in acciaio dotato di recupero dell’acqua. L’analisi dei
principali costituenti l’olio essenziale è stata determinata tramite GC/ITMS.
La stabilità fisica delle diverse formulazioni è stata monitorata per due mesi studiando le
variazioni dimensionale (PCS e LD) e del potenziale z. Durante questo lavoro è stata inoltre
dimostrata la riduzione della velocità di evaporazione e la maggiore stabilità chimica dell’olio
essenziale in seguito all’incorporazione all’interno delle SLN.
[1] Lai F., Sinico C., Valenti D., Casu L., Loy G., Fadda A. M.: Artemisia arborescens essential oil-loaded
beads: preparation and characterization. Proceed. Inter. Symp. Control. Rel. Bioact. Mater. 30, 45, (2003).
[2] Mehnert W., Mader K.: Solid lipid nanoparticles: Production, characterization and applications. Advanced
Drug Delivery Reviews 47: 165–196 (2001).
[3] Müller R.H., Lucks J.S.: Arzneistofftrager aus festen Lipid-teilchen, Feste Lipidnanospharen (SLN).
European Patent 0605497 (1996).
[4] Lai F., Wissing S. A.: Peroral administration of SLN. Acta Technologiae et Legis Medicamenti, XIV, 2003
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
CO 74
Gastro-resistant microparticles of flavonoids.
Lauro M. R., De Simone F. Aquino R. P.
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Via Ponte Don Melillo Invariante 11/C, 84084,
Fisciano (SA), Italy.
Flavonoids represent a large group of therapeutically active substances found in medicinal
and edible plants, and present in more than 100 medicinal preparations marketed in Europe.
They show various pharmacological effects such as vasoprotective and antiulcer activities in
vivo and antioxidant, antiproliferative and antimutagenic effects in vitro1. In addition,
flavonoids possess an interesting anti-inflammatory effect in vitro and in vivo strictly
dependent by their pharmacokinetic and route of administration and on the properties of the
resulting metabolites2,3,4. Some studies indicated that glycosides are hydrolyzed and partially
degradated in the harsh pH and enzymatic conditions of the gastrointestinal tract. A first-pass
effect of the orally administered drugs, convertion in conjugated or methylated metabolites
with an intact flavonol structure, as well as breakdown in phenolic acids by the intestinal flora
have been reported5. Nevertheless, relatively high levels of flavonoids can be absorbed
through the small intestine mainly in the form of glucuronides of the parent aglycons or of the
hydrolyzed glycosides. Therefore, a strategy to improve the oral bioavailability of these drugs
may be to avoid the exposure of flavonoids to the stressing conditions of the gastric tract and
delivering them to the intestine.
Thus, this research was aimed at the development of particulate gastroresistant
pharmaceutical forms incorporating some flavonoids, by spray-drying technique Cellulose
acetate phtalate (CAP) and cellulose acetate trimellitate (CAT), gastroresistant polymers
soluble at slightly acidic pH values were used as coating materials6. The influence of
parameters such as the initial organic or aqueous feeed solutions and polymer/drug ratio on
the particle yield, behaviour and morphology was investigated. Microparticles were
characterized by scanning electron microscopy (SEM), fluorescence microscopy (FM), and
differential scanning calorimetry (DSC). In vitro dissolution studies were carried out using a
pH change method7.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Peterson J., Dwyer Johanna M. S., 1998. DSc RD, Flavonoids: dietary occurrance and biochemical
activity. Nutrition Research, 18 (12), 1995-2018.
Ferrandiz M. L., Alcarez M. J., 1991. Anti–inflammatory activity and inhibition of arachidonic acid
metabolism by flavonoids. Agents Actions, 32 (3-4), 283-288.
Guardia T., Rotelli A. E., Juarez A. O., Pelzer L. E., 2001. Anti-inflammatory properties of plant
flavonoids, Effects of rutin, quercetin and hesperidin on adjuvant arthrits in rat. Il Farmaco, 56, 683687.
Lauro M. R., Torre M. L., Maggi L., De Simone F., Conte U., Aquino R. P., 2002. Fast And SlowRelease Tablets For Oral Administration of Flavonoids: Rutin and Quercetin. Drug Dev. Ind. Pharm.,
28 (4), 371-379.
Spencer J.P.E., Chowrimootoo G., Choudhury R.,. Debnam E. S, Srai S. K., Rice-Evans C., 1999. The
small intestine can both absorb and glucoronidate luminal flavonoids. FEBS Letters, 458, 224-230.
Goncalves de Brito Amorin M. J. L., Ferreira J. P. M. , 2001. Microparticles for delivering therapeutic
peptides and proteins to the lumen of small intestin. Eur. J. Pharm. Biopharm., 52, 39-44.
Lauro M. R., Maggi L., Conte U., De Simone F., Aquino R. Rutin and Quercetin gastro-resistant
microparticles obtained by spray-drying technique. Int . J. Pharm, submitted 2004.
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CO 75
Transdermal administration of genistein and daidzein contained in a soy
dry extract
Antonella Casiraghi, Paola Minghetti, Francesco Cilurzo, Luisa Montanari
Istituto di Chimica Farmaceutica e Tossicologia, Università degli Studi di Milano, viale
Abruzzi, 42 - 20131 - Milano, Italia. E-mail: [email protected]
Genistein (GEN) and daidzein (DAI), the major isoflavones contained in soy, possess
oestrogen-like activity (phytoestrogens) and they have been proposed as an alternative to
hormonal replacement therapy. The aim of this study was to evaluate the feasibility of their
transdermal administration. The skin permeability of GEN and DAI contained in a
commercial standardized soy dry extract and the effects induced by different skin permeation
enhancers were verified. The feasibility study of monolayer methacrylic patches was
performed. The influence of the formulation on GEN and DAI skin permeability was also
evaluated by loading the extract in two types of monolayer patches.
The permeation profiles of GEN and DAI through human epidermis were determined by
using Franz diffusion cells. The following donor phases were used: a) saturated solutions of
the soy extract in water and in the following permeation enhancers: oleic acid (OA), Labrasol
(LB), Transcutol (TR), polyetilenglycol 400 (PEG400) and propylene glycol (PG); b) two
types of patches based on Eudragit L100 or Eudragit E100.
Both isoflavones exhibited a very low solubility in water and OA (less than 0.1 mg/ml); GEN
was more soluble than DAI in PG (GEN: 4.3 mg/ml; DAI: 2.6 mg/ml); the highest solubilities
of GEN and DAI were determined in LB (GEN: 8.1 mg/ml; DAI: 5.7 mg/ml), PEG400 and
TR (GEN: 8.5 mg/ml; DAI: 6.8 mg/ml). PEG400 induced the highest fluxes (GEN: 1.15±0.85
μg/cm2/h; DAI: 0.64±0.76 μg/cm2/h). The fluxes were significantly lower by using PG
solutions (GEN: 0.41±0.48 μg/cm2/h; DAI: 0.21±0.42 μg/cm2/h) and less than 0.04 μg/cm2/h
by using the other enhancers. PEG400 was therefore used as enhancer in the patches. The
patch based on Eudragit L100 showed good technological characteristics and the best
performances in terms of skin permeability.
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CO 76
Extracts of Kigelia africana: composition, activity and evaluation of
cutaneous irritation potential in reconstituted human epidermis by
assessing complementary in Vitro endpoints.
Patrizia Picerno1, Rokia Sanogo3, Giuseppina Autore1, Stefania Marzocco1, Marisa
Meloni2, Rita P. Aquino1
1
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università di Salerno - Via Ponte Don Melillo,
84084 Fisciano (SA) and
2
Vitroscreen, Milano, Italy; 3Faculte de Medicine, Farmacie et D’Odontostomatologie,
University of Bamako, Mali.
Introduction
Kigelia africana is a plant largely used in Africa for anti -inflammatory, -microbic, -skinaging, and dermal effects. Various patents report on biological activities of fruit’s extracts and
dermal formulations. Here we report on the chemical analysis and in vitro anti-inflammatory
activity of extracts and their constituents from K. africana. Cutaneous irritation potential and
biocompatibility of the actives was investigated in vitro using both cells grown in monolayers
(ML) and reconstituted human skin (3D model). Based on the observation that cytotoxic
agents inhibit dehydrogenase activity of cells, a dye assay for citotoxicity was developed by
Mosman1 in which a yellow tetrazolium salt (MTT) is reduced to blue formazan only by
living cells. This method is usually applied with cells grown in monolayers (ML) or
suspensions, and then substances have to be applied in aqeous solutions, and it is impossible
to test dermal formulations. The aim of the present contribution is also to present a method
investigating cutaneous irritation of plant extracts and bioactive molecules using both ML cell
cultures and in vitro reconstituted tissues. The use of reconstituted epidermis offers such an
experimental design because this has been reported to resemble morphologically and
biochemically the living skin to a significantly high degree than the ML cultures and represent
an unique tool to investigate complemetary parameters of irritation mechanism2, and to have a
preliminary approach to ingredient’s efficacy at different epidermis levels.
Methods
Analysis of the extract and constituents: A dried polar extract (A) was prepared by defatted
fruits and fractionated by chromatographic methods (Sephadex and RP-HPLC) to isolate the
main constituent (B) and three minor phenols. The structure of B was elucidated as
verminonoside by spectral (NMR, MS) techniques.
Antinflammatory effects: Increasing concentrations of A (1-100 g/ml) and B (10-7–10-3 M)
were evaluated in vitro on – i) Escherichia coli lipopolysaccharide (LPS)-induced nitric oxide
(NO) production, - ii) inducible NO synthase and – iii) COX-2 expressions both by Western
blot analysis, in J774.A1 murine macrophage cell line. Results are expressed as % of
inhibition calculated versus controls (Autore et al. 2001).
Cytotoxicity: Cytotoxic activity of A (1-1000 g/ml) and B (10-7–10-3 M) was evaluated in
ML cell cultures (J774.A1, HEH-293 and WEHI-164 cell lines) by MTT assay1.
Cutaneous compatibility on 3 D Model: Increasing conc. of A (1-3%) and B (0.25-1%) in
PBS were applied on reconstituted epidermis in comparison to negative (PBS) and positive
(SDS 0.25%) controls. After topical exposure for 24 and 72 hrs, three endpoints were
determined - i) cell viability by MTT assay, - ii) hystological analysis to evaluate superficial
and deeper morphological modifications - iii) release of interleukin IL-1 in the medium
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underneath by ELISA assay, to discriminate very slightly irritant products able to induce proinflammatory mediators’ release without affecting tissue integrity.
Results
Dried extract A contains verminonoside (B) as the main constituent and minor phenolic
compounds; Both A and B show in vitro a significant (P<0.05) inhibitory activity on iNOS
and COX-2 expression as well as NO release in LPS-induced J774.A1 cells; A and B don’t
affect cell viability both in ML cell cultures and in 3D skin model; A and B were innocuous
and not irritant for the 3D skin model used at all the concentrations tested.
Conclusion
Utilization of both monolayer cell cultures (ML) and 3D model for the evaluation of the
irritant potential of active ingredients on the skin offers several advantages: - 1) comparability
of data on cell viability obtained from ML-MTT cytotoxicity assay with data obtained from
3D model test; - 2) possibility to evaluate the cytotoxic effects and to investigate in vitro the
cutaneous compatibility of both complex plant extract and active biomolecules alone and at
the same concentrations that could be used in vivo , and eventually of dermal formulations.
1
Mosman T. J. J. Immunol. Methods 65, 55, 1983; 2Meloni M., Della Valle P., Cappadoro M., De Wever B. The
importance of multiple endpoint analysis (MEA) using reconstituted human tissue models for irritation testing,
2003; 3Autore G., Rastrelli L., Lauro M.R., Marzocco S., Sorrentino R., Pinto A., Aquino R. Life Sciences 70,
523-534, 2001.
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CO 77
Beads di alginato per il rilascio controllato dell’olio essenziale di Artemisia
arborescens
Chiara Sinico, Francesco Lai, Donatella Valenti, Maria Manconi, Anna Maria Fadda
Dipartimento Farmaco Chimico Tecnologico- Università degli Studi di Cagliari- Via
Ospedale 72-09124 Cagliari
Diverse azioni legislative intraprese dai governi di Stati Uniti ed Europa ridurranno
drasticamente nel prossimo futuro l’uso di pesticidi di sintesi quali carbamati e
organofosforici. Da decenni diversi gruppi di ricerca sono impegnati nello studio di nuovi
composti da sostituire ai pesticidi tradizionali. Ad oggi i prodotti di origine microbiologica
come quelli a base di Bacillus thuringiensis e quelli di origine vegetale come i piretroidi
costituiscono l’1% del mercato mondiale dei pesticidi.
Recenti studi in diverse nazioni hanno dimostrato l’attività repellente di diversi oli essenziali
unitamente a quella pesticida per contatto, ingestione o fumigazione nei confronti di diversi
parassiti delle piante (insetti, acari, funghi, nematodi) [1-2]. Anche gli oli estratti dalle diverse
piante del genus Artemisia hanno dimostrato attività insetticida, acaricida e nematocida.
Il maggior inconveniente nell’uso di quest’olio ed in generale nell’uso degli oli essenziali è la
loro instabilità chimica dovuta soprattutto alla luce solare e alle alte temperature che possono
determinarne una rapida evaporazione o degradazione di alcuni componenti attivi.
L’incorporazione degli oli essenziali in un adeguato sistema a rilascio controllato consente di
risolvere questi problemi protraendo l’attività del pesticida nel tempo. Particolare attenzione
nella formulazione di un sistema di tal genere per applicazioni in agricoltura dovrebbe essere
rivolto al costo e alla degradabilità ambientale dei materiali utilizzati.
Lo scopo di questo lavoro è stato lo studio dell’incapsulazione dell’olio essenziale di
Artemisia arborescens all’interno di beads di alginato di sodio reticolato per un suo rilascio
controllato nel terreno. L’alginato di sodio è un polimero biodegradabile già utilizzato per la
veicolazione di pesticidi naturali e di sintesi [3].
L’estrazione dell’olio essenziale è stata effettuata per distillazione in corrente di vapore
utilizzando un distillatore da 200 l in acciaio dotato di recupero dell’acqua. L’analisi dei
principali costituenti l’olio essenziale è stata determinata tramite GC/ITMS.
L’olio di Artemisia arborescens è stato efficacemente incapsulato in differenti
formulazioni preparate con una metodica che non prevede l’utilizzo di solventi organici
utilizzando il CaCl2 o la Glutaraldeide come agenti reticolanti.
Le beads sono state caratterizzate determinando la percentuale di incapsulazione, le
dimensioni, la velocità di essiccamento e il rilascio in vitro. In particolare, in questa prima fase
della ricerca si è voluto studiare la variazione delle proprietà delle diverse formulazioni in
funzione della concentrazione e del tempo di esposizione ai diversi agenti reticolanti.
[1] Murray B. Isman: Plant essential oils for pest and disease management. Crop Protection 19(8-10): 603-608
(2000).
[2] Regnault-Roger C. ,Hamraoui A., Holeman M., Theron E., Pinel R.: Insecticidal effect of essential oils from
Mediterranean plants upon Acanthoscelides Obtectus say (Coleoptera, Bruchidae), a pest of kidney beans
(Phaseolus vulgaris L.). Journal of Chemical Ecology 19, 1233-1244 (1993).
[3] M. Inoue et al. Alginate-controlled release granular formulation for agricultural use, Proceed. Inter. Symp.
Control. Rel. Bioact. Mater. 24, 733-734, 1997.
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CO 78
Sodium Alginate Beads by Laminar Jet Break-up Technology
P. Del Gaudio and P. Colombo
Department of Pharmacy, University of Parma, Italy
Introduction: Laminar jet break-up technology or prilling is one the most recent and well
promising technique used in microencapsulation of pharmaceutics. It works on the principle
of laminar jet technology where a laminar jet is broken apart into a row of mono-sized drops
under the influence of a vibration which is superimposed on the liquid. The resultant droplets
fall into a collecting solution where immediately gelled. The possibility to obtain
microparticles for drug delivery with a tight dimensional range and high encapsulation yield
in mild operative conditions makes this technique one of the most suitable for
microencapsulation of labile drugs, biological material and cell immobilization. In this study,
the application of laminar jet break-up technology for the manufacturing of sodium alginate
beads was carried out. The effect of polymer solution concentration/viscosity, jet flow rate,
permanence time in the gelling solution as well as drying process on beads micromeritics was
investigated. Re-hydration kinetics in both Gastric Fluid Simulated (GFS) and Intestinal Fluid
Simulated (IFS) of dried beads has been stud
ied and described.
Methods: Alginate beads were produced using a Nisco Encapsulator Var D. The operative
conditions were: nozzle diameter 400 microns; frequency of vibration 250 Hz; jet flow rate
10, 15, 20 mL/min concentration of sodium alginate solution between 0.5 and 3% w/w with a
permanence time in the gelling solution (0.5 M CaCl2) between 1 and 18 h. Gelled beads were
recovered by paper filtration, washed with H2O and dried at room temperature in air. Alginate
solutions viscosity was measured using a cone-plate rheometer. Size distribution, shape factor
and surface texture were determined on both gelled and dry beads by image analysis. Swelling
ratio was measured both in GFS and IFS at pH 1.2 and 6.8 respectively.
Results: Depending on both the polymer solution viscosity and the jet flow rate gelled beads
with diameters between 500 and 3000 µm were produced with a narrow size particle
distribution. Increase in jet flow rate determined a diameter decrease.
Alginate solution viscosity also affected both dimension and shape of the produced beads. In
all the cases, however, good sphericity factor, β, was obtained (shape factor between 0.98 and
0.85, where β for a perfect sphere is 1). A reduction of nearly 50% in beads diameter was
observed after drying process. Surface texture of dried beads, as determined by fractal
dimension on SEM microparticles images resulted 1.3 and 1.08 for low and high alginate
solution viscosity respectively.
Swelling ratio versus time curves were plotted for both GFS and IFS swelling experiments.
Sigmoidal shaped curve fitted data in GFS while bell shaped behavior fitted the data in IFS
because of the complete dissolution of the beads in that medium. Different patterns were
obtained as a function of alginate solution concentration.
Conclusions: Laminar jet break-up process allow the production of monodisperse beads
population with dimensions suitable for pharmaceutical applications. Among the experimental
parameters studied, alginate solution viscosity/concentration afforded the most important
effects on beads micromeritics.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Poster
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 1
Determinaciòn de la actividad antifùngica de decocciones de Minthostachys
verticillata frente a hongos dermatofitos.
Torres, C.1; Elstein, M.1; Sutil, S.1; Zanon, S.1; Demo, M.1; Dalcero, A.1; Sabini, L.1
(1) Dpto. Microbiología e Inmunología, Universidad Nacional de Río Cuarto, Córdoba,
Argentina.
[email protected]
En los últimos años ha tomado mayor importancia el estudio de las plantas medicinales como
fuente de fitofarmacos. En las serranías del sur de Córdoba, Argentina se encuentra en
abundancia una de las plantas medicinales autóctonas: Minthostachys verticillata,
vulgarmente conocida como peperina, utilizada popularmente por sus propiedades digestivas,
antidiarreicas entre otras, habiéndose demostrado además, su actividad antimicrobiana “in
vitro” frente a bacterias, virus y hongos unicelulares (Zanon y col 1998, Zanon y col 1999,
Demo y col, 2001,).
El propósito de este trabajo fue evaluar la capacidad de decocciones de dicha planta para
inhibir el desarrollo de hongos filamentosos aislados de casos clínicos humanos.
Se obtuvieron decocciones de Minthostachys verticillata: (A y B), según la técnica de
Mongelli y col (1995), con concentraciones iniciales de 2,14 mg/ml y 34,36 mg/ml
respectivamente. Se evaluó la capacidad citotóxica de cada decocción sobre monocapas de
células Vero. El valor de la Máxima Concentración No Citotóxica (MCNC) fue igual para A y
B, determinado en 2,45 mg/ml. Para evaluar “in vitro” la actividad antifúngica de las
fracciones vegetales se emplearon 5 especies de hongos dermatofitos (Trichophyton rubrum,
Trichophyton mentagrophytes, Microsporum canis, Microsporum gypseum, Mircosporum
nanum), repicadas en Agar Sabouraud Glucosado (ASG). La técnica desarrollada, taco
fúngico, implicó el empleo de 4 ml de cada decocción mezclados con 16 ml de ASG fundido
a 40ºC, los que fueron vertidos en placas de petri de 9 cm de diámetro. En el centro de cada
placa se incorporó un taco fúngico de 4 mm de lado, obtenido de los cultivos previos de las
especies mencionadas. Posterior a una incubación a 28ºC, se determinó el diámetro del
desarrollo fúngico a los 3, 7, 10 y 15 días post-siembra. Como controles positivos se usaron
antifúngicos convencionales: Anfotericina B y Nistatina (20µg/ml), y como control negativo
medio ASG. Las pruebas se realizaron por triplicado. Los resultados indicaron que T.
mentagrophytes resultó resistente a ambas decocciones, e incluso en su curva de crecimiento
los valores estuvieron mas aumentados que el control negativo con ambas decocciones,
indicando que los compuestos químicos de las fracciones vegetales pueden ser fuente de
nutrientes ya que contrariamente a lo esperado, promovieron su desarrollo. Respecto de las
especies M. gypseum, M.nanum y T. rubrum fueron inhibidas por ambas decocciones, sin
embargo la de mayor concentración (34,36mg/ml) fue la mas eficaz, superando la capacidad
inhibitoria de Nistatina. Frente a M. nanum se observó que la decocción de concentración
2,14 mg/ml fue tan efectiva como la Nistatina. Con M. canis la decocción 34,36mg/ml inhibió
levemente el desarrollo fúngico a partir de los 10 días.
Se concluye que la decocción de M. verticillata inhibe el desarrollo de M. gypseum,
M.nanum y T. rubrum a ambas concentraciones ensayadas, y que la concentración de 2,14
mg/ml está por debajo de la MCNC determinada para la fracción vegetal, por lo que podría
ser utilizada sobre células eucariotas como tópico en casos de micosis a dermatofitos.
Demo, M; Oliva, M; Ramos, B. & Zygadlo, J. 2001. Rev. Higiene alimentar.15 (85): 87-90.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Mongelli, E; Desmarchelier, C; Coussia, J; Ciccia, G, 1995. Rev. Arg. Microbiol. 27: 199-203.
Zanon, S.; Demo, M.; Sutil, S.; Ceriatti, F. S.; Sommaro, C.; Ferreyra, S.; Ramos, B. 1998. “Relevamiento de
plantas medicinales del sur de Córdoba con actividad antiviral y antimicrobiana”. VIII Congreso Argentino de
Microbiología. Buenos Aires. Libro de resúmenes, Vol. 1, pag. 329.
Zanon, S.; Ceriatti, F. S.; Rovera, M.; Sabini, L.; Ramos, B.1999. Rev. Latinoamericana de Microbiología.
41(2)59-62.
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PO 2
Interacciones Antagónicas entre Componentes del Aceite Esencial de
Minthostachys verticillata sobre su Actividad Antiviral.
Sutil S.1, Vogt V.1, Torres C.1, Spesia M.1, Zanon S.1, Demo M.1, Sabini L.1
(1) Dpto. de Microbiología e Inmunología, Fac. de Cs. Ex.Fco-Qcas y Nat. UNRC.
Córdoba, Argentina
Email: [email protected]
La especie Minthostachys verticillata pertenece a la familia Lamiaceae, la que comprende
varias especies aromáticas. En América se extiende desde Venezuela hasta Argentina. En la
provincia de Córdoba (Argentina) es vulgarmente conocida como “peperina”, y sus usos
incluyen desde infusiones teiformes hasta licores. Se toma para indigestiones, dolores de
vientre, diarrea, vómitos y se le atribuyen propiedades estimulantes, digestivas, carminativas,
antiespasmódicas y antirreumáticas. Su aceite esencial (AE) constituye una fuente comercial
importante en Argentina. Resultados alentadores sobre la actividad antiherpética, obtenidos
por nuestro grupo de investigación (6), incentivaron el análisis de la composición química del
AE de esta especie para dilucidar el o los agentes responsables de tal actividad.
Partes aéreas del vegetal, recolectado en la serranías de Santa Rosa de Calamuchita
(Córdoba), fueron sometidos a hidrodestilación para extraer su AE (1). La cromatografía
gaseosa (CG) permitió identificar los componentes mayoritarios por comparación con los
tiempos de retención de las drogas patrones (4). Para el estudio de actividad antiviral se
emplearon el AE y los componentes mayoritarios a su Máxima Concentración No Citotóxica
(MCNC), en forma individual y combinados, considerando las proporciones presentes en el
vegetal. Dicha actividad fue realizada en el sistema células Vero–virus Herpes suis tipo 1
cepa RC/79, incorporando la muestra oleosa luego de la adsorción y penetración del virus (5).
La inhibición viral fue cuantificada a través de la reducción del número de placas de lisis en el
sistema tratado versus control (3).
La CG permitió identificar como componentes mayoritarios pulegona, mentona y limoneno
con porcentajes de 62,97; 16,40 y 1,87 respectivamente.
La Tabla 1 muestra los resultados de actividad antiherpética expresada en porcentaje de
inhibición viral y la reducción del tamaño de placa de lisis luego del tratamiento con la
muestra vegetal.
Tabla 1: Actividad antiviral del AE de M. verticillata y de sus componentes mayoritarios
solos y combinados a su MCNC frente al virus Herpes suis tipo 1, cepa RC/79 en células
Vero.
Porcentaje de Reducción del
Muestra
inhibición viral tamaño
de
(a su MCNC)
(*)
placa
Aceite esencial
+
94,40
Pulegona
++
99,26
Mentona
++
99,75
Limoneno
+
96,45
Pulegona- mentona
++
98,60
Pulegona- limoneno
+
93,92
Mentona- limoneno
+++
84,30
Pulegonamentona- 71,51
+
limoneno
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
*Porcentaje de inhibición viral = 100- (título de virus tratado/ título de
virus control) x 100
+ Reducción leve del tamaño de las placas; ++Gran reducción del
tamaño de las placas
+++Máxima reducción del tamaño de las placas.
Todos las muestras ensayadas ejercieron inhibición de la producción viral, reflejada por una
disminución del título viral, destacándose pulegona y mentona en forma individual o
combinados entre si. La disminución del tamaño de las placas, también observado, podría
deberse a que las muestras interferirían en la diseminación del virus de una célula a otra (2).
Los resultados obtenidos permiten inferir que los componentes mayoritarios pulegona y
mentona podrían ser los responsables de la capacidad antiherpética del AE. Esta capacidad
estaría afectada al interaccionar antagónicamente los tres componentes, pulegona, mentona y
limoneno, obteniéndose el valor mas bajo de inhibición. Como estos 3 componentes forman
parte del AE se infiere que otros componentes minoritarios estarían en la muestra oleosa total,
ejerciendo una acción sinérgica que se evidencia por una marcada acción antiviral.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
De Feo, et al. J. Essent. Oil Res. 10: 61-65. 1998.
De Logu, et al. Antiviral Research. 48: 177-185. 2000.
Dulbecco, R. Proc. Natl. Acad. Sci. USA. 38: 747-752. 1962.
Mímica- Dukié, et al. Planta Medica 57(2) Poster A 83-84. 1991.
Vanden Berghe, et al. Bull. Inst. Pasteur 84:101-105. 1986.
Zanon, et al. Rev. Latinoam. Microbiol. 41(2):59-62. 1999.
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PO 3
Evaluación de la citotoxicidad sobre células eucariotas de componentes
mayoritarios del aceite esencial de Minthostachys verticillata.
Sutil S.1; Vogt V.1, Zanon S.1; Torres C.1; Escobar F.1; Elstein R.1; Demo M.1, Sabini L.1
(1) Dpto. de Microbiología e Inmunología, Fac. de Cs. Ex.Fco-Qcas y Nat. UNRC.
Córdoba, Argentina
Email: [email protected]
Minthostachys verticillata (familia Lamiaceae), típica de las Sierras de Córdoba (Argentina)
ha demostrado ejercer una marcada actividad antiviral contra el virus Herpes suis tipo 1(3),
resultando de interés analizar la composición química de su aceite esencial (AE) en forma
cuali y cuantitativa para realizar estudios de citotoxicidad de los componentes en forma
individual y combinada de acuerdo a las proporciones halladas en el vegetal, condición
necesaria para análisis posteriores de actividad antiviral de los mismos. Hojas y talluelos de la
especie vegetal fueron preparados adecuadamente para la extracción de su AE por
hidrodestilación, lo que arrojó un rendimiento del 5% (volumen / peso seco). El análisis de
cromatografía gaseosa permitió la identificación cuali y cuantitativa de sus principales
componentes por comparación con los tiempos de retención de las drogas patrones (2). De los
6 componentes identificados, pulegona, mentona y limoneno representaron los componentes
mayoritarios (Tabla 1). Los estudios de toxicidad en células Vero se realizaron incubando
monocapas celulares con distintas concentraciones del AE y los componentes principales
(solos o combinados) adquiridos comercialmente. La Máxima Concentración No Citotóxica
(MCNC) fue determinada como la máxima concentración del compuesto que no produjo
alteraciones visibles en el sustrato celular (1). El AE fue el menos tóxico, seguido por
mentona, limoneno y pulegona (Tabla 2). Para analizar la posible acción sinérgica o
antagónica en la toxicidad de los componentes en la mezcla se consideró la toxicidad de los
mismos en forma pura y a partir de estos valores se calculó el índice de citotoxicidad (Tabla
3). Cuando este índice es menor a 1, se asume que el componente en forma combinada es
menos tóxico que el mismo en forma pura, evidenciando antagonismo (pulegona combinada
con mentona). Índices mayores a 1 indican sinergismo entre los componentes. A partir de
estos resultados se puede concluir que los componentes identificados y estudiados en su
citotoxicidad resultaron ser más tóxicos individualmente, lo que permite inferir que los
constituyentes del AE, presentes en menores proporciones presentan una fuerte acción
antagónica que confiere al AE una menor toxicidad en las condiciones experimentalmente
ensayadas.
Tabla 1: Porcentaje de los
componentes identificados en el AE de
M. verticillata
Compuesto Porcentaje (%)
0,16
α-pineno
0,27
β-pineno
Limoneno (L)
1,87
Cineol
0,05
Mentona (M)
16,40
Pulegona (P)
62,97
Tabla 2: MCNC del AE de M. verticillata y de sus
componentes mayoritarios solos y combinados
Muestra
MCNC (μg/ml)
AE
700
P
60
M
400
L
250
P-M (3,84:1)
100 / 24,4
P-L (33,67:1)
25 / 0,7
M-L (8,77:1)
250 / 26,7
P-M-L (33,67:8,77:1)
50 / 12,2 / 1,3
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Tabla 3: Índice de toxicidad de los compuestos presentes
en las mezclas, respecto a cada uno en forma pura
Índice de toxicidad para
Componente
MCNC
cada componente
s
(μg/ml)
de la mezcla
de la mezcla*
0,6
P-M
100/24,4 pulegona
16,39 mentona
2,4 pulegona
P- L
25/0,7
357,1
limoneno
1,6 mentona
M-L
250/26,7
9,36 limoneno
1,2 pulegona
50/12,2/1, 32,78 mentona
P- M - L
192,3
3
limoneno
* Índice de toxicidad: MCNC del compuesto puro /
MCNC del compuesto en la mezcla.
1.
2.
3.
Li, et al. J. of Ethnopharmacology 79:365-368. 2002.
Mímica- Dukié, et al. Planta Medica 57(2) Poster A 83-84. 1991.
Zanon, et al. Rev. Latinoam. Microbiol. 41(2):59-62. 1999.
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PO 4
Caracterización fenotípica in vitro, mediante la expresión de vaca, de cepas
de Helicobacter pylori y evaluación de la inhibición de la toxina por
decocción de Minthostachys verticillata
Escobar F.(1), Mattana C.(2), Vega A.(2); Demo M.(1)., Sabini L.(1)
(1). Dpto. de Microbiología e Inmunología, Fac. de Cs. Ex.Fco-Qcas y Nat. UNRC.
Córdoba, Argentina
(2) Dpto. de Microbiología, Fac. de Farmacia y Bioquímica, UNSL. San Luis, Argentina
Email: [email protected]
Introducción: Helicobacter pylori es una bacteria que habita el estómago humano induciendo
desde gastritis a úlceras pépticas y neoplasias (1). Su virulencia depende de la presencia de los
genes vacA y cagA que codifican para proteínas indicadas como factores de virulencia, una de
ellas (VacA) exhibe capacidad vacuolizante en cultivos celulares, aunque solo el 50% de las
cepas la producen (2).
Objetivo: Caracterizar cepas de H. pylori aisladas de pacientes con sintomatología gástrica,
sobre monocapas de células Vero, en su capacidad de expresar fenotípicamente la citotoxina
VacA, evaluando en paralelo si dicha proteína es inhibida por decocción (D) de M.
verticillata.
Metodología: Producción de toxina: 18 cepas de H. pylori se cultivaron en caldo MüllerHinton (CMH), con 5% de suero fetal bovino (SFB) y se incubaron a 37ºC en microaerofilia.
Los sobrenadantes se filtraron por papel Whattman Nº2, se concentraron 30 veces mediante
unidades de ultrafiltración y se esterilizaron con filtros Millipore (0,2μm).
Ensayo de citotoxicidad: Células Vero desarrolladas con el medio de crecimiento (MC):
Eagle-Earle más 8% de SFB, 30 μg/ml de glutamina y antibióticos, pH 7,2, fueron inoculadas
con los sobrenadantes diluidos en el mismo medio, excepto que contenía 2% SFB (MM), más
el agregado de 10mM de NH4Cl. Luego de ser incubadas 5 días a 37ºC se evaluó la alteración
celular por visualización directa al microscopio óptico, previa tinción con May GrunwaldGiemsa. El control del sistema consistió en monocapas celulares más el agregado de: a) MM
sólo, b) MM más NH4Cl y c) CMH.
Producción de decocción de M. verticillata: Para la obtención de esta fracción se siguió la
metodología descripta por Mongelli y col 1995 (3). La concentración se determinó en el orden
de 36,76 mg/ml. Determinación de la máxima concentración no citotóxica (MCNC) de
decocción: Fue evaluada siguiendo la metodología descripta por Zanon y col 1999 (4). El
valor de MCNC registrado fue de 2,45 mg/ml.
Inhibición de la toxina por la decocción: Para evaluar la acción de D sobre la capacidad
vacuolizante de las toxinas se siguió idéntico protocolo al del ensayo de citotoxicidad, sólo
que el medio de inoculación además de la toxina contenía D a su MCNC. Fue incorporado un
nuevo control consistente en células bañadas con MM más D a su MCNC, sin toxina.
Resultados y Discusión: Las toxinas indujeron modificaciones celulares con aparición de
vacuolas intracitoplasmáticas. La tinción reveló alteración citotónica, núcleo normal
desplazado y desprendimiento celular vs. células controles normales. La expresión del
fenotipo vacuolizante fue positivo en un 72% de las cepas evaluadas, con títulos de 5 ≥ a 640.
La fracción decocción de M. verticillata, a su MCNC, no ejerció acción inhibitoria sobre la
capacidad vacuolizante de las toxinas a ninguna de sus diluciones ensayadas.
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Conclusión: Los ensayos realizados en este estudio sobre cultivos de células Vero
permitieron diferenciar cepas de H. pylori Tox+ de cepas Tox-, indicando la utilidad de este
sistema celular para este tipo de ensayos.
La alta frecuencia de cepas de H. pylori que indujeron alteraciones celulares revelan su
impacto epidemiológico en la población humana evaluada con fuerte asociación a cuadros
gástricos severos, tal como lo indica la historia clínica de cada paciente.
Por la falta de inhibición de la decocción sobre la toxina VacA, señalada como uno de
los factores de virulencia más importante para esta bacteria, se infiere que no se podría
emplear esa fracción vegetal para disminuir la agresión ejercida por esa proteína vacuolizante.
No obstante, estudios posteriores deberían realizarse empleando la misma fracción con el
propósito de evaluar su capacidad para inhibir el desarrollo de cepas de H. pylori, productoras
de VacA.
(1)
(2)
(3)
(4)
Cover, T.L., Blaser, M. J. 1995. AMS News. 61:21-25.
Dundon, W. G., de Bernard, M., Montecucco, C. 2001. Int. J. Med. Microbiol. 290:647-658.
Mongelli, E; Desmarchelier, C; Coussia, J; Ciccia, G, 1995. Rev. Arg. Microbiol. 27: 199-203
Zanon, S.; Ceriatti, F. S.; Rovera, M.; Sabini, L.; Ramos, B.1999. Rev. Latinoamericana de
Microbiología. 41(2)59-62.
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PO 5
Propiedades inmunomoduladoras de Minthostachys verticillata sobre
linfocitos y basófilos humanos.
González Pereyra, M1; Cariddi, L1; Isola, M1; Demo, M1; Sabini L1; Maldonado, AM1.
(1) Dpto de Microbiología e Inmunología,Fac. Cs. Ex. Fco-Qcas y Nautrales UNRC
Córdoba, Argentina.
Email: [email protected]
M. verticillata (M.v.) es una hierba medicinal utilizada tradicionalmente como agente
digestivo, antiespasmódico, anti-inflamatorio y broncodilatador en asma, entre otros. Se ha
comprobado su actividad antimicrobiana sobre cepas de estafilococos y sus propiedades
antivirales frente al Virus Herpes Simplex tipo 1 (VHS-1) y el Virus de la Pseudorrabia, cepa
RC/79 (VPr-RC/79).
El propósito de este trabajo fue determinar la capacidad inmunomoduladora de decocción (D)
y aceite esencial (AE) de M. verticillata. A tal fin se evaluó la capacidad linfoproliferativa de
cada fracción vegetal que fue comparada con la expansión celular inducida por los mitógenos
PHA, Pokeweed y BCG vs proliferación espontánea. Se realizó el recuento de clusters y
colonias de linfocitos según el método de Lange modificado comparando el valor promedio
de las áreas para las fracciones vegetales y los mitógenos convencionales. Entre las células
proliferadas, se caracterizó la subpoblación de LT CD8+ por IF utilizando anticuerpos
monoclonales anti-CD8 humano. Para estos ensayos la población estudiada fue de 20
individuos sanos. Como objetivo complementario se evaluó la capacidad desgranulante “in
vitro” de diferentes concentraciones de las fracciones vegetales, sobre basófilos de 10
individuos no alérgicos (controles) y de 20 individuos alérgicos a ácaros (A) y hongos
ambientales (HA). Los derivados de M.v., D y AE, alcanzaron índices de proliferación
superiores a los cultivos sin estímulo (p<0.02). Dichos derivados tuvieron propiedades
mitogénicas similares a PHA, Pokeweed y BCG y estimularon la formación de clusters y
colonias en número similar a esos mitógenos. Los clusters formados por la estimulación con
D y AE fueron de mayor tamaño que los encontrados en los cultivos sin estímulo (p<0,05). En
éstos no se observó formación de colonias. Las células proliferadas luego de la estimulación
con D y AE mostraron un 40% de LT CD8 (+).
Concentraciones de 104 μg/ml de D y 0,48 mg/ml de AE, similares a las de los alergenos
específicos (A y HA), no alcanzaron el índice mínimo de desgranulación, con igual
comportamiento cuando fueron enfrentados a basófilos de individuos no alérgicos.
Los derivados D y AE de M.v. resultaron ser mitogénicos sobre LT, induciendo la formación
de clusters y colonias de forma significativa, con comportamiento similar a los mitógenos
convencionales. Sobre basófilos de pacientes no alérgicos y alérgicos a ácaros y hongos
ambientales no evidenciaron capacidad desgranulante a las concentraciones evaluadas. Se
asume que D y AE de M.v. facilitarían la desviación Th1 en cultivos celulares de pacientes
alérgicos lo que atenuaría las reacciones de hipersensibilidad, por inhibición de la síntesis de
IgE.
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PO 6
Evaluación de la actividad antimicrobiana de aceites esenciales extraídos de
plantas medicinales de argentina
Soria, Y.1, Oliva, M.1; Sabini, L.1, Zygadlo, J.2, Demo, M.1
(1): Dpto Microbiol. e Inmunol. Fac de Cs. Ex. Fco-Qcas y Nat. UNRC. Córdoba,
Argentina
(2): Cátedra de Qca Org. y Prod. Nat. Fac de Cs Ex, Fcas y Nat. UNC. Córdoba. Argentina
Email: [email protected]
Introducción: La Argentina es un país que abarca zonas tropicales, templadas y frías en las
que habitan diversas especies vegetales típicas de cada región, entre las cuales se encuentran
plantas medicinales. Estas dependen de factores ecológicos, del suelo y del clima para su
crecimiento, influyendo en el rendimiento y composición de los principios activos. Las
especies medicinales poseen la capacidad de sintetizar compuestos aromáticos tales como
aceites esenciales, los cuales estan constituídos por complejas mezclas de terpenos. Los
aceites esenciales han demostrado tener propiedades benéficas para la salud humana y animal
entre las cuales se encuentran: actividad antitumurogénica, citoprotección gástrica, actividad
antioxidante y actividad antimicrobiana. El estudio de estas propiedades en los aceites
contribuiría al conocimiento de sustancias con posibles fines terapéuticos, como conservantes
de alimentos o como inhibitorios de patógenos de origén alimentario.
Objetivos: Evaluar la actividad antibacteriana y antifúngica de diferentes aceites esenciales
provenientes de la flora autóctona de nuestro país.
Materiales y Métodos: Los AE fueron obtenidos por hidrodestilación y sometidos a
cromatografía gaseosa. La actividad antimicrobiana se realizo frente a bacterias Gram
positiva: S. aureus ATCC, S.epidermidis, B. cereus, M. luteus ATCC, E. faecalis ATCC,
Gram negativa: E. coli, Klebsiella sp, P.mirabilis, P. aeruginosa y los hongos unicelulares C.
albicans, Rhodotorula sp., Hansenula sp. utilizando la técnica de difusión en disco. Se
sembraron 200 μl de cultivos microbianos (106 ufc/ml) en placas de Petri con agar Müller
Hinton, para bacterias y agar Saboureaud, para hongos. Se adicionaron discos de papel de
filtro embebidos con 10 μl de cada una de las muestras a ensayar. Luego de 30 min. a
temperatura ambiente, se incubó a 37ºC por 24 h. y se midieron los halos de inhibición. La
CIM se realizó utilizando diluciones factor 2 en Dimetilsulfóxido (DMSO) de los aceites,
embebiendo discos de papel de filtro con 10 μl de cada dilución.
Resultados: Se realizó el análisis de la actividad antimicrobiana de los AE de 25 especies
vegetales, los cuales fueron activos en distinto grado contra bacterias Gram positiva y Gram
negativa. Las bacterias Gram positivas demostraron ser más sensibles a la acción de los AE
que las Gram negativas y levaduras. Las especies que presentaron mayor actividad contra los
microorganismos pertenecen a las familias Asteraceae, Lamiaceae y Verbenaceae. Los AE
que fueron activos contra todos los microorganismos incluso con P. aeruginosa fueron Lippia
turbinata y Ch. ambrosoides.
Conclusiones: Las cinco provincias argentinas muestreadas evidenciaron poseer especies
vegetales cuyos AE podrían ser aplicados en el control de cepas microbianas implicadas en
patologías de origen humano animal y contaminantes de alimentos.
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PO 7
Citotoxicidad sobre Artemia salina de aceites esenciales recolectados en la
república argentina.
Oliva, M.1; Soria, Y.1; Sabini, L.1; Zygadlo, J.2; Demo, M.1
1- Dpto Microbiología e Inmunología. Fac. Cs Ex. Fco-Qcas y Naturales. UNRC. Córdoba,
Argentina.
2- Dpto de Qca, Cát. de Qca. Org y Prod. Naturales. Fac. Cs Ex, Fcas y Naturales. UNC
Córdoba, Argentina
Email: [email protected]
Artemia salina es un crustaceo fácil de cultivar en los laboratorios. Los ensayos realizados
con este organismo pueden ser considerados útiles y confiables para estudios de toxicidad de
sustancias con distintos efectos biológicos. A pesar de que la citotoxicidad evaluada sobre
A.salina puede coincidir con los resultados obtenidos sobre células de mamíferos, no siempre
se puede correlacionar el grado de toxicidad entre los dos sistemas. (1, 2). Sin embargo resulta
útil para aproximar concentraciones no citotóxicas de trabajo para sistemas celulares de
mamíferos.
Siguiendo la metodología descripta por Fransen et al, 1997, se realizó el análisis de
citotoxicidad sobre Artemia salina, a aceites esenciales (AE) extraídos de las siguientes
especies vegetales, autóctonas de Argentina: Aloysia polystachia, Aloysia triphylla, Anemia
tomentosa, Bacharys spartoides Chenopodium ambrosoides, Hyptis mutabilis, Lantana
xenica, Mintostachys verticillata, Myrcianthes pseudo-mato, Ophyosporus charrua,
Schinus patagonicus, Schinus poligamus. El ensayo consistió en dejar eclosionar durante
24-36 h huevos del crustáceo en un vaso de precipitado conteniendo una solución de sal
marina al 3,3% a 20-25ºC, luego de la eclosión las larvas se trasvasaron a una placa de Petri.
En placas de 24 pozos se agregaron 30-40 larvas en 1000μl de agua marina y 1% de las
diluciones de AE a probar. Se realizaron diluciones factor 2 de los mismos en
dimetilsulfóxido (DMSO) a su concentración no citotóxica determinada previamente (1/200).
Se incubaron las placas a temperatura ambiente durante 24 horas y se determinó el número de
larvas utilizando una lupa. Se contó el número de larvas muertas y luego se dejaron las placas
durante 12 horas a -20ºC para realizar el recuento de larvas totales y determinar así el
porcentaje de mortalidad (relación entre el número de larvas muertas con respecto al número
de larvas totales). Luego se determinó la dosis letal 50 (DL50) y la Máxima Concentración
Tolerada (MCT) utilizando el método estadístico de Finney´s. Se tomó como valores no
tóxicos la DL50 a concentraciones mayores de 1000 μg/ml, (1, 3, 4).
Según los resultados expresados en la Tabla 1, se deduce que las especies no tóxicas para A.
salina fueron: A.polystachia presentando un valor de DL50 de 6459 μg/ml, seguida por M.
verticillata (DL50: 1848 μg/ml), A.triphylla (DL50: 1279 μg/ml) y S. poligamus (DL50:
1179 μg/ml). Los aceites esenciales más tóxicos fueron los de B. spartoides y H. mutabilis,
debido a que solo se necesitó una concentración de 30 μg/ml y de 14 μg/ml respectivamente
para matar al 50% de las larvas de Artemia.
Cabe destacar que A. polistachya no resultó tóxica incluso a la MCT (3530μg/ml), por lo que
este aceite merece estudiarse exhaustivamente a fin de ser aplicado como fitofármaco.
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Tabla 1: Dosis Letal 50 (DL50) y Máxima Concentración Tolerada (MCT) de aceites
esenciales
Aceite esencial
A. polystachia
A. triphylla
A. tomentosa
C. ambrosoides
H. mutabilis
L. xenica
M. verticillata
M. pseudomato
O. charrua
B. spartoides
S. patagonicus
S. poligamus
DL50
μg/ml
6459
1279
968
351
30
995
1848
121
972
14
450
1179
MCT μg/ml
3530
710
392
34
0
0
873
20
72
0
10
174
(1) Fransen, F. et al. 1997. Antimicrobial Agents Chemother. 41(7):1500-1503.
(2) Logrieco, A. et al. 1996. Appl. Environ. Microbiol. 62(9):3378-3384.
(3) Garcia, R. et al. 1997. J. Etnopharmacol. 57:85-88.
(4) Rojas de Arias, A. et al. 1995. J. Etnopharmacol. 45:35-41.
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PO 8
Actividad antimicrobiana de aceites esenciales de Origanum vulgare
(orégano) y Thymus vulgaris (tomillo) sobre distintas cepas aisladas de
alimentos
Lombardo, D.1; Daghero, J.2; Ybarra, F.1; Sabini, L.1, Demo, M.1;
1
Dpto. Microbiol. e Inmunol. Fac. Cs. Ex.Fco Qcas y Naturales UNRC, Córdoba,
Argentina
2
Dpto. de Tec. Qca. Fac. de Ingenieria, UNRC, Córdoba, Argentina
Email: [email protected]
Los aceites esenciales extraídos de diferentes plantas aromáticas poseen actividades
antifúngicas, insecticidas y antimicrobianas. El uso de estos compuestos antimicrobianos
naturales es de suma importancia en la conservación de alimentos y en el control de
enfermedades de origen microbiano en humanos, animales y vegetales. Hoy en día existe un
creciente interés en sustituir conservantes químicos alimentarios por conservantes naturales
debido a la alta toxicidad de los primeros, teniendo ambos tipos propiedades antimicrobianas
y antioxidantes. Los aceites esenciales de determinadas plantas aromáticas pueden ser
utilizados como conservantes naturales, prolongando el periodo de almacenamiento de los
productos alimenticios.
El objetivo de este trabajo fue determinar la actividad antimicrobiana de los aceites esenciales
extraídos de plantas cultivadas de Origanum vulgare (orégano) y Thymus vulgaris (tomillo)
sobre cepas aisladas de alimentos.
La especies vegetales de oregano y tomillo fueron recolectadas de cultivos procedentes del
Establecimiento Tres Arroyos, Villa de las Rosas, Córdoba, Argentina.
Los aceites esenciales fueron obtenidos por hidrodestilación siguiendo la metodología
descripta por Bamba et al., 1993: Ciccio et al., 1999; De Feo et al., 1998. Sus componentes
fueron analizados por cromatografía gaseosa acoplada a espectrometría de masa.
Para la determinación de la actividad antimicrobiana se aislaron cepas de alimentos por los
métodos convencionales. Se realizó un screening de los aceites esenciales por la técnica de
difusión en disco según metodología descripta por De-Pooter et al., 1995, y a continuación se
determinó la Concentración Inhibitoria Mínima (CIM) por la técnica de Microdilución en
Caldo (Mann et al., 1998) y la Concentración Bactericida Mínima (CBM).
Se aislaron cepas Gram (+) y Gram (-) de diversos alimentos, entre ellas Staphylococcus
aureus (res bovina), Staphylococcus aureus (leche de soja), Staphylococcus aureus (cuarto
trasero de liebre congelada), Escherichia coli (agua), Escherichia coli (tripas naturales),
Salmonella sp. (harina alimento balanceado para perros), Bacillus cereus (orégano),
Pseudomonas aeruginosa (agua), Enterobacter sp. (agua) y Escherichia coli O157:H7
(hamburguesa de carne vacuna).
Por la téncica de difusión en disco, ambos aceites exhibieron actividad antimicrobiana sobre
todas las cepas probadas, a excepción de P. aeruginosa.
Para la determinación de la CIM se utilizaron las cepas patógenas de alimentos que resultaron
mejor inhibidas por el aceite esencial de orégano y tomillo. Se obtuvo una CIM para orégano
de 56,25 μg/μl sobre S. aureus (res bovina), B. cereus (orégano), Salmonella sp. (harina
alimento balanceado para perros), E. coli O157:H7 (hamburguesa de carne vacuna), y sobre
E. coli (agua) se obtuvo una CIM de 112,5 μg/μl. La CIM obtenida para tomillo fue de 28,12
μg/μl sobre todas las especies anteriomente mencionadas. Con respecto a la CBM se
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obtuvieron para orégano valores de 225 μg/μl sobre S. aureus, 450 μg/μl sobre Salmonella sp
y 112,5 μg/μl sobre E. coli O157:H7. Para tomillo se obtuvieron CBM de 56,25 μg/μl para
Salmonella sp, B. cereus y E. coli O157:H7. Estos resultados demuestran que tomillo tiene
mayor actividad bactericida con respecto a oregano sobre las cepas mencionadas.
Se destaca la importancia de estos aceites como conservantes de alimentos, ya que tienen
actividad bactericida sobre importantes cepas patógenas humanas. Estudios posteriores
permitirán evaluar esta actividad antimicrobiana agregando los aceites individuales o en
conjunto en el alimento de origen cárnico o de soja con el propósito de mejorar la calidad de
los mismos
- Bamba et al.,. 1993. Planta Médica 59: 184.
- Ciccio et al., 1999. Rev. Biol. Trop. 47(3): 377-379.
- De Feo et al., 1998. J. Essent. Oil Res.10: 61-65
- De-Pooter et al., 1995. Flavour and Fragrance Journal. 10: 63-67.
- Mann et al,, 1998. Journal of Applied Microbiology. 84: 538-544.
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PO 9
Aceite esencial de Minthostachys verticillata: su acción sobre la replicación
de virus Herpes suis tipo 1 en células vero.
Spesia, M.1; Torres, C.1 ,Sutil, S.1; Vogt, V.1, Zanon, S.1; Demo, M1., Sabini, L.1
Dpto. de Microbiología e Inmunología, Fac. Cs. Ex. Fco-Qcas y Naturales. UNRC.
Córdoba, Argentina.
Email: [email protected]
Investigaciones realizadas con aceites esenciales (AE) provenientes de variadas familias
botánicas han revelado que inhiben la replicación de Herpes virus en diferentes estadíos, (4 y
5). Es conocido que el AE de M. verticillata presenta una marcada actividad antiviral frente al
virus Herpes suis tipo 1, cepa RC/79 (6), desconociéndose en qué paso del ciclo de la
replicación viral puede ejercer mayor actividad. Tal situación ha planteado el objetivo de este
trabajo.
Previo a los ensayos de actividad antiviral, se determinó la Máxima Concentración No
Citotóxica (MCNC) de AE cuyo valor fue de 405,5 μg/ml. Para investigar si el mismo inhibe
la adsorción viral, cultivos celulares (CC) fueron incubados a 37ºC por 3 h con MEM
conteniendo el AE a su MCNC. Descartado el medio, los CC se infectaron con diluciones
virales en MEM con AE, y se incubaron 1 h a 4ºC. Posteriormente se mantuvieron en Medio
para Placa (MP), sin AE. Los estudios de penetración se realizaron infectando CC con
diluciones virales e incubando por 1 h a 4ºC. Descartado el virus, los CC fueron mantenidos
en MEM + AE a su MCNC durante 30 min a 37ºC. Cumplido este tiempo, se agregó buffer
citrato (pH=3) durante 2 min a temperatura ambiente y se llevó a incubar con MP sin AE (1).
Con el propósito de estudiar la inhibición del virus en estadíos posteriores a la penetración,
CC fueron infectados con virus (multiplicidad de infección =1) y luego de una incubación a
37ºC por 90 min fueron tratados con AE contenido en MP, a diferentes tiempos postadsorción: 0, 1, 4 y 8 horas.
En todos los ensayos, las monocapas infectadas y tratadas a diferentes tiempos, al igual que
los controles (citotoxicidad del AE, viabilidad celular e infectividad viral) fueron incubados
durante 48 h a 37ºC. Luego, los CC fueron fijados y teñidos, para determinar el título viral
(2). El porcentaje de inhibición fue calculado por el cociente entre el título viral obtenido en el
sistema control (no tratado) y en el cultivo tratado (3).
Tabla 1: Actividad antiviral del AE de M.verticillata
frente a Herpes suis, en células Vero.
Tratamiento
% Inhibición
Adsorción
3,75
Penetración
35,00
0 hora p.a.*
89,41
1 hora p.a.
99,10
4 horas p.a.
99,53
8 horas p.a.
98,98
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*p.a.: post-adsorción viral.
Los resultados revelaron que el AE no ejerce acción inhibitoria importante en la etapa inicial
de la multiplicación viral: adsorción y penetración. Por el contrario, la muestra oleosa,
incorporada a distintos tiempos post-adsorción (p.a.), presentó una fuerte actividad antiviral,
particularmente cuando el AE fue agregado a la hora y más aún a las 4 h p.a. El tratamiento a
las 0 h p.a. indicaría que la célula en ese momento estaría involucrada en el proceso de
desnudamiento de la partícula viral, por lo que la internalización del AE podría verse
dificultada. Los resultados de los tratamientos a tiempos posteriores permiten inferir que la
acción inhibitoria sobre el virus Herpes suis se manifiesta a nivel de las síntesis del ARNm
temprano retardado o de las proteínas que se traducen a partir de él, comprometiendo de este
modo la replicación del genoma viral.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
Chien-Yun, H. et al. American J. of Chinese Medicine 79: 125-131. 2001.
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XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 10
Influencia de la época de recoleccción de Minthostachy verticillata
(Argentina) sobre la actividad antimicrobiana de su aceite esencial
Ybarra F.1; Oliva M.1;Daghero J.1; Zanon,1 S., Sabini L.1; Zygadlo J.2. Demo M.1
1-Dpto Microbiol. e Inmunol. UNRC, Córdoba Argentina
2-Cat. Quím Org. UNC. Córdoba. Argentina
Email: [email protected]
En los últimos años ha habido una revalorización de los productos naturales como fuente de
sustancias de interés médico, veterinario, cosmético, agroquímico y alimenticio. En la
actualidad, aproximadamente el 25% de las drogas que se lanzan al mercado provienen de una
fuente vegetal Aceites esenciales (AE) y componentes puros (CP) extraídos de especies
aromáticas son conocidos por su actividad sobre una gran variedad de microorganismos
incluyendo bacterias Gram positiva, Gram negativa y hongos
El objetivo de este trabajo fue determinar la actividad antimicrobiana de las diferentes
muestras de aceites esenciales de Minthostachys verticillata y sus componentes puros, sobre
bacterias Gram positivas y Gram negativas, evaluando la Concentración Mínima Inhibitoria
(CIM) y la Concentración Bactericida Mínima (CBM).
El aceite esencial de cada muestra se obtuvo por hidrodestilación, a partir de M. verticillata de
Santa Rosa de Calamuchita (Córdoba Argentina) recolectadas en los años 1999, 2001, 2002 y
2003, durante los meses de Febrero, Marzo, Abril, Mayo, Noviembre y Diciembre. Se evaluó
la actividad antimicrobiana sobre Staphylococcus aureus ATCC 25212, Bacilllus cereus
(Arroz) y Escherichia coli (Agua de pozo) por la técnica de difusión en disco y también se
determinó CIM y CBM de los AE y CP por la técnica de microdilución en caldo.
Por la Técnica de difusión en disco se observó que los aceites esenciales utilizados tuvieron
actividad antimicrobiana sobre todos los microorganismos probados. Las bacterias Gram (+)
resultaron ser mas sensibles ya que se produjeron halos de inhibición de mayor diámetro que
las bacterias Gram (-). La actividad biológica varió dependiendo de la época de recolección,
siendo el aceite con mejor actividad el recolectado en Abril 2001, época de fructificación. La
pulegona fue el único de los componentes de M. verticillata que inhibió a los 3
microorganismos probados. El α-pineno y limoneno fueron activos contra S. aureus y B.
cereus pero no contra E. coli. La mentona no fue activo sobre ningún microorganismo
probado.
Por la Técnica de microdilución, el aceite con mayor actividad antimicrobiana fue el de Abril
de 2001 con una CIM de 56,25 μg/μl para B. cereus y S. aureus y 225μg/μl para E. coli. Los
aceites esenciales de M. verticillata resultaron ser bacteriostáticos. La pulegona fue más
activa que el AE completo, dando los siguientes valores de CIM: 0,74 μg/μl para S. aureus,
1,48 μg/μl para B.cereus y 5,93 μg/μl para E. coli, coincidiendo estos datos con la
Concentración Bactericida Mínima. Estos resultados muestran que la pulegona es bactericida.
El AE de M. verticillata ejerce una acción bacteriostática y la pulegona es bactericida, por lo
que se infiere que otros componentes tales como mentona y/o limoneno estarían interactuando
antagónicamente para disminuir la actividad biológica de la pulegona y en consecuencia la del
AE completo.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 11
Composición química de aceites esenciales de Minthostachys verticillata
(Argentina) recolectadas en distintas épocas
Ybarra F.1; Oliva M.1; Daghero J.1; Zanon, S.1, Sabini L1; Zygadlo J.2; Demo M.1
1-Dpto Microbiol. e Inmunol. Fac. Cs. Ex. Fco-Qcas y Naturales. UNRC. Córdoba,
Argentina
2-Cat. Quím Org. UNC. Córdoba. Argentina
Email: [email protected]
La composición de aceites esenciales (AE) varían acorde a factores intrínsecos y extrínsecos.
Dentro de los extrínsecos se destacan las condiciones climáticas (precipitaciones,
luminosidad, altura) y distintos suelos (porcentaje de oligoelementos, pH, humedad). Dentro
de los intrínsecos se encuentra la variabilidad genética de cada especie vegetal lo que define
los llamados quimiotipos.
El objetivo de este trabajo fue obtener AE de muestras de la especie Minthostachys
verticillata recolectadas en diferentes épocas y la identificación y cuantificación de
componentes químicos de las muestras oleosas.
El aceite esencial para cada muestra se obtuvo por hidrodestilación a partir de M. verticillata
de Santa Rosa de Calamuchita (Córdoba Argentina) recolectada en los años 1999, 2001, 2002
y 2003, durante los meses de Febrero, Marzo, Abril, Mayo, Noviembre y Diciembre, por la
mañana y por la tarde. Se identificaron los componentes mayoritarios del AE por
cromatografía gaseosa, comparando los tiempos de retención de éstos con los de los
componentes puros (drogas patrones) inyectados en las mismas condiciones. La
cuantificación se realizó midiendo el área correspondiente a cada uno de los picos de la
muestra sin utilizar factores de corrección. El perfil cromatográfico fue similar en todas las
muestra analizadas, identificándose α-pineno, β-pineno, limoneno, mentona y pulegona. El
componente mayoritario en todos los casos resultó ser la pulegona, cuya proporción varió
entre 46,23% y 69,72 %. Por otra parte, la proporción de mentona estuvo entre 14,59% y
32,78%. El α-pineno y β-pineno fueron los minoritarios de los 5 analizados (0,17%-1,25%).
La proporción de pulegona + mentona estuvo en el rango de 70% a 88%, mientras que la
razón mentona/pulegona estuvo en el rango de 1:1,59 a 1:4,10. El clima y el lugar de la
recolección de la muestra vegetal influyeron cuantitativamente en la composición química del
aceite esencial. En todos los AE analizados se mantuvo la composición química, variando la
proporción de los componentes. por lo que se infiere que se trata de un único quimiotipo
analizado. No existe correlación entre las proporciones de los compuestos mayoritarios
individuales con los meses muestreados en diferentes años. Sin embargo la proporción de los
compuestos oxigenados es alta en los meses de floración (Noviembre, Diciembre y Febrero) y
más baja en época de fructificación (Marzo y Abril). Por otra parte, cuando se comparó la
composición de muestras recolectadas en diferentes momentos del día, se observó que la
proporción mentona+pulegona fue mas elevada por la mañana, y la razón mentona/pulegona
fue mayor en las muestras recolectadas por la tarde. Esto podría deberse ya sea a un aumento
en la proporción de pulegona o una disminución en la de mentona. De los resultados
obtenidos, se concluye que la proporción pulegona+mentona y la razón mentona/pulegona
podría utilizarse como una herramienta para detectar tanto el estado fenológico del material
de partida (fructificación o floración) como el momento del día en que fue recolectado.
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PO 12
Yerba mate, bonpland y farmacognosia en la facultad de farmacia y
bioquímica.
Coussio J. D. 3,4; D. Rondina R. V.1,2; Ferraro G.1,2; Filip R.2 & Giberti G.C.1
La yerba mate y Bonpland
Se llama mate a la infusión estimulante preparada con hojas y ramitas (desecadas y
desmenuzadas industrialmente) del acebo sudamericano Ilex paraguariensis St. Hil.
(Aquifoliaceae).La distribución geográfica de esta especie sudamericana se muestra en la
Figura 1. Su uso está muy difundido en Argentina, Paraguay, Uruguay, sur del Brasil y Chile.
Aún cuando su empleo precolombino por etnias guaranítica y kaingang no está documentado
por evidencia arqueológica, su cultivo e industrialización elemental comenzó en Sudamérica a
fines del siglo 17 gracias a los esfuerzos de los religiosos de la Compañía de Jesús, quienes
llegaron a manejar el comercio de esta bebida a partir de sus plantaciones en una treintena de
reducciones de indígenas guaraníes establecidas en territorios actuales de Argentina, Brasil y
Paraguay hasta la época de la expulsión de esta orden religiosa de los dominios españoles
(1767). A pesar de conocer bien la principal especie de cultivo (Figura 2) y distinguirla de sus
sustitutos y adulterantes co-genéricos, la mayoría de los cronistas jesuíticos no pudo
aproximar la identidad botánica de esta especie al género Ilex, salvo el Padre manchego José
Sánchez Labrador (Furlong, 1960), quien en sus manuscritos reconoce un dato que ya
abundaba en la literatura europea desde principios del siglo 18: la similitud existente entre la
yerba mate y el “té de los Apalaches” o “casina” -Ilex vomitoria Solander in Aiton- (Miller,
1733: CA; Valmont de Bomare, 1791: 150; Lavedan, 1796: 196; Hudson, 1979: 155). Esta
falta de datos precisos sobre la yerba mate es bien notable en el que quizás fue el botánico
más importante del siglo 18, Karl von Linné, quien abocó a varios de sus tesistas a preparar
monografías sobre otras bebidas estimulantes ahora reconocidas como metil-xantínicos (por
ej. el té “Potus Theae”, Linné, 1789) pero de la yerba mate no escribió nada (Parodi &
Grondona, 1949), salvo que quizás se hizo eco de la confusión prevaleciente mencionada
entre Ilex vomitoria e I. paraguariensis (Fig. 3, página de Materia Medica de 1749 y de Spec.
Pl. 1753: “Cassine peragua”). Recién en 1823 el botánico francés proto-evolucionista Auguste
C. P. de Saint Hilaire publicó válida y efectivamente la diagnosis original de la principal
especie que produce la materia prima para elaborar yerba mate en los Anal. del Muséum
National d’Histoire Naturelle, basándose en material de sus herborizaciones de esta especie
obtenidas en las cercanías de Curitiba, Brasil, en marzo de 1820. Sin embargo, aunque
ignorándose mutuamente, su célebre compatriota Amado Bonpland se le anticipó: ya había
coleccionado y descripto esta especie como un Ilex (fue el primer botánico en asignar la
planta a este género) en la isla Martín García del estuario del Río de la Plata, Argentina, en
1817. Bonpland bautizó la yerba mate como Ilex theaezans, haciendo la salvedad que el
material de esta especie no era nativo de Martín García sino de la antigua reducción jesuítica
de San Javier -hoy en la provincia argentina de Misiones- (Castellanos, 1963). Con
posterioridad a esta descripción inédita de Bonpland, cuyos materiales de referencia se han
perdido (Giberti, 1990), la azarosa vida rioplatense del compañero del barón de Humboldt se
cruzó múltiples veces con la yerba mate, cultivo que intentó infructuosamente rehabilitar en la
3
IQUIMEFA-CONICET, Facultad de Farmacia y Bioquímica, Junín 956, 2do. p; 1113-Buenos Aires, Argentina.
4
Cátedra de Farmacognosia, Facultad de Farmacia y Bioquímica, Junín 956, 2do. p; 1113-Buenos Aires, Argentina.
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región, entonces muy convulsionada por las guerras de la Independencia, conflictos civiles,
etc.
Bonpland y la Facultad de Farmacia y Bioquímica de la Universidad de Buenos Aires
Hacia 1900, el farmacéutico Profesor Dr. Juan A Domínguez enseñaba Química en la
entonces Facultad de Medicina de la Universidad de Buenos Aires. Domínguez fue un
fervoroso defensor del estudio científico de la Flora Argentina y entusiasta protector de las
minorías indígenas de esta región de América, cuya Materia Médica comenzó a relevar. En
1905, se enteró que un nieto de Amado Bonpland estudiaba Medicina en esta Facultad. No
solamente se puso en contacto con ese estudiante, sino que a través del mismo consiguió que
el hijo del naturalista, don Amado Bonpland hijo, donara a la Facultad correspondencia y
valiosos archivos del célebre botánico (Figura 4). Domínguez, Eugenio Autran y otros
comenzaron a ordenar esta documentación que contiene reliquias como cartas manuscritas de
Alexander von Humboldt, etc. Domínguez, ya como catedrático sustituto de Farmacognosia y
pozología razonada, dirigió posteriormente la tesis doctoral en Medicina del nieto de
Bonpland (Bonpland, 1909). Se publicaron en las primeras décadas del siglo XX varios
trabajos relacionados con estos documentos, entre ellas reproducciones facsimilares de esos
escritos (Domínguez, 1914, 1924, 1928, etc.). El grueso de estos trabajos del Dr. Domínguez
y sus colaboradores apareció en una serie de publicaciones no periódicas denominada
“Trabajos del Museo de Botánica y Farmacología de la Facultad de Ciencias Médicas de la
Universidad de Buenos Aires”. La publicación de estos Trabajos se inició en 1900 y culminó
en 1939. Desde 1957 y hasta la actualidad, la Facultad de Farmacia y Bioquímica de la
Universidad de Buenos Aires es custodio de esta documentación única de Amado Bonpland,
incorporada a las colecciones del Museo de Farmacobotánica “Juan A. Domínguez”. Dichos
documentos, sumamente valiosos, son consultados por investigadores de diversas disciplinas
(Ottone, 2002).
La Facultad de Farmacia y Bioquímica de la UBA y la yerba mate.
Ya en la serie denominada “Trabajos del Museo de Botánica y Farmacología”, la hoy
Facultad de Farmacia y Bioquímica de la UBA comenzó a ocuparse de la yerba mate y de sus
parientes, motivada por la problemática entonces muy acentuada, de la adulteración de la
especie de cultivo -Figura 5-(Corrado, 1908; Lendner, 1917). En nuestros días, varios
investigadores de la Universidad y del CONICET le han venido dedicando múltiples estudios
a la principal bebida estimulante autóctona del Cono Sur, lo mismo que a especies
relacionadas (Acevedo et al., 2000; Filip & Ferraro, 2003; Filip et al., 1983, 1989; Filip et
al.,1998, 2000, 2001; Giberti, 1989; Ricco et al., 1995a, 1995b; Wilson et al., 1981). El tema
de la yerba e Ilex ha sido motivo de la defensa de varias tesis doctorales contemporáneas
dirigidas por profesores de esta casa de estudios (Ricco, 1997; Filip, 2001; Giberti, 2001) y de
algunos proyectos de investigación financiados por la Universidad de Buenos Aires
(Acevedo, 1998) y el Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas (Giberti,
1999). Trabajan actualmente en el IQUIMEFA, dentro de la Facultad de Farmacia y
Bioquímica, investigadores del CONICET que desarrollan proyectos vinculados a este
importante cultivo regional.
Fitoquímica y farmacología de la yerba mate y sus parientes
El estudio de la composición química de Ilex paraguariensis y de las especies co-genéricas
con metodologías modernas se reinició en la Facultad de Farmacia y Bioquímica de la UBA
en la década de 1980. Wilson et al. (1981) estudiaron con HPLC el contenido de xantinas
(cafeína y teobromina) que pueden ser extraídas a través de cebaduras sucesivas de un
recipiente conteniendo yerba mate preparada a la usanza rioplatense. Los resultados fueron
comparados con los aportes en cafeína suscitados por la posible ingestión de té y café. En
1983, Filip y otros comenzaron el estudio químico de varias especies de Ilex, iniciando su
relevamiento con una entidad silvestre de las pluvisilvas subandinas del Noroeste argentino y
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Bolivia, Ilex argentina Lillo. Para esta especie pudieron detectar con HPLC, y con un límite
de detección de 0,2 µg de xantina por gramo de materia seca la presencia de teobromina (6
µg/g de materia seca). No fue posible hallar cafeína, a pesar de conocerse el uso regional de
esta especie como sustituto de la yerba mate genuina desde el siglo 18 y 19 (Filip et al.,
1983). Posteriormente (Filip et al., 1989), se prosiguió con el estudio de esta especie, tratando
el contenido en ácidos cafeoilquínicos, triterpénicos y flavonoides, lo que ha sugerido su
empleo como una especie libre de cafeína con propiedades colagogas y hepatoprotectoras.
Ricco et al. (1995a, 1995b) se abocaron al estudio de los flavonoides de Ilex paraguariensis y
especies relacionadas, considerando asimismo sus posibles implicancias quimiosistemáticas.
Más adelante, Filip y otros expandieron sus investigaciones con cromatografía gaseosa de alta
performance a 5 especies adicionales austrosudamericanas del género Ilex: I. brevicuspis, I.
dumosa, I. microdonta, I. pseudobuxus e I. theezans, focalizando su interés en las xantinas.
Separando la mejor conocida Ilex paraguariensis, la cafeína fue encontrada solamente en
trazas en I. dumosa, I. microdonta, I. pseudobuxus e I. theezans ; mientras que no pudo
hallarse ni en Ilex brevicuspis ni en I. argentina. La teobromina pudo detectarse solo en yerba
mate, y solamente como trazas en Ilex argentina e I. microdonta; en tanto que teofilina
solamente se encontró teofilina en Ilex pseudobuxus y (solamente como trazas) en I. dumosa
e I. microdonta (Filip et al., 1998). Separadamente, se encaró el estudio de las otras especies
an algunas publicaciones, como la dedicada a Ilex dumosa (Filip et al., 1999). Con referencia
a Ilex theezans (Filip et al., 2000), se estudiaron con técnicas de HPLC varios compuestos
fenólicos (ácidos clorogénico, cafeico, 3, 4 - DCQ, flavonoides, etc.) y se ensayó con
extractos de esta planta en animales de laboratorio la actividad colerética, sin llegar a detectar
acciones significativas. Con posterioridad, el análisis mediante HPLC de extractos de Ilex
brevicuspis permitió identificar, entre sus componentes, cafeoil derivados y flavonoides en
altos porcentajes; a la par que se ensayaron sus acciones antioxidantes y actividad colerética,
lo que ha permitido sugerir su uso como una nueva “yerba mate” sin acciones estimulantes
sobre el SNC (Filip & Ferraro, 2003). La comparación del análisis exhaustivo de los
compuestos fenólicos en estas 7 especies sudamericanas de Ilex se publicó asimismo (Filip et
al., 2001), donde se señaló la posición prominente de la yerba mate genuina en relación a las
cualidades coleréticas, antioxidantes e hipocolesterémicas de estas infusiones, En suma,
aspectos químicos y farmacológicos de algunos de los adulterantes o sustitutos co-genéricos
de la yerba mate genuina -Ilex paraguariensis- (Giberti, 1989) han sido o se hallan en estudio
en la Facultad de Farmacia y Bioquímica de la Universidad de Buenos Aires.
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XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 13
Interaccion de glicosidos de Solanum sobre celulas del melanoma humano
a375. Una comparacion con ketoconazol.
Bernardo Chataing1,3, Alfredo Usubillaga2, Alexis Valentin3
1
Departamento de Biología, Facultad de Ciencias, Universidad de Los Andes, La
Hechicera, Mérida 5101, Venezuela; 2Instituto de Investigacion. Facultad de Farmacia,
Universidad de Los Andes, Mérida 5101,Venezuela; 3Laboratoire de Parasitologie et
Mycologie Médicale. 15 Ave Ch. Flahault 34060, Montpellier, France. e-mail:
[email protected]/ [email protected]/[email protected]
Abstract. Se encontró que los glicósidos de Solanum, tales como α-solamargina, αchaconina, α-solanina y α-tomatina fueron altamente tóxicos sobre las células del melanoma
humano. En contraste, las agliconas solanidina, solasodina, demissidina, tomatidina y
solanocapsina mostraron una menor actividad. Mezclas combinadas de α-solamargina y αchaconina; α-solamargina y α-solasonina; α-chaconina y α-solanina, y α-solasonina y αsolanina mostraron efectos sinérgicos sobre las céluas del melanoma. Por otra parte, αsolamargina y α-solanina; α-chaconina y α-solasonina así como α-chaconina y α-tomatina
mostraron efectos aditivos o antagónicos. Un análisis de una mezcla de α-solamargina y
ketoconazol mostró efectos antagónicos.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 14
Study of the interaction of kava-kava constituents and cyclodextrins.
A. R. Bilia, M. C. Bergonzi, L. Bianconcini, G. Mazzi, F. F. Vincieri
Department of Pharmaceutical Sciences, via U. Schiff, 6, 50019 Sesto Fiorentino (FI)
Italy.
e-mail: [email protected]
Kava-kava (Piper methysticum G. Forster) has been widely used to improve stress disorders,
nervous tension and restlessness (1). In the last three years unexpected, high liver toxicity has
been reported in several patients and it was related to kavalactones mainly depending on their
dosage. Thus, to improve the technological and biopharmaceutical characteristics of
preparations based on kava-kava and decrease the dosage of kavalactones, the formation of
supramolecular complexes between kava-kava constituents and some cyclodextrins (CDs)
were evaluated using isolated kavalactones and a commercial extract. CDs are cyclic
oligosaccharides that can interact with a wide variety of drugs and the formation of such a
supramolecular complex can influence the dissolution rate and the drug’s aqueous solubility
and therefore, improve their bioavailability profile (2).
In this attempt, -cyclodextrin and semysyinthetic cyclodextrins were selected to investigate
their influence on the solubility and stability of kavalactones. The chemical modification of
natural Cds generally aims at converting them into amorphous, non crystallizable derivatives,
to provide high Cd concentration in aqueous solutions that remain physically and
microbiologically stable for reasonable period of time, either as free or complexed, with the
simultaneous reduction of parenteral toxicity (3). For this aim five semisynthetic were chosen:
2,6-di-O-methyl- -Cd (DM- Cd), 2,3,6-tri-O-methyl- -Cd (TM- Cd), 2-hydroxypropyl-Cd (HP- Cd), -Cd sulphate ( S-Cd), 2-hydroxypropyl- -Cd (HP- Cd). Complexes
Cds-kavain and Cds-kava extract were obtained by kneading and freeze-drying using 1:1 ratio
and characterized using differential scanning calorimetry (DSC), HPLC-DAD-MS analysis.
Solubility studies were performed by HPLC/DAD analysis.
In the case of complexes with kavain, used as model compound, the best results were
obtained with -Cd sulphate, 2,6-di-O-methyl- -Cd and 2-hydroxypropyl- -Cd. These
last two Cds showed the highest capacity of solubilization for the total kava-kava extract.
1. Bilia, A. R. et al. (2002) Life sciences 70: 1-17.
2. Ammar, H. O. et al. (1997) Pharmazie 52: 376-379.
3. Szente, L. et al. (1999) Adv. Drug Del. Rev. 36: 17.
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PO 15
Studio di solubilità di kavalattoni mediante l’impiego di carrier micellari
L.Scalisea, A.R. Biliaa, M.C. Bergonzia, F.F. Vincieria
a
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, via Ugo Schiff, 6 50019 Sesto Fiorentino (FI);
e-mail: [email protected]
Scopo del presente lavoro è la valutazione della solubilità di estratti di kava-kava, Piper
methysticum G. Forster, in presenza di micelle.Questa pianta, coltivata da più di 3000 anni
dalle popolazioni delle isole del Sud Pacifico viene impiegata nella vita sociale e cerimoniale
dei paesi di origine in quanto dalle radici e dal rizoma si prepara un succo con proprietà
narcotizzanti e soporifere. Recenti indagini farmacologiche hanno accertato effetti sedativi,
analgesici, anticonvulsivi, anestetici, antiaritmici, antitrombotici, neuroprotettivi ed
antispasmodici (1) di estratti lipofili della pianta. Fino a circa tre anni fa diversi estratti
standardizzati in kavalattoni, molecole che rappresentano i costituenti biologicamente attivi,
erano impiegati come ansiolitici, nella cura di stress ed insonnia (1). Negli ultimi anni è stata
riscontrata, in maniera inaspettata una elevata epatotossicità in molti pazienti correlata ai
kavalattoni, principalmente in dipendenza dal loro dosaggio (2, 3) e per questo i fitoterapici a
base di estratti di kava-kava sono stati tolti dal commercio.
Il nostro studio è rivolto al miglioramento delle caratteristiche tecnologiche e
biofarmaceutiche delle preparazioni basate sul kava-kava in modo da diminuire i dosaggi dei
derivati kavalattonici ed aumentare la sicurezza dei preparati. Per questo scopo sono state
studiate le interazioni tra i principi attivi degli estratti con alcuni aggregati colloidali micellari.
Infatti, grazie alle differenti caratteristiche chimico-fisiche delle due regioni che costituiscono
le micelle, una zona idrofila ed un’altra lipofila, i carrier micellari sono in grado di inglobare
all’interno del “core” sostanze che abbiano le medesime caratteristiche chimico-fisiche del
“core” stesso. Se il “core” presenta caratteristiche lipofile (micella normale) il sistema
micellare ingloba sostanze lipofile, aumentandone così la solubilità in solventi idrofili.
Viceversa, nel caso di caratteristiche idrofile del “core” (micella invertita) il sistema micellare
ingloba sostanze dalle caratteristiche idrofile aumentandone la solubilità in mezzi lipofili.
Essendo i kavalattoni delle sostanze lipofile il tipo di micella scelto per i nostri studi è stato
quello normale. Sono state preparate sia soluzioni micellari ad un componente, sia soluzioni
micellari miste, composte da due tensioattivi. Le soluzioni micellari sono state preparate
impiegando un range di concentrazioni utilizzando come limite inferiore la CMC
corrispondente fino ad un valore massimo di 500mM. Dopo aver preparato le soluzioni
micellari, una parte di esse è stata saturata con kavaina, scelta come kavalattone test per i
sistemi micellari, mentre l’altra con l’estratto commerciale. L’aumento della solubilità dei
componenti kavalattonici è stato misurato tramite analisi HPLC-DAD/MS. Sono stati presi in
considerazione diversi tensioattivi: TWEEN 80, BRIJ 78, glucate DO, olio di ricino etossilato,
PEG 400 monostereato, sodio lauriletere solfato (SLES), ascorbilottanoato (ASC8), sodio
dodecil solfato (SDS). I migliori risultati sono stati ottenuti impiegando soluzioni di ASC-8 e
SDS: per questo i sistemi micellari misti indagati sono stati quelli costituiti da questi due
tensioattivi.
Ringraziamenti: questo lavoro è stato supportato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca, Roma).
Referenze: 1. Bilia, A. R. et al. (2002) Life Sciences 70: 1-17. 2. Strahl, S et al. (1998) Deutsche Medizinische
Wochenschrift 123(47): 1410-4. 3. Escher, M et al. (2001) British Med. J. 322: 139.
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PO 16
Popular medicinal plants used in brazil as a potencial source of
antithrombotic substances: preliminary results with Cecropia genus.
1
Almeida, A.P., 2Costa, S.S., 3Zingali, R.B., 1Chaves, D.S.A., 1Rodrigues, V.F.,
2
Muzitano, M.F. and 2MELO, G.O.
1
Laboratório de Produtos Naturais, Curso de Farmácia, Universidade Severino Sombra;
2
Núcleo de Pesquisas de Produtos Naturais – Universidade Federal do Rio de Janeiro;
3
Departamento de Bioquímica Médica – Universidade Federal do Rio de Janeiro.
Introduction: The causes of cardiovascular disease are many and varied but in the large
majority of the cases, thrombosis is at their basis. In Brazil, many species are used in folk
medicine for the most varied purposes. The genus Cecropia comprises about 50 tree species,
well distributed in South and Central Americas. In Brazil, Cecropia representatives can be
found in the North (Amazon Forest), Central-Western part, as well as Southeast and South.
Among the therapeutic effects, these plants have been used as cardiotonic, diuretic (Vargas
Howell et al., 1996), hypoglycemic (Andrade-Cetto et al., 2001), astringent, antiinflammatory, to control high blood pressure and as leishmanicide drug (Oliveira et al.,
2000). Our group is interested to study plants that cause some modification at coagulation
process in vitro. We report here some chemical and biological data obtained from our
preliminary research with Cecropia genus. Methods: Leaves were collected from three
species of Cecropia trees (A, B and C) that grows in Vassouras-Rio de Janeiro. Dried leaves
(205.5 g) from sample A were exhaustively extracted by ethanolic maceration. Ethanolic
extract (EM; 23.5 g) was treated with water resulting in two fractions, a soluble (EM-S; 13.5
g) and an insoluble one (EM-I; 9.8 g). The EM-S fraction was partitioned between water and
organic solvents: ethyl acetate and n-butanol resulting in three fractions: EM-S-A (ethyl
acetate, 0.52 g), EM-S-B (n-butanol, l.27 g) and EM-S-C (residual aqueous fraction, 6.03 g).
The ethyl acetate fraction (0.35 g) was chromatographed using reversed phase Si gel column
(RP-2) and water:methanol gradient yielding three fractions (EM-S-A1, EM-S-A2 and EM-SA3). Results: Ethanolic extract of Cecropia sp (sample A) is majority composed by polar
substances. Thee different flavonoids were detected in EM-S. One of them in EM-S-A2 [R f1=
0.61; n-butanol, acetic acid and water (8:1:1)] and the others in EM-S-B [Rf1=0.30, Rf2= 0.51;
n-butanol, acetic acid and water (8:1:1)]. Our preliminaries biological results showed that
EM-S was able to cause some inhibition of thrombin activity in vitro. Conclusion: Chemical
and pharmacological studies with species from genus Cecropia are under way to identify the
bioactive substances.
Supported by: Universidade Severino Sombra, CNPq and FAPERJ
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PO 17
Estudo da Atividade Larvicida de uma Annona do Cerrado Brasileiro
Maria Raquel Ferreira de Limaa Josiane de Souza Lunab e Antônio Euzébio Goulart
Sant’Anaa [email protected]
a
Departamento de Química-CCEN, Universidade Federal de Alagoas, 57072-970 Maceio
AL, Brazil
b
Departamento de Química Fundamental-CCEN, Universidade Federal de Pernambuco,
50740-901 Recife PE, Brazil
A família Annonaceae, em especial o gênero Annona tem sido alvo de investigação constante
por apresentar inúmeras substâncias de interesse biológico. O gênero Annona se destaca pela
diversidade estrutural de substâncias isoladas e pelo amplo espectro de atividades biológicas
observadas, sendo as mais comuns as atividades antimicrobiana, pesticida e antitumoral.
Como exemplos podemos citar as acetogeninas e os alcalóides.
Uma espécie desta família e do gênero Annona, do cerrado brasileiro, foi selecionada para o
estudo da atividade larvicida frente às larvas do mosquito Aedes aegypti. A espécie Annona
crassiflora Mart é nativa do Brasil e é popularmente conhecida como araticum. Seus frutos
são comestíveis e sua semente é utilizada na medicina popular contra picada de cobra e para
combater a diarréia. Desta espécie já foram isolados alcalóides como a reticulina, anonaina,
assimilobina e liriodenina, e acetogeninas como a crassiflorina e araticulina que possuem
atividade citotóxica e antitumoral respectivamente
Um dos mais importantes problemas de saúde da América Latina tropical e em especial do
nordeste brasileiro é a dengue. A descoberta de plantas que possam ser úteis no controle do
vetor é extremamente valiosa já que os larvicidas e inseticidas sintéticos apresentam sérios
problemas de toxicidade.
Uma seleção inadequada de uma determinada planta pode levar ao desperdício de tempo e de
recursos. Acredita-se que plantas que apresentam pelo menos um tipo de atividade biológica
possam apresentar outras atividades e o conhecimento do uso etnobotânico de plantas trás
uma vantagem enorme sobre o uso randômico de extratos na procura de novos inseticidas e
larvicidas.
A Annona crassiflora foi selecionada para estudo de sua atividade larvicida de acordo com
suas informações etnobotânicas. Neste trabalho o extrato etanólico bruto das sementes desta
planta apresentou atividade larvicida frente às larvas do mosquito Aedes aegypti com
concentração letal (CL50) igual a 33,4ppm. O isolamento guiado pelo bioensaio levou ao
isolamento de duas amidas e tres acetogeninas.
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PO 18
Estudo da Atividade Antimalárica e Analgésica de Maytenus rígida Mart.
Charles S.Estevam1, Valter. F. A. Neto2, Antoniana U. Krettli 2, Rozilene M. Marçal3,
Angelo R Antoniolli 3, e Antônio E. G. Sant’Ana 1 (PQ)
1
Universidade Federal de Alalgoas - CCEN; Departamento de Química 57072-970,
Maceió- Al Brasil
2
Centro de Pesquisa René Rachou-FIOCRUZ 1715 30.190-002, Belo Horizonte – MG
Brasil
3
Universidade Federal de Sergipe – CCBS; Departamento de Fisiologia 49160000,
Aracaju-SE Brasil
A família Celastracea que compreende cerca de 85 gêneros e contém de 800 a 900
espécies, possui uma ampla distribuição nas regiões tropicais e subtropicais de todo o mundo.
São plantas lenhosas, arbustivas ou arbóreas com folhas inteiras. Quimicamente é
caracterizada pela presença de compostos terpenoídicos de natureza fenoldienônica com
propriedades quelantes e que apresentam grande atividade biológica. Os compostos
triterpênicos até agora obtidos são pentacíclicos das séries friedelano, oleanano e lupano que
possuem comprovada ação antiinflamatória. Varias plantas desta família são de uso na
medicina popular no Brasil, principalmente aquelas pertencentes ao gênero Maytenus. São
espécies arbustivas ou arbóreas. Neste gênero vários compostos têm sido isolados tais como
triterpenos com atividade antitumoral, triterpenos quinônicos e diméricos com atividade
cititóxica, alcalóides piridinicos sesquiterpênicos com atividade imunossupressora e repelente
de insetos. A espécie Maytenus rigida Mart, conhecida como Bom-homem, Bom-nome,
Cabelo-de-negro, Casca-grossa e Pau-de-colher é uma arvore de pequeno porte de uso na
medicina popular. A entrecasca do caule entra na composição do vinho da jurema nos cultos
afro-brasileiros. É utilizada pela medicina popular para os casos de dores em geral, infecções
e inflamações. Trabalhos anteriores relatam a ocorrência do triterpeno 6α-Hidroxi-3-oxolupan-20(30)-eno, no extrato etanólico de M.rigida. Em nosso trabalho o extrato etanólico da
entrecasca apresentou atividade antimalárica in vivo e in vitro e ação analgésica in vivo.
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PO 19
Búsqueda de marcadores para la estandarización de extractos de rizoma de
Smilax domingensis willd.
Cruz, S.1, Cáceres, A.1, Costa, MC.2, Costa, M.2, Teixeira, A.2 & S. Cañigueral3
1
Facultad de Ciencias Químicas y Farmacia, USAC, Guatemala, 2 INETI, Lisboa,
Portugal,
3
Facultad de Farmacia, Universidad de Barcelona, España.
El aprovechamiento del género Smilax es un buen ejemplo del potencial de las plantas
medicinales en los bosques de Mesoamérica, no sólo por su importancia en la medicina local,
sino porque ha sido un producto de exportación desde hace 500 años. Desde 1996 se inició
un proceso de recopilación y documentación de las especies vegetales americanas más
ampliamente usadas en la fitoterapia regional, en el marco de RIPROFITO-CYTED, se
generó el proyecto PROMFI que pretende elaborar monografìas de calidad, eficacia y
seguridad, para ser utilizada por los sectores académico, industrial y gubernamental. En el
proyecto se seleccionó como una de las plantas a S. domingensis, con el objetivo de
desarrollar una metodología analítica para estandarizar extractos y tinturas por cromatografía
líquida de alta resolución (HPLC) e identificar los principales marcadores químicos. El
rizoma de S. domingensis se obtuvo de un cultivo bajo manejo, en Suchitepéquez, Guatemala,
se prepararon los extractos por percolación utilizando alcohol al 95˚. Para la metodología
analítica se utilizaron los siguientes reactivos: Metanol, acetonitrilo, ácido acético, fórmico, y
Agua Ultrapura de Milli Q. Los estándares usados sarsasapogenina, smilagenina, rutina,
ácido clorogénico, hiperósido, mircetina, quercetina y kaemferol; y una mezcla de catequinas
y alcaloides (cafeína, teobromina, teofilina, catequina, epicatequina, epigallocatequina,
gallato de epicatequina, epigallocatequina y gallocatequina), esteroides (colesterol,
estigmasterol, sarsasapogenina, estigmastenol y sitostenol). Para el análisis se usó un
espectrofotómetro de masas Cole Parmer Instrument 74900, Bruker Esquire 3000, HPLC
Waters Alliance 2695 con un Dual λ Absorbance Detector Waters 2487. Columna Zorbax
Agilent Eclipse XDB C18. Se compararon dos métodos, usando en el método 1 como
disolvente A: Agua con 0.5% de ácido acético, B: Acetonitrilo 0.5% de ácido acético (88:12)
y : 280nm; y el método 2 como disolvente A: Ácido fórmico 0.1%, B: Acetonitrilo (80:20)
y : 203 y 254. Se realizaron inyecciones directas de los patrones por MS en las siguientes
condiciones: Fase móvil: Acetonitrilo-Agua (1:1), dilución de los patrones con la fase móvil
(20μg/mL). Los compuestos identificados en tinturas y extractos de S. domingensis por
comparación con patrones utilizando dos métodos diferentes por HPLC MS son ácido
clorogénico e hiperósido. Los compuestos cuya presencia es propuesta por el espectro de
masas y comparado con el TR relativo con datos de la literatura son: ácido cafeico,
quercitrina (ramnósido de quercitina) e isorhoifolina (rutenósido de quercetrina) y
posiblemente mircetina. Las proporciones relativas de integración de los picos en los
cromatogramas de HPLC sugieren que el ácido clorogénico, hiperósido y quercitrina son los
mayormente presentes en los extractos alcohólicos de todas las muestras de Smilax
analizadas.
Agradecimientos: Se agradecer el apoyo financiero del Subprograma X del CYTED (Red
RIPROFITO y Proyecto PROMFI), del proyecto OEA/AICD/USAC y del INETI.
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PO 20
Methanolic extracts from different species of Salvia: binding studies for cns
receptors.
Cavallo Federica, 1Nencini Cristina, Capasso Anna, De Tommasi Nunziatina, Antonella
Leone, 1Lucia Micheli
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Salerno
1
Dipartimento di Farmacologia “Giorgio Segre”, Università degli Studi di Siena.
Phenolic and terpenic compunds from Salvia spp. have raised great attention as an interesting
class of natural compounds effective as antitumoral, antioxidant and chemopreventing tumor
agents. Salvicine, a diterpene quinone, structurally modified, derived of aethiopinone, isolated
from roots of Salvia sclarea is currently under first clinical trials as an antitumoral drug.
The species of choice is Salvia sclarea, largely used in traditional medicine as antiseptic, for
digestion disorders, in kidney disease and, as mentioned above, as an antitumoral remedy.
Furthermore, it has been reported that some compounds from Salvia ssp (Salvia divinorum)
are able to induce allucinogenic activity. Therefore, we have evaluated the affinity for the
serotoninergic, (5HT1A, 5HT2A and 5HT2C), adrenergic (  and 2) and dopaminergic (D1 and
D2) receptors of three Salvia methanolic extracts: Salvia sclarea, Salvia dominica and Salvia
menthaefolia.
The extracts affinity for receptors is definite as inhibition percentage of radioligand/receptor
binding and measured as the radioactivity of remaining complex radioligand/receptor.
The best results have been shown by Salvia sclarea extract, but it has shown high affinity
only for the 5-HT2A and D2 receptors, varying according to extract concentration (table 1-2).
The highest level of inhibition was a 75% at the maximum concentration tested (125 g/ml)
for serotoninergic receptor, and 46% for D2 ones. Even the data obtained for Salvia dominica
extract have shown affinity only for the 5-HT2A and D2 receptors (table 1-2). The level of
inhibition percentage at 125 g/ml of Salvia dominica extract for both receptors have been
similar: 31% for 5-HT2A, and 29% for D2 receptors.
As it reguards Salvia menthaefolia extract, it displayed weak affinity only for 5-HT2A
receptors and no affinity for the other receptors tested: the highest levels of inhibition at the
maximum concentration tested (125 g/ml) were 18% for the 5-HT2A (table 1)
receptors.
All these three extracts showed no affinity for 5-HT1A, 5-HT2C, D1,  1 and
Table 1- % inhibition binding of all extracts tested to 5HT2A receptor
Inhibition %
Concentration
μg/ml
Salvia
sclarea
Salvia
dominica
Salvia
menthaefolia
125
62.50
15.60
75
60
25
31
29
23
18
5
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XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Table 2- % inhibition binding of all extracts tested to D2 receptor
Inhibition %
Concentration
μg/ml
Salvia
sclarea
Salvia
dominica
Salvia
menthaefolia
125
62.50
15.60
46
16
10
29
19
16
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XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 21
Evaluacion del grado de oxidación en una poblacion normal y en una
poblacion con diabetes mellitus tipo.
Castro Jorge; Lares, Mary Garzaro Gloria y Obregón, Oswaldo
La peroxidación de los lípidos es un proceso complejo, en donde los ácidos grasos insaturados
reaccionan con el oxígeno molecular mediante un mecanismo de reacción en cadena vía
radicales libres, y forman hidroperóxidos los cuales son degradados a una variedad de
productos, los cuales pueden ser cuantificados por diferentes metodologías, como el caso del
4-hidroxinonenal, un producto final de la degradación de los ácidos grasos polinsaturados. El
presente trabajo fue conducido con la finalidad de establecer el grado de oxidación en una
población sana (n= 30) entre 25-35 años y en una población con diabetes tipo 2 (n=25) entre
25-50 años, para tal fin se determino la concentración de 4- hidroxinonenal como un factor de
riesgo y los siguientes parámetros de laboratorio: glicemia, colesterol, triglicérido, HDLColesterol, y LDL-Colesterol. Se determino en ambas poblaciones el 4-hidroxinonenal, por
método colorimerico con el kit comercial de Peroxidación de Calbiochem. Los resultados de
4-hidroxinonenal en la población normal oscilaron entre 2,61 y 6,83 µmol/L y en los
diabéticos de 28,99 y 73,74 µmol/L., encontrándose diferencias estadísticamente
significativas (p<0,01) entre ambas poblaciones. Los valores de 4-hidroxinonenal,
encontrados como normales para la población estudiada van de 2,61 a 6,83 µmol/L, y
valores mayores podrían ser indicativos de riesgo adicional en estos pacientes.
Adicionalmente esta determinación es muy útil para evaluar el tratamiento con antioxidantes
en estos pacientes, a fin de proveer protección contra el desarrollo de enfermedades
cardiovasculares en estos pacientes.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 22
“Estudio comparativo de polifenoles y determinación de la presencia de
Citoquininas en Lupinus mutabilis Sweet y Zea mays Variedad de Nueva
Granada”
Q.F. Campos Rojas, Catherine Lourdes
Se realizó el análisis fitoquímico de las semillas del Lupinus mutabilis Sweet (Tarhui). En los
extractos de tarhui se detectó la presencia de Isoflavonoides y Citoquininas (Hormonas
Vegetales). Para la extracción de Isoflavonoides de Lupinus mutabilis Sweet (Tarhui), se
utilizó un método de extracción de flavonoides con una solución de NaCl 3%. Los
isoflavonoides de Tarhui pueden ser utilizados en la industria farmacéutica. Ambos grupos de
compuestos
han
sido
determinados
mediante
métodos
cromatográficos
y
espectrofotométricos.
Las Citoquininas también fueron detectadas en los extractos de los diferentes órganos de la
planta de Maíz morado (Zea mays Variedad de Nueva Granada). Se desarrolló un modelo
bioquímico para la detección de citoquininas (Método de Amaranthus), donde se ha utilizado
dos precursores: tirosina y ácido p-hidroxicinámico; este último se ha obtuvo mediante una
síntesis química.
El análisis fitoquímico de los granos de Maíz morado (Zea mays Variedad de Nueva granada)
permitió separar: antocianinas y flavonoides. Se desarrolló un método de obtención de
antocianinas estables y totalmente solubles en agua, las cuales pueden ser utilizadas en la
industria alimentaria y farmacéutica.
Palabras claves: Isoflavonoides, Citoquininas,Antocianinas, Tirosina, Ácido phidroxicinámico, Cromatografía, Espectroscopia, Lupinus mutabilis Sweet, Zea mays
Variedad de Nueva granada.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 23
Attività antibatterica di estratti e flavonoidi isolati da Inga fendleriana
L. Pistelli, C. Noccioli, A. Bertoli, E. Casciaro, J. Mendez, I. Morelli, R.A. Musmanno, T.
Di Maggio, G. Coratza
Il genere Inga (famiglia Fabaceae, sottofamiglia Mimosoideae) comprende alberi diffusi nelle
foreste tropicali sudamericane, noti nella medicina popolare degli indigeni dell’Amazzonia [1,
2].
Dalle parti aeree di I. fendleriana Benth., sottoposte ad estrazione in apparecchio Soxhlet con
solventi a polarità crescente, sono stati isolati quattro flavonoidi (apigenina, tricetina,
quercetina 3-metiletere, miricetina 3-rhamnoside) oltre ad acido betulinico, identificati
mediante tecniche spettroscopiche [3, 4].
Gli estratti ottenuti ed alcuni composti puri sono stati sottoposti a test di attività
antimicrobica: l’attività antibatterica è stata saggiata su 31 ceppi Gram positivi e Gramnegativi determinando le Concentrazioni Minime Inibenti (MIC) in agar. Degli estratti testati,
solo quelli ottenuti dall’acetato di etile (A) e dal butanolo (B) sono risultati attivi ed
esclusivamente nei confronti dei ceppi di Staphylococcus, mostrando uno spettro d’attività
sostanzialmente simile, con valori di MIC compresi tra 850 g/ml e 125 g/ml. Sono state
determinate inoltre le MIC e le MBC (Concentrazione Minima Battericida) della miricetina 3rhamnoside e della quercetina 3-metiletere sui ceppi che erano risultati sensibili agli estratti:
entrambi i composti sono risultati attivi, con valori di MIC variabili da 250 g/ml a 31 g/ml.
I valori delle MBC indicano che le due sostanze hanno attività battericida.
[1] Pennington T.D., Revelo N., in "The Genus Inga", (1997), pag. 610-613, Ed. The Royal Botanic Garden,
London.
[2] Vivot E., Muñoz J.D., Cruañes M.C., Cruañes M.J., Tapia A., Schmeda Hirschmann G., Martinez E., Di
Sapio O., Gattuso M., Zacchino S., (2001), Journal of Ethnopharmacology, 76, 65-71.
[3] Agraval P.K., in "Carbon-13 NMR of Flavonoids", (1989), Ed. Elsevier, Amsterdam.
[4] Zhong X.N., Otsuka H., Ide T., Hirata E., Takushi A., Takeda Y., (1997), Phytochemistry, 46 (5), 943-946.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 24
Alchornea triplinervia (Euphorbiaceae): a Brazilian “Cerrado” medicinal
plant source of antiulcer compounds
C.A. Hiruma-Limaa, Z. P. Limaa, K. V. R.Ballesterosa, J. S. Silvaa, L.R.M. Rochaa,
A.R.M.Souza Britob, T. Calvoc, W. Villegasc
a
Department of Physiology, Biosciences Inst., UNESP, Botucatu, SP, Brazil (e-mail:
[email protected]).
b
Dept. Physiology, Biology Inst., UNICAMP, cp. 6109, Campinas, SP,CEP 13083-970,
Brazil (e-mail: [email protected])
c
Dept. Organic Chemistry, Chemical UNESP, Araraquara, SP, @ Brazil (e-mail:
wvillegas iq.unesp.br)
A. triplinervia is a specie used in folk medicine as infusion to treat pain, ulcer, and gastric
pain in general. The methanolic extract (MEL) and chloroformic extract (CEL) of leaves of A.
triplinervia were investigated for their ability to prevent ulceration of the gastric mucosa.
When previously administered (p.o.) at the dose of 500 and 1000 mg kg-1, the MEL
significantly reduced (p<0.01) gastric injury induced by absolute ethanol (57% and 85%,
respectively) in rats, when compared with the control group. In the ethanol/acetic acidinduced gastric ulcer model in mice, the MEL (250 and 500 mg kg –1) significantly reduced
(p<0.05) the formation of gastric lesions in 64% and 46% respectively, when compared to the
control group. The CEL (500 and 1000mg kg–1) was more potent antiulcer effect when
significantly reduced (P<0.01) the gastric lesions in (94 and 98%) respectively, when
compared to the control group. The MEL also significantly reduced gastric lesion induced by
piroxicam (non-steroidal anti-inflammatory drug) in mice when protected by the gastric
mucosa at 45% (250 mg kg –1), 80% (500 mg kg –1) and 52% (1000mg kg –1) when compared
with the control group. Only the highest dose of CEL (1000mg kg–1) was effective in reduced
gastric lesions (57%). The results suggest that MEL and CEL presents a significant anti-ulcer
effects when assessed in these ulcer-induced models and, through phytochemical analyses, the
antiulcerogenic effects are probably related to flavonoids and alkaloids present in this extract.
Acknowledgements: FAPESP (Proc. 02/09493-5), CAPES and FUNDUNESP
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 25
Base de datos sobre etnobotanica del norte del departamento de BolivarColombia
Gómez Harold*, Gaitán Ricardo, Rodríguez Erika, Méndez Darío, Mercado Jairo y
Díaz Fredyc
Grupo de Productos Naturales de la Universidad de Cartagena. Facultad de Ciencias
Químicas y Farmacéuticas. Universidad de Cartagena. Cartagena de Indias – Colombia.
La etnobotánica en Colombia se ha venido desarrollando en varias líneas de investigación
entre las que se cuenta la etnomedicina, recopilando información sobre plantas medicinales
utilizadas en zonas campesinas, indígenas o mercados urbanos. Aunque las políticas del
Ministerio del Medio Ambiente y el Instituto Colombiano para el Desarrollo de la Ciencia y
la Tecnología Francisco José de Caldas (COLCIENCIAS) impulsan la investigación sobre el
conocimiento y prácticas de comunidades locales, las cuales servirán de fundamento a las
decisiones ambientales del Estado, en Colombia el desarrollo de este tipo de trabajos ha sido
un poco más lento y por eso en el departamento de Bolívar aún no tenemos trabajos
consolidados y difundidos en este campo.
El trabajo de campo se llevó a cabo en el norte del Departamento de Bolívar (poblaciones de
Cartagena, Turbaco, Arjona, Sincerin, Malagana, San Bacilio de Palenque, Santa Rosa,
Villanueva, Bayunca, Clemencia, Santa Catalina, Galerazamba, Barú y la región insular de
Tierra Bomba, al suroccidente de Cartagena) entre Agosto de 1998 y Junio de 2004.La
información recolectada permitió la creación de una base de datos sobre nuestra flora
medicinal. Para la recolección de los conocimientos etnobotánicos en medicina tradicional, se
realizaron entrevistas semiestructuradas, basadas en un formato–guía de encuesta y se obtuvo
información referente al uso, parte usada, forma de uso y vía de administración de las distintas
plantas reportadas por los informantes, los cuales en su mayoría eran personas cabezas de
familia mayores de cincuenta años. Se realizaron 650 encuestas a informantes de 15
poblaciones. Los resultados señalan una relativa consistencia del conocimiento entre los
pobladores con relación al uso de las plantas medicinales.
A la fecha han sido reportadas 257 especies para 92 usos, Las especies con mayor popularidad
entre los informantes resultaron ser Allium sativum (uso popular, hipertensión), Eucalyptus
globullus (gripa), Chenopodium ambrosioides (parasitosis), Gliricidia sepium (Jacq.) Kunth
ex Walp (alergias en la piel), Heliotropium indicum L. (parasitosis), Matricaria chamomilla
(diarrea), Momordica charantía (parasitosis), Coleus amboinicus Lour (dolor de oído),
Petiveria alliaceae (fiebre) y Citrus sinensis (hipertensión). Afecciones como gripa,
resfriados y fiebre reciben tratamiento con plantas medicinales, existiendo el mayor radio de
consenso de informantes para esta categoría (infectología: 0.913). Seguidamente se
encuentran las categorías correspondientes a otorrinolaringología y estomatología (0.884),
parasitología (0.881), urología (0.837) y gastroenterología (0.821). Los datos recopilados se
ordenaron y registraron en una base de datos que permite su fácil manejo, análisis y consulta.
Agradecimientos
• A la Universidad de Cartagena por su apoyo económico en la financiación del proyecto
• A TRAMIL quienes nos brindaron su asesoría.
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Al Profesor Gabriel Acevedo del Río y los estudiantes de la Facultad de Ciencias
Químicas y Farmacéuticas de la Universidad de Cartagena, quienes colaboraron en la
realización de las encuestas.
A la Fundación Jardín Botánico “Guillermo Piñeres” de Cartagena-Colombia, por los
aportes recibidos en la identificación de las especies.
Finalmente, este trabajo se realizó con y para la comunidad de la zona norte del
departamento de Bolívar, ellos son poseedores de este conocimiento y por lo tanto este
trabajo les pertenece.
1.
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* Facultad de Ciencias Químicas y Farmacéuticas. Campus de Zaragocilla. Universidad de
Cartagena. Cartagena-Colombia. e-mail: [email protected]
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PO 26
Plantas colombianas con actividad antimalárica
Pabón A., Saez J., Silvia Blair T.
Grupo Malaria, Universidad de Antioquia, Colombia.
Antecedentes: El Grupo Malaria de la Universidad de Antioquia, tiene entre sus líneas de
investigación la búsqueda de antimaláricos a partir de plantas informadas por la medicina
tradicional, esta línea pretende encontrar compuestos antimaláricos con gran actividad
antimalárica biodirigidos por la etnobotanica y mediante la realización de rigurosos estudios
botánicos, químicos y biológicos. Los estudios etnobotánicos se realizan a través de
entrevistas a los curanderos para obtener información sobre el nombre de la planta que
utilizan para el tratamiento de la malaria, modo de preparación, dosis, toxicidad y otros usos.
Además se toma una muestra botánica de las especies indicadas por los curanderos para su
identificación taxonómica en el herbario de la Universidad de Antioiquia. Se realiza búsqueda
bibliográfica de su posible actividad biológica y se lleva a cabo la marcha fitoquímica, la
preparación de extractos crudos, fracciones y el aislamiento de compuestos. Los ensayos
biológicos se realizan mediante la evaluación de actividad in vitro con las cepas FCB-1, FCB2 e ITG-2 de P. falciparum y la actividad in vivo se realiza en ratones albinos suizos
infectados con P. berghei. A los extractos y compuestos que presenten actividad antimalárica
se les realiza ensayos de toxicidad y mutagenicidad in vitro e in vivo mediante el tes de Ames
y el potencial clastogénico en médula ósea de ratón.
Resultados: Hasta la fecha, el Grupo tiene información de 195 plantas que son utilizadas para
el tratamiento de la malaria y sus síntomas y se han realizado ensayos de actividad
antimalárica in vitro con los extractos acuosos de 63 de estas especies. Una de las plantas
estudiadas por el Grupo Malaria es la Eupatorium inulaefolium, la cual mostró actividad
antimalárica in vitro en la cepa FCB-2 de P. falciparum con valores de inhibición desde 0.057
ppm a 55 ppm con los extractos hexánico, diclorometano, metanólico, etanólico, dos
fracciones y el compuesto neurolenina B. La actividad mutagénica de los extractos
metanólico, diclorometano y etéreo obtenidos de esta planta fueron evaluados mediante el test
de Ames y ninguno de los tres extractos resultó mutagénico
La marcha fitoquímica de la planta Alternanthera lanceolata mostró taninos, alcaloides,
flavonoides, glicósidos y esteroles. El extracto etanólico y dos fracciones presentaron
actividad antimalárica.
Otra de las plantas que ha sido estudiada por el Grupo, es Citrus aurantifolia, la cual presentó
gran actividad antimalárica en la cepa FCB-2 de P. falciparum con el extracto hexánico y las
fracciones de hexano, acetato de etilo, diclorometano y metanol
Continuando con la búsqueda de nuevas alternativas terapéuticas, se evaluó la actividad
antimalárica de la corteza de la planta Guatteria lehmannii y se encontró que el extracto que
contenía una mezcla de alcaloides presentó una DE50 de 53.29 ppm
De Raimondia cf monoica se aisló el compuesto Argentilactona el cual mostró un porcentaje
máximo de inhibición de 88% y las raíces de esta planta presentaron un porcentaje máximo de
inhibición de 94 % ambos con 0.1 g/ l
Sobre la cepa ITG-2 de P. falciparum se evaluó la actividad antimalárica de los compuestos
Diaboline, Cleistooholina y O-methylmoschaline ailslados de la planta Duguetia Vallicola,
los cuales presentaron un IC50 de 27.71, 3.67 y 4.41 g/ml respectivamente.
Solanum nudum, es una de las plantas más estudiadas por nosotros y de ella se aislaron dos
sapogeninas esteroidales: Δ4-(25R), 16α, 26 dihidroxy, colestan, 3,22 diona (tumacona) y Δ4-
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(25R), espirostan, 3-ona (diosgenona). Esta última sapogenina se encontró en altas
concentraciones y constituyó el primer reporte aislado en forma natural. La cantidad tan
pequeña obtenida de la sapogenina Δ4-(25R), 16α, 26 dihidroxy, colestan, 3,22 diona, ha
impedido llevar a cabo los bioensayos de actividad antimalárica. Tampoco se pudo realizar
estos bioensayos con la diosgenona por inconvenientes de solubilidad. Para realizar los
ensayos de actividad antimalárica in vitro de la diosgenona fue necesario abrir el anillo F por
medio de una degradación con anhídrido acético y se obtuvo una mezcla de dos compuestos
que llamamos Diosgenona degradada, compuestos 1 y 2, con un valor de IC50 de 21,8 μM.
De esta planta también se identificaron cinco compuestos esteroidales presentes en los
extractos hexánicos y metanólicos, los cuales presentaron como característica el sistema 4-en3-ona similar a la progesterona. A estos compuestos esteroidales se les evaluó su actividad
antimalárica in vitro en la cepa FCB-1 y FCB-2 y se obtuvieron valores de IC50 desde 21μM
hasta 125,5μM y porcentajes de inhibición mayores que el control positivo cloroquina.
A uno de los compuestos esteroidales aislados de la Solanum nudum y a la diosgenona
degradada, igualmente se les ha realizado ensayos de actividad in vivo en ratones infectados
con P. berguei con resultados positivos. Y se les ha evaluado su actividad mutagénica
mediante pruebas in vitro como el test de Ames e in vivo como la inducción de micronúcleos
en médula ósea de ratón, las cuales han dado resultados negativos. También se midió su
actividad sobre hepatocitos HepG2A-16
Conclusiones:
Para continuar el estudio de los compuestos con actividad antimalárica aislados de las platas
informadas por la Medicina Tradicional colombiana se evaluará su mecanismo de acción, la
citotocixidad sobre células hepáticas, su actividad esquizonticidad tisular y su efecto sobre la
permeabilidad en glóbulos rojos humanos.
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PO 27
Estudio Químico de las semillas del “toe” (Brugmansia sanguínea)*
Reyna, V. 1,2, Torpoco, V. 1,3 , Cóndor, E. 1,4
1
Universidad Nacional de Ingeniería. Facultad de Ciencias
2
e-mail: [email protected]
3
e-mail: [email protected]
4
e-mail: [email protected]
El “toe” (Brugmansia sanguínea) se emplea en la medicina tradicional de la Amazonía
peruana, y como producto natural se utiliza como espasmolítico, anticolinérgico, narcótico y
anestésico.
Las semillas del “toe” (B. sanguínea) contienen alcaloides del tipo tropánicos, principalmente
escopolamina, conocida también como hioscina (Leary et al., 1970).
En nuestro laboratorio hemos aislado la escopolamina de las semillas del “toe”, habiéndolo
caracterizado mediante sus espectros de masas y de Resonancia Magnética Nuclear (RMN1H
y RMN13C).
Drey & Foster (1953) realizaron el análisis cuantitativo mas completo de alcaloides presentes
en Brugmansia sanguínea, utilizando la cromatografía de partición en papel, y reportando
0,17% de alcaloides totales para las semillas secas. En nuestro laboratorio se realizó la
determinación cuantitativa del total de alcaloides de las semillas del toe, habiéndose obtenido
0,36% (Procedimiento de Pelt et al –1967).
El análisis fitoquímico que realizamos, nos indica la presencia de alcaloides, aminogrupos
primarios y secundarios, grupos fenólicos, taninos, catequinas y esteroides y catequinas.
*
Tema de tesis de Licenciatura en Química, a sustentar en Julio del 2004
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PO 28
Composición química, caracterización química y morfológica del almidón
nativo de ñame blanco (Dioscorea alata)
Consuelo Araujo de Vizcarrondo y Lizet Bou Rached
[email protected]. Apartado de Correos 40109. Caracas 1040-A. Venezuela.
El ñame blanco (Dioscorea alata) es originario de Asia suroriental. Del género Dioscorea, la
D alata es la especie que actualmente ocupa la mayor superficie cultivada en las zonas
tropicales húmedas y es entre los ñames, el que produce la cosecha con mayor rendimiento.
Generalmente consumidos en forma natural, sus tubérculos presentan un gran potencial para
la industria, no solamente en la obtención de harina con una alta característica nutritiva, si no
también de almidón, pudiendo convertirse en una fuente alternativa de ingredientes
funcionales para la elaboración de productos alimenticios, en donde tradicionalmente se
utilizan trigo, maíz y arroz. En este trabajo se aisló y caracterizó el almidón del ñame blanco,
con la finalidad de evaluar ésta fuente no convencional. Se determinó la composición química
proximal, características químicas y el contenido de minerales, tales como: hierro, calcio,
potasio, sodio, magnesio, cobre y zinc. Las características morfológicas y la naturaleza
cristalina también fueron estudiadas. El almidón se extrajo de acuerdo a la técnica descrita por
Rincón et al. (1999). En el análisis químico se siguió la metodología oficial de la AACC
(1995) y AOAC (2000), igualmente para los minerales, en los cuales se usó absorción
atómica. La morfología y el tamaño de los gránulos se evaluaron mediante microscopía
electrónica de barrido (MBE). El estudio de difracción de rayos X permitió determinar el tipo
de almidón nativo. Las micrografías revelaron gránulos de forma ovalada e irregular, de
superficie lisa, sin fracturas ni roturas. En relación al tamaño presentaron un diámetro mayor
entre 12 y 38 micras y menor entre 8 y 24 micras, lo que indica que son gránulos de gran
tamaño, similar a lo reportado para D bulbifera y D cayanensis y de mayor tamaño que el D
esculenta. El contenido de proteínas (0,42 %) y materia grasa (0,04%) presentes es bajo, esto
determina junto con el análisis microscópico (ausencia de proteínas adheridas al gránulo) una
alta pureza en el almidón extraído. Los gránulos de almidón de D alata originaron una curva
tipo B, característica de almidón de tubérculos. El alto contenido en amilosa sugiere que el
almidón de ñame blanco origina un gel de consistencia estable y pueda se utilizado en
formulaciones alimenticias donde se requiera ésta característica.
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PO 29
Búsqueda de marcadores para la estandarización de extractos de rizoma de
Smilax domingensis willd.
Cruz, S.1, Cáceres, A.1, Costa, MC.2, Costa, M.2, Teixeira, A.2 & S. Cañigueral3
1
Facultad de Ciencias Químicas y Farmacia, USAC, Guatemala, 2 INETI, Lisboa,
Portugal,
3
Facultad de Farmacia, Universidad de Barcelona, España.
El aprovechamiento del género Smilax es un buen ejemplo del potencial de las plantas
medicinales en los bosques de Mesoamérica, no sólo por su importancia en la medicina local,
sino porque ha sido un producto de exportación desde hace 500 años. Desde 1996 se inició un
proceso de recopilación y documentación de las especies vegetales americanas más
ampliamente usadas en la fitoterapia regional, en el marco de RIPROFITO-CYTED, se
generó el proyecto PROMFI que pretende elaborar monografìas de calidad, eficacia y
seguridad, para ser utilizada por los sectores académico, industrial y gubernamental. En el
proyecto se seleccionó como una de las plantas a S. domingensis, con el objetivo de
desarrollar una metodología analítica para estandarizar extractos y tinturas por cromatografía
líquida de alta resolución (HPLC) e identificar los principales marcadores químicos.
El rizoma de S. domingensis se obtuvo de un cultivo bajo manejo, en Suchitepéquez,
Guatemala, se prepararon los extractos por percolación utilizando alcohol al 95˚. Para la
metodología analítica se utilizaron los siguientes reactivos: Metanol, acetonitrilo, ácido
acético, fórmico, y Agua Ultrapura de Milli Q. Los estándares usados sarsasapogenina,
smilagenina, rutina, ácido clorogénico, hiperósido, mircetina, quercetina y kaemferol; y una
mezcla de catequinas y alcaloides (cafeína, teobromina, teofilina, catequina, epicatequina,
epigallocatequina, gallato de epicatequina, epigallocatequina y gallocatequina), esteroides
(colesterol, estigmasterol, sarsasapogenina, estigmastenol y sitostenol).
Para el análisis se usó un espectrofotómetro de masas Cole Parmer Instrument 74900, Bruker
Esquire 3000, HPLC Waters Alliance 2695 con un Dual λ Absorbance Detector Waters 2487.
Columna Zorbax Agilent Eclipse XDB C18. Se compararon dos métodos, usando en el
método 1 como disolvente A: Agua con 0.5 % de ácido acético, B: Acetonitrilo 0.5% de
ácido acético (88:12) y :280 nm; y el método 2 como disolvente A: Ácido fórmico 0.1%,
B: Acetonitrilo (80:20) y : 203 y 254. Se realizaron inyecciones directas de los patrones por
MS en las siguientes condiciones: Fase móvil: Acetonitrilo-Agua (1:1), dilución de los
patrones con la fase móvil (20μg/mL).
Los compuestos identificados en tinturas y extractos de S. domingensis por comparación con
patrones utilizando dos métodos diferentes por HPLC MS son ácido clorogénico e
hiperósido.
Los compuestos cuya presencia es propuesta por el espectro de masas y comparado con el TR
relativo con datos de la literatura son: ácido cafeico, quercitrina (ramnósido de quercitina) e
isorhoifolina (rutenósido de quercetrina) y posiblemente mircetina. Las proporciones relativas
de integración de los picos en los cromatogramas de HPLC sugieren que el ácido
clorogénico, hiperósido y quercitrina son los mayormente presentes en los extractos
alcohólicos de todas las muestras de Smilax analizadas.
Agradecimientos:
Se agradecer el apoyo financiero del Subprograma X del CYTED (Red RIPROFITO y
Proyecto PROMFI), del proyecto OEA/AICD/USAC y del
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PO 30
Capacidad secuestradora de radicales libres y efecto protector sobre la
hemólisis de los eritrocitos humanos del extracto acuoso de cortezas de
Rhizophora mangle L. y de su fracción de polifenoles de alto peso
molecular.
Janet Sánchez Calero*, Gleiby Melchor Orta*, Arturo Escobar Medina*, Roberto
Faure García*, Ma. Teresa Mitjavila Cors**.
*Grupo de Química-Farmacología, Centro Nacional de Sanidad Agropecuaria, CENSA,
[email protected] San José de Las Lajas, CP 32 700, La Habana, Cuba.
** Departamento de Fisiología, Facultad de Biología, Universidad de Barcelona, España.
Se estudió el potencial efecto antioxidante del extracto acuoso obtenido de cortezas de
Rhizophora mangle L. y de su fracción mayoritaria, los polifenoles de alto peso molecular.
Estas muestras fueron evaluadas en los ensayos de secuestro de radicales 1,1 Diphenyl-2picryl-hydrazyl (DPPH), así como de anión superóxido en el sistema xantina/xantina oxidasa,
con el empleo del método del azul de nitrotetrazolio. Además se analizaron sus efectos sobre
la hemólisis de los eritrocitos humanos inducida con 2,2- azobis (amidinopropane)
dihydrochloride (AAPH). Ambas muestras exhibieron actividad secuestradora de radicales
DPPH de forma dependiente de la concentración, inhibiendo la generación de este radical en
un 78.44 % y 76.62 % respectivamente, a la máxima concentración ensayada, 66.0 μg/ml. El
extracto y su fracción también inhibieron la producción de anión superóxido a todas las
concentraciones ensayadas. A la máxima concentración evaluada de ambas muestras, 66.0
μg/ml, la concentración de este radical se redujo en un 50 %, a los 10 minutos de iniciada la
reacción. El extracto y su fracción mostraron un efecto protector sobre la hemólisis de los
eritrocitos humanos inducida por radicales libres. Las concentraciones de muestra que
inhibieron la hemólisis en un 50% (IC50) fueron 113,99 μg/ml para el extracto 204,02 μg/ml
para la fracción. Estos resultados demuestran las propiedades antioxidantes del extracto
acuoso de Rhizophora mangle L., evidenciadas en su capacidad secuestradora de radicales
libres y su efecto inhibidor de la hemólisis de los eritrocitos humanos inducida por radicales
libres. Además se comprobó que la fracción de polifenoles de alto peso molecular es el
principal componente responsable del efecto antioxidante mostrado por el extracto acuoso de
Rhizophora mangle L.
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PO 31
Effect on passive cutaneous anaphylaxis, bronchial spasm and tonicity of
aqueous extract of Boerhavia erecta L.
Yanier Nuñez Figueredo, Juana Tillán Capó, Carmen Carrillo Domínguez, Yamilet
Vega Hurtado, Marta Guerra, Reinaldo Rivero, Eilyn Garrigó García
Centro de Investigación y Desarrollo de Medicamentos – CIDEM. Ave. 26 No. 1605.
Nuevo Vedado. Plaza. CP 10600. La Habana. Cuba. E. mail. [email protected]
Fax: 53-7-335556
We study the anti-allergy properties conferred to Boerhavia erecta L over the anaphylactic
mediators and H1 receptors at bronchial level, so we carry out the tests of passive cutaneous
anaphylaxis in rats. Bronchial spasm and tonicity, and contractility of intestinal flat
musculature were evaluated in guinea pigs. As result we can affirm that the extract watery of
Boerhavia erecta L inhibit the passive cutaneous anaphylaxis and the bronchial spasm induced
by histamine. We could also appreciate to the dose of 100 mg/Kg of Boerhavia erecta L after
intravenous administration the contraction increases in 46% caused by histamine 15 g/Kg
and to superior concentrations to 1 mg/mL causes contraction of the intestinal flat
musculature.
Besides, the antihistaminic and anticholinergic activity of aqueous extract of Boerhavia erecta
L were investigated on isolated guinea-pig ileum, and dose response curves of histamine and
acetylcholine with and without extract were plotted. Atropine and diphenhidramine were used
for comparison. We induced cholinergic and histaminic receptor blockade and after, these
receptor were stimulated witch aqueous extract of Boerhavia erecta L. The results show that
aqueous extract of Boerhavia erecta L at the concentration range of 0.1-1 mg/ml don't
exhibited anticholinergic activity and presented significant blocking of histamine induced
contraction on guinea pig ileum in a dose-related manner.
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PO 32
Il Garum: condimento "illustre" dell'antica Roma
Carlo Montinaro
Scuola Medica "S.Giovanni in Parco"-Nocera Inferiore- Salerno
La cucina romana di età tardo repubblicana e imperiale - ovvero dal II sec. a.C. al III sec. d.Cfu molto influenzata dalla tradizione greca anche nell'uso del "garum" (per i Greci "garon"), la
celebre salsa di pesce che Apicio nel suo famoso ricettario, rimasto l'unico manuale di cucina
di età romana pervenuto sino a noi, propone come indispensabile completamento di quasi
tutte le ricette presentate.. Per preparare il "garum" si alternano strati di pesce azzurro (
sgombri, sardine ecc.) e strati di erbe aromatiche (santoreggia, aneto, menta ecc.) con
l'aggiunta su ciascun strato di molto sale e mettendo tutto sotto pressa: nell'arco di qualche
giorno si raccoglie sul fondo un liquido di colore bruno chiaro, che si conserva per
lunghissimo tempo e si presta a condire ogni tipo di pietanza. Le caratteristiche di
conservazione del "garum" lo resero ideale anche per le lunghe spedizioni che dalla Costa
Salernitana e quindi dalla costiera amalfitan via mare lo trasportavano sulle tavole di Roma e
nel Mediterraneo. Dal punto di vista olfattivo il "garum' è una salsa dal sapore delicato , da
usare in piccolissime quantità, a gocce, anche come sostituto del sale. Per alcuni simile alla
salsa di acciughe , per altri alla worcester sauce ; per altri ancora il sapore si avvicina al
"nuocnam" una salsa usata normalmente su quasi tutte le pietanze nelle cucine del Vietnam.
Plinio il Vecchio definiva il garum “un liquido di pesce marcio” mentre Varrone lo
descrisse come “salamoia di pesce alla quale era stato aggiunto succo di pere”. Il garum
doveva avere un odore ed un sapore nauseabondo. Come confermato da Marziale nei suoi
epigrammi, descrivendo papilo. Probabilmente, il sapore di questo condimento era qualcosa di
simile alla moderna pasta d’acciughe. aveva un aspetto dorato, veniva conservato in anfore e
importato via mare, quello migliore giungeva dalla Spagna. Nella Provincia Italica il miglior
garum era prodotto a Pompei dall'officina degli Ombricii.
Va sottolineato che il garum non va confuso con un altro condimento molto utilizzato
all'epoca, il liquamen: esso era una forma di sale liquido o semiliquido aromatizzato con varie
spezie.
Oggi questa cultura è ancora presente nelle nostre Terre e precisamente in un paesino della
Costiera Amalfitana, Cetara, dove ogni anno puntualmente viene riproposta la tradizione della
“colatura di alici”.
Da alcuni anni questa preparazione, colatura di alici, è motivo di studio in collaborazione di
alcuni ricercatori della facoltà di Farmacia dell'Università degli Studi di Salerno con il
gruppo di studi "Storia della Pediatria" della Società Italiana di Pediatria.
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PO 33
Contenido químico de Mycena chlorinella (hongo).
M. Piovano*, M. Clericuzio**, S. Tabasso**, M.C. Chamy*, J.A. Garbarino*, G.
Vidari***, P. Vita-Finzi***
*Departamento de Química, Universidad Técnica Federico Santa María, Casilla 110-V,
Valparaíso, Chile. E-mail: [email protected]
**; Dipartimento di Chimica Generale ed Organica Applicata, Universitá di Torino, Italia.
E-mail: [email protected]
***Dipartimento di Chimica Organica, Universitá di Pavia, Italia.
E-mail: [email protected]
Mycena es uno de los géneros que conforma la mayor familia de hongos conocida:
Tricholomataceae de la clase Basidiomicetes (1). De las 300-400 especies descritas, todas
carecen de valor alimenticio y sólo M. pura es considerada venenosa, presumiblemente por la
presencia de muscarina, alcaloide altamente tóxico (2).
En Chile, no existe estudio químico para las 37 especies descritas para el Género. (3)
Mycena chlorinella, también llamada M. leptocephala, se caracteriza por un fuerte olor a
hipoclorito (inde nomen), crece sobre agujas caídas de Pinus radiata
Este trabajo muestra el contenido químico de esta especie, rica en esteroles libres (ergosterol y
episterol) y esterificados con ácidos grados (oleico, linoleico y linolínico), peroxiergosterol y
adenosina.
Se conoce el papel netamente estructural de los esteroles, sin embargo, en hongos además
participan activamente en la reproducción sexual de los mismos (4).
La adenosina, considerada un fármaco múltiple (5), se postula que en el reino Fungi actúa en
la nutrición, reproducción, morfogénesis y dimorfismo (6).
Agradecimientos.
Se agradece a Fundación Andes, Laboratorio RMN-V Región, por la obtención de los
espectros de RMN. Investigación financiada por Proyecto # 13.03.21. de la Dirección General
de Investigación y Postgrado de la Universidad Técnica Federico Santa María.
3.
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Dirección de Bibliotecas, Archivos y Museos, Museo Nacional de Historia Natural 1-43
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Domodon, D.L. et al. (2004). Phytochemistry, 65, 181-187.
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PO 34
Diterpenos de Calceolaria polifolia
M. Cristina Chamy, Marisa Piovano y Juan A. Garbarino
Departamento de Química, Universidad Técnica Federico Santa María, Casilla 110-V,
Valparaíso, Chile. E-mail: [email protected]
El género Calceolaria es uno de los más numerosos de la familia Scrophulariaceae. Según
Engler (1), existen cerca de 5000 especies distribuidas en Nueva Zelandia y, especialmente,
en la zona central y sur de América. En Chile crecen alrededor de 86 especies (2) y varias de
ellas están mal definidas. Se las conoce con los nombres vulgares de “capachito”, “zapatito” y
“topa-topa”, y se las utiliza en la medicina popular como tónico estomacal, agente bactericida
y edulcorante. Estudios fitoquímicos de los extractos apolares de 55 especies de este género,
han permitido el aislamiento e identificación de 90 diterpenos nuevos de esqueleto labdano,
pimarano, estemarano y thirsiflorano, además de naftoquinonas y flavonoides.
A la fecha, esta valiosa información ha permitido conocer el contenido químico del 70 % de
las especies, aportar marcadores químicos como son los calceolariósidos y compuestos
esterificados con ácido malónico, y observar que presentan una variación biogenética en la
ciclación del geranil-geranil-pirofosfato a una forma silla-bote, opuesto a la normal silla-silla,
lo que justifica la formación de los esqueletos presentes en este género (3). Estos antecedentes
resultan de importancia para los estudios quimiotaxonómicos del género Calceolaria.
Estudios anteriores de la especie Calceolaria polifolia determinaron la presencia de
diterpenos de esqueleto pimarano y estemarano (4).
En este trabajo se presenta el aislamiento y determinación estructural de los metabolitos
minoritarios presentes en C. polifolia, obteniéndose 4 diterpenos nuevos.
La caracterización estructural se logró mediante la utilización de RMN de 1H y 13C, mono y
bidimensional (1D, TOCSY, 1H-1H COSY, HSQC, HMBC y NOESY) y espectrometría de
masas.
Agradecimientos
Se agradece a Fundación Andes, Laboratorio RMN-V Región, por la obtención de los
espectros de RMN. Esta investigación fue financiada por el Proyecto FONDECYT #
1020070.
1.
2.
3.
4.
A. Engler, (1964) Sillabus der Pflanzenfamilien, Vol. II, Ed. H. Melchior, Borntrager, Berlin, pp. 451.
C. Marticorena y H. Quezada, (1985). Gayana (Botánica) 42, 68.
J. A. Garbarino et al. (2001) Pure App. Chem., 73, 579.
M. C. Chamy, M. Piovano, J.A. Garbarino y V. Gambaro (1991). Phytochemistry, 30, 33
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 35
Efecto citotóxico y apoptótico de depsidonas de líquenes en cultivos
primarios de hepatocitos.
E.R. Correché*, R. D. Enriz*, M. Piovano**, J. A. Garbarino**, M. J. Gómez
Lechón***
* Facultad de Química , Bioquímica y Farmacia., Universidad Nacional de San Luis,
Chacabuco y Pedernera, 5700 San Luis, Argentina. E-mail: [email protected]
** Departamento de Química, Universidad Técnica Federico Santa María, Casilla 110-V.,
Valparaíso, Chile. E-mail: [email protected]
*** Hospital Universitario La Fe. Av. Campanar 21. 46009 Valencia, España. E-mail:
[email protected]
Actividades antibacterianas (1) y citotóxicas (2) para metabolitos secundarios obtenidos de
líquenes, fueron previamente descritas. Sin embargo, hasta el presente no han sido reportadas
actividades apoptóticas para los principales metabolitos secundarios de los mismos. En el
presente trabajo se reportan las actividades citotóxicas y apoptóticas obtenidas para 9
depsidonas: Vicanicina, Pannarina, 1´-Cloropannarina, Acido Salazínico, Acido Estíctico,
Acido Variolárico, Acido Psorómico, Acido Fumarprotocetrárico y Acido Lobárico, obtenidas
de líquenes de Chile continental y de la Antártida. La actividad citotóxica se determinó
midiendo la liberación de la lactato deshidrogenasa (LDH), una enzima citosólica estable, en
cultivos primarios de hepatocitos, mientras que el efecto apoptótico se evaluó midiendo
actividad de la Caspasa–3, y fragmentación de ADN, (núcleos subdiploides) por citometría
de flujo, siendo estos marcadores inequívocos de la inducción de la actividad apoptótica en la
célula. De los nueve compuestos evaluados, Vicanicina, y los Ácidos Salazínico, Estíctico,
Psorómico y Lobárico, presentaron una significativa actividad apoptótica a concentraciones
subcitotóxicas, es decir, en condiciones en las que solamente se produce muerte celular por
vía apoptótica, sin superposición de muerte celular por necrosis (citotoxicidad). La
significativa activación de Caspasa-3, combinada con el aumento del porcentaje de núcleos
subdiploides observados en los Ácidos Salazínico, Estíctico y Psorómico, indican que por su
potencial apoptótico, estos tres compuestos constituirían una nueva clase de agentes
apoptóticos para continuar su investigación.
Agradecimientos
Los autores agradecen al CYTED.
1. Piovano, M; Garbarino, Juan; F. A. Giannini, E. R.Correché, Feresin, G; Tapia, A; Zacchino, S; and R. D.
Enriz, (2002), ”Evaluation of Antifungal, and Antibacterial Activities of Aromatic Metabolites from
Lichens". Bol. Soc. Chil. Quím., 47, 235-240.
2. Correché, Estela; Carrasco, Mirta; Giannini Fernando; Piovano, M; Garbarino, Juan; and Enriz, Daniel,
(2002). “Cytotoxic Screening Activity Secondary Lichen Metabolites". Acta Farm. Bonaerense, 21 (4):273278.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 36
Transformación microbiológica de 13α,14-dihidroxi-estemodano con Mucor
plumbeus
Braulio M. Fraga*, Ricardo, Guillermo*, M. Cristina Chamy**, Juan A. Garbarino**
y Marisa Piovano**
* Instituto de Productos Naturales y Agrobiología, P.O.Box 195, CSIC, 38206-La Laguna,
Tenerife, Islas Canarias, España.E-mail:[email protected]; **Depto de Química,
Universidad Técnica Federico Santa María. E-mail: [email protected]
El empleo de transformaciones microbiológicas en la modificación de sustratos moleculares
tiene gran interés científico, debido a la habilidad que tienen ciertos microorganismos para
realizar hidroxilaciones específicas en lugares de la molécula que son inaccesibles por
métodos químicos convencionales. Su uso en la preparación de productos farmacológicos es
bien conocido.
El género Stemodia (Scrophulariaceae) está representado por alrededor de 40 especies
distribuidas en Asia, Australia, Africa y América (1). Varios diterpenos de esqueleto
estemodano han sido aislados de S. marítima (2). y S. chilensis (3).
Estos diterpenos han atraído la atención por su similitud estructural con la aphidicolina,
diterpeno aislado del hongo Cephalospora aphidicola, con propiedades antiviral e inhibidora
específica de la polimerasa α del DNA. (Sólo difieren entre sí por la disposición espacial del
anillo E)
Mucor plumbeus es un hongo con baja especificidad para el sustrato y ha sido utilizado en los
últimos años para funcionalizar sesqui y diterpenos (4-6).
El presente trabajo describe la biotransformación de 13α,14-dihidroxi-estemodano con
Mucor plumbeus, el cual dio como resultado la obtención de 9 metabolitos, hidroxilados
principalmente en el anillo A .
Agradecimientos
Se agradece a Fundación Andes, Laboratorio RMN-V Región, por la obtención de los
espectros de RMN. Esta investigación fue financiada por el proyecto FONDECYT # 1020070
y por el convenio CONICYT(Chile)-CSIC(España).
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Navas, L.E. (1979) Flora de la Cuenca de Santiago de Chile (Scrophulariaceae), Tomo III, P.105 Ediciones
de la Universidad de Chile, Santiago de Chile.
Hifford, C.D., Guerrero, R.O. and Doorembs, N.J. (1976) J.Pharm.Sci. 65, 778.
Chamy, M.C.,Piovano, M., Garbarino, J.A. and Gambaro, V.(1991), Phytochemistry, 30, 1719
Guillermo, R., Hanson, J.R., Truneh, A. (1997) J. Chem.Research, 28.
Fraga, B.M., Guillermo, R., Hanson, J.R., Truneh, A.(1996) Phytochemistry, 42,1583
Fraga, B.M., González, P., Guillermo, R., Hernández, M.G. (1998) Tetrahedron, 54 6159
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 37
Chemical-pharmacological study of Operculina macrocarpa L. Urban
(Convolvulaceae).
Daniele Carvalho Michelin1* (PG), Miriam Sannomiya2 (PQ), Lourdes Campaner dos
Santos2 (PQ), Wagner Vilegas2 (PQ), Hérida Regina Nunes Salgado1 (PQ)
1
Programa de Pós-Graduação em Ciências Farmacêuticas, Faculdade de Ciências
Farmacêuticas, UNESP, Rodovia Araraquara-Jaú, Km 1, cep. 14.801-902, Araraquara,
SP, Brasil; 2Departamento de Química Orgânica, Instituto de Química, UNESP, CP355,
cep.14800-900,Araraquara, SP, Brasil. e-mail: [email protected]
The Convolvulaceae family is composed of approximately 2000 species. A great variety of
secondary metabolites contend N is found in this family as ergoline, pirrolidine, hydrophilic
and lipophilic tropanes, indolizidinics and pirrolizidinics alkaloids1. Operculina macrocarpa
L., pertaining to this family, occurs in the Brazilian northeast and widely is used by the
population due its activities laxative and purgative2. However, stories do not exist on the
chemical-pharmacological study of O. macrocarpa. Inside of this context, this work aims at to
carry through the study of this species.
The tubercles are dried, grinded and had been submitted to the successive extractions for
maceration in EtOH 70%. After that, consecutive partitions with dichloromethane, ethyl
acetate and n-butanol had been carried through.
Chemical analysis was carried out the separation of compounds from the ethyl acetate fraction
by a chromatography on Sephadex® LH20, leading to the isolation of cafeic and protocateic
acids, and a cafeic acid dimer, whole characterized by spectroscopic methods by Nuclear
Magnetic Resonance and compared with literature values.
The AcOEt fraction was evaluated on the gastrintestinal motility in mice3,4. The experimental
results had been express in average ± shunting line standard. The analysis statistics was
carried through by the test t-Student (P < 0,05) (Table 1).
Table 1. Intestinal motility test by O. macrocarpa
Treatment
Dose
Movement of charcoal meal as
percentage of full intestinal length
(%) ± standard deviation
Fraction AcOEt
100 mg/kg
85.42 ± 9.85
Control
10 mL/kg
52.79 ± 30,39
The chemical study of the AcOEt portion of the hydroethanolic extract of the O. macrocarpa
resulted in the isolation of the cafeic and protocateic acids, and a cafeic acid dimmer.
Preliminary pharmacological assays confirm the popular use of the plant as laxative. The
isolated chemical constituents can be related with this activity, justifying the continuity of the
studies chemical-pharmacological of this specie.
Acknowledgments: This work was supported by PADC-FCF-UNESP and CNPq-Brasil.
1
Tofern, B.; Mann, P.; Kaloga, M.; Jenett-Siems, K.; Witte, L.; Eich, E., Phytochemistry, 1999, 52, 1437.
2
Matos, F.J.A., Revista Brasileira de Farmácia, 1982, 62, 132.
3
Rouf, A.S.S., Islam, M.S., Rahman, M.T., Journal of Ethnopharmacology, 2003, 84, 307.
4
Wong, C. L., Way, M. K., European Journal of Pharmacology, 1981, 73, 11.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 38
Attivita’ di oli essenziali da specie mediterranee contro microrganismi di
interesse alimentare
Rosangela Di Pasqua1, Vincenzo De Feo2, Gianluigi Mauriello1, Emilia Quaranta2
1
Dipartimento di Scienza degli Alimenti, Università degli Studi di Napoli “Federico II”;
2
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Salerno
Negli ultimi venti anni i consumatori hanno chiaramente mostrato una maggiore preferenza
nei confronti di alimenti poco processati oltre che caratterizzati da un basso contenuto di
additivi sintetici. Gli antimicrobici naturali possono contribuire al mantenimento della
sicurezza e al prolungamento della vita commerciale degli alimenti, riducendo la presenza di
microrganismi patogeni e/o alterativi.
Gli oli essenziali e/o i loro principi attivi, oltre a trovare largo impiego nella medicina
complementare o a scopo terapeutico, sono ampiamente utilizzati come aromatizzanti e
antiossidanti negli alimenti, ma negli ultimi anni molte ricerche ne hanno evidenziato un
potenziale uso come agenti antimicrobici.
In questo studio è stata determinata l’attività di 12 oli essenziali, estratti da piante aromatiche
appartenenti alle famiglie delle Lamiaceae, Apiaceae e Verbenaceae, contro microrganismi
alterativi e patogeni di origine alimentare, sia Gram-negativi che Gram-positivi. Gli oli
essenziali, ottenuti per distillazione in corrente di vapore secondo le procedure standard
previste dalla Pharmacopoeia Europea, sono stati ottenuti da Carum carvi L., Foeniculum
vulgare Miller, Pimpinella anisum L. (Apiaceae); Hyssopus officinalis L., Lavandula
angustifolia L., Majorana hortensis L., Melissa officinalis L., Ocimum basilicum L.,
Origanum vulgare L., Salvia officinalis L., Thymus vulgaris L. (Lamiaceae); Verbena
officinalis L.
(Verbenaceae).
I microrganismi utilizzati in questo studio sono di seguito riportati: Gram-negativi:
Escherichia coli O157:H7, Salmonella Thyphimurium, Pseudomonas spp.; Gram-positivi:
Staphylococcus aureus, Listeria monocytogenes, Brochotrix thermosphacta, Lactobacillus
plantarum, Lactobacillus delbrueki subsp. lactis, Enterococcus faecalis, Lactococcus lactis
subsp lactis, Lactococcus plantarum and Lactococcus garvie.
L’attività antimicrobica di ogni olio è determinata depositando 5 µl di una soluzione di olio e
metanolo (1:5) sulla superficie di un substrato agarizzato precedentemente inoculato con il
ceppo indicatore. Dopo assorbimento dell’olio le piastre sono state incubate per 24 ore. La
presenza di un alone di chiarificazione indicava una inibizione della crescita del ceppo
indicatore. Successivamente, per ogni olio che mostrava attività antimicrobica, è stata
determinata la concentrazione ad azione batteriostatica (concentrazione minima inibente) e
battericida (concentrazione minima letale).
I ceppi microbici Gram-negativi risultavano più sensibili rispetto ai Gram-positivi, in
particolare Escherichia coli O157:H7 e Salmonella risultano sensibili a tutti gli oli testati. Tra
i Gram-positivi Brochotrix thermosphacta risulta il microrganismo più sensibile mentre i
batteri lattici mostrano un’alta resistenza, infatti solo pochi oli sono in grado di determinarne
l’inattivazione e sempre a concentrazioni superiori all’1%.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 39
Phytochemical Analyses of Lauraceous Species
de Luca A.N.1, Nunomura S.M. 2 and Yoshida, Massayoshi3
1
Departamento de Química Orgânica, Instituto de Química, Universidade Estadual
Paulista – Brazil; 2Coordenação de Pesquisa em Produtos Naturais, Instituto Nacional de
Pesquisas da Amazônia – Brazil; 3Departamento de Química Fundamental, Instituto de
Química, Universidade de São Paulo – Brazil e-mail: [email protected]
Chemical studies on species of Lauraceae have revealed the occurrence of a variety of
compounds including neolignans and lignans, aporphine and benzylisoquinoline alkaloids,
flavonoids, pyrones and sesquiterpenes. These species are distributed since Amazon Forest to
Southeast Rain Forest of Brazil and many species never have been studied. To improve the
knowledge about the secondary metabolites of Lauraceae species from Amazon and to
compare with the metabolites of species dispersed on Southeast Region, various species of
these localities were selected to be analyzed. The extracts obtained from plant material were
submitted to liquid-liquid partition and the residues of obtained fractions analyzed by H1
NMR spectra and HPLC profiles. These analyzes allowed to choose the species to be studied.
From Amazon Forest were selected the Licaria rodriguesii and the Aniba parviflora. During
the course of chemical studies on leaves of L. rodriguesii was isolated the sesquiterpene βeudesmol, the triterpen β-sitosterol and the glycosyl flavonol quercitrin. The isolation carried
out on A. parviflora extract afforded two pyrones as major constituents, the
dihydromethysticin and tetrahydroiagonin. The pyrones are responsible by anxiolytic activity
and antidepressant effect of the kava-kava extracts.
The species Ocotea elegans, Licaria armeniaca and Nectandra megapotamica were collected
at São Paulo State. Two substances were isolated from extracts of Ocotea elegans, the
sesquiterpene 7-hydroxycalamenene and the glycosyl flavanol astibin. From leaves of Licaria
armeniaca and Nectandra megapotamica were isolated two hexahydrobenzofuran neolignans
and three tetrahydrofuran lignans, respectively. Theses lignans are PAF antagonist and have
activity against Trypanosoma cruzi. The isolation and structural elucidation of these
substances were based on usual chromatographic and spectrometric techniques.
Acknowledgements: CNPq and FAPESP for financial supports and fellowships.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 40
Analítica micrográfica cuali-cuantitativa deCceltis iguanaea (jacq.) Sarg.
(celtidiaceae), n.v. "tala gateador"
Gatelli, E. B., Aquila, S., Debenedetti, S.L., Carpano, M., Castro, M. T., Spegazzini E. D.
LABRAM-Farmacobotánica y Farmacognosia, Depto. Cs. Biológicas. Facultad de
Ciencias Exactas. Universidad Nacional de La Plata. Calle 47 y 115 La Plata (1900).
Argentina. Tel.: 54-0221-423-0121, int. 36. E-mail: [email protected]
Celtis iguanaea, n.v. "tala gateador", es una especie que habita en regiones tropicales, entre
800 y 1200 m, desde México hasta Argentina. Es una planta leñosa, generalmente trepadora,
con espinas y garfios, hojas simples con 3 venas desde la base, diclino-monoica.
Las partes aéreas son utilizadas en forma de infusión en casos de indigestión y desarreglos del
estómago; edulcorado con miel para curar catarro y en el tratamiento de diarreas y disenterías
y en el lavado de heridas. Se ha demostrado actividad antifúngica contra Candida albicans.
En el presente trabajo se describen los caracteres exo y endomorfológicos de los tallos y las
hojas
Se analizó el material vegetal fresco y seco proveniente de dos instituciones reconocidas (LP
y LPE). Las hojas fueron diafanizadas y se observó la epidermis para establecer valores
cuantitativos índice de estomas e índice de empalizada, se realizaron transcortes de hoja y
tallo y se tiñeron con safranina-fast-green. Se efectuaron observaciones y fotomicrografías
con MO y MEB.
Hoja: Epidermis abaxial y adaxial de células irregulares de bordes lisos, interrumpida por
tricomas con cistolitos y tricomas glandulares con cabeza y pie pluricelulares, hipostomática.
En el corte transverso las epidermis son uniestratificadas, con mesófilo dorsiventral con
parénquima en empalizada de 2-3 hileras de células, 5-6 hileras de parénquima lagunoso, en
ambas idioblastos con drusas de oxalato de calcio. Estructura vascular de la nervadura media
formada por un haz colateral con una hemibanda de idioblastos con drusas de oxalato de
calcio. Abundante presencia de litocistes con cistolitos de CO3Ca en ambas epidermis. A nivel
de la nervadura media se pueden observar domacios tipo bolsillo.
Tallo: En corte transverso presenta un sistema vascular anfivasal con un casquete de fibras
sobre cada haz, médula colenquimatosa y tricomas tectores unicelulares.
El análisis exo-endomorfológico de hojas y tallos de Celtis iguanaea permite establecer
parámetros micrográficos que permitan su reconocimiento y aportan datos útiles en el control
de calidad de esta droga vegetal.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 41
Antioxidant Activity of ethanolic extracts from Calceolaria chelidonioides
Humb. Bonpl. e Kunth
Deborah Quintanilha Falcão1, Edlaine Rijo Costa2, Fábio de Sousa Menezes2 and
Ricardo Machado Kuster1
1
Núcleo de Pesquisas de Produtos Naturais - CCS - UFRJ
2
Departamento de Produtos Naturais e Alimentos, Faculdade de Farmácia - CCS – UFRJ
E-mail: [email protected];[email protected]
Calceolaria chelidonioides is a species that belongs to the Scrophulariaceae family. It is
found only in high altitudes and it is popularly known in Brazil as “botão-de-ouro” and
“saquinho” and it is used in folk medicine to treat some kinds of cancer. It was colected in
Macabú, a small town in the Rio de Janeiro’s mountain area, in September 2003. Free radicals
are one of the most important agents for health damages known nowadays, so, the radical
scavenging ability of plant extracts is a desired activity to be investigated. The ethanolic
extracts from different parts of C. chelidonioides were evalueted about its antioxidant
properties using the free and stable radical 2,2-diphenyl-1-picrilidrazyl (DPPH) assay. The
different parts of this plant were dried, powdered and extracted with ethanol by statical
maceration. Five different extracts were obtained: those from flowers, leaves and flowers,
roots, stems and one encompassing a mixture of flowers, leaves and roots. Ginkgo biloba
standard extract (Egb761®) was used as a positive control. Table 1 shows the antiradical
effect demonstrated by all five extracts related to their antioxidant capacity comparing with
the control. All, except roots extract, has showed some antioxidant activity mainly in the
higher tested concentration (250 μg/mL). These results showed that aerial part extracts from
this species could have interesting pharmacological properties, highlighting its
pharmacological capacity, indicating the need for further different assays, including other
antioxidant activity methodologies.
Table 1: Calceolaria chelidonioides ethanolic extracts as radical scavenger using Ginkgo
biloba as control.
Stems
Flowers
μg/mL Ginkgo biloba
4,57 ± 1,51
5,75 ± 2,58 1,14 ± 0,47
5
10,03 ± 3,25
7,23 ± 1,88 3,52 ± 1,62
10
28,14 ± 1,37 13,35 ± 2,46 8,91 ± 1,21
25
57,02 ± 0,55 26,75 ± 4,43 18,7 ± 0,86
50
90,07 ± 0,82 65,14 ± 2,78 46,26 ± 0,97
125
95,23 ± 0,43
89,2 ± 0,26 82,92 ± 1,18
250
Roots
Flowers+leaves Flowers+leaves+roots
3,79 ± 0,23
11,25 ± 0,18
5,43 ± 2,26
5,30 ± 0,88
14,64 ± 0,51
7,37 ± 3,75
12,16 ± 0,14
24,09 ± 1,19
15,73 ± 2,56
23,65 ± 0,57
36,25 ± 1,48
32,42 ± 4,22
51,17 ± 0,83
76,25 ± 0,39
62,46 ± 1,47
56,75 ± 1,24
90,72 ± 1,13
89,27 ± 0,60
Acknowledgment: Profª. Élsie Guimarães from “Jardim Botânico do Rio de Janeiro” for the
botanical identification.
Financial Support: CNPq, CAPES, FAPERJ, PRONEX
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 42
A problemàtica do desenvolvimento de um fitoteràpico: caso da Lippia alba
(Miller) N.E.Brown ex. Britt. & Wills. (falsa-melissa) - Verbenaceae.
D. SONAGLIO (1), L. SOARES (2), M. ZETOLA (2) , T.C.M. De LIMA (3), V. L.
BASSANI (4)
(1)
Pós-doutoranda na Université Montpellier I, UFR Sciences Pharmaceutiques, Faculté
de Pharmacie, Montpellier, France. [email protected] (Departamento de Ciências
Farmacêuticas, Universidade Federal de Santa Catariana, Campus Universitário,
Florianópolis, SC, Brazil. [email protected] ); (2) Universidade da Região de
Joinville (UNIVILLE), Curso de Graduação em Farmácia, Campus Universitário,
Joinville, SC, Brazil; (3) Departamento de Farmacologia, Universidade Federal de Santa
Catariana, Rua Ferreira Lima, 82, 88015-420, Florianópolis, SC, Brazil; (4) Faculdade de
Farmácia, Universidade Federal do Rio Grande do Sul, Av. Ipiranga, 2752, 90610-000,
Porto Alegre, RS, Brazil.
O número de espécies vegetais empregadas popularmente no Brasil com fins medicinais
mantém certa proporcionalidade com a diversidade da flora do país, estimada em 120 mil
espécies vegetais. Com a aplicação da resolução-RDC n° 17 de 2000 da Agência Nacional de
Vigilância Sanitária, a definição de "medicamento fitoterápico" incorpora as propriedades de
atividade terapêutica reprodutível e constante dos medicamentos sintéticos, além do
conhecimento de sua efiácia e toxicidade. Assim, o desenvolvimento de soluções extrativas
visando a elaboração de fitoterápico exige um estudo multidisciplinar que envolve o campo da
botânica, da etnofarmacologia, da fitoquimica, da tecnologia e da farmacologia. Entretanto,
atualmente, apenas uma ínfima quantidade de plantas, extratos, compostos ativos e/ou as
preparações que as contêm, dispõe de dados sobre eficácia e segurança, sendo necessário
estabelecer medidas de ajuste e padronização para garantia da qualidade. A espécie Lippia
alba, popularmente conhecida como erva-cidreira, falsa-melissa, entre outros, é muito
utilizada em todo o Brasil, sobretudo devido às propriedades sedativas relacionadas à
presença de óleos voláteis. Alguns quimiotipos de L. alba identificados no norte do Brasil
demonstraram atividades anticonvulsivantes, entre outras ações sobre o SNC. Entretanto, não
foi possível classificar os sub-tipos utilisando somente a composição dos óleos voláteis,
devido à grande diversidade deste tipo de "marcador". A preparação popular mais utilizada é a
infusão de folhas em água quente, o que pressupõe que a fração não volátil também possui
atividade sobre o SNC, como foi demonstrado num estudo preliminar com extratos
hidroalcoólicos (Santos et al., 1998). Entretanto, não é possível assegurar a presença de óleos
voláteis, tanto nas preparações por infusão, como no extrato hidroalcoólico. Num extensivo
levantamento bibliografico sobre Lippia alba, buscou-se subsídios para orientar o estudo do
desenvolvimento tecnológico de fitoterápicos à base de Lippia alba, além de uma abordagem
da problemática da sinonímia, da difícil elucidação de compostos majoritários responsáveis
pela ação farmacológica e das possibilidades e abrangência da atividade biológica. Foi
realizado um estudo tecnológico de soluções extrativas (SE) hidroalcoólicas a 70%, 80% e
90% obtidas por maceração (SEM) e percolação (SEP). Os resultados confirmaram as
observações de trabalhos anteriores, onde o teor de resíduo seco (RS) e de flavonóides totais
(FT) apresentaram uma relação inversa. Realizou-se o fracionamento da solução extrativa
SEM 80%, que apresentou atividade farmacológica promissora, objetivando a separação e
caracterização das frações ativas. Através de monitoramento pela atividade anticonvulsivante,
obtêve-se frações purificadas que foram caracterizadas por HPLC. O grupo de substâncias
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
susceptível de servir de marcador químico (SBN4-C) é composto de uma mistura de 4
substâncias ainda não identificadas. Determinou-se a atividade antimicrobiana,
antinociceptiva e anticonvulsivante de algumas preparações. Os resultados mais promissores
na atividade antimicrobiana sobre S. aureus foram observados com a SEM 80% e suas frações
acetato de etila e n-butanol. Duas soluções extrativa hidroalcoólica (SEM 40% e SEM 80%)
foram testadas quanto à atividade antinociceptiva, sendo que a SEM40% foi a que mostrou
melhor atividade. A atividade anticonvulsivante foi testada nos modelos da convulsão
induzida por pentilenotetrazol (PTZ) e eletrochoque transcorneal máximo (ELC). As
preparações analisadas foram as SEs, fração n-butanólica e subfrações desta (precipitado e
sobrenadante) e subfrações do sobrenadante (SBN4-C e SBN4-D). Os melhores resultados
foram verificados com o modelo PTZ, para todas as preparações testadas. Foram também
desenvolvidos extratos secos nebulizados contendo a fração não volátil de folhas de Lippia
alba, obtidos por percolação à partir de etanol a 80% (Zétola et al., 2002). Estes extratos
mostraram importante atividade sedativa e miorelaxante e alto teor em flavonáides totais (66
mg/100g) expressos em apigenina. Foi demonstrado a viabilidade tecnológica dos extratos
nebulizados a partir dos extratos concentrados, com a incorporação de excipientes tais como a
silícia coloidal e a β-ciclodextrina. Foi observado que o extrato nebulizado possui ação sobre
o SNC semelhante àquela obtida pelo extrato original. Observou-se também a influência dos
excipientes utilizados sobre as propriedades sedativas dos extratos secos.
(Apoio: CAPES e CNPq).
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 43
Antimicrobial and cytotoxic activity of some Brazilian medicinal plants
Bouzada, M.L.M.1, Fabri, R.L 1, Garcia, G.D.2, Scio, E.1
1
Department of Biochemistry, 2Department of Parasitology, Microbiology and Imunology,
Institute of Biological Sciences - Federal University of Juiz de Fora, MG, 36036-330,
Brazil.
Infectious diseases are the world’s leading cause of premature deaths, killing almost 50 000
people every day. In recent years, drug resistence to human pathogenic bacteria has been
commonly reported from all over the world. In this scenario there is a need of search for new
antimicrobial substances from other sources including plants.
In this study, methanol extracts of the leaves of Solanum nigrum, Vernonia polyanthes, Piper
aduncum, Stachytarpheta cayennensis, Alternanthera brasiliana, Plantago lanceolata,
Pothomorphe umbelatta and Polygonum hidropiperoides, plants commonly used in Brazil for
treating conditions likely to be associated with microorganisms, were evaluated for their
toxicity to the brine shrimp (Meyer et al., Planta Medica, 45, 31, 1982) and antimicrobial
activity (Ahmad & Beg, J Ethnopharmacol 74, 113, 2001). The agar diffusion method was used
against Staphylococus aureus, Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa, Salmonella sp and
Klebsiella pneumoniae. Phytochemical analysis of the plant extracts for their major groups of
phytoconstituents is also reported (Matos, Introdução à Fitoquímica Experimental, 141p.,
1997). All extracts showed antimicrobial activity against at least S. aureus and Salmonella sp;
extracts of Polygonum hidropiperoides, Stachytarpheta cayennensis and Alternanthera brasiliana
were active against all microorganisms tested and the highest inibitory zones were observed for
the latest. The extracts of Solanum nigrum, Piper aduncum and Alternanthera brasiliana showed
significant toxicity against brine shrimp with 100% of lethality at 1000 µg/ml, after 24 h
exposure. Phytochemical analysis of the extracts demonstrated the presence of common
phytoconstituents like phenols, coumarins, flavonoids, saponins and alkaloids.
The results were encouraging, as all the selected plants appeared to contain antimicrobial
substances. Further attempts are being made to isolate the active constituents of the extracts.
This reinforces the concept that the investigation of ethnobotanically used plants will reveal a
substantial number of positive responses to in vitro screens.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 44
Lignans from Phenax mexicanus Wedd. (Urticaceae) and their activity with
different molecular targets
Castro, V.1; Murillo, R.1; Villagra, E. J.1; Merfort, I.2; y Lindenmeier, M.2. Poveda, L.3
1
Escuela de Química y CIPRONA, Universidad de Costa Rica, San José, Costa Rica
2
Institute of Pharmaceutical Biology, Albert-Ludwigs-Universität Freiburg, Stefan-Meier
Str. 19, 79104 Freiburg, Germany.
3
Universidad Nacional. Escuela de Ciencias Ambientales, Heredia, Costa Rica
From the aerial parts of a sample of Phenax mexicanus Wedd. (Urticaceae) collected in
Rancho Redondo, Costa Rica, we isolated nine matairesinol-derivates lignans, one of them, 2
(4’-O-methyl-3’-O-demethyl-Epitrachelogenin), had not been reported in the literature5. Most
of them were previously extracted and identified from Phenax angustifolius6. The structures
were elucidated by using 1D and 2D NMR spectroscopy as well as mass spectrometry. The
compounds 8 and 9 needed previous acetylation to be separated with RP-18-HPLC.
R1
3'
2'
5
1'
R2
R4
1
2
6
5'
O
3
6'
4'
O
4
H
1''
2''
3''
6''
5''
4''
R3
OMe
1
2
3
4
5
6
7
8
9
R1
OMe
OH
OMe
OMe
OH
OMe
OMe
OMe
OMe
R2
OH
OMe
OH
OMe
OMe
OH
OH
Ac4Glu
Ac4Glu
R3
OMe
OMe
OH
OH
OMe
OMe
OMe
OMe
OMe
R4
OH
OH
OH
H
H
H
2,5
OAc
H
In folk medicine, anti-inflamatory activity was reported for P. mexicanus. For this reason, the
different compounds were tested with several molecular targets to find a specific activity. No
binding was detected with the transcription factor NF- B by 200 M, however a luciferaseassay (NLZ9-Cells) was carried out (from NF- B Gene-expression dependent process). Four
compounds inhibited the Gene-expression, and 8 (acetylated) showed the highest inhibition,
80% Inhibition by 50 M. No cytotoxic activity and no luciferase (pure form) inhibition were
detected.
Acknowledgements: We are grateful to the Volkswagen-Foundation for financial support
5
Floss, H.G., Natural Products derivated from inusual variants of the shikimate pathway. Nat. Prod. Rep. 16
(1997), 433-452.
6
Rastrelli, L., De Simone, F., Mora, G., Poveda, L., Aquino, R.. Phenolic Constituens of Phenax angustifolius.
J. Nat. Prod. 1 (2000), 78-81.
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PO 45
Lignans from Phenax mexicanus Wedd. (Urticaceae) and studies on their
antiinflammatory activity using the transcription factor NF- B as
molecular target
Castro, V.1; Murillo, R.1; Villagra, E. J.1; Lindenmeier, M.2; Poveda, L.3; Merfort, I.2
1
Escuela de Química y CIPRONA, Universidad de Costa Rica, San José, Costa Rica
2
Institute of Pharm. Science, Department of Pharm. Biology, Albert-Ludwigs-Universität
Freiburg, Stefan-Meier Str. 19, 79104 Freiburg, Germany.
3
Universidad Nacional. Escuela de Ciencias Ambientales, Heredia, Costa Rica
From the aerial parts of a sample of Phenax mexicanus Wedd. (Urticaceae) collected in
Rancho Redondo, Costa Rica, we isolated nine matairesinol-derivative lignans, one of them, 2
(4’-O-methyl-3’-O-demethyl-Epitrachelogenin), has not been reported in the literature up to
now7. Most of them were previously extracted and identified from Phenax angustifolius8. The
structures were elucidated by using 1D and 2D NMR spectroscopy as well as mass
spectrometry. The compounds 8 and 9 needed previous acetylation to be separated with RP18-HPLC
R1
3'
2'
5
1'
R2
R4
1
2
6
5'
O
3
6'
4'
O
4
H
1''
2''
3''
6''
5''
4''
R3
OMe
1
2
3
4
5
6
7
8
9
R1
OMe
OH
OMe
OMe
OH
OMe
OMe
OMe
OMe
R2
OH
OMe
OH
OMe
OMe
OH
OH
Ac4Glu
Ac4Glu
R3
OMe
OMe
OH
OH
OMe
OMe
OMe
OMe
OMe
R4
OH
OH
OH
H
H
H
2,5
OAc
H
In folk medicine, anti-inflammatory activity was reported for P. mexicanus. For this reason,
the compounds 1, 5, 8 and 9 were tested whether they influence the transcription factor NFB. Only a slight inhibition was detected in the NF- B ELISA with 8 at 200 M. A
luciferase reporter gene assay (293-cells) was carried out to study the NF- B dependent gene
expression. Again, 8 showed the highest activity (80 % inhibition at 50 M), whereas the
other three compounds were only moderately active. No cytotoxic activity and no direct
influence on luciferase was detected.
Acknowledgements: We are grateful to the Volkswagen-Foundation for financial support
7
Floss, H.G., Natural Products derivated from inusual variants of the shikimate pathway. Nat. Prod. Rep. 16
(1997), 433-452.
8
Rastrelli, L., De Simone, F., Mora, G., Poveda, L., Aquino, R.. Phenolic Constituens of Phenas Phenax
angustifolius. J. Nat. Prod. 1 (2000), 78-81.
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PO 46
Aninociceptive activity of Polygala paniculata L (Polygalaceae)
Fábio Luís Pereira Nogueira1, Sidnei Bessa de Oliveira Fernandes2, Gláucia Reis3,
Patrícia Dias Fernandes3, Maria Eline Matheus3, Celso Luiz Salgueiro Lage1and Fábio de
Sousa Menezes2
1
Laboratório de Fisiologia Vegetal, Instituto de Biofísica Carlos Chagas Filho, Bloco G,
sala G2-050, Centro de Ciências da Saúde. Universidade Federal do Rio de Janeiro, Cidade
Universitária, RJ, Brasil. CEP: 21941-590 ([email protected])
2
Departamento de Produtos Naturais e Alimentos, Faculdade de Farmácia, Centro de
Ciências da Saúde, Bloco A, segundo andar, sala 4, Universidade Federal do Rio de
Janeiro, Cidade Universitária, RJ, Brasil. CEP: 21941-590 ([email protected]);
3
Departamento de Farmacologia Básica e Clínica - Centro de Ciências da Saúde, Bloco K,
Universidade Federal do Rio de Janeiro, Cidade Universitária, RJ, Brasil. CEP: 21941-590
Polygala paniculata L. (POLYGALACEAE) is a herb widespread all around in Brazil,
occrurring in altitudes between 10 and 2300m. This species is popularly used for the treatment
of bruises due to the presence of methyl salicylate, which acts as a blood activator in the
place where it is applied. This study had as the main aim evaluate the antinociceptive
potential of Polygala paniculata aerial parts, by the hot plate model. The ethanolic extract
made from aerial parts of this plant was assayed in Swiss male mice (20-25g) in groups of 5
animals, being the extract applied in a doses of 200mg/kg. In the hot plate model, the animals
were placed over a hot plate metal warmed in (55 ± 0,5 ºC) being considered the time that
each animal took to react for the thermal stimulus. The effects were evaluated after the extract
application in 30, 60, 90 e 120 min. As a positive control fentanyl was used (0.3 mg/kg). The
results were expressed as a percentage of antinociceptive activity. Polygala paniculata
presented best effects at 60 and 90 minutes, applying the permanence time of animals in a hot
plate in 107.94% and 134.79%. Fentanyl presented higher percentages of activities at 30 min
(181.67%) and 60 min (167.37%). It is interesting to note that 90 min after the onset of
treatment, the analgesic percentage shown with fentanyl (53.65%) was lower than that
presented for the Polygala paniculata ethanolic extract, that has shown its maximum effect.
These results indicate Polygala paniculata as a plant possessing compounds with very
interesting central analgesic activity, justifying by this way, its popular use for the treatment
of bruises and other algesic processes.
Financial Support: CNPq, FUJB, FAPERJ, PRONEX.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 47
Chemical and pharmacological approaches on Copernicia cerifera miller
Verônica Pinto Rodrigues, Ana Carolina de Almeida Souza Santos, Gláucia Mello Reis*,
Carmelita G. Silva**, Anita Dolly Panek**, Maria Eline Matheus*, Patrícia Dias
Fernandes*, Elis Cristina Araújo Eleuthério** and Fábio de Sousa Menezes
Departamento de Produtos Naturais e Alimentos – Faculdade de Farmácia – UFRJ;
*Departamento de Farmacologia Básica e Clínica – ICB – CCS – UFRJ; ** Departamento
de Bioquímica – CT – UFRJ
Copernicia cerifera Miller, known popularly as carnaúba, belongs to the Palmae family. This
family encompasses between 2500 and 3500 species into about 236 genera. The studied
species occurs in abundance in the North and Northeast regions of Brazil, mainly in the State
of Piauí and Mato-Grosso in a region called Pantanal Matogrossense. Carnaúba is very
important by the economic point of view being used by populations where it is native for
several facilities. Its main industrial utilization is for the factories to extract the wax from
leaves. The phytochemical study of carnaúba leaves showed several long chain fatty acid
mixtures in the hexanic and ethyl acetate partitions come from the crude ethanolic extract as
well as in the crude haxanic extract. Among all the long chain fatty acids identified in the
leaves extracts, only the hexadecanoic acid (palmitic acid) and octadecanoic acid (estearic
acid) have been found in the fruit hexanic extract. Besides the fatty acids it was found one
sesquiterpenoid, one diterpenoid, few hydrocarbons, few benzoic acid derivatives and few
arylpropanoids. By the pharmacological point of view, several methodologies were assayed
with carnaúba extracts: antioxidant activity (in vitro and in vivo), analgesic, anti-inflammatory
and anti-microbial activities. The antioxidant activity of all assayed extracts from carnaúba
showed a very good activities by the DPPH methodology, being the results comparable to that
found for the Ginkgo biloba standadized extract (Egb 761), with recognized antioxidant
activity very used in several therapeutical protocols. Some extracts had an activity compared
with that for rutin, a flavonoid with a very huge antioxidant activity, mainly in the higher
concentration. For the in vivo test, using the Saccharomyces cerevisiae eukariotic cell model,
it could be shown a good protection against oxidation by tert-butyl hydroperoxide for two
extracts of carnaúba while the Ginkgo biloba extract has shown no activity. Concerning the
analgesic activity the best results were achieved for the crude ethanolic extracts of leaves and
hexanic extract of fruits. In the inhibition of writhing produced by acetic acid i.p. injection,
they have shown an activity compared with that observed for the indometacin. In hot plate
and tail-flick tests they were also the best being the crude ethanolic extract of leaves superior
than the hexanic extract of fruits in the later test. In the anti-inflammatory activity, both by the
formalin test and ear edema test, the crude ethanolic extract of leaves showed the best results.
Financial Support: CNPq, FUJB, FAPERJ, PRONEX.
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PO 48
Effect of dryness time on the essential oil content and its antimicrobial
activity in Ocimum basilicum L.
Deborah Quintanilha Falcão1, Edlaine Rijo Costa2, Rosana Conrado Lopes3, Daniela
Sales Alviano4, Celuta Sales Alviano4, Fábio de Sousa Menezes2 and Ricardo Machado
Kuster1
1
Núcleo de Pesquisas de Produtos Naturais - CCS – UFRJ; 2 Departamento de Produtos
Naturais e Alimentos, Faculdade de Farmácia - CCS – UFRJ; 3 Departamento de Botânica,
Instituto de Biologia – CCS – UFRJ; 4 Departamento de Microbilogia Professor Paulo de
Góes – CCS – UFRJ; E-mail: [email protected];[email protected]
Ocimum basilicum L., is a species of Lamiaceae family, used all around the world as
condiments in food preparation and also in the folk medicine to treat different kinds of
pathologies. Its essential oil composition has already been established by GC-MS in the
literature as well as its anti-microbial properties. However, the aim of this work is to correlate
two different dryness times and its influence in the anti-microbial activity. O. basilicum was
collected in Espírito Santo state (Brazil) in February 2004 and dried at room temperature.
After ten days the essential oil was extracted by hydrodistillation using Clevenger-type
apparatus, during 2 hours, with only half part of the collected plant material. This essential oil
was called ALFAVACA 1 and yielded 1,5% of the total used plant. The other half part, dried
for one week more had its essential oil extracted by the same way, during almost 5 hours. The
essential oil obtained in this second extraction was named ALFAVACA 2 and yielded 1,9%
of the total used plant. Both essential oils were analyzed by GC-MS, under the same
conditions, in order to determine chemical differences among them. Both essential oil antimicrobial properties were evaluated against six different strains: Staphylococcus aureus,
Staphylococcus aureus (MRSA), Fonsecaea pedrosoi, Trychophyton rubrum, Candida
albicans and Cryptococcus neoformans and the activities are shown on Table 1 as diameter of
inhibition haloes (cm). The positive control was made with Vancomicine for S. aureus and
MRSA strains and with Anfotericine B for the other tested strains. Both essential oil chemical
composition seemed to be the same, although the content of ALFAVACA 1 minor
compounds increased in ALFAVACA 2 essential oil leading to a higher anti-microbial effects
against all strains tested, the exception being Staphylococcus aureus strain, which showed the
same response for both essential oils. These results indicate the correlation between the
dryness time and the essential oil content and also the influence in the anti-fungic and antibacterial properties achieved, probably related to the enhancement of the other constituents in
very small concentration in ALFAVACA 1 essential oil, which appeared more concentrated
in ALFAVACA 2 essential oil.
Table 1: Anti-fungic and anti-bacterial properties are shown as diameter of inhibition
haloes (cm) using vancomicine for S. aureus and MRSA strains and anfotericine B for
the others strains as positive control.
S.aureus
Alfavaca 1 1,8
Alfavaca 2 1,8
1,5
Control
S.aureus (MRSA)
1,5
1,8
1,6
F. pedrosoi
1,8
2,0
2,1
Financial Support: CNPq, CAPES, FAPERJ, PRONEX.
T. rubrum
3,3
4,5
1,5
C. albicans
2,5
3,5
1,8
C. neoformans
3,0
4,0
2,5
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PO 49
Antioxidant activity of ethanolic extracts from Calceolaria chelidonioides
Humb. Bonpl.e Kunth
Deborah Quintanilha Falcão1, Edlaine Rijo Costa2, Fábio de Sousa Menezes2 and
Ricardo Machado Kuster1
1
Núcleo de Pesquisas de Produtos Naturais - CCS – UFRJ; 2 Departamento de Produtos
Naturais
e
Alimentos,
Faculdade
de
Farmácia
CCS–UFRJ;
E-mail:
[email protected];[email protected]
Calceolaria chelidonioides is a species that belongs to the Scrophulariaceae family. It is
found only in high altitudes and it is popularly known in Brazil as “botão-de-ouro” and
“saquinho” and it is used in folk medicine to treat some kinds of cancer. It was colected in
Macabú, a small town in the Rio de Janeiro’s mountain area, in September 2003. Free radicals
are one of the most important agents for health damages known nowadays, so, the radical
scavenging ability of plant extracts is a desired activity to be investigated. The ethanolic
extracts from different parts of C. chelidonioides were evalueted about its antioxidant
properties using the free and stable radical 2,2-diphenyl-1-picrilidrazyl (DPPH) assay. The
different parts of this plant were dried, powdered and extracted with ethanol by statical
maceration. Five different extracts were obtained: those from flowers, leaves and flowers,
roots, stems and one encompassing a mixture of flowers, leaves and roots. Ginkgo biloba
standard extract (Egb761®) was used as a positive control. Table 1 shows the antiradical
effect demonstrated by all five extracts related to their antioxidant capacity comparing with
the control. All, except roots extract, has showed some antioxidant activity mainly in the
higher tested concentration (250 μg/mL). These results showed that aerial part extracts from
this species could have interesting pharmacological properties, highlighting its
pharmacological capacity, indicating the need for further different assays, including other
antioxidant activity methodologies.
Table 1: Calceolaria chelidonioides ethanolic extracts as radical scavenger using Ginkgo
biloba as control.
μg/mL Ginkgo biloba
4,57 ± 1,51
5
10,03 ± 3,25
10
28,14 ± 1,37
25
57,02 ± 0,55
50
90,07 ± 0,82
125
95,23 ± 0,43
250
Stems
Flowers
5,75 ± 2,58
1,14 ± 0,47
7,23 ± 1,88
3,52 ± 1,62
13,35 ± 2,46 8,91 ± 1,21
26,75 ± 4,43 18,7 ± 0,86
65,14 ± 2,78 46,26 ± 0,97
89,2 ± 0,26 82,92 ± 1,18
Roots
3,79 ± 0,23
5,30 ± 0,88
12,16 ± 0,14
23,65 ± 0,57
51,17 ± 0,83
56,75 ± 1,24
Flowers+leaves
11,25 ± 0,18
14,64 ± 0,51
24,09 ± 1,19
36,25 ± 1,48
76,25 ± 0,39
90,72 ± 1,13
Flowers+leaves+roots
5,43 ± 2,26
7,37 ± 3,75
15,73 ± 2,56
32,42 ± 4,22
62,46 ± 1,47
89,27 ± 0,60
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 50
Studi fitochimici e attività biologica di Anagyris foetida
G. Innocenti*, S. Dall’Acqua*, E Agradi°, G. Viola*, M C. Loi+
*Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Via F. Marzolo 5, Università di Padova;
+
Dipartimento di Scienze Botaniche, Viale Frà Ignazio 13, Università di Cagliari
° Dipartimento di Scienze Farmacologiche, via Balzaretti 9, Università di Milano
Anagyris foetida L. (Fabaceae) è un arbusto fetido ampiamente distribuito in tutto il bacino
del Mediterraneo e nelle aree meridionali del Portogallo [1]; in Italia è presente nelle regioni
del centro sud e Isole. Diversi sono gli effetti attribuiti a questa pianta. Nell’antichità veniva
utilizzato il decotto delle foglie insieme alla sapa per alleviare gli stati asmatici e per
provocare il flusso mestruale. I semi venivano invece utilizzati come emetici [2]. In Gastaldo
[3] ritroviamo citazioni simili, le droghe sono i semi e le foglie, i primi usati come emetici e
purgativi (anche se decisamente tossici), e l’infuso delle seconde come leggero lassativo e in
dosi più elevate come emetico ed emmenegogo. Pochi sono gli studi fitochimici su A. foetida.
In letteratura è presente un solo lavoro riguardante l’isolamento di scopoletina, isoscopoletina
e 5-idrossi-7-metossi cumarina.[4]. La pianta è nota contenere anagirina, un alcaloide
chinazolidinico tossico e teratogeno [5].
Nel corso delle indagini su fonti di fitocostituenti ad attività estrogenica da piante della
medicina popolare italiana abbiamo considerato A. foetida. Nella medicina popolare sarda
infatti, le foglie di questa pianta vengono utilizzate come infuso in casi di amenorrea [6] e a
concentrazioni maggiori come abortivo, emetico ed emmenagogo [7].
Le parti aeree di A. foetida sono state estratte con metanolo e in secondo tempo con solventi a
polarità crescente. E’ stata valutata l’attività estrogenica dei vari estratti su cellule di lievito
(YES) e successivamente su cellule di tumore umano mammario (MCF-7). Inoltre è stata
valutata la citotossicità degli estratti su due linee cellulari, HL-60 e LoVo. Il frazionamento
degli estratti attivi ha portato all’isolamento di diversi composti alcuni dei quali identificati
mediante varie tecniche spettrometriche (MS, NMR mono e bidimensionale incluso HMQC,
HMBC, COSY e NOESY) come anagirina, batifolina, diosmetina.
[1] Greuter W., Burdet H.M.,& Long G., 1984-1989. Med-Cecklist 4, 6.
[2] Mattioli P. A., 1573, De i discorsi di M. Pietro Andrea Matthioli, medico cesareo, nelli sei Libri di Pedacio
Dioscoride Anarzabeo della Materia Medicinale. Venezia, appresso gli Heredi di Vincenzo Valgrisi,.
[3] Gastaldo P., 1987. Compendio della Flora Officinale Italiana. Piccin Ed., Padova
[4] El-Beih F.K.A., 1984. Herba Ungarica, 23, 127-129.
[5] J.B. Harborne, 1999, Phytochemical Dictionary, 1196, Taylor & Francis Ltd , London
[6] Ballero M., 1982. Etnoiatria nella zona di Villasimius (Sardegna sud-orientale). Rend. Facoltà di Scienze
Università di Cagliari, LII (2):115-125
[7] Loi M.C., Frailis L., Ballero M., Maxia A., 2002. Le piante utilizzate nella medicina popolare nel territorio di
Gesturi (Sardegna centro-meridionale). Atti Soc. tosc. Sci. nat.,Mem.,Serie B, 109:167-176.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 51
Estudio fitoquímico de la actividad antiinflamatoria de las plantas
medicinales Loasa speciosa y Urera caracasana.
Y. Carvajal1*, C. Castro2, J. Salas2, B. Badilla2 & G. Rodríguez1
1
Laboratorio de Biodiversidad, Escuela de Química, Universidad Nacional, 86-3000
Heredia, Costa Rica. 2Instituto de Investigaciones Farmacéuticas (INIFAR), Facultad de
Farmacia, Universidad de Costa Rica, 2060 San Pedro, San José, Costa Rica.
[email protected]
El presente trabajo comprende el estudio fitoquímico y anti-inflamatorio de dos plantas
medicinales de uso popular en Costa Rica, Loasa speciosa y Urera caracasana.
El trabajo con estas plantas se dividió en tres etapas. En la primera de ellas, las plantas
colectadas (Loasa speciosa en las faldas del volcán Turrialba y Urera caracasana en
Sabanilla) fueron secadas a 40°C por 48 horas en un horno con circulación de aire forzado y
molidas en un molino de cuchillas hasta un tamaño de partícula de 2mm. Las muestras así
preparadas, se extrajeron empleando agua caliente a 80°C, como disolvente. El extracto
acuoso de cada planta fue liofilizado y su actividad anti-inflamatoria determinada empleando
el modelo de medición de edema de pata en roedores, inducido por Carragenina, en dosis
equivalentes a 500 y 250mg/Kg de cada extracto acuoso crudo.
La segunda etapa consistió en la exploración fitoquímica del extracto acuoso; para lo cual se
realizaron varias extracciones con acetato de etilo, sobre el extracto acuoso obtenido en la
primera etapa. Los extractos orgánicos fueron concentrados utilizando un evaporador
rotatorio, mientras que el residuo acuoso se concentró por liofilización. En ambos extractos se
evaluó la presencia de iridoides, empleando la técnica de cromatografía de capa fina,
utilizando gel de sílice como fase estacionaria, y una mezcla de hexano:éter etílico en
proporción 8:2, como fase móvil. Las placas cromatográficas se revelaron empleando el
reactivo de vainillina o anisaldehído a una concentración del 2% m/v, disueltos en una mezcla
de etanol y ácido sulfúrico al 2% v/v. Este reactivo en contacto con diferentes tipos de
iridoides produce coloraciones entre morado, violeta y rojo al calentarse la placa
cromatográfica a 105°C por unos minutos.
Los iridoides detectados por la técnica de cromatografía de capa fina, fueron separados
utilizando cromatografía de columna convencional, empleando gel de sílice como fase
estacionaria, junto con la misma fase móvil descrita anteriormente, así como cromatografía
líquida de alta eficiencia (HPLC) preparativa de fase reversa. La identificación de la
estructura química de los iridoides se realizó mediante técnicas espectroscópicas de 1HRMN y
13
CRMN.
La última etapa de este trabajo consiste en la evaluación de la actividad anti-inflamatoria de
los iridoides aislados en la etapa anterior.
Los extractos de ambas plantas mostraron actividad anti-edematógena estadísticamente
similar a la Indometacina, de acuerdo a las condiciones descritas en el modelo utilizado. Se
demostró la presencia de un efecto anti-inflamatorio similar entre las dos dosis evaluadas para
cada extracto. Dos iridoides fueron purificados y su estructura identificada mediante técnicas
espectroscópicas, ellos son loganina y secologanina.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 52
Evaluación de la actividad inhibitoria de peroxinitritos por plantas
medicinales de Costa Rica
J. Acuña1*, C. Beukelman2, S. Madrigal-Carballo3 & G. Rodríguez1
1
Laboratorio de Biodiversidad, Escuela de Química, Universidad Nacional, 86-3000
Heredia, Costa Rica. 2 Phytogenix, Utrecht University, The Netherlands. 3 Instituto para
Investigaciones Farmacéuticas (INIFAR), Facultad de Farmacia, Universidad de Costa
Rica 2060 San Pedro, San José, Costa Rica. [email protected]
Se realizó el estudio sobre las potenciales propiedades anti-oxidantes y antiimflamatorias de
14 plantas medicinales de uso tradicional en Costa Rica. Las plantas empleadas en este
estudio son: Kalanchoe pinnatum, Kalanchoe pinnatum, Cecropia spp., Zingiber spp., Senna
reticulata, Spondias purpurea, Piper hispidum, Acnistus arborescens, Wedelia trilobata.
Annona cherimoya, Rollinia mucosa, Rollinia mucosa, Erythrina spp, Desmodium adscendes,
Symphytum officinalis.
Las plantas frescas fueron suministradas por The Herb Ark Farm, ubicada en Santa Bárbara
de Heredia, Costa Rica
Las plantas frescas seleccionadas se secaron a 40°C por 48 horas en una estufa con
circulación de aire forzado y molidas en un molino de cuchillas hasta un tamaño de partícula
de 2mm.
A las muestras así preparadas, se le realizan repetidas extracciones con etanol al 96%. Los
extractos se concentran en un evaporador rotatorio y su actividad se evaluó por medio del
método de neutrófilo polimorfonuclear PMN´s (quimioluminiscencia) y su actividad antioxidante, empleando difenilpicrilhidrazilo (DPPH) en etanol al 75%, en los laboratorios
Phytogenix, de la Universidad de Utrecht, Holanda.
A partir de los resultados de éstos análisis se logró seleccionar 4 muestras que presentaron una
menor concentración necesaria para alcanzar la inhibición del 50% del sustrato oxidante
(IC50), en comparación con el control (H); y alta capacidad antioxidante.
De acuerdo con los resultados, se logró determinar que las especies Saragundi (Senna
reticulata), Guarumo (Cecropia spp.), Anona (Annona cherimoya) y Consuelda (Symphytum
officinalis), se presentan como las mejores candidatas, entre los extractos crudos analizados,
para la evaluación de las propiedades anti-inflamatorias de sus principales componentes
fitoquímicos puros e identificados.
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PO 53
Antiproliferative action of aqueous extract of Ilex paraguariensis on a
lymphoma T line.
Claudia Anesini, Rosana Filip, Maria Laura Barreiro*, Graciela Cremaschi*, Graciela
Ferraro.
Instituto de Química y Metabolismo del Fármaco (IQUIMEFA-UBA-CONICET) and
*Centro de estudios Farmacológicos y Botánicos (CEFYBO-CONICET). Junin 956 (1
113), Buenos Aires, Argentina. E-mail: [email protected].
Ilex paraguariensis St. Hil. (Aquifoliaceae) is widely used in northeastern Argentina,
southern Brasil and eastern Paraguay. The product of its industrialization, “Mate” or "Yerba
Mate" is used to prepare a tea like beverage (infusions or decoctions) appreciated for its
peculiar flavour, stimulating and nutritional properties. Caffeoyl derivative compounds,
flavonoids and xantine have been isolated from this specie. In the present study, the
antiproliferative activity of an aqueous extract from I. paraguariensis, was analysed on a
murine Lymphoma T line (BW 5147) and on normal lymphocytes isolated from mice
lymphatic nodules. Chlorogenic acid and caffeic acid were identified, isolated, quantified and
the antiproliferative action of these compounds on the same cells, was determined in order to
relate the antiproliferative action with the presence of these substances in the analysed extract.
Leaves of I. paraguariensis were collected in their original habitat and identified employing
morphological, anatomical and histochemical techniques. The material was ground to a fine
powder, boiled with water during 20 min and cooled at room temperature down to 40-45°C.
After filtration, extracts were lyophilised. Chlorogenic and caffeic acids were determined by
high Performance Liquid Chromatography with UV detection (column: IB-SIL RP 18 (5um.,
250x 4.6 mm. I.D.). The antiproliferative activity was determined by the uptake of tritiated
thymidine. The results are expressed as efective medium concentration (EC50) (µg/ml) and
represent the Media ± SEM of three or more experiments performed by triplicate. Student’s
“t” test for unpaired values were used to determine the levels of significance. Significantly
differences if P < 0.05.
Chlorogenic acid and caffeic acid were identified and quantified (chlorogenic acid: 2.80 ±
0.30; Caffeic acid: 0.023 ± 0.004 (g/100 g dried plant material).
I. paraguariensis extract presented antiproliferative action on tumoral and normal
lymphocytes, being more potent on tumoral cells: - Tumoral cells EC50: 18 ± 1,0 µg/ml; Norrmal lymphocytes EC50: 64 ± 5,0 µg/ml). Chlorogenic acid presented antiproliferative
action on tumoral and normal lymphocytes. On tumoral cells the potency was higher at a
culture time of 72 h: EC50 24 h: 260 ± 20 µg/ml; EC50 72 h: 180 ± 10,0 µg/ml); on normal
cells, there was not differences between 24 nor 72 h of cell culture: EC50 24 h: 310 ± 30
µg/ml; EC50 72 h: 319 ± 25,0 µg/ml). Caffeic acid did not exert antiproliferative action.
The extract from I. paraguariensis presented a selective antiproliferative action on tumoral
lymphocytes cells, Chlorogenic acid was one of the compound that exerted selectively
antiproliferative activity on tumoral cells. The pure isolated compound presented low activity
in comparison with the crude extracts, this could be possible by the fact that, the extracts also
presented others compounds like flavonoids and saponins which could exert also
antiproliferative activity.
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PO 54
Evaluation of the choleretic and antioxidant properties of Eupatorium
buniifolium aqueous extract.
Muschietti L., Gorzalczany S., Kartin L., Repetto M., Ferraro G., Martino V. and
Acevedo C.
Facultad de Farmacia y Bioquímica, Universidad de Buenos Aires, Junín 956 (1113),
Buenos Aires, Argentina.
Higher plants used in ethnomedicine can provide important lead compounds in modern drug
development. However, the search of pure active principles is time consuming and expensive.
A standardised active extract or a standarised fraction may provide effective herbal
formulations. Thus, the aim of this study was to evaluate the choleretic and antioxidant
activities of the aqueous extract of Eupatorium buniifolium (AE) in order to validate the
traditional uses as a digestive and for the treatment of liver diseases (Saggese, 1959).
Moreover, the total polyphenol and flavonoid content was determined. The results showed
that the oral administration of AE tested at different doses significantly increased the bile flow
in rats, in 50% (500 mg/kg p.o). The hypercholeresis persisted during 60 min. The reference
drug, sodium dehidrocolate (500 mg/kg, p.o), induced a strong, although short, acting
stimulation (95%) which decreased quickly in the following 15 min. Total bile acids were
determined in bilis samples within the first 15 minutes, but no changes in the concentration
(Control: 23.5 ± 0.81 mM, AE 500 mg/kg: 21.7 ± 3.9mM; AE 750 mg/kg: 21.9 ± 1.6 mM)
nor in bile acid output were observed (Control: 169.3 ± 19.5 nmoles/min/100g; AE 500
mg/kg: 244.6 ± 63.4 nmoles/min/100g; AE 750 mg/kg: 177.8 ± 24.0 nmoles/min/100g).
The antioxidant activity of AE was evaluated by measuring the total reactive antioxidant
potential (TRAP) and the total antioxidant reactivity (TAR) in vitro. The TRAP value
obtained from the quenching of luminol enhanced chemiluminiscence was 165 μM Trolox
(dilution 1/100). The TAR value for the same solution was 167 μM Trolox. These equivalent
results for TRAP and TAR values may be due to the presence of antioxidants of high
reactivity (Lissi et al.,1995) such as phenolic (8.33 ± 2.09 g/100g dried plant material) and
flavonoid (4.35 ± 0.38 g/100g dried plant material) compounds, extensively reported as free
radicals scavengers. On the basis of these experiments, it can be concluded that E. buniifolium
aqueous extract exerts a choleretic activity, being the bile flow enhancement independent of
bile acids excretion. The antioxidant activity of this extract may have beneficial effects on
liver and gallbladder diseases, where reactive oxygen species are involved (Blázovics, 1996).
-Blázovics A., Fehér E., Abdel Rahman M., Preehl J., Agoston M and Fehér J. 1996. Free radicals in connection
of bile and liver. Czech and Slovak Gastroenterology 3, pp.73-8.
-Lissi E., Salim-Hanna M., Pascual C., del Castillo M. 1995. Evaluation of total antioxidant potential (TRAP)
and total antioxidant reactivity from luminol-enhanced chemiluminiscence measurements. Free Rad. Biol. Med.
18, 153-8.
- Saggese D. 1959. Yerbas Medicinales Argentinas: 10º Ed., Rosario, pp 111.
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PO 55
Comparación de los perfiles de disolución de tres formulaciones que
contienen Extracto de Alcachofa.
*Alonso, M.R; Spagnuolo, A.;1 Rubio, M. y Ferraro G
Cátedra de Farmacognosia. IQUIMEFA, 1ININFA, Facultad de Farmacia y Bioquímica,
Junín 956 –1113 – Buenos Aires. Argentina;
e-mail: [email protected] Fax: 54-11-4508-3642
En los últimos años se esta observando un notable aumento en la elaboración y producción de
fármacos que contienen extractos vegetales con actividad colagoga y colerética, que contienen
extractos de alcachofa (Cynara scolymus).
Con el objeto final de estudiar la bioequivalencia in vitro de los extractos y preparaciones
sólidas farmacéuticas que los contienen, se seleccionaron tres formulaciones existentes en el
mercado que contienen extracto de alcachofa en su composición, se valoró su contenido en
ácido clorogénico y se estudió el perfil de disolución en agua durante cuatro horas.
Las condiciones del ensayo fueron: disolución en 500 ml de agua a una temperatura de 37ºC,
aparato 2:100 rpm. La toma de muestra se realizó a los 30, 60, 90, 120 180 y 240 minutos.
Las muestras fueron analizadas por H.P.L.C en fase reversa con detector U.V.- Vis y se
cuantificó el ácido clorogénico presente en cada vaso.
% de
disolución
Disolución y Valoración de Acido
Clorogénico
150
100
50
0
muestra A
Muestra B
Muestra C
0
100
200
300
tiempo minutos
Resultados: Los resultados obtenidos se muestran en el gráfico.
Las tres formulaciones demostraron tener un perfil de disolución claramente diferente. Se
discuten los resultados obtenidos
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PO 56
Induction of apoptosis on hepatoma cell lines by an 5-alkyl(en) resorcinol
from Lithraea molleoides
Luciana Barbini1, M. Julieta Ruffa1, Paula López2, Virginia Martino2, Graciela
Ferraro2 Rodolfo Campos1, Lucía Cavallaro1
1
Cátedra de Virología, 2 Cátedra de Farmacognosia, Facultad de Farmacia y Bioquímica,
Universidad de Buenos Aires. Junín 956, 2 y 4 Piso. Buenos Aires. (1113), Argentina. email: [email protected]
Since cell homeostasis depends on the balance between proliferation and apoptosis, effective
compounds inducing apoptosis appear to be a relevant strategy to suppress tumor growth.
Hepatocellular carcinoma is the most common solid organ tumor in the world and is
responsible for a million deaths per year. Many compounds contained in plant extracts exhibit
the capability to regulate cell activities and have anti-tumor potential. Lithraea molleoides
(Vell.) Engl. (Anacardiaceae), commonly known as “chichi” or “molle de Cordoba”, is a tree
that grows in South America, specially in Argentine, Brazil and Uruguay and is well known
by rural people of these countries as: antiarthritic, hemostatic, diuretic, tonic and useful for the
treatment of respiratory diseases. Previous investigations on different extracts of this plant
have reported antiviral and antimicrobial activities. The dichloromethane extract from leaves
of L. molleoides present cytotoxic activity on human hepatocellular carcinoma cell lines
[HepG2 (IC50 ± S.D. = 68 ± 2 µM/mL) and Hep3B (IC50 ± S.D. = 44.7±24.8 µM/mL)] by the
MTT assay. An 5-alkyl(en)resorcinol “1,3-dihydroxy-5-(tridec-4’,7’-dienyl) benzene” was
isolated by bioassay-guided fractionation from the dichloromethane extract. To determine if
the detected cytotoxic effect of the 5 alkyl-(en)-resorcinol on HepG2 and Hep3B (by the MTT
assay), was due to programmed cell death, in this work, we determined if the addition of this
purified compound induced apoptosis in both cell lines: HepG2 and Hep3B (deleted p53).
These cell lines were treated for 24 hours with 35 and 50 μg/mL, and 30 and 40 μg/mL of this
compound respectively, considering the ED50% and ED90% calculated by the cytotoxicity
assay. To analyze if this compound induced morphological changes typical of apoptosis, the
treated cells were studied under contrast phase microscopy. Apoptosis was determined by
acridine orange and propidium iodide staining, detection of DNA fragmentation on agarose
gels and DNA content by flow cytometry. Compared with the control cells the treated ones
showed significant morphological changes typical of apoptosis and all compatible with
programmed cell death. The treated cells stained with acridine orange and propidium iodide
showed a greater percentage of red cells that corresponded to the ones with altered
cytoplasmic membrane (late apoptotic and necrotic). The green cells, predominant in the
control preparations corresponded to live or early apoptotic hepatocytes with intact plasma
membrane. Also, both cell lines showed the characteristic DNA fragmentation of apoptosis in
agarose gels, exhibiting a ladder of DNA fragments multiple of 200 base pairs. The typical
hypoploid population or subG0 peak corresponding to cells with low DNA content was
detected when the treated cells were subjected to cytometry analysis. In conclusion, based on
these results, the 5 alkyl-(en)-resorcinol isolated from L. molleoides can exert its cytotoxic
effect in these hepatocellular carcinoma cell lines through apoptotic cell death. The fact that
Hep3B cells have mutated p53 suggests that in these cells apoptosis induced by this
compound proceeds by a p53 independent pathway. Further analysis will be done to elucidate
the intracellular pathways that mediate apoptosis in both cell lines.
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PO 57
Evaluación de la actividad moduladora del sistema de complemento por 12
extractos de plantas de uso medicinal En Guatemala
Alvarez, E.M.; Osorio, A.; Castillo, C.R.; Paz, A.M.; Paredes, M. E.; Cáceres, A.
Facultad de Ciencias Químicas y Farmacia, Universidad de San Carlos de Guatemala
El sistema inmune es el encargado de mantener la integridad del organismo, posee funciones
como especificidad, memoria y distingue lo propio y lo extraño. Su complejidad es una razón
que impide desarrollar sistemas in vitro que demuestren todo lo que ocurre in vivo, aunado al
descubrimiento de diversas enfermedades autoinmunes. Por tanto es necesaria la búsqueda de
medicamentos capaces de inhibir o estimular la respuesta inmune, según sea el caso. El
sistema de complemento (compuesto por cuatro unidades funcionales: la vía clásica, la vía
alterna, la unidad de amplificación y la ruta terminal) está conformado por unas 30 proteínas
del plasma y membranas celulares, que interaccionan entre sí, en forma regulada formando
una cascada enzimática y amplificando la respuesta humoral; su activación y fijación a
microorganismos constituye un importante mecanismo efector del sistema inmune, lo que
incluye lisis del microorganismo o célula diana, opsonización, quimiotaxia, amplificación de
la respuesta humoral específica y eliminación de inmunocomplejos. Se evaluó la actividad
moduladora in vitro por 12 extractos etanólicos de plantas de uso medicinal en Guatemala,
mediante el ensayo descrito por Klerx et al. Este se basa en la hemólisis de los eritrocitos por
el Complejo de Ataque a Membrana (CAM) generado al activarse el complemento. Los
eritrocitos actúan como activadores y células blanco; tras esta activación se produce la lisis de
eritrocitos liberándose hemoglobina, la cual es medida y utilizada como parámetro para medir
la actividad (Concentración Inhibitoria media CI50 que debe ser menor a 15 μg/ml). Para el
ensayo de la vía clásica se emplean eritrocitos de carnero sensibilizados con anticuerpos de
conejo anti-eritrocitos de carnero; en la vía alterna se emplean eritrocitos de conejo y se debe
inactivar la vía clásica utilizando ácido etilenglicol tetraacético (EGTA) como agente quelante
de calcio. Los extractos evaluados fueron hojas de Lippia graveolens (orégano mexicano),
Neurolaena lobata (tres puntas), Solanum americanum (macuy), Cornutia pyramidata (hoja
de zope), Simarouba glauca (jocote de mico), hojas y raíz de Petiveria alliacea (apacín),
corteza de Rhizophora mangle (mangle), flor y raíz de Dorstenia contrajerva (contrahierba),
corteza de Quercus crispifolia (encino) y frondas de Phlebodium pseudoaureum (calaguala),
obteniéndose los resultados siguientes:
Inhibición de la vía clásica (no se presenta hemolisis): Hoja de P. alliacea (CI50 = 5.0
μg/ml), hojas de S. glauca (CI50 = 5.5 μg/ml), hojas de S. americanum (CI50 = 8.0 μg/ml),
frondas de P. pseudoaureum (CI50 = 10.5 μg/ml), raíz de D. contrajerva (CI50 = 12.5 μg/ml),
raíz de P .alliacea (CI50 = 14.0 μg/ml). Los extractos que poseen actividad moduladora del
complemento, indicado por un CI50 menor a 15.0 μg/ml son interesantes, ya que la
monitorización de los niveles de complemento e idealmente los factores activados de la vía
clásica son utilizados como indicador de actividad inflamatoria, deficiencias en esta vía
pueden conducir a una mayor incidencia de enfermedades como lupus eritematoso sistémico,
vasculitis, glomerulonefritis y polimiositis. Las deficiencias de la vía alterna se traducen en la
predisposición a desarrollar infecciones piógenas recurrentes, evidencia de esta manera la
importancia de determinar actividad moduladora sobre el complemento a partir de extractos
de origen vegetal, los cuales podrían utilizarse en el tratamiento de enfermedades
inflamatorias. Se sugiere con ello la necesidad de más estudios de este tipo y/o la aplicación
de otros ensayos para determinar actividad inmunomoduladora de extractos vegetales.
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PO 58
Inhibiciòn de Gardnerella vaginalis por extractos vegetales utilizados para
el tratamiento de vaginitis
Samayoa CL, Palacios MC, Paz AM, Cáceres A.
Facultad de Ciencias Químicas y Farmacia, Universidad de San Carlos de Guatemala.
Las infecciones vaginales son problemas frecuentes en ginecología. Estas son causadas por
bacterias, como Gardnerella vaginalis que provoca una vaginosis, por el hongo Candida
albicans y por el protozoo Trichomonas vaginalis, que provocan una vaginitis. El término
vaginosis difiere de vaginitis, ya que en la primera hay un incremento en la descarga de flujo,
sin inflamación significativa y está asociada a la ausencia relativa de polimorfonucleares,
mientras que en la segunda, además existe una marcada inflamación y presencia de
polimorfonucleares. La vaginosis por G. vaginalis es la más común, presentándose en un 40%
de mujeres con afecciones vaginales. El tratamiento indicado es metronidazol, el cual puede
causar efectos secundarios. Con el interés de encontrar alternativas de tratamiento, se realizó
un estudio que plantea como objetivo validar experimentalmente la acción antimicrobiana de
plantas medicinales de uso popular en Guatemala en el tratamiento de vaginitis (Baccharis
trinervis, Cornutia pyramidata, Quercus crispifolia, Stachytarpheta cayennensis, Sterculia
apetala, Tabebuia rosea, Neurolaena lobata, Salvia lavanduloides, Solanum americanum,
Thitonia diversifolia, Vernonia deppeana, Hypericum uliginosum, Acalypha
pseudoalopecuroides) y así contribuir a proveer a la población con opciones farmacológicas
efectivas y accesibles.
Las plantas fueron identificadas, secadas y molidas. Se prepararon extractos etanólicos por
percolación con alcohol al 95% y evaporación al vacío. Se les determinó la actividad contra
dos cepas de G. vaginalis que se obtuvieron por un muestreo en pacientes con infecciones
vaginales que asistían a la Ginecología del Hospital San Juan de Dios y del IGSS cultivadas
en agar CNA. La determinación de la actividad vegetal se realizó preparando una mezcla de
agar-planta en cajas de petri, obteniendo una concentración de extracto de 1 mg/ml. Las cajas
con agar-planta fueron inoculadas con las cepas de G. vaginalis por cuadriplicado,
obteniéndose una inhibición en el crecimiento de la bacteria en 7 de los 13 extractos, a los que
se les determinó la Concentración Inhibitoria Mínima (CIM), presentando actividad a una
concentración de 0.5 mg/ml los extractos de B. trinervis, S. cayennensis, S. americanum, V.
deppeana y T. rosea. Estos resultados demuestran una actividad moderada de los extractos,
lo que valida en alguna forma su uso popular.
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PO 59
Estudio farmacológico de los extractos etanólico, hexánico, clorfórmico,
acetato de etilo y acuoso de las hojas de Lippia graveolens (orégano) como
diurético. Fase II
Morales, J. y Saravia, A. Tesis ad gradum.
Departamento de Farmacología y Fisiología. Escuela de Química Farmacéutica. Facultad
de Ciencias Químicas y Farmacia. Universidad de San Carlos de Guatemala.
El presente estudio fue realizado con el propósito de evaluar la actividad diurética de los
extractos etanólico, hexánico, clorofórmico, acetato de etilo y acuoso de las hojas de Lippia
graveolens (orégano), como un estudio farmacológico de Fase II.
El extracto etanólico se preparó por medio de la percolación de material vegetal seco y
reconcentrado en rotavapor a temperatura y presión controlada, finalmente se llevo a
sequedad. Los otros extractos se obtuvieron por medio de particiones líquido-líquido,
reconcentrando por rotavapor y llevando a sequedad.
Los extractos fueron evaluados a través del método para actividad diurética de Naik y
colaboradores, modificado por Saravia. A. Se utilizaron ratas albinas, del mismo sexo, en
grupos de 3 ratas cada uno, en ayuno de 24 hrs con un rango de peso entre 160-200g, durante
un período de experimentación de 5 días. Se realizaron 4 tratamientos por ensayo, de manera
que dos de estos fueron el fármaco de referencia y el control, y los otros dos fueron un
extracto a las dos dosis experimentales (25mg/kg y 100mg/kg). Se obtuvieron 6 replicas de
cada tratamiento por evaluación de cada extracto.
El análisis estadístico de los resultados obtenidos, se realizó calculando el área bajo la curva,
diuresis versus tiempo como variable de respuesta. Con los promedios del área bajo la curva
de los tratamientos, se realizó un análisis de varianza (ANDEVA) de una vía y al establecer
diferencia entre los tratamientos, se realizó la prueba de Dunnett, para evaluar el efecto
diurético frente al control, con un nivel de significancia de P menor a 0.05.
De acuerdo a los resultados obtenidos en el rendimiento de extracción, se observó que el
extracto clorofórmico es el que posee un mayor porcentaje de rendimiento (47.7%).
El análisis de la actividad diurética de los extractos demostró que ninguno de los extractos
posee actividad diurética significativa en las dosis experimentadas; aunque los extractos
etanólico, acetato de etilo y acuoso si mostraron mayor diuresis que el control, por lo que se
infiere que dicha actividad hubiese sido significativa si se hubieran utilizado dosis mayores a
100mg/kg, esto basándose en estudios anteriores de otras plantas con esta misma actividad
que mostraron diuresis significativa a mayores dosis.
En el estudio de Fase I, se demostró actividad diurética en la evaluación farmacológica de la
infusión de Lippia graveolens, por lo cual si en éste ensayo de fase II no se demostró
actividad diurética, se puede deducir que fue por utilizar dosis muy bajas o porque la
actividad se da solamente por el sinergismo de todos los compuestos que contiene la planta, es
decir que se da cuando la planta esta completa sin ninguna separación de sus componentes por
la polaridad de los mismos o por la pérdida de sus aceites durante el proceso, ya que se
conoce que la mayoría de sus propiedades se debe a dichos aceites.
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PO 60
Recopilación
de
estudios
de
plantas
medicinales
validadas
farmacológicamente por estudiantes asesorados en el departamento de
Farmacología y Fisiología de la Escuela de Química Farmacéutica, de la
Facultad de Ciencias Químicas y Farmacia de la Universidad de San Carlos
de Guatemala.
Fión Mónica y Saravia Amarillis.
Departamento de Farmacología y Fisiología. Facultad de Ciencias Químicas y Farmacia.
Universidad de San Carlos de Guatemala.
En la antigüedad el uso de plantas medicinales era el único medio con que se contaba para
curar las enfermedades; pero a raíz del auge que obtuvo la síntesis química por parte de los
laboratorios farmacéuticos y la gran capacidad de producción con el que éstos contaban, el
uso de plantas medicinales quedó en el olvido por un tiempo,
En la actualidad, por el aumento del precio de los medicamentos de síntesis química y por los
efectos adversos que la mayoría de éstos provocan se está retomando el uso de las plantas
medicinales; por ello los estudiantes de la carrera de Química Farmacéutica, asesorados por el
Departamento de Farmacología y Fisiología, han realizado una infinidad de trabajos de tesis
sobre “Validaciones farmacológicas de plantas medicinales de uso popular en Guatemala” y
para que estos trabajos sean aprovechados al máximo, se llevó a cabo esta recopilación, que
consta de información relevante de trabajos de Tesis realizados desde el año 1980 al 2004.
La información presenta los datos más importantes de las validaciones realzadas como: el
nombre científico, nombre común, fase de investigación, parte de la planta analizada, tipo de
extracto, acción farmacológica, resultados del análisis y las pruebas específicas para cada
acción tanto farmacológica como toxicológica analizadas. Las plantas se clasificaron
dependiendo a la familia a la cual pertenecen.
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PO 61
Búsqueda de marcadores para la estandarización de extractos de rizoma de
Smilax domingensis willd.
Cruz, S.1, Cáceres, A.1, Costa, MC.2, Costa, M.2, Teixeira, A.2 & S. Cañigueral3
1
Facultad de Ciencias Químicas y Farmacia, USAC, Guatemala, 2 INETI, Lisboa,
Portugal, 3 Facultad de Farmacia, Universidad de Barcelona, España.
El aprovechamiento del género Smilax es un buen ejemplo del potencial de las plantas
medicinales en los bosques de Mesoamérica, no sólo por su importancia en la medicina local,
sino porque ha sido un producto de exportación desde hace 500 años. Desde 1996 se inició un
proceso de recopilación y documentación de las especies vegetales americanas más
ampliamente usadas en la fitoterapia regional, en el marco de RIPROFITO-CYTED, se
generó el proyecto PROMFI que pretende elaborar monografìas de calidad, eficacia y
seguridad, para ser utilizada por los sectores académico, industrial y gubernamental. En el
proyecto se seleccionó como una de las plantas a S. domingensis, con el objetivo de
desarrollar una metodología analítica para estandarizar extractos y tinturas por cromatografía
líquida de alta resolución (HPLC) e identificar los principales marcadores químicos.
El rizoma de S. domingensis se obtuvo de un cultivo bajo manejo, en Suchitepéquez,
Guatemala, se prepararon los extractos por percolación utilizando alcohol al 95˚. Para la
metodología analítica se utilizaron los siguientes reactivos: Metanol, acetonitrilo, ácido
acético, fórmico, y Agua Ultrapura de Milli Q. Los estándares usados sarsasapogenina,
smilagenina, rutina, ácido clorogénico, hiperósido, mircetina, quercetina y kaemferol; y una
mezcla de catequinas y alcaloides (cafeína, teobromina, teofilina, catequina, epicatequina,
epigallocatequina, gallato de epicatequina, epigallocatequina y gallocatequina), esteroides
(colesterol, estigmasterol, sarsasapogenina, estigmastenol y sitostenol).
Para el análisis se usó un espectrofotómetro de masas Cole Parmer Instrument 74900, Bruker
Esquire 3000, HPLC Waters Alliance 2695 con un Dual λ Absorbance Detector Waters 2487.
Columna Zorbax Agilent Eclipse XDB C18. Se compararon dos métodos, usando en el
método 1 como disolvente A: Agua con 0.5 % de ácido acético, B: Acetonitrilo 0.5% de
ácido acético (88:12) y : 280 nm; y el método 2 como disolvente A: Ácido fórmico 0.1%,
B: Acetonitrilo (80:20) y : 203 y 254. Se realizaron inyecciones directas de los patrones por
MS en las siguientes condiciones: Fase móvil: Acetonitrilo-Agua (1:1), dilución de los
patrones con la fase móvil (20 μg/mL).
Los compuestos identificados en tinturas y extractos de S. domingensis por comparación con
patrones utilizando dos métodos diferentes por HPLC MS son ácido clorogénico e
hiperósido.
Los compuestos cuya presencia es propuesta por el espectro de masas y comparado con el TR
relativo con datos de la literatura son: ácido cafeico, quercitrina (ramnósido de quercitina) e
isorhoifolina (rutenósido de quercetrina) y posiblemente mircetina. Las proporciones relativas
de integración de los picos en los cromatogramas de HPLC sugieren que el ácido
clorogénico, hiperósido y quercitrina son los mayormente presentes en los extractos
alcohólicos de todas las muestras de Smilax analizadas.
Agradecimientos:
Se agradecer el apoyo financiero del Subprograma X del CYTED (Red RIPROFITO y
Proyecto PROMFI), del proyecto OEA/AICD/USAC y del INETI.
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PO 62
Tamizaje de la actividad antimicrobiana de 37 especies vegetales en el
tratamiento de infecciones en Guatemala
Del Cid NE, Solís G, Lorenzana L, Gaitán I, Paz AM, Cáceres A.
Facultad de Ciencias Químicas y Farmacia, Universidad de San Carlos de Guatemala.
El presente estudio realizado durante los años 2002 y 2003 incluyó el tamizaje de 48 extractos
etanólicos de 37 especies vegetales consideradas medicinales en Guatemala, con el objeto de
evaluar su actividad in vitro contra bacterias y hongos levaduriformes.
Para el tamizaje de la actividad antimicrobiana se utilizó un método de dilución en placas de
agar-planta con una concentración de 1 mg/ml y una suspensión estándar de los
microorganismos. Se hicieron cuatro repeticiones para cada microorganismo siguiendo el
patrón de una plantilla de referencia. Las placas inoculadas se incubaron a 37ºC durante 24
horas, haciendo la lectura e interpretación del crecimiento después de este tiempo. Los
microorganismos usados fueron: Bacterias gram positivo Staphylococcus aureus ATCC
25923 y Bacillus subtilis ATCC 6051; Bacterias gram negativo Salmonella typhi ATCC
14028, Escherichia coli ATCC 25922 y Pseudomonas aeruginosa ATCC 27853; Bacteria
alcohol ácido-resistente Mycobacterium smegmatis ATCC 607 y Hongos levaduriformes
Candida albicans ATCC 10231 y Cryptococcus neoformans CCQQ C-13.
La interpretación se hizo de la siguiente manera: se consideró un extracto con acción
antimicrobiana al que mostró una placa sin crecimiento microbiano; extracto con acción
negativa: placa que muestra crecimiento homogéneo. A todo extracto activo se le determinó la
Concentración Inhibitoria Mínima (CIM) en concentraciones decrecientes del agar-planta
(1.0, 0.5 y 0.25 mg/ml) y se interpretó de la manera descrita anteriormente.
De los 48 extractos incluidos en el estudio 33 no presentaron actividad (≥ 1 mg/ml) y 15
fueron activos al tamizaje (<1 mg/ml): 5 activos contra un solo microorganismo, 4 a dos
microorganismos y 6 contra 3 o más microorganismos. Las especies que presentaron la menor
concentración inhibitoria (CIM≤0.5 mg/ml) contra las bacterias y levaduras fueron: Cornutia
pyramidata, Quercus crispifolia, Smilax domingensis y Piper aeroginosibaccum.
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PO 63
Establecimiento de un metoo para evaluar la actividad vegetal contra
hongos subcutaneos (Sporothrix schenckii y| Fonsecaea pedrosoi)
Gaitán I, Del Cid NE Logemann HE, Paz AM, Cáceres A.
Facultad de Ciencias Químicas y Farmacia. Universidad de San Carlos de Guatemala,
Guatemala.
Las micosis subcutáneas son infecciones causadas por hongos patógenos que ingresan al
tejido subcutáneo por algún traumatismo. La lesión inicial puede ser única, pero generalmente
la tendencia es el desarrollo de otras lesiones que siguen el trayecto de los vasos linfáticos. La
infección puede también progresar y afectar articulaciones, huesos, sistema nervioso central,
tracto respiratorio, sistema genitourinario, etc. En Guatemala la más frecuente es la
esporotricosis, seguida de los micetomas y la cromoblastomicosis.
Los agentes causales son microorganismos dimórficos, con una fase saprofítica (micelio) y
una parasítica. Sporothrix schenckii es el agente etiológico de la esporotricosis, los micetomas
son causados por eumicetos (hongos) o por actinomicetos (bacterias) y en Guatemala
Fonsecaea pedrosoi es el único agente causal de la cromoblastomicosis.
El tratamiento de elección para la esporotricosis es el yoduro de potasio y en los micetomas y
cromoblastomicosis se recomiendan procedimientos quirúrgicos. Si existe compromiso de
órganos internos en cualquiera de las tres patologías, se utiliza anfotericina B combinada con
otros medicamentos adyuvantes. Los tratamientos farmacológicos recomendados han
demostrado buenos resultados; sin embargo producen efectos secundarios a nivel gástrico,
cutáneo, respiratorio y medular, algunos de los cuales son irreversibles. Es por esto que el
estudio de productos naturales que derivan de plantas medicinales ha ocupado un lugar
importante en la búsqueda de alternativas terapéuticas como fuente de nuevos fármacos y
materia prima para la síntesis de compuestos con actividad farmacológica y menores efectos
secundarios.
En el presente trabajo se estableció un método para evaluar la actividad antifúngica de
extractos de plantas usadas popularmente para el tratamiento de afecciones dérmicas sobre
cepas de dos hongos subcutáneos (S. schenckii y F. pedrosoi). Se usó como método de
referencia la técnica para hongos filamentosos de Brancato & Golding, obteniéndose un
crecimiento óptimo de S. schenckii en 21 días y de 28 para F. pedrosoi.
Como un paso preliminar y con el objeto de evaluar la metodología establecida se enfrentaron
los dos hongos contra 17 extractos etanólicos de 12 plantas nativas guatemaltecas,
obteniéndose una actividad antifúngica con Lippia graveolens (25 µg / ml) y Valeriana
prionophylla (100 µg /ml) para S. schenckii; y para F. pedrosoi con Lippia graveolens (100
µg / ml).
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PO 64
Aceite esencial de la especie Lepidophylum quadrangulare
Guerrero Sandoval Joe Hammarly
Escuela De Química De La Facultad De Ciencias De La U.N.I.. Lima Perú
El presente trabajo se basa en el estudio fitoquímico y caracterización del aceite esencial de la
especie Lepidophylum quadrangulare del Valle de Aymaraes Apurímac – Perú, además de
dar a conocer los componentes activos a los que se le atribuyen sus propiedades antitumorales
y de acelerar el proceso de soldadura de huesos rotos.
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PO 65
Chemical and fatty acid composition of Syagrus coronata
Rosemar Antoniassi1, Sidinéa Freitas1, Thais M. F. S. Vieira1, Humberto R. Bizzo1,
Marília I. S. Folegatti2
1
Embrapa Food Technology - Av. das Américas, 29501 Rio de Janeiro RJ 23020-470
Brazil email: [email protected]; 2 Embrapa Cassava & Fruits - Caixa Postal 007
Cruz das Almas BA 44380-000 Brazil
Syagrus coronata (syn Cocos coronata), locally known as licuri, ouricuri or uricuri is a palm
tree native from the dried areas in Northeast Brazil. It is a very important resource for local
population. Traditionaly, women and children collect the crop, break the shell and pick up the
endosperm, which is used as food, to feeding the cattle and for selling to oil producing
companies. The fruits are ovoid, with an orange skin and the endosperm is fibrous, sweet and
eatable. The objective of this work was to evaluate the chemical composition and the fatty
acids profile of the Syagrus fruit. Analyses were performed in fresh and cooked whole fruit,
and also in the endosperm available at local market, according to AOAC and AOCS official
methods. For the fatty acids profile, the samples were methylated and analyzed by gas
chromatography in a HP 5890 series II fitted with a SP2340 capillary column (60m x 0.32mm
x 0.2μm), with oven program ranging from 150 to 200ºC at 1.3ºC/min, injector temperature at
250ºC and detector temperature at 280ºC. Hydrogen was the carrier gas (2.4mL/min measured
at 40ºC). The protein content in the endosperm varied from 8.3 to 10.0g/100g, and the dietary
fiber ranged from 14.1 to 17.7g/100g. The oil yield was between 48 to 68%, with peroxide
value of less than 1meq/kg and acidity of 0.3%, which indicates low levels of oxidation and
hydrolysis. The main fatty acids observed were lauric (46%), myristic (14%), caprylic (10%)
and oleic acids (10%). Linolenic was not detected. The fruit presented an oil composition
similar to those of coconut and babassu oil.
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PO 66
Constituyentes químicos en Araceae
Collantes Díaz I.E. y Massayoshi Yoshida
Instituto de Química, Universidade de São Paulo, São Paulo-SP, Brasil
La familia Araceae típica de regiones tropicales, está constituida por 150 géneros y 1.800
espécies. En América del Sur se presentan 30 géneros y cerca de 1.200 espécies. En el Brasil,
12 géneros y 55 espécies. Con la intención de comparar la variabilidad de la composición
química entre los géneros y la diferencia entre hoja y raíz, esta comunicación relata el estudio
fitoquímico de diez espécies, pertenecientes a los géneros Anthurium, Caladium, Dracontium,
Monstera, Philodendron, Pistia y Xanthosoma, cuyo material en estudio fue colectado en la
Mata Atlántica del Estado de São Paulo, Reserva de Picinguaba, y las especies fueran
identificadas por el Dr. Eduardo Gonçalves. Las espécies de estas familia contienen, segun la
literatura, alcaloides, lignoides, esteroides, esteroides acilglicosilados, etc. La primera parte
del trabajo [SILAE, 2003] fue observar en el extracto hexanico los cambios en composición
de ácidos grasos de espécie para espécie y entre hoja y raíz, confirmandose la presencia del
ácido laurico, ácido mirístico, ácido palmítico, ácido esteárico, ácido oleico, ácido linoleico,
ácido araquinoico y ácido behenico, con la predominancia de ácidos grasos saturados en
raices y de insaturados en las hojas. En esta comunicación se relata lo observado en el
extracto etanólico. El resíduo metanólico es el de mayor proporción y el residuo de acetato de
etilo, el de menor masa, lo que significaria que la composición química del extracto etanólico
sería en su mayoría constituida por compuestos polares. También se observó la precipitación
de cristales de oxalato de calcio en el extracto etanólico de los géneros Anthurium, Monstera,
Philodendron, Pistia y Xanthosoma. Los residuos hexanico y cloroformico fueron
cromatografiados en una columna filtrante de silica gel con hexano, hexano:acetona (4:1),
acetato de etilo:cloroformo (1:1) y metanol, observandose que la subfracción metanólica era
la de mayor masa. Por estudio de los espectros de resonancia magnetica nuclear de las
subfracciones hexanica y hexano:acetona, se constató que el mayor porcentaje en
composición eran triglicerídos, alcoholes grasos, esteroides como sitosterol, estigmasterol y
sus derivados 3β-hidroxi-5-eno-7-oxo, ya en las subfracciones de cloroformo:acetato de etilo
commiensan aparecer en pequeñas proporciones los esteroides acilglicosilados, por lo
contrario en las subfracciones de metanol, que además de ser la más abundante es la que
presenta en mayor proporción los esteroides del tipo 3-O-[6-O-palmitoil-β-D-glicosil]-colest5-eno y 3-O-[6-O-palmitoil-β-D-glicosil]-colest-5-eno-7-ona. Los residuos de acetato de etilo
y metanol – agua del extracto etanólico serán analisados los compuestos polares que estan
presentes asi como tambien los monosacaridos.
Agradecimientos al CNPq por la beca (I.E.C.D.) y a la FAPESP por la financiacion.
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PO 67
La tutela della pizza tradizionale campana artigianale. Il contributo del
Comitato Tecnico Scientifico della Festa della Pizza – Sapori, colori e
tradizioni della Campania.
Eugenio Luigi Iorio, Cosimo Mogavero
La pizza è uno dei prodotti gastronomici italiani più famosi del mondo. Miracolo della
semplicità e della creatività, essa costituisce una preziosa risorsa economica e,
contemporaneamente, il simbolo di un modello alimentare, quello mediterraneo, che
nutrizionisti di tutto il mondo hanno indicato come il “golden standard” da seguire per una
migliore qualità della vita.
Ma cosa è la pizza? Definire in maniera esauriente questo prodotto è un’impresa
particolarmente ardua, dato l’enorme numero di variabili che entrano in gioco nella sua
preparazione. Tuttavia, tra le diverse tipologie, quella che più rigorosamente interpreta nella
forma e nella sostanza la tradizione è la pizza preparata per cottura, mediante forno a legna, di
un disco di pasta – ottenuto per lievitazione naturale di una miscela di acqua, farina e sale –
opportunamente disteso a mano e variamente guarnito con prodotti tipici di origine vegetale e
/o animale.
Questo tipo di pizza trova in Campania la sua patria di origine, la terra in cui fioriscono le sue
materie prime, la fucina sempre calda delle sue più svariate interpretazioni, la sede dei locali
di degustazione che l’hanno resa celebre in tutto il mondo e, soprattutto, i pizzaioli più esperti
e gli operatori più qualificati dell’intera filiera.
Purtroppo, l’immenso patrimonio culturale di sapori, colori e tradizioni che la pizza
campana reca con sé è continuamente minacciato dalla commercializzazione di prodotti
analoghi che – pur rispondendo a standard di qualità e di sicurezza alimentare – hanno
spesso in comune solo il nome con la pizza tradizionale. La confusione che inevitabilmente
viene generata – anche nel consumatore più attento – da tale ampia offerta commerciale
contribuisce ad omologare l’immagine della pizza ad uno dei tanti prodotti anonimi da forno,
a scapito della tradizione e della tipicità, oltre che del gusto e della salubrità, con danni
potenzialmente gravissimi per l’intera economia regionale, che nella filiera della pizza
investe ingenti risorse.
Di fronte a questo quadro preoccupante, il Comitato Tecnico-Scientifico (CTS) della Festa
della Pizza di Salerno – un grande evento culturale e gastronomico ideato da Maurizio
Falcone – ha da tempo avviato un progetto ambizioso volto alla tutela dell’identità della pizza
campana artigianale intesa non solo come prodotto gastronomico in sé, ma anche come
strumento finalizzato a promuovere e valorizzare i prodotti campani tipici e di qualità
impiegati per prepararla (farina, pomodoro, olio, mozzarella, ecc.) e per accompagnarla nella
sua degustazione (verdure, vino, ecc.).
Il CTS è un gruppo di lavoro, costituito da circa 20 esperti altamente qualificati nel settore
della filiera della pizza, coordinato dal nutrizionista Eugenio Luigi Iorio (direttore scientifico)
e dal maestro pizzaiolo Cosimo Mogavero (direttore tecnico). Otto le aree di attività, della
quale l’area alimentazione e gastronomia coordinata da Francesco de Simone, professore
Ordinario di tecnologia, socioeconomia e legislazione farmaceutiche presso la Facoltà di
Farmacia dell'Università di Salerno.
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Fin dalla sua costituzione, il CTS ha promosso numerose iniziative, dalla manifestazione a
Strasburgo in difesa della cottura del forno a legna (novembre 1999) fino alla recentissima
partecipazione alla kermesse culturale e gastronomica CIBUS, a Parma (maggio 2004).
Il CTS, inoltre, rivendica il primato assoluto della produzione di tre pizze davvero singolari:
la prima verace pizza napoletana artigianale certificata al mondo secondo la norma UNI
10791:98 (Roma, 2001), una pizza completamente priva di glutine – indistinguibile dal punto
di vista organolettico da quella “normale” – per soggetti affetti da celiachia (Salerno, 2001) e
la prima pizza fitness al mondo, un prodotto nutrizionalmente bilanciato per chi svolge attività
sportiva (Rimini, 2002).
Il CTS è anche sceso in campo a tutela della pizza campana, facendo sentire la sua voce,
attraverso i media nazionali, contro le affermazioni di un gruppo di nutrizionisti americani che
voleva “bocciare”, insieme con la pizza, la dieta mediterranea (Corriere della Sera, luglio
2002). Ha anche accettato la sana competizione gastronomica in occasione della “Disfida
pizza-piadina” (Parma, novembre 2002).
Attento alle esigenze dei consumatori, inoltre, il CTS ha istituito una pagina speciale a tutela
delle sofisticazioni (“Pizza…the day after”) sul sito ufficiale della manifestazione,
www.festadellapizza.it (luglio 2000).
Infine, va sottolineato che, nel corso di ogni edizione estiva della Festa della Pizza, il CTS
promuove una serie di iniziative culturali volte specificamente alla tutela dell’identità della
pizza tradizionale campana artigianale, tra cui l’organizzazione di un’ampia area espositiva
dedicata agli operatori della filiera e una serie di appuntamenti serali a carattere monotematico
(“Tranci di cultura”).
Le iniziative ed i progetti del CTS – tra i cui i due recentissimi corsi di formazione
professionale per pizzaiolo – hanno raccolto l’apprezzamento di personalità del mondo della
cultura, dello spettacolo e della comunicazione.
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PO 68
Action Davilla elliptica methanolic extract in the cellular immune response
Iracilda Zeppone Carlosa*, Flávia Cristine Mascia Lopesa, Fernanda Pualin Benzattia,
Camila Bernardes de Andrade Carlia, Márcia Faria Marquesa, Lourdes Campanerb,
Tamara Regina Calvob, Daniel Rinaldob, Wagner Vilegasb
a
Departamento de Análises Clínicas, Faculdade de Ciências Farmacêuticas, Universidade
Estadual Paulista, CP 502, CEP 14801-902, Araraquara, São Paulo, Brasil. b
Departamento de Química Orgânica, Instituto de Química, Universidade Estadual Paulista,
Araraquara, São Paulo, Brasil [email protected]
Plants have contributed in a significant way to the treatment of most of the diseases. In the
current days, about 25% of the medicines used in the industrialized countries are direct or
indirectly, obtained from superior plants.
Considering the therapeutic importance of the medicinal plants, the immunological activity of
the methanolic extract of Davilla elliptica was evaluated. The phytochemical study was also
performed.
In every stage of the immune response macrophages are involved and they can release many
compounds such as hydrogen peroxide (H2O2), nitric oxide (NO) and tumor necrosis factor-α
(TNF-α). Macrophages stimulation was evaluated by the determination of H2O2, NO and
TNF-α in peritoneal macrophages cultures of mice in the presence of the D. elliptica
methanolic extract. In all tests were utilized IC50 determined by MTT assay.
In this study were found among others, flavonoids derivated from quercetin and mirecetin and
tannins. The production of H2O2 wasn't very expressive, but the methanolic extract presented
a significant effect on NO and TNF- α production, releasing 28 μmols of NO and 140 units of
TNF- α. A relationship among the synthesis of NO and TNF-α was observed. The increase of
NO production is related with the induction of proinflammatory cytokines like TNF-α.
Analysing the results, it is suggested that methanolic extract of D. elliptica can modulate
macrophage activation.
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PO 69
Inhibition of lps-induced no production by alchornea glandulosa
Flávia Cristine Mascia Lopesa, Tamara Regina Calvob, Wagner Vilegasb, Iracilda
Zeppone Carlosa*
a
Departamento de Análises Clínicas, Faculdade de Ciências Farmacêuticas, Universidade
Estadual Paulista, CP 502, CEP 14801-902, Araraquara, São Paulo, Brasil;
[email protected]; bDepartamento de Química Orgânica, Instituto de Química,
Universidade Estadual Paulista, Araraquara, São Paulo, Brasil
Since medicine exists, the medicinal plants are present. Natural substances obtained from
animals, vegetables and minerals have been the source of many known organic molecules.
However, plants have contributed in a significant way to treatment of several diseases.
The importance of the immunological system for the human survival, together to the high
consumption of medicinal plants by population and the search for substances derived from
plants by pharmaceutical industries motivate the development of chemical and biological
strategies for the discovery of new active substances.
The biological activities of nitric oxide (NO) are numerous and complex. NO depending of
concentration protects against many bacterias and parasites, helps to fight several viral
infections, and is implicated in the control of malignancies. On the other hand it might also
promote tumor angiogenesis, metastasis, tissue destruction and several diseases. The aim of
this work was the study of Alchornea glandulosa action in the immune system, especially the
inhibitory activity of NO production in lipopolysaccharide (LPS)-activated macrophages. The
viability of LPS-activated murine macrophages was evaluated by the MTT colorimetric
technique using tetrazolium salt.
Phytochemical studies were also performed showing especially phenolic compounds. The
methanolic extract from Alchornea glandulosa was found to exhibit inhibitory activity of NO
production in LPS-activated macrophages ( 27% to 98%) depending to the concentration of
the samples. Favorably, good viability levels were observed in the tested concentrations,
always higher than 75% in most of the samples, allowing the development of all experiments.
These results are very important since inhibitory agents that can decrease NO production are
potentially useful in the treatment of several situations associated with the overproduction of
this mediator, including septic shock, neurodegenerative disorders and inflammation.
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PO 70
Attività anti-proliferativa di costituenti fenolici della corteccia di Yucca
schidigera
M.L Balestrieria, C. Balestrieria, F. Felicea, P. Montorob, W. Oleszekb, S. Piacenteb, C.
Pizzab
Dipartimento di Biochimica e Biofisica, Seconda Università di Napoli, Italia
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università di Salerno, Fisciano (Sa), Italia
Il resveratrolo (3, 4, 5-triidrossistilbene), una fitoalessina naturale presente nell’uva ed in
alcune piante medicinali, è un composto noto non solo per le sue proprietà antiossidanti ma
anche per le sue proprietà anti-proliferative ed anti-angiogenetiche. Esso, infatti, inibisce la
neovascolarizzazione in vivo indotta dal Vascular Endothelial Growth Factor (VEGF) [1], un
fattore di crescita critico nei processi di angiogenesi, proliferazione cellulare, permeabilità
vascolare e nella patogenesi del sarcoma di Kaposi (KS) [2] associato con la sindrome HIV.
Alcuni composti stilbenici correlati al resveratrolo isolati dalla corteccia di Yucca schidigera
[3], il trans-3,3 ,5,5 -tetraidrossi-4 -metossistilbene, e gli yuccaoli A, B e C, tre nuovi
composti naturali caratterizzati da un’ insolita spirostruttura, hanno mostrato un’elevata
attività antiossidante [4]. Nostri studi preliminari hanno messo in luce che tali composti, così
come altri antiossidanti naturali quali flavonoidi e carotenoidi [5,6], inibiscono la sintesi del
Fattore di Attivazione Piastrinico (PAF) in cellule endoteliali durante stress ossidativo e
favoriscono la produzione di mediatori lipidici analoghi.
Il PAF oltre ad essere un potente mediatore di processi infiammatori, allergici e di patologie
cardiovascolari, è anche un induttore dell’ angiogenesi e della motilità cellulare [7]. Nel
presente lavoro abbiamo studiato le proprietà anti-proliferative ed anti-infiammatorie dei
composti polifenolici isolati da Y. schidigera, yuccaolo A-B-C, trans-3,3 ,5,5 -tetraidrossi4 -metossistilbene e resveratrolo in cellule KS in coltura. In particolare, abbiamo studiato
l’effetto di tali composti sulla biosintesi di PAF e sulla proliferazione cellulare indotta da
stimolazione con VEGF. I risultati hanno indicato che tutti i composti isolati da Y. schidigera
bloccano la sintesi di PAF inibendo l’enzima principale della sua via biosintetica, l’acetilCoA: acetiltrasferasi (AT). In particolare, tra i vari composti saggiati, yuccaolo A, B, C
sembrano avere le più spiccate proprietà anti-infiammatorie ed anti-proliferative in quanto
sono i più attivi sia nel favorire la produzione di analoghi del PAF mediante l’enzima PAFdipendente transacetilasi (TA), sia nell’inibire la proliferazione cellulare indotta dal
trattamento con VEGF.
1. Brakenhielm E., Cao R., Cao Y., Suppression of angiogenesis, tumor growth, and wound healing by
resveratrol, a natural compound in red wine and grapes, FASEB J, 2001, 15:1798-1800.
2. Masood R., Cai J., Zheng T., Smith D.L., Naidu Y., Gill P.S. Vascular endothelial growth factor/vascular
permeability factor is an autocrine growth factor for AIDS-Kaposi sarcoma. Proc. Natl. Acad. Sc.i USA, 1997,
94:979-984.
3. Oleszek W., Sitek M., Stochmal A., Piacente S., Pizza C., Cheeke P. Resveratrol and other phenolics from the
bark of Yucca schidigera, J. Agric. Food Chem., 2001, 49:747-752.
4. Piacente S., Montoro P., Oleszek W., and Pizza C. Yucca schidigera Bark: Phenolic Constituents and
Antioxidant Activity. J. Nat. Prod. 2004, 67:882-885.
5. Balestrieri M.L, Castaldo D, Balestrieri C, Quagliuolo L, Giovane A, Servillo L. Modulation by flavonoids of
PAF and related phospholipids in endothelial cells during oxidative stress. Journal Lipids Research. 2003,
44:380-387.
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6. Balestrieri M.L., Nicolaus B., Pari P., Schiano Moriello V., Strazzullo G., Iorio E.L., Servillo L., Balestrieri
C., and De Prisco R. Lycopene in association with -tocopherol or tomato lipophilic extracts enhances the acylPAF biosynthesis in endothelial cells during oxidative stress. Free Rad. Biol. Med., 2004, 36:1058-1067.
7. Bussolino F., Arese M., Montrucchio G., Barra L., Primo L., Sanavio F., Aglietta M., Ghigo D., RolaPleszczynski M., Bosia A., Albini A., Camusi G: Platelet-activating factor produced in vitro by Kaposi’s
sarcoma cells induces and sustains in vivo angiogenesis. J Clin Invest 1995, 96:940-952.
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PO 71
Attivita’ antiinfiammatoria di estratti di Sclerocarya birrea
S. Sosa1, R. Della Loggia1, A. Tubaro1, A. Braca2, I. Morelli2, R. Sanogo3, C. Pizza4
1
Dipartimento di Economia e Merceologia, Università di Trieste, Trieste, Italia
2
Dipartimento di Chimica Bioorganica e Biofarmacia, Università di Pisa, Pisa, Italia
3
Departement Medecine Traditionelle, INRSP, Bamako, Mali
4
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università di Salerno, Fisciano (SA), Italia
Sclerocarya birrea (A. Rich.) Hochst. (Anacardiaceae) è una specie arborea diffusa
nell’Africa meridionale, dove è utilizzata nella medicina tradizionale per il trattamento di
varie situazioni patologiche di origine infiammatoria e batterica, disturbi gastrointestinali,
ipertensione ed iperglicemia (1-2). Studi farmacologici hanno confermato le proprietà
antiinfiammatorie, antibatteriche ed ipoglicemizzanti della corteccia o delle foglie di S. birrea
(1-2). Tuttavia, sebbene alcuni derivati fenolici delle foglie hanno rivelato un’azione
antiossidante (3), non è stata dimostrata l’azione antiinfiammatoria di tali parti della pianta.
Pertanto, seguendo la tecnica del frazionamento guidato dal saggio biologico, le foglie di S.
birrea sono state sottoposte ad uno studio volto a verificarne l’attività antiinfiammatoria
topica.
Mediante macerazione sequenziale delle foglie con solventi a polarità crescente (etere di
petrolio, cloroformio, cloroformio-metanolo (9:1 v/v) e metanolo), sono stati ottenuti quattro
estratti secchi di cui è stata valutata l’attività antiinfiammatoria topica al test di inibizione
dell’edema da olio di Croton nel padiglione auricolare del topo. Alla dose di 300 µg/cm2,
ciascun estratto ha indotto una significativa riduzione dell’edema, compresa tra il 32%
(estratto cloroformio-metanolico) ed il 66% (estratto cloroformico). Come riferimento, il
farmaco antiinfiammatorio non steroideo indometacina (100 µg/cm2) ha ridotto l’edema del
56%. Mediante frazionamento su colonna di gel di silice, dall’estratto cloroformico, il più
attivo, sono state separate nove frazioni (I-IX) che, alla dose di 50 µg/cm2, sono state in grado
di indurre un’inibizione dell’edema compresa tra il 25% ed il 41%. Le frazioni più attive (II,
III e VIII) sono state ulteriormente separate su colonna RP-18, ottenendo undici subfrazioni
che, alla dose di 50 µg/cm2, hanno provocato una riduzione della risposta edematosa
compresa tra il 44% ed il 55%. Attualmente è in corso lo studio fitochimico delle frazioni e
subfrazioni più attive, volto ad individuare i principi antiinfiammatori delle foglie di
Sclerocarya birrea.
1.
2.
3.
Ojewole J.A. Evaluation of the anti-inflammatory properties of Sclerocarya birrea (A. Rich,) Hochst.
(family: Anacardiaceae) stem-bark extracts in rats. J. Ethnopharnacol., 85,217-220, 2003.
Ojewole J.A. Hypoglycemic effect of Sclerocarya birrea [A. (Rich.) Hochst.] [Anacardiaceae] stem-bark
aqueous extract in rats. Phytomedicine, 10, 675-681, 2003.
Braca A., Politi M., Sanogo R., Sanou H., Morelli I., Pizza C., De Tommasi N. Chemical composition and
antioxidant activity of phenolic compounds from wild and cultivated Sclerocarya birrea (Anacardiaceae)
leaves. J. Agric. Food Chem., 51, 6689-6695, 2003.
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PO 72
Secondary metabolites from Parinari campestris (chrysobalanaceae)
Ayman Abdel-Razik1, Alessandra Braca1, Jeannette Blanco de Méndez2, Nunziatina De
Tommasi3, Ivano Morelli1
1
Dipartimento di Chimica Bioorganica e Biofarmacia, Università di Pisa, Via Bonanno 33,
56126 Pisa, Italy. 2Grupo de Productos Naturales. Centro de Química Orgánica. Escuela de
Química. Facultad de Ciencias, Universidad Central de Venezuela Apartado de Correos
47102. Caracas 1020 A, Venezuela 3Dipartimento di Scienze farmaceutiche, Università di
Salerno, Via Ponte Don Melillo, 84084 Fisciano (SA), Italy
Plants of the genus Parinari (Chrysobalanaceae family) have been used in several countries to
treat different diseases for the presence of ent-kaurene and nor-kaurene diterpenes [1]. Only
few species of the genus Parinari have been studied so far [1, 2, 3] and recently our group
described the isolation of twenty new kaurane–type diterpenes having a potential anticancer
activity from P. sprucei Hook f. leaves [4].
The phytochemical study of aerial parts of P. campestris Aublet, Pl. Guiane, a tree growing in
the Amazon forest of Venezuela, was carried out to isolate and identify its secondary
metabolites and to correlate them with the others previously characterized from different
Parinari species.
The plant material (470 g) was defatted with n-hexane and then extracted at room temperature
for 48 h with CHCl3, CHCl3-MeOH (9:1), and MeOH, by exhaustive maceration to give 1.5 g,
5.0 g, 5.5 g, and 10.0 g of the respective residues.
The extracts obtained were separately submitted to different chromatographic techniques such
as silica gel column chromatography, Sephadex LH-20, RP-HPLC to give five kaurane-type
diterpenes, namely, 13-hydroxy-15-oxozoapatlin, 10α,13α,16α,17-tetrahydroxy-9α-methyl15-oxo-20-nor-kauran-19-oic acid γ-lactone, 2α,10α,13α,16α,17-pentahydroxy-9α-methyl15-oxo-20-nor-kauran-19-oic acid (19,10)-lactone, 3α,10α,13α,16α,17-pentahydroxy-9αmethyl-15-oxo-20-nor-kauran-19-oic acid γ-lactone, and 1β,16α,17-trihydroxy-ent-kaurane,
previously isolated also from P. sprucei [4] and three phenolic derivatives, namely
protocatechuic acid, quercetin 3-O-α−L-rhamnopyranoside, and kaempferol 3-O-(t-pcoumaroyl)-β−D-glucopyranoside. The structures of the compounds were established by high
resolution NMR (1H-, 13C-, 13C-DEPT, 1D-TOCSY, 1D-ROESY, HSQC, HMBC, DQFCOSY) and ESI-MS. The identification of some other phenolic, -ionone, and diterpene
derivatives is still in progress.
1. Lee IS, Shamon LA, Chai HB, Chagwedera TE, Besterman JM, Farnsworth NR, Cordell GA, Pezzuto JM,
Kinghorn AD. Chem-Biol Interact 1996; 99: 193.
2. Garo E, Maillard M, Hostettmann K, Stoeckli-Evans H, Mavi S. Helv Chim Acta 1997; 80: 538.
3. Uys ACU, Malan SF, van Dyk S, van Zyl RL. Bioorg Med Chem Lett 2002; 12: 2167.
4. Braca A, Armenise A, Morelli I, Mendez J, Mi Q, Chai HB, Swanson SM, Kinghorn AD, De Tommasi N.
Planta Medica 2004; 70: 540-550.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 73
Neurophysiological Studies of
(Malpighiaceae) in DBA/2J Mice
Heteropteris
glabra
Hok.
&
Arn.
Gabriella Galiettaa, Giusi Giuliania, Alberto Loizzoa, Anibal G. Amatb, Emiliano
Fumagallib, Vincenzo De Feoc*, Emilia Quarantac, Lidia Paladinoc, Anna Capassoc
a
Istituto Superiore di Sanità, Viale Regina Elena 299, 00161 Roma, Italia; bDepartamentos
de Biologia y Farmacia, Facultad de Ciencias Extactas, Quimicas y Naturales; Universidad
Nacional de Misiones, F. de Azara 1552 CP 3300, Posadas Misiones, Argentina;
c
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Salerno, via Ponte don
Melillo, 84084 Fisciano (Salerno), Italia
Fruits of Heteropterys glabra (Malpighiaceae) are used in folk South-American medicine as a
sedative and anxiolytic agent. In present research, we studied neurophysiological effects of
the plant. Ethanolic extract was assayed in DBA/2J mice in order to evaluate sleep
wakefulness cycle, electroencephalogram (EEG) and visual evoked potentials (VEP) response
to flash stimulation at two intensities and two frequencies.
DBA/2J male mice weighting 25-30 g (Charles River, Italy) were used for the experiment.
Animals were housed in trasparent plastic cages, under standard animal room conditions (free
access to food and water, 12-h light/dark cicle, ambient temperature of 21° C). Chronic
electrode implantation was performed after general anaesthesia with a mixture of ketamine
(32 mg/kg) and xylazine (20 mg/kg) intraperitoneal, and local anaesthesia (xylocaine 2%, 0.1
mL subcutaneous). To record brain electric potentials, electroencephalogram (EEG) and
visual evoked response (VEP), four epidural stainless steel electrodes were implanted (right
and left anterior: 1.3 mm anterior to bregma and 1.5 mm lateral to sagittal suture, and right
and left posterior: 3 mm posterior to bregma and 2.5 lateral to sagital suture) the animals were
allowed a recovery of 1 week before recording session began.
The two traces, i.e. cortical and trigger were recorded on a STAC real-time analyser
(Toenisvorst, Germany), after preamplification (x1000) of biologic signals, and all were
oversampled at 2.9 MHz, with 20 bit A/D conversion, followed by re-sampling at 2.56 kHz,
in order to avoid aliasing phenomena. Signals were recorded also on a GWI (Somerville, MA,
USA) system, set up by Analysa (Cuneo, Italy). Cycles of light flashes were also performed,
through acoustically insulated Grass PS22 lamp. Responses to flash were recorded both at
beginning and at the end of the particles session, and averaged in real time. These consisted of
f-VEP evoked by 60 consecutive flashes, with interstimulus interval of 1 s. The experiment
was approved by the Bioethical Committee of the Italian National Health Institute, by the
Italian Ministry of Healt (Dec n.72/99-B).
EEG and visual evoked potentials were recorded in free-moving mice kept in a cage endowed
with a piezoelectric microphone to evaluate their movement, and EEG was recorded for 30
minutes. At the end of recording period, flash-visual evoked potentials were recorded at two
luminance levels (118.2 and 472.8 mcd/m2*s= mcandles/ m2*s) and at two frequencies (1
and 0.2 Hz). The flash stimulation was supplied by a Grass Instruments PS22 photic
stimulator model. Intensity calibration for the different conditions were obtained using a
photometer (International Light, IL 1700, reverse biased integrating mode) fitted with a
photopic filter and a luminance head.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
The mice were then treated with drug (35 up to 700 mg/kg per gavage, intended as plant
weight per kg body weight) and they were again recorded for five further sessions every 30
min (10 min EEG plus VEP). Standard FFt analysis was performed on at least 5 minutes
continuous EEG, devoid of movement artifacts, and mean spectral plots were built plus or
minus standard error, from 1 to 512 Hz, with 2.5 Hz discrimination, for monitoring effects
induced by drug on EEG spectral content. Standard FFT analysis was performed on the
recording periods of 10 min contiguous periodograms of 128 points were built, with 90%
overlapping, and were recorded on the graph as a line, with colours scale representing relative
power. Low power was represented by dark colour, blue, green, red and yellow representing
in order, high power. To analyse brightness and chromatic tonal range of the spectrum, we
performed a quantitative distribution of pixels in histogram representation using a graphic
program (Adobe Photoshop version 7.0).
The administration of the EtOH extract of H. glabra fruits, in doses related to those employed
in folkloric practices, affected all three evaluated parameters: (i) sleep wakefulness cycle; (ii)
EEG and (iii) Visual evoked potentials.
H. glabra extract induced a diminution of spontaneous motor activity at all doses. However,
this behavioural effect is not accompanied by a decrease in the power of EEG theta (5-7 Hz)
frequencies, but by an increase not significant. EEG analysis showed a dose-dependent
diminution of high frequency waves (40 to 45 Hz) (P<0.001). Analysis of ripples (very high
frequencies) (between 100 and 500 Hz) showed a diminution of “ripples” for the all duration
of recording, significant for doses above 35 mg/kg. Visual evoked potentials showed a doserelated delay of the latency. This was particularly evident in all doses one hour after dosing
and lasted for at least one further hour. Average latency delay was varied from 4-5 msec with
lower doses, up to 10-15 msec with higher doses. The general effect was of a depressantsedative type on the nervous and visual systems, starting 30-60 min after oral administration
and lasting for at least two hours.
The reduction of motor activity together with the alterations of EEG parameters suggest also
the possibility that the studied plant mat act have also anxiolytic properties, thus confirming
experimentally the traditional use of the fruits of H. glabra.
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PO 74
Studio fitochimico della pianta ecuadoriana Schistocarpha eupatorioides
Gianluca Gilardoni, Ximena Chiriboga, Maria Elena Maldonado, Daniele Merli,
Giovanni Vidari e Paola Vita Finzi
Università degli Studi di Pavia; Dipartimento di Chimica Organica; Via Taramelli, 10;
27100 Pavia (ITALIA) - [email protected]
L’estratto in diclorometano della pianta ecuadoriana Schistocarpha eupatorioides, mai
precedentemente riportata nella letteratura chimica, è stato ripartito tra pentano ed acetonitrile.
Si sono così ottenute due soluzioni ed una parte insolubile, separata per filtrazione come
precipitato della fase acetonitrilica. La fase in pentano è stata evaporata a pressione ridotta ed
il residuo, distillato in corrente di anidride carbonica, ha fornito una miscela di costituenti
terpenici volatili. Questi sono stati caratterizzati tramite GC/MS e per confronto dei
corrispondenti indici di Kovats. Il precipitato filtrato è stato ripetutamente frazionato per
cromatografia, sia su gel di silice che su fase inversa C-18, ottenendo numerosi metaboliti
secondari, caratterizzati tramite spettroscopia NMR, spettrofotometria IR e spettrometria di
massa. Tra questi sono stati individuati lo stigmasterolo, il sitosterolo, i rispettivi esteri con
acidi grassi saturi ed insaturi nonché i nuovi esteri di tali acidi con un alcol monoterpenico
(diidrogeraniolo o diidronerolo). Sono stati inoltre isolati i prodotti di condensazione tra i
suddetti steroli, un monosaccaride (probabilmente glucosio) ed uno o più acidi grassi saturi.
L’estratto totale della pianta è stato sottoposto a test in vitro di antiproliferazione di diverse
linee cellulari tumorali umane, senza tuttavia riscontrare attività significativa.
H
H
O
O
R
H
R'O
R = alchil
H
H
H
H
R'O
R’ = H
R’ = acil
R’ = acilglucosil
H
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PO 75
Metaboliti bioattivi da Securinega virosa
A. Vassallo, R. Sanogo, G. Cioffi, F. Dal Piaz, F. De Simone, A. Vanella*, A. Russo.* , N.
De Tommasi
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Salerno, Via Ponte Don
Melillo 84084, Fisciano, Salerno, Italia; [email protected]
*Dipartimento di Chimica Biologica, Chimica Medica e Biologia Molecolare, Università
degli Studi di Catania, v.le A. Doria 6 95125-Catania, Italia.
Nella nostra ricerca in corso su nuovi metaboliti bioattivi da piante Euphorbiaceae che
crescono nei territori del Malì e al confine Sahelo-Sudaniano, abbiamo studiato le parti aeree
di Securinega virosa (Roxb. ex Willd.).
Il presente lavoro è volto allo studio bio-assay oriented della Securinega virosa.
Le parti aeree della pianta sono state sottoposte ad estrazione con solventi a polarità crescente
(esano, cloroformio, cloroformio-metanolo, metanolo). In un primo screening per l'attività
antiossidante, misurata attraverso la capacità di spegnere il radicale stabile 1,1-difenil-2-picril
idrazile, DPPH, l'estratto metanolico mostrava un’interessante attività. L’isolamento dei
principali metaboliti secondari presenti in questo estratto è stato ottenuto, attraverso l’impiego
di diverse tecniche cromatografiche (CC, Sephadex LH-20, MPLC, HPLC), la
caratterizzazione strutturale mediante tecniche spettroscopiche (1D e 2D-NMR, MS, UV).
Tutte le frazioni ottenute esibivano interessanti proprietà antiossidanti, espresse dalla capacità
di agire da "free radical scavenging" nei confronti del radicale DPPH e dell'anione
superossido, ma due frazioni in particolare manifestavano un'attività SOD-like superiore.
Questi risultati sono stati confermati dall’effetto protettivo sul clivaggio del DNA plamidico,
pBR322, indotto dalla UV-fotolisi dell'acqua ossigenata. Utilizzando questo approccio sono
stati isolati dalle parti aeree della pianta rutina, 3-OMe-rutina, bergenina, canferolo, e alcuni
tannini tra i quali un nuovo composto naturale. I composti polifenolici sono di particolare
interesse per la capacità di modulare la produzione delle specie radicaliche dell'ossigeno
(ROS) che sono coinvolti nella genesi di diverse patologie come le malattie
neurodegenerative, l'ischemia, il diabete, il cancro e le patologie infiammatorie [4]. I risultati
ottenuti, pertanto, suggeriscono che l’attività antiossidante esplicata dai metaboliti secondari
presenti nella Securinega virosa potrebbe spiegare, in parte, l'uso di questa pianta nella
medicina tradizionale maliana.
1. Kane M. 1996 Consultation : Information sur le bétail, les pâturages et les marchés à bétail. Projet
informations rurales (MAU/94/009/DRAP/MDRE-FAO/PNUD.
2. KERHARO . J Kerharo J. et Adam J. G. (1974) Pharmacopée Sénégalaise
Traditionnelle: Plantes Médicinales et toxiques. Edit. Vigot-frères, Paris.
3. H.D. Neuwinger (2000) African Traditional Medicine. A Dictionary of plant use and applications. Medpharm
Scientific Publishers.
4. Russo A. et al.. Phytother. Res (2003) 17, 870-875.
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PO 76
Attivita’ antifungina di oli essenziali da specie mediterranee contro funghi
fitopatogeni
Camele I.1, De Feo V.2, Quaranta E.2, Rana G.1
1 Dipartimento diBiologia, Difesa e Biotecnologie Agro-Forestali, Università degli Studi
della Basilicata; 2 Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di
Salerno
Le crescenti problematiche legate alla presenza di residui di pesticidi sintetici nell’ambiente,
al loro impatto sulla salute umana ed allo sviluppo di patogeni resistenti hanno fortemente
rilanciato la ricerca di composti con nuovi meccanismi di azione. In questa ottica, anche l’uso
di pesticidi a basso impatto ambientale è diventato una priorità (Bouchra et al., 2003, Scarito
et al., 2003). I fungicidi naturali basati su oli essenziali sono così diventati un’alternativa
maggiormente sostenibile anche perchè la letteratura scientifica riguardante le loro proprietà
antifungine (Shimoni et al., 1993; Cutler et al., 1996) è divenuta più consistente e
significativa.
In questo lavoro è stata studiata l’attività inibitrice degli oli essenziali ricavati da 12 specie
vegetali mediterranee nei confronti di tre funghi fitopatogeni. Gli oli essenziali, ottenuti per
distillazione in corrente di vapore secondo le procedure standard previste dalla Farmacopea
Europea, sono stati estratti da Carum carvi L., Foeniculum vulgare Miller, Pimpinella anisum
L. (Apiaceae); Hyssopus officinalis L., Lavandula angustifolia L., Majorana hortensis L.,
Melissa officinalis L., Ocimum basilicum L., Origanum vulgare L., Salvia officinalis L.,
Thymus vulgaris L. (Lamiaceae) e Verbena officinalis L. (Verbenaceae). I funghi fitopatogeni
contro cui i suddetti oli sono stati saggiati, sono Sclerotinia sclerotiorum (Lib.) de Bary,
Fusarium oxysporum Schl. f. sp. melonis Sn. et Hans. e l’anamorfo della Botryotinia
fuckeliana (de Bary) Whetzel che arrecano spesso gravi danni alle colture agrarie ed il cui
controllo con anticrittogamici risulta difficile. Tutti gli oli sono stati saggiati in vitro tal quali
e diluiti 10, 100 e 1000 volte. In piastre Petri, contenenti come substrato nutritivo agar patata
destrosio (PDA), sono stati contrapposti ai vari oli i singoli patogeni fungini in prova e dopo
una settimana se n’è misurato l’accrescimento della colonia. Ogni tesi è stata replicata tre
volte in presenza di opportuni controlli. I risultati sono stati sottoposti ad analisi statistica
mediante l’analisi della varianza (ANOVA). Le medie risultate statisticamente diverse sono
state separate con la minima differenza significativa (MDS). In generale, tutti gli oli hanno
mostrato, ad alta concentrazione buona efficacia nel contenere lo sviluppo dei micromiceti
considerati. Alla diluizione 1/1000, S. sclerotium si è mostrata più sensibile a tutti gli oli
saggiati, con eccezione di quelli di verbena e timo; gli oli essenziali di verbena e melissa
hanno mostrato potente attività inibitoria nei confronti di F. oxysporum e quelli di melissa ed
origano contro B. cinerea. Degna di approfondimento è risultata la capacità di alcuni oli di
inibire la produzione di sclerozi delle due sclerotiniacee saggiate e, in particolare, di B.
fuckeliana. E’ in corso la caratterizzazione dei suddetti oli essenziali, al fine d’identificarne i
composti responsabili dell’attività inibitoria riscontrata nella prova.
Bouchra, C., Mohamed, A., Hassani Mina, I., Hmamouchi, M. (2003) Phytopathologia Mediterranea 42, 251.
Cutler, H. G., Hill, R. A., Ward, B. G., Rohitha, B. H., Stewart, (1996) In: Biotechnologies for improved foods
and flavours, Takeoka, G. R., Teranishi, R., Willians, P. J., Kobayashi, A., Eds., ACS, Washington, pp. 51.
Scarito, G., Salamone, A., Zizzo, G.V., Agnello, S. (2003) Notiziario sulla Protezione delle Piante 17, 147-151.
Shimoni, M., Reuveni, R., Ravid, U. (1993) Hssadeh 74, 306-308
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PO 77
Estudio fitoquímico y caracterización del aceite esencial de la especie
Lepidophylum quadrangulare del Valle de Aymaraes Apurímac – Perú
Dr Joe Hammarly Guerrero Sandoval
El presente trabajo se basa en el, además de dar a conocer los componentes activos a los que
se le atribuyen sus propiedades antitumorales y de acelerar el proceso de soldadura de huesos
rotos.
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PO 78
Evaluacion del grado de oxidación en una poblacion normal y en una
poblacion con diabetes mellitus tipo.
Castro Jorge, Lares Mary, Garzaro Gloria y Obregón Oswaldo
La peroxidación de los lípidos es un proceso complejo, en donde los ácidos grasos insaturados
reaccionan con el oxígeno molecular mediante un mecanismo de reacción en cadena vía
radicales libres, y forman hidroperóxidos los cuales son degradados a una variedad de
productos, los cuales pueden ser cuantificados por diferentes metodologías, como el caso del
4-hidroxinonenal, un producto final de la degradación de los ácidos grasos polinsaturados. El
presente trabajo fue conducido con la finalidad de establecer el grado de oxidación en una
población sana (n= 30) entre 25-35 años y en una población con diabetes tipo 2 (n=25) entre
25-50 años, para tal fin se determino la concentración de 4- hidroxinonenal como un factor de
riesgo y los siguientes parámetros de laboratorio: glicemia, colesterol, triglicérido, HDLColesterol , y LDL-Colesterol. Se determino en ambas poblaciones el 4-hidroxinonenal, por
método colorimerico con el kit comercial de Peroxidación de Calbiochem. Los resultados de
4-hidroxinonenal en la población normal oscilaron entre 2,61 y 6,83 µmol/L y en los
diabéticos de 28,99 y 73,74 µmol/L., encontrándose diferencias estadísticamente
significativas (p < 0,01) entre ambas poblaciones. Los valores de 4- hidroxinonenal,
encontrados como normales para la población estudiada van de 2,61 a 6,83 µmol/L, y valores
mayores podrían ser indicativos de riesgo adicional en estos pacientes. Adicionalmente esta
determinación es muy útil para evaluar el tratamiento con antioxidantes en estos pacientes, a
fin de proveer protección contra el desarrollo de enfermedades cardiovasculares en estos
pacientes.
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PO 79
Actividad biocida de extractos vegetales de especies etnobotánicas de la
región centro-occidente de México.
Salgado-Garciglia R.1, Calderón M.J.C.1, Serrato B.B.E.2, Bello G.M.A.3, López-Barbosa
E.C.4, Covián N.F. 1, Loeza L.P.D.1, Morales L. M.E.1, Damián B.L.M.1 y MartínezPacheco M.M.1
1
Universidad Michoacana de San Nicolás de Hidalgo. Instituto de Investigaciones
Químico- Biológicas, Edif. B-3, Ciudad Universitaria, Código Postal 58030; Morelia,
Michocán, México. [email protected] 2Centro Nacional de Investigación
Disciplinaria en Producción Sostenible-INIFAP Apdo. Postal 7-116, Álvaro Obregón,
Michoacán, México. 3Campo Experimental Uruapan-INIFAP Ave. Latinoamericana 1101,
Col. Revolución; Uruapan, Mich., México. 4U.M.S.N.H., Facultad de Biología, Edif. R,
Ciudad Universitaria; Morelia, Mich., México.
En México, uno de los países con mayor riqueza florística en el mundo, se han realizado
investigaciones que demuestran la producción de metabolitos secundarios con propiedades
biocidas (bactericidas, fungicidas e insecticidas) en numerosas especies de plantas,
destacando las que pertenecen a la familia Asteraceae, Fabaceae y Brassicaceae, entre otras.
En el presente trabajo se reportan los efectos biocidas de diferentes extractos vegetales de
especies etnobotánicas de la región centro-occidente de México, de las cuales se ha
demostrado el efecto fungicida y bactericida de los extractos de raíces de Heliopsis longipes
‘A. Gray’ Blake (chilcuague) y Acmella oppositifolia Jacq. (botón de oro); de hojas y tallos de
Tagetes lucida Cav. (Santa María), Satureja macrostema ‘Benth’ Briq. (nurite), Artemisia
ludoviciana Nutt. (estafiate); y de hojas, tallo y flores de Helenium mexicanum H.B.K.
(cabezona). En bioensayos in vitro se ha comprobado que éstos inhiben el desarrollo de
hongos fitopatógenos del género Colletotrichum, Fusarium, Verticilum y Phytophthora, y de
hongos patógenos de humanos como Candida albicans, Trichophyton rubrum, Sporothrix
schenkii y Mucor cercinelloides; asimismo, inhiben el crecimiento de ciertas bacterias como
Salmonella sp., Escherichia coli, Shigella sp., Staphylococcus aureus y Streptococcus sp.
Se ha comprobado que algunos de estos extractos poseen también propiedades insecticidas
como el de raíces de H. longipes y de flores de H. mexicanum, ya que mostraron porcentajes
de mortalidad mayores al 70% en Acanthoscelides obtectus (gorgojo), Epilachna varivestis
(conchuela de frijol) y larvas de Culex stigmatosoma (mosquito).
Los resultados muestran el potencial biocida de estas plantas, de las cuales algunos
metabolitos ya se han dilucidado y otras se analizan para conocer sus principios activos y las
CL50.
Agradecimiento: Proyectos CIC/2.1 MPM y CIC/2.10 SGR (UMSNH).
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 80
Efecto de la aplicación intradérmica del extracto de Cynara Scolimus en la
obesidad localizada
Bedolla-P CJ1, Rojas-A M1, Martínez-O H1, Rivas-V JF.2
1
Posgrado en Acupuntura y Fitoterapia, Universidad Autónoma Metropolitana –
Iztapalapa. E-mail: [email protected]; 2 Universidad Autónoma
Metropolitana – Iztapalapa, Departamento de Ciencias de la Salud.
OBJETIVO: La obesidad es un factor de riesgo en diversas enfermedades y se estima que un
21% de la población mexicana la padece. Diversos tratamientos de la obesidad no ofrecen
resultados apropiados, tanto en la disminución de la grasa corporal como en la reducción del
panículo adiposo en sitios específicos. La mesoterapia es un tratamiento empleado en diversas
enfermedades el cual consiste en la aplicación intradérmica o subcutánea de diversos
medicamentos. Se ha empleado el extracto de Cynara Scolimus en mesoterapia dado su efecto
lipolítico, además de un efecto hipocolesterolemiante; sin embargo, no existen estudios
controlados a este respecto. MÉTODO: Se realizó un estudio experimental, longitudinal y
prospectivo con 28 personas que asistían a un servicio médico universitario y solicitaron su
participación en el estudio. Se asignaron en forma aleatoria 14 pacientes al grupo de
tratamiento y 14 al grupo control. Se evaluaron el índice de masa corporal (IMC), índice
cintura/cadera (ICC), y circunferencias abdominales alta (CAA), media (CAM) y baja (CAB)
a las 3 y 6 semanas de tratamiento. Los resultados se analizaron por el método de la varianza
1. RESULTADOS: Se encontraron diferencias significativas entre el grupo tratado y el grupo
control en el IMC, ICC, CAA, CAM desde la tercera semana de aplicación del tratamiento.
CONCLUSIÓN: La aplicación del extracto de Cynara Scolimus en mesoterapia permite la
reducción localizada del panículo adiposo. Se sugiere la aplicación del extracto de Cynara
Scolimus combinado con otros fármacos, o la aplicación del extracto en puntos de acupuntura
para tener en forma probable mayor reducción del panículo adiposo.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 81
Evaluación de la acción de extractos de plantas nativas del Río de la Plata
en lesiones bucales.
Forte L.* y Sharry S.**
*Universidad Nacional de La Plata, Calle 55 Nro, La Plata (1900), [email protected]
**CEPROVE,FCAyF, UNLP.CICPBA. CC31 ,La Plata (1900), [email protected]
En la cavidad bucal, como en otras partes del cuerpo, la capacidad de regeneración de un
tejido lesionado varía mucho. Reparación es un término global que incluye tanto la
regeneración como los procesos mediante los cuales el tejido lesionado es reemplazado por
células disímiles. Existe gran variedad de patologías que pueden afectar la mucosa bucal.
Entre ellas nos abocaremos a lesiones frecuentes como las úlceras aftosas caracterizadas por
ulceraciones superficiales en la túnica interna del labio, mejillas, lengua, piso de la boca
paladar y encías, siendo muy dolorosas. Por otro lado, las boqueras o queilitis y queilosis
angulares caracterizadas por fisuración, grietas, ardor y sequedad de las comisuras de la boca.
Diversas plantas medicinales se han utilizado por su actividad cicatrizante o regenerativa.
Dentro de un proyecto de estudio de plantas nativas del Río de La Plata, se intenta evaluar el
uso de las mismas en odontología. La utilización de plantas medicinales en patologías bucales
es un área poco investigada. La fitoterapia puede ser una opción a las tratamientos de
odontología tradicional, en determinandas dolencias. Erythrina crista-galli L. (Leguminosae)
es una especie vegetal popularmente conocida como “seibo”, “ceibo”, “ceibo colorado”,
“zuinandí” o “coral tree”, es un árbol generalmente de poca altura El origen del nombre
proviene del griego, erythrina (rojo) y crista-galli que alude al tono del rojo de la cresta del
gallo. Esta especie está distribuida en el Sur de Brasil, Paraguay, Uruguay y en la Argentina
en las provincias de: Jujuy, Salta, Tucumán, Santiago del Estero, Formosa, Chaco, Misiones,
Corrientes, Entre Ríos, Santa Fe y Buenos Aires. Forma seibales en lugares inundables,
bordeando ríos y arroyos, sobre todo en las islas del delta del Río Paraná, llegando hasta el
Río de La Plata. Se cultiva como planta ornamental en zonas templadas de nuestro país. El
cocimiento y maceración de la corteza y de las hojas es utilizado en medicina popular, que le
atribuye propiedades antiinflamatorias, narcóticas y sedantes, mencionándose también su uso
como emoliente y antitusivo. Externamente se aplica como desinfectante y cicatrizante de
heridas y úlceras. En otras investigaciones se hace referencia a la actividad antimicrobiana de
E. crista-galli. Los estudios fitoquímicos realizados con esta especie reportaron el aislamiento
de pterocarpanos, alcaloides, flavonoides y cafeil derivados. Huang y Liou (1997) aislaron de
las hojas de esta planta seis triterpenos conocidos, un fitoesteroide y su glucósido y un
glucósido flavonoide. Se están ensayando extractos alcohólicos y acuosos de diferente
concentración, con el propósito de evaluar las propiedades cicatrizantes, analgésicas y
antiinflamatorias de esta especie medicinal. Los resultados están siendo evaluados, pero hasta
el momento la respuesta de los tratamientos es altamente positiva.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 82
Induction of apoptosis on hepatoma cell lines by an 5-alkyl(en) resorcinol
from Lithraea molleoides
Luciana Barbini1, M. Julieta Ruffa1, Paula López2, Laura Cogoi2, Virginia Martino2,
Graciela Ferraro2 Rodolfo Campos1, Lucía Cavallaro1
1
Cátedra de Virología, 2 Cátedra de Farmacognosia, Facultad de Farmacia y Bioquímica,
Universidad de Buenos Aires. Junín 956, 2 y 4 Piso. Buenos Aires. (1113), Argentina. email: [email protected].
Since cell homeostasis depends on the balance between proliferation and apoptosis, effective
compounds inducing apoptosis appear to be a relevant strategy to suppress tumor growth.
Hepatocellular carcinoma is the most common solid organ tumor in the world and is
responsible for a million deaths per year. Many compounds contained in plant extracts exhibit
the capability to regulate cell activities and have anti-tumor potential. Lithraea molleoides
(Vell.) Engl. (Anacardiaceae), commonly known as “chichi” or “molle de Cordoba”, is a tree
that grows in South America, specially in Argentine, Brazil and Uruguay and is well known
by rural people of these countries as: antiarthritic, hemostatic, diuretic, tonic and useful for the
treatment of respiratory diseases. Previous investigations on different extracts of this plant
have reported antiviral and antimicrobial activities.
The dichloromethane extract from leaves of L. molleoides present cytotoxic activity on human
hepatocellular carcinoma cell lines [HepG2 (IC50 ± S.D. = 68 ± 2 µM/mL) and Hep3B (IC50 ±
S.D. = 44.7±24.8 µM/mL)] by the MTT assay. An 5-alkyl(en)resorcinol “1,3-dihydroxy-5(tridec-4’,7’-dienyl) benzene” was isolated by bioassay-guided fractionation from the
dichloromethane extract. To determine if the detected cytotoxic effect of the 5 alkyl-(en)resorcinol on HepG2 and Hep3B (by the MTT assay), was due to programmed cell death, in
this work, we determined if the addition of this purified compound induced apoptosis in both
cell lines: HepG2 and Hep3B (deleted p53). These cell lines were treated with the ED50 and
ED90 of this compound, calculated by the cytotoxicity assay, for 24 hours. To analyze if this
compound induced morphological changes typical of apoptosis, the treated cells were studied
under contrast phase microscopy. Apoptosis was determined by acridine orange and
propidium iodide staining, detection of DNA fragmentation on agarose gels and DNA content
by flow cytometry. Compared with the control cells the treated ones showed significant
morphological changes typical of apoptosis and all compatible with programmed cell death.
The treated cells stained with acridine orange and propidium iodide showed a greater
percentage of red cells that corresponded to the ones with altered cytoplasmic membrane (late
apoptotic and necrotic). The green cells, predominant in the control preparations corresponded
to live or early apoptotic hepatocytes with intact plasma membrane. Also, both cell lines
showed the characteristic DNA fragmentation of apoptosis in agarose gels, exhibiting a ladder
of DNA fragments multiple of 200 base pairs. The typical hypoploid population or subG0
peak corresponding to cells with low DNA content was detected when the treated cells were
subjected to cytometry analysis. In conclusion, based on these results, the 5 alkyl-(en)resorcinol isolated from L. molleoides can exert its cytotoxic effect in these hepatocellular
carcinoma cell lines through apoptotic cell death. The fact that Hep3B cells have mutated p53
suggests that in these cells apoptosis induced by this compound proceeds by a p53
independent pathway. Further analysis will be done to elucidate the intracellular pathways
that mediate apoptosis in both cell lines.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 83
Detection of antiviral activity in Erythrina species extracts from Cuba.
María Cecilia Goñi1, María Victoria Tuttolomondo1, Osmín Gordo-Alvarez2, José
Antonio González-Lavaut2, Sylvia Prieto-González2 , Rodolfo Campos1, Lucía
Cavallaro1.
1
Cátedra de Virología. Facultad de Farmacia y Bioquímica, Universidad de Buenos Aires.
Junín 956, 4 Piso. Buenos Aires. Argentina (1113). E-mail: [email protected]
2
Centro de Química Farmacéutica. Calle 200 esq 21, Atabey, Playa, Ciudad de la Habana.
Cuba.
Different species of Erythrina genus (Papilionaceae) grown in the eastern (Pinar del Rio) and
central part (Cienfuegos) of Cuba, with a vegetation rich in endemisms and biodiversity.
These plants are used in popular medicine for treatment of infectious syndromes. In the search
of natural compounds with antiviral activity, four crude extracts of species: E. cubensis C. Wr
(piñón de sierra), E. fusca Lour. (piñón), E. grisebachii Urb. (piñón real) and E. poeppigiana
(Walp.) O.F. Cook (búcare) were evaluated in vitro against herpes simplex type 1 (HSV-1),
herpes simplex type 2 (HSV-2), poliovirus type 1 (PV-1) and vesicular stomatitis virus
(VSV). Decoctions and methanol extracts of bark of each selected species were used for
detection of antiviral activity in Vero cells system, by viral cytopathic effect inhibition (ECP)
and plaque reduction assays. For each preparation, cytotoxicity was) previously determined
(MNCC. In this study, none of the extracts showed inhibitory effect against VSV. Two
methanol extracts, E. cubensis and E. fusca presented antiviral activity against HSV-1, HSV-2
and PV-1. We detected weak anti PV-1 activity in decoction of E. grisebachii and E.
poeppigiana. The active extracts were selected for bioassay guided fractionation to isolate the
compound/s responsible/s for the antiviral activity. In addition, there is no reported
phytochemistry composition of these species, specially of E. cubensis.
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PO 84
Descripción Etnobotánica y Estudio de la Actividad Antibacteriana,
Antimicótica Y Citotoxicidad de los Extractos Totales de Cinco Especies
Vegetales Nativas de la Provincia de Loja: Baccharis Genistelloides (Monte
Tres Filos), Baccharis Obtusifolia (Chilca Redonda), Baccharis Latifolia
(Chilca Larga), Piper Barbatum (Cordoncillo) y Bidens Andicola (Nachi)
Ximena Jaramillo Fierro; Tomás Zaragoza García; Omar Malagón Avilés *
Planta de Productos Naturales. Universidad Técnica Particular de Loja. Ap. 11- 01- 608,
Loja, Ecuador. e-mail: [email protected]
La investigación realizada está orientada hacia la descripción etnobotánica de cinco plantas
medicinales de uso tradicional: Piper barbatum (Cordoncillo)[A], Baccharis latifolia (Chilca
larga) [B], Baccharis obtusifolia (Chilca redonda) [C], Bidens andicola (Nachi) [D],
Baccharis genistelloides (Monte tres filos) [E]; así como la evaluación de la bioactividad de
los respectivos extractos metanólicos, frente a diversos microorganismos, algunos de ellos
responsables de patologías comunes: Aspergillus niger, Neurospora crassa, Saccharomyces
cerevisiae, Candida albicans, Staphylococcus aureus, Escherichia coli, Proteus vulgaris,
Klebsiella pneumoniae y, Pseudomonas aeruginosa; a fin de determinar la concentración
mínima inhibitoria (CMI) mediante ensayos de difusión en caja petri y dilución TC24 y TC96.
El estudio muestra que todos los extractos tienen actividad antimicrobiana notoria frente a P.
vulgaris y S. aureus; [A] y [C] son activos frente a K. pneumoniae; [A], [C] y [E] presentan
actividad notoria frente a P. aeruginosa; [A] es activa frente a A. niger; [C] y [E] son activos
frente a N. crassa; [E] resulta activo frente a S. cerevisiae; mientras que ningún extracto es
activo frente a E. coli y C. albicans.
El estudio comprende, además, un análisis de la citotoxicidad frente a Artemia Salina Leach
para determinar la dosis letal media (DL50), resultando que los extractos [A] y [B] son tóxicos
y [C], [D] y [E], medianamente tóxicos, frente al organismo.
La selección de plantas se basó en la información obtenida de comunidades rurales de la
Provincia de Loja. Las encuestas aplicadas permitieron recoger importantes datos sobre: tipos
de enfermedades tratadas, tipos de plantas usadas, estado fenológico, parte vegetal usada y
forma de preparación.
La investigación fue realizada con fondos del FUNDACYT (PROYECTO PFN-0133).
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PO 85
Estudio tecnológico para la obtención de un colorante antociánico a partir
de Brassica oleracea (Col morada)
Karla Palacios, Clara Villacís, Omar Aviles Malagón*.
* Planta de Productos Naturales. Universidad Técnica Particular de Loja. Ap. 11-01-608
Loja, Ecuador, e-mail: [email protected]
Palabras claves.
Col morada, antocianinas, cianidina, solvente, extracción, concentración, atomización,
espectrofotometría, colorante.
Se llevó a cabo un estudio tecnológico para la obtención de un colorante antociánico en polvo,
que cumpla con las Normas de Calidad Europeas E163, para ser utilizado en la industria
alimenticia, a partir de Brassica Oleracea (Col morada) producida en la provincia de Loja
(Ecuador).
Los pigmentos antociánicos actualmente están ganando popularidad en diversos mercados de
la industria alimenticia y también se le han asignado diversas propiedades fisiológicas,
especialmente por sus propiedades antioxidantes.
Para establecer las mejores condiciones de proceso se analizó la presencia de cianidina – 3
soforósido – 5 glucósido, por medio de análisis UV a 530nm.
Se determinó un proceso de producción utilizando la materia prima con una humedad entre el
10 y el 13% y como solvente de extracción una mezcla Etanol – Ácido Clorhídrico al 1%.
Las mejores condiciones de extracción del colorante resultaron: relación Etanol – Acido
Clorhídrico 1% 85:15 y temperatura de 30ºC.
Posteriormente se determinó el mejor proceso de concentración al vacío estableciéndose cómo
parámetros de concentración Pvacío = 550 mmHg y T= 35ºC
El colorante fue sometido a un proceso de desodorización, debido al olor característico de la
col morada, el cual se realizó mediante un filtro de carbón activo.
Para la producción del pigmento en polvo se utilizó como coadyuvante maltodextrina en un
secador por atomización. Las condiciones óptimas de atomización resultaron 180ºC en la
cámara de secado y 10% en peso de maltodextrina.
Al producto final se le efectuaron análisis microbiológicos (coliformes totales, coliformes
fecales, aerobios mesófilos, levaduras y hongos), se determinaronn residuos de etanol, dióxido
de azufre, cadmio, plomo, mercurio, arsénico, comprobando que el colorante antociánico
cumple con las normas Europeas E163. Además se realizaron comparaciones con un colorante
sintético, rojo número 40 mediante pruebas de tinción y de anaquel.
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PO 86
Estudio del efecto de la catequina y del crisofanol sobre la actividad
inflamatoria y hemorrágica inducida por el veneno de Bothrops asper.
Malavasi P.1, Loaiza R.1, Chaves F.2 , Badilla B.1
1.Instituto de Investigaciones Farmacéuticas (INIFAR), Facultad de Farmacia
Universidad de Costa Rica. 2.Instituto Clodomiro Picado. Facultad de Microbiología
Universidad de Costa Rica
En el presente trabajo se evaluó la potencial aplicación de la catequina y el crisofanol en el
tratamiento del daño local producido por el envenenamiento con veneno de B. asper. Para ello
se estudió la actividad antiinflamatoria, utilizando el modelo de edema de oreja de ratón
inducido por TPA, en el cual ninguno de los compuestos fue eficaz en la disminución del
edema a la dosis utilizada. El método Dole se realizó para comprobar la inhibición de la
actividad de la PLA2 del veneno de B. asper, empleándose concentraciones de 1/50 y 1/100
(veneno/compuesto) tanto para la catequina como para el crisofanol. La actividad de la PLA2
no fue neutralizada en ninguno de los casos.
La evaluación de la actividad antihemorrágica se realizó según el modelo descrito por Kondo
modificado por Gutiérrez, y no hubo disminución de la hemorragia con ninguno de los
tratamientos.
La determinación de la actividad antirradicalaria con DPPH (100 μM) confirmó la capacidad
antioxidante de la catequina (concentración dependiente) El crisofanol, no posee actividad en
este método.
Al estudiar el efecto de la catequina en la producción de NO por PMN neutrófilos de rata
estimulados con LPS, se observó un aumento significativo de la producción independiente de
la concentración utilizada (3,5, 35 y 350 μM). El crisofanol también produjo un aumento de la
producción de NO que fue mayor para todas las concentraciones probadas, al el aumento
obtenido con catequina. En las células estimuladas con veneno de B. asper, se produjo una
disminución de la producción de NO a la mayor concentración empleada (350 μM). El
tratamiento de estas células con crisofanol no modificó la producción de NO. Ni la catequina
ni el crisofanol fueron tóxicos al evaluarlos en la prueba de viabilidad celular con MTT a las
concentraciones empleadas.
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PO 87
Bioconversión de furfural a ácido 2-furoico por Pseudomonas sp.
María Elena Beades Olivera
El ácido 2-furoico es un derivado furánico que puede ser obtenido a partir del furfural ya sea
por vía química o por vía fermentativa, empleando diferentes microorganismos.
En el presente trabajo se investigó la conversión del furfural a ácido furoico por vía
microbiana utilizando cepas de Pseudomonas sp. procedentes de aguas marinas aisladas en el
Instituto de Oceanología de la Academia de Ciencias de Cuba. Se realizaron estudios variando
los parámetros: Temperatura, pH, Fuente de Carbono y concentración de furfural.
De lo obtenido se establece que a las 22 horas ocurre la oxidación total del furfural a ácido
furoico, y que las mejores condiciones para la biotransformación se lograron a Temperatura
de 37°C, pH 7, glucosa o miel clarificada como fuente de carbono y una concentración de 0.2
% de furfural. Las cepas estudiadas presentan un comportamiento similar.
La conversión del aldehído fue determinada por espectrofotometría UV y HPLC.
El ritmo de crecimiento de la industria del furfural en nuestro país ofrece perspectivas al ser
instaladas dos plantas que permiten la posibilidad de obtener importantes derivados como
alcohol furfurílico y ácido furoico por vía microbiológica.
Conociendo las propiedades que posee el ácido furoico como fungicida, bactericida (en la
obtención de productos como: furazolidona, furazolium, chloride y furaltadone), como
diuréticos e hipertensivos (furosemida y furteno), como analgésico, intermediario químico,
aromatizantes, etc., resulta de gran interés su análisis por la valiosa aplicación que tiene en la
industria, fundamentalmente en la producción de fármacos. Por tales motivos nos proponemos
en el presente trabajo realizar un estudio de conversión del furfural a ácido furoico empleando
diferentes cepas de Pseudomonas.
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PO 88
A new cytotoxic naphtoquinone from Paepalanthus latipes
Rodrigo Rezende Kitagawaa, Maria Stella Gonçalves Raddi*,b, Wagner Vilegasa
Instituto de Química de Araraquara, Universidade Estadual Paulista “Júlio de Mesquita
Filho”, Rua Prof. Francisco Degni, s/n, CP 355, 14801-970, Araraquara, SP, Brazil;
b
Faculdade de Ciências Farmacêuticas de Araraquara, Universidade Estadual Paulista
“Júlio de Mesquita Filho”, Rua Expedicionários do Brasil, 1621, 14801-902, Araraquara,
SP, Brazil. [email protected]
Plants of the Eriocaulaceae family are widespread in the region of the Serra do Cipó, State
Minas Gerais, Brazil. Several plants from this family are known as ‘everlasting plants’
because they appear to be alive even for years after being haversted. Paepalanthus is the
largest genus of this family with approximately 500 species, more than 400 occurring only in
Brazil. The occurrence of the naphthopyranone derivatives is common to all the Paepalanthus
species belonging to the subgenus Platycaulons. A new naphtoquinone was isolated from a
methylene chloride extract of the capitula of Paepalanthus latipes. The structure was
determined by chemical and spectroscopic means. It was possible to suggest that the new
structure is 5-methoxy-3, 4-dehydroxanthomegnin. A significant in vitro cytotoxic effect (CI50
of 35,8 µg/ml) was demonstrated in a transformed cell line (ATCC CRL-1696b). The
biochemistry and cytotoxicity of naphthoquinones have been studied in vitro. Carbon atoms
adjacent to the carbonyl groups are electrophilic, and naphthoquinones that are not fully
substituted in the quinone ring are alkylating agents. Most chemotherapeutic agents, including
alkylating agents, induces cells to over generate reactive oxygen species and, thus, are capable
of inducing oxidative damage to DNA. In summary, 5-methoxy-3, 4-dehydroxanthomegnin
shows good potential as anticancer drug.
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PO 89
In vitro basal and metabolism-mediated cytotoxicity of flavonoids
Soares Verônica, Soares Cristina G. a, Eliana A. Varanda b, Maria Stella G. Raddi*b
a
Instituto de Química de Araraquara, Universidade Estadual Paulista “Júlio de Mesquita
Filho”, Rua Prof. Francisco Degni, s/n, CP 355, 14801-970, Araraquara, SP, Brazil;
b
Faculdade de Ciências Farmacêuticas de Araraquara, Universidade Estadual Paulista
“Júlio de Mesquita Filho”, Rua Expedicionários do Brasil, 1621, 14801-902, Araraquara,
SP, Brazil. [email protected]
Much data has been published addressing flavonoids effects in several cellular targets, in
different conditions that can modulate their activity. Even tough there are still many open
questions on the mechanisms of absorption, distribution and biotransformation which makes it
difficult to predict if an increased of exposure to some these compounds, e.g. through drug
administration, wouldn’t be more deleterious than advantageous. Marketing strategies by
manufacturers of flavonoids concentrates recommended doses of these products might far
exceed the flavonoid dose one could attain from a typical vegetarian diet. The purpose of this
study was to compare the basal cytotoxicity and metabolism-mediated cytotoxicity of
kaempferol (K0133), quercetin (Q0125), rutin (R5143) was purchased from SIGMA (St.
Louis, MO USA). McCoy (CRL 1696b) cells were exposed to concentrations of flavonols
with and without the S9 system. The viability was assayed with the neutral red uptake assay
after 24 h at 35-37ºC. Dose response curves were established for each flavonol in the presence
and absence of external metabolizing systems. Kaempferol and quercetin were cytotoxic and
dose-dependently decreased cell viability without the S9 system. The liver plays a key role in
the detoxification of foreign substances. The hepatic S9 microssomal fraction may metabolize
these compounds to less cytotoxic metabolites. In contrast, rutin at 500 µg/ml failed to
produce any avert signs of toxicity in both assays. Live organisms tend to reduce the
lipoplilicity of flavonols by conjugation to decrease it is toxicity. It has been previously
shown that for rutin to be absorbed it needs to be hydrolyzed to its aglycone quercetin by
bacterial enzymes in the lower part of the intestine.
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PO 90
Screening of Brazilian Plants for Antimicrobial and DNA-Damaging
Activities. I. Atlantic Rain Forest – Ecological Station Juréia-Itatins.
Débora Gomes Agripino1, Marcelo Rogério da Silva1, Marcos Enoque Leite Lima2,
Cristiane Infante Meda1, Vanderlan da Silva Bolzani3, Maria Claudia Marx Young1,
Inês Cordeiro1, Paulo Roberto H. Moreno2
1
Instituto de Botânica, CP 4005, 01061-970 São Paulo-SP, Brazil; 2Instituto de Química,
Universidade de São Paulo, CP 26077, 05599-970 São Paulo-Sp, Brazil; 3 Instituto de
Química, Universidade Estadual Paulista, CP 355, 14800-900 Araraquara-SP, Brazil
Crude extracts from 88 plant species occurring in São Paulo State (Brazil), collected in an
Atlantic Forest region, have been screened for antimicrobial and DNA-damaging activities.
Of the 114 extracts assayed for antibacterial activity, only the extracts from leaves and stems
of Aspidosperma ramiflorum (Apocynaceae) showed a slight activity against Escherichia coli.
In the antifungal assay with Candida albicans, no active extract was observed, while in the
bioautography assay with Cladosporium sphaerospermum and C. cladosporioides 12% were
active. However, only the extract of Psychotria mapourioides (Rubiaceae) stems showed a
strong inhibition of both fungi. The DNA-damaging assay with mutant strains of
Saccharomyces cerevisiae resulted in 17.5 % of active extracts. The majority (55 %) of the
active extracts showed selectivity for the DNA-repair mechanism of topoisomerase II and
only 20 % showed a selective response for the mechanism of topoisomerase I.
Financial support: FAPESP/ CNPq.
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PO 91
Composition of the essential oils from four Myrtaceae species from Ilha do
cardoso-sp.
Fátima K. WATANABE1, Maria Cláudia M. YOUNG2; Inês CORDEIRO2, Amélia T.
HENRIQUES3; Miriam A. APEL3, Renata P. LIMBERGER3, Paulo Roberto H.
MORENO1
Instituto de Química, Universidade de São Paulo, Av. Lineu Prestes 748 B11 T 05508-900
São Paulo, Brasil (E-mail: [email protected]; [email protected]); 2. Instituto
de Botânica – Secretaria do Meio Ambiente- São Paulo SP; 3. Faculdade de FarmáciaUFRGS- Porto Alegre -RS
The Myrtaceae family comprises ca. 3000 species distributed through 140 genus of 2
subfamlies Myrtoideae and Leptospermoideae. In Brasil, all native species belong to the
subfamily Myrtoideae, which is characterised by its fleshy fruits and opposite leaves. Several
species have an economical importance as spices, such as the clove (Syzygium aromaticum)
and rose-pepper (Pimenta dioica), or by its edible fruits, as guajava (Psidium guava), pitanga
(Eugenia uniflora), cherry (Eugenia involucrata). Regarding its chemical composition, these
species are recognized by the production of tannins, flavonoids and essential oils. In the folk
medicine the leves of several Mytaceae species are used as anti-diarrhoea, diuretic and
febrifuge, anti-inflammatory, hypoglycaemic among other uses (MARCHIORI & SOBRAL,
1997). From the 24 Myrtaceae genus occurring in Brazil, only 13 are found in Ilha do
Cardoso, Cananéia-SP (BARROS et al., 1991). This study aims to contribute with the
unveiling of the chemical constitution of the volatile oils isolated from native Myrtaceae from
Ilha do Cardoso-SP. In this first attempt, the essential oil from 4 species were analysed:
Eugenia flavescens, Marliera obscura, Psidium cattleyanum and Gomidesia spectabilis.
The gas chromatography analysis indicated 3 major components for P.cattleyanum (ßcariophyllene, ß-bisabolene e ß-selinene), 2 for M. obscura (β-cariophyllene and α-pineno)
and E. flavescens (β-caryophyllene and spathulenol) and only one for G.spectabilis
(spathulenol). In all the analysed species the major constituents were derived from the
cyclization of two different conformations (2Z-6E e 2E-6E) of the farnesol precursor. In the
first two mentioned species are mainly found Cariphyllene- and Aromadendrane-type
skeletons, while in G. spectabilis are mainly found the Aromadendrane skeletons and only
small amounts of cadinane and muurolane skeletons.
BARROS, F., MELO, M.M. R. F., CHIEA, S.A., KIRIZWA, M., WANDERLEY, M.G.L., JUNGMENDAÇOLI, S.L. (Eds.) Flora Fanerogâmica da Ilha do Cardoso, vol. 1, São Paulo: Instituto de Botânica,
1991.
MARCHIORI, J.N.C. & SOBRAL, M. Dendrologia das Angiospermas- Myrtales. Santa Maria: Editora da
UFSM, 1997.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 92
New saponins from tuberous roots of Gomphrena macrocephala
Mimpei Kuroda1, Yoshihiro Mimaki1, Mitsue Haraguchi2, Maria Cláudia M. Young3
1
Tokyo University of Pharmacy & Life Science, Tokyo, Japan; 2Instituto Biológico, São
Paulo; 3 Seção de Fisiologia e Bioquímica de Plantas, Instituto de Botânica, São Paulo
[email protected]
Gomphrena macrocephala St.-Hill. is a perennial herb that grows spontaneously in Brazilian
cerrado, a floristically and physiognomically diverse savanna vegetation1. Popularly know as
“paratudo”, its tuberous roots are widely used in folk medicine, mainly as a tonic and
stimulant2. A significant molluscicidal activity against Biomphalaria glabrata was detected in
the ethanolic and aqueous crude extracts of this plant3. In earlier communications, the
isolation of ecdysterone and chikusetsusaponin IVa (1) and the identification of triterpenoid
glucoside mixtures from ethyl acetate extract of G. macrocephala has been reported4,5. In
continuation of our studies the butanol soluble fraction of the ethanolic extract of the roots of
G. macrocephala on chromatographic purification led to the isolation of 1 and nine other new
triterpenoid saponins 2-10. Their structures were determined using a combination of homoand heteronuclear 2D NMR techniques, ESIMS and chemical methods and were established
as 11α,12α-epoxy-3β-[(O-β-D-glucurono pyranosyl)oxy]olean-28,13-olide (2), 11α,12αepoxy-3β-[(O-β-D-galactopyranosyl-(1→3)-O-[β-D-glucopyranosyl-(1→2)]-β-Dglucuronopyranosyl)oxy]olean-28,13-olide (3), 3β-[(O-β-D-glucuronopyranosyl)oxy]olean11,13-dien-28-oic acid (4), 3β-[(O-β-D-galactopyranosyl-(1→3)-O-[-β-D-glucopyranosyl(1→2)]-β-D-glucuronopyranosyl)oxy]olean-11,13-dien-28-oic
acid
(5),
3β-[(O-β-Dglucuronopyranosyl)oxy]olean-9,12-dien-28-oic acid β-D-glucopyranosyl ester (6), 3β-[(O-βD-galactopyranosyl-(1→3)-O-[β-D-glucopyranosyl-(1→2)]-β-Dglucuronopyranosyl)oxy]olean-9,12-dien-28-oic acid β-D-glucopyranosyl ester (7), 3β-[(O-βD-galactopyranosyl-(1→3)-O-[β-D-glucopyranosyl-(1→2)]-β-D-glucuronopyranosyl)oxy]11-oxoolean-12-en-28-oic acid β-D-glucopyranosyl ester (8), 3β-[(O-β-D-galactopyranosyl(1→3)-O-[β-D-glucopyranosyl-(1→2)]-β-D-glucuronopyranosyl)oxy]-11α-hydroxy-olean12-en-28-oic acid β-D-glucopyranosyl ester (9) and 11α,12α-epoxy-3β-[(O-β-Dglucuronopyranosyl)oxy]taraxer-14-en-28-oic acid β-D-glucopyranosyl ester (10).
Financial support: FAPESP/CNPq
1
Eiten, G., Botanical Review, 1972, 38, 201.
Hoehne, F. C., Plantas e Substâncias Vegetais Tóxicas e Medicinais. São Paulo. Graphycaro, 1939, pp. 112.
3
Yamamoto, M. M., Kawano, T., Young, M. C. M., Chu, E. P., Haraguchi, M.& Hiroki, K. Fitoterapia, 1996,
67(1), 59. 4Young, M. C. M., Vieira, C. C. J., Chu, E. P. Haraguchi, M. & Figueiredo-Ribeiro, R. C. L. Revista
Latinoamericana de Química, 1992, 23(1) and 22(4), 41.
5
Young, M. C. M., Potomati, A. Chu, E. P., Haraguchi, M., Yamamoto, M. & Kawano, K. Phytochemistry, 1997,
46(7), 1267.
2
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PO 93
Antioxidant and anti-inflammatory activities of Penstemon gentianoides
(Scrophulariaceae) and Barkleyanthus salicifolius (Asteraceae).
Mariana Dominguez1, Antonio Nieto1, Elizabeth Jeffery2 and Carlos L. Cespedes1*
1
Chemical Ecology Lab. Chemistry Institute, UNAM, Coyoacan 04510, Mexico DF,
Mexico, [email protected], http://www.iquimica.unam.mx/cespedes.html;
2
Department of Food Science and Human Nutrition, University of Illinois at UrbanaChampaign. 499 Bevier Hall, Urbana, IL (USA), .
Penstemon gentianoides (Scrophulariaceae) and Barkleyanthus salicifolius (Asteraceae), are
popular medicinal species employed by different indigenous people from Mexico, for the
treatments of diverse ailments and other uses as insect repellent. Previous works report the
presence of iridoids, terpenes and flavonoids; however there are not report about antiinflammatory and antioxidant activities. Extracts and fractions were assayed against in vitro
experiments, with the purpose of corroborate the anti-inflammatory activity, in the induce rat
paw-edema by carrageenan and TPA (12-O-tetradecaoylphorbol acetate) induced mouse ear
edema. In addition, is known that the antioxidant effects of some secondary metabolites is
strongly related with anti-inflammatory activities, by this was carried out a screening of the
extracts and fractions obtained from these plants, on the diverse antioxidant measurements for
to relate both activities.
This work was supported in part by DGAPA-UNAM grant IN243802 and USAID-TIESENLACES-PROGRAM.
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PO 94
The Chemical variation of the host Pittocaulon (Senecio) praecox
(Asteraceae) and its relationship with the wax scale Ceroplastes albolineatus
(Homoptera: Coccidae)
J. Camilo Marín, J. Guillermo Avila, E. Aranda and Carlos L. Céspedes*
Chemical Ecology Lab. Chemistry Institute, UNAM, Coyoacan 04510, México DF, México
[email protected], http://www.iquimica.unam.mx/cespedes.html
Pittocaulon is a genus of five species of strange shrubs and small trees with broomstick-like
branches from dry parts of central and southern Mexico. Along with the genera
Telanthophora and Villaseñoria , Pittocaulon was segregated from the enormous genus
Senecio of the Sunflower Family (Asteraceae). In addition to the strange appearance of these
plants, Pittocaulon is of interest because of the remarkable range of habitats in which the
species occur, from dry highland scrub well above 3000 meters, to tropical dry forest in hot
country as low as 300 meters. On the stems of P. praecox growth and live C. albolineatus, our
question is ¿Which is the final fate that give C. albolineatus to secondary metabolites
obtained for feeding from the stems of this plant?. The wax scale is formed by a cover of
sestertepenes and diterpenes and all aerial parts of P. praecox contain furaneremophilane and
terpenoids and the roots pyrrolizidine alkaloids, such as some diterpenes, which may function
as chemical defenses against herbivores. Evolutionary hypotheses predict that levels of
chemical defenses will vary in function of herbivory pressure. At present, C. albolineatus
occur mainly in several population of P. praecox from “Valle de Mexico”, resulting at times
in complete defoliation, rotting and death of the plant. Here, we study the variation in the
production of alkaloids and furaneremophilane from root and aerial parts of P. praecox,
respectively, in populations under a variety of infested and uninfected regimes.
This work was supported in part by DGAPA-UNAM grant IN243802.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 95
Effects on insect moulting of selected sterol mixtures and peniocerol
isolated from Myrtillocactus geometrizans and Antioxidant activity of fruits.
J. Rodrigo Salazar, Mariano Martìnez V., Aranda E. and Carlos L. Céspedes*
Chemical Ecology Lab. Chemistry Institute, UNAM, Coyoacan 04510, Mexico DF, Mexico
[email protected], http://www.iquimica.unam.mx/cespedes.html
We are interested in the secondary metabolites isolated from Cactaceae Family. Their fruits
are consumed by its delicious taste, and in addition in refreshes, marmalades and in dried
form. Into the human diet are included many plants (fruits and vegetables), that have
secondary metabolites (flavonoids, terpenes, betalaines etc), many of them cause benefic
effects to the health. Specially the antioxidant action, that effect included chemo preventive
and nutraceuticals as well as inflammation, cancer, among other. The search of antioxidant
secondary metabolites in consumable fruits, and vegetables is important since these sources
are unexpensive, easy to obtain and to produce.On the other hand, Since K. Djerassi and
collaborators published their results of systematic studies of cacti, few authors had been
working to isolate and elucidate chemical structures of those plants. Our results are focused in
the relationship between the secondary metabolites of Myrtillocactus geometrizans and
Moneilema variolare, a root-feeding insect that recently was discovered using this plant as
host (Salazar et al., 2004. In press). In this occasion, the extracts, isolated sterol mixtures and
peniocerol were tested against two generalist insects, Spodoptera frugiperda and Tenebrio
molitor. We obtained the methanol (EM) and dichloromethane (ED) extracts from the roots.
EM was fractionated by column chromatography (CC) to give a mixture of sterols (CCM1).
From CCM1 was isolated peniocerol (Cholest-8-en-3β,6α-diol) by recrystalization. The
chemical elucidation of peniocerol was carried out by 1H y 13C-NMR one and two
dimensional. Confirmation was made by X-ray diffraction experiment. Both extracts EM and
ED, the sterol mixture and peniocerol shows inhibitory activities to the moulting process in S.
frugiperda, and caused deformed pupas. While with Tenebrio molitor, peniocerol caused an
accelerated moulting process compared with solvent control. Those results suggest that sterols
presents in roots, have an effect on moulting process in generalist insects and can be acting as
protective metabolites. The role of sterols in roots of M. geometrizans in the relationship with
M. variolare will be discussed.
This work was supported in part by DGAPA-UNAM grant IN243802.
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PO 96
Evidencias pre-clínicas y clínicas del efecto antiagregante plaquetario del
policosanol de cera de caña de azúcar
Milagros García Mesa, Cristina Coma Alfonso, José Fernández Montequín, Arquímedes
Díaz Batista (Grupo de Investigaciones sobre Productos Naturales y Medicina
Tradicional)
Instituto Nacional de Angiología y Cirugía Vascular, Calzada del Cerro 1551, Cerro,
Ciudad de la Habana, Cuba; TELÉFONO: 877 64 93; [email protected]
ANTECEDENTES.: El policosanol es un producto cubano con acción
hipocolesterolemizante .que se obtiene a partir de la cera de caña de azúcar . OBJETIVO:
Análizar las evidencias pre-clínicas y clínicas sobre su efecto antiagregante plaquetario.
MÉTODOS: Se revisaron los resultados de los ensayos pre-clínicos y clínicos dirigidos a
evaluar el efecto del policosanol sobre la agregación plaquetaria. RESULTADOS: La
administración oral a ratas redujo significativamente la agregación plaquetaria en plasma de
ratas inducida por ADP y por colágeno (dosis de 50 y 200 mg/kg) Y redujo la concentración
de tromboxano A2 en el suero (dosis 25 mg/kg). También disminuyó la agregación
plaquetaria intravascular inducida por una inyección intravenosa de colágeno (10 y 20
mg/kg). Los ensayos randomizados contra placebo demostraron la reducción
(aproximadamente 30 %) de la agregación plaquetaria inducida por diferentes estímulos en
plasma de voluntarios sanos (dosis 10 a 20 mg/día, al menos 7 días). Los ensayos
randomizados contra placebo en pacientes con hipercolesterolemia tipo II y con diabetes
mellitus tipo II mostraron la reducción de la agregación plaquetaria inducida por ADP.
.Resultados preliminares de la caracterización de la agregación plaquetaria en sujetos que
consumen policosanol han sugerido un efecto potenciador de la acción antiagregante de la
aspirina.
CONCLUSIÓN: El policosanol obtenido de la cera de la caña de azucar posee acción
antiagregante plaquetaria frente a diferentes estímulos, en una forma dependiente de la dosis,
lo cual ha sido comprobado en ensayos clínicos en voluntarios sanos y en sujetos con riesgo
aterotrombótico.
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PO 97
Actividad biológica en plantas medicinales amazonicas
Miño C. Patricio, Chiriboga P. Ximena, Moreno R. Gabriela.
Facultad de Ciencias Químicas, Universidad Central del Ecuador
La investigación se realizo en 25 plantas medicinales recolectadas en las reservas forestales de
las comunidades de Arajuno en la provincia de Pastaza y Talag en la provincia de Napo.
La investigación de la actividad gastroprotectora se realizo con el método de Robert y col.,
que consiste en desarrollar lesiones gástricas evaluables mediante la administración de etanol
como agente necrosante a lotes de animales de experimentación, para inducir en forma
exógena ulcera gástrica aguda, Ranitidina como fármaco de referencia, demostró que los
extracto acuoso de: Baccharis macrantha Kunth tiene un porcentaje de inhibición del 64.62%
a una concentración de 50mg/Kg y un 89.35% a una concentración de 100mg/Kg.; Ardisia
weberbaueri Mez. (Tacucaspi) tiene un porcentaje de inhibición del 88.75% a una
concentración de 50mg/Kg y un 78.75% a una concentración de 100mg/Kg.; Baccharis
macranta tiene un porcentaje de inhibición del 55.83% a una dosis de 0.5ml., un 129.53% a
una dosis de 1.0ml.; Phyllanthis acidus (L) Skeels tiene un porcentaje de
inhibición del 40.67% a una dosis de 0.5ml.;
Los Extractos hidroalcohólico de: Aristeguieta glutinosa 86,95% a una dosis de 50mg/Kg;
Cordia lutea 86.96% a una dosis de 50mg/Kg; Guazuma ulmifolia 89,13% a una dosis de
50mg/Kg; Miconia serrulata 84,78%; a una dosis de 50mg/Kg y los latex de Jatropha curcas
80,43% a una dosis de 1 ml, Phyllanthis acidus (L) Skeels tiene un porcentaje de inhibición
del 79.10% a una dosis de 100mg/Kg.; Ardisia webaerbauneri (Tacucaspi) en actividad
gastroprotectora con un porcentaje de inhibición del 55.23% a una dosis de 0.5ml., un 39.12%
a 1.0ml.,
Los resultados del screening in vitro de la actividad antibacteriana de los extractos etanólicos
totales de 25 plantas, sobre 4 bacterias Gram negativas y 4 bacterias Gram positivas
patógenas, demuestran que los que mayor actividad presentaron fueron: Acacia multipinnata
Ducke, que a partir de 500ppm presentan una actividad del 100% sobre las 8 bacterias
investigadas, Dussia tessmanii Harms que a partir de 100ppm presentan una actividad del 50
al 75% sobre 6 de las 8 bacterias investigadas.
Los resultados del screening in vitro de la actividad antimicótica de los extractos etanólicos
totales de 25 plantas, sobre Cephalosporium spp., Ephydermophyton flocossum, Tricophyton
mentagrophytes, demuestran que los que mayor actividad son: Acacia multipinnata Ducke,
Cespedesia spathulata (Ruiz & Pav.) Planch, Phyllanthus acidus (L) Skeels, que tienen una
actividad del 100%, a partir de una concentración de 1000ppm de extracto.
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PO 98
Flavonoids from Indigofera truxillensis (Fabaceae) leave extract
T. R. Calvoa, M. Sannomiyaa, L. C. Santosa, M. Colab, A.R.M. Souza Britob, W. Vilegasa
a
Departamento de Química Orgânica, Instituto de Química, UNESP, Araraquara, SP,
Brasil. bDepartamento de Fisiologia e Biofísica, Instituto de Biologia, UNICAMP,
Campinas, SP, Brasil.
I. truxillensis occurs naturally in the States of São Paulo, Brazil. The leaves are employed in
folk medicine for the treatment of gastric ulcer. Specimens of Indigofera truxillensis were
collected in city of Campinas, São Paulo. This work describes the isolation and the
identification of the compounds from methanol extract. The leaves of Indigofera truxillensis
were dried in a oven at 45°C for one week and powdered. The resulting material was
macerated at room temperature with MeOH for 48 hours. Extract was filtered and
concentrated under vacuum affording the MeOH extract of leaves. 3,0 g of MeOH extract was
fractionated by gel permeation chromatography column (Sephadex LH-20, Pharmacia) eluted
with methanol. The fractions (116, 8 ml each) were collected and checked by TLC [Si gel
plates, using solvent system (BAW n-BuOH/HOAc/H2O, 4:1:2 v/v/v)] The fractions 11-12
were further purified by CC polyvinylpolypyrrolidone eluted with methanol. The compounds
isolated were determined to be kaempferol-3-O-α-L-rhamnopyranoside, kaempferol-3,7-di-Oα-L-rhamnopyranoside
and
kaempferol-3-O-α-L-rhamnopyranosyl-(2→1)-α-Lapyopyranosyl-7-O-α-L-arabinopyranoside by their spectral analysis (NMR and UV
experiments).
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PO 99
Studio quali-quantitativo dell’estratto metanolico della corteccia di
Tynantus panurensis
Alberto Plaza, Paola Montoro, Angelyne Benavides, Cosimo Pizza e Sonia Piacente
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Salerno, Via Ponte Don
Melillo, 84084 Fisciano (SA)
Tynanthus panurensis è una vite selvatica che cresce nella foresta tropicale peruviana, ad
un’altitudine compresa tra 0 e 500 metri sopra il livello del mare. Il macerato alcolico ottenuto
dalla corteccia di questa pianta è usato da secoli come stimolante e afrodisiaco dagli indigeni
dell’ Amazzonia peruviana.1 Di T. panurensis è stato inoltre descritto l’uso come analgesico,
antitumorale e antireumatico. Studi antecedenti hanno riportato che l’olio della corteccia è
principalmente composto da eugenolo.2
I nostri studi sono stati orientati alla caratterizzazione della frazione fenolica della corteccia di
T. panurensis allo scopo di giustificarne l’impiego in medicina tradizionale. Il risultato è stato
l’isolamento di diversi fenilpropanoidi, in particolare un nuovo derivato dell’eugenolo, il
verbascoside, l’isoverbascoside ed il leucosceptoside. La caratterizzazione strutturale è stata
realizzata attraverso esperimenti 1D- (1H, TOCSY e 13C ) e 2D NMR (DQF-COSY, HSQC,
HMBC) NMR insieme con ESIMS.
E’ stato inoltre effettuato uno studio analitico per la caratterizzazione quali-quantitativa dei
composti di natura fenilpropanoidica. Attualmente non esistono metodi che riguardano il
controllo di qualità della pianta e dei suoi prodotti.
L’accoppiamento della capacità risolutiva della cromatografia liquida all’elevata sensibilità
della spettrometria di massa, sta rendendo negli ultimi anni la LC-MS una tecnica analitica di
elezione per diverse applicazioni, tra cui la caratterizzazione quali-quantitativa di piante
medicinalirif3-4.
Lo sviluppo di un metodo LC-ESI-MS ha permesso di ottenere una metodica sensibile e
selettiva per l’analisi di quasti composti, portando in aggiunta all’identificazione di un
ulteriore composto di natura flavonoidica.
Attraverso la costruzione di curve di calibrazione con standard interno e standard esterno, il
metodo è stato utilizzato per valutare i contenuti quantitativi di ciascun componente nella
droga e negli estratti. Differenti parametri di validazione sono stati infine valutati per
studiare la riproducibilità e la sensibilità del metodo.
1.
2.
3.
4.
Brack, A. Diccionario Enciclopedico de Plantas Utiles del Peru; Programma de las Naciones Unidas
para el Desarrollo y Centro de Estudios Regionales Andinos Bartolome de las Casas: Cusco, 1999, pp
508-509.
Leclerq, P. A.; Delgado, H. S.; Garcia, J.; Hidalgo, J. E.; Cerrutti, T.; Mestanza, M.; Rios, F.; Nina, E.;
Nonato, L.; Alvarado, R.; Menéndez, R., J. of Essential Oil Research 2000, 12, 14-18.
Wolfender, J.-L.; Ndjoko, K.; Hostettmann, K. J. of Chromatography A 2003, 1000, 437-455.
Carbone, V.; Montoro, P.; De Tommasi, N.; Pizza, C. J. of Pharmaceutical and Biomedical Analysis
2004; 34, 295-304.
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PO 100
Studio fitochimico ed attivita’ antibatterica dell’estratto metanolico dei
rizomi di Iris pseudopumila tineo (iridaceae)
D. Rigano1, C. Formisano1, A. Grassia1, A. Perrone2, S. Piacente2, A. Basile3 E. F.
Senatore1
1 - Dipartimento di Chimica delle Sostanze Naturali, Università di Napoli “Federico II”,
Via D. Montesano, 49 -80131 Napoli. 2 -Dipartimento di Scienze Farmaceutiche,
Università di Salerno, Via Ponte Don Melillo – 84084Fisciano (Salerno). 3- Dipartimento
di Biologia Vegetale, Facoltà di Scienze MM FF NN, Università “Federico II” di Napoli,
via Foria – 80100 Napoli
Iris è il genere più vasto della famiglia delle Iridaceae, comprende infatti più di 300 specie ed
ibridi. L’utilizzo delle parti sotterranee di diverse specie di Iris è da tempo noto nella
medicina tradizionale europea1; i rizomi di I. germanica L., I. florentina L. o I. pallida Lam.,
infatti, complessivamente noti come Rhizoma iridis, hanno goduto di una grossa popolarità
grazie alle loro riconosciute proprietà catartiche, diuretiche, stimolanti ed espettoranti2.
I. pseudopumila Tineo è una specie endemica dell’Italia meridionale, dove cresce
spontaneamente come pianta ornamentale. Può essere gialla o violetta e si trova soprattutto
nei terreni sassosi e poco profondi. Sebbene vi siano molte pubblicazioni riguardanti la
chimica del genere Iris3-5, non sono stati finora effettuati studi fitochimici sulla pianta di cui
sopra.
Questa comunicazione descrive l’attività antibatterica dell’estratto metanolico dei rizomi di I.
pseudopumila; quest'ultimo è stato saggiato in vitro su diversi ceppi batterici Gram+ e Gram(Proteus vulgaris, Enterobacter cloacae ed aerogenes, Klebsiella pneumoniae e
Staphylococcus epidermidis). Esso e’ risultato particolarmente attivo soprattutto nei confronti
di E. cloacae, E. aereogenes e S. epidermidis.
Da tale estratto, frazionato mediante gel cromatografia su Sephadex LH-20 e HPLC, sono
stati isolati due nuovi glicosidi isoflavonoidici e un nuovo glicoside flavonoidico, accanto a
composti noti. La struttura di questi metaboliti è stata stabilita mediante ES-MS ed
esperimenti NMR mono e bidimensionali.
1) Steinegger, E., Hansel, R. Lehrbuch der Pharmakognosie und Phytopharmazie 4 Ed. Springer-Verlag
1988:252.
2) Uphof, J. Dictionary of economic plants 2. Ed/Reprint Lehre Verlag von J Cramer, 1968:284.
3) De Laire, G. and Tiemann, F. (1983) Chem. Ber. 26, 2010
4) Gopinath, K., Kidwai, A. and Parkash, L (1961) Tetrahedron 16, 201.
5) Kalla, K., Bhan, M. and Dhar, K. (1978) Phytochemistry 17, 1441.
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PO 101
Evaluación Farmacognóstica de PLectranthus amboinicus (Lour.) Spreng.
Rosa Menéndez Castillo1, Caridad Carballo2, Isabel Echevarria 3, Carlos A. Rodríguez
Ferradá 3
1. Licenciada Bioquímica Farmacéutica. Investigador Auxiliar. CIDEM; 2. Técnico Medio
en Tecnología Farmacéutica. Estación Experimental “Dr. Juan Tomás Roíg ”. (CIDEM);
3. Técnico Medio en Agronomía. Estación Experimental “Dr. Juan Tomás Roíg”.
(CIDEM)
Plectrhanthus amboinicus (Lour.) Spreng. (Lamiaceae) denominada popularmente en Cuba
como Orégano francés, Orégano, Oreganón y Orégano de la tierra, es utilizada
tradicionalmente en el tratamiento de afecciones respiratorias, siendo de gran demanda los
fitofármacos elaborados por los centros de producción local, por lo que se hizo necesario
desarrollar los correspondientes estudios farmacognósticos, con vistas a establecer las
especificaciones de calidad y a su vez, garantizar la calidad de la materia prima vegetal de
dicha especie.
Se realizaron las descripciones macromorfológicas y micromorfológicas, fue determinado el
método idóneo de secado mediante la evaluación de la humedad residual, del aceite esencial y
del contenido de carvacrol en el aceite esencial por Cromatografía Gaseosa.
Además, se evaluaron los índices numéricos, las condiciones de envase y almacenamiento de
la planta cultivada en la Estación Experimental de Plantas Medicinales “Dr. Juan Tomás
Roig”.
Resultando los envases más adecuados para la conservación de la droga seca y el frasco de
vidrio durante 9 meses a temperatura ambiente y protegido de la luz.bLos resultados
obtenidos nos permitieron elaborar las especificaciones de calidad de la droga seca de
Plectrhanthus amboinicus (Lour.) Spreng:
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PO 102
Plantas medicinales argentinas – base de datos
Rubén V.D. Rondina, Jorge D. Coussio & Arnaldo L. Bandoni
IQUIMEFA (UBA-CONICET), Facultad de Farmacia y Bioquímica, Junín 956, (1113)
Buenos Aires, Argentina
Se presenta la descripción y contenido de la base de datos “Plantas Silvestres Argentinas con
Reconocidas Propiedades Medicinales o Tóxicas”, CYTED y OEA, Buenos Aires (2003)
I.S.B.N. No. 987-43-6073-9, editada en soporte óptico (CD)
Dicha Base fue diseñada con el objeto de suministrar datos sobre las especies argentinas
utilizadas en medicina popular. Ello basado en la información de otros autores y con el objeto
de facilitar y fomentar la información fitoquímica y farmacológica de dichas especies.
Pretende proveer fácil acceso a la información etnofarmacognóstica, que permita efectuar una
selección de especies con mayor probabilidad de éxito en un proyecto dado.
La base contiene en forma abreviada toda la información hallada sobre el tema hasta la fecha
en un total de 87 referencias bibliográficas y se encuentra en proceso de realimentación.
Para cada especie comprendida se da información completa respecto a su nombre (género y
especie), sinónimos botánicos, familia, nombres vernáculos, indicación terapéutica (i.e.
“uso”), toxicidad (si se presenta), distribución geográfica (en Argentina y países limítrofes) y
origen de la información.
Este archivo comprende 1549 especies (de las cuales 1400 medicinales y 149 especies
consideradas “afines”), con 4423 sinónimos. 4981 nombres vulgares, 6898 referencias al uso
popular, 271 referencias a toxicidad y 169 consignadas como “otros usos”. Contiene 22440
registros, que ocupan 5,363,386 bytes. Lo acompaña un archivo referente a la bibliografía
consultada, que ocupa 44544 bytes.
Esta base se pudo editar gracias a la colaboración del CYTED y de la OEA, que financiaron
su reproducción en CD. Existe disponible un limitado número de ejemplares que se
entregarán sin cargo a aquellos directores de planes de investigación que los soliciten.
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PO 103
Estudio Farmacológico de los Extractos Etanólico, Hexánico, Clorofórmico,
Acetato de Etilo y Acuoso de las Hojas de Lippia graveolens H.B.K.
(Oregano) como diurético (Fase II).
Morales Jovita y Saravia Amarillis. Tesis ad gradum.
Departamento de Farmacología y Fisiología. Escuela de Química Farmacéutica. Facultad
de Ciencias Químicas y Farmacia. Universidad de San Carlos de Guatemala.
Guatemala posee una gran variedad de plantas, que milenariamente han sido utilizadas por la
población para tratar la mayoría de las enfermedades. Actualmente se ha incentivado la
producción de medicamentos que emplean como materia prima plantas regionales, y gracias a
las investigaciones dedicadas a comprobar los efectos farmacológicos, los mejores métodos
de extracción y a la identificación de los principios activos, se ha disminuido en gran manera
la incidencia de distintas enfermedades dentro de la población. Por tal motivo el
Departamento de Farmacología y Fisiología de la Facultad de Ciencias Químicas y Farmacia,
apoya dichas investigaciones al realizar estudios Farmacológicos; en este caso se realizó un
estudio de Fase II de las propiedades diuréticas de Lippia graveolens (orégano), el cual se
basó en un estudio anterior, en el cual se demostró actividad diurética significativa de la
infusión de Lippia graveolens (Orégano) a dosis de 750mg/kg y 1000mg/kg.
Con el propósito de identificar los principios activos responsables de dicha actividad, se
utilizaron solventes de diferente polaridad para separar los principios activos, obteniendo los
extractos etanólico, hexánico, clorofórmico, acetato de etilo y acuoso. Los extractos fueron
evaluados a través del método para actividad diurética de Naik y colaboradores, modificado
por Saravia, A. Se utilizaron ratas albinas, del mismo sexo, en grupos de 3 ratas cada uno, en
ayuno de 24 hrs con un rango de peso entre 160-200g, durante un período de experimentación
de 5 días. Se realizaron 4 tratamientos por ensayo, de manera que dos de estos fueron el
fármaco de referencia (Furosemida) y el control, y los otros dos fueron un extracto a las dos
dosis experimentales (25mg/kg y 100mg/kg). Se obtuvieron 6 replicas de cada tratamiento por
evaluación de cada extracto. El análisis estadístico de los resultados obtenidos, se realizó
calculando el área bajo la curva, diuresis versus tiempo como variable de respuesta, análisis
de varianza (Andeva) de una vía y la prueba de Dunnett.
El análisis de la actividad diurética de los extractos demostró que ninguno posee actividad
diurética significativa en las dosis experimentadas. Para descartar la idea de una diuresis
significativa a mayores dosis, se realizó un ensayo a dosis de 150mg/kg y 200mg/kg del
extracto hexánico (el cual demostró mayor diuresis en comparación con el control), con 3
replicas de cada grupo. Al analizar los resultados de éste ensayo, se determinó que no se tiene
actividad diurética significativa a ninguna de las dosis experimentadas (25mg/kg –200mg/kg).
Los resultados indican que la actividad diurética demostrada en la infusión de Lippia
graveolens, se debe al sinergismo de todos los compuestos que contiene la planta, es decir que
se da cuando la planta está completa sin ninguna separación de sus componentes por la
polaridad de los mismos; además el análisis fitoquímico demostró la ausencia de aceites
esenciales, a los cuales le atribuyen la mayoría de propiedades farmacológicas de la Lippia
graveolens (Oregano).
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PO 104
Evaluacion biologica y dilucidacion estructural de un principio activo de
Satureja macrostema (Benth) Briq .
Serrato B.B.E.1, Bello G.M.A.2, Del Río R. E.3, Calderón M.J.C.3.y Salgado-Garciglia R.3
1
Centro Nacional de investigación Disciplinaria en Producción Sostenible- INIFAP Apdo.
postal 7-116, Alvaro Obregón Michoacán, México. E-mail: [email protected] 2
C.E.Uruapan INIFAP. Av. Latinoamericana 1101 col. Revolución, Uruapan, Mich. 3 Inst.
de Invest. Quim.-Biol. UMSNH, Edif.. B-3, C.U. 58030 Morelia, Mich. México.
En estudios fitoterapéuticos de las plantas de la familia Labiatae, conocidas como ajedrea, en
la de monte (Satureja montana L.), en la de jardín (S. hortensis L.) y la fina (S. ovata Lag.), se
indica que se encontraron una serie de compuestos como: a) aceite esencial (0,2 - 2,8% ),
presente en las hojas y compuesto principalmente por carvacrol (30-40%), cimol o p-cimeno
(10-20%), timol (1-5%) y beta-terpineno (2-10%); b) ácidos fenólicos como los ácidos
caféico, siríngico, vaníllico, parahidroxibenzoico, paracumárico, ferúlico y rosmarínico; y c)
otros, como taninos (4-8%), ácido ursólico, flavonoides (apigenina, escutelarina. Elechosa y
colaboradores reportan al óxido de piperitenona como el componente mayoritario (53.454.5%) en Satureja odora .
Por el resultado de estos estudios, se analizó el efecto de extractos de Satureja macrostema
(Benth.) Briq., ya que es una planta silvestre nativa de la zona lacustre del Estado de
Michoacán (Centro-Occidente de México), la cual es una planta muy utilizada en la medicina
indígena de la región Purhépecha, principalmente para aliviar dolores de estómago causado
por el exceso de consumo de alimentos, con una alta creencia de que posee propiedades
afrodisíacas.
En este trabajo se reporta el aislamiento e identificación de piperitenona, a partir de un
extracto etanólico de la parte aérea (hojas y tallos) de Satureja macrostema. Este compuesto
presentó un efecto de inhibición de las bacterias Salmonella sp. (30%) y Staphylococcus
aureus (32%) tanto de plantas en estado de prefloración como en plena floración. Asimismo,
en el ensayo autobiográfico se observó un efecto de retardo de seis días en la germinación de
la semilla de trébol (Trifolium pratense cv. Kendland), caracterizándolo como poseedor de
cualidades aleloquímicas.
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PO 105
Evaluation of the action of the natural drugs on the bioavailability of the
sodium perthecnetate radiopharmaceutical: Structural Analysis of the
organs from treated animals with Ginkgo biloba
S. R. F. Moreno*1,2a, A L. R. Nascimento2c, J. J. Carvalho2c, E. K. Rocha2b, V. G.
Barreto3, R. S. Freitas2a G. L. Lima-Filho2a and M. Bernardo-Filho2a
1 Departamento de Patologia, Universidade Federal Fluminense, Niterói, RJ, Brasil.
E-mail: [email protected]; 2a. Departamento de Biofísica e Biometria, 2b.
Departamento de Biologia Celular e Genética, 2c.Departamento de Histologia e
Embriologia, Universidade do Estado do Rio de Janeiro, Instituto de Biologia Roberto
Alcantara Gomes, Rio de Janeiro, RJ, Brasil; 3. Departamento de Biofunção, Universidade
Federal da Bahia, Salvador , BA, Brasil.
Ginkgo biloba extract (EGb) is a natural product that composes one of the therapeutic
principal ressources of the herbal medicine. The EGb has effects already established, such as,
anti-inflammatory, anti-coagulant and anti-oxidant properties. This last action accustoms to be
justified for flavonoid presence, potent free radicals scavenging specially the superoxides and
hydroxyl radicals. Meanwhile, the molecular and cellular mechanisms underlying these
effects have not been determined. There are reports that describe the exogen interference: on
the biodistribution of this radiopharmaceutical. One of these causes may be an herbal drug
presence. The aim of this work was to evaluate the effect of the EGb: (ii) on the
biodistribution of the 99mTc and on the morphology (electronic microscopy) of some organs
with altered uptake of the 99mTc. On the following methods it was employed only the crude
extract of EGb. For the study of effect of EGb on the biodistribution of radiopharmaceutical
of 99mTc of organs and on ultraestructural morphology of this organs, the Wistar rats (n=5)
were treated (intragastric via) during 6 days with EGb (40 and 400mg/ml) and after this
period they received (endovennous via) the 99mTc radiopharmaceutical. After 10 minutes, the
animals were sacrificed, the organs withdrawed and introduced on the gamma counter for %
ATI determination. It was calculated the % ATI / organ and %ATI / gram of tissue. For the
morphology evaluation of organs, it was carried out the fixation of kidney, liver and duodena
and the their preparation in the epox resin blocks, the ultrafine preparations were taked. The
images were captured and saved in a computer or photographed. The study of the effect of
EGb on the biodistribution has showed that there was increase of % ATI in the kidney and
liver (P>0.05) and a redution significant of the uptake of 99mTc by duodena (P<0.05). The
ultraestructural evaluation of the organs of the animals treated with EGb (in vitro) showed a
significant morphological alteration on the liver, kidney and duodena. The development of
biological models to evaluate the drug interaction may be important to research medicinal
plants, as also in the diagnosis and treatment with pharmaceuticals, to enjoy of the benefits
and to control the undesirable effects. Morphological alterations observed on the kidney, liver
and duodena, would be explained by the possible metabolization of the extract, producing
active compounds capable (in the experimental conditions employed) to injure the cellules to
the ultraestructural level.
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PO 106
Assessment of the interference of natural extracts on the labeling of red
blood cells and plasma proteins with technetium-99m: in vitro study.
G. Diré2a, S.R.F. Moreno1, 2a, E.A.C. Lima2a, E. K. Rocha2b, J.J. Carvalho2c, A.L
Nascimento2c, R. S. Freitas2a , V. G. Barreto3 and M. Bernardo-Filho2a
1
Departamento de Patologia, Universidade Federal Fluminense, Niterói, RJ, Brasil. Email: [email protected]; 2aDepartamento de Biofísica e Biometria, 2bDepartamento
de Biologia Celular e Genética; 2c Departamneto de Histologia e Embriologia, Universidade
do Estado do Rio de Janeiro, Instituto de Biologia Roberto Alcantara Gomes, Rio de
Janeiro, RJ, Brasil; 3Departamento de Biofunção da Universidade Federal da Bahia, BA,
Brasil.
Sechium edule (Chayotte) is a cucurbitaceus species, which is used as food with potent diuretic
action. Cauliflower from Cruciferae family has its leaves used for a variety of conditions in
popular medicine. Ginkgo biloba is a phytoterapic that has anti-oxidant properties with an
important role in pathologies, such as ischaemia and Alzheimer’s disease. The technetium99m (Tc-99m) has been the most utilized radionuclide in nuclear medicine procedures and it
has also been used in basic research. There are many applications of Tc-99m-labeled red blood
cells (RBC) most important is in cardiovascular nuclear medicine, where one tries to image the
heart to determine its functional status as a pump, to calculate the left ventricular function by
measuring the ejection fractions, and to evaluate wall motion abnormalities. Then we have
evaluated the influence of these drugs on the labeling of RBC and plasma proteins with Tc99m. Blood was incubated with each drug alone. Stannous chloride and Tc-99m were added.
Plasma (P) and blood cells (RBC) were isolated, also precipitated with trichloroacetic acid and
soluble (SF-P) and insoluble fractions (IF-P) were separated. The analysis of the results shows
that just Ginkgo biloba interferes on the labeling of RBC and plasma proteins proteins (from
97.69±0.7 to 49.54%±3.9% in RBC, from 73.84±6.67 to 11.68±3.06 in IF-P and from
87.18±2.86 to 32.80±10.77, 4mg/mL in IF-RBC, there are a significant decrease p<0.05). The
analysis of the results with Sechium edule and Brassica oleracea, L. indicates that there is not
a decrease (p>0.05) on the labeling of the blood elements. The chemical agents presents in the
Ginkgo biloba extract could have a chelating action to stannous and pertechnetate ions and/or
bind to the binding sites of Tc-99m in plasma proteins.
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PO 107
Influencia de los procesos de germinación y fermentación en la capacidad
antioxidante y contenido en vitaminas c y e del lupinus albus var.
Multolupa
Martha Luzmila, Miranda Zárate
Instituto de Fermentaciones Industriales del Consejo Superior de Investigaciones
Científicas Madrid - España.
El objetivo del presente trabajo es estudiar la capacidad antioxidante así como el contenido en
vitaminas C y E en semillas de Lupinus albus var. Multolupa crudas, fermentadas y
germinadas. Para ello han sido sometidas a procesos de germinación y fermentación. La
Capacidad Antioxidante ha sido determinada por espectrofotometría y expresado como
Capacidad Antioxidante Equivalente a Trolox (TEAC), la cuantificación de vitamina C se ha
realizado por Electroforesis Capilar y la vitamina E por Cromatografía Líquida de Alta
Resolución. Las harinas de lupinos crudo presentaron un TEAC hidrofílico de 71,35±0,08
μmoles trolox/g y un TEAC lipofílico de 1,21±0,10 μmoles trolox/g. La germinación produjo
un incremento significativo de la capacidad antioxidante, obteniendo después de 9 días de
germinación un TEAC hidrofílico 104,20 μmoles trolox/g y un TEAC lipofílico de 1,86±0,04
μmoles trolox/g. La fermentación espontánea de semillas enteras presentó un TEAC
hidrofílico de 55,10 μmoles trolox/g y un TEAC lipofílico de 0,99±0,12 μmoles trolox/g. La
fermentación realizada con harinas de lupino de forma espontánea no mostró diferencias
significativas. Las harinas de Lupino crudo presentaron un contenido de vitamina C de
6,48±0,09 mg/100 g. Los contenidos en α-tocoferol, γ-tocoferol y δ-tocoferol fueron de
0,19±0,01; 20,11±0,86; 0,25±0,02 mg/100 g respectivamente. La germinación produjo un
incremento significativo de vitamina C alcanzando valores de 56,12±0,78 mg/100 g a los 9
días de germinación. En cuanto al contenido en vitamina E; se obtuvo un contenido de
3,91±0,13; 13,35±0,42; 0,22±0,02 mg/100 g de α-tocoferol, γ-tocoferol y δ-tocoferol
respectivamente. La fermentación ocasionó un descenso drástico del contenido vitamínico.
No se detectó vitamina C y el contenido de los isómeros de tocoferol disminuyeron
significativamente. Las harinas fermentadas con Lactobacillus plantarum presentaron valores
de 0,08±0,01 mg/100 g de α-tocoferol, 2,35±0,16 mg/100 g de γ-tocoferol y 0,04±0,01
mg/100 g de δ-tocoferol. Los resultados son expresados en base seca.
La germinación es la alternativa de elección para aumentar el TEAC así como el contenido en
vitaminas antioxidantes C y E.
Palabras clave : Lupinus albus var. Multolupa, Germinación, Fermentación, Trolox,
Capacidad Antioxidante, Vitamina C, Vitamina E, Tocoferol.
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PO 108
Contribución al estudio analítico y farmacognostico de Uncaria tomentosa
para el diseño de una monografía.
Tirzo Madrid, Ana Rocio Pineda, Hena Madrid, Elga Bonilla, Alba Castellanos.
Facultad de Química y Farmacia. UNAH, Honduras
En la reserva forestal la Mosquitia en Honduras, Centroamérica, se encuentran muchos
especimenes de Uncaria tomentosa; una Rubiacea originaria del Perú, que contienen
alcaloides oxindólicos de propiedades terapéuticas ya reconocidas. Con el objeto de contribuir
al control de calidad de medicamentos que contienen extractos de Uncaria, y que se venden en
Honduras, hicimos una revisión exhaustiva de la metodología para el análisis de estos
alcaloides, y con la contribución de otras técnicas tradicionales proponer algunos ensayos que
aporten más información sobre la veracidad en el contenido de alcaloides de Uncaria
reportados en medicamentos tanto en especialidades farmacéuticas como en suplementos
dietéticos. Los resultados de nuestras investigaciones hasta el momento se pueden resumir así:
1. Los alcaloides oxindólicos de Uncaria tomentosa forman con el reactivo de Dragendorff
un complejo con características espectroscopicas en la zona ultravioleta muy particulares,
que permiten su identificación.
2. La extracción total de alcaloides oxindólicos de Uncaria tomentosa se puede realizar con
solución de ácido cítrico al 5%, que permite su posterior purificación mediante cambios
de pH y uso de solventes orgánicos, tanto para su análisis cualitativo y cuantitativo; con
las técnicas tradicionales de cromatografía en capa fina, análisis volumétrico y
principalmente con la cromatografía líquida de alta resolución. El perfil cromatográfico de
estos alcaloides mediante esta última técnica es similar al publicado en otras referencias
usando las mismas condiciones analíticas.
3. Mediante la selección de un sistema solvente para cromatografía en capa fina que nos
permita la separación de la mayoría de sus componentes se puede obtener un perfil
cromatográfico con características específicas que con la aplicación de la densitometría,
nos indique la legitimidad de un extracto de Uncaria.
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PO 109
Antioxidant, Insecticidal and Insect Growth Regulatory activities of
Roldana barba-johannis against fall army worm Spodoptera frugiperda.
Torres P., Marín J.C., Pérez-Castorena A.L., Arciniegas A., Romo de Vivar A., Aranda
E. and Céspedes C.L.*
Chemical Ecology Lab. Chemistry Institute, UNAM, Coyoacan 04510, Mexico DF, Mexico
[email protected], http://www.iquimica.unam.mx/cespedes.html
The methanol extract from aerial parts of Roldana barba johannis afforded Sargachromenol
1, sargachydorquinoic acid 4, and Sargaquinoic acid 7. These natural products and their
acetylated derivatives showed insecticidal and insect growth regulatory activity against Fall
armyworm (Spodoptera frugiperda) an insect pest of corn. The most active compounds were
1, 3, 4, 6 and a mixture of 1+4+7 and its acetylated form, which had significant effects
between 5.0 and 20.0 ppm in diets. Almost all compounds were insecticidal with lethal doses
between 20-35 ppm. In addition, these compounds also demonstrated scavenging properties
toward 2,2-diphenyl-1-picrylhydrazyl (DPPH) in TLC autographic and spectrophotometric
assay. Our results indicate that these compounds appear to have selective effects on the preemergence metabolism of the insect. The results were fully comparable to known natural
insect growth inhibitors such as gedunin and Cedrela extracts and have had a possible role as
natural insecticidal agents.
This work was supported in part by DGAPA-UNAM grant IN243802.
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PO 110
Aplicación de la RMN de alta resolución en la caracterización estructural
de dos labdános del Oxylobus glanduliferus
Darly Villalobos Osorio, Amaro-Luis Juan Manuel, Bahsas Alí.
Laboratorios de Productos Naturales y de RMN. Facultad de Ciencias; Universidad de Los
Andes. Mérida. Venezuela. e-mail: [email protected]
Los labdanos conforman un amplio grupo de productos naturales incluidos en los diterpenos
bicíclicos, los cuales se caracterizan por presentar un sistema trans-decalínico 4,4,10trisustituido, con una cadena lateral en C-9 (CONOLLY & HILL, 1991). Paralelamente al
aislamiento y determinación estructural de este tipo de diterpenos se han desarrollado
numerosas investigaciones orientadas a determinar la actividad biológica y/o farmacológica
que dichos productos pudieran exhibir (SINGH ET AL., 1999). El género Oxylobus (familia
Asteraceae) representa una fuente natural importante de este tipo de diterpeno; solo una de la
seis especies de este género descritas, el O. glanduliferus A. Gray, se encuentra distribuida en
las regiones andinas de Venezuela (TURNER & KERR, 1985). En el contexto de una línea de
investigación centrada la aplicaciones de la RMN en la caracterización estructural de
metabolitos secundarios, en el presente trabajo damos cuenta del aislamiento e identificación,
mediante técnicas de RMN, de dos diterpenos de la serie del labdano, los cuales se encuentran
presentes de manera particularmente abundante en el exudado resinoso del O. glanduliferus.
Las hojas y ramas esta planta se secaron a la temperatura ambiente y a la sombra durante dos
semanas, y luego se extrajeron, sumergiéndolas durante cinco minutos en CH2Cl2 a
temperatura ambiente. La disolución obtenida fue filtrada y posteriormente concentrada al
vacío para dar un extracto, el cual fue preadsorbido en gel de sílice y luego cromatografiado
en columna al vació, utilizando este mismo adsorbente. Las fracciones obtenidas, una vez
analizadas por TLC, fueron sometidas a procesos de fraccionamiento y separación utilizando
diversas técnicas cromatográficas. De esta manera se lograron aislar dos diterpenos, los cuales
fueron caracterizados como el labdan-8α15-diol [1] y el 13-epi-Labdan-8α,15-diol [2], sobre
la base de métodos espectroscópicos convencionales (IR, UV, EM, RMN-1H y RMN-13C) y
técnicas bidimensionales de RMN (1H, 1H-COSY, HMQC y HMBC). Se prepararon varios
derivados de estos diterpenos, los cuales también se identificaron por métodos espectrales.
CH2OH
CH2OH
OH
OH
[1]
[2]
CONOLLY J. D. and HILL R. A., 1991.“Dictionary of Terpenoids,Vol. I”. Chapman & Hall. London
TURNER B. L. and KERR K. M., 1985. Revision of the Genus Oxylobus (Asteraceae-Eupatirieae). Plant Syst. Evol., 151, 7387.
SINGH M., PAL M. and SHARMA R. P., 1999. Biological Activity of the Labdane Diterpenes. Planta Medica, 65, 2-8.
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PO 111
Aspectos bioquimicos y metabolicos de la perla de tierra
Winston Quiñones, Fernando Echeverri, Bernardo Vicente, Fernando Torres, Rosendo
Archbold
Grupo de Química Orgánica de Productos Naturales Universidad de Antioquia, Instituto de
Química, A.A 1226,
La perla de tierra es un insecto que afecta varios cultivos importantes, entre los cuales se
encuentran frutales y pastos. El insecto se caracteriza por que en gran parte de su desarrollo se
recubre de una fuerte capa lipídica que le aísla y protege del medio; con este mecanismo de
defensa es prácticamente inmune a las condiciones ambientales así como a la aplicación de
insecticidas externos.
Nosotros hemos emprendido un estudio acerca de la bioquímica de este insecto con el fin de
diseñar inhibidotes de su ciclo metabólico. Los resultados indican que la capa lipidica esta
compuesta principalmente por una serie de triglicéridos poliinsaturados. Esta capa a su vez
parece estar recubierta por otros derivados de esos ácidos grasos. Finalmente, la composición
de ácidos grasos varía según el estado de desarrollo del insecto, apreciándose la producción de
aldehídos, mono y diglicéridos.
Agradecimientos. Los autores agradecen a Colciencias (Colombia) la financiación de este
trabajo
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PO 112
Toxicity, anti-inflammatory and analgesic activity of the aqueous
suspension of Ocimum tenuiflorum l
Alicia Lagarto, Pedro Bárzaga, Yanier Núñez, Viviana Bueno, Isbel Guerra, Yamilé
Vega, Odalys Valdés, Tatiana Gabilondo, Carmen Carrillo, Sara Agüero, Yadira
Valdés, Maylin Olivera.
Centro de Investigación y Desarrollo de Medicamentos – CIDEM. Ave. 26 No. 1605.
Nuevo Vedado. Plaza. CP 10600. La Habana. Cuba. E. mail. [email protected]
Fax: 53-7-335556
The lyophilized aqueous suspension from Ocimum tenuiflorum L was screened for its
preclinic toxic effects, and for its activity on nociceptive and inflammatory responses in
experimental animals. In the present study, acute toxicity was determined using the limit test
at the dose of 2000 mg/kg and oral subchronic toxicity was determined for a period of 13
weeks with the administration of three doses (250, 500 and 1000 mg/kg/day) to Wistar rats of
both sexes, following the OECD Test Guideline methodology. The acute and subchronic
administrations of lyophilized aqueous suspension from Ocimum tenuiflorum L were neither
lethal nor did it cause toxic manifestations. In the subchronic toxicity test, the normal weight
increment, food consumption, hematology, clinical biochemistry, organ's relatives weight and
hystopathological analysis of organs and tissues evidenced an absence of toxic symptoms.
Pharmacological assays included the evaluation of the anti-inflammatory and antinociceptive
activities in rats and mice. Although the lyophilized aqueous suspension from Ocimum
tenuiflorum L acutely administered (250; 500; 1000 mg/kg) inhibited the increase of paw
edema induced by carrageenin, dextrana or histamine, it was ineffective on anti-inflammatory
response on serotonin-induced edema. In a cotton pellets subcutaneously implanted model
(50; 150; 450 mg/kg/day) Ocimum tenuiflorum 150 and 450 mg/kg inhibited granulomatous
tissue formation without affecting thymus's neither adrenal’s weight. Oral administration of
lyophilized aqueous suspension from Ocimum tenuiflorum L (250; 500; 1000 mg/kg) led to
significant antinociceptive effect against acetic acid-induced writhing test method in mice and
tail-flick test using immersion of the tail in rats. In the hot plate test, Ocimum tenuiflorum
significantly increased the latency time of jump only with the highest dose. These results
indicated the involvement of both central and peripheral action in the antinociceptive effect of
the lyophilized aqueous suspension from Ocimum tenuiflorum L, being especially intense in
visceral pain, suggesting that it could be a consequence of its anti-inflammatory action.
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PO 113
Nuovi 7,9’:7’,9-diepossilignani ad attività antiossidante e vasorilassante
dalle radici di Valeriana prionophylla
Anna Lisa Piccinelli1, Armando Caceres2, Sirio Passi3, Roberta d’Emmanuele di Villa
Bianca4, Raffaella Sorrentino4, Massimo De Fina5, Luca Rastrelli1
1
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Salerno; 2Departamento
de Citohistologya, Escuela de Quimýca Biologica, Universidad de San Carlos de
Guatemala; 3Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI, IRCCS); 4Dipartimento di
Farmacologia Sperimentale, Università degli Studi di Napoli “Federico II”
5
FederFarma, Vibo Valentia
Valeriana prionophylla è una specie distribuita in Messico, Costa Rica e Guatemala
ampiamente utilizzata nella medicina tradizionale latino-americana con una recente e discreta
distribuzione nei mercati locali. Le radici di questa pianta sono usate dalle popolazioni
indigene sotto forma di tisana o compresse, come sedativo ed antispasmodico. Nonostante
l’ampio uso locale non sono riportati in letteratura studi sulla composizione chimica e
l’attività farmacologica.
L’investigazione chimica condotta sull’estratto etanolico delle radici di V. prionophylla ha
identificato come principali metaboliti secondari i 7,9’:7’,9-diepossilignani 8idrossipinoresinolo-4’-O-β-D-glucoside, 8-idrossi-pinoresinolo, prinsepiolo, già isolati dalle
radici di V. Officinalis1,2, e i due nuovi 7,9’:7’9-diepossilignani glicosidi prinsepiolo-4-O-βD-glucoside e fraxiresinolo-4’-O-β-D-glucoside3.
Questi composti sono stati valutati per la loro attività antiossidante, mediante il saggio di
decolorazione del radicale cationico ABTS.+ ed il saggio di chemioluminescenza e, per la loro
attività vasorilassante, mediante test farmacologici condotti su organi isolati (anelli di aorta di
ratto).
I diepossilignani 8-idrossi-pinoresinolo e prinsepiolo, paragonati con il verbascoside, un
potente composto antiossidante, esibiscono una potente attività scavengers verso i radicali
liberi, mentre i corrispondenti glicosidi, 8-idrossipinoresinolo-4’-O-β-D-glucoside e
prinsepiolo-4-O-β-D-glucoside, mostrano un’attività antiossidante più moderata3.
NO, un fattore derivante dall’endotelio, in presenza di radicali liberi genera il potente radicale
tossico perossinitrile, la cui produzione è bloccata da sostanze ad attività antiossidante che
quindi aumentano la biodisponibilità di NO e pertanto il suo effetto vasorilassante4.
Per i diepossilignani è stata valutata la capacità di rilassare gli anelli di aorta in presenza o in
assenza di endotelio al fine di confermare le proprietà antiossidanti dimostrate dal TEAC e dai
saggi di chemiluminescenza.
In presenza di endotelio il prinsepiolo-4-O-β-D-glucoside, l’8-idrossi-pinoresinolo ed il
prinsepiolo
mostrano un effetto rilassante3 indicante un miglioramento della biodisponibilità di NO
dovuto probabilmente alle proprietà antiossidanti, ma non possiamo escludere una azione
attraverso i recettori degli estrogeni.
1
2
3
4
Bodesheim, U.; Hölzl, J. Pharmazie 1997, 52, 386-391.
Schumacher, B.; Scholle, S.; Hölzl, J.; Khudeir, N.; Hess, S.; Müller, C. E. J. Nat. Prod. 2002, 65,
1479-1485.
Lavoro valeriana
Beckman, J.; Beckman, T. W.; Chen, J.; Marshall, P.; Proc. Natl. Acad. Sci, 1990, 87, p. 16201620-1624.
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PO 114
Potencial antioxidante del extracto bruto y fracciones de Ouratea parviflora
Carbonari, K. A.; 2Yunes R. A.; 3Felício, J.D.; 3Gonçalez E.; 3Rossi, M. H ; 1Pedrosa, R.
C.
1
Depto. de Bioquímica, Universidade Federal de Santa Catarina, Florianópolis/SC ;
2
Depto. de Química, Universidade Federal de Santa Catarina, Florianópolis/SC; 3 Centro
de Sanidade Animal do Instituto Biológico, São Paulo/SP.
1
Ouratea parviflora (corazón de bugre) es popularmente utilizada en Brasil para el tratamiento
de úlceras y enfermedades gástricas y reumáticas. Los estudios fitoquimicos mostraron la
presencia de varios flavonoides como rutina,apigenina,amentoflavona y agastiflavona. Se
sabe que puede existir una correlación entre una propiedad antioxidante de los extrato de una
planta y su capacidad de inibir o prevenir algunos procesos patologicos porque especies
reactivas de oxigeno participan de los mismos. El objetivo de este trabajo fue estudiar el
potencial antioxidante de la Ouratea paviflora dado su uso popular en enfermedades
asociadas a la generación de oxigeno reactivo. Esta actividad antioxidante fue analizada por
diferentes metodos: captación de radical DPPH , generación de radical hidroxilo por la
oxidación de desoxiribosa y scavenger del anión superoxido(02-.) por la reducción del Nitro
Blue tetrazolium (NBT). Fueron estudiados el estracto bruto (OP),y las fracciones hexánica
(OP1),cloroformica (OP2), acetato de etilo (OP3), hidroalcolica (OP4) y metanolica (OP5)
utilizando como control positivo el extracto de Ginkgo biloba de conocida acción
antioxidante. El extracto bruto y la fracción hidroalcolica tienen una buena actividad
antioxidante: frente al radical DPPH (IC50 (OP)=145,73 ± 1,03μg/mL y (OP4)=
111,91±1,0μg/mL) en relación al Ginkgo biloba (63,02 ± 0,10μg/mL), frente al scavenger de
02-. (IC50 (OP) = 294,31± 10,93 μg/mL y (OP4) = 182,31± 14,52 μg/mL ) y scavenger de
OH. (IC50 (OP) =19,41± 0,8μg/mL y (OP4) =6,62± 0,5μg/mL). Estos resultados permiten
concluir que tanto el extrato bruto de la Ouratea parviflora como la fracción hidroalcolica
presentan una clara actividad antioxidante frente al radical DPPH, radical hidroxilo y al anion
superoxido.
Sponsor: CNPq
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gallego da UFSC situado no Depto de |Bioquimica sala.....) Obrigado
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PO 115
Antioxidant activity of methanolic extract of Equisetum arvense in vivo.
Ferreira V.B.N, 1Christmann I. L., 1Pedrosa R.C., 1Wilhelm Filho, D., 2Cechinel V. F.,
1
Yunes R. A.;
1
Departments of Ecology/Zoology, Chemistry and Biochemistry - Universidade Federal de
Santa Catarina, 2NIQFAR-Universidade do Vale do Itajaí
1
Equisetum arvense has many pharmacological properties and has popular use as antiinflammatory, diuretic and anti-hiperplasic prostatic agent. These properties led us to study
the antioxidant properties of this plant considering that reactive oxygen species (ROS)
participate in various human diseases. Adult male rats were treated for 14 days with 200
mg/kg b.w.(i.p) of methanolic plant extract and the positive control treated with selegilina
salt (4 mg/Kg b.w., i.p.) an inhibitor of monoamineoxygenase B and potent antioxidant by
brain. 24 h after the last day of treatment the rats were killed by cervical dislocation and the
brain were rapidly removed and striatum and frontal lobe were immediately homogenized.
Determination of thiobarbituric acid reactive species (TBARS) was used for assessing
endogenous lipid oxidation measured spectrophotometrically at 535 nm in brain rat. Reduced
glutathione (GSH), Superoxide dismutase activity (SOD), Catalase activity (CAT),
Glutathione reductase activity (GR), and Glutathione S-transferase activity (GST) were
determined. The TBARS levels were diminished by E. arvense treatment and selegilina
(208.73± 19.14 and 199.14±7.83 μmol.g-1). The GSH levels increased under plant extract
treatment (3.64 ± 0.21 nmol.l-1) but not with selegilina treatment (2.14 ± 0.13 mmol.l-1).
There were no change with other citoprotective enzymes, except a increase in GR activity in
the group treated with selegilina (2.48± 0.41 μmol.min-1g-1). The results suggest that the E.
arvense presents a significant antioxidant activity in vivo, a fact that encourage us to perform
future studies about antioxidant potential in oxidative stress condition.
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PO 116
Screening of Casearia sylvestris s.w. (flacourtiaceae) extract and fractions for
antioxidant activity
1
Schoenfelder, 2 T., Yunes, R. A. , 3 Predrosa R. C. 1 Daminelli, E. N.,
1Depto. de Farmácia, Universidade do Extremo Sul Catarinense, Criciúma, 2 Depto de
Química, Universidade Federal de Santa Catarina, Florianópolis; 3 Depto de Bioquímica ,
Universidade Federal de Santa Catarina, Florianópolis
Casearia sylvestris S.W. in Brazil is used in popular medicine due to several pharmacological
properties such as anti-inflammatory, anti-ulcer, antiseptic and anaesthetic. Phythochemistry
study showed terpenes, triterpenes, flavonoids and saponins compounds. Methanolic crude
extracts from leaves (CS) and 2 fractions of Casearia sylvestris S. W. [hexane (CS1),
dichloromethane (CS2)] were studied in order to ascertain their inhibitory effect against
DPPH and hydroxyl free radical. Antioxidant activity was measured using the DPPH radical
photometric assay in a process guided by its discoloration (Brand W., 1995). The hydroxyl
radical (HO•) was generated from the Fenton reaction of hydrogen peroxide with Fe (III)EDTA. The chromogen generated by the oxidation of deoxyribose was determined
spectrophotometrically at 532 nm. The antioxidant activity of this extract and fractions was
compared with standard solutions of Ginkgo biloba. The results showed that all extract and
fractions of Casearia sylvestris have a DPPH-scavenging ability [IC50 (CS)=298,8 ± 0.15
μg/mL; IC50 (CS1)=533,77 ± 0.11 μg/mL; IC50 (CS2)=153,83 ± 0.13 μg/mL;, and that, in
general, their scavenging potential was not more pronounced than that of Ginkgo biloba (IC50
54,615 ± 0.0 μg/mL). The plant extract and fractions were not effective in avoiding the
oxidation of deoxyribose The results suggest that this plant species has significant in vitro free
radical scavenging capacity and antioxidant properties. It is possible that this effect is not
associated with the hidroxyl radical.
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PO 117
Potencial antioxidante de la 2,4,6-trihidroxiacetofenona una aglicona
presente na Curcuma comosa
Ferreira, E.A.1; Gris, E.F.2; Felipe, K.B1; Leal, P.C.3; Yunes R. A.3; Wilhelm Filho, D.4;
Pedrosa, R.C.1.
1
Departamento de Bioquímica, CCB, UFSC, SC; 2Departamento de Ciência e Tecnologia,
CCA, UFSC, SC; 3Departamento de Química, CFM, UFSC, SC; 4Departamento de
Ecologia e Zoologia, CCB, UFSC, SC.
La 2,4,6-trihidroxiacetofenona (THA) que es la aglicona de un glucosido presente en la
Curcuma comosa, planta usada extensivamente por la medicina tradicional de Tailandia como
anti-inflamatoria demostro en ensayos preliminares tener una actividad antioxidante. Asi el
objetivo de este trabajo fue caracterizar mediantes modelos in vitro el potencial antioxidante
de esta acetofenona. Esta actividad fue analizada por diferentes metodos: captación del
radical de DPPH, captación del radical hidroxilo inibiendo la degradación de la desoxiribose.,
por el ‘scavenger‘ del anion superoxido (02-.) utilizando el metodo del Nitro Blue Tetrazolium
(NBT), por la xantina oxidase (XO) y por la evaluación de la peroxidación lipidica com el
acido tiobarbiturico (TBARS). Su potencial antioxidante fue comparado con el de la rutina.
La THA fue menos efectiva en la captación del radical de DPPH (IC50 50=23,58±2,42μg/mL)
que la rutina (IC50=6,35±2,06μg/mL). En relación con la inibición de la degradación de la
desoxiribosa la THA fue mas efectiva (IC50 = 113,92 ± 2,52 μg/mL) que la rutina (IC50 =
143,57 ± 3,73 μg/mL), lo mismo en el scavenger del anión superoxido THA(IC50 = 84,13 ±
5,21 μg/mL) y rutina (IC50 =1045,14±5,21 μg/mL) n el metodo de la xantina oxidase.
Finalmente, la THA causo uma mayor protección, que la rutina, contra la lipoperoxidación:
THA (IC50 = 151,73 ± 1,58 g/mL), rutina (IC50 = 203,83 ± 3,21 g/mL). Assi fue
demostrado que la THA tiene una importante actividad antioxidante in vitro. Nuevos estudios
se hacen necesarios para evaluar mas profundamente su efecto scavenger del anion
superoxido.
Sponsor: CNPq
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 118
Evaluation of Residual Levels of Organochlorine Pesticide in Chickpeas
samples from Mexico
Attilio Veneziano1, Laura Gallo1, Massimo De Fina2, Francesco De Simone1, Luca
Rastrelli1
1
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università di Salerno, Via Ponte Don Melillo,
84084 Fisciano, Salerno, Italy.
2
FederFarma, Vibo Valentia.
Chickpea (Cicer arietinum L.) is the fifth most widely grown legume in the worl and is the
most widely consumed legume in Spain and Italy. Chickpea crops improve the physical and
biological properties of the soil. This legume also fixes atmospheric nitrogen and thus
requires less chemical fertilization, a characteristic with obvious ecological advantages.
In addition to being an important source of protein, chickpea is also reported to be a good
source of minerals. This legume supplies larger amounts of calcium and phosphorus than
other legumes and contains more calcium than whole cow's milk (120 mg/100 g). The amount
of phosphorus in chickpeas approaches that found in the major sources of this element in the
Mediterranean diet.
Because chemical contaminations in food constitute a significant health risk and legumes
have a high consumption rate, the continuous control of pesticide residues in imported
chickpea samples are of great importance.
In this study, carried out during the years 2002-2003, the occurrence of 17 organochlorine
pesticides was investigated in fifty samples of chickpeas imported in Italy from Mexico
through Maritime Authority of Salerno Custom Port (Italian Department of Health). In 9
samples, 5 organochlorine pesticides, namely DDT, Endosulfan, Endrin, Eptachlor and
Fenarimol were found in concentrations ranging from 0.070 to 6.140 mg/kg. Captafol,
Chlorothalonil, Cipermetrina, DDD pp’, DDE op’, DDE pp’, Deltametrina, Fenvalerate,
Imazalil, Iprodione, Permetrina, Propiconazolo were not detected in any sample. The analysis
were carried out by capillary GC using a Thermoquest model Trace GC 2000, with Electron
Capture Detector (ECD), after sample extraction with dichlorometane and clean-up by an
Extrelut-20 column. The positive sampleswere confirmed by GC-MS. Recoveries of 17
pesticides at three fortification levels (0.1, 0.5 and 1.0 mg/Kg) were in the range 85-103 %.
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PO 119
Squalene : una biomolecola da rivalutare.
Grandinetti Mauro, Stancato Andrea, Passi Siro, Rastrelli Luca*
(Centro Invecchiamento Cellulare, IDI-IRCCS, Roma)
*Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Università degli Studi di Salerno
Lo squalene (SQ), noto intermedio nella sintesi degli steroli, è un idrocarburo triterpenoide
esainsaturo a 30 atomi di carbonio (C30H50) che, in natura, si rinviene esclusivamente nel
fegato degli squali (donde il nome), nel sebo umano e nell’olio extravergine di oliva (OEO).
Abbiamo studiato lo SQ nel sebo umano (100 individui sani di età compresa tra 18 e i 35
anni, metà maschi e metà femmine) e in 5 OEO italiani.
Nel sebo, ove è stato trovato ad una concentrazione di circa il 12%, lo SQ è capace di
contrastare efficacemente le specie reattive dell’ossigeno ed in particolare l’ossigeno
singoletto, indotti dalle radiazioni UV, agendo da filtro biologico indiretto. Il sebo umano
contiene anche vitamina E (vit E) ed ubichinone ( CoQ10), che giocano un importante ruolo
fisiologico proteggendo lo SQ dall’ossidazione indotta dall’ “environment” e tenendo sotto
controllo i livelli dei nocivi by-products dello SQ ossidato e la loro penetrazione negli strati
sottostanti vitali dell’epidermide e del derma.
Nell’OEO lo SQ è stato trovato alla concentrazione dello 0,5-0,8%. Esso rappresenta la
frazione principale dell’insaponificabile, un’aliquota complessa (1,5-2,2% dell’olio) che, non
contenendo acidi grassi liberi o esterificati, non diventa sapone se trattato con alcali. E’
verosimile che gran parte delle proprietà dietetiche, terapeutiche e cosmetiche dell’OEO sia
da attribuirsi proprio all’insaponificabile. L’insaponificabile contiene anche vit E e altri fenoli
con proprietà antiossidanti (fenoli semplici, secoiridoidi e lignani), che non solo operano in
sinergia con l’acido oleico per conferire stabilità agli attacchi ossidativi esterni, ma
contribuiscono anche significativamente al “bouquet” dell’OEO.
Abbiamo osservato che l’ossidazione dell’OEO ha come “target” principale non tanto gli
acidi grassi polinsaturi, quanto gli antiossidanti dell’insaponificabile ed in particolare la vit E,
gli orto difenoli e lo SQ. La vit E è l’antiossidante più importante e funzionale presente
nell’OEO ed il primo ad essere ossidato diventando, in parte, proossidante, in grado pertanto
di ossidare gli altri antiossidanti dell’insaponificabile, in particolare orto difenoli e SQ, con
formazione di altre specie reattive, di natura radicalica e non. Si innesca pertanto un
meccanismo radicalico “a cascata” perverso che, alla fine, con la riduzione massiva degli
antiossidanti, riguarderà essenzialmente gli acidi polinsaturi dell’olio, con generazione di
innumerevoli molecole, carboniliche e non, dotate di tossicità e mutagenicità, in grado di
impartire un odore e un sapore estremamente sgradevoli, anche a piccolissime concentrazioni
(irrancidimento).
Oltre allo SQ e vit E, l’OEO ha in comune con il sebo l’alta concentrazione di acidi grassi
monoinsaturi e questa somiglianza di composizione rende l’OEO particolarmente idoneo
quale ingrediente naturale di prodotti biocosmetici.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 120
Actividad antimicrobiana y antiviral de especies autoctonas de la flora
argentina
Tuttolomondo(1), María V; Massa(2), Rosana ; Bendersky(4), Diego; Cruañes(4), Maria C.;
Cruañes(4), Maria J.; Muñoz(5), Juan de Dios; Ferraro(3), Graciela; Martino(3),Virginia;
Gutkind(1), Gabriel; Cavallaro(2), Lucia, Vivot(4), Eduardo.
Cátedras: Virología(1), Microbiologia(2), Farmacognosia(3) Facultad de Farmacia y
Bioquímica-UBA - Junin 956-Buenos Aires-Argentina – Tel. 011-49648247
Cátedras: Botánica Sistemática(5), Química General(4) –Facultad de Ciencias
Agropecuarias – UNER-Ruta 11, Km 10, CC Nº 24 (3100) – Oro Verde – Entre RíosArgentina- Tel. 0343-4975075
La flora de la Provincia de Entre Ríos (Argentina) atesora numerosas especies con
antecedentes etnobotánicos que requieren estudios de validación científica. En las costas de
los ríos se destacan Tessaria integrifolia Ruíz & Pavón var. integrifolia, cuyos tallos tiernos y
hojas son estimados por sus efectos antigonorreico, cicatrizante y resolutivo, como asimismo
Myrsine laetevirens (Mez.) Arechav, cuyas hojas machacadas se aplican en uso externo para
tratar enrojecimientos y ulceraciones de la piel. La infusión o decocción de la planta completa
de Acanthospermum australe D C. es usada para lavar heridas ulcerosas; en cataplasmas se
aplica para curar el pie enfermo de los animales con aftosa, y asimismo, la decocción es útil
en lavados vaginales contra gonorrea y leucorrea; en Brasil, la decocción se bebe contra la
malaria. La decocción de la planta completa o de la raíz de Arctium minus (Hill.) Bernh. es
bebida por su efecto depurativo; control de infecciones bacterianas, enfermedades cutáneas,
eczemas, psoriasis, forúnculos y llagas. En este trabajo se presentan los resultados de la
investigación de las actividades antimicrobiana y antiviral realizada sobre los extractos de las
especies mencionadas. Los extractos diclorometánico, metanólico, etanólico al 70% y acuoso
de estas especies fueron ensayados por difusión en medio sólido contra los microorganismos
Bacillus subtilis, Micrococcus luteus, Escherichia coli, Listeria monocytogenes,
Pseudomonas aeruginosa, Staphylococcus aureus, Candida albicans y Aspergillus niger. El
extracto diclorometánico de T. integrifolia fue activo contra S. aureus, y el diclorometánico
de A. australe contra B. subtilis y S. aureus. Los extractos EtOH de Arctium minus y A.
australe fueron activos contra B. subtilis y S. aureus. Los mismos extractos fueron evaluados
para la detección de actividad antiviral mediante reducción del efecto citopático y del número
de placas virales, sobre Herpes simplex tipo 1 (HSV-1), Herpes simplex tipo 2 (HSV-2) y
Poliovirus tipo 1 (PV-1) en células Vero. El extracto metanólico de T. integrifolia fue activo
contra HSV-1 con MCNC=400μg/mL y CE50=84.8μg/mL y los extractos diclorometánico,
metanólico y etanólico fueron activos contra PV-1 con valores de CE50 de 7.5μg/ml,
55.3μg/ml y 45.5μg/ml, respectivamente. Las MCNC para los extractos diclorometano y
etanólico en este caso fueron de 100μg/mL y 500μg/mL respectivamente. Los extractos de A.
minus no presentaron actividad antiviral. Todos los extractos de A. australe y M. laetevirens
demostraron ser muy citotóxicos (MCNC entre 25 y 62.5μg/ml), lo que no justificó la
evaluación de su actividad antiviral. Los resultados obtenidos orientan a iniciar el
fraccionamiento bioguiado de T. integrifolia para identificar el/los principios activos
responsables de la actividad biológica detectada, antibacteriana y antiviral. Agradecimientos:
SICTFRH de la UNER; PICT 2002 05-11240 ANPCYT
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 121
Estudio de la actividad antiviral in vitro de extractos de origen vegetal
frente al virus herpes simple tipo 1.
Milady García Torres1, Olga Alicia Echemendía Arana1, Raisa Monteagudo Borges1,
Graciela Bolaños Queral1, José Antonio González Lavaut2, Sylvia Prieto2;1Instituto
Finlay. Centro de Investigación-Desarrollo-Producción de Vacunas. Ave 27 No. 19805, La
Lisa, A. P. 16017. Cod. 11600. La Habana. Cuba. [email protected]; 2Centro de
Química Farmacéutica (CQF), La Habana, Cuba.
Introducción: Las propiedades etnomédicas de las plantas cubanas han propiciado un
impulso importante para satisfacer la necesidad y estimular la conveniencia de utilizar y
transformar, de manera sustentable, nuestro potencial vegetal. En este estudio nos propusimos
evaluar la actividad antiviral de varios extractos vegetales derivados de especies de plantas del
género Erythroxilum, frente al virus herpes simple tipo 1, mediante la determinación de la
concentración citotóxica media, concentración efectiva media e índice selectivo de cada uno
de los posibles candidatos. Materiales y Métodos: Los extractos vegetales fueron
suministrados por el Centro de Química Farmacéutica, La Habana, Cuba. Se utilizaron células
de riñón de mono verde africano (VERO) entre los pases 140 y 145, crecidas en medio 199
suplementado con 10 % de suero bovino fetal inactivado (SFBI). Se utilizaron dos cepas de
virus herpes simple tipo 1 (VHS-1): una de referencia y una proveniente de un aislamiento
realizado en el Instituto de Medicina Tropical Pedro Kourí, La Habana, Cuba; la cual resultó
resistente al Aciclovir. El título viral fue determinado por el método de Reed y Muench, y
sobre la base de éste se determinaron las 100 dosis infecciosas en cultivo de células
(DICC50), utilizadas en la evaluación antiviral. Para determinar la concentración citotóxica
media (CC50) se utilizaron células VERO sembradas en placas de 96 pozos a las que se le
añadieron diferentes concentraciones de los extractos, las placas fueron incubadas a 370C en
atmósfera de CO2 al 5% por 3 días. Para determinar la concentración efectiva media (CE50)
antiviral se añadieron las diferentes concentraciones de los extractos a las placas sembradas de
células y se incubaron durante 1 hora, posteriormente se añadieron las 100 DICC del virus, y
para la CE50 virucida se mezclaron las diferentes concentraciones de los extractos y las 100
DICC del virus por una hora y después se añadieron a las placas sembradas de células. Las
placas se incubaron en las mismas condiciones descritas anteriormente. Todos los ensayos se
realizaron utilizando el método del MTT y se montaron por triplicado. Posteriormente se
determió el índice selectivo que se deriva de la relación CC50/CE50. Resultados: Primero se
determinó el efecto tóxico de cada extracto en las células VERO, donde los extractos
provenientes de las especies Erythroxilum suave (infusión), Erythroxilum areolatum,
Erythroxilum minutifolium, Erytrhoxilum armatum no mostraron toxicidad hasta una
concentración de 4 mg/mL, mientras los extractos provenientes de las especies Erythroxilum
suave (hidroalcohólico), Erythroxilum confusum, Erytrhoxilum longipes mostraron valores de
toxicidad de 650±5,78 µg/mL, 480±8.99 µg/mL y 540±6.33 µg/mL, respectivamente. Todos
los extractos protegieron frente a la cepa de referencia del VHS-1 mostrando índices
selectivos entre 38.21 y 668.89, y solo los extractos provenientes de las especies Erythroxilum
areolatum, Erythroxilum minutifolium, Erytrhoxilum armatum y Erytrhoxilum longipes
protegieron contra la cepa resistente al Aciclovir del VHS-1 con índices selectivos entre 11.28
y 37.04. A su vez, todos los extractos fueron capaces de inactivar la cepa de referencia del
VHS-1 y ninguno de ellos mostró actividad virucida frente a la cepa de aislamiento resistente
a Aciclovir del VHS-1.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 122
Obesità infantile e obesità dell’adulto
P.Attianese*, M.Tudisco**, G.Ciriello**,A.Bochicchio**, G.Savarese***,L .Pepe****,
M. Torino*****, G.Torino.******, Massimo De Fina *******
*A.S.L. SA1Nocera Inferiore( SA), Facoltà di Farmacia Università degli Studi diSalerno;
**A.S.L.1.Venosa Potenza; ***Cattedra di Psicologia Università degli Studi di Salerno;
****Facoltà di Farmacia Università degli Studi di Salerno; ***** SUN Napoli,
*****Cattedra di Fisiologia, Facoltà di Farmacia Università degli Studi di Salerno.
******* FerderFarma, Vibo Valentia
Introduzione: L’obesità infantile (B.M.I. maggiore o uguale 85°percentile per età e sesso) è
un fattore predittivo importante dell’obesità dell’adulto, soprattutto quando uno, o entrambi i
genitori sono obesi. Un bambino obeso, di età compreso tra i 3 e 10 anni, con genitori di peso
normale, ha una possibilità del 24% di diventare obeso da adulto e questa aumenta al 62% se
uno dei due genitori è obeso. All’età di 10-14 anni, le probabilità sono notevolmente più
elevate: il 64% dei bambini obesi di età compresa tra 10 e 14 anni, con genitori di peso
normale, diventerà obeso da adulto, come lo diventerà il 79% di quelli con un genitore obeso.
Scopo: Lo scopo del lavoro è quello di correlare lo stato nutrizionale di studenti e lo stato
nutrizionale dei propri genitori come fattore predittivo per l’obesità dell’età adulta.
Materiali e Metodi: Il numero degli studenti che ha partecipato al progetto nell’anno
scolastico 2002-2003 è stato: 233, F106 - M127, età 10 +/- 1, tutti appartenenti alla A.S.L. 1
di Venosa (Pz), Italia. Il numero dei genitori è stato di 466, M 233 - F233, età 27-64 anni. La
classe di peso per i genitori è stata valutata mediante l’indice di massa corporea: B.M.I.
(B.M.I. = Peso in Kg/H in metri al quadrato). Se il risultato è al di sotto dei 18.5 si parla di
sottopeso; tra 18.5 - 24.9 di normopeso; tra 25 - 29.9 di sovrappeso; tra 30.0 - 34.9 di obesità
di prima classe; tra 35.0 - 39.9 di obesità di seconda classe e oltre i 40 di obesità di terza
classe. La classe di peso per gli studenti è stata valutata con il metodo del peso relativo
percentuale. Esso si ottiene dal rapporto: Peso reale/peso ideale × 100 in cui. Il peso ideale è
dato dal valore del 50° centile del peso corrispondente alla statura. Con tale metodo si
possono classificare i soggetti nelle seguenti cinque classi di peso a secondo del valore
percentuale della deviazione del peso ideale: sottopeso dev. minore del 90%; normopeso dev.
compresa tra 90 e 110%; sovrappeso dev. compresa tra 110 e 120%; obesi dev. maggiore del
120%; superobesi dev. maggiore del 150%.
Risultati: I risultati dell’indagine sono stati: sottopeso: Padri – 2 (1%), Madri – 8 (3%);
normopeso: P – 98 (42%), M – 130 (56%); sovrappeso: P – 105 (45%), M - 76 (33%); obesità
I classe: P - 25 (11%), M - 14 (6%); obesità II classe : P - 3 (1%), M - 4 (2%); obesità di III
classe: P – 0 (0%), M – 1 (<1%). In percentuale circa il 2% dei genitori è in sottopeso, circa il
49% è in normopeso, circa il 39% è in sovrappeso e circa il 10% è obeso. I risultati degli
studenti sono stati: 98 normopeso (42%), 40 sovrappeso (17%), 74 obesi (32%), 21 sottopeso
(9%).
Conclusioni: Il 90% dei bambini obesi di questo studio aveva un genitore obeso e un’alta
percentuale li aveva entrambi obesi. Anche i bambini in sovrappeso avevano quasi sempre
genitori obesi o in sovrappeso. Inoltre la frequenza di obesità era più alta nelle famiglie a più
basso reddito. Da queste breve considerazioni si evince che un gran numero di questi bambini
in eccesso ponderale saranno adulti obesi con gravi ripercussioni sullo stato di salute. Quindi
è auspicabile che Enti preposti e le Istituzioni suggeriscano comportamenti alimentari e stili di
vita adeguati che prevengano l’obesità e le malattie del benessere.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 123
Aislamiento e identificación de xantonas de las hojas del Hypericum
laricifolium juss. (gutiferae)
Ramírez-González Irama, Amaro-Luis Juan Manuel, Bahsas Alí.
Laboratorios de Productos Naturales y de RMN. Facultad de Ciencias
Universidad de Los Andes. Mérida. Venezuela. e-mail: [email protected]
En la actualidad, el género Hypericum (familia Guttiferae) ha adquirido un renovado interés
farmacológico, ya que algunas de sus especies se utilizan como antidepresivos y
antiretrovirales (Schmitt et al., 2001). El extracto del H. perforatum ha sido patentado en
Alemania para el tratamiento de depresiones y el mismo no produce efectos colaterales
significativos (Gupta et al., 2003). En el presente trabajo se exponen los resultados del estudio
fitoquímico preliminar de las hojas del H. laricifolium, una especie endémica de los páramos
andinos de Venezuela. El material vegetal fue extraído exhaustivamente con diclorometano a
temperatura ambiente. El extracto llevado sequedad, fue readsorbido en gel de sílice y
cromatografiado en columna con el mismo adsorbente. De una fracción de baja polaridad se
lograron purificar 15 mg de un sólido amarillo de P. F: 240-246 °C. Su espectro de RMN-1H
muestra en la zona aromática seis señales definidas, cada una de las cuales corresponde a un
protón [δ: 7,71 (t, J ≅ 8 Hz, H-3); δ: 7,61 (d, J ≅ 3 Hz, H-8); δ: 7,53 (d, J ≅ 9 Hz, H-5); δ: 7,44
(dd, J ≅ 9 y 3 Hz, H-6); δ: 7,00 (dd, J ≅ 9 y 1 Hz, H-4); δ: 6,78 (dd, J ≅ 8 y 1 Hz, H-2)]. A
campos más bajos se distinguen dos singuletes característicos de hidroxilos fenólicos (δ:
12,79 y 9,06). A partir del espectro DEPT y del espectro de masas, m/z: 228 [M+] se dedujo la
fórmula molecular (C13H8O4). Las correlaciones observadas en los espectros COSY y HMBC
permitieron deducir que el compuesto en estudio es la 1,7-Dihidroxi-Xantona [1]. De la
misma fracción se aislaron 56 mg de unas agujas amarillas de P. F: 256-258 °C. En el RMN1
H se observan señales de protones aromáticos [δ: 7,69 (d,d, J ≅ 8 y 2 Hz, H-8); δ: 7,39 (dd, J
≅ 8 y 2 Hz, H-6); δ: 7,31 (t, J ≅ 8 Hz, H-7)] que sugieren la presencia de tres hidrógenos
contiguos en un anillo bencénico trisustituido. También en la región aromática se distinguen
dos señales pertenecientes a un sistema AB [δ: 7,09 dd, J ≅ 10 y 1 Hz, H-4´); δ: 5,77 (d, J ≅
10 Hz, H-5´)], además de un singlete a δ: 6,20 de un protón aromático aislado. A δ: 9,06 y δ:
12,79 aparecen singuletes típicos de hidroxilos fenólicos y a δ: 1,49 se encuentra otro
singulete que integra para seis protones. El análisis del espectro DEPT y la presencia en su
EM de un ion a m/z: 310 [M+] indica que se trata de un compuesto de fórmula molecular
C18H14O5. El análisis de los espectros HMBC y COSY permitió concluir que el compuesto en
estudio es la 1,5-Dihidroxi-4,3(O)-[3´,3´-dimetil-Δ1´,2´-pirano]-Xantona [2].
O
8
HO
7
6
5
8a
5a
O 4a
[1]
O
OH
9a
8
1
2
3
4
7
OH
8a
9a
5a
4a
1
2
3
6
5
O
OH
O
4
3´
1´
4´
2´
[2]
5´
Gupta R. K. and Moller H. J. Eur. Arch. Psychiatry Clin. Neuro.,253: 140 (2003).
Schmitt A. C., Ravazzolo A. P. and von Poser G. L. J Ethnopharmacol. 77: 239 (2001)
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 124
Ricerca di fonti vegetali autoctone di potenziali farmaci: Helleborus
bocconei ten. Subsp. Siculus (schiffner) merxm. Et podl.
1
De Domenico C., 2Caccamo F., 3Costanzo R., 2Iauk L., 1Rapisarda A.
1
Dipartimento Farmaco-Biologico dell’Università di Messina; 2Dipartimento di Scienze
Microbiologiche e Scienze Ginecologiche dell’Università di Catania; 3Dipartimento di
Scienze Farmaceutiche dell’Università di Catania
Il genere Helleborus (Ranunculaceae) comprende diverse specie, alcune delle quali di
interesse farmaceutico; il rizoma di H. niger L. contiene glicosidi cardioattivi che in passato
hanno giustificato la presenza di questa droga nelle Farmacopee Ufficiali di molti paesi. Il
pattern fitochimico del genere Helleborus è stato intensamente studiato consentendo
l’isolamento e la caratterizzazione di un numero considerevole di metaboliti secondari, quali:
bufadienolidi, glicosidi saponinici spirostanolici e furostanolici, ecdisteroidi ed elletionine.
Mentre prima l’attenzione era essenzialmente rivolta allo studio dell’attività cardiovascolare
di preparazione estrattive di alcune specie del genere Helleborus recentemente l’attenzione si
è spostata allo studio degli effetti sul sistema immunitario; in particolare, estratti
standardizzati di H. purpurascens rivelano in vitro su cellule T umane un marcato effetto
immunosoppressivo di intensità maggiore rispetto alla ciclosporina A, e, se testati in
associazione con questo farmaco, risultano attivi a basse dosi, con l’evidente vantaggio di
minimizzare gli effetti collaterali che comportano i dosaggi convenzionali di ciclosporina A
(Terness P. et al., 1999). Helleborus bocconei Ten., conosciuta come erba di Boccone, è una
pianta spontanea con rizoma sotterraneo, fusto erbaceo, foglie palmatosette, infiorescenze
costituite da 2-3 fiori con tepali di colore verde-giallastro e frutto costituito da un follicolo; in
particolare, si distinguono la subsp. bocconei presente dei boschi sub-mediterranei dell’Italia
centro-meridionale e la subsp. siculus (Schiffner) Merxm. et Podl. spontanea della Sicilia
nord-orientale, la quale in medicina popolare viene utilizzata in ambito veterinario per curare
le polmoniti, mediante impianto transcutaneo nell’animale di frammenti di rizomi essiccati.
Poiché non esistono in letteratura dati riguardanti indagini farmaco-botaniche su H. bocconei
subsp. siculus (Schiffner) Merxm. et Podl. si è ritenuto opportuno procedere ad uno screening
farmacognostico di questa specie autoctona. Al tal fine sono stati individuati markers
fitognostici indispensabili per la corretta identificazione degli organi ipogei di H. bocconei
subsp. siculus mediante l'esecuzione di indagini micromorfologiche che hanno fornito dati
utili per consentire un accurato e riproducibile controllo di qualità della matrice vegetale da
sottoporre a successivi studi. Poiché l’analisi istochimica del rizoma ha consentito
principalmente di evidenziare la presenza di molecole a nucleo steroidico, si è ritenuto
opportuno effettuare uno screening fitochimico preliminare, mediante l’impiego di procedure
cromatografiche riportate in letteratura per i fitosteroidi (Dinan L. et al., 2001; Wagner H. et
al, 1984). I risultati ottenuti hanno permesso di acclarare la presenza di: glicosidi steroidici,
anche di natura saponinica, e di ecdisteroidi, 7-ene-6-chetosteroidi poliidrossilati analoghi agli
ormoni steroidei degli invertebrati. Per la valutazione in vitro di potenziali attività biologiche
delle frazioni estrattive ottenute nello screening fitochimico è stato effettuato il biosaggio su
nauplii di Artemia salina Leach (Meyer B.N. et al., 1982), metodo che consente anche di
valutare l’effetto di principi attivi, quali i bufadienolidi, in grado di interferire con l’attività
della Na+/K+ ATPasi, ed è stata testata l’attività antimicrobica su alcuni ceppi provenienti da
isolamento clinico mediante determinazione della Concentrazione Minima Inibente (MIC),
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
ottenendo risultati significativi per intraprendere approfondite ricerche fitochimiche e
farmacologiche mirate al fine di validare H. bocconei subsp. siculus quale fonte di potenziali
nuovi farmaci.
Dinan L. et al., Journal of Chromatography A, 935:105-123, 2001.
Meyer B.N. et al., Planta medica 45:31-34, 1982
Terness P. et al., Transplantation Proceedings, 31:1174-1175, 1999
Wagner H. et al, Plant Drug Analysis, Springer-Verlag, Berlin-Heidelberg-New York-Tokyo, 1984
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PO 125
“In vitro” antioxidant activity of Rhodiola rosea l. And Rhodiola sacra s.h.
species in red blood cells exposed to hypochlorous acid
R. De Bellis, R. De Sanctis, L. Cucchiarini, D. Ricci*, D. Fraternale* C. Scesa § and M.
Dachà
Istituto di Chimica Biologica “Giorgio Fornaini”, Università degli Studi di Urbino “Carlo
Bo”, Via A. Saffi, 2 – 61029 Urbino (PU), Italy;*Istituto di Botanica e Orto Botanico
“Pierina Scaramella”, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, Via Bramante 28 61029 Urbino (PU), Italy; § Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università Cattolica del
Sacro Cuore, Roma, Italy
The genus Rhodiola (Crassulaceae) consists of nearly 200 species and among them the rosea
and sacra species are the most common. Rhodiola rosea L. is present in the arctic regions of
eastern Siberia, but it is also found in the northern parts of Italy and Europe, where it grows at
an altitude of 1500-3000 mt. Commonly known as “golden” or “arctic root”, it can reach
about 40 cm in height. It has orbicular-ovate to linear-oblong, usually dentate leaves and
yellow, fragrant flowers (1). Similar to Siberian ginseng, the root of R. rosea is traditionally
used as a tonic, antidepressant and anti-inflammatory drug. The first Rhodiola products were
introduced as adaptogens to the western world several years ago. Rhodiola sacra (Rhodiola
sacra S.H.), also known as Tibetan Rhodiola, grows on the Himalayas, more than 4500 mt
above sea level. It is an herb with stems reaching 40 cm long. The leaves are alternate,
obovate-oblong with a non-dentate edge; the flowers are red (2). Many compounds have been
identified in Rhodiola species including p-tyrosol, organic acid (gallic, caffeic and
chlorogenic acid) and flavonoids (catechins and proanthocyanidins) (3). The rosea species
seems to have the best antioxidant activity because of the presence of unique cinammoylglycosides, namely rosin, rosavin and rosarin.
In a previous study we have demonstrated that an aqueous extract of Rhodiola rosea is able to
protect human erythrocytes from some of the damages induced by an oxidant (4). The aim of
the present study was to investigate and compare the antioxidant effect of R. rosea and R.
sacra root aqueous extracts in a model system represented by human red blood cells (RBC)
exposed to hypochlorous acid (HOCl) (5) by determining the glutathione (GSH) depletion,
the glyceraldehyde-3-phosphate dehydrogenase (GAPDH) inactivation and the hemolysis.
We surprisingly found that the R. sacra aqueous extract has a better antioxidant capacity, as
reducing ability (6), than the R. rosea extract, notwithstanding the absence of the three
cinammoyl-glycosides, demonstrated by RP-HPLC analyses, in the R. sacra species. When
incubated with human RBC in the presence of HOCl, both the extracts showed a similar dosedependence protective effect toward GSH depletion, GAPDH inactivation and hemolysis
induced “in vitro” by the oxidant.
Preliminary data on tannin content demonstrated that the R. sacra aqueous extract possesses a
higher quantity of these compounds and this probably reflects the higher reducing ability of
this extract, as tannins are known antioxidants. The two extracts deprived of tannins showed,
indeed, a diminished antioxidant capacity, as reducing ability (6), but similar protective
effects on GSH and GAPDH when incubated with RBC treated with HOCl. However, a minor
protection on hemolysis was observed with both the extracts without tannins.
The results obtained are in agreement with the hypothesis that 1) cinammoyl-glycosides,
present in the R. rosea species only, are not involved in the protective mechanism of Rhodiola
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extracts on human RBC exposed “in vitro” to HOCl. 2) the R. sacra root aqueous extract
shows a higher reducing ability (6) than the R. rosea species, according to the tannin content.
3) tannins should not be responsible for the protective effect of the Rhodiola extracts on GSH
and GAPDH, but seem to be important for the antihemolytic effect.
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Flora Europea (1964), Vol.1, 363.
Acta Phytotaxonomica Sinica, Additamentum (1965), Vol. 1, 127 .
Oshugi M. et al. (1999) J. Ethnopharmacol. 67, 111-119.
De Sanctis R. et al. (2004) BioFactors In Press.
Vissers M.C.M. et al. (1995) Biochem. J. 307, 57-62.
Prieto P. et al. (1999) Anal. Biochem. 269, 337-341
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PO 126
3,5-di-caffeoylquinic acid from the fruits of Vitex cymosa bertero
(verbenaceae).
FONSECA, Eduardo N.; FIGER, Alex; LEITÃO, Suzana G.
Departamento de Produtos Naturais e Alimentos, Faculdade de Farmácia, Universidade
Federal do Rio de Janeiro, Centro de Ciências da Saúde, Bloco A, 2o andar, Ilha do
Fundão, 21.941-590, Rio de Janeiro, Brazil, [email protected] .
Vitex species (Verbenaceae) are small trees or shrubs which occur in tropical and subtropical
regions, and their chemistry has been widely studied all over the world. In Brazil, there are
more than 50 different species1 but, so far, only two have been phytochemically studied,
mainly by our group. Vitex polygama Cham. is a small tree found mainly in the states of
Bahia, Minas Gerais and Rio de Janeiro, and the bark and fruits of this plant are traditionally
used as emenagogue and diuretic1. V. cymosa Bertero is a small tree widely distributed in the
Central and Amazon regions of Brazil, where it is popularly known as “Tarumã-do-Igapo”
and “Taruma-do-alagado”1. The chemistry of the genus is characterized by the presence of Cglycosyl flavonoids (such as vitexin and orientin), steroids, triterpenes, ecdysteroids and
iridoids. In a previous investigation on the leaves of the species Vitex polygama2, 3,5 and 3,4di-caffeoylquinic methyl esters were isolated and purified by HPLC. In this way we decided
to look for the presence of these derivatives in the fruits of another Brazilian species – Vitex
cymosa Bertero. Eight kilos of V. cymosa fruits were freeze-dried and then crushed with the
help of a blender. After that, the fruits were defatted with hexane, followed by extraction with
ethanol. The ethanol extract was dried under reduced pressure; the residue was suspended
with water and then partitioned between water and solvents of increased polarity range such
as hexane, dichloromethane, ethyl acetate and n-butanol. The ethyl acetate extract was
chromatographed in a silica gel-column resulting in twelve different fractions. Fractions 1417 were pooled together and then chromatographed over Sephadex LH 20 with methanol,
affording a pure fraction which was submitted to 1H-NMR and 13C analysis. This fraction was
characterized as pure 3,5-di-caffeoylquinic acid (Figure 1). This is the first time that
substances like these are reported in the genus, and it also reinforces the tendency, observed in
many different Vitex species, to produce caffeoyl derivatives such as: 7-O-trans-p-coumaroyl6’-O-trans-caffeoyl-8-epiloganic acid (agnucastoside C), luteolin 6-C-(4’’methyl-6’’-O-transcaffeoyl-glucoside), and 2’’-O-caffeoyl-orientin.
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HO
HO
7'
8'
9'
6'
4'
5'
O
2'
3'
1'
O
7
6
HOOC
OH
8"'
OH
2
1
4
5
9"'
3
O
1"'
2"'
4"'
3"'
5"'
7"'
OH
6"'
OH
O
Figure 1
3,5-Di-caffeoylquinic Acid
3- CORREA MP. Dicionário das Plantas Úteis do Brasil e das Exóticas Cultivadas.
Imprensa Nacional: Rio de Janeiro, Brasil, 1926:IV:208.
4- Santos, T.C., “Estudo Químico de Espécies Brasileiras do Gênero Vitex”, Tese de
Doutorado, Universidade Federal do Rio de Janeiro, 2000, Rio de Janeiro, Brasil.
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PO 127
Assorbimento del cromo da parte di vegetali: potenziali depuratori
biologici
B. Tirillini*, A. Ricci*, G. Pintore**, M. Chessa**
* Istituto di Botanica- Università di Urbino, Via Bramante 28, I-61029 - Urbino - Italy
** Dipartimento Farmaco Chimico Tossicologico-Università di Sassari, Via Muroni,
23/A, I-07100 Sassari-Italy
Il cromo è uno dei metalli pesanti responsabile di gravi inquinamenti sia di corsi d'acqua che
di falde acquifere, specialmente quando siano presenti sul territorio miniere, industrie
conciarie, tintorie tessili, galvaniche, chimiche e della preservazione del legno (Dakiky, M. e
al. Adv. Environ. Res. (2002) 533-540). Il cromo è presente in due stati di ossidazione (III) e
(VI) ed entrambi sono assorbite dalle piante. In generale si è visto che il Cr(VI) è più tossico
del Cr(III) forse per la sua maggiore solubilità in acqua (Neiboer, F. and Richardson, D.H.S.
Environ. Pollut. Ser. (1980) B1, 3-26). Il cromo interferisce con diversi processi metabolici
producendo una riduzione nella crescita delle radici e della biomassa in generale, produce
inoltre clorosi e riduzione nella resa fotosintetica (Sharma, D.C. e al. Plant Sci. (1995) 111,
145-151). Parte del cromo viene detossificato per mezzo della formazione di complessi con
fitochelatine [PCs, ( -Glu-Cys)n-Gly] (Grill e al. Science (1985) 230, 674-676). Le piante
in generale accumulano cromo nelle radici, ma, in seguito, la presenza di cromo è rivelabile
in tutta la pianta, anche nelle parti più lontane dalle radici.
Mentha aquatica L., Myriophyllum verticillatum L. e Nasturtium officinale R. Br. sono state
immerse in soluzioni contenente 10-2 M di Cr(VI). Le piante sono sopravvissute in media 20
giorni adsorbendo quantità notevoli di cromo (fino al 6 % s.s. come nel caso dei fusti di
Myriophyllum verticillatum).
A concentrazioni inferiori di cromo Myriophyllum verticillatum e Medicago sativa,
Agropyrum repens, Oxalis purpurata e Trifolium repens hanno dimostrato una buona
capacità di adattamento per lunghi periodi di tempo.
Le piante studiate possono essere vantaggiosamente prese in considerazione come
potenziali depuratori biologici per il cromo.
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PO 128
Insecticidal and growth regulatory activities of Essential oil from Chilean
natives Magnoliidae.
Torres P. , Marín J.C., Becerra J., Aranda E. and Céspedes C.L.
Chemical Ecology Lab. Chemistry Institute, UNAM, Coyoacan 04510, Mexico DF, Mexico
[email protected], http://www.iquimica.unam.mx/cespedes.html
Was studied the secondary metabolites that occur in essential oils of five species of
Magnoliidae: Drimys winteri J. R. Et G. Forster (canelo), Laurelia sempervirens (R. et P.)
Tul. (laurel), Laureliopsis philippiana Looser (tepa), Persea lingue (R. et P.) Nees ex Kopp
(lingue), y Gomortega keule (Mol.) Baillon (queule)- that belongs to the most primitive
families of angiospermae that are growing in the rain-forest slope of Southern Chile and
Argentina: Winteraceae, Lauraceae, Monimiaceae and Gomortegaceae. It was evaluated the
insecticidal activity of these compounds on Fall Army worm (Spodoptera frugiperda) a
common insect pest in corn crops of South America and North America. Almost all essential
oils were insecticidal with lethal doses between 20-50 ppm. In addition, these essential oils
also demonstrated scavenging properties toward 2,2-diphenyl-1-picrylhydrazyl (DPPH) in
TLC autographic and spectrophotometric assay. Our results indicate that essential oils from
D. winteri and G. keule showed the stronger insecticidal effect than oils from Laurelia
sempervirens, Laureliopsis philippiana, P. lingue, these essential oils appear to have selective
effects on the pre-emergence metabolism of the insect. The results were fully comparable to
known natural insect growth inhibitors such as toosendanin, gedunin and Cedrela extracts and
have had a possible role as natural insecticidal agents.
This work was supported in part by DGAPA-UNAM grant IN243802.
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PO 129
Actividad antiulcerogenica y analgèsica de dos extractos brutos de las
especies Vernonia polyanthes Less. Y Vernonia ferruginea Less.
Barbastefano, V.1; Cola-Miranda, M.1; Ferreira, A. L. 1; Hiruma-Lima C. A.2; Camargo,
E. E. S.3; Vilegas, W.3; Souza Brito, A. R. M1.
1-Depto de Fisiologia e Biofísica, Inst. Biologia, UNICAMP, Campinas, SP, Brasil. 2Depto de Fisiologia, Inst. de Biociências, UNESP, Botucatu, SP, Brasil. 3-Depto. de
Química Orgânica, Inst. Química, UNESP, Araraquara, SP, Brasil. ([email protected])
Objetivo: Vernonia polyanthes y Vernonia ferruginea, conocidas popularmente como “assapeixe” y “assa-peixe-do-pará” respectivamente, son dos especies típicas del cerrado brasileño,
aunque ocurran ampliamente por todo su territorio. La actividad antiulcerogénica del extracto
metanólico de la V. polyanthes ya fue observada en un trabajo anterior. En este trabajo fue
evaluada la actividad antiulcerogénica y analgésica comparativa de dos extractos brutos
(metanólico e clorofórmico) de las dos especies citadas en dos modelos experimentales.
Métodos: Para la obtención de los extractos, las partes aéreas de las dos especies fueron secas,
molidas en molino de cuchillos y percolladas en metanol y cloroformo. El extracto fue
entonces filtrado y concentrado por destilación en presión reducida en rotavapor, obteniendo
los extractos metanólicos (VPM) y clorofórmico (VPC) de V. polyanthes y los extractos
metanólicos (VFM) y clorofórmico (VFC) de V. ferruginea. Para probar la actividad
antiulcerogénica y analgésica de los referidos extractos fueron utilizados modelos de ulcera
inducida por Piroxicam, una droga han inflamatoria non esteroidal – DAINEs, y contorción
abdominal inducida por ácido acético en ratones Swiss. Fueron hechas administraciones vía
oral de los extractos brutos en las dosis de 250, 500 y 1000 mg/kg, Tween 12% (control
negativo), lansoprazol 30 mg/kg y dipirona 200 mg/kg (controles positivos), dependiendo del
modelo. Los resultados obtenidos en cada modelo fueron expresados por la media ± d.p. del
IU (índice ulcerativo), seguido del porcentaje de protección en relación al control negativo.
En la evaluación estadística fue empleado el teste de ANOVA (p < 0,05) y teste a posteriori
de Dunett.
Resultados: Los extractos de ambas las especies reduciran significativamente las lesiones
gástricas, además de eso, demostraran evidencia de una actividad analgésica reduciendo el
número de contorciones abdominales en los modelos propuestos. En el modelo de ulcera
inducida por Piroxicam (n=7), con control negativo (14.7 ± 8.7), una protección significativa
fue observada en VPM en la dosis de 500 mg/Kg (6.0 ± 4.2/59%), en VPC en la dosis de 500
mg/Kg (5.3 ± 2.4/64%), en VFM en la dosis de 1000 mg/Kg (4.2 ± 0.5/71%), en VFC en la
dosis de 250, 500 y 1000 mg/Kg (5.2 ± 1.7/65%, 6.7 ± 1.2/54% y 5.5 ± 1.1/63%). En el
modelo de contorción abdominal inducida por ácido acético (n=7) fue testada una dosis única
de 500 mg/kg de cada extracto. Comparados con el control negativo (51.4 ± 9.6), una
significativa protección fue observada en VPM (29.6 ± 13.1/42%), VPC (29.9 ± 12.0/42%),
VFM (11.4 ± 6.3/78%) y VFC (24.3 ± 8.0/53%).
Conclusión: Los resultados preliminares en los modelos de inducción de ulcera y contorción
abdominal presentados, demuestran la actividad antiulcerogénica y analgésica de las
fracciones acuosa y acetato de las especies V. polyanthes y V. ferruginea.
Apoyo financiero: FAPESP e CNPq
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PO 130
Estudio citotóxico del extracto del pericarpio de la Punica granatum en
células mononucleares humanas de sangre periférica.
José Ángel Cova2, Grecia Corao1 y Jacqueline Pérez1
1
Laboratorio de Investigaciones en Cultivos Celulares. Facultad de Farmacia y Bioanálisis.
Universidad de Los Andes. Mérida-Venezuela. 2 Instituto de Inmunología Clínica.
Universidad de Los Andes. Mérida-Venezuela. [email protected]
Introducción: La granada es ampliamente conocida y usada desde tiempos remotos por sus
efectos medicinales variados, como: antiparasitario, antimicrobiano, antiviral, entre otros. En
este trabajo, se estudia el efecto tóxico del extracto sobre las células mononucleares periférica
humana (CMSP), con el objeto de descartar su posible toxicidad a diferentes concentraciones
para ser empleada con fines terapéuticos en el tratamiento de diversas enfermedades
infecciosas en humanos.
Materiales y métodos: El extracto del pericarpio de la granada (PRE) fue licuado en agua
destilada (25% p/v) y calentado hasta ebullición por 10 min, centrifugado (20.000 g por por
30 min), el sobrenadante fue autoclavado (121 0C, 15 min) y diluido para obtener una
concentración de 1mg/mL: este fue el stock empleado en el ensayo. La solución de sulfato
ferroso (FeSO4.7H2O) fue de 4.8 mmol l-1, usada inmediatamente después de su preparación y
protegida de la luz. Las muestra se prepararon al mezclar el extracto con el sulfato ferroso o
agua en una proporción de 2.3:1 (extracto:sulfato ferroso o extracto:agua, según el caso). Las
células mononucleares (CMSP) fueron obtenidas de sangre periférica de donantes voluntarios
sanos, por venopunción en el antebrazo derecho, diluidas v/v con solución buffer fosfato
salina (PBS) y colocadas, lentamente, sobre un medio de separación de linfocitos (ficollhypaque), centrifugadas a 2000 rpm durante 30 min a 18 °C. Transcurrido este tiempo se
extrajo la capa media de la separación resultante, la cual contenía las CMSP. Las células
fueron lavadas 3 veces con PBS y centrifugadas (1300 rpm por 10 min a 18 °C). Después del
último lavado se resuspendieron en 5 ml de medio de cultivo RPMI 1640 suplementado con
5% de suero bovino fetal y antibióticos. Se realizó el contaje celular usando un microscopio
invertido. Las células fueron resuspendidas en medio hasta una concentración final de 2 x 106
cel/ml y 100 μl, de esta suspensión celular fueron colocados en cada pozo de una placa de
poliestireno de 96 pozos. Cada ensayo fue realizado por duplicado. Las células fueron
incubadas con PRE a concentraciones de 25, 12.5, 10, 7.5, 5 y 2.5 μg/pozo con y sin la
adición de sulfato ferroso, por 48 horas. Finalizado el período de incubación se determinó la
viabilidad celular por el método de exclusión con el colorante trypan blue y se comparó con el
grupo control o células incubadas sin el extracto.
Resultados y discusión: El porcentaje de viabilidad celular de las muestras incubadas con el
extracto más sulfato ferroso fue de 99% para todas las concentraciones usadas en el estudio,
cuando se comparó con el control. La viabilidad celular de las muestras incubadas con el
extracto sin sulfato ferroso estuvo en el rango entre 99 y 98%. No hubo diferencias
significativas en la toxicidad del compuesto cuando se le adicionó el sulfato ferroso. Estos
resultados demuestran una baja toxicidad del extracto usado sobre las células mononucleares
humanas y garantizan su uso en estudios en humanos sin riesgo tóxico.
Proyecto financiado por el CDCH/T ULA Código FA 2570103-A.
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PO 131
Evaluación comparativa de los efectos sobre la glucemia, y otros
parámetros bioquímicos, producidos por la administración diaria de tres
plantas hipoglucemiantes
Romero-N E, Martínez-R A, Ruiz-A C, Vázquez-C LI, Flores-S JL, Román-R R,
Alarcón-A FJ, Rivas-V JF.
Universidad Autónoma Metropolitana, Departamento de Ciencias de la Salud, Área de
Investigación Médica, Laboratorio de Farmacología. E-mail: [email protected]
OBJETIVO: En México la diabetes mellitus (DM) tipo 2 es una de las tres enfermedades de
mayor incidencia y la primera causa de mortalidad en el grupo de edad de 55 a 64 años. El
tratamiento farmacológico de la DM se realiza con base en la administración de
hipoglucemiantes orales y/o insulina. Sin embargo, ninguno de los agentes hipoglucemiantes
usados hasta ahora se puede considerar como el tratamiento ideal, ya sea por los efectos
tóxicos que producen, o bien, por la disminución en la respuesta después de un tiempo
prolongado de empleo. Cabe señalar que en la búsqueda de nuevos medicamentos
hipoglucemiantes se estudiaron numerosas plantas medicinales, algunas de las cuales
mostraron actividad notable. Las plantas Cucurbita ficifolia Bouché (Cucurbitaceae;
chilacayote), Ibervillea sonorae Green. (Cucurbitaceae; guareque) y Psacalium peltatum
H.B.K. (Asteraceae, matarique) son tres plantas usadas actualmente como antidiabéticas en
nuestro país y las tres mostraron efecto hipoglucémico agudo importante en diferentes
modelos experimentales, sanos y diabéticos. Sin embargo, aún no se han estudiado sus efectos
farmacológicos después de su administración crónica. El objetivo del presente trabajo fue
estudiar comparativamente los efectos sobre la glucemia y otros parámetros bioquímicos
producidos por la administración diaria de los extractos hipoglucemiantes de cada una de las
plantas mencionadas, en ratones diabéticos. MÉTODO: El jugo del fruto inmaduro de C.
ficifolia, el extracto acuoso de P. peltatum y el extracto diclorometánico de I. sonorae fueron
administrados diariamente (vía intragástrica), por 14 días a razón de 500 mg/kg (4ml/kg), a
ratones con diabetes inducida con aloxana (150 mg/kg por vía intravenosa en dos
administraciones), cuyas glucemias oscilaron entre 300 y 500 mg/dl. Antes de la primera
administración de los extractos, y cada siete días después, se determinaron los niveles
sanguíneos de glucosa, colesterol, transaminasa glutámico pirúvica (TGP), transaminasa
glutámico oxalacética (TGO) y triglicéridos. La glucemia se midió usando tiras reactivas para
la determinación cuantitativa de glucosa en el Acutrend Sensor (Roche) y los demás
parámetros utilizando tiras reactivas del sistema Reflotrón (Roche). RESULTADOS: Se
encontró que los tres extractos redujeron en forma significativa la glucemia y el peso corporal,
con respecto al control, de ratones diabéticos. Ninguno de los extractos mostró
modificaciones importantes en los niveles de colesterol y TGP. Además, el jugo del fruto
inmaduro de C. ficifolia tampoco modificó notablemente los niveles de triglicéridos y TGO.
Sin embargo, los animales tratados con el extracto acuoso de P. peltatum mostraron valores
anormalmente bajos de TGO; Así mismo, los animales tratados con el extracto
diclorometánico de I. sonarae redujeron los niveles de triglicéridos y TGO. Cabe señalar, por
último, que los extractos de I. sonorae y P. peltatum produjeron efectos letales a las dosis
administradas en los animales de experimentación. El jugo del fruto inmaduro de C. ficifolia
no produjo efectos letales. CONCLUSIÓN: Se considera importante continuar con el estudio
farmacológico y toxicológico con los extractos hipoglucemiantes de estas plantas
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antidiabéticas, con la finalidad de fundamentar su uso en el control de la diabetes mellitus tipo
2, así como informar sobre los posibles efectos tóxicos y letales producidos por ellas.
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PO 132
Chemical relationship between Phoebis senna (Papilionidae) and Senna
multiglandulosa (Fabaceae), and between Bouvardia perennifolia
(Rubiaceae) and Xylophanes eumelon? (Sphingidae), Noctuid moth.
Torres P. , Marín J.C., Domínguez M., Aranda E. and Céspedes C.L.
Chemical Ecology Lab. Chemistry Institute, UNAM, Coyoacan 04510, Mexico DF, Mexico
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PO 133
Chemical constituents of Nectandra saligna nees (lauraceae)
Neide T.K. de Melo1, Ingrit E. Collantes D.2 and Massayoshi Yoshida2
1
Faculdade de Farmácia e Bioquímica, Universidade do Oeste Paulista,
Presidente Prudente-SP, Brasil.
2
Instituto de Química, Universidade de São Paulo, São Paulo-SP, Brasil.
E-mail: [email protected]
N. saligna is an arboreous species which occurs in Atlantic Rain Forest and in inland of the
Southeastern States of Brazil. Popularly known as “canelinha”, it is used in the West Region
of São Paulo State for relieve muscular pain due to analgesic and antiinflammatory properties
of its roots.
Leaves of this species were collected in two localities [Presidente Prudente-SP (I) and
Presidente Venceslau-SP (II)], I during the Fall (May) and II during the Spring (October).
The chemical constituents were isolated from fractions obtained, after partitions, and
submitted to the chromatographic tecniques, afforded two sesquiterpenes: espatulenol (1) and
alismol (2); two phenylpropanoids: elemicin (3) and asarone (4); two neolignans: veraguensin
(5) and calopiptin (6). The alismol was found only in leaves of I and espatulenol only in
leaves of II.
Bioassay of ethanol extract of leaves carried out with Artemia salina or growth inhibitory
activity against microorganism (Escherichia coli, Staphylococcus aureus and Pseudomonas
aeruginosa) showed low toxicity.
Finally, it was isolated, by usual procedure for the alkaloid isolation, an aporphine alkaloid,
the liriotulipiferine (7), from methanol extract of barks.
H
O
Ar1
HO
H
Me O
O Me
Ar2
5 Ar1 = Ar2 = Ve
6 Ar1 = Pi ; Ar2 = Ve
O Me
1
3
HO
N
Me O
H
O Me
HO
HO
Me O
H
2
O Me
O Me
7
4
Pi = 3,4-methyledioxyphenyl
Ve = 3,4-dimethoxyphenyl
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PO 134
Chemical composition of the essencial oils of Minthostachys tomentosa
(Briq.) Epl. (Lamiaceae) from Perú
Ana Siccha; B. Ocampo; G. Saenz; R. Podea; I. Batiu.
Experimental Technological Center Vice-Rectoraje Research of National Callao University
Department of Chemical Engineering "Babes-Bolyai" University of Cluj Napoca, Arany
Janos 11, 3400 Cluj Napoca - Romania
ABSTRACT
The composition of essencial oils of muña- muña, Peruvian medicinal plants, from
Minthostachys tomentosa were analized by gas chromatography/mass spectrometry (GC/MS).
The components were also identified by GC-FID, on two columns, accordind to Kovats retention index. A total of 49 components have been identified, representing the 98.4% of the
composition of the oil. The major components were pulegone (47.97%), menthone (22.93%),
isomenthone (6.63%) and neomenthol (4018%).
KEY WORDS: Minthostachys tomentosa (Briq.) Epl.; Lamiaceae; essential oil composition;
pulegone, menthone, GC-MS; GC-FID
Introduction
A number of plants of the Lamiaceae family growing in the Andean mountains, from
Venezuela to Argentina, at altitude between 2500 and 5000 m are called muña-muña or khoa
by the Kechuas Indians, huaichcha (Oblitas-Poblete, 1969) by the Aymara Indians and paleo
silvestre by the Spanish people. The genus Minthostachys is a taxonometrically complex
genus of aromatic plants that includes herbs and evergreen shrubs. The essential oils
compositions of some species of Minthostachys, growing in different geographyc areas in
South America have been publish by Senatore.
The leaves and flowers spikes are used as a spice in foods. The native Indians use the plant in
folk medicine to cure the tumour and leaves in mixture with chilca, in bone fracture. The
essential oils of Minthostachys setosa for example is used as pesticide, for the food
conservation (against Phytphtora intestinats, Fusarium solanaceum and Erwinea corotovora),
insecticide (against Musca domestica) and bacteriology (against Shigela dysenteriae,
Salmonela typhi and Eserichia colli). Also the essential oil has antiinflamatory, carminative,
antiseptic and analgesic action.
Therefore, in view of its local importance in traditional medicine, the present study was
undertaken in order to increase knowledge of the chemical composition of the essential oils of
Minthostachys setosa aerial plant from the south of Perú.
Experimental
Plant material
Aerial parts of Minthostachys tomentosa were collected at full flowering stage, in October, in
the areas of Chachapoyas San Pedro Amazonaz Departament at 2334 meteres of high sea
level North of Perú. The plant was identified by Professor Cayetano Heredia from
Universidad Nacional del Callao, Lima Perú.
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Isolation of tbe Essential Oil
200g of dried aerial leaves in a vacuum fried by 4 h was used. The essential oil was isolated
by steam dragged for 30 min. The essential oil was limpid, pale yelow, with a pleasant, with a
pleasant, fresh mini odour. The content of volatile oil was 2,5% (v/w) on dry weight basis.
Gas cbromatograpby
GC- Analyses
GC analyses were carried out with a Hewlett-Packard 6890 gas-chromatograph equipped with
a flame ionization detector. The sample was analyzed on two fused silica capillary columns
with bonded phases of different polarity.
The semi-polar system comprised a HP-5 fused silica capillary column (30m x 0.25 mm i.d.,
film thickness 0.25 μm). The temperature program was: 50°C (2 min) // ramp2°C/min //
180°C // ramp 20°C/min // 250°C (2 min). Carrier gas (He) flow rate was 1 rnL/min, and
injector and detector temperatures were 250 °C. The sample was injected in the split mode
with a 1:20 split ratio.
The polar system included a HP-Wax fused silica capillary column (60m x 0.25 mm id., film
thickness 0.25 μm). The temperature program was: 50 °C (2 min) // ramp 2°C/min // 250°C (2
min).
Carrier gas (He) flow rate was 2 rnL/min, and injector and detector temperatures were 250 °C.
The sample was injected in the split mode with a 1:20 split ratio.
Quantification was achieved from GC-FID profiles on HP-5 column according to the area
percent method without consideration of response factors (F=1.0 for all compounds). The
identity of the components was assigned by comparison of their RIs, relative to C9-C23 nalkanes, with those of authentic standard s available in our own laboratory or with GC data
previously published.
GC- MS Analyses
GC-MS analyses were performed on a Hewlett-Packard 5890 series II gas-chromatograph
coupled with a Hewlett-Packard 5989 B mass-spectrometer. The gas-chromatograph is
equipped with a HP-5MS -fused silica capillary column (30m x 0.25 -mm i:d., -film
thickness- 025 μtm). The temperature program was: 50ºC (2 min)// ramp2ºC/min//
180ºC//ramp 20ºC/min//250ºC (2 min). Helium was used as carrier gas and the flow rate was
1 mL/min. The temperature of GC/MS interface line was 280ºC, the ion source was
maintained at 200ºC and the quadrupol analyser temperature was 100ºC. Electron energy was
70eV and electron emission 300μA.
Compounds were identified using both chromatographic and mass spectroscopic criteria.
Acknowledgements - This work was financial supported by a Grant from Romania CNCSIS Project 39/2002.
1.
2.
3.
4.
5.
C. Epling and C. Jativa, Brittonia, 15, 366 (1963)
A Fournet; A Rojas de Arias; B. Charles and J. Bruneton, Journal of Etnopharmacology, 52, 145-149
(1996)
F. Senatore, Flavour Fragr. J 13,263-265 (1998)
N. W. Davis, J. Chromatogr. -503, 1-24 (1-990)
Y. Masada Analysis of Essential Oils by Gas Chromatography and Mass Spectrometry, John Wiley & Sons,
New York, 12-19 (1976)
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PO 135
Actividad biocida de extractos vegetales de especies etnobotánicas de la
región centro-occidente de México
Salgado-Garciglia R.1, Calderón M.J.C.1, Serrato B.B.E.2, Bello G.M.A.3, López-Barbosa
E.C.4, Covián N.F. 1, Loeza L.P.D.1, Morales L. M.E.1, Damián B.L.M.1 y MartínezPacheco M.M.1
1
Universidad Michoacana de San Nicolás de Hidalgo, Inst. de Investigaciones Químico
Biológicas, Edif. B-3, Ciudad Universitaria, C.P. 58030, Morelia, Michocán, México. Email: [email protected]. 2Centro Nacional de investigación Disciplinaria en
Producción Sostenible- INIFAP Apdo. postal 7-116, Álvaro Obregón Michoacán, México.
3
C.E.Uruapan INIFAP. Av. Latinoamericana 1101, Col. Revolución, Uruapan, Mich.,
México. 4U.M.S.N.H., Facultad de Biología, Edif. R, Ciudad Universitaria, Morelia,
Michocán, México.
En México, uno de los países con mayor riqueza florística en el mundo, se han realizado
investigaciones que demuestran la producción de metabolitos secundarios con propiedades
biocidas (bactericidas, fungicidas e insecticidas) en numerosas especies de plantas,
destacando las que pertenecen a la familia Asteraceae, Fabaceae y Brassicaceae, entre otras.
En el presente trabajo se reportan los efectos biocidas de diferentes extractos vegetales de
especies etnobotánicas de la región centro-occidente de México, de las cuales se ha
demostrado el efecto fungicida y bactericida de los extractos de raíces de Heliopsis longipes
‘A. Gray’ Blake (chilcuague) y Acmella oppositifolia Jacq. (botón de oro); de hojas y tallos de
Tagetes lucida Cav. (Santa María), Satureja macrostema ‘Benth’ Briq. (nurite), Artemisia
ludoviciana Nutt. (estafiate); y de hojas, tallo y flores de Helenium mexicanum H.B.K.
(cabezona). En bioensayos in vitro se ha comprobado que éstos inhiben el desarrollo de
hongos fitopatógenos del género Colletotrichum, Fusarium, Verticilum y Phytophthora, y de
hongos patógenos de humanos como Candida albicans, Trichophyton rubrum, Sporothrix
schenkii y Mucor cercinelloides; asimismo, inhiben el crecimiento de ciertas bacterias como
Salmonella sp., Escherichia coli, Shigella sp., Staphylococcus aureus y Streptococcus sp.
Se ha comprobado que algunos de estos extractos poseen también propiedades insecticidas
como el de raíces de H. longipes y de flores de H. mexicanum, ya que mostraron porcentajes
de mortalidad mayores al 70% en Acanthoscelides obtectus (gorgojo), Epilachna varivestis
(conchuela de frijol) y larvas de Culex stigmatosoma (mosquito).
Los resultados muestran el potencial biocida de estas plantas, de las cuales algunos
metabolitos ya se han dilucidado y otras se analizan para conocer sus principios activos y las
CL50.
Agradecimiento: Proyectos CIC/2.1 MPM y CIC/2.10 SGR (UMSNH).
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PO 136
Extractos obtenidos de esponjas marinas del genero xestospongia presentan
actividad antiinflamatoria
Gaitán Ricardo, Franco Luis y Gómez Harold
Universidad de Cartagena, Facultad de Ciencias Químicas y Farmacéuticas
Departamento de Farmacia. Campus de Zaragocilla, Cartagena-Colombia
e-mail: [email protected] ; [email protected]
Las enfermedades inflamatorias, incluyendo diferentes tipo de reumatismo, son muy comunes
mundialmente. Aunque el reumatismo es una de las enfermedades más antiguas que afecta a
una gran población, aún no existe una sustancia que garantice su cura permanente. La
búsqueda y desarrollo de fármacos antiinflamatorios que además tengan efectos secundarios
mínimos, es por lo tanto una prioridad (Vane, et al. 1995; Yesilada, et al. 1997). El aporte
hecho por la fitoquímica en este campo ha sido considerable, y aún hoy día se esperan
importantes contribuciones de ésta, a pesar del desarrollo experimentado por la síntesis
química y la biología molecular en la búsqueda de fármacos cada vez más efectivos.
(Farnsworth N.R., et al. 1977). Otra fuente natural que ha contribuido en este campo la
constituyen los organismos marinos, entre los que se destacan las algas y los corales, sin
embargo, organismos como las poríferas (esponjas marinas), en los que se han reportado
moléculas con importante y variada actividad, han sido poco estudiadas como
antiinflamatorios. Consecuentemente, resulta importante indagar por este tipo de actividad,
principalmente si existen antecedentes de moléculas, que como luffolide y luffariellolide,
obtenidas de la esponja marina Luffariela sp con importante respuesta antiinflamatoria (
Kernan M.R, et al. 1989; Albizati K.F., et al. 1987). En el presente estudio, se evaluó la
posible actividad antiinflamatoria de los extractos totales y parciales de baja, mediana y alta
polaridad de cuatro especies de esponjas marinas pertenecientes al genero Xestospongia a
saber rosariensis, muta, proxima subtriangularis y carbonaria, utilizando para ello, el modelo
del edema plantar inducido por carragenina. (Winter, C.A., et al. 1962; Sugishita, et al. 1981).
Los grupos en estudio fueron tratados con los extractos a dosis de 100mg/kg (IP), un grupo
denominado control positivo recibió fenilbutazona 10mg/Kg (IP), el grupo control recibe solo
el vehículo. Los datos se expresan como la media ± D.S. del porcentaje de inflamación. Las
diferencias entre el grupo control y los grupos en estudio fueron evaluadas mediante ANOVA
(P<0.05) utilizando el test de Dunnet, encontrándose que tanto el extracto total como los
parciales de Xestospongia rosariensis muestran una significativa respuesta antiinflamatoria,
mientras que para Xestospongia proxima la actividad parece concentrarse en el extracto total,
con valores de inhibición superiores a los mostrados por el control positivo, a las condiciones
de ensayo. Algunos extractos de las especies muta y subtriangularis no fueron evaluados por
problemas de solubilidad (Tabla 1).Este es uno de los pocos estudios realizados sobre
esponjas marinas, los resultados obtenidos ameritan continuar su estudio en otros modelos de
inflamación así como intentar aislar las sustancias puras a fin de determinar posibles
mecanismos implicados en el efecto. Teniendo en cuenta los resultados resulta importante
llevar a cabo estudios de actividad antiinflamatoria en otras especies y géneros.
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Tabla 1. Efectos del fármaco de referencia y los extractos sobre el edema plantar inducido por
carragenina
Grupo
Control
Fenilbutazona
X. rosariensis
E. Total
E. Hexano
E. Diclorometano
E. Metanol
X. proxima
E. Total
E. Hexano
E. Diclorometano
E. Metanol
X. Subtriangularis
E. Metanol
E. Diclorometano
X. Muta
E. Metanol
Dosis (mg/Kg)
% Inhibición
10
% inflamación
73.2 ± 3,1
31,0 ± 3,3 a
100
100
100
100
20,6 ± 0,8 a
58.0 ± 2.0 a
43,4 ± 1,8 a
38,0 ± 3,1 a
71,9
20.9
40,8
48,1
100
100
100
100
-6,5 ± 4,1 a
83.6 ± 7,1
86.8 ± 4,0
71,1 ± 7,3
108,9
-------
100
100
54.7 ± 9.0
41.43 ± 3.4 a
25.3
43.4
100
57.0 ± 1.84 a
22.23
57,7
Valores representan la media ± D.S. de 5 animales por grupo.
a
Estadísticamente significativo frente al control P< 0.05
--- No muestra actividad
Farnsworth N.R., Bingel A.S., In “New Natural Products and Plant Drugs with Pharmacological Biological or Therapeutical
Activity”; Wagner H.,m Wolff P., Eds; Springer Verlag, Berlin, 1977, p.1.
Kernan M.R, Faulkner D.J., Parkanyi L., Clardy J., de Carvalho M.S and Jacob R.S. Luffolide, a novel antiinflammatory
terpene from the sponge Luffariela sp. Experientia, 45, 1989, 388-390. Birkhäuser, Verlag, CH-4010. Basel/Switzerland
Albizati K.S., Holman T., Faulkner D.J., Glaser K.B. and Jacob R.S. Luffariellolide a and anti-inflammatory sxtereterpene
from marine sponge Luffariela sp. Experientia, 43, 1987, 949-950. Birkhäuser, Verlag, CH-4010. Basel/Switzerland
Vane, J.R., and Botting, R.M., 1995. A better understanding of antiinflamatory drugs based on isoforms of cyclo-oxygenase.
Advances in Prostaglandin. Tromboxane and Leukotriene Research 23, 41-48.
Yesilada, E., Ustun, O., Sezik, E., Takaishi, Y., Ono, Y., Honda, G., 1997. Inhibitory effects of Turkish folk remedies on
inflammatory cytokine: interleukin-1α, interleukin-1β and tumour necrosis factor α. Journal of Ethnopharmacology 58, 5973.
Winter, C.A., Risley, E.A., Nuss. G.W., 1962. Carrageenan induced edema in hind paw of the rats as an assay for antiinflamatory drugs. Proceedings of the society of Experimental Biology and Medicine 111. 544-547.
Sugishita, E., Amagaya, S., Ogihara, Y., 1981. Antiinflammatory testing methods: Comparative evaluation of mice
and rats. Jorurnal of Pharmacodynamics 4, 565-575.
Winter, C.A., Risley, E.A., Nuss, G.W., 1962. Carrageenan-induced edema in hind paw of the rat as an assay for
antiinflammmatory drugs. Proceedings of the Society of Experimental Biology an Medicine 111, 544-547.
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PO 137
Estudio farmacognostico preliminar de Boerhaavia erecta l.
Rivero Martínez, Reinaldo; Sánchez Govín, Esther; Fuentes Hernández, Leticia; Acosta
Castellón, Margarita; Torres Amaro, Leonid y González Sanabia, María Lidia.
Suchel Fragancia: Calzada Varona No. 16856, Capdevila, Boyeros, Ciudad de la Habana,
Cuba. Tel. 57 8191/ 57 8158/ 54 0969. Fax: (537) 66 6598.
E-mail: [email protected]
Se presentan los estudios farmacognósticos preliminares de la especie Boerhaavia erecta L
que crece en Cuba, con el objetivo fundamental de lograr la estandarización de los parámetros
que permitan el control de la calidad de la droga vegetal y fundamentalmente de su extracto
acuoso. Para lo cual se realizaron descripciones macromorfólogicas y micromorfológicas de
la especie seguidas de un estudio de secado y la determinación de los índices numéricos de la
droga, determinándose el secado en la estufa como el más eficaz, permitiendo obtener
porcentajes de humedad inferiores a 13% en 2 días.
El tamizaje fitoquímico de la droga evidenció la presencia de aminas, fenoles y taninos,
triterpenos y esteroides, saponinas, azúcares reductores, compuestos lactónicos, flavonoides y
alcaloides. Reafirmándose en los demás extractos obtenidos (fracciones, liofilizados, extractos
acuosos, extracto fluido al 30% y extracto seco) que los más abundantes coincidían con los
tres últimos metabolitos secundarios ya mencionados. Los cuales se caracterizaron
parcialmente, teniendo en algunos de los casos la identificación del componente mayoritario.
Se realizó el estudio de envase y conservación tanto de la droga seca, como del extracto
acuoso preservado en condiciones ambientales durante 1 año, resultando los frascos de vidrio
y los sobres de polietileno los mejores envases para la droga, mientras el extracto acuoso
mantuvo estable los parámetros de calidad durante el experimento.
Tanto en la droga como en el extracto acuoso se demostró la presencia de los compuestos que
se reportan en la bibliografía en la especie que crece en Cuba. Con los datos obtenidos en esta
investigación fueron propuestas las Especificaciones de Calidad de ambos medicamentos
herbarios.
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PO 138
Antihypertensive and endothelium-dependent vasodilator effects of
hydroalcoholic extract of Alpinia zerumbet (AZ) and red wine (RW): a
comparative study.
R Soares de Moura, LCRM Carvalho, Madeira VF, Vieira MAS, Tano T and Resende
AC.
Dept Pharmacology State University of Rio de Janeiro – Brasil
Alpinia zerumbete (Zinziberacea) a medicinal plant used in Brazil and red wine both rich in
polyphenols (Mpalantinos et al., 1998; Lopez et al., 2001), seems to have a protective effect
against cardiovascular disease. Therefore, experiments were undertaken to assess a possible
antihypertensive effect of AZ and RW in NO-deficient hypertensive rats and also the
mechanism of the vasodilator effect of AZ and RW in the rat mesenteric vascular bed (MVB).
The ethanol of the hydroalcohlic extract of AZ and of RW (Cabernet sauvignon-Miolo,
Brazil) was evaporated and the aqueous residues were lyophilised.
Mean arterial pressure was recorded in the tail of nonanesthetized rats before (97 ± 4 mm Hg;
n = 18) and after 21 days of treatment (orally) with 40 mg/kg/day L-Name (156 ± 4 mm Hg; n
=6) or L-NAME plus 100 mg/kg/day of AZ or RW (110 ± 2 and 113 ± 3 mm Hg respectively,
n = 6 per groups).
In rat MVB, precontracted with norepinephrine (6-30 μM), AZ and RW induced a
concentration-dependent vasodilator effect (ID50 = 5.3 ± 0.5 and 102.3 ± 5.4μg; n>10 for both
groups, respectively) that was significantly (P<0.05) reduced by endothelial removal with
deoxycholate (2.5 μM; n=6). The vasodilator effects (%) of AZ (6 μg) and RW (100μg) were
83±4% and 48±3% (control) and in vessels treated with L-NAME (0.3 μM; 16±4, P<0.05 and
20±3, P<0.05), ODQ (1μM; 29±4, P<0.05 and 20±5, P<0.05), glybenclamide (64±5, P<0.05
and 49±5, P>0.05), high K+ solution (25 mM; 59±4, P<0.05 and 24±4, P<0.05), ChTx,
(0.1μM) plus apamin (0.1 μM 83±6, P>0.05 and 11±4, P<0.05), HOE (66±6 P<0.05 and
53±3, P>0.05), indomethacin (0.3μM; 56±7 P<0.05 and 52±4 P>0.05). The residual
vasodilator effect of RW in vessels treated with L-NAME was completely abolished by
addition of ChTx plus apamin. The vasodilator effects of AZ and RW were not changed by
atropine, pyrilamine or yohimbine.
The present results demonstrated that both AZ and RW have a significant antihypertensive
effect that my participate in the protective action against cardiovascular disease. Both
compound induce an endothelium-dependent vasodilator effect that have different mechanism
of action. The vasodilation induced by AZ is probably independent of activation of K Ca
channels and mainly dependent on a NO-cGMP pathway. The vasodilator effect induced by
RW is mainly dependent on an endothelium-derived hyperpolarizing factor (EDHF) in
combination with a NO-cGMP pathway.
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PO 139
Efectos de las cargas parciales en los deplazamientos quimicos de rmn de
13
C de derivados de acidos 3β-or-5-oxo-5,6-seco-colestan-6-oico.
Rosa E. del Río(1), Luis Bohé(2), Jesús Sandoval-Ramírez(3), Said Achab(2), José Luis
Salvador H.(1), Isaias Tapia(1) y Concepción Armenta (1).
(1) Instituto de Investigaciones Químico Biológicas de la Universidad Michoacana de San
Nicolás de Hidalgo, Morelia, Mich., México; (2) Insitut de Chimie des Sustances
Naturalles, CNRS, 91198 Gif-sur-Yvette, Francia; (3) Facultad de Ciencias Químicas
BUAP, Puebla, Pue., México.
Recientemente se ha reportado la síntesis de unos derivados de ácidos carboxílicos
esteroidales con una marcada actividad anticancerígena, estudios de relación estructura
actividad revelaron que la parte hidrofóbica de la cadena lateral del colesterol y ácidos
carboxílicos libres son cruciales para la actividad, por esta razón hemos iniciado el presente
estudio.
Se realizó un estudio por resonancia magnética nuclear de 13C a 75.4 MHz de una serie de 12
derivados de ácidos carboxílicos de 5,6-seco-colesterol, se discuten los métodos de
preparación y se analizó el efecto de las cargas parciales sobre el desplazamiento químico,
principalmente de los carbonos de los carbonilos de derivados de los ácidos carboxílicos.
Las densidades de carga para todos los derivados se calcularon mediante el programa
HYPERCHEM 5.11 Pro, usando método semiemípirico AM1 para realizar la optimización de
la geometría . En la fígura de la derecha se muestran los resultados para el 3 -acetoxi-5-ceto5,6-seco-colesterol-6-azido.
Este estudio demuestra que hay una correlación lineal entre los desplazamientos químicos de
los carbonilos de los derivados de ácido carboxílico y las cargas parciales, para estos átomos,
a excepción de los derivados 3 -OMe-5,6-seco-colesterol.
Los desplazamientos químicos de 13C se determinaron en soluciones clorofórmicas.
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PO 140
Anti-Mycobacterium tuberculosis activity of Peruvian plants
Rosario Rojas1,2, Luz Caviedes3, Robert H. Gilman3,4, Olga Lock1
1
Departamento de Química, Pontificia Universidad Católica del Perú, Lima, Perú
2
Departamento de Química, Facultad de Ciencias y Filosofía, Universidad Peruana
Cayetano Heredia, Lima, Perú
3
Departamento de Microbiología, Facultad de Ciencias y Filosofía, Universidad Peruana
Cayetano Heredia, Lima, Perú.
4
Department of International Health, Johns Hopkins School of Public Health, Baltimore,
Maryland
Fourteen ethanol plant extracts were tested for anti-Mycobacterium tuberculosis activity using
the rapid and inexpensive colorimetric assay TEMA (Tetrazolium Microplate Assay). Plants
were selected based on their traditional use for the treatment of tuberculosis, lepra or
hemoptysis. The plant extracts with the greatest activity against the sensitive H37Rv
Mycobacterium tuberculosis strain were: Aspidosperma nitidum, Carpotroche longifolia,
Swartzia polyphylla, Xyris jupicai (MIC=200 g/ml); Bixa orellana, Oryctanthus alveolatus
(MIC=100-200 g/ml); Phthirusa retroflexa, Tetrapterys styloptera (MIC=100 g/ml). A
preliminary bioassay-guided fractionation of the ethanol extract of S. polyphylla, using
solvents of different polarities, showed that the activity is concentrated in the 90% methanol
fraction (MIC=100 and 50 g/ml for the H37Rv and multi-drug resistant strain, respectively).
Acknowledgments: The authors are grateful to the Dirección Académica de Investigación of
the Pontificia Universidad Católica del Perú for financial support (DAI 1199). Collaborative
work was performed under the auspices of the Iberoamerican Program for Science and
Technology (CYTED), Project X.11: PIBATUB.
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PO 141
Protection of a Ginkgo Biloba extract against the effects of the stannous
chloride, a substance that may act promoting depression or stimulation of
the cerebral nervous system
S. R. F. Moreno*1,2a, E. K. Rocha2b, M. Pereira2c, R. S. Freitas2a, A L. R. Nascimento2d,
J. J. Carvalho2d, V. G. Barreto3,G. L. Lima-Filho2a, G. Diré2a, E. A C. Lima2a and M.
Bernardo-Filho2a
1
Departamento de Patologia, Universidade Federal Fluminense, Niterói, RJ, Brasil.
E-mail: [email protected]
2a
Departamento de Biofísica e Biometria, 2b Departamento de Biologia Celular e Genética,
2c
Departamento de Fisiologia, 2dDepartamento de Histologia e Embriologia, Universidade
do Estado do Rio de Janeiro, Instituto de Biologia Roberto de Alcântara Gomes, Rio de
Janeiro, RJ, Brasil.
3
Departamento de Biofunção, Universidade Federal da Bahia, Salvador, BA, Brasil.
Ginkgo biloba extract (EGb) is a phytoterapic used to increase peripheral and cerebral blood
flow for treatment of ischaemic cerebral diseases and neurological disorders, such as, the
Alzheimer’s disease. This extract has several effects, including: increases the blood flow, acts
as platelet activating factor antagonism and prevents the membrane against the damage
caused by free radicals. It was demonstrated that tin, as stannous chloride (SnCl2), when
injected into laboratory animals, it can produce stimulation or central nervous system
depression. Since calcium (Ca) influx into the cytoplasm is indispensable to release the
transmitter, it would be possible that SnCl2 increases the Ca2+ influx at the nerve terminals but
not by blocking the K+ channels. There is no general agreement regarding its genotoxicity and
it was discussed that the effects of this salt might depend on the physicochemical conditions
and the route of its administration. SnCl2 has been used in many sectors of human interest,
such as the food industry and nuclear medicine. This salt is directly administered to human
beings endovenously when it is used as a reducing agent to prepare 99mTcradiopharmaceuticals, which are also used in cerebral studies. SnCl2 is capable to promote the
generation of reactive oxygen species (ROS) that are responsible for the oxidative stress.
Oxidative stress has been related with the aging and other neurological diseases. We decided
to study the influence of the medicinal plant, the EGb, metal chelating and reactive oxygen
species scavengers against the SnCl2 deleterious effects evaluating the supercoiled plasmid
DNA. results show that SnCl2 produces lesions in vitro on supercoiled plasmid DNA. The
literature has showed that this inactivation may be due to the production of ROS. We
observed that the genotoxic effect of SnCl2 was partly inhibited or disappeared when the
treatment was in presence of the Ginkgo biloba extract. Action similar to the metal chelating
and ROS scavengers described in literature. In conclusion, it is possible to suggest that the
SnCl2 biological effects associated with the generation of ROS can be inhibited by substance
presents on the Ginkgo biloba extract.
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PO 142
Chemistry and Ethnopharmacology of Argemone species from Mexico.
Solari Renee1., Pasarella Danielle1*, Marin Juan Camilo2, Silva Violeta2 and Céspedes
Carlos L.2*
1
Organic Laboratory Synthesis, Universita Degli Study Di Milano, Milano, Italy.
2
Chemical Ecology Lab. Chemistry Institute, UNAM, Coyoacan 04510, Mexico DF,
Mexico
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PO 143
Aislamiento y determinación estructural de compuestos antimicrobianos
presentes en Terminalia australis camb. (combretaceae).
Di Bernardi T.1, Sabattini G.1, Bruno Blanch L.1, Rastrelli L.2. 1Catedra de
Farmacoquímica, Departamento de Ciencias Biológicas, Facultad de Ciencias Exactas ,
Universidad Nacional de La Plata, Calle 47 y 115-B1900BJW- La Plata- Argentina. 2
Facultad de Farmacia, Universidad de Salerno, Italia [email protected],
[email protected]
Terminalia australis Camb.( Combretaceae), es un árbol de copa amplia, generalmente
ramificada en la base de ramas muy flexibles y con el leño amarillo. Follaje caduco. Llega a 7
u 8 metros de altura. Hojas simples, alternas, enteras, angostamente elípticas o linear-elípticas,
de 2-7 cm de largo, raramente mayores de 1 cm de diámetro, color verde claro glabras en la
cara superior, a veces pubescentes en la cara inferior especialmente cuando jóvenes. Flores
unisexuadas, apétalas verduscas pequeñas de 5 mm. De largo en inflorescencias axilares, cáliz
acampanado, pubescente, flores masculinas de 10 estambres dos o tres veces mas largos que
el cáliz, las femeninas con pistilo de estilo alargado. Florece en primavera. Frutos aovados o
anchamente elípticos de 1,5 a 2 cm de largo y 1-2 cm de ancho con una costilla media visible
en todo su largo.
Crece desde el sur de Brasil, noreste Argentino hasta Buenos Aires y Uruguay. Se reproduce
por semillas.
De acuerdo a la medicina tradicional se la atribuyen propiedades antibacterianas, antifúngicas
y antivirales.
En la presente comunicación se describen los procedimientos que permitieron determinar la
presencia, entre otros, de ácido gálico, kaempferol 3-O- -L-rhamnopyranosyl (1->6)- -Dgluco pyranoside, quercetin 3-O- D-glucopyranoside,kaempfol 3-O-[ -L-rhamnopyranosyl
(1->2)-O-[ -L-rhamnopyranosyl(1->6)]- -D-glucopyranoside.
El material, identificado y acondicionado, se sometido a extracciones con solvente de
polaridad creciente, hasta su agotamiento. Los resultados que se presentan, se refieren a la
fracción metabólica. Obtenida esta, se concentró y sometió a sucesivas cromatografías en
columna, y TLC preparativa, hasta llegar a productos puros. El criterio aplicado para la
separación de los distintos compuestos, fue el seguimiento de la actividad antimicrobiana de
las distintas fracciones contrastándola con el producto crudo. Estos productos fueron
caracterizados e identificados por IR, 1H NMR y 13C NMR, HPLC-MS.
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PO 144
Effect on passive cutaneous anaphylaxis, bronchial spasm and tonicity of
aqueous extract of Boerhavia erecta l.
Yanier Nuñez Figueredo, Juana Tillán Capó, Carmen Carrillo Domínguez, Yamilet
Vega Hurtado, Marta Guerra, Reinaldo Rivero, Eilyn Garrigó García
Centro de Investigación y Desarrollo de Medicamentos – CIDEM. Ave. 26 No. 1605.
Nuevo Vedado. Plaza. CP 10600. La Habana. Cuba. E. mail. [email protected]
Fax: 53-7-335556
We study the anti-allergy properties conferred to Boerhavia erecta L over the anaphylactic
mediators and H1 receptors at bronchial level, so we carry out the tests of passive cutaneous
anaphylaxis in rats. Bronchial spasm and tonicity, and contractility of intestinal flat
musculature were evaluated in guinea pigs. As result we can affirm that the extract watery of
Boerhavia erecta L inhibit the passive cutaneous anaphylaxis and the bronchial spasm induced
by histamine. We could also appreciate to the dose of 100 mg/Kg of Boerhavia erecta L after
intravenous administration the contraction increases in 46% caused by histamine 15 g/Kg
and to superior concentrations to 1 mg/mL causes contraction of the intestinal flat
musculature.
Besides, the antihistaminic and anticholinergic activity of aqueous extract of Boerhavia erecta
L were investigated on isolated guinea-pig ileum, and dose response curves of histamine and
acetylcholine with and without extract were plotted. Atropine and diphenhidramine were used
for comparison. We induced cholinergic and histaminic receptor blockade and after, these
receptor were stimulated witch aqueous extract of Boerhavia erecta L. The results show that
aqueous extract of Boerhavia erecta L at the concentration range of 0.1-1 mg/ml don't
exhibited anticholinergic activity and presented significant blocking of histamine induced
contraction on guinea pig ileum in a dose-related manner.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 145
Presenza del di(2-etilesil)ftalato e del suo principale metabolita negli
alimenti: dosaggio simultaneo nel latte e suoi derivati
Fabrizio Ruggieri, Pietro Mazzeo
Dipartimento di Chimica, Ingegneria Chimica e Materiali, Università dell’Aquila, Via
Vetoio, 67010 Coppito (L’Aquila)
Molti composti della famiglia degli ftalati, in particolare il di(2-etilesil)ftalato indicato con la
sigla DEHP, sono utilizzati nella produzione di polimeri. Il DEHP è un noto agente
plasticizzante ampiamente impiegato come additivo per il cloruro di polivinile (PVC),
altrimenti rigido, cui conferisce un elevato grado di flessibilità ed al quale è aggiunto in
proporzioni elevate che giungono fino al 40%.
La pericolosità del DEHP nei manufatti in PVC risiede soprattutto nel fatto che esso non è
legato covalentemente con il polimero, quindi in particolari condizioni può migrare verso
l’ambiente circostante. Tale additivo è facilmente rilasciato dai dispositivi in PVC largamente
impiegati nella pratica medica e domestica (con particolare riguardo agli articoli di plastica
con cui vengono in contatto i bambini) e nei rivestimenti e contenitori di prodotti destinati
all’alimentazione [1]. Oltre che nel sangue di soggetti a rischio, quali pazienti in emodialisi o
soggetti a trasfusione, è diffusamente presente negli organismi viventi, negli alimenti ed
anche nelle acque e nel suolo, potendosi pertanto ormai a pieno diritto considerare un
inquinante ambientale ubiquitario.
Attualmente è ancora da dimostrare per il DEHP una tossicità acuta, le preoccupazioni sono
legate agli effetti conseguenti le assunzioni croniche della sostanza, da parte soprattutto di
bambini e donne in gravidanza, soprattutto in considerazione della accertata tossicità come
agente carcinogeno a livello epatico dimostrata sugli animali da esperimento. Anche il
principale metabolita del DEHP, il mono(2-etilesil)ftalato (MEHP), è considerato pericoloso,
addirittura alcuni studi dimostrano la sua maggiore tossicità rispetto al DEHP [2].
Nel presente lavoro viene descritto un metodo di determinazione simultanea di DEHP e
MEHP nel latte e derivati attraverso impiego della cromatografia HPLC [3]. E’ stato utilizzato
un sistema cromatografico Waters, munito di un rivelatore a schiera di diodi, una colonna a
fase inversa protetta da precolonna e come fase mobile la miscela acetonitrile-acido fosforico
0.1% (90:10).
Sono stati esaminati campioni di latte di diversa tipologia (intero e parzialmente scremato,
fresco ed a lunga conservazione, da mungitura meccanica e manuale).Tra i derivati del latte
sono stati studiati campioni di burro e stracchino.
Il metodo fornisce risultati accurati e precisi, con una procedura semplice e rapida che si
presta bene alla esecuzione di controlli routinari su questo tipo di alimenti.
[1]
[2]
[3]
Cohen H, Charrier C, Sarfaty J. Arch. Environ. Contam. Toxicol. 1991, 20, 437-440.
Yoshikawa K, Tanaka A, Yamaha T, Kurata H. Food Chem. Toxicol. 1983, 21, 221- 223.
Paris I, Ruggieri F, Mazzeo P, Carlucci G. Anal. Letters 2003, 36, 2649-2658.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 146
Evaluación de la actividad antiulcerogénica del extracto de Chorella
vuldgaris
Vinagre, A M1; Cola-Miranda, M1; Barbastefano, V1; Ferreira, A L1; Collares, E F2;
Souza Brito, A R M1
1-Depto de Fisiologia e Biofísica, Inst. Biologia, UNICAMP, Campinas, SP, Brasil.
2-Centro de Investigação Pediatrica, Faculdade de Ciências Médicas, UNICAMP,
Campinas, SP, Brasil. ([email protected])
Objetivos: Chlorella vulgaris es una micro alga unicelular de aguas heladas utilizada como
suplemento alimenticio en comunidades japonesas. Esta siendo estudiada debido a sus
propiedades antitumorales, antiulcerogénicas e incrementadora de las funciones del sistema
inmunocelular. En este trabajo fue evaluada la actividad antiulcerogénica del extracto acuoso
Chlorella vulgaris (Chlorella Industry Co).
Métodos: El extracto acuoso de la C. vulgaris fue obtenido con Chlorella Industry Co,
conteniendo 44,4 g de proteína, 39,5 g de carbohidratos, 15,4 g de ácidos nucléicos en 100 g
de extracto. La actividad antiulcerogénica C. vulgaris fue evaluada através de modelos de
ulcera aguda inducida por piroxican (DAINE) en ratones Swiss, ulcera aguda inducida por
etanol y ulcera subcrónica inducida por ácido acetico (30%) en ratas wistar. En los modelos
de ulcera aguda los animales fueron divididos en los siguientes grupos: control negativo, agua
deionizada (1ml/100g); control positivo, lansoprazol 30 mg/kg ó cimetidina 100 mg/kg
dependendo do modelo; y como tratamiento, extracto de la C. vulgaris en las dosis de 250,
500 y 1000 mg/kg. En el modelo de ulcera subcrônica los animales fueron divididos en dos
grupos: control negativo, agua deionizada y tratados com extracto de C. vulgaris en la dosis
de 100 mg/kg durante 14 dias después de la inducción de la ulcera. Los resultados obtenidos
en cada modelo fueron expresados por la mediana de IU ( indice ulcerativo) seguido del
porcentaje de protección en relación al control negativo. En la evaluación estadística fue
empleado el test de Kruskal-Wallis (α=0,05) e teste a posteriori de Dunn.
Resultados: Los resultados obtenidos demuestran que el extracto acuoso de C. vulgaris posee
actividad antiulcerogénica en modelo de ulcera aguda inducida por etanol en ratas (N=7),
cuando empleada en la dosis de 1000 mg/kg (mediana =10,0/88,2%), cuando comparados
com el control negativo (mediana =85,0). En modelo de ulcera subcrónica inducida por ácido
acetico en ratas (N=13), cuando empleada la dosis de 1000 mg/kg (mediana=4,31/55,6%),
cuando comparadas con el control negativo (mediana=9,71). No fue observada la actividad
antiulcerogénica en el modelo de ulcera aguda inducido por piroxican.
Conclución: Los resultados preliminares presentados de los modelos de inducción de ulcera
aguda por etanol y subcrónica por ácido acetico demuestran una actividad antiulcerogénica
del extracto acuoso de C. vulgaris.
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PO 147
Actividad antiulcerogenica y analgésica de las fracciones acuosa y acetato
de la I.truxillensis Kunth
Cola-Miranda, M.1; Barbastefano, V.1; Ferreira, A. L. 1; Vinagre, A. M. 1; Hiruma-Lima
C. A.2; Vilegas, W.3; Calvo, T.R3.; Souza Brito, A. R. M1.
1-Depto de Fisiologia e Biofísica, Inst. Biologia, UNICAMP, Campinas, SP, Brasil. 2Depto de Fisiologia, Inst. de Biociências, UNESP, Botucatu, SP, Brasil. 3-Depto. de
Química
Orgânica,
Inst.
Química,
UNESP,
Araraquara,
SP,
Brasil.
([email protected])
Objetivo: La I. truxillensis, es una espécie tipíca del cerrado del estado de São Paulo – Brasil,
conocida popularmente como indigo ó anileira. Es una planta menos estudiada desde el punto
de vista fitoquímico y farmacológico de que otras especies del género. En este trabajo fue
evaluada la actividad antiulcerogénica y analgésica de las fracciones (acuosa y acetáto) en
partes aéreas de la I. truxillensis en dos modelos experimentales.
Metodos: Para la obtención de las fracciones, las partes aéreas da planta fueron molídas,
secas y percoladas en metanol. El extracto fue entonces filtrado y concentrado por destilación
la presión reducida en rotavapor, en seguida fue realizado una partición del extracto en acetato
de etila y agua, obteniendo las fracciones acetato (fAc) y acuosa (fAq). Para probar la
actividad antiulcerogénica y analgésica de las fracciones de I. truxillensis fueron utilizados
modelos de ulcera inducida por etanol en ratas (wistar) y contorción abdominal inducida por
ácido acetico en ratón Swiss. Fueron hechas administraciones via oral de las fracciones de la
I. truxillensis en las dosis de 50, 100 ó 200 mg/kg, salina 0,9% ó Tween 12% (control
negativo) y lansoprazol 30 mg/kg ó dipirona 200 mg/kg (control positivo), dependiendo del
modelo. Los resultados obtenidos en cada modelo fueron expresados por la média ± d.p. del
IU (indice ulcerativo), seguido del porcentaje de protección en relación al control negativo.
En la evaluación estadistica fue empleado el test de ANOVA (p < 0,05) y test a posteriori de
Dunett.
Resultados: La actividad antiulcerogénica, observada en trabajos anteriores com extracto
metanólico de la I. truxillensis, fue demostrada también con las fracciones fAq y fAc, pues
redució significativamente las lesiones gástricas, además de eso, hay evidencia de una
actividad analgésica reduciendo el número de contorciones abdominales en los modelos
propuestos. En el modelo de ulcera inducido por etanol, (N=5) en ratas, fAq, com control
negativo (66.4 ± 15.7), la protección fue observada en las dosis 50, 100 e 200 mg/Kg (35.6 ±
17/46%, 13.8 ± 6.3/82% e 17.2 ± 15/82%) y fAc, con el control negativo (33.8 ± 13.1), la
protección fue observada en las dosis de 50, 100 e 200mg/kg (6.4 ± 2.7/81%, 6.2 ± 4/82% e 6
± 2.5/82%). En el modelo de contorción abdominal inducido por ácido acetico, (N=5) en
ratones, fAq, con control negativo (36.6 ± 8.2), la protección fue observada en la dosis de
100mg/kg (21 ± 13.1/43%) y fAc, con control negativo (49 ± 9.8), la protección fue
observada en la dosis de 100 mg/kg (34 ± 9.5/31%).
Conclución: Los resultados preliminares de los modelos de inducción de ulcera y contorción
abdominal presentados, demuestran la actividad antiulcerogénica y analgésica de las
fracciones acuosa y acetato de la especie I. truxillensis.
Apoyo financiero: FAPESP
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 148
Estudio de la actividad antiulcerogénica del extracto bruto metanólico de
Anacaridum humile St. Hil. (Anacardiaceae).
*Luiz-Ferreira, A1.; Vinagre, A. M1.; Barbastefano, V1.; Cola-Miranda, M. 1.; HirumaLima, C. A2.; Serra, C.B3.;Vilegas W3.; Souza Brito, A. R. M1.
1. Depto de Fisiologia e Biofísica, Inst. Biologia, UNICAMP, Campinas, SP, Brasil.
2. Depto de Fisiologia, Inst. de Biociências, UNESP, Botucatu, SP, Brasil.
3. Depto. de Química Orgânica, Inst. Química, UNESP, Araraquara, SP, Brasil.
Cidade Universitária “Zeferino Vaz” s/n, Instituto de Biologia, Depto. de Fisiologia e
Biofísica-Caixa Postal: 6109.UNICAMP/ Campinas.
([email protected]) e ([email protected]).
Las plantas medicinales han sido desde los inicios de la civilización un recurso accesible al
ser humano durante milenios el hombre empiricamente profundizo su conocimiento para cura
de sus enfermedades demostrando así una estrecha relación entre uso de plantas medicinales y
su evolución
Son muchos los factores que vienen colaborando para el desarrollo de practicas de salud que
incluyan plantas medicinales
Según la OMS 80% de la humanidad no posee acceso al atendiento primario de salud, las
enfermedades ulcerativas del tracto gastrointestinal son un ejemplo clásico de gravedad de
salud por tratarse de una enfermedad crónica que requiere tratamiento caros tanto para el
paciente como para el sistema público de salud.
La investigación de la ulcera peptica es de gran valor pues las plantas medicinales tienen gran
potencial terapeútico lo que se constituye en estrategia para la descubierta de nuevos
fármacos.
Muchas plantas medicinales han sido reportadas como utiles en el tratamiento de los
disturbios gastricos, sea estimulando los factores de protección de la mucosa gástrica o
inhibiendo las secreciones gástricas.
Como materia prima de los medicamentos contra ulcera representa una gran dependencia de
las empresas farmaceuticas multinacionales para la industria nacional, el estudio de plantas
medicinales de nuestra flora se convierte en una alternativa mas viable para todos, rompiendo
esa dependencia y volviendo el tratamiento mas barato para el paciente y para el estado.
La especie en estudio Anacardium hmile St.Hill, proviene de la mata atlántica que posee una
gran biodiversidad incluyendo formaciones florestales y ecosistemas asociados, dentro de las
diferentes especies vegetales en la mata atlántica, encontramos la família Anacardiaceae, com
79 género y mas de 600 especies.
Como ejemplo nativos del brasil destacan las especies Anacardium, dentro de ellas el
Anacardium humile St. Hill, descrito por Auguste deSaint-Hilaire (1779–1853).
El Anacardium humile St. Hill, tiene un hábito arbustivo, que puede llegar 50 cm, formando
una floresta abierta, con muchas ramas a partir de un sistema subterraneo bien desarrollado (
Xilópodes). Las hojas son brillantes sin pelos, alternas, ovaladas con apendice alargado. Las
flores son delicadas y de coloración roja–rosada, los frutos son grises y en forma de riñon, con
una semillas (castañas). Ya el pedunculo es bien desarrollado (pseudofruto), rojo, con la pulpa
blanquesina. Es conocido popularmente como cajuí, cajú, cajuzinho del campo, cajú del
campo.
El extracto metanolico fue obtenido apartir de la torta resultante de la extracción com
diclorometano, que fue macerada por una semana con MeOH puro y , después de la primera
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
estación el procedimiento fue repetido con la finalidad de extraer los componentes polares de
la planta. La mezcla fue entonces filtrada en papel de filtro e concentrada en rotavapor, bajo
presion reducida dando el extracto metanolico.
Estudios fitoquícos mostraron la presencia de un biflavonoide, se sabe que los flavonoides son
los responsables por vários efectos biológicos tales como antioxidantes, antiinflamatorio,
antitrombolitico y antiulcerogénico entre otros.
Los modelos experimentales adoptados en este trabajo fueron seleccionados para garantizar
reproductibilidad en relación a las principales causas de la ulcera en el hombre.
En la evaluación de la actividad antiulcerogénica fueron realizados experimentos de induccion
aguda de ulcera gástrica por etanol, piroxican y HCL/Etanol.
En la evaluaciones antiulcerogénicas el extracto de Anacardium humile se mostro muy
eficiente, para los modelos arriba describidos.
En el modelo etanol (N=5), con control negativo (103,6 ± 19,3 mm), se observo protección en
la dosis de 500 mg/kg (0,6 ± 0,6 mm) p<0,01.
En el modelo piroxican (N=7) con control negativo (12,0 ± 3,9 mm) se observo protección en
la dosis de 500 mg/kg (3,0 ± 1,4 mm) p<0,01 y en el modelo etanol HCL (n=5) con control
negativo (14,2 ± 5,5 mm) se observo protección en la dosis de 500 mg/kg (2,4 ± 0,8 mm)
p<0,01
Los estudios estan aun en andamiento, faltando probar las fracciones y los mecanismos de
acción envueltos en esa protección gástrica.
La accion antiulcera parece ocurrir tanto por alteraciones en la secrecion acida gastrica,
cuanto por aumento de los agente citoprotectores de la mucosa.
La investigacion com especies brasileiras tiene gran importancia tanto para seguridad nacional
como para preservacion de los ecosistemas donde existan tales especies de plantas.
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PO 149
El Análisis Fitoquimico de Espostoa Lanata de Perú
Juárez Belaúnde, Alberto Carlos
El cactus del Pishcol Negro (Espostoa Lanata) no tiene archivos de los estudio
phytochemicals en el Perú, siendo este su paísnativo. Debido a esta falta de información es
que se trato de obtener la mayor cantidad de datos posibles desde el punto de vista químico al
llevar a cabo este trabajo.
Nosotros nos hemos enfocado en realizar un análisis fitoquimico de esta planta, un anallisis de
su composición en general, y una determinación de la cantidad de alcaloides que están en este
cactus (se como el alcaloide principal la mezcalina)
Mezcalina: sustancia psicoactiva aislada del cactus del peyote inicialmente a la substancia,
nativa de las áreas desrticas de México, aunque este presente tambien en cactus peruanos
como el Trichoceri Peruvians y el San Pedro.
Su absorción es rápida; alcanza la concentración máxima en el cerebro entre los treinta y el
cientoveinte minutos siguientes , y pueden permanecer en el organismo hasta una media de
diez horas.
La mescalina se ingiere o se fuma. Es soluble en agua y en el alcohol. Se puede inyectar en
solución. La dosis es de 200 a 500 mg.
La molécula de Mescalina
La fórmula química: C11H17NO3
Los sinónimos:
3,4,5-TRIMETOXI-B-FENETILAMINA
3,4,5-TRIMETOXIBENCENETAMINA
MESCALIN
MESKALIN
MEZCALIN
MEZKALIN
La farmacología:
Es la sustancia principal responsable de las propiedades enteogénicas de las cactaceas que lo
contienen.
Como base libre se presenta en forma de líquido oleoso que cristaliza en presencia del ácido
carbónico, derivando de la disolución del anhídrido carbónico presente en el aire.
Pertenece a la clase estructural de las fenetilaminas, como el MDMA, y es muy diferente a los
enteogénicos indólicos como el LSD o la PSILOCIBINA, de la misma manera que sus efectos
también son completamente diferentes.
Es un alcaloide mucho más tóxico que otros, y una dosis fuerte provoca en el EEG
(electroencefalograma) la aparición del cuarto y quinto nivel, característicos de las
convulsiones epilépticas.
Presenta una notable facilidad de absorción fisiológica y un rápido paso del sistema
circulatorio a otros órganos, actuando a nivel encefálico, sobre todo en la estructura profunda,
(núcleo del tálamo), el sistema límbico y los centros visuales y auditivos.
La eliminación se encauza mayormente por vía urinaria sin sufrir transformaciones relevantes;
se ingiere oralmente y se concentra en hígado, páncreas y bazo.
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PO 150
“Acció cicatrizante del azucar en lesiones residuales Post-quirúrgicas y
Ulceras Nuerotróficas de pacientes Diabéticos”
Dr. Alberto Hernández Rodríguez. Profesor titular de Farmacología.
Universidad Médica de la Habana. Centro Nacional Coordinador de Ensayos Clínicos
(CENCEC). Jefe de Unidad Docente. Calle 200 esq 21. Atabey. Playa. Ciudad de la
Habana. Cuba. [email protected]
Se realizó un ensayo clínico de exploración terapéutica, fase II temprana, abierto, controlado y
aleatorizado con una muestra de 40 ( 20 por grupo) pacientes diabéticos tipo I y II que presentaban
Ulceras Neurotróficas y Lesiones Residuales Post quirúrgicas.
En este estudio se evaluó la eficacia cicatrizante del azúcar blanca refino en su aplicación
local contra tratamiento convencional, mediante evaluaciones quincenales. Además se evaluó
la seguridad de este producto en este tipo de pacientes.
La variable principal de respuesta utilizada fue la cicatrización (granulación y epitelización),
evaluándose a través de un criterio objetivo, medición del área de la lesión y uno subjetivo,
evaluación del estado del paciente, y examen físico de la lesión. Conjugándose ambos en una
escala con las categorías de curados, mejorados, estables y empeorados
En el 50 % de los pacientes del grupo estudio (34% en el control), se apreció una aceleración
del proceso de cicatrización durante este tratamiento ( p< 0,05). El 94% de la muestra del
estudio tuvo una dinámica de cicatrización de las lesiones muy favorable (71% en el control,
p<005). Dos pacientes del grupo estudio abandonaron el mismo (10%) y 1 (5%) paciente del
mismo grupo, fue excluido en la cuarta semana del tratamiento ya que presentó sepsis a
germen invasor (pseudomonas). No se encontraron diferencias con el control.
Hay que señalar que en ninguno de estos pacientes, tanto estudio como control, apareció
reacción adversa alguna.
Durante este estudio se relacionaron varias características de los pacientes, y se obtuvo como
resultado, que existía relación entre la exposición de planos óseos, la deambulación y la
combinación raza-estado del árbol vascular con la cicatrización, en ambos grupos, (p>0,05)
Por lo anterior expuesto se puede plantear, que el azúcar blanca refino parece ser una buena
opción terapéutica local en pacientes diabéticos portadores del lesiones residuales quirúrgicas
y neurotróficas.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 151
Ensayos clínicos en plantas medicinales?
Dr. Alberto Hernández Rodríguez. Profesor titular de Farmacología.
Universidad Médica de la Habana. Centro Nacional Coordinador de Ensayos Clínicos
(CENCEC). Jefe de Unidad Docente. Calle 200 esq 21. Atabey. Playa. Ciudad de la
Habana. Cuba. [email protected]
El crecimiento que en la pasada década tuvo el comercio mundial de plantas medicinales, es
algo verdaderamente impresionante, en 1996 excedía los $2,5 billones, con un probable
crecimiento anual del 25%, ya en el año 2000, más de 800 compañías estaban incorporadas en
la producción de productos de plantas medicinales con ingresos anuales que excedían los $4,5
billones.
Este enorme crecimiento, casi el 100% en cuatro años, se debe entre otras cosas, a que:
• Usuarios de esta medicina en países desarrollados, buscan una opción menos cara y
más“segura”, para aquejar dolencias leves y moderadas.
• Usuarios de países subdesarrollados tienen en esta medicina su principal alternativa
(medicina tradicional en general, no solo herbaria).
• No existe una política reguladora exigentes con respectos a estos productos en la mayoría
de los países, y en otros, ni cuentan al menos con regulaciones por agencias reguladora
nacionales.
Por tanto, si la demanda es cada vez mayor, y las agencias reguladoras son cada vez menos
exigentes, las ganancias se multiplican, convirtiéndose esto en un mercado muy llamativo.
Ante esta avalancha, la Organización Mundial de la Salud lanzó las Estrategias de la OMS
sobre medicina tradicional 2002-2005 .
Uno de sus objetivos, garantizar la eficacia, seguridad y calidad de este tipo de medicina.
Por todo lo anterior, se debe reflexionar ante la siguiente pregunta, ¿Son seguros y efectivos
los productos herbarios terminados que abarrotan el mercado del medicamento en la
actualidad?
Este tipo de pregunta solo puede ser contestada afirmativamente, si existiera una política
racional, exigente y científica, hacia este tipo de medicamentos, que contemplara la
investigación pre-mercado (pre-clínica y clínica) como la post-mercado, como herramienta
para el control de estos productos.
Las agencias reguladoras mas exigentes (las menos), hacen mayor énfasis, en los estudios preclinicos, y no exigen el ensayo clínicos como la regla de oro, para garantizar la eficacia y
seguridad de estos productos. Al obviarse este tipo de investigación, se dejan de detectar
múltiples riesgos y problemas, a los que posteriormente se somete el paciente cuando
consume este tipo de medicamento.
Estos riesgos y problemas se pueden agrupar dentro de cuatro grandes areas:
• Vinculados con la Farmacología
• Vinculados a la Metodología de Investigación
• Vinculados a la Etica
• Vinculados a otras áreas, no menos importantes (Agricultura, Etnobotánica, Químicofarmacéutica, etc)
Cuando un producto no es sometido a las diferentes fases del ensayo clínico, por ejemplo,
ensayos fase I y fase IIa, no se pueden estudiar adecuadamente su faramcocinética y
farmacodinamia, en el humano, y por ello se desconocen muchos datos importantes
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
vinculados con su eficacia y seguridad, como por ejemplo, la dosis terapéutica, el intervalo de
dosis, las interacciones medicamentosas, con alimentos etc, que pueden ir desde la fase de
absorción hasta la excreción. Este es un aspecto que muchas veces no se le da importancia en
la terapéutica habitual, y puede ser el causante o de una ineficacia o de una reacción adversa.
Por otra parte, se deja de evaluar y confirmar o no en el humano, sus acciones
faramacológicas y mecanismos o posibles mecanismos de acción, de manera que puedan
siempre que sea posible, buscar una explicación a las reacciones adversas, que se detecten.
Por último, cuando no se someten a los ensayos clínicos fase III, se deja de comprobar de
forma científica la eficacia y seguridad de los mismos.
Desde el prisma metodológico, al no utilizarse diseños de investigación adecuados, los
supuestos resultados que se expresen de un producto determinado, están sometidos a
múltiples errores, aleatorios y sistemáticos, todo lo cual hace, que esos resultados tengan una
disminución de su validez interna y externa de los mismos. Dicho en otras palabras, los
resultados no son científicamente confiable y no son extrapolables a la población diana.
En lo ético, se está dejando de cumplir cuando menos, con dos principios, el de Beneficencia
y el de No Malificencia. Cabría preguntarse, ¿Se está totalmente seguro que estos
medicamentos pueden ser, sino la mejor, una buenas opción, para los pacientes?, ¿No se
estarían privando de un tratamiento verdaderamente eficaz y seguro?.
En relación a las otras áreas, al no someterse el producto a este tipo de investigación, no
siempre puede garantizarse la calidad del producto. Por lo que pueden surgir interrogantes
como estas, ¿es en realidad la planta?. De acuerdo a las normas de cultivo, cosecha,
almacenamiento, etc, ¿está el principio o el ingrediente por el que se estandarizó el producto
en los indicadores adecuados?, ¿Estaba contaminada el material vegetal?, ¿se cultivó con
agroquímicos?, ¿El producto esta adulterado?.
Estas y otras muchas preguntas deben ser controladas y documentas cuando se realiza un
ensayo clínico y de esta forma se garantiza la calidad del producto que va al mercado,
independientemente al cumplimiento que después hagan los centros productores de las
Buenas Prácticas de Manufactura.
Por último, aunque no cabe duda, que el ensayo clínico controlado, es la regla de oro para
evaluar la eficacia y seguridad de un producto, hay que tener presente que el mismo puede ser
aplicado, si el producto herbario terminado, se aplica siguiendo el método alopático, ya que si
lo aplica siguiendo una concepción holística, la metodología pura de ensayo clínica, no es
aplicable, debe sufrir ciertas modificaciones, que permitan la evaluación de los resultados de
la manera mas científica y confiable posible.
Siempre se debe contar con la máxima “ Potencializar el uso de la medicina herbaria con la
investigación clínica, no frenarla”.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 152
Attività antiossidante e capacità antiproliferativa in cellule tumorali umane
del Geum quellyon Sweet
A. Russo1, M. Piovano2, L. Lombardo3, N. Troncoso4, A. Vanella1, V. Cardile3 and
J. A. Garbarino2
1
Dip. di Chimica Biologica, Chimica Medica e Biologia Molecolare, Università di Catania,
Italia, e-mail: [email protected]; 2Dip. di Chimica, Università T.F. Santa Maria,
Valparaiso, Cile; 3Dip. di Scienze Fisiologiche, Università di Catania, Italia; 4Fundaciòn
Chile, Santiago, Cile.
Il Geum quellyon Sweet è un’erba perenne della famiglia delle Rosaceae, che cresce nella
regione centrale del Cile sino alla Patagonia, nella zona della Cordigliera delle Ande.
Volgarmente viene chiamata “erba del chiodo” per l’intenso aroma di chiodo di garofano che
si sprigiona dalle radici, utilizzate da lungo tempo nella medicina popolare nelle nevralgie
dentarie, nelle infiammazioni gastrointestinali, per regolare le mestruazioni e per le loro
proprietà diuretiche (1). L’informazione fitochimica è scarsa, è stata infatti descritta solo la
presenza di tannini (1). I tannini, come i flavonoidi, manifestano interessanti proprietà
biologiche come l’attività antitumorale, antibatterica, anti-HIV, antimutagena, antiipertensiva
e antiossidante (2). Azione quest’ultima che rende questi composti polifenolici
particolarmente utili nella prevenzione di tutte quelle patologie in cui i radicali liberi giocano
un ruolo chiave, come le malattie neurodegenerative, l’ischemia, il diabete e il cancro. Alla
luce di queste considerazioni nel presente studio abbiamo analizzato l’attività antiossidante e
antiproliferativa in cellule tumorali umane di un estratto metanolico delle radici di Geum
quellyon Sweet, contenente l’11,72% di tannini totali.
I risultati ottenuti dimostrano che l’estratto in esame esibisce interessanti proprietà
antiossidanti, espresse dalla sua capacità di agire da free radical scavenging nei confronti del
radicale di sintesi 2,2-difenil-1-picril idrazile (DPPH), dell’anione superossido e del radicale
idrossilico. In aggiunta, questo estratto ha dimostrato una promettente attività antiproliferativa
in differenti linee tumorali umane, valutata mediante il saggio di metabolizzazione dei sali di
tetrazolio (MTT test) (3).
Pertanto, queste evidenze sperimentali lasciano ipotizzare che l’estratto di Geum quellyon
Sweet per il suo contenuto in tannini potrebbe esplicare attività chemopreventiva e
antitumorale, che sono da correlare, almeno in parte, alla capacità antiossidante, e possono
giustificare ulteriori studi sulle sue proprietà benefiche.
1.
2.
3.
M. Montes and T. Wilkomirsky. Medicinal Tradicional Chilena. Ed. Universitaria, Concepcion, Chile
(1985).
C. Marienfeld et al. Hepatology 37: 1097-104, 2003.
A. Russo et al. J. Nutr. Biochem. In press, 2004.
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PO 153
Almidón extraído del Caryodendron orinocense K. Propiedades funcionales
Alfaro, Maria de Jesús1; Lares, Mary2; Padilla, Fanny1 y Pérez, Elevina3
1
Unidad de Análisis de Alimentos, Facultad de Farmacia. Universidad Central de
Venezuela (UCV). Apdo. 40109 Caracas 1040-A Venezuela Tel.: (58)212 6052753 Fax:
(58)212 605 2707 [email protected]
2
Escuela de Nutrición, Facultad de Medicina, UCV, 3 ICTA, Facultad de Ciencias, UCV
Resumen
El Caryodendron orinocense Karst, es un árbol que crece en la base de los Andes de
Venezuela, Ecuador y Colombia, sus nueces son consideradas un producto alimenticio no
convencional, consumidas por los campesinos de la región. Las semillas tienen un contenido
de grasa de aproximadamente 30% (b.s.); después de la extracción, la torta remanente
representa una buena fuente de proteína (18,40%, b.s.) y de carbohidratos por diferencia
57,69%, luego de la extracción y obtención del almidón total éste presentó un pureza de
91,16%,con posibilidades para consumo tanto humano como animal. En estudios previos se
evaluó la composición química y físico-química del almidón extraído del Caryodendron, en
base a estos resultados se evaluaron sus propiedades funcionales. Se le determinaron los
siguientes parámetros: viscosidad aparente, perfil de gelatinización, estabilidad del gel, y
morfometria Los métodos empleados fueron: viscoamilógrafo de Brabender, el viscosímetro
de Brookfiel, el uso del microscopio electrónico de barrido (SEM). Se evidencio fragilidad de
los gránulos, consistencia y tendencia a la retrogradación, forma y tamaño esféricos
característicos. Los resultados permiten inferir los posibles usos de este almidón en la
industria de alimentos.
Palabras claves: Almidón, propiedades funcionales , Caryodendron orinocense
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PO 154
Micropropagation and establishment of cell suspension culture of the
medicinal herb Petiveria alliacea l.
Castellar A.1, Magioli C.1, Moura C.2 and Mansur E.1
1 Laboratório de Micropropagação e Transformção de Plantas (Labmit); 1,2 –
Departamento de Biologia Celular e Genética, IBRAG, Universidade do Estado do Rio de
Janeiro - Rua São Francisco Xavier 524 - PHLC/sala 505 Maracanã 20550-013 Rio de
Janeiro-RJ, Brazil. e-mail: [email protected]
Petiveria alliacea L. (Phytolaccaceae) is a herbaceous perennial dicotiledoneous, found in
tropical areas of Central and South American, Caribbean, and Africa. P. alliacea is
traditionally used in popular medicine due to several pharmaceutical properties. The alcoholic
extract is recommended for external use to treat paralysis and rheumatism, while the
powdered roots have analgesic properties to relief toothache. The continuous use of the root
powder has neurological effects resulting in superexcitation, insomnia and hallucinations,
followed by convulsions, paralysis and death. The slaves had knowledge of the neurological
properties of the plant, which they called “master-tamer” and secretly added the roots to the
food that their masters consumed. Several other properties have been reported for P. alliacea,
including insect repellent, narcotic, abortifacient, aphrodisiac, depurative, diuretic,
expectorant, nematocide, antiofidic, antiviral, anti-inflammatory and analgesic. Extracts have
also shown activity against Trypanossoma cruzi and Listeria monocytogenes, in natural killer
cell activation and on the inflammatory response to BCG.
Tissue culture methods are important biotechnological tools to provide multiplication of
specific genotypes and circumvent the influence of environmental factors in the production of
secondary metabolites. Studies on micropropagation and cell suspension cultures have not
been reported for P. alliacea so far.
In the present work, in vitro propagation of P. alliacea was achieved through the culture of
nodal segments on MS medium. Rooting of shoots was induced in half strength MS
supplemented with 0,6 μM indole-3-acetic acid (IAA). After rooting, plants were maintained
under greenhouse conditions and no morphological abnormalities were observed. In order to
induce friable calluses, leaves from in vitro plants were cultured on MS medium
supplemented with different concentrations of α-naphthaleneacetic acid (NAA) (2,7; 5,4;
10,7; 16,1 and 26,9 μM), 6-benzylaminopurine (BAP) (2,2; 4,4; 8,9; 13,3 and 22,2 μM),
Kinetin (Kin) (2,3; 4,6; 9,2; 13,8 and 23,0 μM), Picloran (Pic) (2,0; 4,0; 8,0; 12,0 and 20,0
μM) and 2,4-diclorophenoxyacetic acid (2,4D) (2,2; 4,5; 9,0; 13,6 and 22,6 μM). Highest
induction rates were obtained in the presence 12 and 20 μM Pic. Cell suspension cultures
were successfully established from these calluses. The results of this study provide a basis for
subsequent analysis of the biosynthetic capacity of P. alliacea tissues by manipulating media
formulation and culture conditions.
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PO 155
Evaluación de la actividad analgésica de los extractos etanólico, hexánico,
cloroformo, acetato de etilo y acuoso de las hojas de Catopheria chiapensis
(linimento), estudio farmacológico Fase II.
Vielman Nancy y Saravia Amarillis. Tesis ad gradum.
Departamento de Farmacología y Fisiología. Escuela de Química Farmacéutica. Facultad
de Ciencias Químicas y Farmacia. Universidad de San Carlos de Guatemala.
RESUMEN
Las plantas medicinales son un legado que nos ha dado la naturaleza en Guatemala, y su
utilización como medicina alternativa tiene sus orígenes desde nuestros ancestros, los Mayas.
Por tal motivo, en el departamento de Farmacología y Fisiología de la Facultad de Ciencias
Químicas y Farmacia se han estudiado numerosas plantas medicinales que han demostrado
una actividad terapéutica y en este caso se estudió una planta medicinal llamada Catopheria
chiapensis (Linimento), que al inicio se le estudió su actividad analgésica, la cuál dio un
excelente resultado por lo que le denominamos Fase I por ser estudiada en forma de infusión a
dosis de 750 y 1000 mg/kg de peso. A partir de ese informe se estudió la Fase II o sea hacer
un fraccionamiento bioguiado para encontrar el o los extractos que tienen actividad
analgésica.
Por lo tanto este trabajo tuvo la finalidad de estudiar la actividad analgésica de los extractos
etanólico, hexánico, cloroformico, acetato de etilo y acuoso de las hojas de Catopheria
chiapensis (linimento).
Los extractos fueron preparados por medio de la metodología del fraccionamiento bioguiado.
La actividad analgésica de dichos extractos se evaluó por medio de la prueba del
analgesímetro, en ratas Wistar de un peso aproximado de 170 gramos.
Los resultados obtenidos y las pruebas estadísticas determinaron que el extracto de acetato de
etilo de Catopheria chiapensis (linimento) posee mejor actividad analgésica significativa a
dosis de 25, 75, 100, 200 y 400 mg/kg de peso, respecto a los extractos hexáncio y acuoso. El
extracto etanólico presentó actividad analgésica significativa a dosis de 100 mg/kg de peso. El
Extracto clorofórmico no posee actividad analgésica significativa.
La dosis efectiva media (DE50) del extracto de acetato de etilo de las hojas de C.chiapensis,
no se pudo determinar, debido a que la actividad analgésica demostrada por las dosis
utilizadas fue siempre significativa.
Por la respuesta analgésica obtenida para el extracto de acetato de etilo, se llevó a cabo la
caracterización fitoquímica preliminar, al cual se le realizó un tamizaje fitoquímico utilizando
ensayos macro y semimicro y técnicas de cromatografía en capa fina (CCF) que evidenciarion
la existencia de alcaloides, antraquinonas, flavonoides, antocianinas, cardenólidos,
bufadienólicos, principios activos amargos y aceites esencias.
Asimismo al extracto de acetato de etilo se le hizo el estudio de toxicidad aguda,
(DL50)dando como resultado no ser tóxico a dosis mayor o igual a 600 mg/kg de peso en
ratones albinos de un peso aproximado a 20-25 g.
De tal manera que se puede concluir en el presente trabajo que el extracto de acetato de etilo
presentó una excelente actividad analgésica y que puede ser un producto prometedor para sus
siguientes estudios de fraccionamiento
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PO 156
Estudio farmacológico de los extractos etanólico, hexánico, clorofórmico,
acetato de etilo y acuoso de las hojas de Daucus carota (zanahoria) como
sedante hipnótico (Fase II)
González Lilian y Saravia Amarillis.
Departamento de Farmacología y Fisiología. Escuela de Química Farmacéutica. Facultad
de Ciencias Químicas y Farmacia. Universidad de San Carlos de Guatemala. Tesis ad
gradum
RESUMEN:
La fitoterapia ha tomado auge en el mundo entero como una alternativa en el tratamiento de
muchas afecciones del organismo. En Guatemala, la medicina tradicional es un pilar
fundamental en materia de salud, tanto por la crisis económica que se vive como por las
tradiciones propias de cada comunidad en cuanto a “remedios caseros”. En el Departamento
de Farmacología y Fisiología de la Facultad de Ciencias Químicas y Farmacia se han
estudiado numerosas plantas medicinales que han demostrado una actividad terapéutica y en
este caso se realizó un estudio farmacológico de las propiedades hipnóticas y sedantes de las
hojas de Daucus carota (zanahoria). La infusión de hojas de esta planta ha demostrado tener
actividad sedante hipnótica a dosis de 750mg/kg y de 1000mg/kg de peso y es importante
continuar con el estudio fase II para determinar el principio activo responsable de dicha
actividad.
Con este propósito se extrajo con solventes de distintas polaridades (etanol, hexano,
cloroformo, acetato de etilo y agua), las diferentes porciones de principios activos que posee
la planta, para determinar cual de éstas es responsable de la acción sedante hipnótica. Los
distintos extractos se disolvieron en solución de goma arabiga y se administraron por vía oral
a dosis de 50, 125 y 300 mg/kg de peso; se procedió a la realización de los tests
farmacológicos: Placa agujereada, Prueba de la Chimenea, Prueba del Rotarod y Prueba de
Potenciación del Sueño, utilizando ratones machos albinos de 20g de peso aproximadamente.
Se utilizó como fármaco de referencia el haloperidol y el pentobarbital para la prueba de
potenciación del sueño.
Los resultados para los distintos extractos muestran una actividad sedante e hipnótica para el
extracto etanólico y el extracto de acetato de etilo, puesto que prolongaron el tiempo de sueño
de los ratones en experimentación, además de disminuir su curiosidad, equilibrio y tono
muscular.
Se determinó la toxicidad aguda de los extractos etanólico y de acetato de etilo, empleando
dosis de 250, 350 y 450 mg/kg de peso de los extractos a 5 ratones machos albinos,
observándose durante 8 días; se estableció que a estas dosis los extractos carecen de efecto
tóxico.
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PO 157
Actividad Farmacológica de Metabolitos Secundarios de Plantas
Medicinales Guatemaltecas e Invertebrados Marinos de Arrecifes de los
Litorales Atlántico y Pacífico del País.
Amarillis Saravia Gómez1, Oscar Cóbar*2, Luca Rastrelli3 Ingeborg Berger4,Gina
Cazali5 Miguel Ángel Velásquez5, Ana María Rodas5, William Tally5
Departamento de Farmacología y Fisiología. Escuela de Química Farmacéutica, Facultad
de Ciencias Químicas y Farmacia, Universidad de San Carlos de Guatemala. Consejo
Nacional de Ciencia y Tecnología –CONCYTLa investigación que se presenta está orientada a la generación de conocimiento Químico,
Farmacognósico y Farmacológico de la flora medicinal guatemalteca y de los productos
naturales aislados de invertebrados marinos de los litorales Atlántico y Pacífico de Guatemala.
El propósito primordial del proyecto fue el de aislar metabolitos secundarios que posean al
estudiarlos, una actividad farmacológica, a partir de los cuales se puedan desarrollar
productos medicinales de origen natural, al tiempo que se contribuye con el estudio de la
Etnobotánica y de la Medicina Tradicional indígena de Guatemala. Por otro lado, el proyecto
contribuyó con la generación de conocimiento que servirán de base para el ulterior estudio de
variabilidad, domesticación y cultivo de especies vegetales y al desarrollo de técnicas de
explotación sostenible de los productos marinos, a manera de desarrollar un potencial
industrial de productos hidrobiológicos. Con respecto a los resultados obtenidos de las plantas
medicinales y el invertebrado marino, podemos decir que para todos los metabolitos o mezcla
de ellos de las plantas estudiadas, a dosis mayor que 500 mg/kg de peso no se obtuvieron
resultados de toxicidad aguda (DL50).Con las siguientes plantas se trabajó el componente
fitoquímico y los resultados son los siguientes: Lippia alba de las 5 fracciones
(La1,La2,La3,La4 y La5) las fracciones activas fueron la La1 y La2 que mostraron presencia
de saponinas y flavonoides y farmacológicamente demostraron actividad antiinflamatoria;
para Petiveria alliacea las fracciones 18 y 23 mostraron actividad antiinflamatoria y se
obtuvieron en el fraccionamiento Cumarinas; para el Tridax procumbens las fracciones
activas fueron la Tp1, Tp3 y Tp4, que igualmente mostraron actividad antiinflamatoria y la
presencia de flavonoides; para el Zea maiz al estudiar los extractos del estilo de maiz se
confirmó la actividad diurética de dichos extractos y se reportó la presencia de cumarinas y
antraquinonas; para Hibiscus sabdarifa se reporta actividad diurética en las fracciones Hs6 y
Hs7 y para el invertebrado marino (Haliclona rubens):se obtuvieron extractos no polares (nhexano, cloroformo, n-butanol) y polares (metanólico y acuoso), reportándose saponinas y
esteroides insaturados en los extractos polares. Los extractos hexánico, clorofórmico y nbutanólico, a la dosis toxicológica de 500 mg/Kg de peso, mostraron alta toxicidad, por lo que
se estudió el extracto metanólico, al cual se le determinó la toxicidad a 500 mg/Kg de peso,
habiendo demostrado toxicidad a los 5 días, por lo que se disminuyó la dosis a 100 mg/Kg de
peso, no mostrando toxicidad aguda luego de 8 días, por lo cual se inició el Screening
Hipocrático de Sandberg y Malone, para determinar que posible actividad biológica posee
este extracto del invertebrado marino, resultando en actividad sedante-hipnótica. Al
confirmarse la actividad citada, se iniciaron los estudios a 75 y 50 mg/Kg de peso, en donde
mostró poseer una actividad sedativa e hipnótica, con respecto a los fármacos de referencia.
1 Investigadora Principal Facultad de CCQQ y Farmacia. Universidad de San Carlos de Guatemala,
2 Sub Coordinador. Facultad de CCQQ y Farmacia. Universidad de San Carlos de Guatemala
3 Investigador Asociado Facultad de Farmacia. Universidad de Salerno
4 Investigadora Asociada Facultad de Farmacia. Universidad de Viena Austria
5 Investigadores
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PO 158
“Effects of onopordopicrin on acute trinitrobenzene sulphonic acid–
induced colitis in rats”
1
Ana Beatriz A. de Almeida, 2Marina S.Hidalgo, 3Lourdes C.Santos, 3Wagner Vilegas,
3
Marcio R.F.Tiene, 1Alba R. M. Souza Brito, 2Catalina A. de la Lastra.
1
Departament of Physiology-State University of Campinas-Brazil, 2Departament of
Pharmacology-University of Seville-Spain, 3Departament of Pharmacology-Paulista State
University-Brazil.
Various pharmacological and toxicological studies have been fulfilled with the specie Arctium
lappa L. (Asteraceae), which shows a diversity of therapeutic activities such as
hepatoprotective, antioxidant, antiinflamatory and analgesic. In a previous study we have
observed an important antiulcerogenic activity of a chloroformic fraction isolated from leaves
of Arctium lappa. Oxygen free radicals, neutrophils and proinflammatory cytokines are
clearly involved in the pathogenesis of intestinal bowel disease. Accordingly, in this study, we
examined the effects of cloroformic fraction (ONP), which have as main constituent the
sesquiterpen lactone onopordopicrin, on the acute experimental trinitrobenzene sulphonic acid
(TNBS)-induced colitis in rat. ONP (25 and 50 mg/Kg/day) was administered by oral gavage
48, 24 and 1h prior to the induction of colitis and 24h later. The animals were sacrificed 48h
after induction of colitis. Colons were removed and lesions were blindly score according to
macroscopic and histological scales. Inflammation response was assessed by neutrophil
infiltration, determined by histology and myeloperoxidase activity (MPO). Indeed, we
evaluated mucosal tumor necrosis factor TNF-alpha levels and total gluthation production.
Furthermore, cyclooxigenases (COX)-1 and –2 expression by imunohistochemistry and
Western Blotting was also assessed. Inflammation following TNBS was characterized by
increased colonic wall thickness, oedema, diffuse inflammatory cell infiltration in the mucosa
and necrosis. At 2 days treatment with 25 or 50 mg/kg of ONP ameliorated colonic damage
score. However MPO activity, mucosal TNF-alpha production and gluthation total remained
unchanged. Compared with inflamed colon, no changes in staining for COX-1 was observed
in colon of ONP-treated rats in contrast, COX-2 expression was increased. In conclusion,
these findings confirm the protective effects of ONP in acute experimental colitis.
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PO 159
Pharmaceutical Care in Phytotherapy: A tool to promote the education and
to increase the interest on phytomedicine.
1
Almeida, A.P., 1Chaves, D.S.A., 1Rodrigues, V.F., 1Passini, A. M. and 1Moraes, S.R.
1
Laboratório de Produtos Naturais, Curso de Farmácia, Universidade Severino Sombra.
Introduction: Data of the Brazilian Institute of Geography and Statistics (IBGE) show that
40% of the Brazilians do not have access to the medicines. The Pharmacy School of the
Severino Sombra University, located in Vassouras (408 Km2), a small city of Rio de Janeiro,
with 31,402 habitants (IBGE data), detected that the regional population make use of plants
for medicinal purpose, without real information about the risks and benefits of them. Our
main objective is to promote education to the regional population, concerning phytotherapy,
and to increase health professionals’ interest on phytomedicine. Methods: The Pharmacy
School developed different actions, such as: public interviews, the control of plants’ quality
sold by local suppliers and a public orientation about phytotherapy. Results: Seventy percent
of the interviewed people had affirmed that they had already made use of different plants to
treat many diseases. In 85 % of the cases, it was observed self-medication by using plants. It
was verified that the most of the interviewed people make use of plants cultivated by
themselves (90 %), or plants provided by non-authorized suppliers (5 %), which increases
health’s risks. Samples provided by suppliers indicated low quality, mainly under the
microbiological aspect. Seventy per cent of interviewed people affirmed that plants constitute
a natural treatment, which brings no risk for health. Different vegetal species had been
mentioned as well as their respective indications, but their adequate therapeutically doses are
unknown. Conclusions: Some of the authorized species, for human use, catalogued by the
Brazilian Health Department, are being cultivated without the use of chemical agents, as
insecticides. They are controlled under physical, chemical and microbiological parameters, by
the Pharmacy academics under constant orientation of specialists. This action allows the
production of a vegetal material with quality. Informative brochures are being elaborated, by
Pharmacy School, to inform the population about Pharmaceutical Care in the use of medicinal
plants. Partnership with doctors is being searched in order to form a multiprofessional team
that will allow the prescription of these phytomedicines produced by the Pharmacy School,
initially, for the population of low income. One of the driving forces that resulted in
mainstream acceptance of phytomedicine, for example in countries like Germany, was the
inclusion of phytotherapy in the medical and pharmacy school curricula, which was done by
Severino Sombra University, in particular by the Pharmacy School. We believe that the
phytomedicines with a high level of pharmaceutical and medical quality are the basic
requirement for the success of phytotherapy. By this initial work, we intend to overtake the
gap between the folklore of herbs and modern clinical science.
Supported by: Universidade Severino Sombra and FAPERJ
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
PO 160
Lignoids and polyketide from Virola molissima (myristicaceae)
Ana T. Frazão1, Ingrit E. Collantes D.1, Sabrina K.R. de Moraes1, Sergio M. Nunomura2
and Massayoshi Yoshida1.
1
Instituto de Química, Universidade de São Paulo, São Paulo-SP, Brasil.
2
Coordenação de Pesquisas em Produtos Naturais, Instituto Nacional de Pesquisas da
Amazônia, Manaus-AM, Brasil.
E-mail: [email protected]
The Virola molissima is an arboreous species which occurs on highlands of Peruvian and
Brazilian Amazon Forest. The seeds of myristicaceous species are well known due to high
contents of oil and it is used for manufacturing cosmetic products.
The fruits of V. molissima were collected during dry season [November, 2003] at Ducke
Reserve [Manaus-AM]. The fruits were separated in its parts [pericarps, arils, seed coats and
seeds] and after were dried and milled. Seed oil obtained by hot compression [60 oC] was
submitted to chromatographic column and eluted with hexane: ethyl acetate system at
increasing polarities. The fractions obtained from column yielded, after further purification,
the lignoids 1, 2, 3, 4 and the polyketide 5. The lignoids 1 and 2 are new in this family, the
polyketide 5 and the lignoids 3 [4-hydroxy-1-oxo-otobain] and 4 were previously isolated
from Virola sebifera and Virola elongata. Biogenetically 2 is oxidated product of 1 and by
cyclization yields the 3. It is also unusual the exclusive presence of piperonyl ring [3,4methylenedioxyphenyl] in lignoids from species of Virola.
O
O
OH
O
OH
O
O
R
O
8
OH
O
O
2
O
O
O
O
O
1
O
O
O
3
R = OH
4
5
R=H
Aknowledgements: CNPq, CAPES, FAPESP, FAPEAM and BASA for fellowships and
financial supports.
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PO 161
A importância das famílias Myrtaceae e Melastomataceae na etnomedicina
brasileira.
de Mello Cruz A.V.1 e Coelho Kaplan M.A.1
1
Núcleo de Pesquisas de Produtos Naturais, Centro de Ciências da Saúde, Bloco H,
UFRJ, Ilha do Fundão, Rio de Janeiro, Brasil.
A ordem Myrtales sensu Dahlgren (1980), abrange 12 famílias das quais Melastomataceae e
Myrtaceae são as mais representativas com cerca de 4500 3000 espécies respectivamente. No
Brasil, Melastomataceae incluída entre as seis maiores famílias de Angiospermae, congrega
68 gêneros e mais de 1500 espécies distribuídas desde a Amazônia até o estado do Rio
Grande do Sul. A família Myrtaceae engloba 24 gêneros com mais de 100 espécies
brasileiras, de ocorrência natural restrita à subfamília Myrtoideae, que se encontram
espalhadas ao longo da faixa litorânea com maior representatividade nas regiões Sudeste e
Sul. Do ponto de vista econômico, as Myrtaceae são muito apreciadas pela população devido
à produção de saborosos frutos carnosos do tipo baga. Essas plantas têm emprego muito mais
difundido que as Melastomataceae, cujo uso principal reside no aspecto ornamental devido às
belas e vistosas flores que produzem. Na tradição popular, espécies dessas duas famílias são
utilizadas para fins medicinais. Entretanto, as Myrtaceae são muito mais utilizadas na
medicina popular brasileira, concentrando cerca de 70% das citações no levantamento
etnomédico para as espécies desses dois táxons. Além disso, entre as famílias de
Angiospermae citadas para fins medicinais no Brasil, Myrtaceae (juntamente com
Solanaceae) ocupa o terceiro lugar. Suas espécies são usadas em casos de diarréia,
hemorragia, febre, cistite, uretrite e reumatismo. Plantas da família Melastomataceae são
empregadas no tratamento de verminose, úlcera, dermatose, escabiose, dispepsia entre outras
patologias. O perfil químico da família Myrtaceae é bem conhecido e caracteriza-se pela
presença de taninos, flavonóides, mono- e sequiterpenos, triterpenos e caracteristicamente
derivados do floroglucinol. A família Melastomataceae é pouco estudada dos pontos de vista
de sua química e de suas propriedades medicinais, mostrando poucos registros de taninos,
triterpenos e flavonóides. O estudo comparativo da importância etnomédica das famílias
Melastomataceae e Myrtaceae, igualmente distribuídas em território brasileiro, registra um
desequilíbrio não somente acerca do volume de citações de usos para fins medicinais, mas
também relativo ao conhecimento da química de suas espécies. CNPq, CAPES.
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PO 162
Residues of azoxystrobin, fenhexamid and pyrimethanil in strawberry
following field treatments and ‘home’ fruit washing
Angioni A.
Dipartimento di Tossicologia, Università di Cagliari, Via Ospedale 72, 09124 Cagliari.
The residue and persistence of the pesticides azoxystrobin, fenhexamid, and pyrimethanil
were determined in strawberry after field treatment. The effect of ‘home’ washing with tap
water and a commercially vegetable detergent on residue level was also studied.
After treatment azoxystrobin and pyrimethanil residues on strawberry were in average 0.55
and 2.98 mg/Kg, respectively, values below the maximum residue level (MRL) fixed by the
European Union (2.0 mg/kg and 5 mg/Kg, respectively), while fenhexamid residues were in
average 2.99 mg/kg, which is very close to MRL (3.0 mg/L). Thereafter all residues declined,
with a half-life of about 8 days (azoxystrobin and fenhexamid), and 4.8 days (pyrimethanil).
Fruit washing with tap water reduced the residues of azoxystrobin and fenhexamid but did not
affect pyrimethanil residues. Finally, when fruits were washed with the commercial detergent,
higher amounts were removed (about 45% of azoxystrobin and pyrimethanil and 60% of
fenhexamid).
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PO 163
Nuevos datos sobre frutos tropicales. Ii. Sechium edule swartz.
(cucurbitaceae): estructura del fruto y su comparación con cucurbita l.
Anibal G. Amat
Facultad de Ciencias Exactas, Químicas y Naturales, Universidad Nacional de Misiones,
F. de Azara 1552, CP 3300 Posadas, Misiones, Argentina.
Los frutos de Sechium edule Swartz. (Cucurbitaceae), especie nativa de América Tropical,
conocidos con los nombres de “cayote”, “chayote”, “chuchú”, “papa del aire” o “cristofina”,
representan un valioso aunque poco explotado recurso alimenticio cuyo consumo, como
verdura hervida o en conserva, se verifica actualmente en el Norte de Argentina y regiones de
Paraguay y Brasil, donde constituyen un interesante cultivo, cosechado al final de la
temporada cálida, época en la cual son introducidos en el comercio. Se presentan los
resultados del estudio estructural, histo-anatómico, de los frutos maduros. En éstos puede
reconocerse, desde el exterior, las siguientes zonas: 1) Epidermis con estomas ciclocíticos y
cutícula estriada característica, tricomas glandulares y aguijones cilíndricos de hasta 5 mm de
longitud, que interesan basalmente varias capas tisulares subepidérmicas; en estado de
madurez avanzada, se forma tejido suberoso de color castaño claro que se desprende en forma
de láminas; 2) Parénquima amiláceo externo, con laticíferos; 3) Sistema de fibras alargadas
tangencialmente y laticíferos; 4) Parénquima amiláceo interno, extensamente desarrollado,
con grandes células poligonales y laticíferos; 5) Sistema de elementos fibrovasculares, con
elementos procumbentes y erectos; 6) Pared seminal; 7) Embrión. Pese a las diferencias, sobre
todo debido al carácter uniseminado del fruto de Sechium, se observa una notoria similitud
entre la estructura cárpica básica de éste y la propuesta por K.G. Barber (Bot.Gaz. 47: 263310, 1909) para las especies de Cucurbita L., diferenciándose esencialmente por
características del mesocarpio interno. Por otra parte, y además de la ausencia de los típicos
cromoplastos, Sechium edule presenta elevada frecuencia de granos de almidón compuestos,
con morfología diferente a la observada en los de Cucurbita.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
a
I Riunione Internazionale
Gruppo di Lavoro
ETNOVETERINARIA
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
TR 1
LA ETNOVETERINARIA COMO UN INSTUMENTO PARA LA ATENCIÓN
INTEGRAL DE LA PRODUCCIÓN PECUARIA
Armando Cáceres, Rodrigo Diéguez, Alfonso Loarca y Dora Elena Chang
Facultades de Medicina Veterinaria y Zootecnia y Ciencias Químicas y Farmacia de la Universidad de San
Carlos de Guatemala (USAC), Guatemala. Email: [email protected]
La etnoveterinaria y etnozootecnia surgen como ciencias responsables del estudio y
validación de las creencias, conocimientos, técnicas, métodos y prácticas tradicionales
utilizadas en la atención de la salud animal y la explotación productiva de los mismos.
Diversos factores como el incremento en el costo de los servicios veterinarios, la consecuente
dificultad en la adquisición de fármacos sintéticos, la creciente demanda de productos
orgánicos y la necesidad de alternativas en la alimentación animal, entre otras, han apuntalado
el desarrollo de estas ciencias y aseguran un campo promisorio.
En mayo del 2003 se celebró en Guatemala el I Seminario-Taller “Introducción al Uso
Etnoveterinario de Plantas Medicinales y Otros Recursos Naturales”. Dicho evento surge de
iniciativas conjuntas del Ministerio de Agricultura Ganadería y Alimentación (MAGA) y
Veterinarios Sin Fronteras-España (VSF-España), y se concreta a través de la participación de
la Facultad de Medicina Veterinaria y Zootecnia y el Colegio de Médicos Veterinarios y
Zootecnistas (CMVZ). En el evento se presentaron 7 conferencias y 9 trabajos libres sobre el
tema y reunió a 96 profesionales y estudiantes de veterinaria y zootecnia
En seguimiento al I Seminario-Taller se establece la Comisión de Etnoveterinaria, institución
nacional con carácter multidisciplinario e intersectorial y vinculada directamente a la USAC.
Dicha Comisión es la responsable de impulsar y coordinar los esfuerzos investigativos y
divulgativos sobre el tema. Actualmente, organiza, en el marco de las actividades de
aniversario de la Facultad de Medicina Veterinaria y Zootecnia, el II Seminario-Taller y I
Congreso Internacional sobre Etnoveterinaria, Etnozootecnia y Ciencias Afines, a celebrarse
el 28 y 29 septiembre del 2004 en la ciudad de Guatemala. Esta segunda edición cuenta
además con el patrocinio de VSF-España, Consejo Nacional de Ciencia y Tecnología
(CONCYT), USAC a través de sus Facultades de Agronomía y de Ciencias Químicas y
Farmacia, MAGA, Heifer Project International (HPI), Laboratorio Farmaya y el CMVZ. A la
fecha se han inscrito 29 trabajos de 11 países (Guatemala, Nicaragua, México, Cuba, Estados
Unidos, España, India, Pakistán, Taiwán, Uganda y Holanda).
Por otra parte, ante la necesidad de material informativo sobre el tema, VSF-España produjo y
editó el documento “Etnoveterinaria en Guatemala y sus orígenes. Recuperación y promoción
de alternativas tradicionales indígenas de producción pecuaria para un desarrollo sostenible” y
próximamente saldrá el “Manual de Etnoveterinaria en Guatemala” publicado conjuntamente
por HPI y Farmaya.
Finalmente, la Comisión de Etnoveterinaria promueve a nivel internacional el contacto e
intercambio con diversas instituciones vinculadas al estudio de las prácticas tradicionales de
salud y explotación animal. El objetivo fundamental es conformar una red o equipo de
trabajo internacional que asegure la continuidad en la investigación etnoveterinaria y la
realización o participación en eventos científicos vinculados al tema. Actualmente existen
vínculos de colaboración con la Universidad Autónoma de Chiapas (México), la Facultad de
Medicina Veterinaria de la Universidad de la República en Montevideo (Uruguay), VSF-
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
España y HPI. Complementariamente se han iniciado contactos con la Universidad Agraria de
La Habana (Cuba) y la Universidad Católica Agropecuaria del Trópico Seco de Estelí
(Nicaragua).
Esta unificación de esfuerzos se encamina a un objetivo común: elevar la etnoveterinaria y
etnozootecnia a los planos de discusión científica mundial y promover el estudio y validación
de las prácticas tradicionales de salud y manejo animal de nuestros países.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
TR 2
Forrajes Tradicionales del Altiplano de Guatemala
José Vicente Martínez Arévalo1, Juan José Méndez Barrios2, Armando Cáceres3
1
Profesor de la Facultad de Agronomía, Universidad de San Carlos de Guatemala.
[email protected]; 2Investigador, HELVETAS-Guatemala. [email protected];
3
Profesor de la Facultad de Ciencias Químicas y Farmacia [email protected]
En la región occidental de Guatemala, los agricultores poseen rebaños pequeños de ovejas,
cabras y bovinos. Cada familia posee un área bastante pequeña para la producción de granos
básicos que escasamente alcanzan para el autoconsumo, lo que trae como consecuencia que
muchas veces tengan que emigrar a las fincas de tierras bajas. De tal forma que rara vez
tienen destinada un área para la producción de pastos para satisfacer las necesidades
alimenticias de sus animales. Una forma común es realizar recorridos con los rebaños por las
orillas de caminos y la otra recolectar forrajes en el campo y llevarlos a la casa. Existe el
conocimiento de las especies que más gustan al ganado y que en cierta forma esta asociado al
valor nutricional de la planta. Estas son especies de diferentes familias botánicas que crecen
silvestres o como arvenses en los cultivos de maíz, trigo y hortalizas. Con el fin de contribuir
al conocimiento de las especies forrajeras utilizadas tradicionalmente en la alimentación de
diversas especies ganaderas se llevo a cabo un estudio del altiplano occidental de Guatemala
que comprende cuatro departamentos. Para esto se realizó la recolección de especies de
herbario de especies reportadas como forrajeras y muestra para realización la determinación
en laboratorio de proteína y fósforo total. Se lograron encontrar en el campo 60 especies
reportadas con uso forrajero, de ellas, 34 fueron determinadas botánicamente, las cuales se
encuentran comprendidas en 19 familias, las que cuentan con mayor número de especies son
Asteraceae y Poaceae. Los rangos de materia seca, proteína y fósforo de las 60 especies tuvo
una amplia gamas de valores los rangos son: 9.5-55.4%, 4.04-27.19% ; 86.3-12 ppm
respectivamente. Se concluye que existe una riqueza de especies silvestres y arvenses con
adecuadas características nutricionales para forraje que deben ser estudiadas con mayor
detenimiento de tal forma, de contar con información que permita fomentarlas y cultivarlas.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
TR 3
Strategic Behaviour of the Largest Companies Operating in the Genetically
Modified Seed Market
Rafaela Di Sabato Guerrante
Keywords: genetically modified seeds, route, market, marketing, strategic behaviour
Abstract: The aim of the present essay is to demonstrate the similarity in the strategic
behaviour and in the routes taken by the five largest companies operating today in the
genetically modified (GM) seed market: Monsanto, Syngenta, Bayer CropScience (formerAventis), DuPont and Dow AgroSciences. These multinationals, that also operate in the
agrochemical, pharmaceutical and food (alimentary) sectors, entered into the GM seed market
by fusions, acquisitions and alliances with companies belonging to these three sectors and,
predominantly, with seed companies and other biotecnology specialized companies. After the
entrance into the global GM seed market, the five multinationals began having certain
difficulties in expanding their businesses due to society’s low acceptance of consuming GM
food and also because of the problems related to guaranteeing the benefits associated with the
commercialization of the technology built-into the GM seeds. Therefore, the companies had
to remodel their plans of action in the market as well as look for new strategic alternatives, as
in marketing and intellectual property rights, as a way of guaranteeing the technological
monopoly.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Indice
autori
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
A
Abdel-Razik, A.
Abdo, S.
Acevedo, C.
Achab, S.
Acierno, D.
Acosta Castellón, M.
Acuña, J.
Adrian-Romero, M.
Agradi, E.
Agüero, S.
Alarcón-A, F.J
Alfaro de Jesús, M.
Almeida, A.P.
Alonso, L.
Alonso, M.R.
Altinier, G.
Alvarez ,R.
Alvarez, E.M.
Amaro-Luis, J. M.
Amat, A.G.
Andara, E.
Anesini, C.
Angioni, A.
Antoniassi, R.
Antoniolli, A.R.
Aparecido Flausino Jr, O.
Apel, A. M.
Aquila, S.
Aquino, R. P.
Aranda, E.
Araújo, E. L
Araújo Eleuthério, E. C.
Araujo, L.
Archbold, A.
Arciniegas, A.
Arévalo, A.C.
Armenta, C.
Attianese, P.
Autore, G.
Avallone, E.
Egitto
Ecuador
Argentina
Francia
Italia
Cuba
Costa Rica
Venezuela
Italia
Cuba
Messico
Venezuela
Brasile
Brasile
Argentina
Italia
Messico
Guatemala
Venezuela
Argentina
Venezuela
Argentina
Italia
Brasile
Brasile
Brasile
Brasile
Argentina
Italia
Messico
Brasile
Brasile
Venezuela
Colombia
Messico
Honduras
Messico
Italia
Italia
Italia
PO 72
CO 70
PO 54
PO 139
CO 72
PO 137
PO 52
CO 37
PO 50
PO 112
CO 25; PO 131
PO 153
PO 16, 159
C0 5
PO 55
CO 14
CO 37
PO 57
PO 110, 123
CO 11; PO 73, 163
CO 69
PO 53
PO 162
PO 65
PO 18
CO 37
PO 91
PO 40
CO 72, 74, 76
PO 94, 95, 109, 128, 132
C0 8
PO 47
CO 61
PO 111
PO 109
CO 19
PO 139
CO 58; PO 122
CO 76
CO 72
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
B
Badilla, B.
Báez, R.
Bahsas, A.
Balestrieri, C.
Balestrieri, M.L
Ballesteros, K. V. R.
Bandoni, A. L.
Barata, L. E. S.
Barbastefano, V.
Barbini, L.
Barreiro, M. L.
Barreto, V. G.
Bárzaga, P.
Basile, A.
Bassani, V. L.
Basso, A. M.
Batista, J. E. M.
Batiu, I.
Baudrit, O.
Beades Olivera, M. E.
Becerra, J.
Becerril-Montes, P.
Bedolla, P. C. J
Beiza, L.
Belaúnde, J. A.C.
Bello, G. M. A.
Benavides, A.
Bendersky, D.
Benzatti, F. P.
Bergamante, V.
Berger, I.
Bergonzi, M. C.
Bernardo-Filho, M.
Bertoli, A.
Beukelman, C.
Bianconcini, L.
Bilia, A. R.
Bizzo, H. R.
Blair, T. S.
Blanco de Méndez, J.
Blunden, G.
Costa Rica
Cuba
Venezuela
Italia
Italia
Brasile
Argentina
Brasile
Brasile
Argentina
Argentina
Brasile
Cuba
Italia
Brasile
Brasile
Brasile
Perù
Costa Rica
Cuba
Messico
Messico
Messico
Messico
Perù
Messico
Perù
Argentina
Brasile
Italia
Guatemala
Italia
Brasile
Italia
Paesi Bassi
Italia
Italia
Brasile
Colombia
Venezuela
Regno Unito
CO 60; PO 51, 86
CO 48
PO 110, 123
PO 70
PO 70
PO 24
CO 47; PO 102
CO 49
PO 129, 146, 147, 148
PO 56, 82
PO 53
PO 105, 106, 141
PO 112
PO 100
PO 42
CO 49
CO 8
PO 134
CO 60
PO 87
PO 128
CO 23
PO 80
CO 37
PO 79, 104, 135
PO 99
PO 120
PO 68
CO 53
PO 157
PO 14, 15
PO 105, 106, 141
PO 23
PO 52
PO 14
PO 14, 15
PO 65
PO 26
CO 22
CO 37
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Bochicchio, A.
Bohé, L.
Bolaños Queral, G.
Bonilla, E.
Bou Rached, L.
Bouzada, M. L. M.
Braca, A.
Braga de Oliveira, A.
Brito, G. S.
Broussalis, A.
Bruno Blanch, L.
Bucchini, A.
Bueno, V.
Buitrago, D.
Burini, G.
Italia
Francia
Cuba
Honduras
Venezuela
Brasile
Italia
Brasile
Brasile
Argentina
Argentina
Italia
Cuba
Venezuela
Italia
PO 122
PO 139
PO 121
PO 108
CO 42; PO 28
PO 43
PO 71, 72
CO 66
CO 5
CO 47
PO 143
CO 37
PO 112
CO 18, 37, 64
CO 37
Caboni, P.
Cabras, P
Caccamo, F.
Cáceres, A.
Italia
Italia
Italia
Guatemala
Calabrese, V.
Calderón, M. J. C.
Calvo, T. R.
Camargo, E. E. S.
Camele, I.
Camilo Marin, J.
Campaner, L.
Campins A.
Campos Rojas, C. L.
Campos, R.
Campuzano Bublitz, M. A.
Cañigueral, S.
Capasso, A.
Carabot, A.
Carballo, C.
Carbonari, K. A.
Cardile, V.
Cardona, D.
Cardona, W.
Cariddi, L
Carillo Domínguez, C.
Italia
Messico
Brasile
Brasile
Italia
Messico
Brasile
Argentina
Perù
Argentina
Paraguay
Spagna
Italia
Venezuela
Cuba
Brasile
Italia
Colombia
Colombia
Argentina
Cuba
CO 45
CO 41, 45
PO 124
PL 11; PO 19, 29, 57, 58, 61, 62, 63, 113;
TR 1, 2
CO 53
PO 79, 104, 135
PO 24, 68, 69, 98, 147
PO 129
PO 76
CO 44; PO 94, 109, 128, 132, 142
PO 68
CO 55
PO 22
PO 56, 82, 83
CO 27
PO 19, 29, 61
PO 20, 73
CO 9
PO 101
PO 114
PO 152
CO 37
CO13
PO 5
PO 31, 144
C
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Carmona, J.
Caroli, M.
Carpano, M.
Carrillo, C.
Carvajal, C.
Carvajal, Y.
Carvalho, L. C. R. M.
Carvalho, Michelin D.
Carvalho, J. J.
Casciaro, E.
Casiraghi, A
Castellanos, A.
Castellar, A.
Castello, O.
Castillo, C.R.
Castro Braga, F.
Castro, M. T.
Castro, V.
Castro, C.
Castro, J.
Castro, R.
Castro-Chaves, C.
Cavallaro, L.
Cavallo, F.
Caviedes, L.
Cazali, G.
Cechinel, V. F.
Cegarra, A.
Ceschel, G.C.
Céspedes, C. L.
Chamy, M. C.
Chang, D. E.
Chataing, B.
Chaves, F.
Chaves, D. S. A.
Chávez, M. A.
Chávez, M AA
Chessa, M.
Chidiak, S.
Chiriboga, P. X.
Christmann, I. L.
Cilurzo, F.
Cioffi,G.
Ciriello, G.
Venezuela
Cile
Argentina
Cuba
Cuba
Costa Rica
Brasile
Brasile
Brasile
Italia
Italia
Honduras
Brasile
Brasile
Guatemala
Brasile
Argentina
Costa Rica
Costa Rica
Perù
Ecuador
Brasile
Argentina
Italia
Perù
Guatemala
Brasile
Venezuela
Italia
Messico
Cile
Guatemala
Venezuela
Costa Rica
Brasile
Cuba
Messico
Italia
Venezuela
Ecuador
Brasile
Italia
Italia
Italia
C0 9
CO 59
PO 40
PO 112
CO 48
PO 51
CO 46; PO 138
PO 37
PO 105, 106, 141
PO 23
CO 75
PO 108
PO 154
CO 5
PO 57
CO 66
PO 40
PO 44, 45
PO 51
CO 50; PO 21, 78
CO 70
CO 5
PO 56, 82, 83, 120
PO 20
PO 140
PO 157
PO 115
C0 9
CO 53
CO 44; PO 93, 94, 95, 109, 128, 132, 142
PL 5; PO 33, 34, 36
TR 1
PO 13
PO 86
PO 16, 159
CO 48
CO 25
PO 127
CO 18, 37
CO 71; PO 74, 97
PO 115
CO 75
CO 56; PO 75
PO 122
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Clemente, S. V.
Clericuzio, M.
Còbar, O.
Coelho Kaplan, M. A.
Cogoi, L.
Cola, M.
Cola-Miranda, M
Collantes, D. I. E.
Collares, E. F.
Colombo, P.
Coma Alfonso, C.
Cóndor, E.
Corao, G.
Coratza, G.
Cordeiro, I.
Correché, E. R.
Côrtes, S. F.
Costa, M.
Costa, S. S.
Costa, M.
Costa, M. C.
Costanzo, R.
Coussio, J. D.
Cova, J. A.
Covián, N. F.
Cremaschi, G.
Cruañes, M. J.
Cruañes, Maria C.
Cruz, V.
Cruz, S.
Cucchiarini, L.
Cuesta-Rubio, O.
Cunha, A. M. F.
Curini, M.
Argentina
Italia
Guatemala
Brasile
Argentina
Brasile
Brasile
Brasile
Brasile
Italia
Cuba
Perù
Venezuela
Italia
Brasile
Argentina
Brasile
Spagna
Brasile
Portogallo
Portogallo
Italia
Argentina
Venezuela
Messico
Argentina
Argentina
Argentina
Spagna
Guatemala
Italia
Cuba
Brasile
Italia
CO 47
PO 33
PO 157
PO 161
PO 82
CO 57; PO 98
PO 129, 146, 147, 148
PO 66, 133, 160
PO 146
PL 15; CO 78
PO 96
PO 27
CO 18, 61, 63; PO 130
PO 23
PO 90, 91
PO 35
CO 66
CO 9
PO 16
PO 19, 29, 61
PO 19, 29, 61
PO 124
PO 12, 102
CO 18, 61, 63; PO 130
PO 79, 135
PO 53
PO 120
PO 120
CO 33
PO 19, 29, 61
PO 125
CO 29, 40
CO 8
PL 1; CO 14, 37
Italia
Brasile
Brasile
Brasile
Brasile
Italia
Argentina
PO 113
CO 37; PO 90
CO 15
CO 5
CO 5
PO 125
PO 8, 10, 11
D
d’Emmanuele di V. B., R.
da Silva Bolzani, V.
da Silva, M. A.
Da Silveira, D. X.
Da Silveira, E. D.
Dachà, M.
Daghero, J.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Dal Piaz., F.
Dalcero, A.
Dall’Acqua, S.
Damián, B. L. M.
Daminelli, E. N.
de Almeida, A. B. A.
de Almeida Souza, S., A. C.
de Andrade Carli, C. B.
De Bellis, R.
De Caprariis,P.
De Domenico, C.
De Feo, V.
De Fina, M.
de la Lastra, C. A.
De Lima, T. C. M.
De Luca, Andrea N.
De Martino, L.
De Mello Cruz, A.V.
de Melo, T.K. N.
de Mendez, B. J.
De Moraes, S.K.R.
de Moura Soares, R.
de Oliveira Fernandes, S. B.
de Padilla, F.
De Rios, M. D.
De Sanctis, R.
De Simone, F.
de Sousa Menezes, F.
de Souza Luna, J.
De Tommasi, N.
de Vizcarrondo, C. A.
Debenedetti, S.L.
Del Cid, NE.
Del Gaudio, P.
Del Pero, M. A.
del Río, R. E.
Della Loggia, R.
Demo, M.
Di Bernardi, T.
Di Giacomo, R.
Di Leo Lira, P.
Di Maggio, T.
Di Pasqua, R.
Di Sabato Guerrante, R.
Italia
Argentina
Italia
Messico
Brasile
Brasile
Brasile
Brasile
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Spagna
Brasile
Brasile
Italia
Brasile
Brasile
Venezuela
Brasile
Brasile
Brasile
Venezuela
Brasile
Italia
Italia
Brasile
Brasile
Italia
Venezuela
Argentina
Guatemala
Italia
Argentina
Messico
Italia
Argentina
Argentina
Italia
Argentina
Italia
Italia
Brasile
PO 75
PO 1
PO 50
PO 79, 135
PO 116
PO 158
PO 47
PO 68
PO 125
CO 56
PO 124
PL 7; CO 37, 68; PO 38, 73, 76
PO 112, 118, 122
PO 158
PO 42
PO 39
CO 68
PO 161
PO 133
PO 23, 72
PO 160
CO 46, 49; PO 138
PO 46
CO 42
CO 5
PO 125
CO 37, 40, 74; PO 75, 118
PO 41, 46, 47, 48, 49
PO 17
CO 56; PO 20, 72, 75
CO 42; PO 28
PO 40
PO 62, 63
CO 78
CO 17
PO 104, 139
PO 71
PO 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11
PO 143
CO 37
CO 47
PO 23
PO 38
CO 51, TR 3
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Dias Fernandes, P.
Díaz Batista, A.
Díaz, F.
Diéguez, R.
Dini, A.
Dini, I.
Diré, G.
Dominguez, M.
dos Santos, L.C.
Brasile
Cuba
Colombia
Guatemala
Italia
Italia
Brasile
Messico
Brasile
PO 46
PO 96
PO 25
TR 1
CO 38
CO 38
PO 106, 141
CO 44; PO 93, 132
CO 15; PO 37
Cuba
Cuba
Colombia
Argentina
Argentina
Argentina
Italia
Cuba
Argentina
Brasile
PO 121
PO 101
CO 13, 37; PO 111
PO 1
PO 3
PO 35
CO 37
PO 30
PO 3, 4
PO 18
Brasile
Italia
Brasile
Francia
Cuba
Italia
Brasile
Brasile
Brasile
Brasile
Cuba
Argentina
Argentina
Brasile
Brasile
Brasile
Brasile
Ecuador
Brasile
PO 43
CO 73, 77
PO 41, 48, 49
PL 14
PO 30
PO 70
PO 114
PO 117
PO 47
CO 26
PO 96
PO 12, 53, 54, 55, 56, 82, 120
CO 47
PO 17
PO 115
PO 129, 146, 147
PO 117
PO 84
CO 16, PO 126
E
Echemendía Arana, O. A.
Echevarria, I.
Echeverri, F.
Elstein, M.
Elstein, R.
Enriz, R. D.
Epifano, F.
Escobar Medina, A.
Escobar, F.
Estevam, C. S.
F
Fabri, R.L
Fadda, A.M.
Falcão, D. Q.
Fattal, E.
Faure García, R.
Felice, F.
Felício, J.D.
Felipe, K.B.
Fernandes, D. P.
Fernandes, P.
Fernàndez Montequín, J.
Ferraro, G.
Ferraro, G. E.
Ferreira de Lima, M. R.
Ferreira, V.B.N
Ferreira, A. L.
Ferreira, E.A.
Fierro, X. J.
Figer, A.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Filip, R.
Finzi, P. V.
Fión, M.
Flores-S., J. L.
Folegatti, M. I. S.
Fonseca, E. N.
Fonseca, V. B.
Formisano, C.
Forte, L.
Fraga, B. M.
Franceschelli, S.
Fraternale, D.
Frazão, A. T.
Freitas, S.
Freitas, R. S.
Fuentes Hernández, L.
Fumagalli, E.
Furlan, M.
Argentina
Italia
Guatemala
Messico
Brasile
Brasile
Brasile
Italia
Argentina
Spagna
Italia
Italia
Brasile
Brasile
Brasile
Cuba
Argentina
Brasile
PO 12, 53
PO 33, 74
PO 60
PO 131
PO 65
CO 16; PO 126
CO 15
PO 100
PO 81
PO 36
CO 68
CO 32, PO 125
PO 160
PO 65
PO 105, 106, 141
PO 137
PO 73
CO 37
Cuba
Guatemala
Colombia
Italia
Italia
Cile
Brasile
Cuba
Cuba
Cuba
Perù
Argentina
Italia
Argentina
Italia
Perù
Italia
Brasile
Spagna
Colombia
Brasile
Brasile
Argentina
PO 112
PO 62, 63
PO 25, 136
PO 73
PO 118
PL 5; PO 33, 34, 35, 36, 152
PO 43
PO 96
PO 121
PO 31, 144
CO 50; PO 21, 78
PO 40
CO 37
PO 12
PO 74
PO 140
PO 73
PO 90
PO 35
PO 25, 136
PO 114
PO 88, 89
PO 83
G
Gabilondo, T.
Gaitán, I.
Gaitán, R.
Galietta, G.
Gallo, L.
Garbarino, J. A.
Garcia, G. D.
García Mesa, M.
García Torres, M.
Garrigó García, E.
Garzaro, G.
Gatelli, E. B.
Giamperi, L.
Giberti, G. C.
Gilardoni, G.
Gilman, R. H.
Giuliani, G.
Gomes Agripino, D.
Gòmez Lechòn, M. J.
Gómez, H.
Gonçalez, E.
Gonçalves Raddi, M. S.
Goñi, M. C.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
González Pereyra, M.
González Sanabia, M. L.
Gonzàlez, L.
González-Lavaut, J. A.
Gordo-Alvarez, O.
Gorzalczany, S.
Granados, A.
Grandinetti, M.
Grassia, A.
Graterol, Y.
Grimaldi, R.
Gris, E.F.
Grob, C. S.
Guada, M.
Gualtieri, M.
Guerra, I.
Guerra, M.
Guerrero, S. J. H.
Guillén, A.
Guillermo, R.
Guillermo-Avila, J.
Gutkind, G.
Guzmán, J. C.
Argentina
Cuba
Guatemala
Cuba
Cuba
Argentina
Colombia
Italia
Italia
Venezuela
Brasile
Brasile
Brasile
Venezuela
Venezuela
Cuba
Cuba
Perù
Venezuela
Spagna
Messico
Argentina
Messico
PO 5
PO 137
PO 156
PO 83, PO 121
PO 83
PO 54
CO 20
PO 119
PO 100
CO 64
CO 49
PO 117
CO 5
CO 18, 37
CO 69
PO 112
PO 31, 144
PO 64, 77
CO 69
PO 36
CO 44; PO 94
PO 120
CO 37
Giappone
Paraguay
Paraguay
Brasile
Cuba
Messico
Messico
Cuba
Messico
Spagna
Brasile
Brasile
USA
Venezuela
PO 92
CO 27
CO 27
PO 91
CO 7; PO 150, 151
CO 37
CO 37
CO 48
CO 37
PO 158
CO 15, 57; PO 24, 129, 147, 148
CO 67
CO 62
C0 1
H
Haraguchi, M.
Heinichen, O.
Hellion-Ibarrola, M. C.
Henriques, A.T.
Hernandez Rodríguez, A.
Hernández, A.
Hernández, J. D.
Hernández, M.
Herrero, N.
Hidalgo, M. S.
Hiruma-Lima, C. A.
Holandino, C.
Hsia, S. H.
Hurtado Salazar, S.
I
Iannelli, P.
Italia
CO 72
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Iauk, L.
Ibarrola, D. A.
Infante Meda, C.
Innocenti, G.
Iorio, E.L.
Isola, M.
Italia
Paraguay
Brasile
Italia
Italia
Argentina
PO 124
CO 27
PO 90
PO 50
PO 67
PO 5
USA
Venezuela
Argentina
Perù
PO 93
CO 9, 64
CO 47
PO 149
Argentina
Paraguay
Brasile
USA
Giappone
Brasile
Brasile
PO 54
CO 27
PO 18
CO 44
PO 92
CO 57
PO 41, 48, 49
Argentina
Cuba
Nicaragua
Italia
Venezuela
Perù
Venezuela
Italia
Italia
Brasile
Brasile
Brasile
Italia
Italia
Brasile
Brasile
PL 3
PO 112
CO 12
CO 73, 77
CO 69
CO 50; PO 78
PO 153
CO 56
CO 72, 74
PO 117
CO 16; PO 126
PO 90
PO 20
CO 37, 68
PO 24
PO 106, 141
J
Jeffery, E.
Jiménez, J.
Juàrez, B.
Juarez Belaunde, A.C.
K
Kartin, L.
Kennedy, M. L.
Krettli, A. U.
Kubo, I.
Kuroda, M.
Kushima, H.
Kuster, R. M.
L
Ladio Ana, H.
Lagarto, A.
Lagos Witte, S.
Lai, F.
Lapenna, E.
Lares, M.
Lares, Mary
Laufer,R.
Lauro, M.R.
Leal, P.C.
Leitào, S. G.
Leite Lima, M.E.
Leone, An.
Leone, Ar.
Lima, Z. P.
Lima, E. A C.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Lima-Filho, G. L.
Limberger, R. P.
Lindenmeier, M.
Lionel Robineau
Lo Curto, A.
Loaiza, R.
Loarca, A.
Lock Sing, O. R.
Lodato, G.
Loeza, L. P. D.
Logemann, HE.
Loi, M C.
Loizzo, A.
Lombardi, J. A.
Lombardo, D.
Lombardo, L.
Lopes, F. C. M.
Lopes, R. C.
Lopez, E.
López, P.
López, Y.
López-Barbosa, E. C.
Lorenzana, L.
Luis, F.
Luiz-Ferreira, A
Luzmila, M.
Brasile
Brasile
Germania
Santo Domingo
Italia
Costa Rica
Guatemala
Perù
Italia
Messico
Guatemala
Italia
Italia
Brasile
Argentina
Italia
Brasile
Brasile
Brasile
Argentina
Messico
Messico
Guatemala
Colombia
Brasile
Spagna
PO 105, PO 141
PO 91
PO 44, 45
CO 28
PL 13
PO 86
TR 1
PL 4; PO 140
CO 37
PO 79, 135
PO 63
PO 50
PO 73
CO 66
PO 8
PO 152
PO 68, 69
PO 48
CO 5
PO 56, 82
CO 37
PO 79, 135
PO 62
PO 136
PO 148
PO 107
Brasile
Honduras
Honduras
Costa Rica
Brasile
Ecuador
Costa Rica
Argentina
Italia
Italia
Italia
Brasile
Italia
Brasile
Italia
CO 46; PO 138
PO 108
PO 108
CO 43, 52
PO 154
PO 84, 85
PO 86
PO 5
PO 74
CO 14
CO 77
PO 154
CO 21
PO 18
CO 14
M
Madeira, V. F
Madrid, H.
Madrid, T.
Madrigal-Carballo, S.
Magioli, C.
Malagón Avilés, O.
Malavasi, P.
Maldonado, A. M.
Maldonado, M.E.
Maltese, F.
Manconi, M.
Mansur, E.
Manunta, A.
Marçal, R. M.
Marcotullio, M. C.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Mareggiani, G.
Marques, M. F.
Márquez Hernández, I.
Márquez, M.
Marsaioli, A. J.
Martìnez, M. V.
Martínez Arévalo, J. V.
Martínez-O., H.
Martínez-Pacheco, M. M.
Martínez-R., A.
Martino, V.
Marx Young, M.C.
Marzocco, S.
Mas, V.
Massa, R.
Massayoshi, Y.
Matheus, M. E.
Mattana, C.
Mauriello, G.
Mazzeo, P.
Mazzi, G.
Medina Sandino, M. E.
Melchor Orta, G.
Meléndez, P.
Melo, G.O.
Meloni, M.
Méndez, D.
Méndez Barrios, J. J.
Mendiondo, M. E.
Mendoza, L.
Menéndez Castillo, R.
Menezes, F.S
Menghini, L.
Mercado, J.
Merfort, I.
Merli, D.
Micheli, L.
Mideros, M. R.
Mimaki, Y.
Minghetti, P
Miño, C. P.
Mitjavila Cors, M. T.
Mogavero, C.
Molina-Salinas, G.
Argentina
Brasile
Cuba
Cuba
Brasile
Messico
Guatemala
Messico
Messico
Messico
Argentina
Brasile
Italia
Brasile
Argentina
Brasile
Brasile
Argentina
Italia
Italia
Italia
Nicaragua
Cuba
Venezuela
Brasile
Italia
Colombia
Guatemala
Argentina
Cile
Cuba
Brasile
Italia
Colombia
Germania
Italia
Italia
Ecuador
Giappone
Italia
Ecuador
Spagna
Italia
Messico
CO 47
PO 68
CO 29, 40
CO 48
PL 10
PO 95
TR 2
PO 80
PO 79, 135
PO 131
PO 54, 56, 82, 120
PO 90, 91, 92
CO 76
CO 46
PO 120
PL 9; PO 39, 66, 133, 160
PO 46, 47
PO 4
PO 38
PO 145
PO 14
CO12
PO 30
CO 9, 37
PO 16
CO 76
PO 25
TR 2
CO 47
CO 59
CO 52; PO 101
CO 67
CO 14
PO 25
PO 44, 45
PO 74
PO 20
CO 4
PO 92
CO 75
CO 71; PO 97
PO 30
PO 67
CO 23
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Molina-Torres, J.
Montalbetti, Y.
Montanari, L.
Monteagudo Borges, R.
Monteagudo,E.
Montinaro, C.
Montoro, P.
Mora, G.
Moraes, S. R.
Morales, A.
Morales, J.
Morales, L. M. E.
Morelli, I.
Moreno, H. P.R.
Moreno, R. G.
Moreno, S. R. F.
Moreta, L.
Morris, H.
Moura, C.
Muller, R.H.
Muñoz, Juan de Dios
Murga, J.
Murillo, R.
Murillo, F. E.
Muschietti, L.
Musmanno, R. A.
Muzitano, M. F.
Messico
Paraguay
Italia
Cuba
Italia
Italia
Italia
Costa Rica
Brasile
Venezuela
Guatemala
Messico
Italia
Brasile
Ecuador
Brasile
Ecuador
Cuba
Brasile
Germania
Argentina
Spagna
Costa Rica
Panamá
Argentina
Italia
Brasile
CO 35
CO 27
CO 75
PO 121
CO 56
PO 32
PO 70, 99
CO 60
PO 159
CO 18, 37, 64
PO 59, 103
PO 79, 135
PO 23, 71, 72
PO 90, 91
PO 97
PO 105, 106, 141
CO 71
CO 48
PO 154
CO 73
PO 120
CO 13
PO 44, 45
CO 39
PO 54
PO 23
PO 16
Argentina
Ecuador
Brasile
Italia
Brasile
Italia
Messico
Costa Rica
Italia
Spagna
Cuba
Perù
Brasile
Italia
CO 55
PL 2
PO 105, 106, 141
PO 20
PO 18
CO 17
PO 93
CO 43
PO 23
CO 33
PO 31, 112, 144
CO 62
PO 39, 160
CO 2
N
Nadinic, J.
Naranjo, Plutarco
Nascimento, A L. R.
Nencini, C.
Neto, V. F. A.
Nicoletti, M.
Nieto, A.
Nieto, J.
Noccioli, C.
Notario, R.
Nunez Figueredo, Y.
Nunez, J. F.
Nunomura, S. M.
Nuzzo, E.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
O
Obregón, O.
Ocampo, B.
Oleszek, W.
Oliva, M.
Olivera, M.
Oseguera, A.
Osorio, A.
Perù
Perù
Polonia
Argentina
Cuba
Honduras
Guatemala
CO 50; PO 21, 78
PO 134
PO 70
PO 6, 7, 10, 11
PO 112
CO 19
PO 57
P
Pabón, A.
Padilla, F.
Pagiotti, R.
Palacios, K.
Palacios, M.C.
Paladino, L.
Panek, A. D.
Pardo, O.
Paredes, M. E.
Pasarella, D.
Pascale, M.
Passi, S.
Passini, A. M.
Patel, A. V.
Patlani, E.
Paz, A.M.
Pedrosa, R.C.
Pedrozo, J. A.
Pepe, L.
Pereira Nogueira, F. L.
Pereira, M.
Perez, E.
Pérez, J.
Pérez-Castorena, A. L.
Pérez-López, A.
Perrone, A.
Pesantes, M.
Pfeiffer, A.
Piacente, S.
Piccinelli, A. L.
Picerno, P.
Colombia
Venezuela
Italia
Ecuador
Guatemala
Italia
Brasile
Italia
Guatemala
Italia
Italia
Italia
Brasile
Regno Unito
Messico
Guatemala
Brasile
Colombia
Italia
Brasile
Brasile
Venezuela
Venezuela
Messico
Messico
Italia
Ecuador
Argentina
Italia
Italia
Italia
PO 26
PO 153
CO 14
PO 85
PO 58
PO 73
PO 47
CO 3
PO 57
PO 142
CO 68
PO 113, 119
PO 159
CO 37
CO 44
PO 57, 58, 62, 63
PO 114, 115, 116, 117
CO 20
PO 122
PO 46
PO 141
PO 153
CO 63; PO 130
PO 109
CO 23
PO 100
CO 70
CO 55
PO 70, 99, 100
CO 29, 40; PO 113
CO 76
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Pineda, A. R.
Pinto, O.C.
Pintore, G.
Piovano, M.
Pistelli, L.
Pizza, C.
Plaza, A.
Podea, R.
Poveda, L.
Prieto, S.
Prieto-González, S.
Honduras
Guatemala
Italia
Cile
Italia
Italia
Perù
Perù
Costa Rica
Cuba
Cuba
PO 108
PL 12
PO 125
PL 5; PO 33, 34, 35, 36, 152
PO 23
PO 70, 71, 99
PO 99
PO 134
CO 60; PO 44, 45
PO 121
PO 83
Italia
Colombia
C0 33; PO 38, 73, 76
CO 13, 37; PO 111
Brasile
Venezuela
Italia
Argentina
Italia
Italia
Brasile
Perù
Brasile
Argentina
Brasile
Perù
Brasile
Italia
Italia
Italia
Brasile
Brasile
Venezuela
Messico
Messico
Cuba
Cuba
Colombia
Brasile
CO 8
PO 123
PO 76
CO 55
PO 124
CO 29, 40; PO 113, 118, 119, 143, 157
PO 46, 47
CO 10
CO 67
PO 54
CO 46; PO 138
PO 27
PO 88
PO 127
CO 32; PO 125
PO 100
PO 41, 48, 49
PO 68
CO 42
CO 37
CO 25; PO 80, 131
PO 137
PO 31, 144
CO 37
CO 15, 57; PO 24
Q
Quaranta, E.
Quiñones, W.
R
Raghuram, A.
Ramírez-González, I.
Rana, G.
Ranea, F.
Rapisarda, A.
Rastrelli, L.
Reis, M. G.
Rengifo Salgado, E. L.
Rennó, M. N.
Repetto, M.
Resende, A. C.
Reyna, V.
Rezende Kitagawa, R.
Ricci, A.
Ricci, D.
Rigano, D.
Rijo Costa, E.
Rinaldo, D.
Rincón, A. M.
Rios-Chavez, P.
Rivas-V., J. F.
Rivero Martínez, R
Rivero, R.
Robledo, S.
Rocha, L.R.M.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Rocha, E. K.
Rodas, A. M.
Rodrigues, V. F.
Rodrigues, V. P.
Rodríguez Ferradá, C. A.
Rodríguez, E.
Rodríguez, G.
Rodríguez, R.
Rogério da Silva, M.
Rojas, R.
Rojas-A., M.
Rokia Sanogo
Román-R., R.
Romero-N., E.
Romo de Vivar, A.
Rondina, R. V. D.
Rosati, A.
Rosati, O.
Rossi, M. H.
Rubio, M.
Ruffa, M. J.
Ruggieri, F.
Ruiz, I.
Ruiz-A., C.
Russo, A.
Brasile
Guatemala
Brasile
Brasile
Cuba
Colombia
Costa Rica
Argentina
Brasile
Perù
Messico
Malì
Messico
Messico
Messico
Argentina
Italia
Italia
Brasile
Argentina
Argentina
Italia
Honduras
Messico
Italia
PO 105, 106, 141
PO 157
PO 16, 159
PO 47
PO 101
PO 25
CO 43; PO 51, 52
CO 65
PO 90
PO 140
PO 80
CO 76; PO 71, 75
CO 25; PO 131
PO 131
PO 109
PO 12, 102
CO 34
CO 14
PO 114
PO 55
PO 56, 82
PO 145
CO 19
PO 131
PO 75, 152
Argentina
Argentina
Peru
Colombia
Messico
Costa Rica
Messico
Messico
Brasile
Brasile
Brasile
Messico
Brasile
Messico
Guatemala
PO 143
PO 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11
PO 134
PO 26
CO 23
PO 51
PO 95
CO 23
PO 48
PO 48
PO 37
PO 79, 104, 135
PO 46
PO 139
PO 58
S
Sabattini, G.
Sabini, L.
Saenz, G.
Saez, J.
Said- Fernández, S.
Salas, J.
Salazar, J. R.
Salazar-Aranda, R.
Sales Alviano, C.
Sales Alviano, D.
Salgado, H. R. N.
Salgado-Garciglia, R.
Salgueiro Lage, C. L.
Salvador, H. J. L.
Samayoa, C.L.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Sánchez Calero, J.
Sánchez Govín, E.
Sandoval-Ramírez, J.
Sannomiya, M.
Sant’Ana, A. E. G.
Santos C., L.
Saravia Gòmez, A.
Savarese, G.
Scalise, L.
Scarfato, P.
Scesa, C.
Schoenfelder, T.
Scio, E.
Senatore, F.
Serra, C. B
Serra, P.C.
Serrato, B. B. E.
Sharry, S.
Sibaja, M.
Siccha, A.
Silva, C. G.
Silva, G. J. B.
Silva, J. S.
Silva, E.
Silva, V.
Sinico, C.
Siqueira Silva,D. H.
Soares, L.
Soares, V.
Soaresa, C. G.
Solari, R.
Solís, G.
Sonaglio, D.
Soria, Y.
Sorrentino, R.
Sosa, S.
Sousa Oliveira, P.
Souza Brito, A. R. M.
Cuba
Cuba
Messico
Brasile
Brasile
Brasile
Guatemala
Italia
Italia
Italia
Italia
Brasile
Brasile
Italia
Brasile
Brasile
Messico
Argentina
Costa Rica
Peru
Brasile
Brasile
Brasile
Ecuador
Messico
Italia
Brasile
Brasile
Brasile
Brasile
Italia
Guatemala
Brasile
Argentina
Italia
Italia
Brasile
Brasile
Spagnuolo, A.
Spegazzini, E. D.
Spesia, M.
Stancato, A.
Sutil, S.
Argentina
Argentina
Argentina
Italia
Argentina
PO 30
PO 137
PO 139
CO15; PO 37, 98
PO 17, 18
PO 98, 158
PO 59, 60, 103, 155, 156, 157
PO 122
PO 15
CO 72
PO 125
PO 116
PO 43
PO 100
PO 148
CO 66
PO 79, 104, 135
CO 54, 65; PO 81
CO 43
PO 134
PO 47
CO 8
PO 24
CO 71
PO 142
CO 77
CO 37
PO 42
PO 89
PO 89
PO 142
PO 62
PO 42
PO 6, 7
PO 113
PO 71
CO 26
PL 8; CO15, 26, 57; PO 24, 98, 129, 146,
147, 148, 158
PO 55
PO 40
PO 2, 9
PO 119
PO 1, 2, 3, 9
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
T
Tabasso, S.
Tacla, C.
Taliani,M.
Tally, W.
Tano, T.
Tapia, I.
Teixeira, A.
Téllez, A. N.
Tenore, G. C.
Tiene, M. R. F.
Tillan Capó, J.
Tirillini, B.
Tommasini, L.
Torino, G.
Torino, Mario
Torino, Michele
Torpoco, V.
Torraca, L.
Torrenegra, R. D.
Torres Amaro, L.
Torres C.
Torres F.
Torres, P.
Trimarco E.
Troncoso N.
Tubaro, A.
Tuberoso, C. I. G.
Tudisco, M.
Tuttolomondo M. V.
Italia
Brasile
Italia
Guatemala
Brasile
Messico
Portogallo
Colombia
Italia
Brasile
Cuba
Italia
Italia
Italia
Italia
Italia
Peru
Italia
Colombia
Cuba
Argentina
Colombia
Messico
Italia
Cile
Italia
Italia
Italia
Argentina
PO 33
CO 5
CO 56
PO 157
CO 46; PO 138
CO 37; PO 139
PO 19, 29, 61
CO 20
CO 38
PO 158
PO 31, 144
PO 127
CO 17
CO 58; PO 122
CO 58; PO 122
CO 58
PO 27
CO 6
CO 20
PO 137
PO 1, 2, 3, 9
C0 32; PO 111
CO 44; PO 109, 128, 132
CO 38
PO 152
CO 14; PO 71
CO 41
PO 122
PO 83, 120
Messico
Peru
Cile
Venezuela
CO 37
C0 24
CO 59
PO 13
Cuba
Cuba
PO 112
PO 112
U
Urania Román, L.
Urrunaga Soria, R.
Urzúa A.
Usubillaga, A.
V
Valdés O.
Valdés Y.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Valenti, D.
Valentin A.
Valle, K.
Van Baren C. M.
Vanella, A.
Varanda E. A.
Vassallo, A.
Vázquez-C, L. I.
Vega A.
Vega Hurtado, Y.
Vega Y.
Veiga V. F
Velàsquez, M. A.
Velez I. D.
Veneziano, A.
Ventrone A.
Vicente B.
Vidari, G.
Viegas Junior, C.
Vieira T. M. F. S.
Vielman, N.
Vilegas W.
Italia
Francia
Ecuador
Argentina
Italia
Brasile
Italia
Messico
Argentina
Cuba
Cuba
Brasile
Guatemala
Colombia
Italia
Italia
Colombia
Italia
Brasile
Brasile
Guatemala
Brasile
Villacís C.
Villagra E. J.
Villalobos Osorio, D.
Villalta, C.
Vinagre A. M.
Vincieri F. F.
Viola, G.
Vivot, E.
Vogt, V.
Ecuador
Costa Rica
Venezuela
Venezuela
Brasile
Italia
Italia
Argentina
Argentina
CO 77
PO 13
CO 70
CO 47
PO 75, 152
PO 89
PO 75
PO 131
PO 4
PO 31, 144
PO 112
CO 67
PO 157
CO 37
PO 118
CO 17
PO 111
PL 6; PO 33, 74
CO 37
PO 65, 138
PO 155
PL 8; CO 15; PO 24, 37, 68, 69, 88, 98,
129, 147, 148, 158
PO 85
PO 44, 45
PO 110
CO 69
PO 146, 147, 148
PO 14, 15
PO 50
PO 120
PO 2, 3, 9
Messico
Brasile
Brasile
Cile
Germania
CO 23
PO 91
PO 115, 117
CO 59
CO 73
Argentina
PO 8, 10, 11
W
Waksman de Torres, N.
Watanabe, F. K.
Wilhelm Filho, D.
Wilkens M.
Wissing, S.
Y
Ybarra F.
XIII CONGRESSO ITALO-LATINO AMERICANO DI ETNOMEDICINA
Yunes, R. A.
Brasile
PO 114, 115, 116, 117
Z
Zanon S.
Zaragoza García T.
Zaràte, M.
Zeppone Carlos I.
Zetola M.
Zingali R. B.
Zygadlo J.
Argentina
Ecuador
Spagna
Brasile
Brasile
Brasile
Argentina
PO 1, 2, 3, 9, 10, 11
PO 84
PO 107
PO 68, 69
PO 42
PO 16
PO 6, 7, 10, 11
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SILAE XIII CONGRESSO ITALO