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Controllo delle infezioni ospedaliere
Controllo delle infezioni ospedaliere
La posizione di Assobiomedica
Con il termine infezioni ospedaliere o nosocomiali si intendono le infezioni acquisite durante la
degenza ospedaliera, i cui sintomi si manifestano generalmente almeno 48 ore dopo l’inizio della
medesima.
L’origine delle infezioni ospedaliere è da attribuire a (1):
- flora batterica già presente nel paziente;
- microrganismi provenienti dall’ambiente esterno attraverso la trasmissione:
da pazienti portatori sani colonizzati al momento del ricovero, ammessi ai reparti, non
sottoposti a misure di sorveglianza, di isolamento e di eradicamento del/i germe/i;
da pazienti che hanno sviluppato l’infezione, nei confronti dei quali non sono state prese
misure di isolamento da distanza o da contatto;
dal contatto con superfici ed oggetti contaminati;
dal personale sanitario, generalmente attraverso le mani;
nel corso di procedure invasive, al momento dell’impianto e della manutenzione di un
dispositivo.
Dati di incidenza del problema
Attualmente la possibilità di contrarre infezioni all’interno delle strutture sanitarie è
relativamente elevato e il rischio di decessi non è trascurabile.
Secondo i dati dell’’ECDC in Europa si contano 4 milioni di infezioni all’anno, che causano circa
37.000 decessi
In Italia si contano 450.000-700.000 infezioni all’anno (incidenza 5-8%) che causano 4.500-7.000
decessi.
Secondo uno studio condotto dal “Global Patient Safety Challenge – Clean Care is Safer Care”, in
ogni istante possiamo contare nel mondo più di 1.400.000 persone colpite da infezioni
nosocomiali; tale studio riporta altresì che nei paesi sviluppati si riscontra un’incidenza del 5-10%
sul totale dei pazienti ricoverati.
Costi correlati
Le infezioni ospedaliere rappresentano una grande sfida per il Sistema Sanitario Nazionale anche
sotto il profilo economico in quanto hanno un impatto elevato sui costi sanitari (2).
Ad esempio un’infezione da MRSA (Staphylococcus Aureus Meticillino-Resistente) prolunga la
degenza ospedaliera in media da 4 a 14 giorni, causando un aumento dei costi variabile da
10000€ a 36000€ per paziente (3).
In Italia, le risorse assorbite dalla gestione delle infezioni nosocomiali impattano per lo 0,8% sul
PIL generando una spesa sanitaria aggiuntiva di circa 1 miliardo di euro. Il costo, prevalentemente
associato all’incremento dei giorni di ospedalizzazione, può variare da 4.000€ per un paziente
ricoverato nel dipartimento di Medicina a 28.000€ per un paziente ricoverato in Terapia Intensiva
(4). Proprio le terapie intensive sono le aree ospedaliere con la maggior frequenza di infezioni
nosocomiali; in questi reparti quindi, un programma di controllo delle infezioni, diventa ancora più
importante anche sotto il profilo economico.
I fattori di rischio
L’aumento delle infezioni correlate all’attività sanitaria è la conseguenza di un graduale aumento
dei fattori di rischio specifici, quali la pressione antibiotica e la maggior complessità dei pazienti.
Nonostante l’elevato impatto, sia sociale sia economico, il panorama dei sistemi di sorveglianza
e dei programmi di prevenzione delle infezioni ospedaliere è piuttosto disomogeneo;
addirittura, in molte realtà, questi sistemi e programmi sono del tutto inesistenti.
I fattori discriminanti di questa situazione critica sono principalmente due. Il primo è relativo alla
mancanza cronica di fondi da destinare ad una seria politica di prevenzione che contempli, così
come avviene in altri paesi del Nord Europa, efficaci processi di screening. Il secondo riguarda la
mancanza di una puntuale e diffusa coscienza da parte degli operatori sanitari (incapaci di vedere
il problema nella sua complessità come fattore che impatta su tutti i processi di assistenza
sanitaria, tanto territoriale quanto ospedaliera).
Un altro elemento cruciale da considerare è l’insorgenza di ceppi batterici resistenti agli antibiotici,
visto il largo uso di questi farmaci a scopo profilattico o terapeutico.
Tra i batteri gram-positivi, quelli con maggiore resistenza agli antibiotici sono lo Staphylococcus
aureus resistente alla meticillina (-oxacillina), gli Stafilococchi coagulasi negativi resistenti alla
meticillina, gli Pneumococchi resistenti ai beta-lattamici e multiresistenti, gli Enterococchi
vancomicina-resistenti.
Tra i gram-negativi i problemi più preoccupanti sono oggi rappresentati dalla diffusione di
Enterobacteriaceae, in particolare Klebsiella pneumoniae, produttrici di carbapenemasi, le
Enterobacteriaceae produttrici di beta-lattamasi a spettro allargato (ESBL) (Klebsiella pneumoniae,
Escherichia coli, Proteus mirabilis), come anche la resistenza ad alto livello alle cefalosporine di
terza generazione tra le specie di Enterobacter e Citrobacter freundii, le multiresistenze osservate
in Pseudomonas aeruginosa, Acinetobacter e Stenotrophomonas maltophilia. (1)
Cosa si può fare per affrontare il problema delle infezioni ospedaliere
Una valutazione dei report pubblicati a livello mondiale indica che potenzialmente si potrebbero
ridurre i tassi di infezioni nosocomiali dal 10% fino al 70%. L’effetto più rilevante si avrebbe a livello
delle batteriemie catetere-correlate: secondo alcune stime, almeno il 20% di tutte le infezioni
nosocomiali di questo tipo potrebbero essere prevenute (5).
In realtà, in Italia, esistono già delle indicazioni/raccomandazioni a tale riguardo (6,7) ma il
problema rimane relativo all’applicazione delle medesime nelle varie strutture ospedaliere (8). In
aggiunta a tale problema, anche la mancanza di un approccio comune sulle metodologie di
rilevazione delle infezioni nosocomiali crea una diffusa disomogeneità che non favorisce approcci
comuni.
Al fine di porre una soluzione al problema delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria è
auspicabile che le Direzioni Aziendali prevedano, all’interno di uno specifico programma di
prevenzione, l’attuazione di sistemi di sorveglianza attiva atti a evitare sia l’insorgere sia il
diffondersi delle infezioni ospedaliere.
Si rende quindi necessario istituire appositi programmi di controllo a diversi livelli (nazionale,
regionale, locale), per garantire la messa in opera di quelle misure che potrebbero ridurre al
minimo il rischio di complicanze infettive, così come è necessario applicare quelle strategie che,
passando per le strutture specialistiche, sia ospedaliere sia territoriali, generino quei risparmi e
quelle economie che solo una seria politica di prevenzione di screening assistito puo’ generare.
Oggi, grazie alla ricerca e sviluppo e ai dati provenienti dall’esperienza maturata dall’industria in
diversi campi, è possibile affrontare questa tematica con soluzioni innovative che possono
minimizzare l’impatto delle infezioni ospedaliere sia per quanto riguarda i rischi per il paziente e
l’operatore sia nei confronti dei costi correlati all’insorgere delle stesse. Le caratteristiche dei
dispositivi medici utilizzati vanno sempre più nella direzione di evitare qualsiasi occasione
di contagio o infezione che possa occorrere durante il loro utilizzo. Allo stesso modo, nella
diagnostica in vitro, esistono soluzioni in grado sia di identificare accuratamente i
microrganismi responsabili delle infezioni sia di evitarne la trasmissione che potrebbe
causare seri problemi all’interno della struttura sanitaria.
Dal punto di vista economico si tratta di investimenti non solo destinati ad ammortizzarsi nel
tempo, ma altresì destinati ad abbattere i costi oggi legati al trattamento delle infezioni acquisite in
ambiente ospedaliero.
Un adeguato piano di prevenzione condiviso e un corretto utilizzo degli strumenti a
disposizione sono parte fondamentale per la crescita di un sistema sanitario che si prefigga
come primo obiettivo la salute del cittadino e la cura del paziente.
Giugno 2011
Referenze:
1. http://www.epicentro.iss.it/problemi/infezioni_correlate/infezioni.asp 1
2. Am. J. Inf. Con. 2002
3. Kim et al, 2001; Stone et al, 2002
4. Università degli Studi di Pisa, Dpt Patologia Sperimentale, Prof. G. Privitera
5. Harbarth S, Sax H, Gastmeier P., JHI 2003 54:258-266
6. SHEA Position Paper: Caratteristiche e attività essenziali dei programmi di controllo delle
infezioni ICHE, 1998; 19:114;
7. Raccomandazioni sul controllo della diffusione nosocomiale dello Staphylococcus aureus
resistente alla meticillina (MRSA); Pan et al., 2011
8. Moro ML, Zotti C. Compendio INF-OSS, CCM 2010
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