Le dinamiche sul listino
I certificati si caratterizzano per la presenza di diverse combinazioni di
opzioni in un solo strumento, oltre a un sottostante prescelto. Ecco le
principali variabili da tenere d’occhio per investire con successo
Ciò che caratterizza fortemente i certificati di investimento è la presenza,
in un singolo strumento, di diverse combinazioni di opzioni, compresa la
dinamica del sottostante prescelto.
Alcuni certificati possono avere, ad esempio, una ‘barriera’ che indica a
quale livello raggiunto dal sottostante viene meno la copertura del capitale,
la partecipazione al rialzo oppure al ribasso o la possibilità di conseguire il
bonus.
Quanto al Bonus, che caratterizza una classe di certificati molto diffusi, si
tratta del valore percentuale che definisce il rimborso minimo del titolo a
scadenza, qualora il sottostante non oltrepassi il livello barriera nelle date
di osservazione che sono state prestabilite.
Il controllo delle variabili
Come si vede dai pochi esempi riferiti, la complessità dello strumento
comporta la necessità di un rigoroso controllo su una serie di variabili che
entrano in gioco e che influiscono fatalmente sui risultati
dell’investimento.
Ancora qualche esempio: se un investitore punta al mantenimento del
titolo acquistato fino alla sua naturale scadenza, la variabile da monitorare
strettamente è l’andamento del sottostante, al rialzo e al ribasso.
Se il certificato prescelto prevede barriere e rimborsi anticipati, sarà
determinante invece l’andamento del prezzo del sottostante dall’emissione
alla scadenza definita.
A delineare il rendimento a scadenza, nel caso si sia investito in un
‘Bonus’ sarà poi l’eventualità che il prezzo del sottostante abbia superato o
meno la barriera.
Anche l’orizzonte temporale scelto dall’investitore rispetto alla durata del
certificato presuppone un’esposizione del titolo ad una serie di variabili
che vanno dalla volatilità del sottostante alle dinamiche dei tassi di
interesse, fino ai dividendi attesi e alle variazioni delle valute in cui sono
espressi i sottostanti.
Il fattore tempo
Di solito i certificati possiedono una durata prestabilita, ad eccezione dei
cosiddetti Benchmark “open end”.
L’avvicinarsi della scadenza del titolo può causare, a seconda dello
strumento e del livello del sottostante, una riduzione del valore del
certificato oppure un suo apprezzamento. Generalmente il passare del
tempo produce una riduzione del prezzo di un’opzione acquistata (effetto
Teta), cosa che pone in sofferenza il certificato soprattutto se la direzione
del sottostante è opposta rispetto alle aspettative al momento dell’acquisto.
Ecco che la presenza di barriere oppure di limiti all’apprezzamento (il
cosiddetto cap, ovvero la percentuale massima di un investimento che
viene restituita alla scadenza, in caso di rialzo del sottostante) all’interno
dei vari strumenti consente di essere esposti positivamente al passare del
tempo.
Affrontare la volatilità del sottostante
E’ questa una variabile importante, che può essere misurata ex post,
calcolando la deviazione standard dei rendimenti giornalieri rilevati nel
passato oppure attraverso la rilevazione di quella attesa dal mercato in un
determinato orizzonte temporale attraverso quella incorporata nel prezzo
delle opzioni quotate nei mercati ufficiali.
Si possono comunque adottare altri metodi per tenere monitorata la
volatilità dei certificates e per chi è più esperto di analisi tecnica che di
statistica suggeriamo di utilizzare il metodo dell’ Average True Range
(ATG) o le bande di Bolliger.
Per l’investitore che ha acquistato opzioni “plain vanilla” (cioè di tipo
standard) la volatilità è una variabile con una connotazione positiva. Per
chi punta su certificati privi di barriere e cap (cioè limiti di rendimento),
l’aumento della volatilità di mercato produce un incremento del valore
dello strumento prescelto, in quanto, in questo caso, l’investitore ha
acquistato volatilità.
Se il certificato invece ha barriere, lo scenario cambia perché il crescere
della volatilità aumenta la probabilità di raggiungere i livelli delle barriere
stesse e, quindi, di perdere la protezione del capitale prevista
all’emissione, nel caso le barriere siano previste inferiori allo strike price
iniziale.
Di norma l’aumento della volatilità del sottostante provoca una riduzione
del valore del certificato, viceversa il calo produce un rialzo dei valori di
mercato di questi certificati.
Vedi gli articoli precedenti:
Capire gli strumenti
http://www.lamiafinanza.it/default.aspx?c=599&a=31955&titolo=Capiregli-strumenti
Il mercato e le negoziazioni
http://www.lamiafinanza.it/default.aspx?c=599&a=32591&titolo=Ilmercato-e-le-negoziazioni
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