leverage certificate e investment Certificate
L’attenzione di un buon numero di risparmiatori si sta rivolgendo ai certificati a causa della sollecitazione
d’acquisto fattasi più frequente negli ultimi mesi. La percezione che il risparmiatore matura è quella di
uno strumento complesso che, spesso, si acquista più per una sorta di soggezione culturale che per
effetto di un’autentica consapevolezza. La percezione della complessità è corretta mentre censuriamo
l’acquisto se basato su elementi diversi dalla conoscenza. Il certificato è un titolo negoziabile che
incorpora una strategia di opzioni.
E' uno strumento derivato cartolarizzato, generalmente quotato su un segmento di mercato dedicato,
che consente di investire su un'attività finanziaria detta sottostante.
Esistono due grandi famiglie di Certificati:
I leverage certificate
Si tratta di certificati a capitale non protetto, che offrono potenzialmente rendimenti più alti a cui si
accompagna un profilo di rischio più elevato.
Con i Leverage Certificate si acquisisce il diritto di comprare (bull) o di vendere (bear) un valore
sottostante a un prezzo di esercizio (strike) e a una data prestabiliti.
In caso di acquisto si hanno previsioni rialziste sul sottostante, in caso vendita si nutrono previsioni
ribassiste.
Si chiamano prodotti a leva perché il capitale che viene impiegato con i LC per prendere posizione sul
sottostante è inferiore, cioè una frazione, al controvalore monetario che sarebbe necessario per
prendere posizione diretta sul sottostante stesso.
La presenza dell’effetto leva consente di moltiplicare la performance del sottostante.
La leva però non amplifica solo i guadagni ma anche le eventuali perdite e l’investitore si trova esposto al
rischio di estinzione anticipata del certificato e di perdita totale del capitale investito, se il sottostante
raggiunge una predeterminata barriera di stop loss.
L’effetto leva presenta anche il rovescio della medaglia.
Sia i guadagni che le perdite sono riferite al sottostante .
Dato che un certificato con leva controlla per intero il sottostante, quando il prezzo del sottostante varia,
il valore del certificato varia nella stessa misura.
Poiché il prezzo di acquisto del certificato è solo una frazione del valore del sottostante, le variazioni
percentuali del certificato sono maggiori rispetto a quelle dell’investimento diretto nel sottostante.
In questo modo l’investitore partecipa a possibili guadagni/perdite in percentuale più elevati rispetto alle
variazioni del sottostante.
Rientrano in questa categoria i Mini Futures Certificates e i Turbo e Short Certificates, Alpha, Leva, Wave
Gli investment Certificate
Si tratta di strumenti finanziari derivati cartolarizzati che consentono all’investitore di prendere
posizione rialzista su qualsiasi mercato finanziario o reale, domestico o internazionale.
Hanno una scadenza prestabilita che può estendersi dal breve al medio lungo termine.
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Essendo strumenti derivati, il valore dei certificati, durante la loro vita, dipende/deriva da vari
fattori tra cui si ricordano: la dinamica dei prezzi del sottostante di riferimento, le variazioni del
rischio emittente.
Tecnicamente si tratta di strumenti finanziari a gestione passiva.
Ciò significa che replicano, nella composizione e nei pesi, il sottostante di riferimento.
Sono emessi sulla base di un prospetto di quotazione approvato dalla Consob o da altra
autorità europea.
Dal punto di vista giuridico si tratta di strumenti finanziari cartolarizzati perché sono titoli al
portatore negoziabili.
Qui risiede la differenza con altri tipi di derivati come le opzioni che invece sono dei contratti.
Hanno una scadenza prefissata.
In Italia sono negoziati in continua(dalle ore 9:00 alle 17:25, senza asta di apertura e di chiusura)
nel mercato regolamentato di Borsa italiana denominato Sedex, dove si negoziano anche i
Covered Warrant.
In parole povere possono essere acquistati e venduti come una qualsiasi azione.
Sono emessi da Intermediari finanziari dotati di particolari requisiti patrimoniali che fungono
anche da Market Maker, garantendone la negoziabilità e la liquidità.
Ciò significa che il MM, relativamente a ciascun certificato, espone in tempo reale delle
proposte bid/ask.
L’investitore interessato, tramite il proprio intermediario, potrà concludere un contratto
semplicemente inserendo un ordine di acquisto (incrociando l’ask) o di vendita (incrociando il
Bid).
La differenza bid/ask rappresenta la remunerazione per il MM, oltre alle commissioni di
sottoscrizione.
La commissione di negoziazione rappresenta invece la remunerazione per l’intermediario o del
broker online dell’investitore.
Essendo emessi da soggetti privati (principalmente banche) questa tipologia di strumenti
finanziari incorpora il rischio di controparte, cioè la possibilità che in caso di default
dell’emittente questi non sia in grado di assolvere ai propri impegni.
Al fine di monitorare il rischio di credito è necessario conoscere il Rating che viene attribuito
all’emittente dalle principali Agenzie di Rating e stare attenti alle revisioni dello stesso
(soprattutto ai downgrade).
Oltre a ciò è bene controllare l’andamento dei CDS relativi all’emittente, o anche gli spread tra i
tassi di interesse offerti dall’emittente sui propri titoli di debito e i corrispondenti tassi free risk
dei government bond più affidabili che fungono da benchmark.
I punti di forza
1)La diversificazione
Attraverso l’acquisto di un certificato l’investitore ha la possibilità di investire a costi contenuti in
sottostanti altrimenti non accessibili, come indici, materie prime, panieri di azioni, tassi di
interesse e valute.
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Sul mercato esistono molteplici strutture di Certificati, ciascuno caratterizzato da un determinato
profilo di rischio/rendimento che consente all’investitore di soddisfare al meglio le proprie
esigenze;
2)Negoziabilità
Come detto sopra i Certificati vengono negoziati nel mercato regolamentato di Borsa Italiana
denominato Sedex, dove operano i MM che garantiscono la liquidità e la liquidabilità
dell’investimento in qualsiasi momento di borsa aperta.
Per rendere l’idea, i Certificates possono essere acquistati e venduti come semplici azioni.
3)Capitali ridotti
Per investire in questi prodotti sono sufficienti importi contenuti. Generalmente si parte da 100€.
È quindi possibile investire su più mercati, preferibilmente non perfettamente correlati tra di
loro, con cifre contenute e massimizzare così l’effetto della diversificazione che, come è noto,
consiste nella riduzione del rischio totale di portafoglio;
4)Strategie di investimento
Con un unico strumento finanziario l’investitore può realizzare strategie di investimento tipiche
degli investitori istituzionali.
I punti di debolezza
1) A mio modo di vedere il principale punto di debolezza può risiedere nella struttura piuttosto
complessa del derivato cartolarizzato, non facilmente “comprensibile” ad un risparmiatore
medio;
2) Rischio di controparte
3) Bassa diversificazione del paniere sottostante, sia in termini numerici (inoltre bisognerebbe
controllare l’indice di correlazione tra le singole componenti) sia geografici (titoli del solo
mercato azionario Italiano, europei etc.)
4) Commissioni di sottoscrizione elevate
Tra i Certificates esistono diverse “varianti” (Quanto, Autocallable, Cap), e diverse strutture o
tipologie (Equity Protection, Benchmark).
Caso concreto
Gli express Certificates
Si tratta di Certificati di Investimento che rientrano nella tipologia degli Equity Protection con la
Variante Autocallable.
Si tratta di Strumenti Finanziari a capitale condizionatamente protetto.
Ciò significa che alla scadenza, affinché sia garantita l’integrale restituzione del capitale versato
è necessario che si verifichino una o più condizioni indicate nel Prospetto.
Per capire come funziona questo complesso strumento derivato cartolarizzato bisogna
distinguere due fasi:
A) Fase di vita del certificato
B) Fase di scadenza del Certificato.
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In entrambi i casi il verificarsi di determinate condizioni prefissate producono il rimborso
anticipato, la redditività dell’investimento, la possibilità di perdite in conto capitale.
A)Fase di vita dell’Express Certificates
Se durante la vita del certificato, in ognuna delle date prefissate di Osservazione (annuali,
semestrali) stabilite nel Prospetto, si verificano determinate condizioni (Evento di Scadenza
Anticipata) il Certificato viene rimborsato anticipatamente e automaticamente ad un importo
prefissato all’emissione.
L’importo sarà pari al capitale investito all’emissione aumentato di un premio stabilito per ogni
Data di Osservazione.
Generalmente il Premio che viene riconosciuto, se si verifica l’Evento di Scadenza Anticipata, è
superiore all’inflazione, ai tassi obbligazionari di pari scadenza (a parità di altre condizioni), o ai
dividendi distribuiti dal sottostante.
In particolare, questi Certificati scadono anticipatamente se la rilevazione del prezzo del
sottostante ad una Data di Osservazione è superiore ad un determinato livello (livello Trigger).
Il verificarsi o meno di un Evento di Scadenza Anticipata è quindi determinante per l’importo e la
modalità di rimborso.
In altri termini, se il Valore del Sottostante sale oltre il livello di Trigger scatta automaticamente
(quindi non a discrezione dell’emittente) la clausola Autocallable, cioè l’Express scade in anticipo
e l’emittente rimborsa ai sottoscrittori il valore nominale del capitale versato maggiorato di un
premio prefissato.
Se invece alle predette date non si verificano le condizioni affinché scatti la clausola
Autocallable, il certificato rimane in vita e l’investitore può (non è detto, dipende dalle condizioni
contrattuali) percepisce un flusso di interessi prestabilito, generalmente superiore ai tassi di
mercato per strumenti di pari scadenza, a parità di altre condizioni.
B)Fase della Scadenza dell’Express Certificates
A scadenza ( se quindi non si è mai verificato un evento di scadenza anticipata) si possono
avere i seguenti casi:
a) si rimborsa il valore nominale del capitale versato più un premio al verificarsi di determinate
condizioni;
b) se il valore del sottostante è sceso sotto il livello prestabilito (Barriera Down, fissata in sede di
emissione ben al di sotto del livello di prezzo del sottostante. E’ una sorta di ammortizzatore
contro il rischio di perdite in conto capitale), il rimborso sarà decurtato della performance
negativa del sottostante.
In tale caso è come se si fosse investito direttamente sul sottostante senza nessuna protezione.
Si corre quindi il rischio di una variabilità del rimborso del capitale versato.
Tabella
Express Autocallable Certificates su
Dow Jones Eurostoxx 50 Index
Emittente (Issuer)
WKN / ISIN
DEUTSCHE BANK
DB5U7Y / DE000DB5U7Y2
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Rating Emittente
Sottostante
Data di emissione (Issue date)
Scadenza (Final Valuation Date)
Periodo di sottoscrizione in
emissione
Inizio negoziazioni
Mercato di quotazione
Orari e modalità di negoziazione
Operatore incaricato ad assolvere
l’impegno di quotazione
Tipo di liquidazione
Modalità di esercizio
Time Valutation
Categoria
Prezzo di Emissione
Prezzo Nominale
Lotto minimo
Commissione di sottoscrizione (da
detrarre dal valore: n° certificati
*100€)
Rischio di Cambio (valuta di
Liquidazione è l’Euro)
Livello Trigger (100%)
Livello di Barriera Down
70% di 2.892,44
Moltiplicatore
Società di
Long Term
Rating
Moody’s
Aa1
S&P
A+
Fitch
AADow Jones Eurostoxx 50 Index
30 Settembre 2009
30 Settembre 2014
11/08/2009– 25/09/2009
Data report
29/07/2009
2/10/2009
2/10/2009
30/11/2009
Borsa - Comparto SEDEX “Investment Certificates Classe B”
Negoziazione continua
Deutsche Bank A.G.
Member ID Specialist: MM2690
monetaria
europeo
Prezzo di chiusura
Express Capitale Protetto Condizionato
100€ per ogni certificato
100€ per ogni certificato
1 Certificato
5%
No
2.892,44 Pt del Sottostante
2.024,71 Pt del Sottostante
0,034573
5
A)”Vita” del Certificato
Early Redemption
Evento Knock-out
(Rimborso Anticipato)
Date di rimborso anticipato
30 September 2010
30 September 2011
01 October 2012
30 September 2013
Analisi del Certificato
Se durante la vita del Certificato, alle date di
rimborso , il livello di chiusura del Sottostante è
pari o superiore allo Strike, il certificato sarà
rimborsato automaticamente come da schema
sottostante.
Lo Strike (livello del Trigger) è pari a 2.892,44 Pt
indice per tutte le date.
Il coupon è pari all’8%.
Date Strike
100%
100%
100%
100%
Redemption Amount
100 Eur + 8 Eur
100 Eur + 2*8 Eur
100 Eur + 3*8 Eur
100 Eur + 4*8 Eur
Alla Scadenza, se il certificato non è stato già
rimborsato alle date di Early Redemption, ci
sono tre possibilità:
(a) Se il livello di chiusura del Sottostante è:
- ≥ a 2.892,44
- l'investitore riceverà un pagamento pari a:
100 Euro + 5 * 8 Euro = 140 €, con un ritorno
del 40%.
(b) Se il livello di chiusura di Sottostante è:
B) Scadenza del Certificato
1) < 2.892,44 ma ≥ 2.024,71
- l'investitore riceverà un pagamento pari a
2.024,71 * 0,034573 = 97,822 per ogni
Certificato;
2) < 2.024,71
- l'investitore riceverà un pagamento pari a
Prezzo di Close del Sottostante * 0,034573 per
ogni Certificato;
In questi ultimi due casi 1) e 2) l’investitore non
otterrà il rimborso integrale del Capitale
Versato.
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Considerazioni Finali
L’ Express Autocallable Certificates con sottostante il Dow Jones Eurostoxx 50 Index è
un derivato che consente all’investitore di scommettere sulla lateralità o sulla forza
dell’uptrend del benchmark europeo, senza compromettere il capitale investito e con
ritorni interessanti.
Al momento in cui scrivo il sottostante quota 2.931,53 Pkt, quindi ben al di sopra del
livello di Trigger. Se tale valore fosse confermato il 30 settembre 2010, il sottoscrittore
subirebbe il rimborso anticipato da parte dell’emittente con una cedola dell’8%.
Gli scenari negativi, con perdita del capitale versato, si verificano solo a scadenza.
Uno degli aspetti sicuramente negativi è la commissione di sottoscrizione del 5%.
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Quesito n° 2
Tra i certificates, esistono tipologie di prodotto interessanti per la clientela retail, in
questa fase di mercato?
Bella domanda per rispondere alla quale bisognerebbe avere ….. la sfera di cristallo circa le
tendenze future dei mercati finanziari domestici ed internazionali.
È noto che attualmente ci troviamo in una fase post crisi in cui l’economia europea ed
americana stanno lentamente (meglio la seconda della prima, come sempre accade)
risvegliandosi dallo shock che hanno subito. La cura da cavallo che è stata somministrata dai
Governi Mondiali e dalle Banche Centrali comincia a sortire degli effetti positivi, anche se si
notano a livello macro delle discrasie.
I paesi emergenti europei ed asiatici hanno storie differenti.
Sul comparto obbligazionario, la discesa dei tassi è stata ampiamente incorporata nelle
quotazioni. Un po’ di valore si può riscontrare ancora nei corporate bond di non elevato
standing creditizio.
I mercati finanziari (in questo caso azionari), come sempre, anticipano i trend dei cicli economici
reali.
Prova ne sia il robusto uptrend che hanno intrapreso dai minimi toccati a Marzo 2009, attraverso
la rottura di importanti trend line ribassiste di lungo periodo.
Da questa sintetica analisi si giunge alla risposta della domanda.
Se in un orizzonte temporale di medio lungo periodo (5 anni) si pensa che i mercati azionari
possano recuperare ancora terreno, dopo una salutare pausa, il prodotto giusto per sfruttare
l’ulteriore movimento rialzista può essere identificato per esempio negli Equity Protection
Certificates che offrono la protezione del capitale investito, oppure i Benchmark certificate che
però non offrono nessuna protezione.
Quesito n° 3
Qualcuno osserva che i certificates possono essere interessanti perché consentono, ad
esempio, di realizzare delle strategie d'investimento complesse, difficilmente replicabili da
altri strumenti (certificates a capitale protetto e outperformance). É così?
I Certificati, come altri strumenti finanziari, consentono all’investitore che ha una approfondita
cultura finanziaria di implementare strategie di investimento più o meno complesse al fine di
ottenere dei ritorni dall’investimento in diversi scenari di mercato.
L’incessante processo di ingegneria finanziaria sforna numerosi strumenti/prodotti che a prima
vista possono sembrare la panacea per tutti i mali. Il nuovo è bello.
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L’investitore si vede bombardato da un battage pubblicitario che, come sempre, evidenzia i lati
positivi e nasconde le insidie.
In realtà, certi strumenti finanziari e le relative strategie che si possono mettere in atto
dovrebbero essere utilizzati da soggetti consapevoli sia dei possibili (quindi non certi) guadagni
sia dei relativi rischi.
I Certificati a Capitale Protetto
Si tratta di strumenti finanziari derivati che appartengono alla famiglia degli Investment
Certificates.
Ne esistono diverse tipologie:
-Bonus (capitale protetto)
-Equity Protection (con o senza
cap
Butterfly
Relative value
Twin Win
Double Win
La protezione del capitale versato, cioè la restituzione del capitale alla scadenza del certificato,
può essere totale o parziale.
Lo stesso risultato potrebbe essere ottenuto per esempio con le Obbligazioni strutturate.
Per poter affermare che un Certificato sia da preferire ad un Bond strutturato è necessario
conoscere nel dettaglio le clausole contrattuali, tra cui un posto di rilievo, alla luce della debacle
che hanno dovuto subire i Lehman People, lo occupa l’affidabilità creditizia di chi offre la
garanzia della restituzione del capitale investito.
I certificati a capitale protetto possono avere come sottostante attività reali o finanziarie, con la
possibilità di puntare sul rialzo o sul ribasso del sottostante stesso.
Per questo motivo si possono implementare strategie di copertura, più o meno complesse, del
portafoglio in carico.
Se per esempio ci troviamo di fronte ad un certificato che garantisce la protezione del capitale al
100% ,che ha come underlying un indice di Borsa (o un paniere di indici), l’investitore è messo
nella condizione di puntare al rialzo dell’indice senza rischiare il capitale.
Si tratta del tipico strumento adatto ad un investitore con aspettative rialziste ma con una bassa
propensione al rischio.
Ovviamente non è tutto oro quello che luccica.
Soltanto una parte del rialzo dell’indice (sottostante), dato dalla differenza tra un Prezzo di
riferimento Finale ed uno iniziale, verrà riconosciuto all’investitore.
In caso di protezione totale generalmente sono previste clausole Cap, con cui l’emittente pone
un tetto massimo al riconoscimento del rialzo a favore dell’investitore; al di sopra di una certa
soglia di rialzo del sottostante, nulla è dovuto al compratore.
Se invece la previsione del risparmiatore rialzista si dovesse rivelare errata, l’emittente è tenuto
al rimborso integrale del capitale.
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A prima vista sembra l’Eden Finanziario, in realtà l’investitore ha tenuto immobilizzato il suo
capitale senza alcuna remunerazione e con la perdita di valore reale dovuta all’inflazione!!
Ma di una cosa ci si deve accontentare.
Di fronte ad un certificato con le caratteristiche sopra esposte, prima di decidere se investire o
meno ci si potrebbe chiedere: in quale contesto di mercato voglio sottoscrivere questo prodotto
finanziario? L’economia reale in quale fase del ciclo si trova? I mercati finanziari si trovano sui
massimi storici, oppure sono sui bottom?
Ultima considerazione che ritengo non trascurabile. Se sottoscrivo il certificato in fase di
emissione al valore nominale e le cose non vanno per il verso giusto, in caso di protezione totale
non perdo e non guadagno. Se lo acquisto a mercato ad un prezzo sotto la pari, la sola
restituzione del valore nominale consente la realizzazione di un gain in conto capitale. Diffiderei
dall’acquistarlo a mercato ad un prezzo sopra la pari.
I Certificati Outperformance
Consentono di amplificare i rendimenti che si possono ottenere in scenari di moderato rialzo dei
mercati azionari.
Ogni certificates può avere come sottostante singole stocks. Acquistando i Certificates in luogo
del titolo sottostante si può moltiplicare il rendimento dell’underlying su cui si vuole puntare, se
quest’ultima registra un moderato rialzo.
Di contro l’investitore rinuncia a partecipare al rialzo del titolo al di sopra di un livello di Cap
fissato all’emissione.
In uno scenario di mercato moderatamente rialzista permettono di moltiplicare la performance
al rialzo registrata dal sottostante.
Non sono strumenti di trading, ma costituiscono un’interessante alternativa all’investimento
azionario, da mantenere in portafoglio fino alla scadenza, che generalmente è di 1-2 anni.
Non garantiscono la copertura del capitale versato.
Sul mercato sono presenti due tipologie di outperformance certificates:
1) Outperformance con Cap:
Hanno l’obiettivo di trarre profitto dal rialzo a breve-medio termine del sottostante in un range
predefinito, con possibilità di raddoppiare il proprio guadagno.
Il rendimento è soggetto a limite.
2) Outperformance senza Cap:
Trarre profitto dal rialzo a breve-medio termine del sottostante, con possibilità di amplificare il
proprio guadagno. Partecipazione al rialzo del sottostante.
Rendimento non soggetto a limite.
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A ben vedere la fantasia degli emittenti non conosce limiti ed ogni tipologia di prodotto deve
essere attentamente analizzata per conoscere i pro e i contro dell’investimento.
Quesito n° 4
Rispetto ad un certificate benchmark avente come sottostante un indice azionario, è
sempre meglio l'ETF omologo?
Analogamente, rispetto ad un certificate con sottostante materie prime, è sempre meglio
optare per un ETC?
I certificates sono strumenti più pericolosi sul piano del rischio controparte rispetto ad
ETF ed ETC?
Sia i Benchmark Certificate, sia gli ETF-ETC replicano un'attività finanziaria o reale, il cosiddetto
sottostante.
I due strumenti presentano differenze sotto diversi aspetti.
Il Benchmark Certificate è giuridicamente uno strumento derivato:
un'opzione legata all'andamento di un indice sottostante, incorporata in un titolo.
L'ETF è un fondo comune d'investimento, o una SICAV, che replica passivamente un parametro
di riferimento. Giuridicamente è un OICR.
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Il Benchmark Certificate offre la possibilità di investire in mercati azionari e settori dell'economia.
Sono previsti costi di collocamento, costi di negoziazione nel mercato secondario, spread bidask. Non distribuisce alcun dividendo durante il corso della sua vita in quanto li sconta nel
prezzo di acquisto.
L'ETF può essere a distribuzione o ad accumulazione dei proventi. Prevede solo costi di gestione
costi di negoziazione nel mercato secondario, spread bid-ask.
Il Benchmark Certificate ha una scadenza (tranne alcune tipologie)che una volta raggiunta
determina l'esercizio automatico da parte dell'emittente ed il pagamento dell'importo di
liquidazione.
L'ETF non prevede una scadenza.
Il Benchmark Certificate è tassato al 12,50% come imposta sostitutiva sulla plusvalenza
realizzata.
L'ETF è soggetto ad una tassazione differente a seconda della loro natura:
a)i fondi cosiddetti "armonizzati", cioè conformi alle direttive europee, sono soggetti ad
un'aliquota del 12,50% sul capital gain maturato
b) i fondi "non armonizzati" sono tassati con aliquota differente.
Il Benchmark Certificate è potenzialmente soggetto al rischio di default dell'emittente.
L'ETF ha un patrimonio separato da quello dell'emittente, caratteristica che rappresenta una
garanzia in caso di fallimento dell'emittente.
Per tale motivo i BC sono più rischiosi degli ETF/ETC.
Alla luce di tutte queste differenze non si può dire a priori e i senso assoluto quale strumento è
da preferire. Ciò dipende da vari fattori. Caratteristiche Mifid compliant del potenziale
investitore (obiettivi, conoscenza ed esperienza in materia finanziaria, situazione finanziaria),
caratteristiche contrattuali dei prodotti e relativi costi.
Confronto Benchmark-ETF (fonte UniCredit)
Tagli
Minimi
Trattament
Performance
Commissione
Divisa di Commissione Commissione
Quotazione dividendi
Scadenza
rispetto
di
negoziazione di entrata
di gestione
ufficiale per gli indic
all'indice
intermediazione
di Prezzo
BENCHMARK
Limitati Replicazione
Euro
No
Ridotte
ETF
Limitati Replicazione
Euro
No
Si
Borsa
Si come
No per gli
Italiana e
stabilito dal
Open end
CERT-X
intermediario
Si come
stabilito dal
intermediario
No
Incluso ne
indici per
Total
Return
Borsa
Italiana
Distribuiti
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Quesiti n° 5 e n°7
5)Quali sono i costi che l'investitore deve sostenere? Meglio evitare di sottoscriverli in fase di
collocamento?
7)Come regola generale, è bene stare lontani, in ogni caso, dai certificates non quotati?
COMPRARE UN CERTIFICATO
La prima cosa da fare è Individuare e capire perfettamente la tipologia di certificato che più si addice alle
proprie esigenze, solo dopo si deve investire.
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Bisogna distinguere tra:
a) certificati in collocamento e certificati già collocati.
b) certificati quotati e non quotati
Collocamento sul mercato primario:
Riguarda esclusivamente i certificati di investimento, ossia il segmento Investment Certificates.
Gli emittenti prevedono un periodo di collocamento ed un prezzo di emissione.
Tutti i nuovi certificati sono identificati da un codice, il codice ISIN.
La maggior parte degli Istituti bancari richiede l’apertura di un conto titoli per l’acquisto di un certificato
in collocamento, bisogna quindi considerare i relativi costi, se non si è già correntisti.
In questa fase sono gravati da una commissione di collocamento che in media si attesta sul 3%.
Che conseguenza determina questo costo implicito?
Al momento della quotazione il certificato prezza al netto di questo balzello! (mispricing).
Il mercato, che tanto stupido non è, attribuisce al derivato un fair value pari al
prezzo di emissione – la commissione di collocamento.
Per questo motivo è sconsigliata l’operazione in collocamento.
Successivamente la quotazione segue l’andamento del prezzo del sottostante.
Mercato secondario
Terminato il periodo di collocamento si avvia il mercato secondario .
La maggior parte dei certificati di investimento viene negoziata sul mercato Sedex.
In alcuni casi l’emittente può decidere di non quotare il certificato.
Sia i certificati di Investimento sia quelli Leverage, hanno un codice ISIN e un codice alfanumerico che ne
indica la quotazione, se questa avviene sul mercato Sedex di Borsa Italiana.
Le commissioni di negoziazione sono variabili, ma generalmente non superano il 7 per mille del
controvalore negoziato.
Oltre al Sedex, mercato regolamentato gestito da Borsa Italiana (che prevede obblighi per gli emittenti
molto stringenti), alcuni certificati non quotati sono negoziati nei sistemi multilaterali di negoziazione
quali Cert-X di TLX (piattaforma europea per il mercato retail, segmento del mercato TLX dedicato ai
certificates).
Quest’ultimo è un circuito telematico privato in cui le regole sono stabilite dall’istituto proprietario.
Certificati Non quotati:
Alcuni certificati di investimento, terminato il periodo di collocamento, non vengono quotati sul Sedex, o
perché la quotazione non viene richiesta dall’emittente o perché Borsa Italia non la autorizza.
Consigliamo di evitare la negoziazione di qualsiasi strumento finanziario non quotato per motivi di
trasparenza, spessore e liquidità.
Quesito n° 6
1) Sul piano delle liquidità, come si sono comportati durante le fasi peggiori della crisi
finanziaria, nel dopo Lehman?
2)Si può dire quali sono, tra i certificates, i prodotti meno liquidi?
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1)durante le fasi della crisi finanziaria i certificati, che investono in particolari aree quali i paesi emergenti
, hanno sperimentato crisi di liquidità.
2)In termini di liquidità ed in base alle statistiche di febbraio 2010 di Borsa Italiana Spa risulta
quanto segue
Scambi
Segmento
di mercato
Leverages
Certificates
Investments
Certificates Classe A
(non prevedono la
protezione del
capitale investito)
Investments
Certificates Classe B
(prevedono la
protezione del
capitale investito)
Gen/Feb 2010
N°
Controv.
contratti
ML €
21.367,00
79,90
3.236,00
57,80
19.189,00
261,70
15
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