ap-1 Università di Roma “ La Sapienza” ATOMI POLIELETTRONICI • Vediamone dapprima una descrizione qualitativa rimandandone i dettagli quantitativi. • Non è possibile risolvere la eq. di Schroedinger per sistemi ( atomi o molecole ) con due o più elettroni • Ci si aspetta, comunque, che si possa ancora usare la approssimazione di funzioni monoelettroniche, cioè di orbitali che, pur essendo diversi da quelli degli atomi idrogenoidi, siano in numero uguale ed abbiano dipendenze angolari simili. • Si possono,allora, usare degli orbitali idrogenoidi “distorti” per descrivere la struttura elettronica di un atomo con più elettroni. • Il campo elettrico prodotto dagli altri elettroni, però, rimuove la degenerazione degli orbitali con lo stesso numero quantico principale • La sequenza dei livelli energetici diviene allora la seguente ( si può det. sperimentalmente ) 1 s < 2 s < 2 p < 3 s < 3 p < 4 s < 3 d < 4 p..... Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-2 Università di Roma “ La Sapienza” • La situazione può essere descritta schematicamente come nel diagramma che segue • L’ordine degli orbitali dipende,inoltre, dal numero atomico Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-3 Università di Roma “ La Sapienza” Penetrazione e “Shielding” • Il quesito è: perchè gli orbitali “p” hanno energia maggiore degli “s” ? • Negli atomi polielettronici un elettrone risente di • attrazione del nucleo • repulsione degli altri elettroni L’effetto complessivo è che l’elettrone “vede” una carica nucleare effettiva Zeff = Z - S Shielding Costante di schermo • La differenza nella parte radiale delle funzioni d’onda significa una diversa Penetrazione • L’elettrone “s” può trovarsi sul nucleo (il “p” no ) • L’elettrone ,per esempio,2s “penetra” attraverso gli elettroni 1s che “schermano” gli elettroni esterni e risente in misura maggiore del 2p della carica nucleare • L’effetto combinato della “penetrazione” e dello “schermo” separa le energie degli elettroni 2s e 2p • Si tratta ora di vedere con quali regole si possono “assegnare” gli elettroni agli orbitali Principio di Esclusione di Pauli Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-4 Università di Roma “ La Sapienza” • Ogni orbitale è in grado di “ospitare” soltanto due elettroni (uno con ms = 1 2 ed uno con ms = − 1 2 ) • Si tratta,allora, di “riempire” la sequenza degli orbitali seguendo il principio dello AUFBAU Si dispongono gli elettroni negli orbitali ( non più di due elettroni per orbitale) cominciando da quelli ad energia minore in ordine di energia crescente • Si ottengono le cosiddette configurazioni Na ∧ Na I 1s2 2s2 2p6 3s Cl ∧ Cl I 1s2 2s2 2p6 3s2 3p5 Al+ ∧ Al II 1s2 2s2 2p6 3s2 • Si deve notare che esistono configurazioni meno stabili Na I Ne 3p (a ~ 16960 cm-1 dal fondamentale) Na I Ne 4s (a ~ 25700 cm-1 dal fondamentale) • Per ogni configurazione si possono avere vari stati di moto con energia diversa Termini e livelli spettroscopici Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-5 Università di Roma “ La Sapienza” • E’ il principio di Esclusione che porta all’esistenza stessa della tavola periodica degli elementi ed alle conseguenti PERIODICITA’ • Per esempio per le Energie di Ionizzazione èlungo un periodo la carica nucleare aumenta e,quindi, aumenta l’energia di interazione nucleoelettrone Li - Be , B -C - N , O - F - Ne è Gli orbitali p sono meno legati degli s ecc. Be - B è quando l’”Aufbau” porta ad accoppiare gli elettroni la repulsione fra questi è maggiore di quanto ci si attende da una semplice estrapolazione N -O è Un cambio di numero quantico principale significa una maggiore distanza ed un efficiente “schermo” da parte del guscio completo del periodo precedente Ne - Na Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-6 Università di Roma “ La Sapienza” • Vediamo,ora, di affrontare il problema degli atomi polielettronici in modo più rigoroso. • L’operatore Hamiltoniano, supponendo il nucleo fermo, è il seguente: ∇ i2 Z Ĥ = − ∑ −∑ +∑∑ 1 2 i i ri i j > i rij • La vera autofunzione dovrà quindi essere una Ψ che tiene conto complessivamente delle coordinate di tutti gli elettroni Ψ = Ψ ( x1 , y1 , z1 , x2 , y2 ,.. .xn , yn , zn ) Il moto di ogni elettrone dipende dal moto degli altri in quanto ognuno risente della posizione relativa degli altri attraverso il termine repulsivo 1 rij - Proprio questo termine impedisce di fattorizzare il problema , separare le variabili e risolvere la eq. di Schroedinger. - Non si puo’ nemmeno trattare il tutto perturbativamente perchè il contributo di questi termini è dello stesso ordine di grandezza degli altri • Si deve ricorrere a metodi approssimati METODO HF-SCF Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-7 Università di Roma “ La Sapienza” Metodo HF-SCF ( Self Consistent Field ) Campo Auto Coerente Auto Consistente • Dobbiamo usare la approssimazione monoelettronica e, quindi, continuare ad usare gli “spin-orbitali” MA possiamo scrivere la funzione d’onda poliettronica in accordo al principio di Pauli come prodotto antisimmetrizzato di funzioni monoelettroniche (determinante di Slater) O1 (1)α (1)K O1 (1)β(1)KO2 (1)α(1)K....K O N (1)β(1) ( ) O1 (2 )α(2 )KO1 (2 )β(2 )KKKKKKKK O N (2 )β(2 ) Ψ x1 , x2 ,...... z n = .......KKKK..........KKKKKKKKK........K .......KKKK..........KKKKKKKKK........K O1 (n )α(n )KO1 (n )β(n )KKKKKKKK O N (n )β(n ) = Det O1 , O1 , O2 , O2 , ..... ,ON N= n 2 n = numero deg li elettroni dove Oi è un orbitale (funzione delle sole coordinate spaziali) Oiα è uno spin orbitale (funzione delle coordinate spaziali e di quella di spin) • In questo modo assumiamo di poter descrivere la struttura elettronica con un unico determinante con orbitali tutti doppiamente occupati stiamo usando la forma piu’ semplice del metodo (valida per shell “chiuse”, stati di singoletto) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli .= ap-8 Università di Roma “ La Sapienza” • L’idea è quella di cercare la miglior forma analitica delle funzioni spaziali monoelettroniche Oi con il metodo variazionale. si cerca, quindi, il minimo del valore di aspettazione dell’energia della funzione scritta come determinante E = Det Ĥ Det detto in altri termini si usa come funzione di prova il determinante di Slater degli orbitali monoelettronici • Hartree e Fock hanno dimostrato che si ottiene, per ogni orbitale, una equazione, cosiddetta di Hartree Fock di forma identica alla eq. di Schroedinger: Autovalore dell’energia dell’ORBITALE F̂i Oi = ε i Oi ( i = 1,2,K , = N = n ; 2 n = numero elettroni ) Il singolo ORBITALE SPAZIALE ∇ i2 Z + V̂i HF = − 2 −r i ∇i2 Z n 2 − − + 2 J − K ∑ j j 2 ri j =1 Operatore di Fock (Hamiltoniano Effettivo) [ Dipartimento di Chimica ] Prof. Guido Gigli ap-9 Università di Roma “ La Sapienza” • In questo operatore sono identificabili: • due termini esatti relativi a - energia cinetica - potenziale nucleo - elettrone Costituiscono il cosiddetto Hamiltoniano di “core” nel senso che, per ciascun elettrone, non tengono conto degli altri • termini approssimati relativi alle interazioni elettrone-elettrone operatore di Coulomb Jj § J j (1) Oi (1) = O j (2 ) 1 O j (2 ) Oi (1) r12 da notare che - gli indici i e j identificano gli orbitali (per esempio 1s, 2p ecc.) - 1 e 2 indicano la generica coppia di elettroni che si sta considerando - l’integrazione è fatta sulle coordinate spaziali dell’elettrone 2 nell’orbitale j § il singolo termine della sommatoria rappresenta il potenziale repulsivo medio e locale, nella posizione assunta dall’elettrone 1 nell’orbitale i , generato dall’elettrone 2 nell’orbitale j. § È la parte di operatore da cui si originano, nella energia, questi termini repulsivi J ij = Oi J j Oi = Oi (1) O j (2) 1 Oi (1) O j (2) = r12 2 2 Oi ( 1 ) O j ( 2 ) =∫∫ dτ1dτ2 r12 in tutto simili all’integrale di Coulomb gia’ visto per l’atomo di Elio Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-10 Università di Roma “ La Sapienza” § Dalla forma dell’operatore si vede che dipende da tutti gli altri elettroni che occupano gli orbitali j mediati su tutto il volume § è un operatore cosiddetto locale perché il suo effetto sull’orbitale Oi dipende dal valore dell’orbitale a ciascuna specifica coordinata assunta dall’elettrone che lo occupa operatore di Scambio Kj P̂ij K j (1) Oi (1) = O j (2) 1 Oi (2) O j (1) = O j (2 ) O (2 ) Oi (1) r12 r12 j non ha analogo classico perché ha origine dalla antisimmetrizzazione della funzione d’onda complessiva e dalla presenza nell’Hamiltoniano dei termini di interazione 1 rij § ne derivano, nell’energia, termini simili all’integrale di scambio già visto per l’atomo di Elio (potenziale di scambio) K ij = Oi K j Oi = Oi (1) O j (2) 1 O j (1) Oi (2) = r12 Oi* (1) O j (1) O*j (2 ) Oi (2 ) =∫∫ dτ1dτ2 r12 § K j ( i ) è un operatore non locale perché non rappresenta un semplice potenziale definito univocamente nella posizione dell’elettrone 1. Il suo effetto quando è applicato all’orbitale Oi non dipende dal valore di Oi ad uno specifico valore della coordinata assunta dall’elettrone ma dal valore di Oi in tutto lo spazio: in effetti, a causa dello Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-11 Università di Roma “ La Sapienza” scambio, l’orbitale Oi dell’integrale è ora all’interno • nell’operatore di Fock [ ∇ i2 Z ∇i2 Z n 2 HF F̂i = − − + V̂i = − − + ∑ 2J j − K j 2 ri 2 ri j =1 • ] si puo’ notare che: § gli operatori di Coulomb e di Scambio vanno a costituire un potenziale “centrale” V̂i HF di cui risente l’operatore i-esimo § l’operatore di Coulomb compare con un coefficiente 2 perchè va considerata la repulsione di entrambi gli elettroni dell’orbitale j § l’operatore di scambio, viceversa, ha effetto soltanto per uno degli elettroni nell’orbitale j (quello con il medesimo spin dell’elettrone nell’orbitale i che si sta considerando); l’altro possibile termine di scambio si annulla per l’ortogonalità delle funzioni di spin Sia il termine di Coulomb che quello di Scambio dipendono dalla conoscenza degli altri orbitali che, all’inizio del calcolo, sono sconosciuti. Addirittura l’operatore di Fock ha la peculiare caratteristica di dipendere dalla sua stessa autofunzione K j (1) Oi (1) = ∫ O*j (2 ) Oi (2 ) 1 d τ 2 ⋅ O j (1) r12 non note “a priori” QUINDI per esempio, per l’elettrone 1 abbiamo F̂1 O1 = ε1 O1 Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-12 Università di Roma “ La Sapienza” •questa equazione può essere impostata e risolta se si conoscono le O j di tutti gli altri elettroni • Il problema è circolare e viene risolto in modo ITERATIVO 1. ) Si risolve (numericamente) F̂1 O1 = ε1 O1 ipotizzando le altre funzioni O j 2. ) con la nuova O1 si passa ad F̂2 O2 = ε 2 O2 - Si ripete il passo 2) sino all’elettrone n Si continua sino a che la Ψtot non differisce da quella precedente entro limiti prefissati • In conclusione si ottengono funzioni monoelettroniche autocoerenti che sono corrette per l’effetto dovuto all’interazione media tra gli elettroni • Da notare che : 1. ) Il potenziale usato è di tipo a simmetria centrale e la parte angolare delle Ψ risultanti è ancora quella di un atomo idrogenoide ; in effetti per la parte angolare delle Ψ vengono usate le armoniche sferiche Oi = f (r ) Ylm (ϑ, ϕ) ed è soltanto la parte radiale che viene variata nella procedura di ottimizzazione SCF Si può mantenere la classificazione in orbitali s, p, d ecc. Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-13 Università di Roma “ La Sapienza” 2. ) Anche se la parte radiale non è più quella degli atomi idrogenoidi (il potenziale non è piu’ soltanto il pot. di interazione nucleoelettrone ) il numero di “nodi” radiali viene conservato Si può continuare ad individuare gli orbitali come 1 s, 2 s ecc. • In sintesi le equazioni HF F̂i Oi = ε i Oi costituiscono un insieme di pseudo-equazioni agli autovalori in quanto l’operatore di Fock dipende dalle soluzioni stesse delle equazioni • Per quanto riguarda l’energia totale essa non è la somma delle energie dei singoli orbitali n2 Etot ≠ 2 ∑ εi i =1 perché in ciascuna di queste è già inclusa la interazione dell’elettrone i con tutti gli altri (interazione che è stata calcolata con gli operatori Jj e Kj ) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-14 Università di Roma “ La Sapienza” • La somma delle energie dei singoli orbitali va quindi corretta per evitare di contare due volte le interazioni interelettroniche n2 n2 n2 ( Etot = 2 ∑ εi − ∑ ∑ 2 J ij − K ij i =1 i j ) • Infine ciascuna energia ε i , con l’approssimazione detta di Koopmans, viene considerata pari all’energia necessaria per rimuovere l’elettrone dall’orbitale i nell’ipotesi che le funzioni che descrivono il moto degli altri elettroni non subiscano modifiche • • Si trascura, quindi, il riarrangiarsi del moto degli elettroni residui (si dice che se ne trascura il “rilassamento”) Tornando agli orbitali la cui forma analitica viene ottimizzata variazionalmente, essendo numerica la soluzione delle equazioni di Fock, le funzioni d’onda risultanti, in origine, non venivano rappresentate analiticamente ma mediante tabelle numeriche Roothaan (1951) introdusse la rappresentazione degli orbitali HF come combinazioni lineari di un insieme completo di funzioni note Funzioni di Base Set di Base ( in generale l’orbitale è espresso come una espansione Oi = ∑ ck ϕk ) k Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-15 Università di Roma “ La Sapienza” • Il vantaggio del metodo è che i coefficienti ( ck ) si trovano iterativamente usando l’algebra delle matrici ( adatta ai calcolatori ) e che la forma anlitica delle funzioni di base non viene modificata • La scelta del “set di base” è libera • Il metodo è AB INITIO nel senso che si fa uso soltanto dei principi primi e non di parametri “adattabili” ai casi concreti • Un insieme di funzioni usato come “ set di base”, e che ha un chiaro significato fisico, è quello degli Orbitali Tipo Slater −ξ STO r a0 N r ( n −1) e Yl , m ( θ , φ ) da notare la somiglianza con le Ψ idrogenoidi. Il polinomio di grado n-1 viene sostituito con il solo termine “più pesante“ ( r n-1 ) • Attualmente, per rendere piu’ facile il calcolo degli integrali, si preferiscono, prevalentemente, “set” di base che fanno uso di varie funzioni gaussiane la cui combinazione cerca di simulare gli orbitali STO 1s STO 3 gaussiane 1 gaussiana Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-16 Università di Roma “ La Sapienza” • I risultati dei calcoli HF riproducono, e ne forniscono una giustificazione per l’uso, la nota distribuzione a “ gusci “ della densità elettronica radiale • Anche dal punto di vista quantitativo i risultati HF sono in accordo con le esperienze - per la funzione d’onda ( Densità elettronica radiale ) - per le energie He Stato fondamentale HF “vero” (nonrelativistico) 1s Li HF -25.0 eV Potenziale di Ionizzazione 24.6 eV Stato fondamentale HF “vero” Dipartimento di Chimica -77.9 eV -79.0 eV -202.3 eV -203.5 eV Prof. Guido Gigli ap-17 Università di Roma “ La Sapienza” • Anche le singole energie di ionizzazione e la periodicità di queste sono ben riprodotte Energia di ionizzazione/MJ mol-1 elettrone rimosso orbitali risultanti app. di Koopmans calcoli HF sperimentale Ne 1s 2s 2p 1s2s22p6 1s2s2p6 1s2s22p5 Ar 1s 2s 2p 3s 3p 1s2s22p63s23p6 1s2s2p63s23p6 1s2s22p53s23p6 1s2s22p63s3p6 1s2s22p63s23p6 Dipartimento di Chimica 86.0 5.06 1.94 83.80 4.76 1.91 83.96 4.68 2.08 311.35 308.25 32.35 31.33 25.12 24.01 3.36 3.20 1.65 1.43 309.32 23.97 2.82 1.52 Prof. Guido Gigli ap-18 Università di Roma “ La Sapienza” • In linea di principio si dovrebbe usare un numero infinito di funzioni di base in pratica se ne usa un numero finito • Per calcoli o rappresentazioni più grossolane è scomodo usare la combinazione di molti STO Slater propose di usare una singola funzione ( STO ) dove ξ= Z −S n* rn Z = numero atomico S = costante di schermo n* = parametro che varia con il numero quantico * −1 Questi parametri sono ricavabili con regole fornite originariamente dallo stesso Slater ed in seguito modificate Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-19 Università di Roma “ La Sapienza” Correlazione Elettronica • Le Ψ HF – SCF tengono conto della interazione fra gli elettroni in modo mediato Dovremmo considerare la interazione istantanea infatti il moto degli elettroni è correlato • In una qualche misura anche le Ψ HF – SCF tengono conto della correlazione in quanto soddisfano il principio di Pauli Le Ψ vanno a zero per elettroni con il medesimo spin che si trovano nello stesso punto dello spazio (nelle Ψ HF-SCF si può parlare di Buca di Fermi ) • La Energia di Correlazione viene definita come ECorr = E esatta non Re l.. − E HF ECorr Eesatta non < 10 −2 E HF pressochè corretta Re l. MA E tot è grande E c =-1000 eV COME I LEGAMI CHIMICI Dipartimento di Chimica ECorr ≅ 5 eV Prof. Guido Gigli ap-20 Università di Roma “ La Sapienza” • Per tener conto della correlazione istantanea • si introduce esplicitamente la distanza interelettronica nella funzione d’onda • si usa il metodo CI (Configurations Interaction ) Ψ = ∑ Ci Di i Di sono i determinanti di Slater per - stato fondamentale - stati eccitati di § 1 elettrone § 2 elettroni § tutti “ (FCI) Full CI • I coefficienti Ci possono essere ottimizzati con il metodo variazionale • Numericamente il problema diventa rapidamente non facile da trattare ( Determinanti enormi ) • Se si usasse • un set base completo • tutti i possibili Di Il metodo sarebbe ESATTO Dipartimento di Chimica HF – FCI Prof. Guido Gigli ap-21 Università di Roma “ La Sapienza” Costanti del Moto • Ci siamo occupati di trovare, per quanto possibile, autofunzioni ed autovalori di Ĥ • Per l’atomo idrogenoide avevamo visto che le classificazioni degli elettroni e delle configurazioni era fatta sulla base di numeri quantici che governavano altre caratteristiche ( oltre la Energia Totale ) del moto degli elettroni ( Momento angolare totale, componente lungo un asse del Momento Angolare ) Quello che abbiamo fatto,in linea di principio, è stato interessarci di altre costanti del moto cioè di altri autovalori di operatori che commutano con Ĥ INFATTI In questa ipotesi la Ψ per cui Ĥ Ψ = E Ψ è anche quella per cui Â Ψ = a Ψ a ed i numeri quantici in a non dipendono dal tempo Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-22 Università di Roma “ La Sapienza” • Si dice che questi numeri quantici sono: Buoni Numeri Quantici per la classificazione degli elettroni siano interessati ad individuarli • Quando un operatore “ quasi commuta “ con Ĥ si possono avere numeri quantici “quasi” buoni • tipicamente Hˆ = Hˆ 0 + λ Hˆ 1 [Aˆ , Hˆ 0 ] = 0 ma [Aˆ , Hˆ 1 ] ≠ 0 • per λ piccolo i numeri quantici associati ad  variano poco con il tempo e sono quasi buoni • Si può vedere che: • Senza l’interazione SPIN-ORBITA Ĥ commuta con operatori composti relativi al momento angolare di Spin di tutti gli elettroni r r r r r r L = L1 + L2 + K S = S1 + S2 + K abbiamo dei buoni numeri quantici L ed S • Con l’interazione SPIN-ORBITA r r r r r r J 1 = L1 + S1 Ĥ commuta soltanto con J = J 1 + J 2 + K r r r J 2 = L2 + S 2 • Si usano QUINDI due schemi: ♦ RUSSEL SAUNDERS ♦ ACCOPPIAMENTO JJ Dipartimento di Chimica Modello Vettoriale dell’ Atomo Prof. Guido Gigli ap-23 Università di Roma “ La Sapienza” Modello Vettoriale – Accoppiamento RUSSEL-SAUNDERS • Il primo metodo ( che vedremo in dettaglio ) è adatto per gli atomi leggeri mentre il secondo lo è per quelli più pesanti r r r • I vettori L , S , e J rappresentano delle entità trattabili con la quantomeccanica per le quali r L = L(L + 1) h r S = S (S + 1) h r J = J ( J + 1) h L, S , J sono numeri quantici • Di nuovo si possono usare vari metodi per ricavare • le somme vettoriali ed i numeri quantici Usiamo il metodo della somma delle componenti Consideriamo,per esempio, due elettroni ( l1=2, l2=1) l1=2 l2=1 +2 +1 +1 0 0 -1 -1 -2 = = ml1=l1z/h ml2=l2z/h combinando ciascuno degli me o l z si ha M L = ∑i ml i Lz = ∑ i li z infatti si può costruire una tabella L 3 2 ML +3 +2 +1 0 -1 -2 +2 +1 0 -1 -2 +1 0 -1 1 da cui -3 M L = + L, L − 1, L − 2, K − L = Lz h L = (l1 + l2 ), l1 + l2 − 1, K , l1 − l2 Serie di Clebsch-Gordan (soltanto per due elettroni) Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli ap-24 Università di Roma “ La Sapienza” • Analogamente per S ed Sz si ha M S = S z / h = S , S − 1K − S M S = ∑ ms i i • Per J e Jz = Lz + Sz M J = J z / h = J , J − 1, J = ( L + S ), L + S − 1, Serie di ClebschGordan −J L−S • Ora siamo in grado di scrivere i simboli spettroscopici per atomi polielettronici secondo la solita convenzione 2 S +1 L = 0 S LJ 1 P 2 D 3 F • Consideriamo, per esempio, l’atomo di litio configurazione 1 s 2 2 s • Possibili valori di ML ? M L = ml1 + ml 2 + ml3 = 0 + 0 + 0 = 0 • valori possibili di L ? (ML = L, L-1 ML = 0 → L=0 -L) • valori di MS ? M S = ms1 + ms 2 + ms 3 = + 1 2 − 1 2 ± 1 2 M S = +1 2, −1 2 • valori di S ? (MS = S, S-1, M S = 1 2 ,−1 2 Dipartimento di Chimica → S =1 2 -S ) Prof. Guido Gigli ap-25 Università di Roma “ La Sapienza” 1 s 2 2 s si ha quindi per L=0 S =1 2 2 S J = L + S , L + S − 1. . .. . . L − S L + S =1 2 L − S =1 2 2 S1 2 • Per la configurazione eccitata 1s2 2 p M L = 0 + 0 +1 = 1 0+0+0=0 0 + 0 −1 = −1 L =1 1 + 1 1 1 1 2 M S = + ,− , ± = S = 2 2 2 1 2 − 2 2 P J =3 2 , 12 2 P1 2 2 P3 2 • Si ha ancora la “gerarchia” Configurazione Termine Livello Stato 1s2 2 s 2S 2 S1 2 ( per esempio ) → Dipartimento di Chimica 1s2 2 p 2P 2 P1 2 2 P3 2 2 S1 2 ed M J specificato Prof. Guido Gigli ap-26 Università di Roma “ La Sapienza” • Consideriamo l’atomo di Carbonio • configurazione 1 s 2 2 s 2 2 p 2 E’ utile costruire una tabella dei valori possibili di M L ed M S ( è sufficiente considerare gli elettroni in shells non completamente riempite ) Gli elettroni p hanno ml = +1, 0 , − 1 ed ms = + 1 2 , − 1 2 Il campo dei valori possibili di ML è +2 ÷ -2 e di MS è 1 ,0 ,-1 • Riempiamo le caselle della Tabella con tutte le combinazioni possibili (permesse dal principio di esclusione ) ( ms = + 1 2 → + , ms = −1 2 → − ) e deriviamo i simboli dei termini MS 1 −1 0 ML 2 1 + + + − 3P 1,1 1,1 L=1 S=1 MS = 1,0,-1 ML = 1,0,-1 + + + − − + − − 1,0 1, 0 1, 0 1,0 + 0 + 1 ,− 1 + − − + 1 ,− 1 1 ,− 1 − − 9 microstati 1 ,− 1 1D + − 0,0 −1 −2 + + − 1,0 + − − 1,0 + − − 1 ,− 1 Dipartimento di Chimica − + − 1, 0 L=2 S=0 5 microstati − − − 1,0 1S L=0 S=0 1 microstato Prof. Guido Gigli ap-27 Università di Roma “ La Sapienza” • Quindi dalla configurazione 2p2 si originano i tre termini 3P 1D 1S considerando l’accoppiamento spin-orbita ( J = L+S, L+S-1……. L − S ) 3P 2 3P 1 3P 0 1D 2 1S 0 • vediamo meglio, con un esempio, perché differenti termini e differenti livelli hanno energie diverse: + − + − § gli stati di moto 1 , − 1 (del ed 1 ,1 (del 1D) hanno energia diversa perché c’è una diversa repulsione interelettronica in quanto i due elettroni sono, in un caso, nello stesso orbitale e, nell’altro, in orbitali diversi + 3P) − § gli stati di moto 1 , − 1 (del 3P) + ed + 1 , − 1 (del 3P) hanno energia diversa a causa della differente entita’ della interazione spin-orbita QUINDI § i TERMINI differiscono per la repulsione interelettronica § i LIVELLI differiscono per accoppiamento spin-orbita Dipartimento di Chimica un diverso Prof. Guido Gigli ap-28 Università di Roma “ La Sapienza” configurazione termini livelli 1S 1S 0 1D 1D stati 2 3P 2 3P 1 3P 1 p2 • Per sapere come sono disposti in energia questi livelli si usano le regole di HUND 1 ) A parità di configurazione il livello più stabile è quello a maggiore molteplicità di spin ( S più grande) 2 ) Per livelli con pari S è più stabile quello con L maggiore 3 ) In relazione al J : quando una shell è riempita meno della metà i livelli più stabili sono quelli con J più basso e viceversa • Nel caso del Carbonio le regole funzionano, infatti: Dipartimento di Chimica 1 S0 21648.4 cm-1 1 D2 10193.7 cm-1 3 P2 43.5 cm-1 3 P1 16.4 cm-1 3 P0 0 cm-1 Prof. Guido Gigli ap-29 Università di Roma “ La Sapienza” Dipartimento di Chimica Prof. Guido Gigli