Fondamenti di epidemiologia e statistica SM Romano. Dip.Area Critica Medico-Chirurgica, Università degli Studi di Firenze Clin. Med. Cardiol. FI EPIDEMIOLOGIA = studio della frequenza e della dinamica dello stato di salute DESCRITTIVA) di una popolazione (EPIDEMIOLOGIA e delle relazioni causali in rapporto alla salute dell’uomo (EPIDEMIOLOGIA CAUSALE) EPIDEMIOLOGIA CLINICA = fornisce al medico un insieme di metodi che permettono di leggere criticamente la letteratura scientifica, di trarne preziose informazioni o, ancora, di contribuire direttamente allo sviluppo della conoscenza scientifiche. L’ECCESSIVO RICORSO AI FARMACI ED AI TEST DI LABORATORIO HA COMINCIATO AD INGENERARE UN CERTO MALESSERE inducendo uno stimolo alla Epidemiologia Clinica cioè a studiare una disciplina che fosse capace di predisporre le indagini e/o i trattamenti su basi scientifiche. L’aumento dei costi ha poi reso necessario che fossero espressi esplicitamente i termini delle decisioni cliniche. Questo ha accresciuto l’interesse per la metodologia permettendo di ridurre, a partire da criteri scientifici, gli sprechi, gli esami ed i trattamenti inefficaci. STATISTICA ed EPIDEMIOLOGIA: perché sono così importanti? Caratteristiche di un test diagnostico: Precisione Accuratezza Precisione “coerenza di risultati tra osservazioni diverse” La precisione di una misura dipende dunque dalla sua riproducibilità (o ripetibilità se in condizioni “ottimali” Riproducibilità Per valutare la riproducibilità di un test diagnosti si deve valutare il grado di concordanza tra diver prove ripetute: •Concordanza intra-osservatori esempio: Lo stesso clinico effettua due volte il test sugli stessi pazienti •Concordanza inter-osservatori esempio: due clinici differenti effettuano lo stesso test sugli stessi pazienti. In generale: Specificità: cioè ridurre il rischio di considerare malati quelli che non lo sono (p.e. se dobbiamo fare un trattamento altamente invasivo è bene tenere la specificità alta); Sensibilità: ridurre il rischio di perdere i patologici (si usa in genere negli studi di popolazioni, quindi potrebbe essere bene avere anche falsi positivi in modo da non perdere nessun caso). Prevalenza: è data dal numero di individui, in una popolazione, portatori di “quella” condizione in un dato momento. Quesito: i ricercatori vogliono disporre di un gruppo di riferimento i cui risultati, per un trattamento sperimentale, siano realmente indicativi per individuare a priori i risultati che si possono avere per un soggetto qualsiasi che riceve lo stesso trattamento sperimentale. Concetto di RANDOMIZZAZIONE L’INDIVIDUO E LA POPOLAZIONE La pratica clinica è dominata dal rapporto medico-paziente (relazione MEDICO-PAZIENTE) che, per definizione, è unico. Per il medico pratico, ciascun paziente è particolare. IL PAZIENTE MEDIO NON ESISTE. L’INCONVENIENTE DI QUESTA CONDIZIONE PRIVILEGIATA è che l’individuo sfugge a qualsiasi legge “generalizzata”. Non possiamo essere sicuri che le manifestazioni della malattia saranno tipiche, che la risposta al trattamento sarà quella descritta nei manuali, ecc. APPROCCIO DI POPOLAZIONE Il singolo paziente è contemporaneamente un individuo unico ed il membro di una popolazione, cioè di un gruppo di individui con i quali egli condivide alcune caratteristiche. L’approccio di POPOLAZIONE, o approccio epidemiologico, ha un interesse per il clinico, poiché contrariamente all’individuo, una popolazione può essere descritta statisticamente. “Voi non potrete mai predire ciò che un individuo farà, ma voi potete dire con precisione ciò che farebbe la media dei soggetti di un gruppo”. Quindi per un paziente appartenente ad un certo gruppo permette al medico di valutare un certo numero di ipotesi diagnostiche, l’effetto del trattamento o altre conseguenze della decisione clinica in termini di probabilità. Applicando all’individuo, di un certo gruppo, una probabilità media della popolazione a cui appartiene, è una procedura ragionevole: LA PREDIZIONE SI APPLICA ALL’INDIVIDUO MEDIO. Ma gli individui variano sul piano biologico, sociale o comportamentale. Esistono una variabilità intraindividuale ed una interindividuale che si può prendere in considerazione con l’approccio epidemiologico. VARIABILITA’ VARIABILITA’ INTRAINDIVIDUALE La seconda fonte di variabilità proviene dal fatto che il fenomeno misurato può variare nello stesso individuo. Anche quando le misure si ripetono, le fluttuazioni possono essere dovute a ragioni tecniche (legate all’apparecchio di misura) o perché i fenomeni misurati variano naturalmente (variazioni biologiche, stagionali, comportamentali). La misura di conseguenza non è perfettamente riproducibile. VARIABILITA’ VARIABILITA’ INTERINDIVIDUALE DISUTRIBUZIONI = Gli individui sono simili (non uguali) e quindi possono essere descritti da una variabilità interindividuale che può descriversi con la distribuzione dei valori osservati. Lo studio della distribuzione si esegue attraverso le nozioni di media, varianza, deviazione standard e di percentili.