Semiotica a.a.2009-10 Modulo frequentanti, Ruggero Ragonese Termine presente in Galeno= medicina La semiotica, o semiologia, è la disciplina che studia i segni. Il termine, infatti, deriva dall'antico termine greco "σημεῖον" (semeion), che significa "segno". Eco: De interpretatione di Aristotele è testo semiotico «Dei segni, dunque, secondo costoro, alcuni sono rammemorativi, altri indicativi. Chiamano segno rammemorativo quello che, osservato insieme con la cosa designata in maniera evidente, appena si presenta, se questa è avvolta nell’oscurità, conduce a ricordare la cosa ch’è stata osservata insieme con esso segno e che non si presenta ora in maniera evidente, come avviene per il fumo e il fuoco. E, invece, dicono, indicativo il segno, che, non osservato insieme con la cosa designata in maniera evidente, pure, per la propria natura e costituzione, segnala ciò di cui è segno, così, p.e., i movimenti del corpo sono segni dell’anima. [Onde, anche, definiscono questo segno così: è segno indicativo un enunciato, che in sana connessione precedendo, è discopritore di ciò che consegue].» Sesto Empirico, Schizzi pirroniani, pp. 80-82, tr. di O. Tescari, Laterza, Bari 1988 La logica stoica si caratterizza in forma specifica quando diventa studio del segno e della sua funzione logica (noi diremmo semiotica o semiologia); in questo contesto di ricerca essa invita in particolare a compiere una distinzione tra «segni rammemorativi» e «segni indicativi» e mette in luce un metodo di costruzione del significato non riconducibile alla semplice definizione, come accade nella logica aristotelica. Esistono infatti dei segni che ci richiamano alla mente, con pienezza, realtà già conosciute e solo momentaneamente non presenti (ad esempio il fumo ci richiama alla mente il fuoco, il nome Dione ci ricorda l’amico assente); in tal caso tra segno e realtà possiamo costruire un rapporto di equivalenza logica; questi sono «segni rammemorativi». Segno= Aliquid stat pro aliquo (Quintiliano) Friedrich Ludwig Gottlob Frege (1848-1925) Über Sinn und Bedeutung, in Zeitschrift für Philosophie und philosophische Kritik, C.1872 Il problema dell’uguaglianza porta a riflettere sul concetto di segno. Infatti se a = a, è vero a priori, a = b, va verificato. È solo una relazione fra i segni, o anche fra i designati? Ogni segno è legato a qualcosa di designato, il cosiddetto Significato (Bedeutung), ma anche al modo con cui esso è espresso, il Senso (Sinn). Segno o Nome: una espressione in grado di fare le veci di un nome proprio, il cui significato sia un oggetto determinato, ma non un concetto o una relazione. Il nome proprio è una espressione che designa un oggetto particolare. Rapporto Segno-Senso Significato: un segno ha un senso determinato, e questo, a sua volta, un significato determinato. Un significato, non ha invece un unico senso, ma più sensi. Non sempre una frase, per quanto possa avere un senso, ha un significato determinato. Rappresentazione (Bild): immagine prodotta dal soggetto su un senso e significato. Essa è soggettiva. Quindi: Rappresentazione(soggetto) - Senso (universale per entrambi) Significato (oggetto). Parole, enunciati ed espressioni si possono distinguere per rappresentazione, senso o significato o per tutti e due contemporaneamente. Nell’enunciato: il pensiero è il senso; il valore di verità è il significato. Nel giudizio si vede se l’enunciato è Vero o Falso. C’è il passaggio dal senso al significato. Il giudizio quindi è il progredire dal pensiero al suo valore di verità. Frege stesso esemplifica il concetto con la metafora della luna osservata attraverso un cannocchiale: la luna è il significato, l'immagine sulla retina è la rappresentazione (soggettiva e diversa per ciascuno), mentre l'immagine sulla lente del cannocchiale è il senso (oggettivo, ma variabile a seconda del punto di osservazione). Interpretante (Pierce) Referenza (Ogden Richard) Senso (Frege) Intensione (Carnai) Designatum (Morris 1938) Significatum (Morris 1946) Concetto (Saussure) Connotazione, connotatum (Stuart Mill) Immagine mentale (Saussure, Pierce) Contenuto (Hjelmslev) Stato di coscienza (Buyssens) Segno (Pierce) Simbolo (Ogden Richard) Veicolo segnino (Morris) Espressione (Hjelmslev) Representamen (Peirce) Sema (Buyssens) Oggetto (Peirce) Denotatum (Morris) Significato (Frege) Denotazione (Russell) Estensione (Carnap) Saussure, (1857-1913 Ginevra) Corso di linguistica generale 1916 Pubblicato da Bally e Sechehaye La teoria del pensiero come massa amorfa • Il pensiero non è indipendente dalla lingua in cui si esprime: fatta astrazione dalla sua espressione in parole, il nostro pensiero non è che una massa amorfa. • Preso in se stesso, il pensiero è come una nebulosa in cui niente è necessariamente delimitato. Non vi sono idee prestabilite, e niente è distinto prima della apparizione della lingua • (cfr. schema in Traini 2006: 42) • La lingua elabora le sue unità costituendosi tra due masse amorfe • Termine linguistico= un’idea si fissa in un suono e un suono diviene il segno di un’idea Io dico: “.....” Vuol dire mettere a posto la realtà che ci circonda, descrivendola Comunicazione fra due individui Langue= aspetto condiviso e sociale Parole= realizzazione del segno linguistico Atto individuale Emetto suoni, questi suoni equivalgono a pensieri Ma qual è la differenza fra i suoni e il pensiero? I nostri suoni vengono riconosciuti come significanti perché fanno parte di uno schema Ogni parola che io vi sto dicendo è unica, qui e ora, ma ha un senso generale per tutta la massa dei parlanti che la adopera “La lingua non è completa in un singolo individuo, ma è completa solo nella massa” (Corso, 23) Avremo quindi un elemento che manifesta il messaggio: l'immagine acustica E un elemento che ne permette la comprensione: Il concetto “Noi chiamiamo segno la combinazione del concetto e dell'immagine acustica: ma nell'uso corrente questo termine designa generalmente soltanto l'immagine acustica, per esempio una parola (arbor ecc.). Si dimentica che se arbor è chiamato segno, ciò è solo in quanto esso porta il concetto ‘albero’, in modo che l'idea della parte sensoriale implica quella totale. L'ambiguità sparirebbe se si designassero le tre nozioni qui in questione con dei nomi che si richiamano l'un l'altro pur opponendosi. Noi proponiamo di conservare la parola segno per designare il totale, e di rimpiazzare concetto e immagine acustica rispettivamente con significato e significante: questi due termini hanno il vantaggio di rendere evidente l'opposizione che li separa sia tra loro sia dal totale di cui fanno parte. Quanto a segno, ce ne con tentiamo per il fatto che non sappiamo come rimpiazzarlo, perché la lingua usuale non ce ne suggerisce nessun altro”. Arbitrario e convenzionale Il modo tipicamente saussuriano di opporre piano astratto (mentale) e piano concreto (materiale) si comprende meglio considerando altre due fondamentali caratteristiche, tra loro strettamente legate, del segno linguistico e della "langue": la loro arbitrarietà e convenzionalità. Queste prerogative, inoltre, investono tanto il segno nel suo complesso quanto entrambe le parti coinvolte nella sua funzione segnica. Cominciamo dalla parte più semplice, l'arbitrarietà, della quale, tanto per iniziare, possiamo mantenerne la nozione ingenua dell'uso ordinario, salvo poi precisarne il significato dopo averne esaminato le principali manifestazioni. Che il significante sia arbitrario riesce abbastanza intuitivo: se esistesse una ragione intrinseca per cui un dato concetto debba essere espresso con una particolare immagine fonica, non capiremmo, ad es., perché il concetto per 'albero' debba essere espresso in modo diverso in italiano, albero, in francese, arbre, in cinese, shù, in giapponese, ki, e così via: in tutte le lingue dovremmo ritrovare grosso modo la stessa espressione, il che chiaramente non è. Significante lineare= catena Lineare, la catena dei significanti segue il tempo e si porta dietro anche la catena dei significati Seguendo il corso del tempo, gli atti individuali finiscono per mutare anche la langue. La Langue è troppo complessa per essere capite dal singolo nella sua completezza, ma l'insieme dei soggetti che la parlano finisce per cambiarla La storia mantiene il sistema lingua, ma lo modifica • Ci sono poi l’aspetto stabile e l’aspetto evolutivo, che aprono due diverse prospettive di studio della lingua, una prospettiva sincronica e una diacronica. • Qual è dunque l’oggetto della linguistica? Il linguaggio è un oggetto estremamente complesso che si può affrontare da prospettive molteplici Linguistica statica= stabilire principi fondamentali di ogni sistema idiosincrasico, i fattori costitutivi di ogni stato di lingua” Identità e valore • Quelli visti fino ad ora sono alcuni degli elementi che aiutano a comprendere lo stato di una lingua. Per completare il quadro, è necessario riflettere ancora sui concetti interrelati di identità e di valore • L’identità di un elemento del sistema è sempre data dalle relazioni che esso intrattiene con altri elementi, dalle posizioni che ciascun elemento ricopre e dalle differenze che lo caratterizzano • L’identità è data cioè dal valore (cfr. ancora l’esempio degli scacchi: un cavallo può essere identico a un altro perché ha un certo valore) Il valore • La lingua è un sistema di valori, cioè un sistema di elementi che intrattengono relazioni • Quando si pensa al valore di una parola si intende generalmente la proprietà che essa ha di rappresentare un’idea. Questo è uno degli aspetti del valore linguistico • Ma in che cosa il valore differisce significazione, di cui è un elemento? dalla La significazione • Ogni unità linguistica è caratterizzata non dalla materia di cui è fatta (la sostanza di un concetto o un suono), ma dal valore che essa acquista in relazione agli altri elementi linguistici: Significante significante significante ________ _________ __________ Significato significato significato • Il concetto di valore mostra come sia illusorio considerare un termine solo come l’unione di un suono con un concetto: non si può isolare un termine dal sistema di cui fa parte e dagli altri elementi con cui intrattiene relazioni • La lingua è un sistema di cui tutti i termini sono solidali e in cui il valore dell’uno non risulta che dalla presenza simultanea degli altri • Il valore di un qualunque termine è determinato da ciò che lo circonda: il contenuto di un significante è dato dal suo significato e dai rapporti oppositivi e differenziali che l’intero segno intrattiene con una serie di altri segni. Il valore • Una parola può essere scambiata con qualcosa di diverso: un’idea, inoltre, può venire confrontata con qualche cosa di uguale natura, e cioè con un’altra parola • Il suo contenuto non è veramente determinato che dal concorso di ciò che esiste al di fuori. Il valore • Ogni singola parola non può acquisire il suo valore nella lingua in modo indipendente dalle altre parole di quella lingua • Facendo parte di un sistema, una parola è rivestita non soltanto di una significazione, ma anche e soprattutto di un valore L’idea di differenza • La lingua non comporta né delle idee, né dei suoni che preesistono al sistema linguistico, ma soltanto delle differenze concettuali e foniche uscite da questo sistema • Sono le differenze foniche che determinano la significazione, e solo le differenze concettuali ispirano quelle foniche L’idea di differenza • “Ciò che importa nella parola non è il suono stesso, ma le differenze foniche che permettono di distinguere questa parola da tutte le altre, perché sono tali differenze che portano la significazione. Può darsi che la cosa stupisca; ma dove sarebbe in verità la possibilità del contrario? Poiché non vi è immagine vocale che risponda più di un’altra a ciò che è incaricata di dire, è evidente, anche a priori, che mai un frammento della lingua potrà essere fondato, in ultima analisi, su alcunché di diverso dalla sua non coincidenza col resto (continua…) • “Arbitrario e differenziale sono due qualità correlative (…) Ogni idioma compone le sue parole sulla base di un sistema di elementi sonori ciascuno dei quali forma una unità nettamente delimitata (…) Ora ciò che li caratterizza non è, come si potrebbe credere, la loro qualità propria e positiva, ma semplicemente il fatto che essi non si confondono tra loro. I fonemi sono anzitutto delle entità oppositive, relative e negative” (Saussure, cit., tr. it. p. 144) • La lingua si forma per differenze: queste differenze sono negativa (valori negativi) quando riguardano solo i significanti o solo i significati • Per esempio, io, anche non conoscendo l'inglese, capirò la differenza di suoni fra home e horse. Ma.. • “dire che tutto è negativo nella lingua, è vero soltanto del significato e del significante presi separatamente: dal momento in cui si considera il segno nella sua totalità, ci si trova in presenza di una cosa positiva del suo ordine. Un sistema linguistico è una serie di differenze di suoni combinate con una serie di differenze di idee, ma questo mettere di faccia un certo numero di segni acustici con altrettante sezioni fatte nella massa del pensiero genera un sistema di valori” (Saussure, cit., tr. it. p. 145-146) • La lingua come sistema di segni è un formata su valori positivi: non percepisco solo la differenza fra significanti, ma fra segni. • Nella lingua inglese la differenza fra home e horse non si limita alla differenza dei suoni, ma anche dei concetti ad essi correlati (cavallo e casa) Sintagmi e associazioni • In uno stato della lingua tutto poggia su rapporti e differenze, che esistono in sfere distinte e che corrispondono a due forme della nostra attività mentale: Concateniamo delle unità, le mettiamo in ordine di successione lineare (ordine sintagmatico): il rapporto è basato sul carattere lineare della lingua Le combinazioni che così si ottengono sono definite dei sintagmi Il rapporto è dunque sintagmatico e in praesentia (es. parole, membri di frase, frasi intere, locuzioni fatte come “spezzare una lancia”) Ma le unità le associamo anche in absentia, tenendo presente una serie mnemonica virtuale (ordine associativo/del paradigma): gli elementi che hanno qualcosa in comune si associano cioè nella memoria Es. il termine insegnare può collegarsi a parole quali insegnamento, insegnante, didattica, istruzione. Riepilogo • Saussure getta le basi della linguistica strutturale, ma occupandosi di lingue naturali comprende la necessità di fondare una disciplina che vada oltre la stessa linguistica: la semiologia, cioè una scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale • Concetti e dicotomie principali: • Langue e parole • Il segno come entità a due facce • L’arbitrarietà e la linearità del segno (maggiormente comprensibili grazie all’introduzione del concetto di valore, e quindi all’idea di un principio di classificazione dell’esperienza che varia da civiltà a civiltà) • Sincronia e diacronia • Identità e valore • Rapporti sintagmatici e rapporti associativi