Poster Poster SERVIZI DI IGIENE ALIMENTI E NUTRIZIONE E STRATEGIE DI POPOLAZIONE CONTRO LOBESITÀ 80 Abitudini alimentari dei bambini stranieri Cataldo F*, Pacchin M**, Di Martino L*** e il Gruppo di Lavoro Nazionale per il bambino immigrato della Società Italiana di Pediatria° *Dipartimento Materno Infantile. Università di Palermo **Ufficio di Valutazione Epidemiologica.Azienda ULLS 6 di Vicenza ***Dipartimento Pediatria AORN Santobono-Pausilipon, Napoli °Gabrielli O, Bonin P, Centomo T, Finco M, Scala R, Fonti A, Musumeci S, Montesanti M, Lipari G, Quinci MG, Prodi M, Quarto B, Martemucci L, Bona G, Saccagno A, Zaffaroni M, Accomando S, Colajanni A, Fragapane ML, Grillo M, Montaperto D, Pitarresi N, Scafidi G, Varrica D Introduzione: In Italia la presenza di minori stranieri va assumendo rilevanza crescente. Nel 2005 erano 490000(18% degli stranieri) e le etnie 194. Tra le diversità culturali, rilevanza peculiare assumono le abitudini alimentari, connesse alle tradizioni e agli stili di vita. Nel 2003-04 il Gruppo di Lavoro Nazionale del bambino immigrato ha svolto unindagine multicentrica nazionale sulle abitudini alimentari dei bambini stranieri. Obiettivi: Valutare la durata dellallattamento materno e le modalità dello svezzamento nei primi 2 anni di vita;analizzare le abitudini alimentari della 2^ e 3^ infanzia e individuare il modello adottato nel Paese di immigrazione; rilevare eventuali errori nellalimentazione. Metodologia: È stato redatto un questionario a risposta multipla rivolto ai bambini immigrati e alle loro madri. La 1^ parte registra i dati anagrafici del bambino e dei familiari, la 2^ (contenente 17 domande)le abitudini alimentari nei Paesi di origine e quelle assunte nei Paesi di accoglienza, la 3^ la durata dellallattamento materno e le modalità dello svezzamento. Lo studio ha riguardato 640 bambini. Hanno partecipato le Cliniche pediatriche di Ancona, Palermo, Napoli e Novara, la pediatria di Lucca, i pediatri di Bassano (VI) e le scuole di Catania, Mazara (TP) ,Modena, Napoli e Palermo. Risultati: Il 50% dei bambini proviene dal Nord Africa, il 16% dallEst Europa, il 15% dallIndia. Il 56% è nato in Italia e il 75% dei bambini ricongiunti risiede in Italia da più di 3 anni. Si evidenzia una maggior durata dellallattamento materno rispetto ai bambini italiani. Su 311, il 47% a 12 mesi era allattato al seno: il 17% in maniera esclusiva e il 30% complementare;a 24 mesi il 4% esclusivamente e il 26% con aggiunta. Da segnalare che il 3% è stato alimentato con latte vaccino nei primi 3 mesi di vita. Lo svezzamento avviene in epoca e con modalità simili a quelle degli italiani senza particolari differenze tra etnie; si nota però unintroduzione precoce di cereali contenenti glutine: il 31% assume frumento tra il 3° e 4° mese; precoce anche lintroduzione di carne e pesce: il 12% tra il 3° e 4° mese. LOMS considera limite ottimale di inizio del divezzamento il 6° mese. I bambini della 2^ e 3^ infanzia tendono ad assumere le abitudini degli italiani: hanno unalimentazione varia e completa. Su 625, il 16% preferisce i cibi del paese di origine, il 25% quelli italiani e per il 58% non si riscontrano preferenze. Le difficoltà a seguire le tradizioni alimentari del paese di provenienza sono legate alla impossibilità di reperire gli alimenti originari(33%) e al troppo tempo richiestoper la preparazione (30%) che risulta inferiore a quello impiegato nel paese di origine: >2 ore per il 4% delle donne in Italia e per il 10% delle donne nel paese nativo, prova che le immigrate seguono i costumi e le tradizioni nutrizionali locali. Conclusioni: I bambini immigrati tenderanno ad abbandonare sempre più le abitudini alimentari dei paesi di origine per acquisire quelle del paese di accoglienza con possibile rischio di malattie legate alla civiltà del benessere.