643-648_scutari 18-09-2006 16:15 Pagina 643 CASO CLINICO/ CASE REPORT Pancreatite linfoplasmacellulare sclerosante A proposito di un caso clinico FRANCO SCUTARI, AMERIGO SOPRANZI, MAURIZIO D’AMBROSIO UOC di Chirurgia Generale e d’Urgenza Ospedale Santo Spirito - Roma Corrispondenza a: Dott. Maurizio D’Ambrosio - Viale Appio Claudio, 248 - 00174 Roma Riassunto Introduzione Gli Autori riportano il caso di una donna di 57 anni con massa cistica del pancreas, scoperta a seguito di indagine ecografica per sintomatologia dolorosa. La TC rilevava una neoformazione cistica della testa del pancreas. La colangiopancreatografia retrograda evidenziava vie biliari intraepatiche dei segmenti di sinistra dilatate senza dilatazione della VBP e il dotto pancreatico dilatato a valle della neoformazione. La paziente è stata sottoposta a duodenocefalopancreasectomia (intervento di Whipple). L’esame istologico definitivo ha posto diagnosi di pancreatite linfoplasmacellulare. La diagnosi di questa malattia è difficile, può essere sospettata se compare in pazienti già affetti da alcune patologie autoimmunitarie con cui si può associare. I criteri diagnostici riconosciuti sono l’ingrandimento diffuso della ghiandola o le stenosi multiple del dotto di Wirsung, ma questi non sempre sono presenti. In mancanza di queste caratteristiche, se la malattia coinvolge la ghiandola presentandosi come massa localizzata solida o più raramente cistica, può essere pressoché impossibile differenziarla dalle neoplasie pancreatiche. Questa forma di pancreatite deve però essere riconosciuta e considerata nella diagnosi differenziale delle masse pancreatiche, anche alla luce di recenti segnalazioni in letteratura di regressione completa della malattia in seguito a terapia medica. Da alcuni anni vi è un crescente interesse da parte di gastroenterologi e chirurghi verso la pancreatite linfoplasmacellulare. Questa malattia giunge invariabilmente all’intervento chirurgico per la sue caratteristiche di massa pancreatica e sembra, da recenti studi, andare incontro a risoluzione dopo terapia medica. Gli Autori riportano un caso giunto alla loro osservazione, con una revisione della letteratura. Parole chiave: pancreatite autoimmune, pancreatite sclerosante Materiali e metodi linfoplasmacellulare M.L.C.donna di 57 anni,per l’insorgenza di dolore epigastrico irradiato in ipocondrio destro e al dorso esegue un’ecografia dell’addome superiore,nel corso della quale viene riscontrata una cisti pancreati- 643 643-648_scutari 18-09-2006 16:15 Pagina 644 CASO CLINICO/CASE REPORT Fig. 1. La TC preoperatoria mostra aumento volumetrico della porzione cefalica del pancreas, sede di numerose formazioni di tipo cistico. Dilatazione del dotto di Wirsung. ca. Quindi viene sottoposta a TC spirale e colangio RMN. L’indagine TC (Fig. 1) dimostra notevole aumento volumetrico della porzione cefalica del pancreas, sede di numerose formazioni di tipo cistico confluenti, la maggiore delle quali di 4 cm circondata da grossolane calcificazioni parietali.Altre formazioni di tipo cistico del diametro di 3.5 cm originano a livello dell’istmo e della superficie anteriore del corpo pancreatico. Le formazioni cistiche presentano un segnale in accordo alla presenza di un elevato contenuto proteico o di mucina, Summary Lymphoplasmacytic sclerosing pancreatitis: a case report. F. Scutari, A. Sopranzi, M. D’Ambrosio The Authors report a case of a 57 years old woman with a pancreatic cystic mass detected by abdominal ultrasonography performed for abdominal pain. Abdominal computed tomography revealed a cystic mass in the pancreatic head. Left segmental intrahepatic biliary tract dilatation without dilatation of the common bile duct and dilatation of the main pancreatic duct distal to the pancreatic mass were also present at cholangio-pancreatography. The patient underwent pancreaticoduodenectomy (Whipple procedure). The histological diagnosis was lymphoplasmacytic pancreatitis. The diagnosis of this disease is challenging. It should be suspected in patients with known autoimmune diseases. Accepted diagnostic criteria are diffuse swelling of the pancreas and diffuse or focal narrowing of the main pancreatic duct, but they are not always present. In the absence of the abovementioned characteristics, when the disease presents as a solid or, less frequently, cystic mass it is almost impossible to distinguish it from pancreatic neoplasms. Awareness of this pathological condition in the differential diagnosis of pancreatic masses is necessary, especially in view of reports of complete recovery after medical therapy in the literature. Key words: autoimmune pancreatitis, lymphoplasmacytic sclerosing pancreatitis Chir Ital 2006; 58, 5: 643-648 644 Chirurgia Italiana 2006 - vol. 58 n. 5 pp 643-648 quadro compatibile con un cistoadenoma mucinoso. Il dotto di Wirsung appare aumentato di calibro a livello della porzione cefalica e del corpo.Le vie biliari intraepatiche del lobo sinistro risultano dilatate sino alla confluenza, senza dilatazione del coledoco. La CPRE evidenziava una dilatazione del Wirsung per compressione cefalica e una VBP normale con alterazione dei dotti epatici di sinistra (Fig.2). In considerazione della giovane età e della sospetta diagnosi di malignità, la paziente fu sottoposta a intervento chirurgico esplorativo. Il reperto operatorio confermava l’esistenza di un ingrandimento in toto della testa del pancreas con lesione corrispondente all’immagine radiologica preoperatoria; la puntura esplorativa delle formazioni cistiche dava esito a materiale cremoso di colorito giallastro alla vista assai denso e corpuscolato.L’esame istologico di una parte consistente di una delle pareti cistiche non dava certezze sulla natura della malattia, né riguardo alla benignità né alla malignità della stessa (Fig.3). La paziente fu quindi sottoposta a duodenocefalopancreasectomia con ricostruzione secondo Whipple. Il quadro morfologico osservato all’esame istologico definitivo era caratterizzato da un denso infiltrato infiammatorio linfoplasmacellulare a carattere follicolare, localizzato quasi esclusivamente intorno ai dotti interlobulari di grosso e medio calibro, compreso il dotto di Wirsung; tali dotti apparivano marcatamente dilatati.L’infiltrato infiammatorio a ricca componente leucocitaria era riconoscibile anche all’interno dei dotti; si associavano feno- 643-648_scutari 18-09-2006 16:15 Pagina 645 Pancreatite linfoplasmacellulare sclerosante Discussione Fig. 2. La CPRE mostra notevole dilatazione del Wirsung per compressione a livello cefalico,VBP normale, alterazione dei dotti intraepatici di sinistra. Fig. 3. Campione chirurgico: massa asportata con sezione di una delle formazioni cistiche. meni di distruzione dell’epitelio duttale che presentavano altresì diffusi fenomeni di metaplasia mucinosa di tipo colonico e focalmente squamoso. Erano presenti aree nodulari necrotico-flogistiche, talora centralmente cistiche. Tale quadro faceva porre diagnosi di pancreatite sclerosante linfoplasmacellulare. Il decorso postoperatorio è stato complicato da una deiscenza parziale dell’anastomosi digestiva con fistola enterocutanea, trattata con terapia conservativa e la paziente dimessa in XXXV giornata postoperatoria. Nel controllo a distanza di 6 mesi persiste la dilatazione di alcuni tratti biliari intraepatici,senza ittero (Fig.4). Nel 1961 Sarles descrisse per la prima volta una situazione morbosa che definì sclerosi infiammatoria cronica del pancreas. Successivamente fu chiamata pancreatite infiammatoria cronica e classificata come pancreatite cronica infiammatoria nella classificazione delle pancreatiti di Marsiglia-Roma del 1988. In seguito è stata definita pseudotumore infiammatorio, pancreatite cronica non alcolica con distruzione dei dotti, pancreatite sclerosante linfoplasmacellulare, pancreatite autoimmune1. Ricorre nel 2% dei pazienti con pancreatite cronica, l’età media di presentazione è di 60 anni (range 38-79), colpisce indifferentemente entrambi i sessi. La patogenesi è autoimmunitaria e non sono definiti né il ruolo di possibili cause esogene né la sequenza di eventi2. Può associarsi a malattie a genesi autoimmune quali la sindrome di Sjogren, la cirrosi biliare primitiva, la colangite primitiva sclerosante, il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa3. Le caratteristiche istologiche includono un diffuso infiltrato linfoplasmacellulare con prevalenza di linfociti T, centrato intorno ai dotti pancreatici,infiltrazione intraduttale di granulociti, distruzione dei dotti e tardivamente fibrosi periduttale e atrofia acinosa.In alcuni casi è presente flebite obliterante di vene di piccolo e medio calibro4. Le vie biliari sono anch’esse coinvolte.Uno studio su 20 casi ha riconosciuto un infiltrato infiammatorio moderato o marcato del coledoco intrapancreatico nell’84% dei casi e dell’extrapancreatico nel 60%. La colecisti presentava un coinvolgimento compatibile con la 645 643-648_scutari 18-09-2006 16:15 Pagina 646 CASO CLINICO/CASE REPORT Fig. 4. Follow-up a sei mesi. La TC mostra marcata dilatazione delle vie biliari intraepatiche più evidente a sinistra, con aspetto confluente in sede ilare. diagnosi di colecistite cronica linfoplasmacitaria nel 25% dei casi5. La sintomatologia clinica è una combinazione di dolore addominale, perdita di peso, ittero che simula il carcinoma pancreatico6. I criteri diagnostici per la definizione di pancreatite autoimmune proposti nel 2002 dalla Japan Pancreas Society sono tre: le immagini diagnostiche del pancreas,i dati di laboratorio e l’esame istologico. Le immagini radiologiche mostrano un restringimento diffuso (più di un terzo dell’intera lunghezza) con irregolarità della parete del dotto di Wirsung e un omogeneo ingrandimento del pancreas.I dati di laboratorio evidenziano un’elevazione dei livelli di gammaglobuline e delle IgG.L’esame istologico dimostra infiltrazione linfoplasmacellulare e fibrosi. Il primo criterio deve essere presente insieme al secondo e/o il terzo. Il quadro morfologico può variare a seconda dell’estensione della malattia da localizzata a estesa 7. La frequenza della presentazione estesa 646 rispetto alla localizzata non è al momento definita8. Nella presentazione come massa localizzata questa può essere solida o meno frequentemente cistica4. La massa solida simula con il suo colore e la consistenza il carcinoma8. La diagnosi differenziale con il carcinoma è difficile e la biopsia intraoperatoria non riesce a escludere con certezza la presenza di neoplasia (valore predittivo negativo calcolato attorno al 74%) 9. Una serie di 20 pazienti operati senza conferma estemporanea presentava una positività per adenocarcinoma pancreatico del 45% con il 75% dei tumori in I stadio; per cui la semplice assenza di neoplasia alla biopsia estemporanea non rappresenta,nell’opinione di molti chirurghi, un motivo di astensione terapeutica10,11. Un modello comportamentale è stato proposto da Weber12 che, nei casi con un sospetto aumento volumetrico del pancreas, propone di dosare livello di IgG-4. Se questo è elevato il paziente sarà sottoposto a Chirurgia Italiana 2006 - vol. 58 n. 5 pp 643-648 un ciclo di terapia con steroidi per 4-6 settimane al termine del quale ripeterà la TAC. In caso di diminuzione della massa pancreatica la cura con steroidi sarà ritenuta valida e continuata, in ogni altro caso (massa pancreatica stabile o aumentata) il paziente andrà incontro a un intervento di tipo resettivo. La percentuale di pancreatiti autoimmuni che giungono all’intervento non è definita.I pazienti sottoposti a intervento di DCP per patologie benigne è in diverse casistiche intorno al 10%. Dalla revisione della casistica di un centro di riferimento risulta che su 1648 duodenocefalopancreasectomie, 1398 erano state effettuate per neoplasia,177 per pancreatite cronica e 74 per altre indicazioni. Fra i 177 casi di pancreatite cronica, 37 erano classificati come LPSP6. La DCP nell’esperienza della Johns Hopkins e della Mayo Clinic6 è un intervento in cui risulta più difficoltosa la separazione della ghiandola dai vasi mesenterici. Ciò si traduce in una maggiore perdita di sangue e un maggiore tempo operatorio rispetto allo stesso intervento per cancro,pur se non vi sono differenze nella morbilità e mortalità. L’intervento appare gravato da un’alta percentuale di recidiva. Nell’esperienza del MSKCC si è presentata in 8 pazienti su 29 resecati (28%).La recidiva riguardava l’ittero in 7 casi e la pancreatite in 1 caso. Le cause della recidiva dell’ittero erano la presenza di stenosi singole o multiple delle vie biliari intra- ed extraepatiche. Circa la sopravvivenza,i dati sono confortanti,essendo i pazienti sopravissuti nella quasi totalità nel contesto di un follow-up mediano di 33 mesi con un decesso a 4 anni e uno a 6 anni dalla chirurgia per cause non correlate alla malattia di base. 643-648_scutari 18-09-2006 16:15 Pagina 647 Pancreatite linfoplasmacellulare sclerosante Una questione aperta resta l’utilizzo della terapia corticosteroidea in tali pazienti. La segnalazione in letteratura 13 di una regressione istologica della pancreatite in seguito a terapia cortisonica a base di prednisolone alla dose di 30 mg/die, ha posto l’attenzione sull’importanza del riconoscimento preoperatorio di questa malattia. Un altro motivo di notevole interesse verso la pancreatite autoimmune è che presenta un quadro clinico sovrapponibile alla colangite sclerosante.Al momento non è chiaro se la pancreatite autoimmmune e la colangite sclerosante primitiva siano entità distinte o manifestazioni dello stesso processo.Nel caso della colangite sclerosante la risposta ai corticosteroidi è efficace solo se questi vengono somministrati nella fase precoce prima della fibrosi, successivamente la terapia corticosteroidea è inefficace14.Un recente lavoro15 ha segnalato la regressione di una pancreatite cronica e di stenosi biliari multiple trattate efficacemente con steroidi. Nello stesso lavoro la revisione della letteratura ha raccolto 13 casi analoghi. La colangite sclerosante e la pancretite autoimmune con coinvolgimento dei dotti biliari sarebbero quindi due entità distinte, con distinte risposte terapeutiche. Conclusioni La pancreatite autoimmune è una rara forma di pancreatite che si- mula il carcinoma pancreatico e come tale giunge al tavolo operatorio per una DCP. La segnalazione di risoluzioni complete in seguito a trattamento medico ha posto l’attenzione su questa entità clinica di recente inquadramento nosologico. Riconoscere preoperatoriamente o intraoperatoriamente tale patologia permetterebbe di meglio definire l’esatto ruolo della chirurgia. Il giusto inquadramento potrà evitare un intervento probabilmente non necessario o quanto meno far precedere l’intervento da un trattamento medico, in modo da meglio circoscrivere l’indicazione operatoria a quei casi sintomatici non rispondenti alle terapie farmacologiche. Bibliografia 1. Notohara K, Burgart LJ, Yaday D, Chari S, Smyrk T. 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