Anno III - Numero 79 - Sabato 5 aprile 2014 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Politica Storia L’intervista Alfano con l'Udc, proteste e distinguo Rinasce la fabbrica voluta dal Duce Pd Lazio lacerato: "Gioco a sfasciare" a pag. 3 Moriconi a pag. 6 Sarra a pag. 9 ANCHE NEL PARTITO DI BERLUSCONI OCCORRE APRIRE IL CONFRONTO SULLA TUTELA DELLA SOVRANITÀ NAZIONALE di Francesco Storace Q uel “meno Europa in Italia” che campeggia nello slogan del partito di Berlusconi per le elezioni del 25 maggio è molto significativo. Perché potrà aiutare a spiegare il senso di una svolta politica che è necessaria per la Nazione quando cesserà la propaganda e si passerà alla politica istituzionale anche a Bruxelles. Del resto, sono state molto chiare anche le parole riferite da Libero nell’intervista al giovane e bravo sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo, che al giornale di Belpietro ha affidato ieri un messaggio netto: basta col Ppe e al diavolo Angela Merkel. E’ un po’ la questione che occorre affrontare se davvero si pensa ad una mia candidatura alle europee con Forza Italia. Siccome non mi piace barare, è bene sapere prima qual è l’idea di Europa che a destra portiamo con noi. Se c’è spazio per delinearla, bene; altrimenti ci sono gli altri candidati. Noi abbiamo approvato un’intesa con Silvio Berlusconi a livello politico interno con disponibilità a sostenerne le liste alle europee; di qui a modificare i nostri convincimenti ce ne corre davvero. Altri possono agevolmente passare da Monti a Le Pen per una poltrona, io non ne ho bisogno. E siccome mi piace la lealtà, lo dico prima e non dopo. E in Europa c’è da stare davvero L’IRA MERKEL una nuova, infernale sigla comunitaria: Erf, european redemption fund, ovvero la trappola di “redenzione” dal debito che servirà a fregarci tutto il patrimonio di cui disponiamo nel nome degli interessi comunitari. Al confronto, il fiscal compact è una convenzione per sconti al villaggio vacanze. La spoliazione totale della nostra sovranità avverrà proprio con l’Erf, in cui confluiranno - se i loro progetti non saranno bloccati - i debiti pubblici dei paesi dell’Eurozona eccedenti il 60 per cento del Pil. Undici esperti, nessuno dei quali italiano, ovviamente, hanno escogitato, per venire incontro alle pretese della Merkel, un piano diabolico: con il conferimento all’Erf degli asset patrimoniali, delle riserve auree e una percentuale della fiscalità, si emetterebbero Bond europei, con un’operazione che costerebbe all’Italia quasi milleduecento miliardi di euro. E il fondo gestirebbe il tutto facendo ovviamente gli interessi dei creditori e non certo degli stati indebitati. Euro, lira, l’ira... E’ una manovra che va sventata a suon di voti popolari. Dire meno Europa in Italia significa prepararsi a contrastare questi disegni. Ecco perché è importanti essere chiari con il nostro popolo e soprattutto quello di destra, che in materia di difesa della sovranità ha il diritto a trovare una grande forza politica che lo sappia rappresentare. In Europa si affilano le armi con una nuova manovra finanziaria ammazza popoli: arriva l’Erf attenti. Non so quanti osservatori hanno avuto modo di leggere l’intervista-denuncia pubblicata nei giorni scorsi dal nostro Giornale d’Italia al prof. Antonio Rinaldi, campione di quello schieramento no euro che con assoluta chiarezza ha delineato un quadro assolutamente drammatico. Anche chi non ha le sue stesse certezze in materia monetaria, ha però il dovere di non sottovalutarne gli allarmi. GLI INTRECCI CORRONO SUI BINARI Dopo il 25 maggio la tedescomania si scatenerà con ancora maggior vigore se la dovesse far franca alle europee. Nei cassetti dei tecnici che odiano i popoli si sono nascosti i disegni che riguardano I ‘FANTASTICI’ TAGLI DI RENZI COLPISCONO 4 AMBASCIATE. E UNA SAREBBE GIÀ CHIUSA Reykjavik addio. I finti risparmi di Matteo di Igor Traboni Q Moretti-Montezemolo: affari in carrozza Calvo a pag 3 uanto costerà l’affitto di un villino, pure di lusso, nel centro di Nouakchott, capitale della Mauritania? Non cercate su google, è inutile: neanche il traduttore dall’inglese vi darà conto di una qualche agenzia immobiliare del semisconosciuto Paese africano. Diciamo comunque – con l’aiuto di un imprenditore italiano che va e viene anche da quella zona dell’Africa – che la cifra non dovrebbe discostarsi di molto dai 3.000 euro, servizi compresi. Che in un anno fanno 36mila euro. Ed è dunque questa la ragguardevole cifra che il Consiglio dei ministri ha inteso risparmiare da ieri, chiudendo l’ambasciata italiana in Mauritiania. Magari si arriverà a 40mila euro complessivi, considerando qualche inserviente e i salari che laggiù sono da miseria. E il personale diplomatico comunque lo riportiamo in Italia, continuandolo a pagare. Una cifra che va moltiplicata per quattro e che quindi dovrebbe toccare lo stratosferico importo di 160mila euro di risparmi. Roba da risanare il debito pubblico italiano e da innalzare monumenti a Renzi&Cottarelli, magari nelle pubbliche piazze di Tegucicalpa (Honuras), Santo Domingo (Repubblica Dominicana) e Reykjavik (Islanda), ovvero nelle altre capitali dei relativi stati dove il tricolore più non sventolerà. Eccoli qui, i tagli del segretario Pd, i risparmi che più risparmi non si può, fatti passare, con entusiastico comunicato al termine del consiglio dei ministri di ieri, per una grossa operazione di spending review. Al pari dei risparmi energetici per i ministeri (a partire però dal 2020). E insieme alla diminuzione dei distacchi sindacali (a partire da… mai, perché prima Matteo dovrà passare sul corpo della Susanna). Ecco, il premier rottama quattro piccole ambasciate in giro per il mondo e pare abbia risolto ogni cosa, gabbando ancora gli italiani. Che poi, per dirla tutta: dalle informazioni raccolte su internet e da alcuni amici che tra i ghiacciai sono stati di recente, pare che in Islanda neppure esista un’ambasciata italiana e che quella più vicina (si fa per dire) si trova in Norvegia. A Reykjavik a quanto pare c’è solo un consolato italiano, affidato ad un islandese. Che probabilmente e giustamente se ne sta a casa sua. E allora, di grazia, dov’è il risparmio? 2 Sabato 5 aprile 2014 Attualità L A NUOVO TRASPORTI VIAGGIATORI CONQUISTA TERMINI, GRAZIE ALL’ACCORDO S IGL AT O CON L A GRANDE RIVAL E Trenitalia e Italo sposano la ragion di Stato Lo scontro sui binari tra Moretti e il duo Montezemolo-Della Valle prosegue solo sui giornali. L’intesa porterà benefici a entrambe le società, a rimetterci, come al solito, saranno solo i pendolari di Marcello Calvo ettantasette milioni di debiti soltanto nel 2012, in 8 mesi di attività. Altri 76 nel 2013. La “Nuovo Trasporti Viaggiatori” fondata da Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle per fare concorrenza a Trenitalia - nel 2014 era chiamata a pareggiare i bilanci. Ma sforerà ancora. Così come nel 2015. Il treno Italo viaggia veloce ma si porta con sé carrozze piene di debiti. Il presidente Ferrari ha chiesto soldi pubblici per non licenziare i suoi dipendenti, ma incredibilmente, come premio per i brillanti risultati ottenuti, adesso conquista anche Termini. Treni no stop che partiranno e fermeranno nella stazione principe della Capitale, entro la fine dell’anno. Rischia il fallimento, la Ntv. Ma riceve una sorta di medaglia al valore. Grazie all’accordo appena siglato con la grande rivale Trenitalia. Perché la novità, o meglio la strategia, è ormai chiara. Lo scontro tra Mauro Moretti - mister 800mila euro l’anno – e il duo Della Valle-Montezemolo, che da tempo si combatte sui binari dell’alta velocità italiana, prosegue S solo sui giornali. Questa storica intesa potrebbe significare una tregua basata su una serie di concessioni reciproche. Che naturalmente penalizzeranno i consumatori. Nonostante gli attacchi al vetriolo c’è chi sostiene che dietro le quinte i due velocisti italiani abbiano sposato la ragion di Stato. Detta anche interesse nazionale. Un indizio lo si può cogliere dalla recente conclusione di una vertenza all’Antitrust, l’authority della concorrenza. La procedura si è chiusa pochi giorni fa con un accordo. Trenitalia si è impegnata a non fare più ostruzionismo nei confronti di Ntv. E Rfi, la società controllata da Fs a cui è in carico la rete ferroviaria, ha da subito applicato uno sconto del 15 per cento sul canone che i treni pagano per usare l’alta velocità. Morale della favola? Trenitalia risparmierà 50 milioni di LA LEADER DEL FN IN UNA INTERVISTA euro l’anno e la Nuovo Trasporti Viaggiatori 15. E la misura dovrebbe permettere a Montezemolo di ridurre fin da subito le perdite di un quinto. E così Italo potrà avere finalmente accesso a una stazione cruciale come Roma Termini, fino a oggi monopolio dei Frecciarossa, e aumentare da 3 a 5 i collegamenti giornalieri no stop tra Milano e la Capitale. La fine della guerra sui prezzi porterà a entrambe le società più profitti sul bilancio. Con i viaggiatori costretti a rinunciare agli sconti e quindi, a rimetterci. E intanto gli intercity usciranno definitivamente dalla rete ferroviaria al termine del mese di giugno per essere in parte sostituiti da servizi di trasporto locali. Ad annunciarlo, il Sottosegretario per le Infrastrutture e i Trasporti, Umberto Del Basso De Caro. Proprio lui, il politico del Pd che rischia il rinvio a giudizio nell’inchiesta dei pm napoletani sulle spese pazze al Consiglio regionale e che continua a tenere stretta la sua poltrona. Senza dimettersi, al contrario di quanto fatto da un suo ex collega, Antonio Gentile, che non aveva neppure ricevuto un avviso di garanzia. Le Pen: Matteo Renzi? Ne ho visti tanti così… ltro che ‘attenzione’ o addirittura ‘simpatia’, come qualche fonte nei giorni scorsi aveva cercato di accreditare, da parte di Marine Le Pen nei confronti di Matteo Renzi… "Io di Matteo Renzi ne ho visti una cinquantina passare in Francia...persone che sono venute a spiegarmi che l''Unione Europea non funziona, che serva una nuova Europa, che bisogna cambiare le cose, che si impegnerà in prima persona ed io non ho mai visto succedere nulla in Francia", ha detto infatti Marine Le Pen ieri in un''intervista rilasciata a "Mattino5". "Permettetemi, senza fare un processo alle intenzioni, di essere sospettosa nei confronti di chi non dice chiaramente che vuole rompere con l''Europa, che gli interessi dell''Europa sono contrari a quelli del popolo e che, invece, vogliono ancora A negoziare con chi ha interessi opposti perché questa è la dimostrazione che c’è qualche cosa che non funziona". Poi su Angela Merkel, la leader del Front National francese ha detto: "Angela Merkel dirige l''Europa, è divertente che lo consideri il suo reame e noi i suoi sudditi, capisco che consideri comodo il "trono" ma lei difende solo gli interessi della Germania". Infine, come già in precedenza, a Marine Le Pen è stato chiesto anche un giudizio sul Movimento 5 Stelle: "Ci sono alcuni punti su cui si può anche essere d''accordo con il movimento di Beppe Grillo, come l''uscita dall''Euro, ma c''e'' un rimprovero che gli faccio, trovo il suo movimento incoerente, senza una vera visione politica, non hanno una strada da indicare al popolo". IL MINISTRO BOSCHI CRITICA I ‘PROFESSORI’ E I SUOI LE DANNO SUBITO ADDOSSO Il Pd (Partito diviso) si spacca su tutto E la Camusso torna ad attaccare la Madia sui prepensionamenti degli statali di Igor Traboni on manca giorno senza una polemica all’interno del Pd (sempre più Partito Diviso) e ieri, per non farsi mancare niente, i ‘sudditi’ di Renzi hanno iniziato a bisticciare anche sui ‘professori’. Ad aprire le danze è stata Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme, seconda solo al suo presidente del Consiglio in quanto ad apparizioni N televisive. E così ieri mattina, ad Agorà sui Rai Tre, la Boschi ha detto tra l’altro: "Io temo una cosa sola e cioè che in questi trent'anni, le continue prese di posizione dei Professori abbiano bloccato un processo di riforma che oggi invece non è piú rinviabile per il nostro Paese. Certo, ci possono essere posizioni diverse che sono legittime: in particolare trovo legittimo che Rodotá abbia profondamente cam- biato idea, perchè ricordo che nell'85 fu il secondo firmatario di una proposta di legge che voleva abolire il Senato. Ma dico che ci sono altrettanti costituzionalisti validi che invece sostengono il nostro progetto", ha aggiunto il ministro. Inevitabili, sono subito divampare le polemiche nel Pd, con il deputato Sandra Zampa a rispondere per le rime alla Boschi: "Le parole della ministra mi producono sofferenza e disagio. Non solo perchè la sua analisi non corrisponde alla realtá dei fatti, non solo perchè ci sono professori come Roberto Ruffilli che hanno perso la vita per tentare di cambiare l'Italia, o hanno dato straordinari contributi al cambiamento mettendo la propria competenza e vita a disposizione del Paese, ma perchè in un paese che deve lottare contro ignoranza e populismo, non possono produrre qualcosa di buono. Rispondere alle critiche liquidandole con battute che colpiscono come in questo caso 'una categoria' non va per niente bene. Si può argomentare in altri termini il proprio dissenso dalle loro obiezioni". Ma le tensioni a sinistra ieri sono riesplose anche attorno alla vicenda dei prepensionamenti nella pubblica amministrazione, ipotesi avanzata subito dopo il suo insediamento dal ministro Madia, altra pupilla di Renzi. Eventualità subito contestata dal segretario della Cgil Susanna Camusso, che ieri è tornata sulla vicenda: "Quando il governo dice che si può pensare a prepensionamenti nella pubblica amministrazione si esercita una nuova drammatica rottura nel mondo del lavoro fra pubblico e privato.T utti si chiedono, perché il pubblico può tornare al passato e il privato no? Chiediamo una soluzione universale, che riguardi tutti, non solo i lavoratori pubblici, e questa sarà la modalità con cui valutare l'insieme delle politiche che ci sono da parte del governo". Camusso ha poi ammesso che la riforma voluta da Elsa Fornero, ministra con Monti, è stata "una sconfitta" per il sindacato: "dobbiamo fare una riflessione ma era anche difficile in quel clima capire cosa fare". PAGAMENTI A GIUGNO E DICEMBRE, RIALZI ANCHE DAI COMUNI E NESSUNO SCONTO Tasi e Tari: in arrivo un’altra ‘mazzata’ L a Tasi si pagherà il 16 giugno e il 16 dicembre di ogni anno, con la possibilità di versare l’importo della tassa in unica, a giugno. Se poi per il 2014 i Comuni non emaneranno il regolamento su aliquote, detrazioni ed esenzioni dalla Tasi, gli acconti saranno comunque alti e calcolati sulla base dell'aliquota dell'1 per mille. Anche per la Tari (tassa che riguarda le imprese) il pagamento avverrà in due rate semestrali fissate dai comuni e saranno possibili nuovi sconti – però non precisati – solo nel caso dimostrino di aver avviato al riciclo i rifiuti speciali. Sono queste alcune delle principali modifiche introdotte dalle Commissioni Finanze e Bilancio della Camera al cosidetto decreto "salva-Roma ter" in materia di tasse sul mattone e sui rifiuti. E’ stato così stabilito che i termini di pagamento per la tassa sui rifiuti dovranno essere stabiliti dal comune, prevedendo però almeno due rate a scadenza semestrale e in modo differenziato rispetto alla Tasi. Quest'ultima, invece, dovrà essere pagata in due rate, sulla falsariga di quanto è già accaduto per l'Imu. Cancellato il riferimento alle due rate di pari importo Il cuore del decreto legge sulla possibilità per i comuni di aumentare le aliquote Tasi fino a un massimo dello 0,8 per mille è rimasto immutato. Respinte le modifiche chieste da Forza Italia. Per il presidente della Commissione Finanze, Daniele Capezzone, si tratta del- Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio l'ennesimo grande imbroglio: «Questo ulteriore aumento della Tasi é stato chiesto, e concesso, allo scopo di alleggerire l'imposta sulla prima casa, o semplicemente un'ulteriore tosatura dei contribuenti?». Per quanto riguarda la Tari, tributo che va ad accanirsi sulle già martoriate imprese, saranno demandati ai regolamenti comunali le possibili riduzioni per le imprese che hanno avviato al riciclo i rifiuti speciali. Con un emendamento rivisto più volte nella notte viene previsto che saranno i comuni con il regolamento sulla Tari a prevedere eventuali riduzioni per rifiuti assimilati avviati al riciclo dal produttore, direttamente o tramite soggetti autorizzati. Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Sabato 5 aprile 2014 Attualità VOCI CRITICHE, DA AUGELLO ALLA SALTAMARTINI, NEL NUOVO CENT RODE S T RA: “ E ’ PRIMA RE PUBBL ICA” Asse con l’Udc, malumori in casa Alfano ngelino Alfano è a un passo dall'ufficializzazione di un accordo con l'Udc in vista delle europee, ma deve fare i conti con diversi malumori interni. In particolare, con chi non vede di buon occhio un ‘appeasement’ con Pier Ferdinando Casini, bollandolo come una manovra da Prima repubblica per resuscitare velleitarie aspirazioni da 'grande centro’. Questi malumori – come riporta l’agenzia Adn Kronos - sarebbero emersi anche durante la riunione di ieri mattina dei gruppi parlamentari a Montecitorio, dove il leader di Ncd ha spiegato la strategia politica per la sfida del 25 maggio, primo test importante per la tenuta del nuovo partito e gli equilibri interni al centrodestra dopo la fuoriuscita da Forza Italia. Il senatore Andrea Augello, stando alle ulteriori indiscrezioni raccolte dall’AdnKronos, avrebbe fatto un forte intervento critico proprio sulla opportunità politica di un asse con i centristi di Casini. Qualche perplessità l'avrebbe manifestata anche Barbara Saltamartini, non nel merito, ma nel metodo, mettendo in guardia dal rischio di fare un mero cartello elettorale. Il ministro dell'Interno avrebbe risposto, PROPRIO NEL GIORNO IN CUI RICEVE RENZI A Bergoglio loda i giovani politici. Ma quelli argentini apa Francesco ha dedicato di nuovo grande attenzione alle problematiche giovanili e (parlando ad una trasmissione realizzata proprio da alcuni ragazzi e trasmessa dalla tv pubblica fiamminga del Belgio) è occupato anche dell’impegno di questi in politica, esprimendo la sua ‘professione di fiducia’ nei confronti di quelli che assumono un impegno del genere. Solo che Papa Francesco, come è stato rimarcato nella sintesi fatta ieri dalla Radio Vaticana, ha voluto ricordare in particolare l’incontro con alcuni giovani politici dell’Argentina: ''Parlano con una nuova musica e hanno un nuovo stile di politica: e questo a me dà speranza'', ha detto Bergoglio. Tutto questo proprio nei giorno in cui Papa Francesco ha ricevuto il premier Matteo Renzi e i suoi familiari in un’udienza strettamente privata. Solo una coincidenza? A prima vista sembra davvero una pura casualità. Ma, per chi conosce P sottolineando la necessità, in questo momento di grande frammentazione del centrodestra, di creare un'aggregazione alternativa alla sinistra, che coinvolga non solo l'Udc, ma anche i Popolari per l'Italia e ogni moderato responsabile. Questo e' il momento di agire, avrebbe provato a fare la voce grossa Alfano, perche' la Lega sta recuperando il suo elettorato ritornando su posizioni estreme con le minacce di secessionismo, cosi' sta facendo anche Fdi, mentre M5S cresce sempre di piu', grazie agli indecisi e ai delusi. Forza italia e' come un iceberg sotto il sole, avrebbe sentenziato l'ex delfino del Cav, invitando tutti a impegnarsi in prima persona per conquistare piu' voti possibile proprio li', da dove Ncd si e' staccato. Renzi presidia il suo spazio politico con grande determinazione e anche noi dobbiamo occupare il nostro, senza rifare centrini, sarebbe stato il ragionamento portato avanti dal leader del Nuovo centrodestra. Intanto, per tornare all’accordo con il partito di Casini, sembra praticamente chiusa l'intesa con l'Udc: nel nuovo simbolo ci sarebbero il nome di Alfano e lo storico scudo crociato della ex Dc. un po’ quello che accade sotto il Cupolone e le ‘mosse’ di cerimoniale e delegati ai rapporti con la stampa, di ‘casuale’ dalle parti del Vaticano c’è sempre poco o nulla. E’ anche vero, come riportato proprio dal Giornale d’Italia, che oltre Tevere non avevano gradito la mancata presenza di Renzi alla Messa della settimana scorsa riservata ai parlamentari. Certo, il premier non è un parlamentare, ma lo staff dello stesso si era premurato di far conoscere l’impossibilità di Renzi ad intervenire per altri impegni. E’ anche vero che in quello stesso giorno a Roma arrivava Obama ma, sempre a proposito di fatti incontrovertibili, dal Vaticano fonti ufficiose avevano fatto notare che la funzione religiosa era per le 7 del mattino. Quando Obama ancora dormiva, ma il Papa no. E forse neppure Renzi, almeno a giudicare dalle foto che si diletta a postare sui social network di un Palazzo Chigi già illuminato all’alba. BILANCIO DECISAMENTE NEGATIVO PER LA POLITICA DI BRUXELLES ANTI CLANDESTINI Direttiva Immigrati: l’Europa fallisce ancora I risultati: è stato effettuato un rimpatrio su tre. Con una spesa di 700 milioni di euro di Cristina Di Giorgi è stato chi l’ha definita “il filo spinato che circonda l’Europa”. A ben vedere però la Direttiva Rimpatri adottata nel 2008 non è stata poi così dura e repressiva come i più critici l’hanno descritta. Se infatti, sulla carta, in forza di tale provvedimento è stato disposto il rimpatrio di circa un milione e mezzo di persone, C’ nella realtà dei fatti coloro che, dall’Ue, sono stati rimandati nei loro paesi di origine sono stati poco più di cinquecento mila. Nemmeno un terzo del totale disposto. Un filo spinato pieno di buchi quindi. Che tra l’altro è costato quasi settecento milioni di euro di fondi europei. I dati citati, tratti dalla relazione sulla politica dei rimpatri recentemente diffusa dalla Commissione europea, più che un bi- lancio del lavoro fatto sembrano quindi costituire le prove del fallimento del progetto. Gli immigrati irregolari, sui cui diritti negati dalla circolare europea una certa sinistra per pura ideologia si era battuta, sono quindi ancora più che presenti in Europa (ne è stato rimpatriato soltanto uno su tre). E se qualcuno ancora insiste criticando la Direttiva e le sue regole eccessivamente repres- sive, dal canto suo Bruxelles parla di primo passo utile per omogeneizzare le normative dei vari paesi. Senza dare eccessivamente peso al fatto che deve fare i conti con un bilancio piuttosto negativo della propria politica in materia di immigrazione. Nella relazione sulla controversa materia, la Commissione ha indicato una serie di priorità, prima fra tutte l’esigenza di attuare un monitoraggio più stretto sull’ef- fettiva attuazione della direttiva da parte degli Stati membri. Puntando soprattutto sul rispetto dei diritti di coloro che rimpatriano volontariamente, ai quali dovrebbe essere garantita la possibilità concreta di reinserirsi nel proprio Paese. Questo passaggio però presuppone l’esistenza di accordi bilaterali tra gli Stati, spesso e volentieri assenti o non operativi. A fronte di ciò, come sottolinea Francesca Angeli su Il Giornale, “in molti casi non esiste la possibilità reale per un rimpatrio e sono pochissimi i Paesi in grado di offrire una struttura di supporto al migrante”. Inoltre, fermo restando il necessario potenziamento del coordinamento tra i Paesi europei, c’è la spinosa questione del periodo massimo di detenzione amministrativa dei clandestini, che la Direttiva fissa in 18 mesi e che in molti Stati si continua a non rispettare. Una situazione quindi complessivamente difficile da affrontare e gestire per un’Europa che, anche in questo caso, si è dimostrata piuttosto fallimentare. QUALCHE SPIRAGLIO DOPO LA DECISIONE DELL’AZIENDA DI RIVEDERE IL PIANO INDUSTRIALE Al Ministero riprende la trattativa Electrolux L unedì 7 aprile ricomincia a Roma, presso il Ministero per lo sviluppo economico, la trattativa in sede governativa sulla vertenza Electrolux, alla presenza dei ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico, Giuliano Poletti e Federica Guidi e dei presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. L'incontro, si legge in una nota sindacale unitaria, è stato lungamente posticipato in relazione agli avvicendamenti di governo, ed è ora a uno snodo decisivo dopo la dichiarata disponibilità di Electrolux a rivedere il piano industriale inizialmente ipotizzato, dopo il rifinanziamento da parte del Governo della decontribuzione dei contratti di solidarietà e l'intesa sulla proroga degli stessi per tutti gli stabilimenti sottoscritta il 26 marzo 2014. Fim, Fiom, Uilm considerano questo "un risultato ottenuto grazie alle lotte che i lavoratori hanno messo in campo in oltre 60 giorni di mobilitazione, con scioperi articolati e presidio degli stabilimenti, ritengono importante la continuità dei contratti di solidarietà iniziati un anno fa e valutano utile allo sblocco del negoziato il decreto con il quale il Governo ne ha rifinanziato la decontribuzione. Tuttavia gli stessi sindacati ritengono che in sede di conversione legislativa il provvedimento debba essere migliorato aumentando le percentuali di decontribuzione in esso previste. Alla Electrolux Fim, Fiom, Uilm chiedono prioritariamente una modifica dei piani presentati che impegni la multinazionale a non delocalizzare le produzioni; prospettive di lungo periodo per tutti gli stabilimenti italiani, attraverso investimenti sul prodotto e sul processo utili al mantenimento degli attuali livelli occupazionali; l'impegno a sgombrare definiti- vamente il campo dall''intenzione manifestata di ridurre i salari delle lavoratrici e dei lavoratori. Nel confermare la disponibilità ad aprire un confronto sulla competitività degli stabilimenti italiani, Fim, Fiom, Uilm ritengono che ciò non debba comportare ulteriori peggioramenti delle con- dizioni di lavoro. In concomitanza con la trattativa i sindacati dichiarano 8 ore di sciopero di tutti gli stabilimenti italiani il 7 aprile e invitano i lavoratori di Electrolux a partecipare al presidio che si terra'' al ministero dello Sviluppo economico a partire dalle 15,30. 4 Sabato 5 aprile 2014 Attualità DALLA LOMBARDIA AL VENETO FINO ALLA ROMAGNA SONO SEMPRE PIÙ LE AZIENDE CHE CHIUDONO Profondo Nord, profonda crisi entrambi andati via. Resiste Grifoni con un affitto mensile di 6-7 mila euro al mese”. Se Loris Libero guarda al futuro non ha dubbi: “se non si abbasseranno i prezzi e non si affitterà a negozi più abbordabili”. E a Mantova chiude i battenti la Gonzarredi di Francesca Ceccarelli ontani i tempi in cui il Nord Italia era fiore all’occhiello dell’economia nazionale, estraneo alle intemperie del mercato. Oggi la crisi ha cominciato a dare nuovi colpi di grazia anche ai grandi centri che vengono costretti a chiudere ogni giorno le saracinesche di numerose attività commerciali. Il Giornale d’Italia ha raccolto alcuni esempi per fare il punto della situazione: L Forlì:“I Portici”, un centro commerciale fantasma Il Centro commerciale I Portici ha aperto i battenti nel 2004 in via Colombo, con l’ aspettativa di poter rispondere al bisogno di Forlì di avere un polo commerciale vicino al centro storico, in una posizione strategica vicino alla stazione. A 10 anni di distanza la situazione però è totalmente differente: si vive una crisi profonda iniziata già molti anni fa, poco dopo l’inaugurazione. La struttura in crisi riguarda il primo blocco, più vicino alla stazione, è passato diverse volte di mano ed ora è di proprietà della olandese Dmg, che ne ha recentemente affidato la gestione ad una società milanese, l’Altarea Italia. Un proprietario, due soli negozi aperti lungo il corridoio dei Portici della Dmg, e ben diciassette saracinesche abbassate, senza contare l’area ristoro, oggi completamente chiusa. Niente luci accese, niente musica dagli altoparlanti o rumore di porte scorrevoli: solo il deserto. Tutta l’ala pensata come l’accesso principale dei Portici è sprangata e per entrare è necessario passare dal secondo ingresso, quello centrale, che in origine doveva essere il collegamento tra i primi due blocchi del fabbricato. Nel primo blocco è aperto solo il negozio di elettronica Gamestop. Di fronte un negozio di abbiglia- mento sportivo ha appena chiuso i battenti e, dietro alla saracinesca abbassata, ci sono ancora i manichini nudi e qualche scatolone in attesa di essere portato via. In fondo al corridoio, rimane solo il negozio di ottico Dieci decimi. A Padova è il deserto nella Galleria Borromeo Dovrebbe essere uno dei cuori pulsanti dello shopping cittadino e invece è solo un insieme di negozi vuoti, vetrine oscurate e cartelli affittasi. È la zona di galleria Borromeo-Piscopia il luogo dello scempio della crisi: nell’ultimo periodo una vera e propria “morìa delle attività commerciali”, sette in rapida successione. “La zona ha sempre fatto un po’ fatica a trovare la propria collocazione, ma mai come in questo periodo si è vista una desolazione così totale”, dice Loris Libero, titolare dell’agenzia immobiliare Ognissanti che, per 32 anni fino a pochi giorni fa, ha avuto sede in galleria Piscopia. I motivi alla base della desertificazione della galleria?: “Innanzitutto la questione degli affitti. Sono troppo alti, specie quelli dei negozi di fronte a piazza Insurrezione, amministrati da una grossa società. Non è pensabile che i commercianti, in un momento storico come questo e in una zona non centrale come le piazze, paghino affitti di oltre tremila euro per 100 metri quadri. Ecco perché se ne vanno. L’area Piscopia ultimamente ha abbassato i prezzi: 800 euro per 40 metri, mille per 70 metri, 2.800 per 100 metri”. E poi c’è il target al quale si vuole puntare: “Si è sempre cercato di creare un’area di negozi di grandi firme. Negozi che hanno aperto e chiuso a ripetizione. Bisognava puntare su prodotti alla portata di tutti in grado di attirare più clienti. Partendo dal lato di via San Fermo troviamo subito Sommariva, chiuso ormai da un anno: non sembra in procinto di ripartire. La proprietà vuole affittare a tremila euro al mese e acquirenti a queste condizioni non ce ne sono. Altra chiusura, quella del Sushi. Di contro, c’è una nuova apertura, quella del Sushi gestito da cinesi. Vedremo se ce la farà. Poi c’è Blugirls, negozio d’abbigliamento chiuso ormai da diversi mesi. Davanti, due negozi aperti: Cappelletto che, proprietario delle mura, resiste senza difficoltà; e il negozio di tappeti Royal Carpet, al quale l’affitto da 5.500 euro è stato abbassato a tremila euro. Dall’altro lato della galleria, infine, al civico 8, c’è un negozio vuoto da 10 anni, donato dalla proprietaria a un gruppo religioso che né lo affitta né lo vende; di fianco, un negozio d’abbigliamento di tendenza aperto da circa un anno e che paga un affitto di 4 mila euro al mese”. Canoni di locazione da capogiro: “Giovanni, che è andato via, pagava 7.500 euro. I gestori di alcuni bar del centro volevano prendere in affitto il negozio ma, a questi prezzi, è saltato tutto. Nuvolari, dove adesso si è allargato il negozio Blauer, pagava 4 mila euro d’affitto, così come il negozio di design, ex Mario Borsato, Un altro nome che si aggiunge alla lunga lista di vittime della crisi è quello della Gonzarredi. Compressa tra il calo dei consumi e la stretta creditizia, la società internazionale ha presentato domanda di concordato preventivo. A rallentare gli affari sono stati anche i vincoli alla capacità di spesa degli enti locali, che hanno frenato la vendita di arredi e tecnologie per le strutture pubbliche. Asili nido, scuole, biblioteche, ludoteche, archivi storici. Il business più robusto della società di Gonzaga, una delle tre aziende accreditate dall’Associazione Montessori internazionale in tutto il mondo. L’esercizio del 2010 chiuse con una perdita netta di 434mila euro: l’anno successivo andò peggio con la perdita lievitò a un milione di euro e i volumi di vendita si asciugarono del 31%. Ancora una volta Gonzarredi tentò di adeguare la sua struttura al mutato contesto economico, verificando anche la possibilità di sviluppo in mercati altri. Ad oggi infatti l’azienda vanta distributori autorizzati e collaborazioni in Europa, Stati Uniti, Asia, Australia, oltre a controllare una società a Pechino. L’esercizio 2012, però, segnò un ulteriore perdita di 613mila euro e una nuova flessione dei volumi di vendita, anche se più contenuta (11%). In compenso, il margine operativo lordo migliorò (da -633mila a -232mila euro). Incoraggiata dal dato, il management proseguì nella riorganizzazione e cercò di stringere nuove alleanze per irrobustire l’impresa. Partner commerciali e soci finanziari. Nell’ottobre dell’anno scorso si fece avanti la vicentina Fami, interessata ad affittare e, successivamente, acquistare l’azienda. Almeno la parte buona, quella legata al nome e alla filosofia montessoriana. A novembre l’assemblea dei soci dà mandato ai consiglio di amministrazione di presentare richiesta d’accesso a una procedura concorsuale. Si apre quindi una trattativa serrata con Fami. Il 27 marzo il cda delibera di proporre la richiesta di concordato preventivo con “continuità” aziendale. Il giorno successivo, infatti, la società sottoscrive un contratto d’affitto con la Gonzagarredi Montessori (la Gam, creata ad hoc a Treviso e detenuta integralmente da Fami) per un periodo di 24 mesi (il canone è di 60mila euro all’anno), e un preliminare di vendita dell’azienda per 400mila euro. Subordinata, la vendita, all’omologazione del concordato preventivo. La parte di azienda non redditizia, invece, sarà liquidata. I lavoratori? Alla data del 31 dicembre i dipendenti della cooperativa Gonzagareddi erano 31, di cui 28 soci. L’accordo con Gam prevede il trasferimento di 17 lavoratori(il numero è stato oggetto di trattativa), mentre gli altri saranno licenziati. L’unica piccola consolazione? La mobilità volontaria e incentivata. 5 Sabato 5 aprile 2014 Esteri UNA TEDESCA È MORTA E UNA CANADESE È STATA GRAVEMENTE FERITA ALLA VIGILIA DEL VOTO Afghanistan: colpite due giornaliste Intanto dal web i talebani minacciano ulteriori e sanguinose rappresaglie di Chantal Capasso U na fotografa è stata uccisa mentre una giornalista dell'agenzia , pure dell’agenzia statunitense Associated Press, stata gravemente ferita in un attacco di uomini armati, in uniforme di polizia, nella provincia orientale afghana di Kost. Faizullah Ghairat, il capo della polizia di Khost, ha informato che la fotografa deceduta era di nazionalità tedesca mentre la giornalista ferita è canadese. Secondo Tolo tv si tratta della fotografa Anja Niedringhaus e della giornalista Kathy Gannon. L’uomo che ha sparato è stato già arrestato, ma non si è ancora in grado Anja Niedrighaus, la fotografa tedesca uccisa di capire se l'autore dell'attacco è un vero agente di polizia o un militante travestito. Le forze dell'ordine hanno aggiunto che l'uomo ha Tanai insieme ad un sparato contro le due donne mentre stavano per entrare nelteam della Commissiol'ufficio del governatore del distretto di Tanai. Secondo il porne elettorale indipentavoce del governo provinciale di Khost, Mubarez Mohammad dente (Iec) impegnato Zadran, il nome del killer è Naqibullah. L'agguato è avvenuto a distribuire il materiale nel remoto distretto di Tanai, al confine con il Pakistan, e l’asper i seggi che apriranno oggi. sassino è entrato in azione mentre la fotografa tedesca Anja Tensione per le elezioni di oggi, i talebani afghani minacciano Niedringhaus e la giornalista canadese Kathy Gannon stavano rappresaglie, hanno avvertito che in occasione delle elezioni intervistando degli abitanti sui problemi della zona alla vigilia presidenziali e provinciali "un ampia gamma di attacchi del voto. È stato accertato che le due donne erano giunte a saranno lanciati in tutto il Paese". In un comunicato pubblicato KIEV E MOSCA AI FERRI CORTI, DOPO IL GAS Tra Russia e Ucraina scoppia la guerra del… cioccolato L a contesa tra Russia e Ucraina si arricchisce di un nuovo capitolo, quello della guerra del cioccolato. A fronte del divieto di Mosca di importare i prodotti Roshen, di proprietà di Petro Poroshenko (candidato alla presidenza di Kiev ed ostile alla Russia), l’Ucraina ha infatti deciso di controbattere sullo stesso piano. Ed ha inserito nell’elenco dei beni russi che “danneggiano la salute dei consumatori” i cioccolatini dedicati al simbolo della Russia, l’Orsetto, che l’agenzia governativa di Kiev ha dichiarato “non conformi alla legge ucraina”. Quella del boicottaggio è diventata una pratica sempre più diffusa tra gli ucraini, che hanno imparato a riconoscere la provenienza dei beni dal codice a barre e che spesso e volentieri, in segno di protesta, attaccano sui prodotti russi adesivi con scritte nazionaliste. Inoltre, per sostenere l’economia locale, sono state organizzate diverse iniziative e flash mob. “Continuerò la protesta finché non finirà la politica anti-ucraina di Mosca. Non ho nulla contro i russi comuni, ma non comprare i loro prodotti è un modo reale per aiutare i nostri” ha dichiarato un consumatore fuori da un supermercato. Contesa commerciale locale a parte (che riguarda non soltanto i beni di prima necessità ma anche gli altri settori), resta il rischio, sempre più concreto, che si manifesti un effetto domino non solo nell’economia dei due paesi in guerra, ma anche in quelle degli altri che hanno aziende ben inserite nella catena di produzione di quelle attive in Russia ed Ucraina. Tra esse il gruppo Cremonini, leader italiano nella produzione delle carni, che rischia grosso dopo l’annuncio della chiusura dei McDonalds in Crimea, a cui Mosca ha risposto con l’annuncio di una campagna di boicottaggio in tutta la madrepatria da parte degli ultranazionalisti guidati da Vladimir Zhirinovski. nella sua pagina web, l'Emirato islamico dell'Afghanistan ribadisce che "tutto il complesso di queste elezioni falsificate è sotto il tiro diretto dei nostri mujaheddin". Sempre nel messaggio diffuso in rete si avvertono gli afghani a "non partecipare a queste false e contraffatte elezioni che si svolgono nella diretta occupazione americana". Ciascun centro e operatore in queste elezioni, assicurano i talebani, "sono in pericolo" per cui "se qualcuno cercherà di partecipare a queste elezioni e di conseguenza subirà danni, sarà l'unico responsabile di questo". Nel frattempo due kamikaze vestiti con un burqa femminile sono stati arrestati ieri dalle forze di sicurezza nella provincia meridionale di Helmand, alla vigilia della giornata di elezioni presidenziali e provinciali in Afghanistan. Questo quanto riferisce il quotidiano online Khaama Press. Eurosky Tower . Entrare in casa e uscire dal solito. Il relax ha una nuova casa. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. 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Oggi dunque verranno aperti al pubblico gli storici “tunnel del vento”, lunghi 130 metri, all’interno dei quali è in fase di installazione il “Long Pipe”, un’attrezzatura sperimentale per lo studio della turbolenza di parete ad alti numeri di Reynolds: il laboratorio fa parte del Centro Interdipartimentale per la ricerca industriale – CIRI Aeronautica. Prima della visita, appunto prevista per le 17, presso il teatro Comunale di Predappio, alle 16, si terrà una breve introduzione del Prof. Talamelli, direttore del Centro Interdipartimentale per la ricerca industriale sull’aeronautica, e del Dott. Bellani, ricercatore del Centro, che spiegheranno le attività scientifiche che saranno oggetto di studio all’interno del laboratorio. Tornano così in vita gli impianti che Mussolini volle realizzare nel 1935 e che diedero lavoro a quasi mille operai predappiesi: gli scienziati hanno cercato in tutto il mondo una struttura idonea agli studi sulle turbolenze e i tunnel della fabbrica Caproni sono stati individuati come il luogo ideale. I tunnel dove sta per partire l’innovativo progetto scientifico erano, negli anni Trenta, il “simbolo della potenza e dell’infallibilità del regime fascista” – come dice il sito “turismo forlivese” - che in quella fabbrica fece costruire gli aerei trimotori Savoia Marchetti S.M. 81 Pipistrello. Lo stesso sito riporta l’informazione che “nel dopoguerra lo stabilimento fu adibito ad altre attività”. Per “altre attività”, a onor del vero, si intende “pollaio e fungaia”. Si, nel dopoguerra la modernissima fabbrica Caproni è stata abban- Un patrimonio architettonico da rivalutare affinché non vi siano più occasioni perdute Foto forlytoday donata a se stessa, divenendo uno dei luoghi simbolo di una Predappio ridotta male: nel film documentario “Il Corpo del Duce”, per esempio, l’immagine della fabbrica che sembra cadere a pezzi è stata scelta per sottolineare la decadenza della città. Città che invece ha molte peculiarità sia artistiche che – soprattutto – storiche. Che stanno, nel tempo, riprendendo vigore. Ora, lasciare abbandonata al tempo una struttura immane come quella delle fabbriche Caproni è stato davvero uno spreco. Non è mai troppo tardi, però. A prendere in mano la situazione della fabbrica, nel 2006, fu una consigliera comunale del centrodestra, Angela Ferrini, sorella del fondatore del negozio predappiese Ferlandia, recentemente scomparso. Fu lei a trascinare nel vero senso della parola gli scienziati del Ciclope alla fabbrica Caproni: ne parlò tempo fa il quotidiano Il Giornale che riferiva anche le apprensioni della Ferrini per la possibilità che la Germania, interessatissima al progetto, potesse “scipparci la candidatura”. La consigliera nel corso degli anni si è battuta contro il tentativo di “demussolinizzazione” della città iniziato proprio nel dopoguerra e protrattosi per decenni. L’apertura dei tunnel di oggi, dunque, è una vittoria anche di Angela Ferrini, ma soprattutto è la vittoria della storia, che si riappropria di un importante contributo di verità: la fabbrica voluta da Mussolini è una struttura importante che va salvaguardata e riportata ad essere un luogo di lavoro e di sviluppo della scienza. Una vittoria, però, che per potersi definire completa, necessita di un ulteriore passaggio. La fabbrica, infatti, è composta di due complessi: oltre i tunnel c’è la struttura addossata sul fianco della collina. È il luogo dove operai e tecnici allestivano i velivoli. Una struttura, dove la vegetazione spontanea sembra aver avuto la meglio nel corso degli anni, da restituire alla città. Insieme alla Casa del Fascio, nel pieno centro di Predappio, chiusa da troppo tempo. Una costruzione imponente e grande, che resiste alle intemperie grazie alle precise tecniche di costruzione con cui è stata edificata durante il Ventennio, e oggi chiusa. Corre voce che nelle intenzioni dell’amministrazione comunale in carica ci sia anche quella di provvedere al restauro e all’utilizzo della bella costruzione, lasciata finora abbandonata. Cosa possibile, considerata l’apertura dell’attuale sindaco Giorgio Frassineti verso la storia di Predappio, città natale di Benito Mussolini e luogo ove ne riposano le spoglie, dimostrata in occasione della mostra ancora in corso presso la casa natale di Dovia dedicata agli anni giovanili del Duce. [email protected] Foto stenos.it ello stabilimento Caproni lavoravano quasi mille persone, tra tecnici e operai. Praticamente quasi l’intera popolazione predappiese. Oggi la città conta circa seimila abitanti. All’interno della fabbrica voluta da Mussolini venivano costruiti aeroplani attraverso tecniche tra le quali figurava anche il trattamento del legno. Si trattava infatti prevalentemente di trimotori realizzati in legno su scheletro metallico. Queste tecniche ebanistiche sono tuttora in vita in un settore del vecchio stabilimento che produce arredamenti di lusso per yacht. Creazioni che vengono esportate anche all’estero. Un viaggio nel tempo e nella storia della fabbrica lo fornisce il sito web stenos.it, che propone anche un video in cui sono messe a confronto immagini della Caproni della seconda metà degli anni Trenta con altre, recenti, che hanno un sapore amaro. Scrive: “…non mancano sfumature di amarezza e persino di rimpianto per le occasioni perdute, e che racchiude a dispetto dei detrattori in servizio perma- N nente effettivo uno scenario di intelligenza, coraggio, tenacia e creatività notevole, di ben diversa memoria, caratura e considerazione”. Non solo, bisogna ricordare anche quanto venne realizzato a favore della sistemazione dei dipendenti e delle loro famiglie: “dalle fonti disponibili (e notoriamente incomplete e volutamente riduttive) – scrive ancora stenos.it – si evidenziano: un sistema di costruzioni dislocate all’intorno, in gran parte distrutte, consentiva lo svolgimento di un sistema di servizi necessari alla vita della fabbrica…”. I tunnel, che oggi stanno tornando a nuova vita, furono costruiti scavando sotto la collina di fronte alla fabbrica e servivano come luogo d’emergenza per poter trasferire le lavorazioni in caso di bombardamenti. E ancora: “Facevano parte del complesso industriale Caproni le villette per gli impiegati costruite lungo la strada che da Predappio Nuova porta allo stabilimento, le casette operaie … e infine il “palazzo dell’Aeronautica Caproni … lungo il corso principale di Predappio”. E.M. DOPO IL SUCCESSO DI “MAGAZZINO 18”, CRISTICCHI SI PREPARA PER UN ALTRO ANNUNCIATO BOOM “Canale Mussolini”diventerà uno spettacolo teatrale Il cantautore e lo scrittore si sono incontrati e hanno parlato del progetto, al quale lavoreranno insieme I l musical civile. Ovvero la proposta, a teatro, di spettacoli su temi socialmente importanti. Come l’esodo istriano, giuliano e dalmata, insieme alle foibe al centro di “Magazzino 18”, grande recente successo di Simone Cristicchi. Il cantautore romano, ancora sui palchi dei teatri di tutta Italia con il suo spettacolo che tanto ha fatto parlare di sé, ha recentemente dichiarato di voler proseguire in questo filone di lavori su pagine di storia decisamente particolari. In un’intervista a Carlo Antini de “Il Tempo”, Cristicchi ha infatti annunciato che ha intenzione di iniziare a lavorare ad un nuovo progetto, che si preannuncia decisamente interessante: mettere in scena “Canale Mussolini”, il libro di Antonio Pennacchi sulla bonifica dell’Agro pontino. “L’ho incontrato di recente – ha detto Cristicchi – e ne abbiamo parlato. Mi è sembrato molto felice all’idea”. Il romanzo dello scrittore “fasciocomunista”, uscito nel 2010 e vincitore del premio Strega, racconta dieci anni di storia italiana attraverso le vicende di una famiglia di contadini del Nord Italia, trasferitisi nei pressi di Latina come coloni. Qui, tra mille difficoltà, passano attraverso vicende drammatiche. Che non impediscono comunque una conclusione di tenacia e speranza, anche nella sciagura. La particolarità del volume di Pennacchi – oltre all’interesse storico culturale suscitato dalle descrizioni della vita quotidiana dei coloni e del contesto socio politico in cui vivono – sta nel linguaggio con cui il protagonista racconta in prima persona la storia della sua famiglia. Un linguaggio colorito e colloquiale, con frequenti incursioni nel dialetto veneto-pontino. E se all’inizio, leggendo, si fa un po’ fatica ad abituarcisi, alla fine del libro ci si rende conto che tale parti- colarità contribuisce a fare di “Canale Mussolini” un’opera che merita senza dubbio le luci della ribalta. Non è quindi difficile immaginare che unendo il lavoro di Pennacchi con l’eccezionale capacità interpretativa di Simone Cristicchi, le possibilità che ne esca fuori un notevole successo teatrale sono altissime. Non resta allora che aspettare la messa in scena dello spettacolo, con la curiosità e l’apertura mentale di tutti coloro che vivono l’arte come un divertimento e come spunto di crescita e riflessione, anche al di là delle proprie convinzioni. Cristina Di Giorgi 7 Sabato 5 aprile 2014 Cultura LEONESSA (RIETI): A SETTANT’ANNI DALLA BARBARA UCCISIONE, IL COMITATO PRO 70° ANNIVERSARIO DELLA RSI CHIEDE IL GIUSTO RICONOSCIMENTO Crimini partigiani: una via per Assunta Vannozzi Era il 16 marzo 1944 quando la giovane mamma ventinovenne venne strappata dalle braccia di suo figlio e vilmente assassinata in strada di Emma Moriconi veva solo 29 anni, Assunta Vannozzi, quando fu barbaramente uccisa dai partigiani. La sua storia sui libri di scuola non c’è, perché è una storia scomoda, che racconta una verità scomoda. Leonessa, provincia di Rieti, 16 marzo 1944: un gruppo di partigiani, i volti coperti da passamontagna e fazzoletti, irrompono in casa Vannozzi, nella frazione di Leonessa chiamata Capodacqua. Assunta ha 29 anni, è una giovane mamma ed è a letto malata. La accusano di essere una “spia”, le strappano dalle braccia il figlio Luigino, che ha solo due anni, la trascinano in strada, uno di loro le scarica addosso il caricatore di una pistola per poi darle il colpo di grazia alla nuca. Rientrati nell’abitazione, razziano tutto ciò che trovano: corredo di nozze, gioielli, piccoli valori. Assunta Vannozzi, però, è innocente. È solo una giovane mamma che con la sua vita paga il prezzo di un odio senza confini. Ancora oggi l’Anpi parla di lei come di una “prostituta”: settant’anni dopo si tenta di uccidere Assunta Vannozzi per la seconda volta e questo la dice lunga sui personaggi di cui stiamo parlando. Laddove non c’è rispetto per la vita di una mamma innocente ci si aspetta forse rispetto per la sua memoria? Il fatto è che costoro continuano ad autoincensarsi come “eroi”, che in molte realtà A territoriali ci sono vie e piazze intitolate ad una sigla, “C.L.N.”, che contava tra le sue fila anche barbari assassini. Crimini nascosti per decenni. Negli anni che seguono la fine della guerra vengono accusati del brutale omicidio tre partigiani, uno di essi, individuato come l’esecutore materiale, afferma di aver agito su ordine della Brigata Gramsci. Ma la “giustizia” classifica l’orrore perpetrato ai danni di Assunta Vannozzi come “legittimo atto di guerra”, dunque i tre vengono rimessi in libertà, anche se la Magistratura accerta anche l’innocenza di Assunta, considerando il suo assassinio come un “errore di valutazione”. Sono trascorsi settant’anni: il Comitato Pro 70° Anniversario della RSI in Provincia di Rieti si è recato nel cimitero di Vallunga, dove Assunta riposa, a portare un fiore sulla sua povera tomba e a chiedere “una pubblica riabilitazione della giovane mamma di Capodacqua”, come riferisce al Giornale di Rieti il dott. Pietro Cappellari, responsabile culturale del Comitato. Così hanno richiesto al sindaco di Leonessa che la via che congiunge Ocre a Capodacqua venga dedicata alla memoria di Assunta Vannozzi e che sul luogo dell’uccisione sia eretta di nuovo la croce che era stata già apposta in passato e poi tolta per lavori stradali e mai ripristinata. “Un atto dovuto – ha proseguito Cappellari – che l’intera comunità leonessana deve a una sua concittadina uccisa troppe volte, fisicamente e moralmente. Essere qui oggi per noi è un atto non solo di carità cristiana – ha aggiunto – siamo qui non solo per un giusto tributo ad un’innocente che oltre ad essere stata ingiustamente uccisa e strappata all’affetto dei cari, è stata vilmente vituperata per decenni da personaggi senza scrupoli; ma anche per un dovere morale che avevamo con Luigino Montini, figlio di Assunta, che per tutta la vita ha portato nel suo cuore i segni indelebili di quella tragedia. Oggi che Luigino non è più con noi – ha poi concluso – ma è tornato tra le braccia della mamma che gli fu strappata dall’odio politico quando aveva solo due anni, siamo qui per ricostruire quello che realmente avvenne, abbattendo definitivamente il muro di omertà costruito dalla vulgata antifascista. Speriamo che Assunta e Luigino, da lassù dove ci guardano, finalmente, possano ora riposare in pace”. EVOLA E GENTILE: SPIRITUALITÀ, PATRIA, LA FILOSOFIA DELL’ESSERE IN UN MOMENTO CRUCIALE DELLA STORIA D’ITALIA L’ultimo Mussolini di Primo Siena/1 La “perestroika” del Duce: dal Ventennio a Salò, il percorso di un uomo e di un’epoca il Mussolini della Repubblica Sociale, è l'Italia di una generazione, è uno dei passaggi cruciali della nostra storia quello che emerge dal volume "La perestroika dell'ultimo Mussolini" di Primo Siena. È un vero e proprio percorso che traccia la strada che dal Fascismo porta a Salò, e ancora oltre, una strada tortuosa, percorrendo la quale si incontrano tante anime e molteplici intellettualità. Ma la strada è una: difficile, complessa, fatta di irte salite e sdrucciolevoli discese, ma una. È la strada della spiritualità piena ed univoca, che viene sublimata rispetto alla materia. Spiritualità che trova la sua ragion d'essere nella politica, "immanente attività dello spirito umano", nel concetto di Patria, esaltato da Siena attraverso le parole di Gentile: "Il popolo sano, che non ha colpa della sventura in cui un giorno fu precipitato con la solenne menzogna di una pace impossibile, è pronto all'appello dei suoi morti; e si leverà nella fiera coscienza della sua dignità storica ove la voce che ripete quell'appello sonerà schietta, semplice, sincera come la voce stessa della Patria. La quale non è un partito per cui si può per mille motivi accidentali non essere d'accordo; ma la nostra stessa terra e la nostra vita, il passato da cui anche volendo non ci si può staccare, e l'avvenire, il solo possibile avvenire della nostra civiltà e della vita dei nostri figli". Ecco, il concetto È della spiritualità, sopra tutto e prima di tutto. Primo Siena, che vive in Cile da tempo, ciò che racconta lo ha vissuto in prima persona. Quello che emerge dal volume è il voler ripercorrere le tappe essenziali non solo della vita di un singolo ma anche e soprattutto di un mondo, ragionate e pensate dopo anni, facendo uso dunque del corretto “distacco” quantomeno temporale dalle emozioni e dalle palpitazioni di un’età giovanile per basare il pensiero – e con esso il ricordo - sull’esperienza degli anni trascorsi e delle conoscenze – anche di vita – assimilate successivamente. La sua attenzione, rivolta ed Evola e a Gentile, matura attraverso una sintesi tra i due pensatori e si va ad incuneare nei meandri del Fascismo inteso non tanto come epoca storica ma come pensiero, in qualche modo spiritualità, all’interno del quale va ad analizzarne le numerose e diversissime anime, dato che anche il Movimento Sociale si trascina dietro dal Fascismo del Ventennio e, di più, della Rsi. Il volume reca una prefazione di Giuseppe Parlato, in questo periodo impegnato a Torviscosa per la mostra “La battaglia del grano: autarchia, bonifiche, città nuove” e si ripromette di analizzare il passaggio dalla dittatura alla democrazia “organica”, mettendo in evidenza come – contrariamente al giudizio dato da De Felice sul Mussolini di Salò – la figura del Duce sia piuttosto centrale nella vicenda della Rsi, e che anzi Mussolini nella Repubblica Sociale ritrovi, in un certo senso, se stesso. Richiamando anche il necessario riferimento al “se- condo” Mussolini, quello della Marcia su Roma e del Governo Fascista degli anni che vanno dal 1922 al 1925, successivo al “primo” Mussolini, quello della rivoluzione socialista. Un inciso, necessario: si possono distinguere i vari periodi di Benito Mussolini in sostanzialmente quattro spezzoni. Il “primo Mussolini”, quello della rivoluzione socialista, più spesso identificato come “il giovane Mussolini”. Il “secondo”, quello del “primo Fascismo”, cioè del “Fascismo democratico”. Il terzo, quello della dittatura. Il “quarto”, quello della Rsi e, come dice Siena, della “repubblica organica”. Una cosa, a parere di chi scrive, va però sottolineata: c’è un unico filo conduttore nella vita politica di Benito Mussolini, che è il “socialismo”. Benito è “sempre socialista”, lo è quando infiamma le piazze e alza la voce ai congressi del Partito Socialista, lo è quando dirige l’Avanti non meno di quando lancia le sue frecce dall’arco de Il Popolo d’Italia, lo è quando diventa capo del Governo, lo è quando diventa dittatore, lo è, infine e magistralmente, nel corso del governo della Rsi. Dunque il voler differenziare le quattro fasi può essere utile solo ai fini di un inquadramento storico di quattro “momenti” e a suddividere le diverse forme in cui il socialismo mussoliniano prende vita. Del resto, cos’altro è il Fascismo se non il socialismo messo in pratica? (… continua…) E.M. [email protected] 8 Sabato 5 aprile 2014 Storia SI CHIUDE IL PICCOLO SPECIALE DEDICATO AD UNA STORIA INFELICE, SULLA QUALE È NECESSARIO DIRE LA VERITÀ Ida Dalser, il tragico epilogo/5 Le vicende che portano alla drammatica morte della donna e i dubbi sul destino del figlio Benito Albino di Emma Moriconi enito Albino è irrequieto, ha atteggiamenti nervosi, ha maturato nel corso del tempo una forma di odio verso quello che la madre gli ha detto essere suo padre. I suoi compagni di scuola riferiranno che aveva scatti che lasciavano dedurre che qualcosa non andava. Arnaldo va a trovare spesso il bambino, si interessa di lui, ne segue il percorso. Ma quando Arnaldo muore, Benito Albino torna in un istituto scolastico. Nel 1932 il suo cognome viene cambiato in Bernardi. Ida peggiora, la sua grafomania la porta a scrivere ovunque, ricopre persino le pareti della sua camera. Intanto il ragazzo viene arruolato in marina, insieme a Giacomo Minella, nipote di Bernardi: insieme frequentano la scuola di La Spezia, poi vengono mandati nel Mar della Cina. Intanto Ida prepara la sua evasione: nel luglio del '35 svita le inferriate, annoda le lenzuola del suo letto e fugge dal manicomio di Pergine. Riesce a raggiungere B la famiglia a Sopramonte, ma viene presto ripresa in custodia, mentre continua ad urlare di essere la moglie del Duce. Ida chiede di andare a Venezia, non più a Pergine.Viene accontentata. Le condizioni di Benito Albino, nel frattempo, ne consigliano il ricovero in ospedale militare. I sanitari ne riferiscono uno stato non buono: si sente perseguitato, 'si ritiene di un'educazione superiore' e non socializza, è prepotente. Sindrome paranoide, poi stato tale di infermità di mente per cui è pericoloso per se stesso e per gli altri. Demenza precoce, schizofrenia, deficienza psichica. E, come sua madre, non vuole restare recluso. Manifesta manie di persecuzione, smanie complottistiche, cerca di fuggire ma viene raggiunto e riportato in sede. Soffre di autolesionismo, si graffia. Si tenta una terapia a base di insulina che non porta i risultati sperati. Il 3 dicembre Ida muore per emorragia cerebrale. Benito non verrà a saperlo mai. Nel 1939 muore anche Giulio Bernardi. Le condizioni di Benito Albino peggiorano sempre di più, an- che il fisico reagisce male, il cuore non lavora bene, 'polso filiforme, frequentissimo', ha 'frequenti scariche diarroidi', perde peso a vista d'occhio: muore il 26 agosto 1942, logorato dal male. Questa la versione “ufficiale” della morte del giovane. Ma c’è anche chi non la pensa così.Vediamo. La fine della storia, per Giorgio Pini e Duilio Susmel, è decisamente diversa: Benito Albino, dopo aver frequentato la Scuola Navale di Livorno ottiene il grado di ufficiale di marina. Nel 1940 si imbarca su un cacciatorpediniere, che viene silurato nel 1942. Il ragazzo troverebbe lì la sua fine e tutto il resto sarebbe una colossale bugia. Ma a prescindere da come siano andate realmente le cose, quali sarebbero le colpe di Mussolini? Di non aver provveduto a pagare l'albergo a mamma e figlio dopo anni di sussidi versati regolarmente? Dopo aver provveduto, grazie al fratello Arnaldo, all'educazione e alla carriera di Benito Albino? E poi... siamo davvero certi che Benito Albino fosse figlio di Mussolini? Il fatto che lo abbia riconosciuto nel 1916 non implica necessariamente il fatto che fosse davvero suo figlio. Benito lo dice a Claretta in un colloquio intimo nel ‘38: "Si, la Dalser impazzì e morì così. No, suo figlio non è fi- glio mio, affatto. Troppi me ne hanno attribuiti". Non avrebbe alcun motivo di mentire: con Claretta parla anche dei figli della Pallottelli e del dubbio che possano essere suoi. Perché dunque dovrebbe mentire sul figlio della Dalser? Una ricostruzione possibile: Benito riconosce il figlio, si occupa di aiutare Ida economicamente per fornire un sussidio al bambino e a lei. Lo fa per anni, poi comincia a dubitare che il bambino non sia il suo, forse è lei stessa a rivelargli la verità in un momento di ira, per ferirlo, salvo poi ritrattare. Ma Benito non se la sente di abbandonare i due al loro triste destino. Dunque continua ad aiutarli. Dopo il ricovero di Ida continua ad occuparsi del bambino, lo fa studiare, lo fa arruolare in marina. Una storia molto triste, quella di Ida, comunque. Che, dopo la giusta analisi che non ci si poteva esimere di fare, induce a chiudere questo "ritratto" con un richiamo al sentimento di pietà cristiana che questa drammatica storia suscita. [email protected] 9 Sabato 5 aprile 2014 Da Roma e dal Lazio DOPO L’ELEZIONE DELLA PRESIDENTE REGIONALE MANNOCCHI, LA COMMISSIONE GARANZIA LA SFIDUCIA “Nel Pd qualcuno vuole sfasciare tutto” Al “Giornale d’Italia” il parlamentare Marco Di Stefano spiega i motivi del dissenso interno, attacca le minoranze e rivela i retroscena capitolini di Giuseppe Sarra on si placano le ire all’interno del piddì del Lazio. Dopo l’elezione di Liliana Mannocchi alla guida dell’assemblea regionale, dove è stato necessario perfino l’intervento del personale 118 per soccorrere un dirigente colpito da un malore, che ha scatenato una valanga di polemiche e accuse tra le varie anime del partito. Un dibattito senza mezzi termini sfociato anche sui social network, con le minoranze hanno avuto la meglio sulla presidente-lampo. La commissione garanzia del Partito democratico ha accolto il ricorso dalla candidata sconfitta, Liliana Bonaccorsi, sfiduciando di fatto la Mannocchi e i vincitori del congresso. Al neo segretario Fabio Melilli le opposizioni lamentano una “forzatura statutaria”: l’ex presidente non è membro dell’assemblea e quindi non candidabile. Figuriamoci se eleggibile. La solita solfa, insomma. La tensione comunque resta alta. In molti non hanno digerito quanto deciso in fretta e furia dal massimo organo di Largo del Nazareno. Uno su tutti, il deputato Marco Di Stefano. Un pezzo da novanta del Pd, da sempre molto radicato sul territorio, N che può contare numerosi consensi. Al “Giornale d’Italia” il parlamentare esprime il suo disappunto nei confronti della commissione garanzia e attacca i compagni di partito. Si è trattata di una forzatura politica come sostiene la Bonaccorsi? Assolutamente no. Quindi? In un partito normale bisogna ragionare in termini politici. Si tratta di un abuso di potere. Se in un congresso, dopo aver mobilitato i nostri militanti con gazebo tra il vento e il gelo, due modi diversi di concepire l’attività di partito si confrontano e ovviamente una risulta vincente a discapito dell’altra, la minoranza deve rispettare il risultato delle elezioni e non attaccarsi ad uno strapuntino di potere e di visibilità. Vi accusano di aver forzato la candidabilità della Mannocchi Non è vero, l’elezione è corretta. La questione è un’altra. Prego I valori non si barattono per delle poltrone. Abbiamo idee e modi differenti, è vero. L’unità, però, mi scusi se sono ripetitivo, non si trova attraverso uno strapuntino nell’assemblea. Questo vale da sempre. Come spiega questo clima di tensione che si respira all’interno C’è qualcuno che è in crisi di astinenza dal Campidoglio e utilizza il partito per fini personali, che vanno discussi in separata sede, o per tutelare il proprio orticello. Ribadisco che l’elezione della Mannocchi è giusta. Per quale motivo? Anche dal Largo del Nazareno, all’indomani del ricorso presentato, ci avevano detto che non c’erano i presupposti per pronunciarsi e quindi l’istanza sarebbe stata rigettata agli organi regionali. Pensi che la com- missione garanzia è stata convocata senza un ordine del giorno. Poi cosa è successo? C’è stata un’accelerazione improvvisa, forse in vista delle europee. Mi chiedo: c’è qualcuno che vuole sfasciare tutto? Cosa intende? Continuano a cavalcare la storiella dell’ala renziana. A me sembra piuttosto la corrente degli ex rutelliani. Insieme ad altri esponenti del governo e del partito abbiamo sostenuto la candidatura di Melilli. Questo non vuol dire essere contro Matteo Renzi. Io l’ho votato. LA PROSSIMA SETTIMANA TAVOLO TRA LE ISTITUZIONI PREPOSTE ALLA GESTIONE DELL’IMMONDIZIA CON GALLETTI Rifiuti, mercoledì incontro al Ministero i svolgerà mercoledì prossimo alle 16, nella sede del ministero dell’Ambiente di via Cristoforo Colombo, un incontro tra il ministro Gian Luca Galletti e le istituzioni preposte alla gestione rifiuti nella città di Roma. Al centro del tavolo, la questione legata allo smaltimento dei rifiuti. Il 26 maggio, infatti, scadrà l’ordinanza firmata dal sindaco che consente di usare i due impianti di trattamento di Malagrotta della Colari, gruppo finito sotto inchiesta, insieme a Manlio Cerroni e altre sei persone, nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dell’immondizia di Roma e del Lazio. Nel sito della capitale, va ricordato, confluisce il 70% dei rifiuti indifferenziati della città. Dunque, il rischio che decine di tonnellate resteranno per strada è reale. Gli impianti riconducibili alla Colari, infatti, non possono essere utilizzati. Lo scorso febbraio, il prefetto Pecoraro annunciò che “gli enti pubblici non possono lavorare con Colari perché c’è un’interdittiva scaturita a seguito dell’indagine della Procura”. Fuori dal Lazio, però, i rifiuti non possono andare perché vietato da una legge nazionale. Fuori dal territorio della provincia, nemmeno, come prescrive la Regione. Cosa fare, quindi, per uscire da questa impasse? Mandarli all’estero? Una delle ipotesi accreditate, che andrebbe ad incidere pesantemente sulle tasche dei romani. Il 29 aprile, tuttavia, il Tar potrebbe anche decidere di sospendere l’atto firmato da Pecoraro e qual punto tornerebbe tutto come prima. Il sindaco Marino, invece, chiede al Governo di concedere a Roma Capitale gli strumenti per realizzare il piano che ha in mente: “superare definitivamente l’emergenza, aumentare la differenziata e creare un eco distretto. Sui rifiuti – spiega il primo cittadino - non abbiamo un’emergenza strutturale ma un’emergenza di giurisprudenza, abbiamo bisogno degli strumenti per continuare nel nostro piano di risana- mento. Sono convinto che il ministro dell'Ambiente comprenda perfettamente questo ragionamento”. Intanto il sindaco di Albano Laziale, Nicola Marini, ha firmato un’ordinanza contingibile ed urgente che, per tutelare la prosecuzione del servizio, consente l’utilizzo del termovalorizzatore di Roncigliano per i prossimi tre mesi. Un provvedimento che permetterà per i prossimi novanta giorni di confluire i rifiuti di Ariccia, Ardea, Castel Gandolfo, Genzano, Lanuvio, Marino, Nemi, Pomezia e Rocca di Papa. Marco Compagnoni Ci sono problemi nel Pd capitolino? Bisogna lasciare le beghe romane fuori dal partito regionale. Tutti devono pensare al bene della città, farla uscire dal baratro in cui è finita e farla tornare di nuovo a crescere. Penso al Salva Roma, ad Acea, ai fondi che abbiamo stanziato alla Finanze per la raccolta differenziata. Dobbiamo sostenere con forza, in particolare dall’interno, la giunta di Ignazio Marino. Se poi c’è più di qualcuno che vuole far saltare tutto…. GIOVEDÌ PROSSIMO ZINGARETTI RISPONDERÀ ALL’INTERROGAZIONE DI STORACE SULLA CHIUSURA DEL REPARTO DI REUMATOLOGIA Preoccupano i casi San Filippo Neri e Umberto I Cgil, Cisl e Uil attaccano il presidente della Regione, invece, sugli esternalizzati ensione in materia di Sanità alla Regione Lazio. Dopo un’interrogazione presentata al governatore e commissario ad acta Nicola Zingaretti e una lettera inviata al presidente della commissione regionale alle Politiche sociali e salute Lena sulla probabile chiusura del reparto di Reumatologia del San Filippo Neri, il vicepresidente del Consiglio e capogruppo de La Destra Francesco Storace, venuto a conoscenza della calendarizzazione della risposta di Zingaretti, avverte l’ex numero uno della Provincia di Roma. “Giovedì la giunta regionale risponderà finalmente all’interrogazione – punge l’ex Ministro della Salute - sulla inaccettabile situazione di disagio provocata ai malati in cura presso reumatologia al San Filippo Neri”. Storace ricorda anche che si tratta di “persone con gravissimi problemi di artrite e nessuno si può permettere – attacca - di trattarle come pacchi postali o peggio negare le cure”. Al presidente del Pd, infine, consiglia: “Mi auguro risposte chiare e rassicuranti da Zingaretti: non si faccia prendere in giro dai responsabili di decisioni scellerate”. T S Come spiega tutto ciò? Il vero problema è il potere che circonda e gira intorno a Roma. Non va meglio all’Umberto I di Roma. I sindacati accusano la “Regione e l’azienda di aver messo alla porta gli esternalizzati”. A darne notizia sono state CgilCisl-Uil al termine dell’incontro in Regione alla presenza del subcommissario Botti, la direzione generale del policlinico e i sindacati del comparto. “Il tavolo più volte richiesto da Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl aveva, come argomento focale, le ventilate intenzioni del management del primo policlinico d’Italia di non rinnovare la convenzione in essere con la cooperativa che da oltre 15 anni fornisce servizi assistenziali alla persona occupando circa 700 dipendenti tra infermieri e personale ausiliario”, spiegano le organizzazioni che aggiungono: “É sconcertante che il direttore generale con il complice silenzio degli uffici regionali abbia messo in atto un suo diverso piano di riorganizzazione del policlinico. Ci aspettiamo che il piano – concludono - venga rivisto dalla Regione e dalla azienda ospedaliera e nel frattempo allerteremo il prefetto ed i mancanza di riscontro attiveremo la mobilitazione”. G.S. 10 Sabato 5 aprile 2014 Dall’Italia A PALERMO SONO FINITI IN MANETTE I PROPRIETARI DI UN RISTORANTE Mafia: sette arresti per estorsione ia ristoratori che esattori del pizzo: questa l’attività di Maurizio e Giovanni De Santis, titolari del "Bucatino" di via Principe di Villafranca, Palermo. I due sono stati arrestati ieri dai carabinieri del Nucleo investigativo del capoluogo siculo con l'accusa di aver offerto protezione ai titolari di una ditta di autotrasporti che avevano subito il furto di un rimorchio, nel maggio 2012. Vera protezione mafiosa: i due ristoratori dicevano di essere vicini al capomafia di Porta Nuova, Alessandro D'Ambrogio. A muovere le indagini l’intercettazione dentro il ristorante della voce di Maurizio De Santis si vantava addirittura di essere affiliato alla famiglia di Palermo Centro. L’operazione è stata portata avanti dagli investigatori del comando provinciale, nell'ambito delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco. Il provvedimento di arresto, firmato dal gip Fernando Sestito, riguarda altre cinque persone: Francesco e Pietro Centineo, Pietro Flamia, Francesco Licandri e Rita Salerno, moglie di Maurizio De Santis. Sono accusati a vario titolo di estorsione, rapina e lesioni personali, con l'aggravante di aver commesso il fatto con metodo mafioso. BISCEGLIE S Maltrattava gli alunni Fermata maestra 60enne naudita violenza nei confronti dei suoi piccoli allievi: così, colta in flagranza di reato, è stata arrestata mentre era intenta a malmenare uno dei suoi alunni, una maestra di 60 anni della scuola per l’infanzia “San Giovanni Bosco” di Bisceglie, comune appartenente alla provincia di Barletta-Andria-Trani. La donna, accusata di maltrattamenti, è stata inchiodata alle proprie responsabilità grazie alla tecnologia. Dopo alcune denunce sul conto dell’insegnante, infatti, gli uomini dell’Arma dei carabinieri che si sono occupati delle indagini hanno chiesto ed ottenuto dalla Procura della Repubblica di Trani di poter piazzare delle telecamere all’interno delle aule nelle quali la docente era solita fare lezione. Sarebbero più d’uno gli episodi di violenza registrati nelle riprese video. Nei prossimi giorni è prevista l’udienza di convalida della misura cautelare, nel corso della quale l’educatrice sarà per la prima volta interrogata dagli inquirenti. La sessantenne attualmente si trova ai domiciliari. Le indagini sul suo conto erano in corso da parecchio tempo e rischia di dover scontare da uno a 5 anni di reclusione. F.Ce. I Era il maggio del 2012 quando i titolari di una società di trasporti di Bagheria subirono il furto di un rimorchio, contenente materiale destinato a un grosso rivenditore di elettrodomestici, per un valore di 168 mila euro. Durante una cena al ristorante "Il Bucatino" gli imprenditori, in preda alla disperazione, si confidarono proprio con Maurizio De Santis che si offrì subito di recuperare la merce, garantendo futura protezione, con il pagamento di 15 mila euro a Natale e 1.500 euro al mese a partire dal gennaio 2013. I due imprenditori caddero nella trappola, pagando subito la somma maggiore, mentre i De Santis si mossero subito, perché le vittime del furto sospettavano di alcuni dipendenti. Subito la coppia di malfattori iniziò delle spedizioni punitive contro alcuni autisti che fallirono, portandoli all’arresto nel dicembre 2012. Usciti dal carcere di nuovo al lavoro come strozzini: pretendevano un risarcimento di 200 mila euro dai titolari della ditta di autotrasporto. Dunque iniziarono le minacce di morte, tanto che per un po’ di tempo i titolari della ditta di autotrasporto dovettero lasciare la Sicilia. Francesca Ceccarelli 11 Sabato 5 aprile 2014 Dall’Italia UNA F IACCOLATA E I RINTOCCHI DELLA CAMPANA DEL SUFFRAGIO RICORDE RANNO L E 3 0 9 VIT T IME DE L L A T RAGE DIA L’Aquila: cinque anni dopo il terremoto Il sisma che ha stravolto per sempre la città che fatica nella ripresa, “servono fondi” afferma l’assessore comunale inque anni fa nella notte tra il 5 ed il 6 aprile 2009 a L’aquila e in altri 56 comuni limitrofi, la terra tremava, portando distruzione e con sé anche 309 morti. Ma l’Aquila da quel giorno fa fatica a riprendere la sua dignità di città d’arte e cultura. Lo strazio ed il dolore per la perdita delle giovani vittime della Casa dello Studente, i processi e le rassicurazioni a restare in casa della Commissione Grandi Rischi per cui sono stati condannati in sette a sei anni in primo grado, intanto quei ragazzi non ci sono più. Ancora adesso L’Aquila rimane silente fra le macerie, la rinascita non è facile e di questo gli abitanti, loro malgrado, ne sono consapevoli. Quella scossa Richter 5.8 che ha stravolto per sempre una città, cinque anni dopo macerie, zone rosse, militari, passerelle politiche, inchieste, processi, promesse e delusioni, L’Aquila prova a rialzare la testa. Oltre 300 i cantieri aperti nel centro storico, e più di 1500 nelle zone periferiche: si vedono gru, camion, carriole che portano via calcinacci, sacchi di calce e cemento, operai al lavoro. E si rompe quel silenzio surreale che per anni ha caratterizzato il quinto centro storico più grande d’Italia. Ecco C in numeri della ricostruzione: oltre 11.500 addetti occupati e 1.400 imprese da 86 province italiane. Nei comuni del cratere sono 138 nei centri storici e 662 i cantieri nelle periferie. In 46 mila sono rientrati in casa. Per i beni architettonici, simbolo della ripresa il restauro in corso della Basilica di Collemaggio. In tutto i cantieri avviati in aggregati con edifici vincolati sono 101. Lungaggini burocratiche, carenza di fondi, molti atti di sciacallaggio istituzionale. Non dimentichiamo il coin- volgimento del comune de L’Aquila nell’inchiesta su presunte tangenti che hanno portato le dimissioni del vice sindaco Roberto Riga, indagato, e le titubanze del sindaco per lasciare la fascia tricolore, ma alla fine se l’è ripresa. Indelebili nella memoria le risate di alcuni imprenditori che si sfregavano le mani per gli affari che avrebbero fatto all'Aquila, emerse dalle intercettazioni. Ma gli Abruzzesi ripetono a sé stessi di non mollare, la forza di voler uscire da questo lungo tunnel emotivo (e non solo) in fondo al quale s’intravede la luce della speranza. Per usare le parole di Papa Francesco: “Jemo ‘nnanzi”, nonostante la stanchezza e le delusioni. Nota dolente è l’incertezza dei fondi per i quali il governo Renzi dovrebbe agire, come ha ribadito Piero Di Stefano l’assessore comunale alla ricostruzione, se il governo nazionale non invia 700 milioni aggiuntivi per il 2014 "tra un mese le risorse sono esaurite e si ferma tutto". Sempre l’assessore ha affermato che dopo i circa 12 miliardi di euro già spesi, per rispettare il crono programma del Comune che prevede la ricostruzione entro il 2018, occorrono ancora circa quattro miliardi per l'edilizia privata e circa mezzo miliardo per quella pubblica. Questa sera la fiaccolata cui seguiranno nella notte alle 3.32 i rintocchi della campana del Suffragio per ricordare le 309 vittime del sisma. Chantal Capasso IL PIÙ DIFFUSO CANALE DI CONDIVISIONE DI FILMATI CONTRO LE ASSOCIAZIONI PRO LIFE You Tube e la censura abortista Cancellato un video che mostra un intervento - L'autore, Giorgio Celsi: “Vi chiedo di continuare insieme sulla strada della verità” “ Contenuti scioccanti e ripugnanti”. Questa la motivazione con cui i gestori di You Tube hanno rimosso il video di Giorgio Celsi, presidente dell'Associazione Ora et Labora in difesa della Vita. Il filmato, realizzato in inglese dal gruppo americano Abortion No (e tradotto in italiano da Celsi), mostra la cruda realtà di un aborto. Con immagini sicuramente impressionanti, che avrebbero senz'altro turbato la sensibilità di molti. Ma che, proprio per l'orrore che suscitano, meritavano senz'altro di essere mostrate. “Effettivamente i contenuti di questo video sono terribili: si vede un essere umano fatto a pezzi” scrive Paolo Deotto su riscossacristiana.it. E, commentando la notizia della cancellazione, aggiunge: “Il pubblico è salvo, ma non lo è il bimbo assassinato”. Toni decisamente forti, ai quali fa eco la lettera che l'autore del video ha scritto per spiegare l'accaduto. Giorgio Celsi, partendo dal presupposto che quel che è veramente scioccante e ripugnante è la verità che il video mette in luce (cioè l'aborto) dice che “le immagini descrivono un intervento eseguito in strutture pubbliche con i soldi dei contribuenti”. E aggiunge: “Continuano a considerarci il popolo a cui dare panem et circenses, ma in questo caso ad essere sacrificati nell'arena a causa di un’ideologia radicale di morte e di enormi interessi economici, sono i bambini nel caldo ventre materno (125.000 mila ogni anno). Io a questa cortina di censura attuata per nascondere questi delitti non ci sto, non voglio cadere nel grave peccato di omissione e con il cuore in mano vi chiedo di continuare insieme la strada della verità”. Una strada che passa inevitabilmente attraverso alcune considerazioni, prima fra tutte quella secondo cui, comunque la si pensi, la censura sicuramente non è la via giusta. Una via che tra l'altro diventa paradossale quando si abbatte su materiale che riguarda qualcosa di legalmente consentito: “siamo arrivati ad un punto in cui ciò che la legge permette è talmente scioccante che non è il caso di mostrarlo in pubblico” commenta amaramente Deotto. Senza contare che “può capitare di dover aspettare mesi e mesi per esami urgenti, magari per la ricerca di un tumore. Ma se si tratta di aborto, è garantita la corsia preferenziale e la totale gratuità”, conclude. E non c'è purtroppo da stupirsene in una società come quella attuale, in cui le gerarchie dei valori si dimostrano una volta ancora quasi completamente capovolte. Cristina Di Giorgi UN SITO ACCURATO PER GLI AMANTI DEGLI AMICI A QUATTRO ZAMPE i chiama “The Italian Dog Blog” (http://www.theitaliandogblog.com/) ed è un blog per gli amanti degli amici a quattro zampe. Un’iniziativa che sceglie S “In Media Res Comunicazione” per la gestione delle pubblic relations e dei progetti di comunicazione. Da un'indagine Eurispes e' risultato che il 55,6% degli italiani ha un cane in casa, un dato in crescita di circa il 13% rispetto all'anno precedente. The Italian Dog Blog racconta la quotidianita' di oltre la meta' delle famiglie italiane, una routine a quattro zampe. Nel sito, oltre a numerose foto ed aneddoti divertenti sul miglior amico dell'uomo, e' possibile trovare consigli e spunti interessanti, dai luoghi dove portare a spasso il proprio amico, “The italian Dog Blog”, si parte A curare il progetto di comunicazione l’agenzia in Media Res ai pet-shop piu' forniti, alle novita' in materia di accessori. The Italian Dog Blog e' anche sui social, dove in pochissimo tempo ha riscosso un enorme successo: quasi 11.100 fan su Facebook e circa 900 fan su Instagram. The Italian Dog Blog e' il primo blog italiano interamente dedicato ai cani scritto da una blogger con l'aiuto del suo cane Louis, che "aiuta" l'autrice nella stesura di recensioni e post. The Italian Dog Blog non e', pero', solamente un sito web di informazione, ma dara' vita ad importanti manifestazioni ed iniziative su tutto il territorio nazionale, in collaborazione con aziende di prodotti per l'alimentazione e la cura dei cani e con media partner amici degli animali. The Italian Dog Blog ha dato il via ad una campagna in favore dell'ammissione dei cani nei locali. Una legge ha, infatti, cancellato il di- vieto di accesso nei luoghi aperti al pubblico per gli animali domestici, tuttavia, ancora in molti continuano a mantenere il divieto. The Italian Dog Blog ha prodotto e distribuito gratuitamente degli adesivi da attaccare all'ingresso di quei locali che accettano dichiaratamente l'ingresso dei cani al loro interno. In Media Res Comunicazione e' un'agenzia romana nata nel 2007 costituita da uno staff qualificato di professionisti, specializzata nella gestione di progetti di relazioni pubbliche e di uffici stampa per PMI, associazioni ed istituzioni. In costante crescita, annovera tra i suoi clienti Fiera di Roma, il Parlamento Europeo, Paesionline.it, Tholos, Samadent - Centri per il benessere dentale, Gruppo Ictus ed Emiplegia Onlus, SIDERO Onlus e numerose associazioni professionali e Studi legali. 12 Sabato 5 aprile 2014 L’OPERAZIONE “CASA TRANSILVANIA” Blitz dei carabinieri: 26 persone arrestate Un associazione di stampo mafioso che operava in Italia ma anche in Belgio e Romania ono 26 gli arresti effettuati ieri mattina nell’operazione Casa Transilvania dei carabinieri del Ros contro quello che viene definito: “un pericoloso sodalizio di matrice romena, operante in Italia e in altri Paesi europei, dedito principalmente alla prostituzione e a numerosi delitti predatori”. I militari dell’Arma impegnati nella maxi inchiesta stanno eseguendo, in diverse città italiane, un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale di Ancona nei confronti di 16 indagati per associazione di tipo mafioso, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, estorsione, lesioni personali, furto, ricettazione ed altri reati tutti con l’aggravante della transnazionalità. Mentre altri 10 mandati di arresto europeo per gli stessi capi d’accusa sono in corso di esecuzione in Belgio e Romania con la collaborazione del servizio di cooperazione internazionale di polizia, di Europol, e delle forze dell’ordine dei Paesi interessati. Secondo gli inquirenti, le indagini hanno consentito di documentare "le modalità violente con cui il sodalizio si era progressivamente affermato S nell'ascolano, imponendo condizioni di assoggettamento ed esercitando forme di intimidazione tipicamente mafiose, in un territorio tradizionalmente estraneo a tali fenomeni criminali". Il generale di Brigata Mario Parente, comandante dei Ros in una conferenza stampa ha confermato “la crescente pericolosità di questi sodalizi transnazionali matrice etnica, in particolare la criminalità organizzata romena''. “Un sodalizio pericoloso” ribadisce il Comandante del Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri, affermatosi nell’ascolano anche per la sua ''spiccata capacità di strutturarsi in forme criminali sempre più pervasive, riuscendo ad imporre quelle forme di intimidazione e condizioni di assoggettamento tipicamente mafiose in territori come le Marche, tradizionalmente estranei a fenomeni di criminalità organizzata''. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, l’associazione a delinquere si arricchiva anche attraverso altre fonti di reddito, quali le rapine. Quasi 100 gli esercizi commerciali colpiti dalla banda. Chantal Capasso Dall’Italia BICCARI (FOGGIA): IL PD TRA FALSO BUONISMO E RAZZISMO Esponente della sinistra offende gli immigrati Il sindaco Mignogna: “Accusano noi e non pensano alla loro arretratezza culturale” l razzismo del Partito democratico. Ovvero l’espressione a forte connotazione negativa con cui il candidato a sindaco del centro sinistra nel comune pugliese di Biccari (Foggia) ha definito degli immigrati. La vicenda, di cui si è avuta notizia grazie ad un video diffuso su you tube che non lascia spazio ad interpretazioni, riguarda Giovanni Picaro (Pd), che in un recente incontro pubblico con i giovani del suo paese ha usato il termine spregiativo di “mao mao” in riferimento agli immigrati. La questione, tanto più odiosa se si pensa che ad essere offesi sono dei bambini, riguarda la ristrutturazione di alcuni locali che l’amministrazione avrebbe dovuto realizzare con il contributo di 500mila euro fornito dal Ministero degli Interni a tutti i Comuni aderenti al progetto PON – Sicurezza, dedicato agli extracomunitari rifugiati politici. Biccari aveva aderito all’invito, dichiarandosi disposta ad ospitare venti bambini africani. E se anche dalle pagine on line di un blog collegato a La Repubblica si invita il Partito Democratico a prendere posizione sulla vicenda, c’è chi – nei commenti al video - giustifica quel- I l’espressione razzista come dettata dalla foga del momento e dall’uso del dialetto e nega decisamente ogni addebito. Anzi, rilancia, accusando l’amministrazione uscente di aver montato il caso ad arte, per nascondere la propria incoerenza. Dal canto suo il sindaco in carica Gianfilippo Mignogna, contattato telefonicamente da Il Giornale d’Italia, ha dichiarato: “Il centro sinistra ci accusa di essere ex fascisti, post fascisti e quant’altro. Ma poi i suoi esponenti, che si auto proclamano paladini del politicamente corretto, si lasciano andare ad espressioni che denotano un’arretratezza culturale preoccupante. Insomma, prima accusano noi di razzismo e poi se ne escono, in pubblico, definendo gli africani ‘mao mao’, come ha fatto recentemente il loro candidato a sindaco. Tutto questo denota un’evidente contraddizione in quello che si rivela ogni volta per quello che è: un partito di falsi buonisti”. Cristina Di Giorgi