Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani
Delegazione Piemontese
____________________________________Il Presidente___________
Torino, 15 dicembre 2014
Prot. n. 138
AI PARLAMENTARI
PIEMONTESI
Caro Senatore,
Caro Deputato,
I Comuni montani, con i loro sindaci e amministratori, hanno vissuto le ultime settimane non
senza apprensione per le notizie giunte da Roma relative all’applicazione dell’Imu sui terreni
agricoli nei centri riparametrati con il livello Istat dei 600 metri di altitudine sul livello del mare. La
necessità di incrementare il gettito fiscale di 350 milioni di euro, a livello nazionale, andando a
colpire proprio le aree rurali e più marginali del Paese, non ha di certo arginato la mobilitazione
degli amministratori, già alle prese con le difficoltà connesse alla chiusura dei bilanci – visti i
continui e improvvisi tagli ai trasferimenti che mettono a rischio i servizi di base - e all’impostazione
dei documenti economici per il prossimo anno. L’Imu sui terreni agricoli e la ridefinizione della
montanità non hanno agevolato il percorso verso una crescente collaborazione e solidarietà
istituzionale che è tra i principi fondamentali della nostra Repubblica. Siamo lontani dall’attuazione
dell’articolo 44 della Costituzione, dove sono previsti provvedimenti specifici a vantaggio delle zone
montane del Paese. L’applicazione dell’Imu sui terreni agricoli è l’ennesima conseguenza di scelte
politiche opposte a questo obiettivo, posto con chiarezza nella Carta dai Padri costituenti.
Negli ultimi giorni, siamo stati raggiunti anche dalle notizie relative alle possibili modifiche
del servizio di Poste Italiane, che ridurrà la presenza proprio nei piccoli Comuni e nelle aree
marginali. Credevamo fossero bastate, negli ultimi cinque anni, in centinaia di paesi montani, le
chiusure degli uffici postali a giorni alterni. Credevamo di aver già sopportato abbastanza con le
limitazioni di orari e la riduzione della consegna della corrispondenza. Non solo. Ci viene segnalata
anche la presenza, nella legge di Stabilità, di una norma che ridefinisce la “montagna” (proprio
come ha fatto Istat con il parametro geograficamente e politicamente assurdo dei 600 metri)
eliminando una serie di agevolazioni (tra queste lo sconto sull’acquisto del gasolio per il
riscaldamento) per le comunità che vivono e operano nelle Terre Alte, il cui necessario presidio
viene richiamato solo in casi di emergenza e calamità.
Aggiungo un altro fronte sul quale agire: non sfugga al legislatore che i tagli dei
trasferimenti statali per Comuni, Province, Regioni vanno a incidere sulla diretta sicurezza dei
cittadini; sono molti i sindaci dei Comuni piemontesi, impegnati anche nei neoeletti Consigli
provinciali, che non riusciranno a garantire lo sgombero neve e l’insalamento delle strade nei mesi
invernali. Un problema sul quale è necessario un intervento del Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti, affinché non aumenti il divario di servizi e opportunità tra zone urbane e aree rurali e
montane, vettore di nuova preoccupante marginalità e abbandono.
Mentre si sta concludendo un anno certamente complesso per la politica e per le relazioni
istituzionali del Paese, tormentato da una crescente crisi economica che rende sempre più difficile
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per le imprese investire e per le famiglie risparmiare, è compito di un’organizzazione come la nostra
ribadire la necessità di provvedimenti normativi e incentivi per garantire residenzialità e investimenti
nelle aree montane del Paese. Recenti incontri dedicati alla montagna tra diversi Paesi europei (a
Torino la Conferenza delle Alpi e a Milano il lancio della Strategia macroregionale alpina) hanno
dimostrato come l’Italia, nonostante il 40% del territorio sia montano, non abbia una politica per le
Terre Alte. Francia e Germania continuano a lanciare progettualità, cluster e investimenti. Il nostro
Paese su questo fronte resta indietro, non riuscendo a essere competitivo e a facilitare, dal centro,
politiche regionali efficaci.
L’Uncem unisce dunque all’appello per l’eliminazione dell’Imu sui terreni agricoli nei Comuni
montani (lo slittamento del termine per il pagamento non è sufficiente ed è necessaria una legge
che permetta la ricomposizione fondiaria e l’uso ai fini agricoli delle aree oggi incolte e dove è
presente bosco d’invasione) la richiesta dell’avvio di una seria e duratura politica nazionale per la
montagna. Parta da ciascuno di Voi, possa contagiare la Presidenza del Consiglio, i Ministeri
dell’Ambiente, degli Interni o quello degli Affari regionali, i due rami del Parlamento, ma si avvii
subito una strategia che unisca e sintetizzi quanto di importante – va sottolineato – è stato fatto negli
ultimi due anni: la valida proposta dell’ex Ministro Barca sulle “aree interne”, il piano del Ministro
Martina per l’agricoltura, le possibilità offerte dalla Macroregione alpina, l’armonizzazione della
governance legando sviluppo e servizi alla nascita delle Unioni montane di Comuni secondo la
legge Delrio, la capacità di prevenzione del dissesto idrogeologico che hanno Regioni ed enti locali,
le disponibilità di risorse della programmazione europea 2014-2020, con i piani nazionali e i piani
regionali da armonizzare per spendere bene tutte le risorse UE disponibili. Di una cosa siamo certi:
serve una regia. E serve una legge nazionale sulla montagna che ponga anche fine all’assenza di
rappresentanza dei territori. In Parlamento si completi celermente l’iter del disegno di legge 65,
recante le “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei comuni con popolazione pari o inferiore a
5.000 abitanti e dei territori montani e rurali nonché deleghe al Governo per la riforma del sistema di
governo delle medesime aree e per l'introduzione di sistemi di remunerazione dei servizi
ambientali”, unito ad altri ddl sullo stesso tema. Sarebbe il modo migliore per aprire il 2015, con una
programmazione seria e il superamento delle continue emergenze, andando oltre le battaglie e la
mobilitazione che le Terre Alte continueranno a costruire in assenza un’adeguata, concreta e
costante attenzione politica, economica e istituzionale.
Uncem è a disposizione Tua, della Presidenza del Consiglio, dei diversi Ministeri, delle
Commissioni parlamentari in cui lavori, per approfondire i temi esposti in questa comunicazione,
nonché per presentare – anche in un’occasione seminariale da concordare – agli amministratori,
alle imprese e alle comunità che vivono e fanno crescere le aree montane le opportunità che
deriverebbero da una nuova politica sussidiaria, inclusiva e rispettosa delle Terre Alte.
Nel ringraziarti per la Tua attenzione e disponibilità, Ti porgo i più cordiali saluti e gli auguri di
buon lavoro a nome dell’Associazione che rappresento e mio personale.
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