Pie onti La sfida del ritorno Dalla ricostruzione dei borghi montani, i modelli di insediamento per le Alpi di domani Nuova legge regionale Da Comunità a Unioni Prosegue il processo di riordino degli enti Chiesa e montagna I Vescovi piemontesi: i grandi valori delle Terre Alte Filiera legno-energia Tutti i dati forestali sulle Valli Chisone e Germanasca Con il Ministro Fabrizio Barca incontra i sindaci a Domodossola 6 OTTOBRE/NOVEMBRE 2012 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, DCB/CN - Registrazione Tribunale di Torino n. 5500 del 18.04.2001 euro 3,00 – copia omaggio PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA DELEGAZIONE PIEMONTESE UNCEM 5500 del 18 .04.20 01 euro 3,00 – copia omag gio PER IC O D ’I N Pie FO R MA Z IO NE D E LL A D E LE G Tribu nale di Cattaneo: “L’esperienza delle Comunità montane deve essere valorizzata” Le Alpi, regione unica al centro dell’Europa “Con voi per lo sviluppo della montagna” Nasce a Torino Uncem giovani GAL: 60 milioni per le imprese INSERTO SPECIALE La filiera bosco-legno energia nelle Valli Chisone e Germanasca 15 16 18 21 22 25 Barca: regia nazionale per moltiplicare le eccellenze sul territorio Franco Bertoglio, colonna della montagna piemontese PieMonti Risorse srl per i Comuni e per le imprese Comunità montane dentro una tesi 29 32 34 36 AZIENDA IN PRIMO PIANO L’Arca. Assicuriamo la montagna MNT Meet Next Technology pronti a farvi incontrare una nuova tecnologia 37 41 CULTURA Recensioni Scerner l’onde confuse nel Po... 44 47 PROGETTI EUROPEI Demochange. Presentazione dei risultati finali del progetto Moreco. Il progetto entra nel vivo Return. Verso la Mid-Term Conference! 48 49 49 NOTIZIE DAL TERRITORIO 50 P IE MO NTE SE UN CEM 6 201 BRE VEM NO RE/ OB OTT La sfi da d el rit orno Dalla i mo ricostru per ledelli di in zione de i se Alpi di do diamentborghi m Nuo onta o man Da Cova legg ni, i Pros munit e region ale di egue à a U riordi il proc nion no de esso i gli en ti ATTUALITÀ NE 2 DCB/C N - Re gistra zione D.L. 353/2 003 (conv . in L. 3 5 9 Poste Italia ne S.p .A. Sped . in Ab b. Po st. - Dalle Comunità montane alle Unioni montane passi avanti e passi indietro Unioni montane dei Comuni: ci siamo La sfida del ritorno 27/02 /2004 nº 46) art . 1, co mma 1, PRIMO PIANO A Z IO onti Torin o n. Sommario IO D Chie I Vescsa e mon tagn i gran ovi piem delle di valo ontesia ri : Terr e Alt e Filie Tutt ra legn sulle i i dati foo-energi e Ger Valli Ch restali a man isone asca Con Fabr il Minis inco izio Barc tro ntra a Dom i si a odos ndaci sola nº 6 OTTOBRE/NOVEMBRE 2012 EDITORE: UNCEM Delegazione Piemontese Via Gaudenzio Ferrari n. 1 – 10124 Torino Tel. 011 861 3713 – fax 011 861 3714 e-mail: [email protected] www.uncem.piemonte.it DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Bressano CONDIRETTORE: Filippo Grillo COORDINAMENTO REDAZIONALE: Marco Bussone REDAZIONE: Bruno Mandosso, Marialaura Mandrilli, Alex Ostorero HANNO COLLABORATO: Livio Berardo, Lorenzo Boratto, Emanuela Dutto, Marco Cavaletto, Gianni Giacomino, Erich Giordno, Ambra Lazzari, Bruno Mandosso, Marialaura Mandrilli, Davide Micheletti, Nuria Mignone, Alex Ostorero, Silvia Rodeghiero, Maria Teresa Pellicori, Mauro Piazzi, Laura Sansalone, Elisa Sola, Chiara Viglietti ALLESTIMENTO GRAFICO, PRODUZIONE E STAMPA AGAM – via R. Gandolfo, 8 – 12100 Madonna dell’Olmo (CN) tel. 0171.411470 – fax 0171.411714 – [email protected] – www.agam.it FOTOGRAFIE: AFPT A. Vettoretti, Archivi delle Comunità montane, Costantino Sergi, Marco Bussone Disponibili a riconoscere eventuali e ulteriori diritti d’autore. Stampato su carta ecologica clorofree. Questo numero è stato chiuso in tipografia il 16 aprile 2012 Poste Italiane S.p.A. – Sped. in Abb. Post. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, DCB/CN Registrazione Tribunale di Torino n. 5500 del 18.04.2001 Seguici su Facebook alla pagina Uncem Piemonte Abbonati a Pie onti Per sottoscrivere un abbonamento annuale a PieMonti (sei numeri con cadenza bimestrale, più in omaggio i numeri speciali) è possibile effettuare un versamento annuale di 15,00 euro sul c.c.p. n. 84475417 intestato a Uncem Delegazione Piemontese, via Gaudenzio Ferrari, 1 – 10124 Torino, anticipando la ricevuta del bollettino di pagamento via fax al n. 011.8613714. Dalle Comunità montane alle Unioni montane passi avanti e passi indietro di Lido Riba P er le prospettive della montagna piemontese la riforma in corso di attuazione poteva essere un grave passo indietro se non fosse intervenuta la decisione del Governo Monti che ha salvato il principio di montanità prevedendo le Unioni montane di comuni con le competenze già attribuite alle Comunità montane in materia di sviluppo. Le grandi questioni della Storia – e tale è la questione montana – non procedono in modo lineare. Ci sono passi avanti e battute di arresto. Alle volte passi indietro. Quello attuale è un passaggio difficile. Non per il problema in sé del passaggio dalle Comunità alle Unioni – che parrebbe anche essere una occasione per rilanciare un “progetto montagna” in Piemonte, ma per il rischio di frantumazione dei territori in piccoli raggruppamenti deboli sia sul piano della rappresentanza collettiva che rispetto alla possibilità di imprimere una spinta propulsiva alla causa collettiva delle Terre alte. L’unità per le nostre vallate è sempre stata la forza vincente, come i capelli per Sansone. Unità geografica (unità della valle), unità identitaria (lingua, tradizioni, obiettivi), unità economica (integrazione tra fondovalle e paesi vallivi), unità storica (rappresentata dal destino comune delle popolazioni) e, infine, unità amministrativa attraverso le Comunità montane. Ora la legge 11 estinguendo le Comunità montane intende attribuire ai comuni una libertà di scelta rispetto alla propria futura aggregazione. Una libertà apparentemente accattivante alla quale, però, possono concorrere l’egoismo dei Comuni più ricchi, le contingenti affinità politiche, localismi e municipalismi finora riassorbiti dal carattere unitario delle Comunità montane. Così rischiamo di assistere alla situazione di Comuni di fondovalle che si separano dalla valle, a piccoli gruppi di Comuni che si mettono “in proprio” senza avere vere capacità di autogestione del proprio sviluppo, all’utilizzo improprio delle Convenzioni anche per gestire le funzioni di sviluppo che, a nostro parere (e non solo nostro), la legge riserva alle Unioni montane. C’è già il caso di una valle in cui la destra orografica si riunisca in Unione e la sinistra in Convenzioni: chi e come gestirà il fiume? Si creerà, cioè, una situazione ad Arlecchino con una forte perdita di compattezza e di capacità operativa. Questa impostazione che viene presentata come affermazione della “centralità” e della libertà dei Comuni, appare propagandistica nei confronti di Comuni sempre più abbandonati a se stessi e adesso anche incentivati a disunirsi. Per questo, ora che le Comunità hanno fatto le loro deliberazioni e tocca ai Comuni fare le loro scelte, va fatto ogni ulteriore sforzo – e ringraziamo tutti coloro che lo stanno facendo – per tenere i territori il più uniti possibile. Per evitare la perdita della coesione che è sempre stata il punto di forza della montagna. Non dobbiamo tuttavia fermarci alla situazione contingente. Il percorso di una partita storica come la “questione montana” può incontrare difficoltà, battute d’arresto o essere anche costretta a passi indietro. L’importante è che si mantenga intatta la volontà e l’impegno della popolazione a perseguire gli obiettivi che restano, se posso usare una espressione antica, “l’emancipazione della montagna”. Saremo tra i “sommersi” o i “salvati” nella misura in cui riusciremo a conservare la nostra determinazione contrapponendo “l’ottimismo della volontà al pessimismo della ragione”. Dividere le vallate, perderne l’unità, è un danno grave, ma abbiamo le risorse per riprendere il cammino. La prima delle risorse è il fatto che oltre l’80% dei Comuni, con un’accentuazione tra quelli più montani, sono orientati a percorrere la strada dell’Unione. Dovremo rimettere in piedi quella capacità di programmazione attraverso la quale le nascenti Unioni montane potranno coinvolgere sui progetti di sviluppo tutte le risorse a cui abbiamo diritto: il Fondo per la montagna, i fondi ATO e i fondi Leader, previo il pieno coinvolgimento dei Gal che possono accentuare la loro naturale funzione di braccio operativo delle Unioni ma anche di vero motore degli investimenti nelle Terre alte. Primo Piano 3 Primo Piano 4 Le novità da questo numero Con i QR code, più contenuti a tua disposizione La montagna ha nell’innovazione la forza del suo dna. Lo dimostrano i molteplici progetti messi in campo dai Comuni e dalle Comunità montane – molto spesso in accordo con la Regione Piemonte e con partner privati – per ridurre il digital divide. Così PieMonti e l’Uncem fanno la loro parte e da questo numero, sulla rivista che stai per sfogliare, introduciamo la tecnologia QR code al fine di integrare informazione cartacea e digitale. Si tratta di uno strano quadratino fatto di puntini neri. Qr code è l’erede intelligente del codice a barre. Una rivoluzione che sta contagiando tutto il mondo. Da Tokyo a New York passando per Londra, Parigi e Barcellona i codici Qr sono sui manifesti pubblicitari, etichette di abbigliamento e prodotti alimentari, inserzioni, biglietti da visita, magliette, tatuaggi e persino sulle tombe. Il Qr è una sorta di trait d’union tra il mondo cartaceo e quello multimediale di internet. Una porta d’accesso a contenuti aggiuntivi che per la loro natura digitale non troverebbero spazio sulla carta e che invece arrivano, via web, direttamente sullo schermo del telefonino. Se lo si inquadra con l’obiettivo del Questo sì che è Social! Vola sempre più alto nei numeri e nei contenuti la pagina Facebook Uncem Piemonte. Sfondata a inizio dicembre quota 1.500 utenti del social network che seguono le attività della Delegazione, ciccando su “Mi piace” e commentando le notizie inserite. Molte le foto, i link a siti internet, i video per promuovere il territorio montano piemontese. Su Facebook sono attive anche le pagine Compra in valle, la montagna vivrà, Borgate montane del Piemonte (in entrambe si può cliccare su “Mi piace” diventandone fan), mentre si può chiedere l’amicizia al profilo PieMonti Risorse, della società espressione dell’Uncem. Inoltre, il sito internet www.uncem.piemonte.it è collegato con Twitter (http://twitter.com/uncempiemonte), su cui sono presenti le notizie della Delegazione (alla pagina UncemPiemonte) e con YouTube (http://www.youtube. com/user/uncempiemonte), il più grande portale video della rete. Le foto più belle dell’Uncem – di convegni, progetti, conferenze stampa, seminari – sono anche sulla galleria fotografica Flickr Uncem Piemonte. cellulare – scaricando gratuitamente una semplice applicazione, o “app” per tutti gli smartphone, con sistemi operativi Apple, Android, Windows – il codice Qr, che è l’abbreviazione inglese di “quick response” (risposta rapida), prende vita e racconta tutto di sé: sul display arrivano, infatti, video e pagine internet preparate ad hoc per approfondire l’argomento a cui è legato. Dove questo codice è già diventato di uso comune, come in Svezia e Danimarca, lo si trova in vetrina accanto ai prezzi. Un clic e tutto quello che interessa su un possibile regalo di Natale viene risucchiato nella memoria del telefonino. Pronto per essere confrontato con i dati di un prodotto analogo di un’altra marca e di un altro negozio. Crediamo sia uno strumento semplice, utile, adatto a tutti, anche per una rivista che parla di montagna, per definizione granitica e più restia al cambiamento, tecnologico in particolare. Sfatiamo questo luogo comune – come abbiamo sempre fatto su altri temi – e cominciamo a costruire un nuovo futuro, dove l’evoluzione tecnologica è indispensabile per lo sviluppo sociale ed economico che tutti vogliamo per le nostre Terre Alte. Unioni montane dei Comuni: ci siamo di Marco Bussone L’approvazione della legge 11 da parte del Consiglio regionale, il 27 settembre 2012 ha avviato il complesso processo di trasformazione delle 22 Comunità montane in Unioni montane di Comuni, previste dalla “spending review” nazionale. Al centro della riforma, il ruolo dei Comuni, costretti a gestire insieme le funzioni fondamentali. Luci e ombre del percorso, con alcuni punti fermi: lo sviluppo sociale ed economico delle Terre Alte è importante come la gestione associata dei servizi A desso è tutto pronto. Il conto alla rovescia per l’inizio del 2013 è il conto alla rovescia per la nascita delle nuove Unioni montane dei Comuni. Saranno circa quaranta in Piemonte, anche se il numero potrà essere preciso solo dopo il 27 novembre, data ultima per le assemblee dei sindaci della Comunità montana che devono deliberare la trasformazione dell’ente (nato il 1° gennaio 2010) in una o più unioni. Una fase complessa che farà un ulteriore passo in avanti con le delibere di tutti i Consigli comunali. I Comuni con meno di 3000 abitanti in montagna (e meno di 5000 in pianura), secondo la legge nazionale recepita dalla legge regionale 11 approvata dal Consiglio il 27 settembre 2012, dovranno dire entro il 31 dicembre come intendono gestire tre delle nove funzioni fondamentali. Poi dovranno singolarmente esprimersi sull’adesione alla forma associativa, l’Unione di Comuni. Una svolta certo, non senza problematiche e incertezze. La prima sul personale delle Comunità montane, che oggi “segue la funzione”, le quali devono comunque passare alle forme associative che poi le gestiranno. In secondo luogo sulla frammentazione sulla rottura rischiosa di molti “ambiti di valle” per la gestione dei servizi e l’organizzazione dello sviluppo. Poi il lavoro dei commissari: il rischio è che sia troppo lungo, costoso per le casse regionali e blocchi l’impegno amministrativo a beneficio del territorio. Ma sono solo rischi: evidenziarli aiuta a vincerli. Altro tema caldo quello delle risorse, economiche e progettuali. Che vogliono dire sviluppo. Proviamo a fare il punto. Primi risultati del processo Lo scacchiere va componendosi, con una certezza: i 22 enti che fino a oggi associavano i Comuni, aumenteranno. Nel territorio montano – il 52% del Piemonte, con o 553 Comuni, dove vivono ioni 600mila persone – le Unioni saranno circa quaranta. Forse qualcuna Primo Piano 5 Primo Piano 6 in più. Comunque il doppio rispetto alle attuali Comunità montane nate con la legge 16 del 2008 e alcune in meno delle precedenti Comunità (48) nate con la legge 16 del 1999. È certo che un buon numero di Comuni piemontesi delle Terre Alte (presumibilmente un centinaio) non saranno coinvolti in nessuna Unione, avendo optato per lo strumento delle convenzioni. Queste ultime dovranno dimostrare ancor più delle prime – come ha scritto efficacemente Matteo Barbero su Italia Oggi – di generare risparmio ed efficacia. Un bisogno per tutti, mentre i Comuni con oltre mille abitanti si preparano ad affrontare lo scoglio del patto di stabilità e, assieme a tutti gli altri enti, il drastico taglio dei trasferimenti con il possibile passaggio totale dell’Imu ai Comuni. Unioni e convenzioni: insieme si può Rispetto all’opzione tra le diverse forme associative, la disciplina regionale pone In alto e nella pagina precedente, le immagini della manifestazione dei dipendenti delle Comunità montane in piazza Castello a Torino unioni e convenzioni su un piano di piena equivalenza quali strumenti per il rispetto dell’obbligo della gestione associata. Ciò è sicuramente vero sul piano formale. In termini sostanziali è meno probabile che l’istituto della convenzione – privo per sua natura di personalità giuridica – possa concretamente svolgere tutte le funzioni derivanti dalla qualità di PiemonteFacile Expert è un’iniziativa del CSI Piemonte, per creare una rete di professionisti ICT specializzati nell’assistenza sui servizi del circuito PiemonteFacile. Il CSI offre agli operatori del territorio una formazione gratuita e altamente qualificata: un modo concreto per contribuire allo sviluppo delle imprese piemontesi. Corsi attivati: Continuità Operativa, MUDE Piemonte e FreePiemonteWiFi. Ufficio Formazione tel. 011.3169106 [email protected] “agenzia di sviluppo” rispetto, ad esempio, ai finanziamenti comunitari, al finanziamento dei Gruppi di Azione Locale, allo stesso impiego dei fondi Ato di cui sono attualmente destinatarie le Comunità montane. Le nuove Unioni montane di Comuni – piccole o grandi che siano – gestiranno una o più funzioni fondamentali e i Comuni potranno gestire altre funzioni con lo strumento della convenzione, all’interno della medesima unione. Su questo tema vi è oggi la convergenza dell’assessorato regionale agli enti locali, delle associazioni – Uncem, Anci, Legautonomie in primis – dei sindaci e dei presidenti di Comunità. E su questo principio – di “modularità” dell’organizzazione – si stanno organizzando gli amministratori locali. Quali certezze sul personale Complessa invece la situazione del personale. Dopo la manifestazione in piazza Castello a Torino lunedì 26 novembre, sono stati sbloccati i fondi regionali del 2012 per il pagamento di dicembre e della tredicesima dei 430 dipendenti delle Comunità. Sul 2013 restano molte incertezze. Il “Fondo regionale per la montagna”, ridefinito nei cespiti dalla Legge Maccanti, non è ancora stato stimato (al 20 dicembre 2012). Anche le funzioni delle Comunità montane non sono ancora state riassegnate ai Comuni (che hanno l’obbligo di gestione in forma associata). L’assegnazione del personale è legata a questo passaggio, non certo semplice. Quasi una rivoluzione (le Unioni non avranno competenze proprie). Saranno i Commissari (nominati nelle Comunità che non si trasformano in una sola Unione o “perdono” uno o più Comuni) a gestire i rapporti giuridici attivi e passivi (tra i quali vi è il personale). Sarà proprio il commissario a fare la “ricognizione delle professionalità presenti al fine della proposta del piano di riparto nei confronti delle nuove forme aggregative e dei comuni non aderenti, oltre che al fine di individuare le professionalità atte a garantire l’esercizio delle funzioni proprie delle preesistenti comunità montane che saranno oggetto di conferimento”. Dunque il personale rientrerà nel piano di riparto e di assegnazione alle forme aggregative (cioè sia unioni che convenzioni) e ai Comuni che ne restino fuori. Non allunghiamo i tempi I presidenti dell’Uncem nazionale e regionale, Enrico Borghi e Lido Riba non hanno dubbi: “Nelle zone montane – spiegano – la trasformazione delle Comunità montane in Unioni dei Comuni montani assicura ai Comuni piccoli la garanzia di poter rispettare la scadenza del 31 dicembre per l’esercizio associato di almeno tre funzioni fondamentali. Pertanto non riteniamo siano necessari rinvii, almeno per le zone montane. Al contrario, occorre mettere in campo una norma di autentica incentivazione per quei Comuni che scelgono l’Unione, anziché lisciare il pelo a chi non accetta il processo riformista in campo. Con il ministro Cancellieri avevamo stretto un patto e lo dobbiamo onorare, anche per rispetto verso i tantissimi sindaci e amministratori locali che in queste ore stanno lavorando alacremente e seriamente per ottemperare alla legge. È tempo di sostenere i migliori, anche Le opinioni dei Consiglieri regionali Sono state intense e a tratti segnate da un acceso confronto tra maggioranza e opposizione, le sedute del Consiglio regionale che hanno portato all’approvazione della legge 11, per tutti la “legge Maccanti” dal nome dell’assessore che l’ha fortemente voluta e costruita (i primi tavoli tecnici promossi dall’assessorato enti locali erano iniziati nell’aprile 2011, quando non era uscita neppure la manovra d’estate con i distruttivi provvedimenti di Calderoli e Tremonti). Il presidente della Regione Roberto Cota non ha dubbi: “Ancora una volta la Regione è al fianco delle amministrazioni locali, per supportarle e risolvere i loro problemi. Questa riforma sistema molte criticità dal punto di vista dell’assetto istituzionale e interviene in favore dell’operatività soprattutto dei piccoli Comuni”. Secondo il presidente del Gruppo regionale della Lega Nord Mario Carossa e il vicepresidente leghista Michele Marinello, “questa riforma messa in campo dalla Giunta Cota con una legge firmata dall’assessore Maccanti è un atto di grande responsabilità, che tutela tutte le realtà amministrative del nostro territorio e va incontro alle legittime richieste ed esigenze dei sindaci”. “Ma soprattutto – proseguono – tutela i cittadini, garantendo loro di poter continuare ad avere tutti i servizi che i comuni, anche quelli più piccoli delle nostre montagne, possono erogare”. Di parere opposto Aldo Reschigna, presidente del gruppo del Partito Democratico: “Ci saremmo aspettati più coraggio da parte della Giunta regionale nel dare maggiori elementi di riferimento al sistema che, così come è, non é in grado di autodeterminarsi. Mi riferisco in particolare a una maggiore definizione dei criteri per le Unioni dei Comuni o agli insufficienti riferimenti agli ambiti territoriali per le politiche di sviluppo della montagna. Da questo il nostro voto contrario”. “Le indicazioni del Pd – aggiunge Mino Taricco – andavano nella direzione di porre un argine ad una eccessiva frammentazione, anche in considerazione del fatto che questi territori saranno destinatari di risorse aggiuntive stanziate per la montagna e per favorire le politiche di sviluppo, anche attraverso uno specifico Fondo regionale”. Perplessità anche sulla gestione della transizione, nei primi mesi del 2013. “Abbiamo cercato di semplificare valorizzando le capacità dei territori di gestire i propri problemi, per questo avremmo voluto non ricorrere alla nomina di Commissari liquidatori, a prescindere, per quanto riguarda il riparto dei beni, delle attività e delle passività delle attuali Comunità montane, prevedendone la nomina solo qualora tra le Amministrazioni locali non si fossero raggiunto accordi. È singolare – evidenzia Taricco – che un’Amministrazione regionale erettasi ad alfiere dell’autonomia, abbia in quest’occasione dimostrato così poca fiducia nei confronti degli Amministratori locali”. Per il gruppo Progett’Azione “è stato fatto un buon lavoro, l’Aula ha cercato di mantenere all’interno della legge le attese delle forze politiche. Abbiamo fissato dei criteri evitando di vincolare troppo le modalità di unione, è un elemento positivo”, spiegano Gianluca Vignale (relatore della legge con Davide Gariglio per il Pd) e il capogruppo Angelo Burzi. “Il merito del ddl è aver messo un punto sul quadro normativo di un tema molto delicato – ha sottolineato il gruppo Pdl con l’intervento Augusta Montaruli – la Giunta dovrà aiutare i Comuni che non hanno sufficiente personale per recepire la legge”. Primo Piano 7 Il parere dell’assessore alla Montagna della Provincia di Torino, Marco Balagna Primo Piano 8 “I punti critici del testo della legge – sottolinea Marco Balagna, assessore alla Montagna della Provincia di Torino – sono sempre gli stessi e le nostre preoccupazioni del giorno successivo all’approvazione sono risultati fondati. Le criticità riguardano i requisiti di aggregazione dei territori che risultano insufficienti, inefficaci e non rispondenti alla realtà del territorio. L’altra grave preoccupazione riguarda le risorse per le Terre Alte. Nel primo caso non si è avuto il coraggio di definire le “aree territoriali omogenee”, magari inserendo un criterio di “continuità territoriale”. Per quanto attiene le risorse, si è creata troppa incertezza sulla quantificazione delle risorse da garantire alla Montagna. E oggi, a tre mesi dall’approvazione della legge Maccanti, l’immenso lavoro dei sindaci per creare vere e solide Unioni ha permesso di contenere i danni”. legislativamente, anziché prestare orecchio ai conservatori che con le loro le logiche dei rinvii e delle deroghe rischiano solo di aprire la strada al processo di unificazione coatta dei piccoli Comuni”. insieme tra Comuni, in particolare i più piccoli, d’intesa con i centri più grandi (e con i Gal), per creare nuove imprese, opportunità di lavoro, per fermare lo spopolamento e creare le condizioni per il miglioramento dei servizi. In questa direzione le Unioni montane dovranno far crescere professionalità e competenze per l’accesso ai programmi e progetti europei per il periodo 2014-2020, per nuovi i progetti lungo la filiera boscolegno-energia, per l’utilizzo dei fondi La spinta del legislatore, nazionale e regionale, alla collaborazione dei sindaci, nelle aree montane è un monito verso lo sviluppo socioeconomico delle Terre Alte. Lavorare Abbonati a Pie SE UNCEM OSTO 2012 ORMA ZIONE DELLA Pie – copia euro 3,00 DELEG AZION O E PIEM NTESE UNCE M onti 6 OTTO 001 del 18.04.2 n. 5500 di Torino Tribunale azione - Registr 1, DCB/CN 1, comma 46) art. torno da dneedeli borirghi montani, La sfi ricostruzio ento PERIODIC M O D’INFOR EGAZ ELLA DEL AZIONE D NCEM ONTESE U IONE PIEM iam Dalla di insed i modelli i di domani per le Alp (conv. 353/2003 Nuovo catalogo con 100 itinerari per gli studenti Post. - D.L. Fondi europei 0: Programma 2014-202 enti nuovi finanziama per la montagn Bosco e Territorio servizi fiera Innovazione e Filiera legno in Csi di Oulx Con Uncem e e “Facile”, a Beaulard il Piemonte è più dal 14 al 16 settembr per tutti i Comuni 004 nº in L. 27/02/2 piano per rivit te L’Uncem lancia zio delle Terre Alte o ico il patrimonio edili scolastic Turismo scolasti in Abb. Una montagna er tutti Nuovo catalogo per ncem con gli itinerari Uncem ristici per famiglie e turistici terza a età D’INF - Sped. Idroelettrico Un manifesto per dare voce agli enti locali DICO e S.p.A. Poste Italian nº 46) art. 1, comma Abb. Post. - D.L. S.p.A. - Sped. in che muove la mon tagna Architettura alpina Progetto integrato per il recupero delle borgate Poste Italiane Vini di montagn a A Costigliole Saluzzo la mostra nazional e della viticoltur a “eroica” contiene I.R. Montagna ontagnaa è iintegrazione ntegrazzion ne Le Valli di Lanzo pitano 40 profughi ospitano di Paesi africani Borgate, eree torneremo a vivalizzare 353/2003 (conv. La filiera legno-energia Lo sviluppo 5 PERIO OVEM ti onti BRE/N TE NE PIEMON 3 in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma in L. 27/02/2004 353/2003 (conv. La parola ai dipendenti “Il nostro impegno per lo sviluppo delle Terre Alte” Abb. Post. - D.L. Tutela del territorio Il lavoro per la prevenzione del dissesto idrogeologico S.p.A. - Sped. in Green Economy Via ai primi 10 progetti di piccole centrali a biomasse ZIO LA DELEGA ZIONE DEL omaggio omaggio euro 3,00 – copia onttii D’INFORMA Pie n. 5500 del 18.04.2001 SE UNCEM Tribunale di Torino Pie NE PIEMON TE 1, DCB/CN - Registrazione Tribunale di Torino Lo sviluppo l e lla montagna, tra reinsediamenti e nuova economia ZIONE DEL LA DELEGA ZIO PRILE 201 2 n. 5500 del 18.04.2001 Il mondo dei vinti 35 anni dopo 1 D’INFORMA 1, DCB/CNM- Registrazione ARZO/A euro 3,00 – copia omaggio onti nti nt GENNAIO/FEBBRAIO 2012 Pie Poste Italiane Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 1, DCB/CN - Registrazione Tribunale di Torino n. 5500 del 18.04.2001 euro 3,00 – copia omaggio PERIODICO PERIODICO LUGLIO/AG PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA DELEGAZIONE PIEMONTESE UNCEM onti 012 BRE 2 Obiettivo sviluppo nale legge regio Nuova unità a Unioni Da Com il processo i enti Prosegue ino degl di riord a e montagn Chiesa piemontesi: I Vescovi valori i grandi Alte delle Terre o-energia Filiera legnforestali Tutti i dati Chisone sulle Valli anasca e Germ stro Con il Mini Barca Fabrizio i sindaci incontra sola a Domodos La rivista PieMonti, edita dall’Uncem Piemonte, è l’unico strumento di comunicazione, informazione, confronto delle Terre Alte. Notizie, approfondimenti, inchieste, presentazioni di iniziative, interviste per raccontare una nuova fase di crescita e sviluppo della montagna. Tra green economy, politica, scuola, prodotti enogastronomici, sanità e assistenza, telecomunicazioni e innovazione, risorse forestali e biomasse, acqua, turismo, energie rinnovabili agricoltura, distretti artigianali, clima, sport, economia della neve. Piemonti, la parola alla montagna Pie onti Ato, per la generare opportunità nei campi ambiti e preziosi della green economy, delle energie rinnovabili, dell’innovazione tecnologica e delle ICT, per creare formazione di giovani e adulti, per lavorare con i Gruppi di Azione locale (Gal). Sviluppo vuol dire risorse, in particolare economiche, che le Unioni potranno introitare (sul breve e sul medio periodo) con attività manageriali avanzate d’intesa tra tutti i Comuni. È quanto ha chiesto anche il Governo Monti, nell’articolo 19 della “spending review” dove prevede appunto le Unioni montane dei Comuni, e poi a dicembre, con il primo documento sulle “aree interne” – dunque quelle rurali e montane del Paese – lasciando un’eredità chiara, determinante e programmatica per il prossimo Governo. E il Piemonte, dove la montagna rappresenta il 52% del territorio nonché 700mila persone, dovrà fare la sua parte: con Unioni montane di Comuni forti e coese, che sappiano aggirare il municipalismo, i campanilismi e condividere eccellenze, progettualità, per la crescita del sistemaPiemonte e del sistema-Paese. L’Uncem Piemonte propone di rinnovare l’abbonamento annuale a PieMonti, al prezzo invariato di 15 euro, comprensivo dei cinque numeri ordinari e dei numeri speciali. È possibile utilizzare il conto corrente postale n° 84475417 intestato a Uncem Delegazione Piemontese, inviandoci copia della ricevuta (via posta o fax). È possibile anche effettuare un bonifico bancario utilizzando i seguenti dati: Ccb n. 89398 c/o Banca del Piemonte Agenzia Sede di Torino, intestato a Delegazione Piemontese Uncem, IBAN IT 33 Q 03048 01000 000000089398. Rinnovando l’abbonamento è possibile ricevere uno a scelta dei seguenti libri o gadget (salvo disponibilità): il dvd con i “A scuola di montagna” collegato al catalogo del turismo scolastico dell’Uncem, la pubblicazione “I cambiamenti climatici e il turismo nello spazio alpino”, una shopper in tessuto relativa al progetto Demochange, il cd musicale “Tracce di Resistenza”, il libro con la ricerca “La montagna del Piemonte”, il libro fotografico “Romanico Cusio”, il libro storico “Uomini risorse comunità delle Alpi Occidentali”, il libro storico “L’Alta Valle Belbo tra il XI e il XX Secolo”. La sua richiesta dovrà essere comunicata all’Uncem tramite mail (all’indirizzo uncem@provincia. torino.it), indicando l’intestatario dell’abbonamento. 9 Primo P rimo Piano Piano La sfida del ritorno di Davide David de Micheletti Michelettti Trenta borgate alpine pronte a rinascere grazie al programma lanciato a giugno dall’Uncem. 5 milioni di euro dalle imprese, da investire sul territorio. Comuni montani pronti a fare la loro parte, per unire ai piani di ricostruzione architettonica, i piani per agevolare i reinsediamenti. La sfida all’abbandono è già realtà È un’avventura piena di emozione: ridare vita alle borgate alpine del Piemonte. Pezzi di case abbandonate nel secolo breve, il Novecento, che tornano a vivere, tornando a essere il fulcro di concrete economie locali. Se cammini fra le case diroccate, andate giù, tra i 553 “Comuni polvere” del Piemonte, ti accorgi di quanto il recupero sia prezioso. Resti affascinato. Tutto è partito a giugno 2012, con il bando pubblico e la richiesta di manifestazioni di interesse lanciata dall’Uncem – d’intesa con l’Istituto di Architettura Montana del Politecnico di Torino – per un ambizioso progetto di riqualificazione. Non servono soldi pubblici (che non ci sono più) e non si possono aspettare contributi a fondo perduto. Il meccanismo è opposto: individuare risorse e capacità di investimento di privati, di imprenditori, di investitori puri che non cercano speculazione e ulteriore consumo di territorio. Finora, a crederci sono state 50 imprese edili del Piemonte, 200 professionisti, 50 Comuni, 150 privati proprietari, quasi 100 persone interessate all’acquisto delle case recuperate. Numeri in continua crescita, quelli che l’Uncem ha raccolto con un bando pubblico rimasto attivo a giugno, luglio e agosto 2012. Adesso si parte La fase operativa del lavoro è partita a ottobre 2012, con la presentazione dei risultati del bando in due giorni di workshop (a Torino e Ostana, con oltre cinquecento persone presenti) e l’avvio dei primi “tavoli” relativi alle prime quindici borgate. Obiettivo, indirizzare le imprese verso le diverse opportunità. “Stiamo presentando ai possibili investitori e agli operatori del settore – spiega il presidente Uncem Piemonte Lido Riba – l’importanza di rivitalizzare una o più borgate. Si uniscono aspetti tecnico-architettonici, sociali, antropologici, ovviamente economici. Recuperare antichi borghi abbandonati, che hanno da cinque a cinquanta case, per noi non vuol dire creare una nuova serie di seconde case da mettere sul mercato. Per la montagna, questo progetto risponde a una chiara necessità di tornare a puntare sulle risorse che le Terre Alte mettono a disposizione, ricreare imprese, occasioni di una vita stabile, 365 giorni l’anno, secondo la Il modello di Borghi srl per l’appennino I modelli piemontesi di intervento – nel loro programma generale di sviluppo locale e nella progettazione – hanno validi esempi in tutt’Italia. A guidare molti interventi specifici su borghi e zone abbandonate dell’Appennino, è stata la società “I Borghi srl”, con sede a Roma (www.iborghisrl.it). “La nostra impresa – spiega il presidente Michele Esposto – sostiene e applica un modello di intervento che assume la riqualificazione del patrimonio immobiliare, come struttura portante di un sistema di ospitalità diffusa”. Lo sviluppo di un prodotto turistico unico ed originale, attraverso: • il coinvolgimento degli operatori dello sviluppo locale, di investitori istituzionali e privati, degli operatori della filiera turistica, nonché della piccola imprenditoria locale, esistente e nascente; • l’ideazione e lo sviluppo di un’offerta turistica che, basata su un modello innovativo di ricettività e su un tema di attrazione differenziante, connoti in maniera decisa la proposta agli occhi del mercato turistico di riferimento; • la messa a punto di un modello di gestione efficace ed efficiente e di un sistema di promo-commercializzazione che consenta di sfruttare al meglio le opportunità di mercato. tradizione sì, ma anche unendo temi forti che accompagnano la modernità degli insediamenti”. Innovativi e popolari Domotica, green economy, fonti Slow Food Primo Piano 10 energetiche rinnovabili, utilizzo del legno per il recupero e opportuno uso della pietra, nuovi stili progettuali che conservino volumi carichi di storia, ma che allo stesso tempo sappiano guardare al futuro. Un’operazione che all’Uncem piace definire “popolare”, adatta a tutti. Anche negli standard economici individuati: per l’acquisto iniziale degli immobili non si dovranno superare i 50-100 euro al metro quadrato, per arrivare a 1000-1300 euro al mq per la casa recuperata. “Proprio così – prosegue Riba –. Queste cifre, ovviamente verificabili e modificabili nelle diverse situazioni che incontriamo, dimostrano che non possiamo permetterci di fare un recupero fine a se stesso. Ricostruire vuol dire favorire famiglie e singoli, giovani e adulti, che guardano alla montagna come luogo in cui vi sono i margini per creare nuove attività, nuovi lavori, nei campi ad esempio dell’agricoltura multifunzionale, piuttosto che ricettivoturistico. La sapiente reinterpretazione architettonica non è un incidenza casuale. Lo sanno bene gli architetti che finora abbiamo incontrato. A tutti abbiamo illustrato le caratteristiche del programma, che prevede anche Da sinistra Massimo Crotti, Mauro Piazzi, Paolo Papi, Dina Benna, Lido Riba, Piergiorgio Scoffone, Liliana Pittarello, Marco Bussone, Stefano Lucchini la realizzazione di un marchio e di un preciso disciplinare”. Leva per il recupero delle case è il detrazione fiscale del 50% (prevista fino a giugno 2013) delle spese sostenute per la ristrutturazione, fino a un massimo di 96mila euro. Questa misura nazionale – l’ex 36%, che portato al 50% verrà probabilmente prolungato anche dopo il giugno 2013 – è certamente uno incentivo per la ristrutturazione di case e baite abbandonate, che molti sindaci si sono impegnati a far conoscere ai loro concittadini. I partner del progetto A collaborare con Uncem ci sono molti soggetti legati a diversi livelli alla filiera: come la Fiaip, la federazione degli operatori immobiliari professionali, guidata da Paolo Papi, pronti a occuparsi della vendita degli immobili, in Italia e all’estero. Ovviamente lo Iam, l’Istituto di Architettura Montana del Politecnico di Torino, dove operano gli architetti Antonio De Rossi, Massimo Crotti, Mattia Giusiano, Roberto Dini. Ci sono investitori, imprese edili e aziende che forniscono materiali per la costruzione, disponibili a inserire percentuali di sconto per gli operatori del “Progetto borgate”. Poi ci sono l’Ordine degli Architetti di Torino presieduto da Riccardo Bedrone e una lunga serie di studi di professionisti. I Gruppi di Azione Locale e le Comunità montane, le associazioni di categoria degli artigiani. Ma anche banche e compagnie assicurative. Importante il lavoro avviato da Uncem con Finpiemonte, per individuare strumenti adeguati di accesso al credito e a fondi di rotazione. La Regione – che nel 2009 aveva lanciato la misura 322 del Psr proprio per il recupero del borgate – è pronta ad accogliere una proposta di legge, in fase di elaborazione, che individui precisi sgravi burocratici e fiscali per il recupero in area montana. I sindaci e gli amministratori dei Comuni montani, faranno la loro parte, “facilitatori” di un’operazione che aspettavano da tempo. Tutti anelli di una catena virtuosa che potrà far scuola. In prima fila, anche molti soggetti istituzionali. Tra questi, la Provincia di Torino. Secondo gli assessori alla Montagna Marco Balagna e all’Ambiente Roberto Ronco, “l’interazione tra pubblico e privato è strategica”. “Qui non si tratta di mettere a posto qualche casa – sottolinea Balagna – ma di attuare una vera trasformazione del territorio montano. Solo così l’operazione avrà un senso. Ecco il motivo di avere dei soggetti istituzionali forti, che sappiano relazionarsi in modo efficace con chi legifera. Chi è chiamato a scrivere le leggi deve considerare la montagna una ricchezza, una grande opportunità”. Uncem ha affidato la costruzione operativa del progetto alla società della quale è socio unico, PieMonti Risorse. Al lavoro ci sono Marco Bussone, Mauro Piazzi e Marco Cavaletto, presidente della srl. Sono loro che hanno avviato i primi tavoli sulle prime venti borgate prese in esame. Mettere insieme i “protagonisti”, farli dialogare, costruire i modelli di insediamento, è determinante. Acquistando La sfida dei territori nella green economy il libro di Enrico Borghi Ricevi in omaggio per un anno l’abbonamento a Pie onti la rivista bimestrale dell’Uncem Piemonte Libro e abbonamento a 20 euro Risparmi 7 euro rispetto al costo di copertina del libro e l’abbonamento alla rivista è gratis! (15 euro il costo senza il libro) È possibile utilizzare il conto corrente postale n° 84475417 intestato a Uncem Delegazione Piemontese. È possibile anche effettuare un bonifico bancario utilizzando i seguenti dati: Ccb n. 89398 c/o Banca del Piemonte Agenzia Sede di Torino, intestato a Delegazione Piemontese Uncem, IBAN IT 33 Q 03048 01000 000000089398. La proposta è offerta da Uncem Piemonte, il sindacato della Montagna e da PieMonti, l’unica rivista con le migliori notizie di economia, politica, cultura delle Terre Alte Primo Piano 11 Primo Piano 12 I modelli “Abbiamo come modello il recupero dei borghi appenninici toscani, o quelli dell’entroterra ligure e delle Langhe – precisa Lido Riba –. Anche in Piemonte non mancano i casiguida, penso a Oncino e Ostana, a Sellette di Pontechianale… Qui sono stati i privati ad acquisire immobili dismessi a riqualificarli, a renderli vivi. Il processo è iniziato prima. Oggi, in una fase complessa di crisi economica, drammatica per il settore edile e immobiliare, crediamo che la montagna possa dare risposte nuove, possa aprire strade finora mai percorse”. Oggi si riparte dal Piemonte, culla delle politiche per la montagna, regione che ha precorso i tempi negli ultimi dieci decenni, modello per altri contesti. “Il percorso di rivitalizzazione delle borgate alpine – spiega Enrico Borghi – si inserisce nel complesso lavoro di creazione di un nuovo sistema di sviluppo sociale ed economico del Piemonte e dell’Italia, nel quale aree considerate finora marginali assumono una centralità forte. Vorremmo così, accanto alla crescita delle smart cities, veder nascere delle smart communities, dove l’intelligenza è anche quella di una politica che sa affrontare con determinazione temi decisivi per il futuro delle prossime generazioni, guardando all’Europa e anche alla disponibilità di p fondi UE nel prossimo decennio”. Fondi (continuaa a pag pag. 14) Su quali borgate agire Le prime saranno quelle dove i Comuni possono dare delle positive risposte a imprese, investitori, privati aperti all’acquisto o alla vendita iniziale degli immobili. “Facilitare” le operazioni, nei modi più diversi: dall’apertura di tavoli di confronto all’agevolazione fiscale di chi acquisterà porzioni di borghi riqualificati. Proviamo a fare un provvisorio elenco di Comuni e borgate, tratto dalle proposte arrivate con le manifestazioni di interesse del bando. • Crevoladossola, b.ta Oira (Ossola, VB) • Vogogna, b.te Genestredo e Alpe Capraga (Ossola, VB) Sa llette, Pontechian ale • Scopello, programma Stelle Diffuse (Valsesia, VC) • Alpette, b.ta Mosereto (Valle Orco, TO) • Frassinetto (Val Soana, TO) • Viù, b.ta Lunelle (Valli Lanzo, TO) • Traves, b.ta Tisinelle (Valli di Lanzo, TO) • Varisella, b.ta Moncolombone (Val Ceronda e Casternone, TO) • Condove, oltre 50 borgate (Val Susa, TO) • Rubiana, b.ta Bertolera (Val Susa, TO) • Susa, b.ta Altaretto (Val Susa, TO) • Sauze di Cesana, b.ta Lauzet (Val Susa, TO) • Coazze e Giaveno (Val Sangone, TO) • Pomaretto (Val Chisone, TO) • Fenestrelle, borgate sopra Mentoulles (Val Chisone, TO) Altaretto, Susa • Oncino, b.ta Paschiè (Valle Po, CN) • Ostana, b.ta Sant’Antonio (Valle Po, CN) • Paesana, b.ta Giordana (Valle Po, CN) • Celle Macra/Macra, b.te Bassura, Chiatignano, Chiotto (Valle Maira, CN) • Castelmagno, b.te Capo Fey e Valliere (Valle Grana, CN) • Pontechianale, b.ta Sellette (Valle Varaita, CN) In alcune di queste situazioni sono già in corso interventi di recupero, strategici ed esemplari, modello per altri. Vi sono molti Comuni che hanno inviato la manifestazione di interesse al programma Uncem, con i quali verranno aperti tavoli di lavoro nei primi mesi del 2012. Sono Alto, Borgiallo, Borgosesia, Briga Alta, Borgone di Susa, Bus- Paschié, Oncino soleno, Canosio, Caramagna, Cesana Torinese, Grondona, Groscavallo, Mezzenile, Monastero di Lanzo, Pamparato, Piode, Pradleves, Prazzo, Rimella Roccasparvera, Ronco Biellese, Sordevolo, Trontano, Viola. Lauzet, Sauze di Cesana Sc S opello, Va Vallse sesia Chiatignano, Ce lle Macra 13 LeapFactory è una società piemontese che progetta e realizza strutture modulari con impatto ambientale minimo. L’installazione della Nuova Capanna Gervasutti, a quota 2835 m sotto la parete Est delle Grandes Jorasses nel Monte Bianco, ha materializzato la mission di produrre insediamenti innovativi – sintesi di comfort, sicurezza e rispetto dell’ambiente. Questa prima simbolica realizzazione è seguita oggi dal nuovo impegno per la costruzione di una stazione sul versante meridionale del monte Elbrus, nel Caucaso Settentrionale, a 4000 m di quota, capace di ospitare 50 persone. LeapFactory propone inoltre una serie di prodotti concepiti per l’infrastrutturazione dei luoghi naturali sensibili e da proteggere: per “abitare ad impatto zero” in sintonia con l’ambiente circostante. Sono destinati all’ospitalità dei frequentatori, e pensati per risolvere questioni ecologiche fondamentali: il monitoraggio ambientale, la produzione di energia, la depurazione delle acque reflue, la gestione logistica dei rifiuti differenziati, la sicurezza dell’ambiente e delle persone, l’organizzazione delle attività produttive tradizionali, l’approntamento di servi- zi igienici anche temporanei. Un esempio è LeapMilk, un nuovo modo di concepire le attività d’alpeggio, a supporto dell’allevamento e della produzione casearia: un sistema di costruzione prefabbricata, che ospita tutte le fasi produttive, dalla stabulazione degli animali fino al consumo del prodotto finito. La struttura si inserisce nel contesto naturale dialogando con la cultura architettonica tradizionale, rispettandone i canoni e traducendoli in un linguaggio contemporaneo, supportata da tecnologie avanzate che consentono ottimizzazioni importanti in termini energetici e gestionali. La costruzione modulare con struttura in legno lamellare consente di configurare e personalizzare spazi e allestimenti secondo specifiche esigenze dimensionali e funzionali. Con locali di stabulazione, sala mungitura, sala latte e relativi laboratori di trasformazione, locali per la stagionatura e conservazione dei prodotti, locali adibiti a vendita diretta al consumatore finale e aree per la degustazione in loco. Tutti i moduli LEAP sono interamente prefabbricati, elitrasportabili e installabili rapidamente, senza modificare il suolo naturale con opere permanenti. Sono Primo Piano Nasce a Torino LeapFactory concepiti per funzionare in totale autonomia, dotati di sistemi di produzione di energia pulita, sistemi di autodiagnosi funzionale e dispositivi sanitari indipendenti. La completa reversibilità dei moduli LEAP ne riduce ulteriormente l’impatto ambientale, consentendo di abitare la natura rispettandola. Sono adatti anche per tutte le aree prive di accessibiltà stradale, oppure dove è opportuno non gravare l’ambiente con cantieri tradizionali. Per maggiori informazioni: www.leapfactory.it Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi è come se fermasse l’orologio per risparmiare il tempo. Henry Ford La tua impresa su Pie onti incontra i Comuni e la pubblica amministrazione. 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Recuperi che veicolano turismo, cultura, nuove imprese e nuovi posti di lavoro. Un vero ritorno Nessuna speculazione, per il programma di recupero delle borgate. Le operazioni avranno anche una valenza sociale. In montagna ci si può reinsediare, si può fare impresa – come insegnano molti Gruppi di Azione Locale, in particolare nei settori turistico-ricettivo, agricolo e artigianale – e si possono creare nuove opportunità di lavoro, di sviluppo, a beneficio del Piemonte. Non serve consumare nuovo territorio, ma basta rivalutare l’immenso patrimonio edilizio che abbiamo a disposizione, fatto di baite e case, oggi in stato di abbandono. A Ostana, il 13 ottobre, nel corso del workshop Uncem con oltre duecento partecipanti – tra i quali Rolando Picchioni, presidente della Fondazione per il libro, la musica e la cultura – è stato anche presentato il progetto Adapt2Dc, seguito da Nuria Mignone, che nell’ambito della programmazione comunitaria Central Europe punta a creare spazi multifunzionali e multiservizi in realtà marginali che cercano un Architettura alpina contemporanea, il nuovo libro di Dini e De Rossi Priuli & Verlucca festeggia la centesima pubblicacazione della prestigiosa collana dei “Quaderni di cultura alpina” con un doppio numero dedicato to all’architettura alpina contemporanea. Questo o il titolo del volume, dalla grafica elegante ma vivaacizzata (pur senza tradire la cifra distintiva della la collana), di Antonio De Rossi e Roberto Dini, riispettivamente docente e ricercatore di progetttazione architettonica presso il Politecnico di Torino. Un esaustivo catalogo di 219 opere (“Arrchitettura alpina contemporanea” ed. Priuli & Verlucca, pagg. 159, euro 25,00), restituite at-traverso altrettante schede, divise per gruppi di destinazioni funzionali (residenza, turismo, infrastrutture e cultura, rifugi, edifici pubblici, edifici produttivi e commerciali, edifici di culto), accompagnate da oltre 300 immagini tutte a colori. comori Il com pendio è preceduto da poche ma densissime pagine introduttive che danno ragione delle scelte d’inclusione o meno nella lista da parte degli autori e delineano i temi portanti. Si tratta di un’eccellente quanto necessaria fotografia dello stato dell’arte inerente la produzione architettonica di rilievo sull’intero arco alpino dalla fine degli anni ottanta a oggi. Gli autori identificano infatti il termine storico di partenza giustamente in corrispondenza di quella “nuova vita delle Alpi” (per dirla con Enrico Camanni) in cui i territori montani si affrancano dalle forme di subordinazione rispetto alle realtà urbane che li consideravano solamente insignificanti propaggini geografiche o terreni da sfruttare per pratiche sportive massificate. “C’è una rinnovata attenzione all’abitare – spiega Roberto Dini –, dopo il boom delle seconde case e abitazioni delle vacanze seguito agli anni in cui le città “invadevano” le montagne a scopo turistico, ora si ricominciano a costruire case principali, da abitare nel quotidiano, ed edifici produttivi legati all’artigianato, all’agricoltura e alla cultura”. Edifici che non strizzano più l’occhio al finto rustico o al vernacolare, ma che puntano a un minimalismo funzionale “in uno sviluppo equilibrato con l’ambiente”. “In montagna – aggiungono gli autori – gli architetti possono ancora trovare un terreno ideale di ricerca e sperimentazione di forme contemporanee, visto che gli spazi urbani sembrano ormai aver esaurito le possibilità di modificare il rapporto con l’ambiente. La montagna, invece, consente di pensare un progetto in cui sondare il limite delle proprie possibilità costruttive e trasformative dell’ambiente”. (da www.dislivelli.eu) rilancio. Il recupero unisce entrambe le cose: ritorno e rilancio. Ci crede l’assessore regionale al Lavoro Claudia Porchietto, che ha affidato all’Agenzia Piemonte Lavoro, diretta da Franco Chiaramonte, l’approfondimento delle possibilità di insediamento negli antichi borghi. Piemonte Lavoro ha avviato nel secondo semestre del 2012 una mappatura dei nuovi “mestieri” che la montagna offre, dall’agricoltura multifunzionale alla ricettività turistica, dall’allevamento alla produzione di eccellenze enogastronomiche. In questa direzione sono stati potenziati i contatti con i (Gal) che gestiscono bandi e dunque risorse per incentivare la nascita di imprese nei territori marginali. Così gli sportelli MIP (Mettersi in proprio) attivati da molte Province. I dati antropologici e sociologici più recenti confermano una crescente attenzione verso il mondo rurale e montano – nelle fasce altimetriche comprese tra i 600 e i 1.200 metri, in località non lontane più di un’ora e 50 chilometri dalle città più grandi – naturalmente in zone servite da reti internet ad alta velocità che permettano di lavorare rimanendo a casa. Fattori che, se ben veicolati, possono condizionare favorevolmente il mercato immobiliare nelle aree montane. Gli esempi non mancano: “cambi di vita” per precise scelte fatte in alcuni casi con tutta la famiglia. Percorsi non certo semplici, che vanno però tenuti in considerazione e presentati come esempio. Viviamo per lo sviluppo La montagna – dicevamo – rivive. A poco a poco. Anche con il recupero di quegli edifici oggi andati giù, più o meno integri, crollati dopo l’abbandono, oggi avvolti da rovi e pezzi di foresta. Possono rinascere. Con imprenditori che vogliono credere nel valore alto e determinante del territorio. Con giovani e adulti che scelgono di acquistare una baita per viverci, passare momenti di svago e riposo, divertirsi e fare le vacanze, creare una piccola impresa, oppure disegnare case se sono architetti, scrivere libri se sono scrittori, fare semplicemente i pendolari verso le imprese del fondovalle o della città. Ma restando a vivere lì, in un borgo che da dimenticato diventa il motore di una nuova socialità. Politiche di sviluppo per la montagna. Sì, anche queste lo sono. Cattaneo: “L’esperienza delle Comunità montane deve essere valorizzata” di Elisa Sola Il presidente del Consiglio regionale interviene sulla trasformazione delle Comunità in Unioni. Con un appello: è necessario ripensare ai meccanismi di “restituzione” della pianura per le risorse messe a disposizione dalla montagna P residente Cattaneo, a proposito della riforma delle Comunità montane e elle trasformazioni in Unioni montane dei Comuni, quali sono i vantaggi che lei intravede? Dove i punti di debolezza? Come è possibile facilitare il processo e il cambiamento senza buttare via 40 anni di storia di politiche per la montagna? Ho condiviso l’impianto della riforma, peraltro “imposta” da norme di livello nazionale, proprio nel presupposto che l’esperienza e la storia delle Comunità montane non vadano assolutamente disperse, soprattutto in una realtà come il Piemonte, dove questi enti avevano un forte radicamento e buoni livelli di efficienza. Anche perché, da noi, le riforme erano già state fatte negli anni scorsi, e una certa dispersione che esisteva in talune aree era già stata superata. Adesso la responsabilità p p torna in capo p ai Comuni,, p principale primi interpreti delle esigenze d el territorio e del dei cittadini. Tocca loro individuare un nuovo assesto di cooperazione che, a mio avviso, non potrà che tener conto della realtà esistente e consolidata dei servizi comuni già attivi e funzionanti. Il Piemonte deve tornare a guardare ai territori considerati troppo spesso “periferici” o “marginali”. È possibile secondo lei uscire da un “torinocentrismo” e riavviare una programmazione di sviluppo socio-economico per tutto il territorio? Non pensa sia giunto il momento di avere una Regione che contribuisce a riequilibrare il rapporto tra montagna “produttrice di beni e risorse” (si pensi ad acqua e idroelettrico) con la città “consumatrice”? Non potrei essere più d’accordo, io che provengo dalla provincia più montana del Piemonte! Nella VII legislatura mi sono battuto e ho ottenuto che la specificità montana fosse inserita nello Statuto come parametro di cui la Regione deve tener conto nell’attuazione delle proprie politiche. In questa legislatura ho presentato una legge per rafforzare l’autonomia del Vco proprio in ragione del suo essere montagna, disegno purtroppo superato dagli eventi e dagli accorpamenti ora in atto. Ma il problema resta, perché occorre, in qualche modo, far sì che la “restituzione” alla montagna delle risorse che il pubblico ottiene per l’uso delle risorse naturali, come quelle idriche, sia considerato non un “omaggio” soggetto alla valutazione della maggioranza di turno, ma un fatto dovuto, come riconoscimento dell’importanza che il presidio del territorio ha, ad esempio, per la prevenzione del rischio idrogeologico. La mia battaglia in questo senso continua e non sono da solo! Da anni, le politiche regionali per la montagna sembrano esser state messe ai margini. In tre anni sono arrivate ben due leggi di riordino degli enti sovracomunali montani, ma poche altre sono state le disposizioni a favore delle Terre Alte. Da cosa bisogna partire secondo lei, per generare nuovo sviluppo, nuove imprese, nuove opportunità di insediamento sui nostri territori montani? La crisi internazionale si è ripercossa sulle finanze pubbliche, e temo che ben difficilmente, nell’arco dei prossimi anni, si sarà in grado di mettere a disposizione risorse importanti per sostenere lo sviluppo del territorio, anche se le difficoltà di cassa non devono diventare un alibi per tagliare tutto, e nella spesa le pubbliche amministrazioni devono avere delle precise priorità. Ma per supplire alla risorse scarse occorrerà agire con la capacità di mettere in relazione pubblico e privato, lavorare in sinergia tra più enti, sfruttare tutte le opportunità ad esempio, di bandi europei, e proseguire davvero nell’opera di semplificazione delle norme, perché salvaguardare la montagna non significa imbalsamarla, la montagna deve continuare ad avere le risorse, fattore di sviluppo dei territori. Attualità Attualità 15 15 Attualittà Attualità 16 Le Alpi, regione unica al centro dell’Europa di Laura Sansalone P iù coesione, per mettere le aree montane al centro della programmazione europea 2014-2020. È il messaggio centrale del seminario dell’Uncem Piemonte sui nuovi fondi comunitari per la montagna “Terre alte al centro dell’Europa”, che ha riunito a Torino numerosi amministratori e funzionari regionali, dei Comuni, delle Comunità montane e dei Gruppi di Azione Locale (Gal) del Piemonte. In apertura del convegno, venerdì 21 settembre nella Sala Viglione del Consiglio regionale del Piemonte, l’intervento della vicepresidente del Comitato delle Regioni Mercedes Bresso, che ha evidenziato la necessità di un quadro strategico comune che inglobi tutti i fondi, nell’ottica di una coesione territoriale capace di interpretare e sviluppare al meglio le tante peculiarità della montagna. “L’Europa riconosce alla montagna il ruolo fondamentale di cerniera tra diversi Paesi e culture. Il rilancio delle nostre terre passa anche e soprattutto attraverso la capacità di fare sistema, gestendo progetti comuni per arrivare preparati al 2014, con idee forti e innovative in grado di catturare l’interesse di Bruxelles”. In quest’ottica, ha concluso Bresso, la Regione Piemonte ha iniziato a lavorare sulle macroregioni, costruendo programmi che vanno oltre la dimensione locale e i confini amministrativi, in favore di una strategia comune per tutto il sistema Alpino: “Bisogna pensare in grande, dotare le Comunità montane di poteri progettuali e consentire l’accesso all’insieme dei fondi, perché senza le risorse dell’Europa molte regioni non potrebbero sostenere investimenti, anche di lungo periodo”. Un concetto condiviso e sviscerato a fondo nel corso del seminario, dato che la nuova programmazione presenta diverse novità rispetto al passato per La frase di Werner Batzing racchiude perfettamente lo spirito della nuova programmazione europea 2014-2020. La montagna avrà più spazio, ma intercettare le risorse sarà complesso: serviranno enti forti e macro-progetti, bandi più semplici senza eccessiva burocrazia. Fondamentale il lavoro di Gal e Unioni montane di Comuni Mercedes Bresso Beppe Ballauri quanto riguarda la governance e la gestione dei fondi europei. Per il presidente nazionale Uncem, Enrico Borghi, “i dati della fine del 2011 rivelano che solo il 3,3 per cento delle risorse è stato speso per il permanere di programmi leader in Piemonte. Affinché i fondi per la montagna siano effettivamente spesi nei territori montani è necessario sostenere e favorire il coinvolgimento delle autonomie territoriali, consentendo un’armonizzazione legislativa in grado di sburocratizzare i Gal e di scongiurare politiche figlie del centralismo regionale. Dobbiamo far valere il trattato di Lisbona, che stabilisce espressamente che nell’ambito della politica di coesione economica, sociale e territoriale debba essere rivolta un’attenzione particolare alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna”. È evidente che la dimensione dell’impiego delle risorse non può essere quella municipale e che per non restare ai margini e costruire dinamiche di sviluppo efficaci i Comuni devono aggregarsi, sul modello suggerito dai “cugini” francesi, che hanno intrapreso la strada dei Nicolas Evrard Oreste Rossi “programmi regionali” per la montagna. Per Borghi, “lo studio delle dimensioni distrettuali per 500 comuni montani piemontesi dimostra la necessità di una forte coesione territoriale e di un’agenda nazionale per la montagna. Solo così si possono costruire dinamiche di sviluppo in linea con il raggiungimento degli obiettivi del prossimo quadro finanziario 2014-2020, basato sulla strategia “Europa 2020”, per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva che valorizzi le specificità culturali, economiche, sociali e ambientali dei territori montani, non solo per evitarne lo spopolamento, ma per sfruttarne a pieno il potenziale di crescita”. Borghi ha poi sottolineato che per la programmazione 2014-2020 sono stati stanziati 376 miliardi di euro, spalmati su tutti i Paesi europei, e che la quota destinata all’Italia dovrà essere definita all’interno di un contratto di partenariato, che prevederà l’impiego delle risorse finanziarie non più per settori, ma per mezzo di programmi integrati suddivisi per categorie, all’interno dei quali si individuerà la ripartizione per la montagna: “La proposta è quella di chiedere al Governo l’inserimento della specificità ativi montana attraverso tre progetti operativi te multiregionali, dedicati rispettivamente alle Alpi, agli Appennini e alle isole. Una volta ripartite le quote, bisogneràà deciderne la destinazione, con una logica che prediliga vere e proprie “convenzioni delle Alpi”, superando i limiti della macroregione alpina, che ingloba al suo interno anche territori non montani, come le province di Alessandria e Cremona”. I concetti di coesione e specificità sono stati approfonditi anche dal presidentee dell’Uncem Piemonte, Lido Riba. “In ca un periodo di crisi, non solo economica ma anche identitaria, il ritorno alle Terre alte, di cui alcuni tra i migliori esempi di ripopolamento e di recupero edilizio provengono proprio dalle valli piemontesi, si pone come base per ripensare una cultura dell’abitare che sia portatrice di innovazione tecnologica, senza perdere il legame con la tradizione e la specificità dei territori. Green economy, agricoltura sostenibile e recupero edilizio sono le voci su cui lavorare, affinché la montagna diventi perno per nuove attività lavorative e motore dello sviluppo globale del sistema Italia”. Attualità 17 In alto, i relatori del convegno e i partecipanti nella Sala Viglione del Consiglio regionale. L’assessore regionale Roberto Ravello, ha evidenziato il successo dell’esperienza del progetto di recupero delle borgate ponendo l’accento sul ruolo dei Gal e sui vantaggi del partenariato e dell’approccio leader, attraverso una sua diretta implementazione nell’ambito della programmazione generale delle strategie e degli interventi: «La Regione ha sostenuto con convenzione l’azione dei Gal, che nel periodo 2007-2013 hanno occupato 700 mila abitanti e finanziato circa 7000 imprese. Gli obiettivi dell’Unione europea non Nel seminario Uncem del 21 settembre a Torino, si è aperto un primo confronto sui temi legati ai nuovi fondi e alle nuove strategie, in vista della firma dell’accordo dell’Italia con l’UE. Borghi: “Dobbiamo far valere il trattato di Lisbona” possono giocarsi solo a Torino, perché le opportunità sono interconnesse a territori sinora definiti “marginali”, ma che oggi rivestono ruoli fortemente strategici”. A supporto di questa visione, l’intervento di Beppe Ballauri, presidente di Assoleader Piemonte, che ha ricordato gli ottimi risultati ottenuti dai Gal dal 1991 a oggi, specie in campo europeo. “Grazie ai Gal e all’approccio leader abbiamo risposto positivamente alle sfide dell’Europa, stimolando innovazione, creazione d’impresa e processi di sviluppo essenziali per consentire il ritorno dell’uomo in montagna”. A insistere sulla peculiarità della montagna europea e sulla necessità di un’azione politica legata alla specificità dell’ambiente e proiettata alla coesione territoriale e al partenariato, Nicolas Evrard, segretario Aem (Associazione degli Eletti della Montagna): “Organizzare modelli di crescita basati sullo sviluppo rurale integrato e sulla concertazione tra stati e regioni, nell’ottica di una strategia “solidale” con la montagna, è la via più sicura per riportare le Terre alte al centro dell’Europa. Regione, Uncem e Anci devono unire le forze per avere una visione sempre meno locale e più rivolta all’Europa”. L’intervento del consigliere regionale Mino Taricco si è soffermato sulla necessità d’inserire la montagna tra le zone ammissibili agli aiuti di Stato a finalità regionale: “La montagna può fornire un importante contributo al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla strategia “Europa 2020”. Dobbiamo cogliere questa straordinaria opportunità e avviare processi di coprogettazione e governo sul territorio, per disegnare una montagna vicina alle esigenze di chi ci vive”. Il parlamentare europeo Oreste Rossi ha ribadito come nella fase di predisposizione del nuovo contratto di partenariato tra Italia e Commissione europea debba essere garantito un approccio integrato all’impiego dei fondi europei per lo sviluppo territoriale delle zone di montagna, che offra opportunità di sviluppo diversificate e multisettoriali. Attualità 18 “Con voi per lo sviluppo della montagna” di Lorenzo Boratto I Vescovi piemontesi scelgono di puntare sulle Terre Alte: nelle Diocesi di inizia a parlare di sviluppo, di lotta allo spopolamento, di zone marginali che meritano attenzione. E nei Vangeli, guarda un po’, i momenti più importanti della vita di Gesù avvennero nelle zone montuose… L a Chiesa cattolica dalla parte della montagna. Una “vicinanza” importante, sentita e manifestata in tante occasioni negli ultimi mesi. Fondamentale soprattutto in un momento di riforme e tagli per gli enti delle Terre alte, senza contare la crisi, che colpisce indistintamente, ma si fa sentire maggiormente nelle zone più ai margini. I segnali e gli inviti alla riflessione si sono moltiplicati nell’ultimo periodo, provenienti dalle alte gerarchie della chiesa cattolica piemontese e non solo. A iniziare questa particolare “cura” per i territori alpini è stato monsignor Cesare Nosiglia, vescovo di Torino: l’anno scorso, appena nominato, volle un tavolo sulle Valli di Lanzo, la parte montana della sua diocesi. E dopo un anno sono seguite alcune visite nelle zone di montagna a incontrare chi ha scelto le Terre alte per viverci e lavorarci. Nell’estate 2011 monsignor Nosiglia aveva fatto visita ad aziende e siti industriali delle Valli di Lanzo, dove, nel corso di pochi mesi, erano stati cancellati dalla recessione economica oltre 2 mila posti di lavoro. Proprio i servizi e lo sviluppo economico furono al centro del lavoro di un “tavolo” istituito dalla Diocesi di Torino per l’analisi delle sfide e delle problematiche nelle Valli di Lanzo. Un impegno diretto dei vescovi che mettono le Terre Alte in agenda, coinvolgendo a catena le parrocchie e sollecitando l’attenzione di Comuni e altre istituzioni. Già nel 2011 la Commissione della Pastorale Sociale e del Lavoro del Piemonte organizzò tre incontri sui problemi del territorio piemontese, L’Arcivescovo di Torino Monsignor Cesare Nosiglia visita a Cantoira, nelle Valli di Lanzo, la stalla di Marco Losero, giovane imprenditore agricolo. Accanto a lui, la presidente della Comunità montana Celestina Olivetti e il presidente del Gal Claudio Amateis Attualità 19 Don Daniele Bortolussi Diocesi di Torino Giulio Brambilla Vescovo di Novara in particolare dell’utilizzo di suolo e sottosuolo. Tre seminari che portarono alla luce “incongruenze e situazioni negative legate all’abuso sistematico dell’ambiente”. Ma gli esempi sono tanti: ad aprile scorso è stato creato un “tavolo permanente di confronto”, organizzato dalla Diocesi di Torino e dove siedono anche economisti, sindacalisti, alcuni amministratori, parroci e imprenditori di zona. “La Chiesa vuole contribuire attivamente a risolvere i problemi legati al mondo del lavoro – ha spiegato don Daniele Bortolussi, direttore Ufficio Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Torino e coordinatore a livello regionale del lavoro delle 13 diverse diocesi piemontesi e della Valle d’Aosta, da Susa ad Acqui, da Cuneo a Casale Monferrato –. Dobbiamo essere capaci di confrontarci con chi, in Italia, ha affrontato e vinto le battaglie per riqualificare le zone di montagna che erano in crisi: gli esempi non mancano, dobbiamo lavorare sodo”. E monsignor Nosiglia ha aggiunto: “Anche per dare un messaggio ai giovani che hanno deciso di continuare a vivere in questi territori, bisogna che le autorità politiche, culturali, sociali, la stessa Chiesa, diano ai giovani possibilità di concreti sviluppi”. Concetto ribadito nelle visite in montagna della scorsa estate in val di Viù, dove ha detto: “Dobbiamo insistere sulla formazione dei ragazzi e puntare sul turismo religioso anche sulle montagne”. E ancora a inizio ottobre, sempre monsignor Nosiglia all’inaugurazione della Settimana della Scuola ha detto: “Spero che questa sia un’occasione di dialogo perché si attivi un movimento dal basso per la ripresa Giuseppe Guerrini Vescovo di Saluzzo Da Torino a Mondovì, passando per Susa, Ivrea, Novara e Saluzzo, i pastori delle Diocesi riflettono su crisi e nuove opportunità di insediamento nelle zone montane. Con risultati spesso inattesi sociale e culturale. Per uscire dalla crisi non basterà trovare strade nuovo per economia e finanza. La crisi è di sistema, un sistema basato su soldi, profitti, individualismo, scarsa coscienza morale spirituale e culturale”. Ha concluso con un appello a non chiudere le scuole di montagna, “perché la scuola è in primo piano per dare nuovo slancio al nostra futuro”. Altro manifestazione di profondo e sincero interesse è arrivata sempre a ottobre, a Borgosesia al convegno “La montagna problema o risorsa?” organizzano dagli Uffici della pastorale sociale e de lavoro delle diocesi di Novara Biella e Vercelli. Don Ezio Caretti, vicario episcopale della val Sesia: “La montagna ha un grande vantaggio, obbliga la persona a scavarsi dentro. Questo rende rudi: una qualità che si può estendere ad altri ambiti. Questa che viviamo è una crisi d’anima. Luciano Pacomio Vescovo di Mondovì Non finanziaria”. Anche il vescovo di Saluzzo, monsignor Giuseppe Guerrini, ha voluto riflettere su questo momento difficile: “Non posso non avere a cuore la montagna: perché sono territorio montano, sopra i 600 metri di quota, oltre due terzi della mia diocesi, anche se in montagna abita il 10% della popolazione. In realtà vi sono molte montagne: invernale dove la popolazione si riduce ai minimi termini, quella estiva dove molti ritornano. Vi è la montagna dei giorni feriali e quella del sabato e domenica. La montagna di chi strappa alla terra il necessario per vivere e di chi viaggia ogni giorno dall’alta valle fino alle industrie del fondovalle. La montagna vista con gli occhi del turista e quella vista con gli occhi del montanaro. Le terre alte Attualità 20 intese come territorio e quelle fatte da persone, cultura, tradizioni. In ogni caso la Chiesa non può dimenticare la montagna”. La diocesi di Saluzzo ha tre valli importanti (Maira, Varaita e Po) con preti che, ogni anno, percorrono decine di migliaia di chilometri per i vari paesi e borgate: incontrano gente, sono presenti nei momenti importanti della vita e per celebrare i sacramenti della vita cristiana. Sono forse loro, nel Saluzzese come nel resto del Piemonte, il segno più tangibile della vicinanza della chiesa alle Terre Alte. Ancora Guerrini: “Per le nostre parrocchie di montagna la Chiesa è il segno principale di aggregazione. Questo vale soprattutto per le piccole borgate, ognuna con la sua chiesa o cappella: talune sono veri tesori d’arte e rivivono d’estate soprattutto in occasione della festa del patrono della borgata. Un esempio: in valle Maira da San Damiano Macra (745 metri) in su ci sono 107 tra chiese e cappelle e almeno 30 risalgono a prima del ‘500: in quasi tutte si celebra una festa, che raccoglie talora centinaia di persone ed è il momento più importante dell’anno. Ma la montagna è una realtà fatta di tenacia, di fatica, tanta fatica, di senso del dovere, solidarietà, fede semplice trasmessa attraverso persone semplici. Oltre a questo c’è un territorio fragile, delicato negli equilibri. Per questo non può essere semplicemente sfruttato, ma deve essere tutelato. E per questo Monsignor Nosiglia visita una cantina per la stagionatura di formaggi di capra bisogna favorire forme di collaborazione (cooperative, consorzi, associazioni…) perché da soli non si sopravvive”. Riflessioni analoghe da parte di monsignor Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì (anche questa una diocesi che copre vasti territori isolati e di montagna, arrivando fino alla Liguria): “L’attenzione alla montagna sta a cuore alla nostra Chiesa almeno per due motivi: perché è abitata da persone anziane, che debbono essere aiutate e sorrette. E poi perché nel periodo invernale e estivo è occasione di numerose presenze con una scelta di vivibilità aperta al riposo, perfino all’ascolto e a un dialogo di aiuto a I Vescovi italiani e il mondo rurale “Solo con Dio c’è futuro nelle nostre campagne!”, è il titolo del Messaggio dei Vescovi italiani per la Giornata del Ringraziamento che è stata celebrata il 13 novembre. Il testo richiama la grande tradizione rurale e agricola del nostro Paese e ammonisce su alcune storture che si registrano in questi ultimi tempi. Il messaggio dedica uno spazio significativo agli imprenditori agricoli: “Se la terra sarà amata come dono gratuito di Dio, sarà anche custodita da imprenditori agricoli intelligenti e attivi, capaci di speranza, pronti a investire, per ‘intraprendere’ anche con notevoli rischi economici. Vorremmo, in particolare, esprimere la nostra ammirazione e benedire l’opera di quei giovani imprenditori che hanno scelto di ritornare alla terra, nel lavoro agricolo. Essi – scrivono i vescovi – sono cresciuti più del 6% in tutta Italia, indice di un riscoperto amore alla terra, scelta per vocazione e non per costrizione”. Nel testo si afferma poi che “questi giovani vanno aiutati e accompagnati” sul piano educativo, formativo e anche economico, ambito nel quale “è decisivo il ruolo degli istituti di credito: pensiamo in particolare alla nobile tradizione delle Casse rurali, oggi Banche di credito cooperativo” che “tanto hanno giovato a trasformare le campagne”. I vescovi chiudono affermando che “in una crisi tanto dura, non dovranno certo essere le campagne e le zone rurali a pagare il prezzo più alto. Per questo va rilanciata la cooperazione, perla di autentica crescita in tante terre d’Italia”. vivere per tutto l’anno. In secondo luogo, perché la bellezza della natura interpretata dall’arte e dalle vestigia del vivere umano di numero consistente, in altri tempi, sono beni da salvaguardare e a cui imparentare le nuove generazioni”. Monsignor Pacomio ricorda poi come nella sua diocesi, “nelle valli Cuneesi e nella val Bormida ligure, sono destinati giovani sacerdoti che collaborano con dedizione e direi con gioia, per una esperienza di vita buona”. Tra i gesti concreti c’è da segnalare una importante iniziativa socioculturale di cui la diocesi è stata protagonista: la nascita dell’associazione per la difesa dei pastori della montagna, a partire dall’incontro che si svolto da pochi mesi a Frabosa (in provincia di Cuneo). Monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, solo poche settimana fa aveva detto che “con l’autunno inizierà un anno di grandi sfide, nella vita personale e sociale” con richiami a tutta la chiesa novarese “per un forte impegno e presenza nella realtà sociale del territorio. Occorre ritornare alle origini per dare nuova lena, per innestare fiducia e speranza nei rapporti civili e sociali, per costruire insieme, senza inutili personalismi, la città dell’uomo a misura d’uomo, per il lavoro, l’impresa, la carità, la missione, il volontariato e la cultura”. Un messaggio ecumenico e sempre valido: solo aiutandosi e rispettandosi gli abitanti delle Alpi piemontesi possono uscire dalla crisi più forti e con un modello di sviluppo moderno e al passo con i tempi. Nasce a Torino Uncem giovani Le nuove generazioni che credono e lavorano per lo sviluppo di Gianni Giacomino Non solo amministratori pubblici: il gruppo under 35 riunisce chi vive nelle Terre Alte (ma anche in città) e ha scelto di impegnarsi, nello studio e nel lavoro, per generare progresso e crescita dei territori H anno tutti meno di 35 anni. Studiano o lavorano. Alcuni si sono laureati con tesi dedicate allo sviluppo socio-economico della montagna o all’organizzazione degli enti locali. Alcuni sono amministratori, consiglieri o assessori. Altri sono in contatto con la pubblica amministrazione dei piccoli centri dove vivono. Altri ancora sono impegnati in associazioni che vivacizzano il tessuto sociale delle Terre Alte. Tutti hanno una certezza: non c’è montagna senza sviluppo. E senza nuove generazioni. Anche per questo hanno aderito a “Uncem giovani”, una nuova rete che nasce a sessant’anni dalla fondazione dell’Unione di Comuni, delle Comunità e degli Enti montani (avvenuta nel 1952 ad opera di molti piemontesi). Nel nucleo fondatore vi sono Chiara Gribaudo di Borgo San Dalmazzo, Stefano Vantaggiato di Varallo Sesia, Pier Giorgio Brondello di Gaiola, Marco Barra di Paesana, Alex Ostorero di Coazze, Marco Bussone di Vallo Torinese, Davide Mulattieri, Igor Prato, Giuseppe Giaccone di Pamparato, Mirco Nonnis di Carrù, Maria Anna Bertolino di Pinerolo, Marco Stefanetta di Vogogna, Silvia Rodeghiero di Asiago, Marco Borrelli di La Loggia. Ingegneri, antropologi, architetti, psicologi, educatrici, giornalisti: un mix di professioni e competenze che imparano a conoscersi e a connettersi. “Tocca a noi – evidenzia Chiara Gribaudo, educatrice e assessore comunale a Borgo San Dalmazzo – Siamo noi a dover lavorare attorno a programmi concreti, incanalare professionalità e idee sul territorio. Penso ad esempio all’Unione Europea che ci dà strumenti da utilizzare subito. Anche di questo ci occuperemo come Uncem Giovani, perché l’agenda europea si intreccia profondamente con l’agenda montagna per il Piemonte”. “Fare rete è il nostro obiettivo – aggiunge Marco Barra, psicologo e ricercatore universitario a Torino, autore della ricerca “Come stai oggi?” sulla vita dei bambini in montagna e in città – Vorremmo insieme ripensare a una nuova montagna, senza romanticismo. I bambini che vivono nelle aree montane hanno sicuramente molto da insegnarci”. La montagna “ludica” di scalatori e alpinisti, lascia spazio a una montagna che diventa fulcro di nuovi modelli economici basati sul uso sostenibile delle risorse a beneficio delle comunità. “Uncem Giovani – spiega Stefano Vantaggiato, ingegnere di Varallo – promuove lo sviluppo di progetti in ambito sociale, energetico, ambientale, educativo. Siamo pronti a Il nucleo fondatore di Uncem Giovani lavorare con gli enti locali, ad apportare nuove idee, nuove risorse”. Uncem Giovani promuoverà incontri pubblici e convegni, sistemi di reti comunicative e vari appuntamenti di aggregazione. “Ci auguriamo di poter creare nuova visibilità per le aree montane”, precisa Davide Mulattieri. “E il riferimento – evidenzia Mirco Nonnis – è sempre e comunque il territorio”. “Questi giovani – affermano Enrico Borghi e Lido Riba, sono un punto fermo e determinato nell’affrontare insieme un “Progetto montagna”, per il Piemonte e per il Paese. Sono la discontinuità rispetto a generazioni che troppo spesso non hanno capito il vero valore delle Terre Alte, della comunità come luogo del dialogo e del confronto, continuando a credere che la montagna sia solo un’area marginale dove andare a sciare la domenica o a fare qualche passeggiata sui sentieri. I giovani rompono questi schemi e ci riportano alla sostanza, al cuore delle sfide che la montagna oggi vive”. Attualità 21 Attualità 22 GAL: 60 milioni per le imprese di Gianni Giacomino “L’ azienda montagna” piemontese potrà contare nel 2013 sull’impegno dei 13 Gruppi di Azione Locale, che dovranno gestire l’ultima parte dei 60 milioni di euro di risorse per completare i Progetti del programma di Sviluppo Rurale. Ma servono garanzie sull’assetto degli enti locali, in particolare delle Unioni montane di Comuni e dei Comuni stessi, affinché i soci di maggioranza dei Gal – che sono consorzi misti pubblico-privati – proseguano le loro attività di sviluppo in una porzione importante del Piemonte che conta 610mila abitanti, sul fronte del turismo, dell’agricoltura, dell’artigianato. L’Uncem è pronta a fare la sua parte, assieme ad Assoleader (soggetto che rappresenta i Gruppi di Azione locale) e ai funzionari regionali che seguono il lavoro dei Gal. “È necessario un approccio integrato alle politiche di sviluppo delle Terre Alte e delle zone rurali – spiega il presidente Uncem Piemonte Lido Riba –. Ce lo chiede l’Europa che sta già lavorando alla programmazione 20142020. I Gal hanno creato centinaia di nuovi posti di lavoro, supportato la nascita di imprese, sostenuto i Comuni nel miglioramento della qualità della vita e dei servizi nelle zone montane, hanno agevolato la cooperazione e la sussidiarietà dei territori, valorizzato le risorse ambientali e culturali locali. 60 milioni di euro investiti negli ultimi cinque anni hanno avuto un moltiplicatore rilevante. E oggi non devono essere lasciati soli: la montagna trova la sua forza nel sistema di enti locali unito ai L’Uncem a fianco dei 13 Gal, braccio operativo delle nuove Unioni montane. Necessario l’approccio integrato alla programmazione dei fondi europei per le zone rurali e montane. Ma per la crescita dell’“Azienda Montagna” servono garanzie sull’assetto degli enti Gal, ai Bacini Imbriferi montani e alle imprese, che concorre allo sviluppo e alla produzione di Pil. In Italia, nelle aree montane, arriva al 17% del totale nazionale”. Con la nascita delle Unioni montane e la ridefinizione dei confini delle Comunità montane è necessario non disperdere capacità professionali e risorse. Dovrà essere costituito un tavolo operativo per agevolare la transizione nel 2013 per riordinare le quote dei Comuni e delle Unioni, la parte pubblica, in ciascun Gal. La montagna è un’impresa che lavora, fa utili, genera posti di lavoro, aziende. Al tavolo richiesto alla Regione è auspicabile il coinvolgimento delle associazioni di categoria, che sono i soci privati dei Gal. L’Uncem è già operativa per sostenere i Gal nella presentazione ai Comuni e all’opinione pubblica di prodotti e risultati ottenuti. Secondo Claudio Amateis, presidente del Gal Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone e vicepresidente di Assoleader, le sfide del 2013 saranno molteplici, da affrontare subito. “Se non progettiamo per tempo il riordino delle quote dei soci – afferma – rischiamo di non poter aprire i bandi. Con il mio Gal, solo nel 2013, avremo 2 milioni di euro di risorse da assegnare a Comuni e imprese. Non possiamo vanificare il lavoro fatto fin qui. Dobbiamo potenziarlo, renderlo più forte”. Anche Ugo Boccacci, presidente del Gal Valli Gesso, Vermenagna e Pesio, è d’accordo: “Le nuove Unioni montane saranno il soggetto di riferimento, i soci pubblici, ma anche i Comuni che non ne faranno parte, dovranno sostenere i Gruppi di Azione Locale. Questo si traduce in sostegno alle imprese, ai giovani che vogliono creare una nuova azienda in montagna e a tutta la rete sociale che vive e opera nelle Terre Alte”. “Avremo più soggetti di riferimento rispetto a oggi – evidenziano Luca Bringhen e Giorgio Magrini, presidente e direttore del Gal Valli del Canavese – ma l’operatività del nostro sistema è da presentare ai nostri concittadini. I singoli Comuni non potranno lavorare da soli sulla programmazione europea e sui bandi del Psr. C’è bisogno dell’approccio integrato che impone Bruxelles con le sue direttive”. OPERIAMO PER UN INTERESSE COMUNE Da anni ci occupiamo di ambiente: siamo strutturati per la raccolta dei rifiuti urbani e la raccolta dei rifiuti speciali industriali, la gestione del canile municipale e di un impianto di depurazione. A questi servizi abbiamo aggiunto la progettazione e realizzazione di impianti fotovoltaici. Da anni ci occupiamo di ambiente e della soddisfazione dei nostri clienti. ACSEL SpA Sant’Ambrogio di Torino (TO) Italy 10057 - Via delle Chiuse 21 [email protected] - www.acselspa.it PERIODICO D’INFORMAZIONE DELLA DELEGAZIONE PIEMONTESE UNCEM Pie onti INSERTO SPECIALE AL N. 6/2012 La filiera bosco-legno energia nelle Valli Chisone e Germanasca di Mauro Piazzi Una sintesi dello studio delle potenzialità produttive della filiera forestale, realizzato dall’Uncem Piemonte con il contributo della fondazione CRT e presentato a Pomaretto il 24 novembre 2012. Per uno sviluppo che muove la montagna P arlare di foreste significa parlare di montagna e di biodiversità, di molteplicità economica e di multifunzionalità del territorio. In Piemonte, l’economia forestale è fra le più grandi potenzialità – quasi inespressa – della montagna. Le foreste possono essere un vettore economico per le popolazioni residenti sul territorio montano. L’ingente presenza sul territorio montano della risorsa legno (20 milioni di quintali prelevabili l’anno dai 900mila ettari di foreste piemontesi) – oggi ancora in gran parte inutilizzata – deve essere in grado di sviluppare un’economia locale basata sulla gestione dei boschi. I numeri potenziali della filiera legno-energia in Piemonte sono imponenti: 150-170 milioni di euro all’anno connessi alla vendita di energia elettrica; un valore potenziale di energia termica stimabile in ulteriori 30 milioni di euro; nuovi investimenti per 350-500 milioni di euro; circa 2.000 nuovi posti di lavoro sul territorio per le attività di filiera. Il Piemonte è certamente la Regione italiana che potrà delineare il migliore percorso nello sviluppo della filiera legno-energia. Il programma avviato dall’Uncem per la valorizzazione del legno delle vallate alpine e appenniniche è sicuramente un modello per tutto il territorio nazionale. Uncem ha al suo attivo la realizzazione di numerosi analoghi studi e ricerche per altre vallate alpine e appenniniche della nostra Regione, nonché la predisposizione di Piani forestali territoriali e aziendali, di Piani energetici locali, di analisi tecnologiche comparative di tecnologie per la produzione di energia da fonti Inserto speciale rinnovabili, studi sulla green economy con particolare riferimento ai territori montani. Le comprovate esperienze dei tecnici hanno permesso di individuare modelli consolidati di gestione forestale ed energetica, capaci di dare risposte concrete e determinanti per i sistemi economici delle Terre Alte. Anche nelle Valli Chisone e Germanasca. Il lavoro dell’Uncem, grazie al contributo della Fondazione CRT, ha come obiettivo l’incremento dell’utilizzazione dei boschi sostenibile e la resa energetica di biomasse legnose di origine forestale attraverso l’allestimento di centrali energetiche che utilizzano tecnologie all’avanguardia, e la previsione di modalità integrate di approvvigionamento che si sviluppino a livello locale. Il modello di gestione territoriale perseguito è sostenibile sotto i profili ambientale, economico, energetico e sociale, fondato sulle seguenti finalità: • cura e manutenzione del territorio; • risparmio nell’utilizzo delle fonti energetiche fossili; • riduzione dell’inquinamento; • promozione della cogenerazione; • valorizzazione degli aspetti sociali prioritari per le comunità locali. Per quantificare la disponibilità di biomassa nell’area dei 16 comuni delle Valli Chisone e Germanasca sono stati utilizzati i dati del Piano Forestale Coperture del territorio (ha) Aree urbanizzate 1% Boschi 50% Acque greti e zone umide <1% Rocce, macereti e ghiacciai 8% Praterie, prato-pascoli, cespuglieti 40% Aree agricole 1% Boschi 50% Superficie forestale 27.700 ha L’ L’assetto orografico ha influenzato a anche l’evoluzione dell’uso del suolo c ha visto lo sviluppo sui versanti che a mezzogiorno di attività agricole e p pastorali, mentre sui versanti più freddi h favorito il perpetuarsi del bosco. ha Territoriale (PFT) dell’Area Forestale numero 26, realizzato negli anni 20012002 dalla Regione Piemonte. Si tratta di un’area montana con valori di quota media spesso al di sopra dei 1.000 metri e in alcuni casi oltre i 2.000: aspetto che costituisce una forte caratterizzazione con conseguenti problematiche infrastrutturali e socioeconomiche. In sintesi l’area presa in considerazione è c caratterizzata da: • 55.747 ha di superficie complessiva; • 27.700 ha di superficie boscata totale, di cui il 42% di proprietà pubblica e il 58% privata; • principalmente i boschi sono Lariceti (40%), seguiti da Faggete (18%), Castagneti (13%) e Pinete di Pino silvestre (9%); • sul 49% dei boschi (per un totale di 13.500 ha) sono previsti interventi di utilizzazione forestale; • solo il 21% dei boschi è attualmente servito da viabilità, il 43% se si considerano le superfici dove sono previsti interventi; • 5.800 ha è la superficie di boschi accessibili (serviti da viabilità per cui è immediatamente possibile l’accesso e l’esbosco degli assortimenti legnosi) nei quali sono previsti interventi di utilizzazione forestale. La destinazione prevalente dei boschi dell’area è quella produttivoprotettiva, interessando circa la metà della superficie forestale; sono altresì elevate le classi naturalistica, vista la grande percentuale di territorio interessata da aree protette e Siti di Importanza Comunitaria e protettiva, con circa il 27% della superficie. Per quanto concerne gli interventi selvicolturali il taglio a scelta e i diradamenti e conversioni sono quelli che interessano le maggiori superfici, per un totale circa del 50%: soprattutto nel secondo caso, ed in particolar modo per Faggete e Castagneti, il materiale ritraibile è idoneo alla produzione di biomassa da cippato valorizzabile con le utilizzazioni da energia. Ovviamente anche la residua pratica della ceduazione è in grado di contribuire a questo tipo di utilizzazione. Nell’analisi della viabilità silvopastorale si evidenzia che l’accessibilità dei boschi dell’area si presenta abbondantemente al di sotto delle densità ottimali definite in letteratura, in particolare modo per quanto attiene ai soprassuoli boschivi. I valori medi per l’area si attestano intorno a 15 m/ ha, decisamente inferiori alle condizioni definite necessarie per una normale infrastrutturazione. Secondo il tipo di intervento selvicolturale previsto si è applicata una ripresa percentuale: i valori vanno da un minimo del 20%, nel caso delle cure colturali, ad un massimo dell’ 80% nel caso di ceduazioni nei castagneti e trasformazioni boschive. Alla ripresa percentuale viene poi applicato un coefficiente che tiene conto dell’attitudine alla triturazione degli assortimenti ricavati dall’intervento, ottenendo così la stima della quota parte della ripresa potenziale destinabile a cippato per usi energetici. Si arriva così al volume totale di biomassa legnosa ritraibile dal bosco che viene diversificata a seconda della sua attitudine in materiale da triturazione o in altri assortimenti. Considerando l’intera superficie di 13.500 ha dove sono previsti interventi (che rappresenta il 57% della superficie boscata complessiva) la biomassa disponibile risulta essere di 61.500 m3/ anno; se consideriamo solo la superficie boscata accessibile (i 5.800 ha) il dato si riduce a 33.000 m3/anno. Esigenze di servizio (ha) Boschi serviti 16% Per un motore che funzioni per 7.500 ore all’anno, tali potenzialità energetiche possono alimentare uno o più impianti della potenza complessiva di circa 1,09 MWe. Con la realizzazione di tutti gli interventi previsti relativi alle aree accessibili la ricaduta occupazionale sul territorio è stimata in circa 35 unità lavorative con occupazione stabile durante tutto l’anno. Alle ricadute occupazionali vanno Superficie forestale per proprietà (ha) 16% Private rilevate 5% Altri Enti <1% 42% 58% Boschi senza esigenze di servizio 52% Boschi non serviti 32% Pubblica 42% Altre proprietà private 53% Inserto speciale Il materiale da triturazione è uno degli assortimenti di minore pregio ritraibili dagli interventi selvicolturali, che attualmente ha poco mercato o costituisce materiale di scarto. Se il materiale legnoso di maggiore pregio sarà destinato ad altre utilizzazioni, quali legname da opera, paleria o legna da ardere in pezzi, circa il 45% del legname potrà essere destinato alla produzione di cippato per una massa complessiva di 21.856 tonnellate considerando interventi su tutta la superficie boscata che si riduce a 11.685 tonnellate per i soli boschi serviti da viabilità. Considerando solo questi ultimi, l’impiego energetico del legname destinato a cippato (visto il potere calorifico del legno) consente di realizzare un potenziale energetico annuo di 32.881 MWh. Nell’ipotesi di utilizzo di impianto a cogenerazione, con una resa elettrica netta valutabile intorno al 25% rispetto al potere energetico e un conseguente rendimento termico del 50%, possiamo ipotizzare indicativamente una produzione annua di: • 8.220 MWh elettrici • 16.440 MWh termici. 28 2 8 aggi aggiunte ag gg giiun untte te que q quelle uellllllee de ue d derivanti eriva rivant ri vanti va nti da nt d dagl dagli agl gli assortimenti legnosi prod dotti con prodotti gli interventi selvicolturali effettuati, in quanto la produzione di cippato rappresenta solo uno dei prodotti dell’utilizzazione boschiva. I restanti assortimenti, tra legname da opera, paleria e legname da ardere in pezzi, ammontano complessivamente a 18.317 m3/anno. Se invece si considera tutta la superficie forestale, anche quella attualmente non servita da viabilità su cui il piano prevede interventi, le potenzialità energetiche arrivano ad alimentare uno o più impianti della potenza complessiva di circa 2 MWe. Gli strumenti di tutela a disposizione sono tuttavia molteplici, dalla pianificazione forestale, all’acquisizione del marchio di certificazione. Inoltre, attraverso una gestione associata delle utilizzazioni con uno schema di approvvigionamento (Piano Forestale Aziendale), sarà possibile controllare al meglio gli interventi. La corretta gestione delle foreste ha una indubbia ricaduta positiva sul territorio attraverso un miglioramento dell’equilibrio idrogeologico e la salvaguardia 45% 40% della produzione legnosa 35% nel tempo (principio della 30% sostenibilità). Alcuni punti di 25% debolezza del sistema, tra i 20% quali: 15% • il notevole frazionamento 10% della proprietà forestale; 5% • la difficoltà di accesso dovuta 0% alla carenza di una adeguata viabilità forestale; la scarsa sca scars ccaars rsaa presenza pres pr eessen seen nzaa d dii as aassortimenti asso sso ort rti tim imen imen enti ntii • la legnosi di pregio pregio; • la mancata valorizzazione degli altri assortimenti ricavati dalle utilizzazioni (il 35-40% della massa utilizzata totale è oggi rilasciata in bosco perché la sua trasformazione in biomassa da triturazione per la produzione di energia non è economicamente conveniente); possono essere superate da una considerazione: la maggior parte dei nostri boschi è ricca di biomassa, una importante risorsa economica rinnovabile da trasformare non solo in energia. L’opportunità sarebbe innescata da due fattori essenziali: • esigenza di utilizzare e trasformare annualmente, attraverso la filiera corta, grandi quantitativi di biomassa da triturazione; • possibilità di valorizzare economicamente la biomassa da triturazione locale. La superficie media della proprietà forestale privata nell’area considerata osci os sci cillla tr cill tra val tra vvalori va alo lorii m olto bas ol b asssi assi si,i pe p er cu er cuii ilil oscilla molto bassi, per coin olgiimento dei p roprietari for restali coinvolgimento proprietari forestali sarà più facilmente gestibile attraverso forme associate per poter pianificare meglio gli interventi e ripartire i compensi. Il Consorzio (o altra forma associativa) dovrà essere in grado di sovrintendere all’intero ciclo della filiera: • organizzare e gestire i proprietari dei boschi sia pubblici che privati anche attraverso la ripartizione delle remunerazioni relative alle quote di legname conferito; • pianificare e gestire gli interventi forestali sulla base dei Piani Forestali Aziendali (occupandosi delle autorizzazioni, dell’affidamento alle imprese degli interventi e dei relativi controlli sulla loro regolare esecuzione); • organizzare la logistica (viabilità forestale, depositi temporanei, piattaforme di conferimento); • commercializzare il materiale legnoso utilizzato, garantendo la continuità di approvvigionamento all’impianto e l’omogeneità per lotti del prodotto offerto per gli altri assortimenti. Principali categorie forestali per assetto (ha) Boscaglie pioniere e di invasione Castagneti Faggete Larici -cembrete Pinete di pino silvestre La commercializzazione del legname in apposite piattaforme di conferimento, anello di congiunzione tra offerta (proprietari dei boschi) e domanda del legno (segherie, commercianti di legno da ardere in tronchetti, rivenditori…), rappresenta una sicura valorizzazione dei prodotti offerti che possono così spuntare prezzi più elevati. Inserto realizzato grazie al contributo della Fondazione CRT EDITORE: UNCEM Delegazione Piemontese DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Bressano CONDIRETTORE: Filippo Grillo COORDINAMENTO REDAZIONALE: Marco Bussone REDAZIONE: Mauro Piazzi, Bruno Mandosso, Marialaura Mandrilli, Alex Ostorero ALLESTIMENTO GRAFICO, PRODUZIONE E STAMPA: AGAM – CUNEO FOTOGRAFIE: AFPT A. Vettoretti, Marco Bussone, Costantino Sergi Barca: regia nazionale per moltiplicare le eccellenze sul territorio di Maria Teresa Pellicori A una platea di sindaci e amministratori dei territori montani, riuniti lunedì 10 dicembre 2012 a Domodossola nel confronto organizzato dal presidente nazionale dell’Uncem Enrico Borghi, il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca ha spiegato la necessità di un programma unitario nazionale per dare slancio alle già numerose eccellenze sul territorio, dal sistema degli alberghi diffusi all’uso delle risorse naturali come acqua, legno, biomasse. “Serve un indirizzo generale, una regolamentazione che sia abilitante – ha detto il ministro Barca – e che supporti le esperienze nel campo delle risorse naturali. C’è bisogno di rinegoziare queste risorse e di stabilire norme omogenee per gli standard, su alberghi diffusi come su agriturismi, applicando un unico brand. Ma per fare questo servono piattaforme di servizio che sono strumento fondamentale per ridisegnare le aree interne”. “Noi abbiamo quello che altri paesi d’Europa inseguono – ha sottolineato ancora il ministro – ma la linea deve essere quella di riavvicinarsi sistematicamente allo Stato senza dar luogo a gestioni centraliste”. E ancora, riferendosi alle risorse comunitarie “I fondi comunitari sono fondi aggiuntivi, non costituiscono la base di lavoro, c’è bisogno di un programma nazionale in grado di prevedere i risultati attesi dei progetti su qualità di vita e ambiente, in un monitoraggio aperto accessibile a tutti, con modalità moderne e ruolo significativo del presidio nazionale a garanzia dell’uniformità delle regole. Servono progetti integrati che la logica Fabrizio Barca ed Enrico Borghi A Domodossola, accompagnato da Enrico Borghi, il ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca lunedì 10 dicembre ha incontrato cento sindaci e amministratori della montagna italiana dei risultati attesi impone. Penso per esempio al settore del turismo, con fidelizzazione della domanda”. Sulla questione delle governance il ministro ha proposto il “modello delle communities land authorities che propone l’Europa, come l’alleanza tra i sindaci che decide parallelamente sulla gestione delle risorse ordinarie e sugli interventi UE senza sovrapposizioni burocratiche” e ha dato appuntamento al 15 dicembre al seminario sulle aree interne e sulla programmazione 2014-2020 organizzato dal ministero per la coesione territoriale. “Le significative aperture del ministro Barca – ha detto il presidente nazionale dell’Uncem Enrico Borghi – confermano l’impegno di innovazione e di progettualità dei Comuni montani e delle Unioni dei Comuni montani. Le esperienze condotte fino ad ora sul campo possono essere la base sui cui costruire la nuova programmazione europea sulle aree interne e montane. Ringraziamo il ministro Barca per la capacità di ascolto e di attenzione mostrata, e rilanciamo il nostro impegno Attualità 29 Attualità 30 Un momento dell’incontro a Domodossola. Accanto al ministro Barca, i presidenti Giovanni Francini e Roberto Colombero per contribuire alla definizione di una corretta programmazione dei fondi UE che metta i Comuni al centro”. Le esperienze presentate al ministro, dopo i saluti istituzionali da parte del sindaco di Domodossola Mario Cattrini e del presidente della Comunità montana Valle Ossola Giovanni Francini, hanno riguardato l’esperienza della Maira Spa riportata dal Sindaco di Canosio e presidente Comunità montana Valli Maira e Grana Roberto Colombero, che ha sottolineato la straordinarietà di avere un interlocutore di eccellenza come il ministro Barca, nel presentare un modello di utilizzo della risorsa idrica che potrebbe garantire al territorio uno sviluppo integrato ed efficiente. Il recupero e sviluppo delle borgate montane, con il modello delineato dall’Uncem Piemonte è stato il tema che ha proposto Silvio Varetto Sindaco di Alpette, che ha rimarcato l’importanza, per favorire lo sviluppo del recupero delle baite di montagna, di una linea univoca e di un brand unico che non disorienti il turista. Il sistema degli alberghi diffusi è stato illustrato da Stefano Lucchini, Sindaco di Sauris e presidente Uncem Friuli Venezia Giulia: un modello flessibile, applicabile Acquistando prodotti enogastronomici e artigianali nelle Terre Alte sostieni la rete di negozi, botteghe, imprese agricole dei 553 Comuni montani del Piemonte. Un gesto semplice, un’attenzione concreta che ti porta in casa l’Eccellenza anche ad altre aree territoriali, ma che necessità di una normativa unica a livello nazionale. Nell’intervento di Ugo Baldini, presidente Caire, la necessità di utilizzare nuove modalità per interpretare una geografia delle aree urbane e delle aree rurali, così come quella delle aree interne e montane e delle città metropolitane: una geografia diversa che ha bisogno dell’esperienza di una cultura rurale radicata nelle pratiche di manutenzione e di governo del territorio. Luca Della Bitta, sindaco di Verceia, ha presentato il caso Val Chiavenna e in particolare la lunga esperienza di quel territorio in materia di gestioni associate, rimarcando che i Comuni di montagna non chiedono “elemosine” o aiuti di stato ma solo di poter essere protagonisti del proprio futuro disponendo delle risorse di cui sono ricchi. Un’analisi del comparto forestale e della difficile situazione che sta vivendo è stata riportata da Vincenzo Luciano dell’Uncem, che ha chiesto che il comparto rimanga in capo agli enti locali evitando inutili sprechi quali per esempio le agenzie regionali. Pie onti Risorse insaccati, formaggi, vini, liquori, dolciumi, prodotti da forno, artigianato d’eccellenza QuickStop Super (Q) Il sistema frenante extra per una maggiore sicurezza Massima sicurezza senza compromessi. Ecco il nuovo freno catena QuickStop Super (Q): un capolavoro tecnologico. STIHL, da sempre, pone al centro la sicurezza dell’utilizzatore. Lo dimostra anche l’invenzione del freno catena posteriore QuickStop Super. Si attiva automaticamente rilasciando l’impugnatura poste- www.stihl.it - 02 95 06 81 riore, senza bisogno di ulteriori leve, dato che è integrato nel blocco leva gas e blocca la catena in meno di un secondo. Con questo dispositivo di sicurezza gli utilizzatori godono di una protezione doppia, infatti QuickStop Super è un sistema frenante in più che si aggiunge al freno catena ante- riore QuickStop già introdotto da STIHL. QuickStop Super funziona in tutte le posizioni di lavoro per garantirvi comodità e sicurezza. Nr. 1 nel mondo Attualità 32 Franco Bertoglio, colonna della montagna piemontese di Bruno Mandosso L’ Franco Bertoglio L’ultimo saluto all’instancabile promotore delle politiche per la montagna in Piemonte e nella Provincia di Torino. Fu direttore Uncem dal 1973 al 2000. Un esempio per le nuove generazioni di Amministratori e funzionari pubblici impegnati nelle istituzioni ufficio di presidenza, la Giunta, il Consiglio, lo staff dell’Uncem e tutti gli amministratori delle aree montane del Piemonte si sono uniti, all’inizio di novembre, al cordoglio per la morte di Franco Bertoglio, per mezzo secolo anima della politica montana piemontese e colonna della Delegazione Uncem, guidata come direttore dal 1973 al 2000. “Il cordoglio unanime – afferma il presidente Uncem Piemonte Lido Riba – è motivato dal grande affetto che legava Franco a quanti hanno lavorato con lui per cinque decenni. Bertoglio era stato tra i primi a credere fortemente nella necessità di vere politiche per la montagna, capaci di fermare lo spopolamento e generare nuovo sviluppo economico. Ne avevamo parlato alcuni mesi fa, quando il Consiglio Uncem lo premiò, nell’anno in cui ricorre il 60° anniversario di fondazione dell’Unione dei Comuni e degli Enti montani, per il suo instancabile percorso a servizio della montagna. Bertoglio, nel lavoro appassionato in Provincia e all’Uncem, aveva ben chiari i motivi che spinsero i Padri costituenti a scrivere l’articolo 44 della Costituzione, dove si riconosce la specificità delle aree montane. Questo comma ispirò le prime leggi sulla montagna, che Bertoglio contribuì ad attuare con grandi figure politiche Il ricordo di Gianni Oberto Tarena L’Uncem, la Federbim e Pro Natura Torino hanno ricordato, nel centenario della nascita, la figura di Gianni Oberto Tarena, venerdì 30 novembre a Borgofranco d’Ivrea. Gianni Oberto, classe 1902, fu persona di spicco per il Canavese e per l’intero Piemonte, e oltre ad essere brillante avvocato, ricoprì diverse cariche istituzionali di grande rilievo: nel 1965 fu eletto Presidente della Provincia di Torino; partecipò alla nascita della Regione Piemonte nel 1970 come Presidente del Consiglio Regionale e poi come primo Presidente della Giunta Regionale nel biennio 1973-1975; fu Presidente Uncem Piemonte, vicepresidente Uncem nazionale e presidente del Parco Nazionale Gran Paradiso. A Borgofranco, nel cuore del Canavese, in occasione del 50° anniversario della Federbim, è stato presentato anche il libro di Walter Giuliano che raccoglie alcuni scritti di Oberto, sino al 1980, anno della morte. Il testo si può richiedere alla Federazione Pro Natura scrivendo a [email protected]. piemontesi quali Giovanni Sartori, Giovanni Giraudo, Gianni Oberto, Edoardo Martinengo, Gian Romolo Bignami. Gli siamo grati, perché quelle politiche nate in Piemonte contagiarono l’Italia. L’impegno di Bertoglio è sicuramente uno stimolo oggi per continuare con determinazione a costruire una nuova politica montana, coinvolgendo i giovani e unendo maggiormente sindaci e amministratori dei nostri Comuni”. “Il ricordo di Franco Bertoglio – aggiunge il presidente nazionale dell’Uncem Enrico Borghi – è al tempo stesso riconoscente e ammirato. Gli dobbiamo grande riconoscenza per tutto ciò che ha fatto al servizio della montagna piemontese e italiana, e di come ha saputo spendere la sua professionalità con capacità e intelligenza. L’ammirazione è per il tratto dell’Uomo, per lo stile e per la passione che ha sempre messo nel Attualità 33 Franco Bertoglio con Giovanni Francini, Lido Riba, Alberto Buzio, Enrico Borghi suo operato, e che gli ha consentito di essere stimato e apprezzato dai tanti amministratori montani coi quali è entrato in contatto in decenni di lavoro. Con lui se ne va un vero montanaro. Ciao Franco, e grazie!”. La biografia di Franco Bertoglio Si occupa di problemi montani dal 1955, anno in cui – diplomatosi geometra – iniziò a lavorare all’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Torino, occupandosi dell’applicazione della prima “Legge per la montagna” e dei lavori di sistemazione idraulico-forestale dei bacini montani. Anche grazie all’esperienza acquisita in questi settori, nel 1961 venne assunto dalla Provincia di Torino che intendeva sviluppare e potenziare una struttura appositamente creata per agire in favore delle proprie zone montane. Da allora ha lavorato presso il Servizio Montagna della Provincia di Torino che ha diretto dal 1979 al maggio 2004. Presso la Provincia ha ricoperto anche l’incarico di Direttore dell’Area Attività produttive, Turismo e Cultura dal 1988 al 2004 e di Vice Direttore Generale dal 2002 al 2004. Nell’Uncem (Unione Comuni Comunità Montane) ha ricoperto la carica di Segretario della Delegazione Piemontese dal 1973 al 2000. Tra il 1963 e il 2004 Franco Bertoglio è stato autore di numerose pubblicazioni nonché di articoli su riviste specializzate inerenti problemi tecnici e politicoamministrativi delle zone montane. Nel 1974, mentre le Comunità monta- ne Piemontesi muovevano i loro primi passi con l’aiuto della Provincia e dell’Uncem, Franco Bertoglio – direttamente partecipe al dibattito della complessa problematica e ai conseguenti adempimenti tecnici e politicoamministrativi – si laureava con il massimo dei voti e la lode presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino presentando uno studio dal titolo “La politica dello Stato Italiano per la montagna nell’ultimo cinquantennio, con particolare riferimento al Piemonte”. Lo studio è stato pubblicato nel 1975 nella collana “Documenti della Regione Piemonte”. Dal 1982 al 1997 ha curato la redazione del mensile ufficiale di informazione dell’Uncem Nazionale “Montanaro d’Italia” diventato nel 1982 “Montagna Oggi”, bimestrale di attualità montana. Nel 2002 in occasione del cinquantenario della costituzione dell’Unione Nazionale Comuni ed Enti Montani (Uncem) ha scritto “Uncem Nazionale 1952-2002: Mezzo Secolo di Storia”. Nel 2004 ha curato la sezione “La battaglia per la montagna” nel volume di Valter Giuliano per la Federazione nazionale Pro Natura dedicata a Gianni Oberto Tarena: “Tra Natura e Politica. Testimonianze di un precursore”. Nel 2005 ha pubblicato per la Delegazione Piemontese dell’Unem il volume: “Uncem in Piemonte: cinquant’anni a servizio della montagna” che racconta la storia delle tante battaglia per i territori montani piemontesi e dei loro protagonisti. Attualità 34 Pie onti Risorse srl per i Comuni e per le imprese Viviamo per lo sviluppo della montagna. PieMonti Risorse è il miglior partner per gli enti locali e le imprese che hanno le Terre alte nel loro Dna. Di una cosa siamo certi: la crescita del Paese e dell’Italia passa dalle aree fino a ieri considerate marginali, che oggi invece sono il cuore dell’Europa, con una rete forte di comunità interconnesse S viluppare un progetto di crescita per il territorio montano vuol dire conoscere le esigenze delle aree montane del Piemonte, relazionarsi con gli enti e le imprese, verificare dati economici e storici. La green economy è per i territori montani uno dei principali fronti del lavoro. L’innovazione è strategica per far crescere la rete di relazioni, riequilibrare il rapporto tra città e montagna, tra aree urbane e rurali, tra consumatori di risorse e naturali. Per questo, lo sviluppo passa anche da alcuni importanti progetti che PieMonti Risorse, la società espressione dell’Uncem Piemonte nata ad aprile 2012, sta sviluppando e seguendo su tutto l’arco montano della Regione (553 Comuni, la metà con meno di mille abitanti, nel 52% del territorio piemontese), esempio per altre aree italiane. Come la costruzione di strumenti per il commercio delle eccellenze enogastronomiche sulla rete internet e la valorizzazione delle borgate alpine e del patrimonio edilizio dismesso nelle Terre alte. PieMonti Risorse srl (www.piemontirisorse.it) è una società di proprietà dell’Uncem Piemonte, l’Unione dei Comuni, delle Comunità e degli Enti montani. L’attuale presidente, Marco Cavaletto, è affiancato da Filippo Cigala Fulgosi, Giuseppe Tresso e Marco Bussone, oltre che da un gruppo di consulenti e collaboratori qualificati su tutti i fronti di impegno della società. È il partner ideale degli enti locali e delle imprese del territorio montano, per individuare nuove strategie di sviluppo e promozione, nuovi canali di crescita economico-sociale, nuove opportunità di posti di lavoro. PieMonti Risorse srl Sede legale: via Legnano 27, 10128 Torino Sede operativa: via Verdi 20, 10124 Torino Tel. 340 2316716 E-mail [email protected] www.piemontirisorse.it Servizi su misura PieMonti Risorse Srl offre un’ampia gamma di servizi per Comuni, Comunità montane, imprese, studi di professionisti, che operano nel territorio piemontese (non solo montano) e in altre Regioni. Eccoli in sintesi: • Realizzazione di servizi ed attività connesse alla valorizzazione, tutela e utilizzo del patrimonio naturale e ambientale del territorio montano. • Realizzazione di servizi e attività connesse al settore delle energie rinnovabili, compresa la ricerca, lo studio e la diffusione di metodologie tecniche. • Attività di formazione e di servizi di consulenza per gli enti locali e le imprese che operano in ambito economico. • Realizzazione di progetti di recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio e architettonico montano. • Gestione di progetti e interventi finalizzati alla valorizzazione turistica dei territori. • Strumenti per la valorizzazione culturale del territorio e la tutela del patrimonio storico e umano. • Progetti di comunicazione, per gli enti le imprese, curando l’organizzazione di convegni, fiere, attività editoriali, promozione su media e internet; organizzazione manifestazioni, convegni e fiere. • Progettazione e sviluppo di attività connesse a progetti proposti dall’Unione Europea e ai programmi finanziati da altri organismi regionali, nazionali e internazionali. Primo Piano 35 Attualità 36 Comunità montane dentro una tesi di Silvia Rodeghiero C on il lavoro di studio ho voluto approfondire la tematica relativa alle Comunità montane, nel tentativo di comprendere se sia stato giustificato l’accanimento manifestato nei confronti di questi enti all’indomani della crisi economico-finanziaria che ha colpito il nostro Paese e dei clamorosi casi di abuso della disciplina evidenziati dall’ormai celeberrimo libro-inchiesta di Stella e Rizzo (“la Casta”, 2007), che ha acceso la miccia di tutte le successive discussioni sorte sull’argomento. Si è partiti dal troppo spesso dimenticato articolo 44 della Costituzione, ai sensi del cui secondo comma “la legge dispone provvedimenti a favore delle zone montane”, per procedere poi a un esame delle principali normative e pronunce giurisprudenziali che hanno interessato i territori montani, fino alle nefaste conseguenze che l’articolo 16 del decreto-legge 138/2011 avrebbe prodotto se non fosse intervenuto il successivo art. 19 della Spending review (decreto-legge 95/2012), il cui comma terzo ha preso in considerazione proprio le Terre alte, prevedendo l’istituzione di Unioni di Comuni montani, una sorta di evoluzione delle Comunità montane, che Silvia Rodeghiero Silvia Rodeghiero, di Asiago, si è laureata in Giurisprudenza con una lavoro di analisi e ricerca sulla storia e sul futuro degli enti. Ecco una sintesi della sua tesi si salvano dalla soppressione e trovano, anzi, nuovo slancio. La seconda parte della tesi è dedicata a una terra che amo, alla “mia” terra, l’Altopiano di Asiago, e alla Comunità montana “Spettabile Reggenza dei Sette Comuni”, dalle origini alle prospettive future, soprattutto alla luce della recente legge regionale n. 40, approvata il 19 settembre scorso, disciplinante le nuove “Unioni montane”. In merito al provvedimento sono state raccolte opinioni divergenti: se da alcune parti è stato manifestato un certo entusiasmo, non altrettanto può dirsi per gli amministratori altopianesi, che hanno rilevato dei punti critici nella disciplina. In primis, l’eccessivo numero di consiglieri (tre membri per Comune) e, in secondo luogo, la questione degli ambiti territoriali: potendo i Comuni presentare alla Giunta le loro proposte di Unione, infatti, preoccupa la possibilità che in Altopiano si vengano a creare una pluralità di Unioni, dunque, con una possibile duplicazione di enti, di organi, di funzioni e con problematiche non indifferenti anche per quanto riguarda il censuario e la ripartizione dei rapporti attivi e passivi che attualmente fanno capo alle Comunità montane. Al momento, si sono potute formulare solo delle ipotesi in merito a quello che potrà essere il futuro per questo territorio, poiché occorrerà attendere le deliberazioni della Giunta regionale e la formulazione delle proposte di Unione da parte dei Comuni. Certo è che questi ultimi dovranno sforzarsi di superare il campanilismo che da sempre li caratterizza per dedicare la loro attenzione solo al bene della montagna e delle sue genti, nella consapevolezza delle potenzialità insite in questi territori e nella speranza che le stesse vengano sviluppate e sfruttate, in modo tale da allontanare dagli enti montani l’epiteto di “carrozzoni”. 37 37 Assicuriamo la montagna Per rispondere alle specificità delle realtà più piccole I piccoli Comuni montani e le Comunità montane spesso si trovano in difficoltà per i loro programmi assicurativi: • per il limitato interesse da parte degli operatori del settore; • perché le loro statistiche individuali di sinistri possono essere inattendibili a causa dell’insufficienza del campione di dati; • perché spesso non hanno in organico le professionalità in grado di valutare le condizioni generali adeguate alle loro realtà. Per rispondere alle loro difficoltà, l’U.N.C.E.M. Piemonte ha siglato con L’ARCA Consulenza Assicurativa Srl una specifica Convenzione a favore dei Comuni montani L a presente Convenzione si prefigge lo scopo di dare possibilità agli Associati di stipulare delle coperture assicurative specifiche per gli Enti Pubblici montani a condizioni e premi particolarmente vantaggiosi che singolarmente sarebbe molto difficile ottenere. Oltre a tutte le polizze che necessitano ad una P.A. il nostro settore “Enti pubblici” ha studiato una soluzione per assicurare la “Responsabilità Civile Patrimoniale di ogni singolo organismo della Pubblica Amministrazione” e contro i rischi derivanti dalla loro attività, per i singoli Amministratori e singoli dipendenti dei Comuni e delle Comunità montane secondo quanto previsto dalla Legge 244/2007. Il servizio verrà integrato con specifici momenti formativi a favore del personale dell’Ente riguardo alle metodologie della gestione dei contratti (pagamento premi, comunicazioni varie, modifiche) e dei sinistri. I prodotti verranno commercializzati con il tramite del Broker di assicurazione L’ARCA Consulenza assicurativa S.r.l. e dal suo settore “Enti pubblici” composto da: • Luciano Ronchietto Risk manager Enti Pubblici [email protected] cell. 3456202507 • Claudio CODA Broker [email protected] cell. 3356455432 • Franco Giorgio [email protected] cell. 3468811672 Le condizioni di polizza applicate saranno visibili e scaricabili sul sito della Soc. L’ARCA Consulenza assicurativa Srl: ww.larcasrl.it Azienda in primo piano 38 L’ARCA CONSULENZA ASSICURATIVA Srl CHI SIAMO La nostra azienda opera sul mercato assicurativo italiano da oltre 35 anni in vari settori merceologici (Imprese Edili, Alberghi, Attività commerciali e artigiane, Imprese aeronautiche, Sanità) e ha individuato le difficoltà sempre crescenti dovute a continue modifiche legislative ed organizzative della Pubblica Amministrazione nella gestione delle pratiche assicurative. A questo proposito negli ultimi anni, L’Arca ha istituito un settore specifico che tratta Enti pubblici, Istituti, Consorzi, Aziende con partecipazione pubblica (i quali ormai sono sottoposti in ogni istante a continue modifiche legislative ed organizzative, anche per quanto riguarda le pratiche di assicurazione), che gestisce circa l’80% delle Amministrazioni Comunali Valdostane, il cui Responsabile (sig. Ronchietto: Risk Manager Enti Pubblici e Consulente del CELVA Consorzio Enti locali della Valle d’Aosta sulle problematiche assicurative) ha collaborato personalmente alla preparazione del testo della Polizza di Responsabilità Patrimoniale e Tutela legale dell’Amministrazione Regionale. A suggello dell’impegno e serietà dimostrata dal nostro settore, L’ARCA ha avuto l’importante incarico da parte della Regione Autonoma Valle d’Aosta di studiare i capitolati di polizza relativi ai contratti di responsabilità civile generali e del rischio incendi di tutte le proprietà regionali per l’appalto dell’anno 2002. La professionalità che ci contraddistingue e la profonda conoscenza del settore della P.A. ci ha permesso di siglare un importante accordo con il CELVA (Consorzio Enti locali della Valle d’Aosta), i cui dettagli sono pubblicati sul sito ww.celva.it alla voce convenzioni, per quanto riguarda la copertura della Responsabilità civile patrimoniale per tutte le Amministrazioni pubbliche valdostane a condizioni particolarmente vantaggiose. Le assicurazioni sono da sempre un argomento molto delicato che va trattato con molta attenzione e professionalità, per poter offrire un servizio che sia sempre all’avanguardia abbiamo investito molte energie nella formazione, partecipando a numerosi convegni e corsi di perfezionamento organizzati sia dall’AIBA (Associazione di categoria) e da società specializzate in materia assicurativa degli Enti Pubblici. Tutto ciò ci permette di essere costantemente aggiornati sulle ultime sentenze e Decreti che possono interessare il settore pubblico. Questi nostri costanti aggiornamenti ci hanno portato ad instaurare dei contatti anche con realtà fuori dalla Valle d’Aosta permettendoci di avviare delle trattative con Amministrazioni Provinciali e Comunali Piemontesi e non che stanno procedendo positivamente. Recentemente abbiamo siglato un importante accordo con l’UNCEM Piemonte riguardante tutte le coperture assicurative relative ai piccoli Comuni montani che permetterà agli Enti aderenti di avere, oltre ad un notevole risparmio di costi delle polizze, anche un servizio preciso e puntuale circa la gestione completa del servizio assicurativo. Per essere ancora più competitivi e aggiornati nel mercato assicurativo, la Direzione della nostra azienda sta approntando la costruzione di un sito internet che ci permetterà di essere ancora più presenti a livello nazionale, dove tra l’altro occupiamo la 59a posizione nel ranking delle agenzie di brokeraggio italiane. Nel contempo abbiamo anche ottenuto la certificazione ISO9001. La nostra azienda, per poter offrire un servizio sempre più attento alla clientela, si avvale della collaborazione necessarie assistendo altresì nella trattazione di eventuali sinistri. di 22 persone che si occupano dei seguenti settori: ✔ Contabilità generale ✔ Contabilità clienti e Compagnie ✔ Ufficio sinistri, assunzione e gestione ✔ Assunzione dei rischi ✔ Segreteria ✔ Settore Enti Pubblici ✔ Settore Centrali idroelettriche, biomasse, energie rinnovabili in genere ✔ Settore rischi di montagna (Impianti di risalita, guide, maestri di sci ecc.) ✔ Settore Turistico Alberghiero ✔ Settore Sanità ✔ Settore Aeronautico ✔ Settore Industriale, Edile e dei Trasporti ✔ Settore Famiglie ✔ Settore Commerciale • Istruzione e collaborazione con il personale indicato dall’ente per la gestione dei contratti assicurativi circa le condizioni contrattuali, le metodologie di gestione, ed i sinistri. La nostra azienda, dopo aver fatto un’analisi dettagliata delle coperture e dei rischi da assicurare e/o già assicurati, valuterà che essi siano sufficienti e in linea con le migliori condizioni ottenibili sul mercato e sulla base dei programmi di volta in volta approvati e negozierà per conto del cliente con le Compagnie tutte le modifiche che si rendessero • La possibilità da parte del cliente di entrare, dopo una richiesta di autorizzazione, nel nostro sito per verificare lo stato della propria posizione assicurativa (pagamenti, sinistri, ecc…). Resta, naturalmente, al cliente la sottoscrizione dei contratti e di ogni altro documento riguardante la gestione assicurativa e resta altresì inteso che il nostro servizio è prestato senza oneri a Vostro carico, ci metteremo in contatto con Voi per approfondire più dettagliatamente questo accordo. Azienda in primo piano 39 Un regalo originale per il vostro Natale Quest’anno i regali sceglieteli dai Rivenditori Specializzati! La gamma STIHL e VIKING offre un’ampissima scelta per regalare un’attrezzatura durevole e originale a chi di cura del verde se ne intende e apprezza tutta la qualità e l’affidabilità dei nostri marchi. All’interno del sito www.stihl.it troverete tutte le schede prodotto per guidarvi nella scelta e le informazioni relative al punto vendita più vicino a casa vostra. www.stihl.it - tel. 02 950 681 41 MNT Meet Next Technology pronti a farvi incontrare una nuova tecnologia CHI SIAMO Mediatech Sedi: Milano e Brescia www.mnt.it Mediatech è una società nata nel 1997 e fondata da un team di professionisti ciascuno con diverse esperienze e provenienti da diversi settori collegati tutti al mondo dell’Information Technology. L’amalgama di queste differenti esperienze e professionalità è stata la vera forza del Team, che come nel caso di diversi strumentisti che fanno parte di un’orchestra, ha trovato in breve tempo l’accordatura comune per suonare la prima nota all’unisono. Attualmente l’organico è composto da 35 persone tra dipendenti e collaboratori esterni. DOVE SIAMO Le sedi dove Mediatech è presente sono a Milano nella quale oltre agli uffici operativi e commerciali è situata la server farm raggiunta da una dorsale in fibra ottica dedicata ai nostri clienti, e dalla quale vengono distribuiti tutti i servizi in modalità cloud, ed a Brescia dove sono situati altri uffici commerciali ed amministrativi, una sala formazioni ed eventi e il laboratorio tecnico suddiviso nelle aree Informatica e prodotti per ufficio. Sul nostro sito web www.mnt.it troverete tutti i numeri di telefono ed i riferimenti per poterci contattare. LE CERTIFICAZIONI Mediatech nel corso degli anni ha raggiunto l’obiettivo di ottenere la certificazione di marchi prestigiosi diventando, Cisco Partner, Barracuda Diamond Partner, DELL, Olivetti ed altre ancora. A giugno 2011 Mediatech ha implementato il livello di sicurezza del proprio Data Center di Milano ed ha ottenuto la certificazione ISO/ IEC 27001 da parte di Certiquality. Di fatto questo tipo di certificazione rappresenta lo standard internazionale al quale fa riferimento il Codice dell’Amministrazione digitale CAD, entrato in vigore definitivamente il 25 gennaio 2012, in riferimento alla continuità operativa ed al piano di disaster recovery. L’obiettivo del nuovo standard ISO 27001:2005 è proprio quello di proteggere i dati e le informazioni da minacce di ogni tipo, al fine di assicurarne l’integrità, la riservatezza e la disponibilità, e fornire i requisiti per adottare un adeguato sistema Azienda in primo piano 42 di gestione della sicurezza delle informazioni (SGSI) finalizzato ad una corretta gestione dei dati sensibili dell’azienda. I NOSTRI SERVIZI PROPOSTI PER UNCEM Piemonte CONNETTIVITÀ Partiamo dal concetto del famigerato termine ”digital divide” che in pratica indica il divario che esiste tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione (personal computer e Internet) e chi ancora ne è escluso perché non raggiunto dalla connettività in modo parziale o totale. I rapporti pubblicati dall’Unione Europea indicano che anche se l’anno 2011 ha registrato una forte crescita della banda larga, in Italia solo il 17% degli utenti (aziende, PA, privati) viene raggiunto, mentre ancora un’alta percentuale utilizza connettività di qualità molto inferiore. Ne consegue che molte località del nostro territorio risultano ancora oggi scoperte o difficilmente raggiungibili. I servizi di connettività che Mediatech è in grado di offrire in quelle zone che entrano in questa fascia sono di due tipi: WI-FI e SATELLITARE. Laddove il cavo o la fibra non arriva, siamo in grado di distribuire la connettività con i nostri partners qualificati che da anni operano nel settore della tecnologia informatica e che abbiamo selezionato in vari anni di esperienza, Mediatech può seguire direttamente tutta la procedura dal ricevimento dell’ordine fino all’attivazione ed il collaudo finale della connessione. I NOSTRI PRODOTTI PROPOSTI PER UNCEM Piemonte mntSync – LA SOLUZIONE PER LA CONTINUITÀ OPERATIVA, IL DISASTER RECOVERY ED IL BACKUP DEI DATI Dallo scorso anno Mediatech ha siglato un accordo con una società americana che ha creato una nuovissima tecnologia per la protezione dei dati altamente scalabile, ottimizzata anche per le condizioni nelle quali il tipo di connettività non sia di alta qualità e specificatamente creata da zero per la salvaguardia dei portatili, dei personal computer e dei server. La soluzione provvede a proteggere in continuo i dati e consente un accesso sicuro ed immediato ai dati stessi attraverso un comune browser che si utilizza per navigare su Internet o su un dispositivo mobile (smartphone, ipad). Indichiamo alcuni dei motivi per scegliere questo tipo di soluzione rispetto ad altre esistenti: • Semplicità di utilizzo e grandi performance – Si configura facilmente ed in tempi rapidissimi (15 minuti) – L’agente lavora sul server o pc senza lasciare traccia – Il ripristino dei dati è gestito direttamente da un utente non tecnico – La frequenza dei backup è flessibile e può essere gestita – La CPU della postazione sulla quale si installa viene utilizzata in maniera intelligente • Deduplica Globale (una tecnologia unica sul mercato dei prodotti per il backup) – Il backup si accorge se la connettività è di bassa qualità e ne risparmia l’utilizzo, così come lo spazio sul disco che viene ottimizzato fino al 90% – La deduplica salva solo i bit (pezzi di informazione) che vengono variati tra un backup e l’altro – L’utilizzo del processore sulla postazione dove mntsync è installato si riduce del 95% rispetto ad altri prodotti di backup. • Ottimizzazione della banda – mntSync si regola automaticamente basandosi sul tipo di connessione – • – – • – – (riduce i consumi in presenza di una connessione di scarsa qualità, li aumenta quando trova una connessione di buona qualità) Il backup continua anche se si verificano disconnessioni sulla rete o microinterruzioni. Accesso istantaneo ai dati Gli utenti possono ricercare e ripristinare qualsiasi file o istantanea in diversi momenti nel tempo Le informazioni posso essere visualizzate anche da dispositivi mobili (Iphone, Ipad, Android) e da qualsiasi PC collegato ad Internet. Sicurezza Protezione completa delle informazioni con crittografia 256bit SSL network ecryption e 256bit AES storage encryption Utilizza protocolli di sicurezza LDAPS, HTTPS. mntSync può essere distribuito in modalità privata, con un’installazione direttamente sulla postazione indicata, in circa 20’ la procedura viene completata ed è subito attiva, o in modalità cloud con la quale le informazioni vengono salvate direttamente sui server localizzati nel data center di Mediatech a Milano sempre raggiungibile 24h al giorno e 7 giorni su 7. Il prodotto attualmente è già installato nel mondo e per darvi alcuni esempi di quanto sia affidabile il prodotto, sappiate che alcuni dei clienti sono: NASA, DHL, XEROX, AVG, MCAFEE, KPMG, DELOITTE. Con l’entrata in vigore del Codice dell’Amministrazione digitale di quest’anno, abbiamo pensato di offrire gratuitamente il prodotto completo di tutte le funzionalità per un periodo di 30 gg, ed un listino dedicato alle P.A. particolarmente conveniente che ci differenzia notevolmente rispetto ad altre soluzioni che offrono un servizio simile ma non comparabile in termini di prestazioni, affidabilità e facilità di utilizzo. Troverete i prezzi digitando questo indirizzo: http://www. mnt.it/prodottiesoluzioni/mntsync/ tabid/1246/default.aspx, nella stessa pagina troverete un modulo che se compilato potrà consentire di richiedere informazioni ulteriori. mntRD – LA SOLUZIONE PER LA MOBILITÀ ECOSOSTENIBILE il bike sharing elettrico Circa 8 anni fa Mediatech ha interamente sviluppato e realizzato questo prodotto per il settore industriale, la prima versione era rappresentata da una scheda ed un software in grado di gestire una serie di operazioni automatiche ad altissima velocità e con una precisione impeccabile, l’evoluzione di questo prodotto nel corso del tempo ci ha permesso di realizzare un anno fa una soluzione dedicata al bike sharing elettrico. In pratica si tratta di un sistema per l’utilizzo di biciclette che sono dotate di un sistema di pedalata assistita da un dispositivo elettrico a batteria che viene ricaricato automaticamente mediante dei pannelli ad energia solare installati nella pensilina fotovoltaica una volta che la bicicletta viene consegnata nella ciclostazione. Anche persone non molto atletiche che vogliono concedersi un giretto senza fare troppa fatica o che devono affrontare salite un po’ impegnative, potranno godersi questo mezzo ad impatto zero sul nostro ambiente. Le biciclette sono disponibili in vari modelli, tradizionali e in versione mountain, e sono dotate di microchip di riconoscimento per la loro immediata identificazione. Le ciclo-stazioni di prelevamento e di consegna e le biciclette sono realizzate da un nostro partner mentre la tecnologia Mediatech gestisce completamente tutte le fasi della ciclo-stazione dal controllo sul livello di carica della batteria, blocco e sblocco dei dispositivi di sicurezza, dal prelevamento alla consegna della bicicletta ed attenzione al ladri… perché la stazione è dotata di telecamere di sicurezza e ciascuna bicicletta è dotata di un localizzatore GPS con il quale siamo in grado di capire dove si trova in qualsiasi momento per cui di fatto il progetto viene completamente iniziato e concluso da noi. Come funziona il servizio Il Cittadino, tramite una tessera elettronica di riconoscimento, può usufruire del servizio di Bike Sharing ritirando una bicicletta presso un qualsiasi punto di posteggio presente nella città dove sono installate. L’utilizzo del sistema è facile ed intuitivo e permette a chiunque di usufruire di questo servizio in piena libertà. La bicicletta ritirata, dopo il suo utilizzo, può essere riconsegnata in un qualsiasi posteggio anche diverso da quello di prelievo. Il sistema centrale potrà rilasciare al gestore dell’impianto un elenco dettagliato degli spostamenti effettuati dagli utenti (calcolando la stazione di presa e la stazione di riconsegna) ed una contabilizzazione precisa degli eventuali addebiti su base oraria. La tessera elettronica (fornita anche in versione portachiave) permette di gestire un credito prepagato che viene scalato in occasione degli utilizzi da parte dell’utente. L’utente, tramite l’accesso a lui riservato al portale web, può interrogare il saldo del suo credito ed eventualmente, tramite strumenti di pagamento elettronico, caricarne dell’aggiuntivo. Il nostro software gestisce l’anagrafica degli utenti utilizzatori e di tutte le tessere elettroniche a loro assegnate. Ogni tessere elettronica può gestire un credito e le sue ricariche per permettere l’utilizzo delle biciclette. In caso di smarrimento o furto è possibile dal sistema bloccare la tessera e rilasciare all’utente una nuova tessera con caricato il credito residuo della tessera bloccata. È possibile inoltre limitare l’uso di determinate tessere al funzionamento con specifici cicloposteggi al fine di creare diversi tipi di profilazione utente. Così facendo si creano delle tessere che funzionano solo in determinate zone di competenza territoriale. Tramite una interfaccia intuitiva e di facile consultazione è possibile conoscere in tempo reale lo stato di funzionamento dei cicloposteggi. Questa consultazione può essere fatta anche da terminali portatili o smartphone. Un cruscotto operatore permette di evidenziare in tempo reale eventuali malfunzionamenti delle postazioni bicicletta per permettere una rapida soluzione del problema da parte della squadra di operai adibiti alla manutenzione. Un primo tentativo di ripristino può essere eseguito in telediagnosi richiedendo alla scheda elettronica di effettuare un reset e relativa verifica di tutti i sensori ad essa collegati. Qualora il problema non si dovesse risolvere è possibile disattivare remotamente la singola postazione che evidenzia problemi di funzionamento per evitare che venga utilizzata dagli utenti. Successivamente la squadra di manutenzione potrà intervenire per risolvere direttamente il guasto tecnico. Abbiamo già realizzato importanti installazioni che sono operative nei comuni di Vimercate (MB), Benevento e Salerno e visto il successo della soluzione sono in corso trattative con almeno altri 5 importanti città italiane e altre 2 all’estero. Questo progetto “eco-sostenibile” permette di migliorare la mobilità nel pieno rispetto delle politiche ambientali nate per migliorare la vivibilità dei centri urbani garantendo al cittadino una serie di benefici tangibili. La mobilità eco-sostenibile è in grado di conciliare il diritto agli spostamenti del cittadino con l’esigenza di ridurre l’inquinamento dei veicoli a motore a combustione nei centri urbani. Azienda in primo piano 43 Cultura 44 Recensioni a cura di Ambra Lazzari Malato di montagna Hans Kammerlander, tirolese, alpinista estremo, guida alpina e maestro di sci, è uno dei più famosi alpinisti d’alta quota del mondo. H Hans Kammerlander, Malato di montagna, 2003, ed. TEA, pagine 262 ans Kammerlander racconta la sua passione per la montagna e le sue esperienze di fortissimo ma anche umanissimo alpinista. Esperienze certamente non comuni visto che al suo attivo conta dodici Ottomila, tra cui la solitaria all’Everest senza ossigeno in 17 ore, la discesa con gli sci sia dall’Everest che dal Nanga Parbat, varie spedizioni in Patagonia, e moltissime salite nelle Alpi. Nei primi anni ‘60, nel Sud Tirolo, ad Acereto, un piccolo paese della Val di Tures, un bambino di otto anni s’incammina, come tutti i bambini, un po’ svogliatamente verso scuola. Sembra una mattina come tutte le altre ma ecco che incrocia una donna e un uomo, sono alpinisti, lo capisce dagli zaini, dai pantaloni a zuava e dai calzettoni di lana. I due gli chiedono informazioni sulla strada per il Moosstock, la montagna di Acereto. Il bambino gliele da, e resta a guardarli mentre si allontanano verso la loro meta. In quel momento scatta la molla, un istinto irrefrenabile, la decisione è repentina e naturale: di andare a scuola non se ne parla nemmeno. Nasconde la cartella e, senza farsi vedere, segue i due turisti. Li segue e li precede fino alla cima del Moosstock. L’emozione e la liberazione che provò sulla cima lo accompagnerà per tutta la vita, la montagna quel giorno lo aveva preso. Quel bambino era Hans Kammerlander. Da quel giorno iniziò il suo lungo e incessante cammino verso le vette più alte del Mondo, da lì iniziò quella ‘dolce malattia’che lo renderà così dipendente dalla montagna. Racconti in quota con Giuseppe Petigax Quattro generazioni di guide Alpine Nata a Torino nel 1970, Ada Brunazzi è una fotografa professionista e un’appassionata alpinista. Ha scalato 20 cime di più di 4000m, e alcune di 6000m portando sempre con sé la fedele macchina fotografica. G iuseppe Petigax, famosa Guida Alpina di Courmayeur, racconta alcune delle sue imprese nelle montagne del mondo con clienti e amici. Dalle ascensioni sul massiccio del Monte Bianco alla vetta dell’Everest senza ossigeno, dalla semplice gita ai drammatici salvataggi in quota. Leggere i racconti delle sue mille avventure è un modo per vivere le esperienze, le difficoltà, le sensazioni e le gioie che può regalare la montagna e lasciarsi affascinare dai maestosi paesaggi che il protagonista descrive. Ha scalato le più interessanti e difficili vie alpinistiche del Mondo accompagnando i suoi clienti sulle cime e ripercorrendo a cento anni di distanza le ascensioni compiute dal Duca degli Abruzzi e dal suo bisnonno Joseph e dal nonno Lorent. Racconti entusiasmanti, narrati con grande naturalezza, simpatia e umorismo. Esperienze vissute in tempi diversi, in differenti stagioni, in cinque continenti. Il libro ripercorre la storia della famiglia Petigax che da quattro generazioni continuano la professione di Guide Alpine di Courmayeur con grande professionalità ed entusiasmo. I Petigax hanno contribuito a fare la storia d’Italia aprendo vie mai percorse prima con il Duca degli Abruzzi fino ai giorni nostri. Articoli sulla famiglia Petigax si trovano in tutto il mondo dagli USA alla Nuova Zelanda dall’Europa all’Australia. Giuseppe Petigax è stato insignito Commendatore della Repubblica Italiana per il salvataggio di in compagno di spedizione dalla cima dell’Everest durante la spedizione scientifica organizzata dal CNR per la misurazione dell’altezza della montagna. Ada Brunazzi, Racconti in quota con Giuseppe Petigax, 2012, ed. NEOS Le Voci del Tanaro Gli autori del film sono un gruppo di giovani del monregalese, tra cui Nicola Duberti e Sandro Bozzolo. U n tizio vestito di verde gesticola a occhi chiusi, concentrato come neanche Riccardo Muti alle prese con la New York Philarmonic. Ma Erik Rolando dirige unicamente la sua orchestra interiore, che intona “l’ascesa di un’Ape 50 al colle di Caprauna”. Andante allegro adagio, evidentemente. Alla fine dell’esibizione, il famigliare “trerrote” appare all’orizzonte, in un trionfo di ferraglia emiscela. Siamo in ALTA VALLE TANARO, a monte di UPEGA: di qui sorge il fiume che dopo 276 km incontra il Po, da queste montagne di pascoli ecalcare inizia l’avventura di un’ape a motore, di un silenzioso conducente (Fabrizio Fontana), di un loquace poeta dialettale (NicolaDuberti) e di un coniglio in pelo e vibrisse (Lapo). Immersa in un’atmosfera surreale, l’Ape trasformata in caffè letterario ambulante affronta un lungo viaggio etnolinguistico a tappe lungo il TANARO. Ogni paese una sosta, ogni sosta una lunga chiacchierata nella lingua locale, canti, poesie, improvvisazioni intorno al cassone. Il film scorre a tratti senza briglie come un ruscello capriccioso, a tratti largheggiando come un placido fiume di pianura, sempre imprevedibile nel suo alternare dolci anse e brusche svolte: è un documentario la cui trama si è dipanata durante le riprese, in presa diretta e mai ripetibili. Documentario di Alessandro Ingaria e Sandro Bozzolo, La Metafora di Bussana, co-produzione Meibi, 2012 www.snow-crew.com Il sito ideato da Blag e Chef, due ragazzi di 26 anni di Nichelino con una “tremenda passione per lo snowboard” per creare e mantenere i contatti con altri riders. L a nuova stagione sta arrivando e chi vuole avvicinarsi allo snowboard o si è trasferito in Piemonte di recente può trovare una crew con cui divertirsi. La presentazione dello snowboard club parla da sé: “Eccoci qua siamo Fabio & Mirko (Blag e Chef per gli amici) e, insieme a tutta la cricca di appassionati ed amanti della neve e dello snowboard, siamo Snow Crew. Beh che dire siamo due ragazzi di 26 anni con una tremenda passione per lo snowboard e Snow Crew è la nostra idea per poter diffondere questa passione, per poter condividere con gli amici delle giornate particolari, fatte di avventura, di scherzi, di competizione, di sport e di quant’altro perchè... alla fine quello che conta per noi è poter tornare a casa contenti di aver passato una giornata in compagnia degli amici e dello snowboard, magari avendo chiuso anche qualche bel trick, che non guasta mai. Con Snow Crew potrai inoltre imparare a scivolare sulla neve in snowboard se non siete capaci o potrete migliorarvi se siete già dei rider provetti proprio grazie ai corsi per tutti i livelli con i nostri maestri!!! Quindi rider alle prime armi o rider avanzati potrete unirvi tranquillamente a noi per imparare e per chiudere qualche “trick” in compagnia. Buona surfata a tutti da Snow Crew!” www.snow-crew.com Cultura 45 Cultura 46 Il turismo montano come vantaggio competitivo territoriale Di Massimo Deandreis, Maria Antonella Ferri, Giuseppe Tardivo, Milena Viassone. Con il contributo di Davide Giusto, Martin Grimmer, Guido Olivero, Franco Revelli, Lido Riba, Angela Scilla, Gianni Vercellotti. Presentazione di Ferruccio Dardanello I l turismo rappresenta uno dei settori a più rapida crescita del ventunesimo secolo. Il tema della competitività turistica ha assunto un ruolo di primo piano nella letteratura internazionale degli ultimi decenni ed è strettamente connesso al concetto di competitività territoriale. In quest’ottica il turismo si propone come strumento privilegiato di analisi e come elemento essenziale per la creazione di valore. Nonostante Il prof. Giuseppe Tardivo i numerosi tentativi definitori esiste una scarsa letteratura sulle diverse accezioni della domanda e dell’offerta turistica (in particolar modo per le aree montane) e sulle misure della competitività per i diversi livelli di analisi. La monografia, nel tentativo di colmare questi gap, ha come obiettivo quello di offrire un esaustivo “stato dell’arte” del management delle destinazioni turistiche montane a supporto della competitività del territorio, con esemplificazioni concrete relative a località connotate da caratteristiche proprie e ben definite quali la Provincia di Cuneo e il contesto montano del Mezzogiorno. Massimo Deandreis, Maria Antonella Ferri, Giuseppe Tardivo, Milena Viassone. Il turismo montano come vantaggio competitivo territoriale, 2012 ed. Giappichelli, Torino. Pagine 430, euro 32,00 Una fiaba per la montagna Autori vari. Presentazione di Giovanni Tesio S abato 1° dicembre 2012, a Pont, sono stati premiati i vincitori dell’undicesima edizione del “Premio letterario nazionale Enrico Trione – Una fiaba per la montagna”. Un premio che di anno in anno ha visto crescere la sua notorietà e la partecipazione di autori da varie regioni italiane che si cimentano nella creazione di nuove fiabe ispirate a temi legati alla montagna. Nel corso della cerimonia è stato presentato il libro “Una fiaba per la montagna” che raccoglie le migliori opere partecipanti all’edizione 2012. Tre le sezioni del premio, italiano, piemontese e francoprovenzale, oltre a quella dedicata agli alunni delle scuole elementari e medie. Alla cerimonia hanno partecipato autorità, personaggi del mondo della cultura, esponenti di enti e associazioni locali, oltre, naturalmente, agli organizzatori, a cominciare da Michele Nastro, presidente dell’ associazione culturale ‘L Péilacan, promotrice dell’iniziativa insieme all’assessorato comunale alla cultura. Presente l’assessore della Comunità montana Silvio Varetto, che ha voluto chiudere la rassegna dei salotti culturali ed enogastronomici “Saperi e Sapori del Gran Paradiso” proprio in questa occasione, abbinando al salotto letterario, costituito dalla cerimonia di premiazione, l’ultimo salotto conviviale del 2012, previsto al termine della manifestazione, presso il ristorante Bergagna. Attenzione concentrata sulle nuove fiabe create dalla fantasia di adulti e bambini a partire dal tema suggerito dagli organizzatori, “l’aiutante magico”. “Si tratta – spiega il presidente della giuria Giovanni Tesio – di un elemento narrativo che abbiamo preso dallo studioso russo Vladimir Propp, il quale ha dedicato studi fondamentali alla fiaba”. AA.VV. Una fiaba per la montagna. L’aiutante magico, 2012, GS Editrice. Pagine 285, 18 euro Scerner l’onde confuse nel Po... Cultura 47 di Livio Berardo A scavare una valle o una valletta è stato con un lavorio millenario un corso d’acqua, piccolo o grande. Un corso d’acqua, piccolo o grande, è quello che crea le condizioni biologiche ed economiche per l’insediamento umano. È dunque inevitabile che i toponimi collegati all’acqua (i cosiddetti idronimi) siano in montagna fra i più numerosi. I romani per indicare un corso d’acqua avevano, in ordine decrescente quanto a consistenza, flumen, amnis, rivus. Amnis, già considerato vocabolo ricercato in latino, nelle lingue romanze non ha trovato continuazione, flumen e la sua variante fluvius (francese fleuve) che derivano dal verbo fluo, scorrere, sì. Flumen era di genere neutro, fluvius maschile e spesso indicava il dio in cui il fiume si personificava. Fiume, in piemontese e occitano fiüm, è però usato con parsimonia, anzi con rispetto. Tocca a pochi a grandi corsi d’acqua: il grò flöve, come dicono a Chiomonte per la Dora, in altri casi, soprattutto verso la pianura, lo si riserva al Po. Ragionare per antonomasia può portare all’uso assai diffuso nelle valli pinerolesi di chiamare il corso d’acqua principale aiga gròssa o grand aiga (aigo groso, grand’aigo). Una formula la cui una indeterminatezza non si sa se sia più poetica che magica. Rivus deriva dalla radice indoeuropea (e) r, r-ei che significa pure scorrere (greco rein, serbocroato rijeka, il nome di Fiume città dell’Istria, famosa per l’avventura dannunziana, attraversata da una fiumara). Nel latino volgare rivus si semplifica in rius, da cui i nostri rio, ri ecc. Il diminutivo di rius dà ri(v)uscellus, da cui ruscello o il francese ruisseau. Rio e ri abbondano come toponimi comuni o propri (Rifreddo, Rionero ecc.). Una derivazione di rio, con una ulteriore tendenza verso il rimpiccolimento (canale, roggia), è rittana, pure utilizzata sia come nome comune sia come nome proprio (è ad es. il nome di un paese della valle Stura di Demonte). Scorcio della Dora Baltea – La Dora Riparia fra Cesana e Susa – Alessandro Manzoni Non bisogna confondere i toponimi che contengono l’elemento ri(v)o con quelli basati su riva. Questa è infatti l’evoluzione fonetica per addolcimento del latino ripa, che pur avendo a che fare con i fiumi non indica l’acqua, bensì la terra che da due lati lo contorna: la riva appunto (i due contadini che si fronteggiano per decidere l’uso della preziosa risorsa sono dei… rivali). I toponimi derivati da ripa si sprecano: Riva, Rivalta, Rivarossa... Riviera, francese rivière (fiume tout court) derivano invece da riparius (che sta sulla riva). Altri idronimi sono di origine celtica come bedale (occitano beal, piemontese bial) oppure, a prescindere dall’etimologia, a volte confondono la valle con il corso d’acqua (comba, combale, vallone). Esprimono invece una conseguenza dell’assetto idrologico nomi quali Moiola o Mollia nel vercellese. Derivano da mollis/ molle e accusano evidenti fenomeni di esondazione. Appaiono circondate dai corsi d’acqua, senza però… andare a mollo, località come Entracque, Entrèves o Isola (lontano dal mare le isole non possono che essere fluviali). Ci sono vallate in cui i toponimi legati all’acqua sono particolarmente numerosi. Dai cenni che abbiamo fatto emerge ad esempio la valle Stura di Demonte. Stura è oltre tutto un termine generale per fiume, legato ad una radice indoeuropea che indica “corrente” (tedesco Sturm, inglese stream). Non a caso di Stura in Piemonte ce ne sono due, come ci sono due Dore. Anche questo è originariamente un sinonimo comune di fiume, ma di formazione ancora più remota. La si ritrova in Francia (Durance), Spagna e Portogallo (Douro, Duero) e viene dai linguisti legata al sostrato ligure o a quello mediterraneo. I due aggettivi che distinguono il fiume di Susa da quello di Aosta provengono da due affluenti: rispettivamente il Riparius (da ripa, come si è visto) e il Bautica (o Bautegius, originato forse da un nome di persona). La duplicità del nome aveva colpito Alessandro Manzoni, che cantò la “gemina Dora” (gemina=gemella). Vale la pena ricordare per intero la terza strofa dell’ode “Marzo 1821” che è una specie di catalogo dei fiumi piemontesi e lombardi: Chi potrà della gemina Dora, Della Bormida al Tanaro sposa, Del Ticino e dell’Orba selvosa Scerner l’onde confuse nel Po; Chi stornargli del rapido Mella E dell’Oglio le miste correnti, Chi ritogliergli i mille torrenti Che la foce dell’Adda versò? Il giovane Manzoni esalta i carbonari e soldati di Santorre di Santarosa che stanno per varcare il Ticino e portare guerra all’Austria: Piemonte e Lombardia, tutte le regioni italiane devono unirsi perché l’Italia è, secondo il concetto romantico di patria, Una d’arme, di lingua, d’altare, Di memorie, di sangue e di cor. Il mescolarsi delle acque degli affluenti in quelle del Po è il simbolo della indissolubilità del legame. Progetti europei 48 DEMOCHANGE Presentazione dei risultati finali del progetto di Emanuela Dutto, Erich Giordano D opo tre anni di attività giunge alla conclusione il progetto DemoChange, del quale l’Uncem Piemonte è stato uno dei 13 partner. Nel corso del progetto sono stati analizzati a livello internazionale gli effetti del cambiamento demografico sul territorio montano e i possibili impatti sulle economie locali, nel tentativo di proporre alcune strategie di adattamento. L’area pilota nella quale l’Uncem Piemonte ha concentrato le sue attività è stata quella corrispondente al territorio della Comunità montana Langa Astigiana Val Bormida: proprio a Monastero Bormida si è svolto il 21 settembre scorso un incontro per tirare le somme dell’attività svolta, nel quale è stata presentata l’analisi demografica sul territorio dell’area pilota e la strategia di adattamento DemoChange per la Langa Astigiana. Uno dei risultati più curiosi del progetto Copertina dell’opuscolo in 4 lingue dedicato al territorio della Comunità Montana Langa Astigiana Val Bormida La delegazione dell’Uncem Piemonte a Kranjska Gora. Da sinistra a destra: Nuria Mignone (project manager), Emanuela Dutto (financial manager), Fiorenzo Ferlaino (IRES Piemonte), Sergio Primosig (Presidente della Comunità montana Langa Astigiana Val Bormida) consiste in un opuscolo contenente una serie di percorsi in 4 lingue (italiano, tedesco, inglese, francese), attraverso i quali esplorare il territorio della Langa Astigiana con un occhio di riguardo alla natura, all’agricoltura e ai suoi prodotti. L’idea nasce dal lavoro realizzato all’interno del network di operatori locali, mossi da una semplice constatazione: la filiera associata alla gestione ambientale-turistica (B&B, agriturismi, fattorie didattiche, laboratori di vari tipi di prodotti enogastronomici) costituisce una grande opportunità per il territorio, ma non può essere una risorsa isolata. Da qui l’esigenza di fare rete, di presentare insieme le strutture ricettive, gli itinerari più appassionanti, le particolarità storiche e architettoniche, i prodotti dell’agricoltura e della gastronomia. L’opuscolo e gli altri risultati del progetto DemoChange sono stati presentati, inoltre, nel corso della conferenza di fine progetto che ha avuto luogo, tra il 26 e il 27 settembre, a Kranjska Gora, in Slovenia. L’evento è stato un’ottima occasione per lo scambio di opportunità di conoscenza per le comunità alpine e le regioni, per i pianificatori territoriali e regionali, per coloro che sono coinvolti nel settore del turismo, dei servizi sociali e di altro tipo, per i ricercatori e gli studenti. Tra i punti salienti della conferenza finale emergono il talk show con esperti internazionali sulle prospettive di cooperazione transnazionale sui cambiamenti demografici e le sessioni parallele di presentazione delle azioni pilota realizzate nel corso del progetto. Nonostante la conclusione di DemoChange, l’impegno dell’Uncem Piemonte sul tema del cambiamento demografico continua nei diversi progetti in corso, alla continua ricerca di strategie di adattamento per un territorio montano in continuo mutamento. MORECO Il progetto entra nel vivo N egli ultimi mesi sono stati mossi passi importanti verso il raggiungimento degli obiettivi del progetto MORECO – Mobility and Residential Costs, finanziato dal Programma Europeo Spazio Alpino e del quale l’Uncem Piemonte è uno dei 10 partner. La fase di analisi scambio di informazioni tra esperti si è conclusa dopo oltre un anno di lavoro e i risultati sono stati discussi in occasione della Conferenza sui costi urbanistici per i servizi pubblici, tenutasi a Lione nel mese di giugno. Nel corso della conferenza, i 160 partecipanti (rappresentanti dei partner MORECO, ma anche osservatori, delegati provenienti dai siti pilota, comuni francesi interessati alla tematica del progetto) hanno potuto partecipare allo scambio di esperienze e punti di vista sull’impatto delle scelte residenziali e della mobilità pendolare sullo sviluppo urbano e delle reti di trasporto. La conferenza è stata una grande opportunità di presentare la diffusione urbana nelle regioni alpine e richiamare la necessità di sensibilizzazione e di una politica globale che tenga in considerazione la crescita demografica, le esigenze infrastrutturali e di mobilità e le strategie abitative. Nel corso del convegno sono inoltre stati presentati gli strumenti innovativi che costituiscono un aspetto centrale dell’approccio Moreco per l’attuazione dei progetti pilota. Il principale valore aggiunto degli strumenti risiede nella loro trasferibilità ad altre regioni alpine: per questo motivo essi vengono testati nei siti pilota, prima di poter essere modificati e applicati in qualsiasi altra regione nello Spazio Alpino. Gli strumenti in realizzazione sono tre: – lo strumento per policy maker è costituito da un set di diapositive Il territorio della Comunità montana del Pinerolese, sito pilota individuato da Uncem Piemonte impostate per essere utilizzate in seminari, corsi di formazione e workshop, suddivise in capitoli che possono essere aggiornati e utilizzati in parte o completamente; – lo strumento per le famiglie servirà a suggerire un orientamento nelle scelte residenziali, attraverso l’elaborazione di una serie di dati, in parte già inseriti, in parte da aggiornare a cura dell’utente; – lo strumento per pianificatori urbanistici, basato su modelli GIS per la pianificazione spaziale. Nei prossimi mesi gli strumenti saranno messi a punto e sperimentati nell’area pilota della Comunità Montana del Pinerolese. Il progetto Moreco prosegue verso i prossimi meeting di Belluno (14-15 novembre) e Mantova (Mid-Term Conference, giugno 2013). Visitate il sito web www.moreco-project.eu per aggiornamenti! RETURN Verso la Mid-Term Conference! Regions benefitting from returning migrants L a “Città dei re” ungherese Székesfehérvár ha ospitato, tra il 12 e il 14 settembre, il terzo meeting del progetto ReTurn, nel quale le delegazioni dei 12 partner coinvolti si sono scambiate per tre giorni aggiornamenti e opinioni sullo sviluppo delle attività e sulla situazione della migrazione di ritorno nei rispettivi paesi. Il progetto è giunto in una fase cruciale. È terminata l’analisi dei dati, della quale l’Università di Maribor ha curato un’accattivante presentazione consultabile al sito http://return.kreatorij. com, e sono ormai a disposizione i risultati delle indagini qualitative promosse presso migranti di ritorno e aziende. Analizzando le motivazioni dei migranti, il sondaggio on-line ha rivelato che tra i motivi principali per la decisione di ritorno a casa troviamo perlopiù fattori sociali, mentre le motivazioni per emigrare sono più legate al fattore carriera. Ciò dimostra che in molti casi le ragioni del cambiamento non sono esclusivamente di matrice economica, ma comprendono valutazioni, ad esempio, sul livello di integrazione nel paese di accoglienza e sulle reti sociali. Un altro dato interessante del sondaggio è stato inoltre che, confrontando e le attese e le reali problematiche dei migranti di ritorno, nella maggior parte dei casi il reinserimento sperimentato è stato più facile rispetto alle aspettative. Oltre alla presentazione dei primi risultati e le conclusioni, il partenariato è stato impegnato in diversi laboratori, in cui sono state stabilite le basi per le azioni pilota che saranno realizzate nei prossimi mesi nelle otto aree studio, tra le quali il territorio della Comunità montana Valli dell’Ossola. Nel caso ossolano saranno selezionati alcuni emigrati e immigrati di ritorno per diventare “ambasciatori” della loro regione d’origine. Un’altra iniziativa sarà l’organizzazione di una linea telefonica di assistenza per aiutare la migrazione di ritorno. Le misure attuate saranno presentate il prossimo inverno nel corso della Mid Term Conference del progetto, che avrà luogo a Domodossola tra il 27 febbraio e il 1 marzo. Rimanete aggiornati sul sito www.re-migrants.eu: il progetto Re-Turn continua! Progetti europei 49 Notizie dal territorio 50 Valsesia: premio Lancia Eventi e iniziative del nostro territorio L’ ingegner Franco Vallana ha ricevuto a settembre il Premio”Vincenzo Lancia” dal presidente della Comunità montana Valsesia Pierangelo Carrara. “A Vallana – si legge nella motivazione – gli si conosce l’attaccamento alla Valsesia, la profondità dei sui studi e delle sue ricerche e l’indiscusso contributo da lui dato al progresso della scienza biomedica”. Presenti a Varallo Sesia tutti i sindaci dei paesi che fanno parte della Comunità montana, l’assessore alla Montagna della Provincia di Vercelli Angelo Dago, il vice prefetto vicario Raffaele Ricciardi, il deputato Luigi Bobba, alcune delle personalità premiate negli scorsi anni e la figlia di Gianni Lancia. Vallana, torinese di nascita ma di famiglia originaria della Valsesia, è oggi uno dei ricercatori più avanzati nel settore delle valvole cardiache artificiali. Titolare, come inventore, di ben 140 brevetti, ha ricoperto la carica di Presidente e Amministratore di diverse aziende del gruppo Sorin rivestendone la parte principale della proprietà intellettuale. “Io penso – ha detto emozionato l’ingegner Franco Vallana – che al di là di me, si è voluto premiare il senso del lavoro, dell’inventiva”. Poi ai presenti ha illustrato il suo lavoro. Il Premio “Vincenzo Lancia”, istituito dalla Comunità montana Valsesia in omaggio ai valsesiani distintisi in diversi campi, è giunto alla nona edizione ed è un appuntamento “che va mantenuto nel tempo anche a fronte dei tagli. Perché – ha spiegato Carrara durante la cerimonia – i valsesiani che si sono distinti sono una realtà e su loro possiamo sperare anche per il futuro della nostra valle”. a cura di Marialaura Mandrilli Roberto Ravello Dalla Regione, risorse per la montagna e prevenzione del dissesto idrogeologico S bloccate a inizio ottobre dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Ambiente e all’Economia montana, Roberto Ravello, le risorse per la realizzazione degli interventi di riqualificazione territoriale e di sviluppo sostenibile del sistema montano previsti dal programma attuativo del Fondo di sviluppo e coesione. Le risorse ammontano complessivamente a circa 17 milioni di euro e verranno utilizzate tra il 2013 e il 2016 per interventi di messa in sicurezza del sistema ambientale montano, la realizzazione di servizi e infrastrutture destinate alla popolazione montana, la fruizione turisticonaturalistica. Quattro le linee previste: – Interventi infrastrutturali e di informazione sui rifugi alpini e il patrimonio escursionistico regionale. L’obiettivo è migliorare la competitività delle aree montane sviluppando l’offerta di risorse del territorio e la fruizione turistica, nel rispetto della sostenibilità ambientale e socio-economica dei territori interessati (le risorse disponibili sono 1.148.000 euro) – Opere di bonifica montana, di sistemazione idraulica-forestale e di stabilizzazione dei versanti, per migliorare i livelli di sicurezza, la stabilità delle terre, l’efficienza funzionale dei bacini idrografici e dei sistemi agro- L’Uncem al Salone del gusto con i vini di montagna C hiamatela “viticoltura eroica”, tra i terrazzamenti della Val Chisone o i muri a pietra di Carema. La montagna riscopre i suoi vini e li presenta ai consumatori, con nuovi abbinamenti ai piatti tipici del territorio. Se ne è parlato al Salone del Gusto in un convegno organizzato dall’Uncem Piemonte domenica 28 ottobre nello Spazio. All’incontro sono intervenuti il presidente della Delegazione Lido Riba, il docente universitario di Enologia Vincenzo Gerbi, il presidente del Cervim (Centro per la Viticoltura di Montagna) Roberto Gaudio, il produttore e docente universitario Michele Fino. forestali (10.214.000 euro) – Teleinsegnamento nelle scuole di montagna. Tra gli obiettivi, migliorare il collegamento e l’interazione diretta tra classi diverse, distanti tra loro fisicamente, attraverso l’utilizzo di lavagne interattive, uniformando così la qualità dell’offerta formativa e contribuendo a superare l’isolamento (1.434.000 euro) – Miglioramento delle strutture degli alpeggi di proprietà di enti pubblici, per migliorare la fruibilità delle strutture e la qualità della vita degli operatori (3.348.0000 euro). “Esistono impegni che la comunità regionale ha assunto nei confronti dei territori montani e dei residenti in queste aree disagiate – commenta l’assessore Ravello –. La Giunta del presidente Cota adempie a questi impegni anche in momenti finanziariamente difficili utilizzando al meglio le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea ed i relativi cofinanziamenti regionali. Presto saranno pubblicati i bandi per l’assegnazione dei fondi per una rapida istruttoria e l’inizio dei lavori è già previsto nella maggior parte dei casi entro il 2013. Con queste misure la montagna piemontese avrà alcuni strumenti in più per contrastare il suo spopolamento e valorizzare le sue risorse, potenziando così le sue capacità”. Cuneo-Nizza, ferrovia per le relazioni transfrontaliere I l 29 ottobre a Nizza è stato firmato il protocollo d’intesa con i francesi per potenziare e valorizzare la linea ferroviaria Torino-Cuneo-Limone Piemonte-Tenda-Breil-Nizza-Ventimiglia. Il collegamento risulta fondamentale per le relazioni transfrontaliere e lo sviluppo economico e turistico dei territori serviti. In particolare, italiani e francesi concordano sulla necessità di valorizzare questa linea, con la previsione di collegamenti diretti tra Torino e Nizza e la Costa Azzurra che potrà avvenire attraverso l’interoperabilità dei convogli e accordi tra le rispettive Agenzie nazionali in merito alla regolamentazione della sicurezza della circolazione. Sarà, quindi, necessario adeguare l’infrastruttura ferroviaria e gli apparati tecnologici a servizio della circolazione e per tale motivo le due parti rivolgono ai Governi francese e italiano un appello affinché procedano sollecitamente alla definizione di una nuova convenzione, che superi quella obsoleta del 1970, così da garantire una giusta ripartizione degli oneri finanziari per il rinnovo, la manutenzione e la gestione della linea ferroviaria. Alla firma dell’accordo erano presenti, oltre alla presidente della Provincia di Cuneo Gianna Gancia, il presidente del Conseil Général des Alpes Maritimes Eric Ciotti, il direttore delle Infrastrutture del Comune di Torino Roberto Bertasio, il presidente della Comunità montana delle Alpi del Mare Ugo Boccacci, il sindaco di Breil-surRoya Joseph Ghilardi, l’assessore del Comune di Cuneo Gabriella Roseo, il sindaco di Limone Piemonte Francesco Revelli, il sindaco del Comune di Tenda Jean-Pierre Vassallo, il rappresentante della Camera regionale di Commercio et d’Industria Paca di Marsiglia e della Camera di Commercio di Nizza Jean-Pierre Henry, la rappresentante dell’Unione Camere Piemonte e della Camera di Commercio italiana di Nizza, Patrizia Dalmasso. L’accordo firmato a Nizza sottolinea l’interesse dei due Paesi a favore dell’infrastruttura e del livello di servizio, oltre a ribadire la fondamentale importanza che il collegamento ferroviario riveste per lo sviluppo economico e turistico dei due territori. Notizie dal territorio 51 www.cr.piemonte.it • Video e gallerie fotografiche in Multimedia • Trasparenza, presenze in Aula, consulenze, bandi e consultazioni online • Consiglio open: social network, app (android e apple) e contenuti liberi • Consiglio Autonomie Locali • Corecom • Difensore civico • Comitati e Consulte • Leggi regionali • Osservatorio elettorale • Informazioni giuridiche e legislative • Guida ai finanziamenti regionali leggi il QR Code con lo smartphone e visita www.cr.piemonte.it