Il Modello di Classificazione OMS ICF- CY Marina Santi Università di Padova SEMINARIO REGIONALE “Il Dirigente Scolastico ed i nuovi profili di professionalità,per l’integrazione degli alunni con disabilità” Montegrotto Terme - 21 gennaio 2010 ICF International Classification of Functioning del 2001 è la classificazione completa e articolata del funzionamento umano, della disabilità e della salute prodotta dall’OMS. L’ICF ci riguarda : • indistintamente, perché la salute è stato costitutivo di ognuno • differentemente, perché diversi sono i fattori e le condizioni entro cui il funzionamento umano si manifesta e/o viene compromesso ICF - CY International Classification of Functioning – Children & Youth del 2007 è la versione per bambini e adolescenti. dedicata ai bambini di tutto il mondo, in particolare alle bambine con disabilità e a tutti coloro che sono stati bambini Ognuno di noi, nel corso dell’esistenza, assume varie funzioni, stabilisce diversi legami, modifica il proprio ambiente e le proprie condizioni di vita attuando dei comportamenti, ma un aspetto della propria vita non potrà cambiarlo, quello di essere figlio. Tutti abbiamo sperimentato e condiviso, quindi, fina dall’inizio della nostra vita la totale condizione di dipendenza da altri. Il bambino per definizione dipende per la propria sopravvivenza da un’altra persona che diventa così il suo “ambiente”, un “facilitatore” o una “barriera”. Ogni codice una storia • Classificare non per etichettare con lettere e numeri dei soggetti, ma per catturare aspetti dell’esperienza di vita, del funzionamento nel contesto di esistenza ogni bambino e bambina Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e ICF-CY • La Convenzione ONU – DPD sancisce il diritto dei bambini con disabilità ad essere “contati” negli studi di popolazione; se non sei contato, allora non conti, non esisti nemmeno. L’ICF-CY è lo strumento che ci consente di catturare, con un linguaggio e un metodo condivisi, il funzionamento dei bambini e degli adolescenti, e di riportarlo in maniera comparabile e standardizzata negli studi di popolazione La rivoluzione dell’ICF • Ogni persona in qualunque momento della vita, può avere una condizione di salute che in un contesto sfavorevole diventa disabilità Giustizia – Disuguaglianza – Disabilità • Una società giusta non deve ignorare i bisogni di cura: deve elargire le cure necessarie a chi ha bisogno e considerare adeguatamente l’onere che grava sulle persone che provvedono a dispensarla. • Ogni teoria della giustizia che intende farsi carico del problema della disuguglianza ha biosgno di considerare in modo adeguato tutte le condizioni di (del) bisogno, di (della) dipendenza e di (della) cura che caratterizzano la vita di tutti. Un ambiente “facilitatore” • Vivere in un ambiente “facilitatore” è la condizione essenziale affinchè una persona possa vivere con dignità la propria condizione di persona, malgrado la disabilità. Modello bio-psico-sociale • Tale modello sposta il focus dalla malattia e dal deficit, riducendo la disabilità ad una menomazione fisica o psichica, ai bisogni e all’ambiente delle persone superando la prospettiva della pura diagnosi ICF: Classificazione Internazionale del Funzionamento, della disabilità e della Salute Vi troviamo al suo interno definizioni che possono divenire suggestioni teoriche e operative per un ripensamento della didattica dell’integrazione, se considerate all’interno di un discorso più generale sul valore della diversità come risorsa educativa e culturale. Prendere le mosse dall’ICF è importante perché: •Contiene le classificazioni e la descrizione delle situazioni che riguardano la disabilità •E’ possibile rintracciarvi ogni stato di salute associato a qualsiasi condizione: esso riguarda tutti ed ha una applicazione universale ICF: elementi fondamentali degli stati di salute Condizioni di salute (disturbo/malattia) Funzionamento Attività Partecipazione Funzioni e Strutture corporee Fattori contestuali a. Ambientali b. Personali In questo diagramma il funzionamento di un individuo in un dominio specifico è un’interazione o una relazione complessa fra la condizione di salute e i fattori contestuali (…). Tra queste entità c’è una interazione dinamica: gli interventi a livello di un’entità potrebbero modificare una o più delle altre entità. L’educatore non può intervenire direttamente sui domini che riguardano le condizioni di salute e la menomazione, ma solo su quelli che si trovano sulla parte destra modello: attività, partecipazione e fattori contestuali ATTIVITÁ E PARTECIPAZIONE Per attività si intende “l'esecuzione di un compito o di un'azione da parte di un individuo” Per partecipazione si intende il coinvolgimento in una situazione di vita”. l’introduzione dei termini compito/azione e coinvolgimento ha delle implicazioni rilevanti perché l'agire viene connesso sia ad una dimensione sociale (coinvolgimento” ingloba il prender parte, l'essere inclusi o l’impegnarsi in un'area di vita, l’essere accettati) sia ad una dimensione intenzionale e soggettiva, che qualifica un'azione come “compito” ( che richiede l’avere accesso alle risorse necessarie per svolgerlo). Attività e partecipazione indicatori di qualità privilegiati dell'integrazione della persona I DOMINI DI ATTIVITÀ E PARTECIPAZIONE Si trovano in un unico elenco che copre l'intera gamma delle aree di vita performance È coinvolgimento delle persone in una “situazione di vita” o “esperienza vissuta” nel contesto reale della loro esistenza capacità È il più alto grado probabile di funzionamento che un individuo può avere nell’eseguire un compito o una azione in un contesto standardizzato. qualificatori utilizzati capacità e performance non sono una mera risposta esecutiva, ma il prodotto dell'adattamento creativo dell’individuo alle richieste e alle aspettative della società e della cultura in cui è immerso. FATTORI CONTESTUALI rappresentano “l'intero background della vita e della conduzione dell'esistenza di un individuo” ambientali Fattori contestuali Personali •ambiente fisico e sociale •atteggiamenti individuali interagiscono con l’individuo in una condizione di salute e determinano il livello e il grado del suo funzionamento •retroterra di vita •caratteristiche individuali Ne consegue che “ambienti diversi possono avere un impatto molto diverso sullo stesso individuo con una certa condizione di salute. Un ambiente con barriere, o senza facilitatori, limiterà la performance dell'individuo; altri ambienti più facilitanti potranno invece favorirla”. Verso un modello bio-edu-psico-sociale • che spostando l’attenzione sul funzionamento come processo dinamico e sul potenziale di apprendimento e sviluppo facilitato valorizzi gli elementi contestuali che trasformano una comunità da educante ad “abiltante”, anzi, a “capacitante” nel senso di promotrice e garante delle “facoltà” reali di fare e scegliere come prerogative fondamentali della persona e dell’esistenza • Era consapevole di questi rischi anche Vygotskij, quando scrive nel suo libro del 1926, Psicologia Pedagogica (2006): L’isolamento dei ciechi in scuole speciali non può dare buoni risultati, poiché, nel far ciò, tutto il lavoro educativo fissa l’attenzione degli alunni sulla loro cecità invece di dare a essa un’altra direzione. Si rafforza la psicologia del separatismo propria dei ciechi, restringendoli in un microcosmo stretto e soffocante. (Vygotskij, 2006, p. 329). Per questo, il compito naturale dell’educazione di questi bambini (con ritardo mentale) è l’instaurazione di quelle reazioni vitali più indispensabili che potrebbero realizzare un seppur minimo loro adattamento all’ambiente, fare di loro membri utili della società e rendere la loro vita sensata e attiva. I metodi di insegnamento per tali bambini, in generale, coincidono con quelli normali, soltanto il ritmo è un po’ affievolito e rallentato. È estremamente importante, dal punto di vista psicologico, non rinchiuderli in gruppi particolari, ma stimolare nella pratica, più ampiamente possibile, i loro rapporti con gli altri bambini. Le considerazioni pedagogiche pratiche sull’opportunità di un’educazione arrivano a volte in questi casi a una contraddizione con le esigenze psicologiche. Per esempio quando si presenta il principio della scuola ausiliaria: alcuni pedagoghi ritengono che la separazione dei bambini ritardati in scuole speciali non è sempre utile sebbene, dal punto di vista della realizzazione dei programmi, sia desiderabile liberare le scuole comuni dai bambini che rimangono indietro. Tuttavia, nei casi di ritardo più grave, non esiste alcun dubbio sul fatto che siamo costretti a incaricare dell’educazione di tali bambini scuole create appositamente per questo. (Vygotskij, 2006, pp. 332-333)