Corso residenziale di formazione per
operatori di pastorale familiare
Le situazioni matrimoniali
difficili e irregolari:
aspetti pastorali
Folgaria 25 Aprile 2005
Criteri fondamentali
• La Chiesa deve annunciare il Vangelo
di Gesù circa il matrimonio e le sue
esigenze morali.
• Deve fare la Carità nella Verità:
Chiarezza e intransigenza nei principi e
misericordia nei confronti delle
debolezze umane.
1. I principi:
Indissolubilità del matrimonio.
Appartenenza alla comunione della Chiesa
anche per chi non è regolarmente sposato.
Ma non alla comunione “piena”.
La situazione di irregolarità è oggettivamente
non conforme al Sacramento dell’Eucarestia.
No alla Comunione e alla Confessione
Esigenza del pentimento e della conversione
2. Accoglienza e misericordia:
Primato del discernimento per giungere ad una
valutazione morale oggettiva delle responsabilità e
per proporre cammini adeguati.
Assistenza e prevenzione.
Rinnovamento profondo della pastorale familiare.
Parlare tutti lo stesso linguaggio aderente al
magistero. No all’individualismo, all’arbitrio e agli
approcci emotivi.
Verificare i casi di nullità
Le situazioni: I SEPARATI
• Dove la convivenza è impossibile la
Chiesa permette la separazione.
• E’ un estremo rimedio, quindi bisogna
aiutare i coniugi ad evitarla.
• Nei confronti di chi si separa la Chiesa
deve essere vicina con attenzione,
discrezione e solidarietà.
La Chiesa deve:
• Valorizzare la testimonianza di fedeltà di cui
soprattutto il coniuge “innocente” è portatore.
• Sostenerlo nella sua pena e solitudine
aiutandolo a partecipare alla vita comunitaria
evitando la chiusura in se stesso.
• Prodigare stima, comprensione, solidarietà e
aiuti concreti.
• Aiutarlo a coltivare l’esigenza del perdono.
• Comunicare loro che la situazione di vita in cui
versano non preclude l’accesso ai sacramenti.
Le situazioni: I DIVORZIATI
NON RISPOSATI
• Necessario distinguere tra il caso di CHI HA
SUBITO il divorzio, l’ha accettato o vi ha
fatto ricorso per la tutela del proprio bene e
dei figli e di CHI HA CHIESTO ed ottenuto il
divorzio avendolo causato con un
comportamento morale scorretto.
• Si ricorre al divorzio solo per gravi motivi e
comunque per il cristiano equivale alla
separazione perché non rompe il vincolo
coniugale.
Nei confronti di chi ha subito la
Chiesa deve:
• Esprimere stima nella consapevolezza che la
fedeltà al matrimonio è una valida
testimonianza per tutti
• Essere solidale in tutte le forme possibili dalle
più concrete a quelle squisitamente spirituali
• Non ci sono ostacoli alla recezione dei
sacramenti se il ricorso al divorzio era
motivato dalla tutela di legittimi diritti.
Nei confronti di chi ha causato
la Chiesa deve:
• Sostegno perché possa riprendere, se possibile,
la vita coniugale o superare la tentazione di
nuove nozze. Comunque la Chiesa rimane
sempre a servizio della sua vita cristiana.
• Per accedere ai sacramenti il coniuge che è
moralmente responsabile ma non si è risposato
deve pentirsi e riparare al male compiuto.
• Deve convincere il confessore che il divorzio per
lui coincide con una separazione e che è
inopportuno ed impossibile riprendere la vita
comune
Le situazioni: I DIVORZIATI
RISPOSATI
• Diverse sono le situazioni di chi si
risposa:
– Distacco totale dalla Chiesa.
– Mancanza di consapevolezza di essere fuori
dalla volontà del Signore.
– Desiderio di partecipare alla vita della Chiesa.
• Bisogna affermare che la loro condizione di
vita è in contrasto col Vangelo
dell’indissolubilità e che la loro nuova unione
non rompe il vincolo precedente.
• Questo va fatto con un “ponderato
discernimento” nel valutare le diverse
situazioni e le singole persone.
– C’è chi si è risposato dopo averle tentate tutte per salvare il
matrimonio.
– Chi è stato abbandonato e chi ha abbandonato.
– Chi si è risposato per l’educazione dei figli
– Chi si è risposato perché in coscienza certo che il
matrimonio era invalido
– C’è chi ha riscoperto la fede e si interroga
• La comunità non può disinteressarsi di queste
persone e le deve incontrare soprattutto nei
momenti di vita ecclesiale e sociale.
• Non bisogna ridurre il problema alla
recezione o meno della comunione.
• I risposati non sono fuori dalla comunione
ecclesiale e, perciò, vanno aiutati in tutti i
modi possibili a vivere la vita della Chiesa fi
dove è loro possibile.
• Astenersi dal giudizio sulle persone la cui
coscienza risponde solo a Dio.
• Illuminarli sulla vera posizione della Chiesa
nei loro confronti.
• I sacerdoti non devono porre gesti che
non possono essere coerenti con la fede
della Chiesa.
• Devono invitare i risposati a partecipare
alla vita della Chiesa:
–
–
–
–
–
–
Ascoltando la Parola.
Partecipando alla Messa.
Partecipando alla catechesi e alle celebrazioni.
Invitandoli alla preghiera.
Vivendo il comandamento della carità.
Accompagnando i figli nel cammino della fede.
• I risposati non possono svolgere
alcuni servizi nella comunità che
richiedono la piena comunione con
essa:
–
–
–
–
Servizi liturgici.
Catechista.
Padrino/madrina.
Membri dei CPP.
Non è la Chiesa che esclude:
• Sono essi a non poter essere ammessi ai
sacramenti dal momento che il loro stato
e la loro condizione di vita sono in
OGGETTIVA CONTRADDIZIONE
con la fede annunciata e celebrata nei
sacramenti:
– L’indissolubile patto d’amore di Cristo per la
Chiesa;
– L’esigenza di penitenza e conversione.
Condizioni per la
riammissione:
• Pentimento.
• Non vivere più in contrasto con il segno di
alleanza del matrimonio cristiano.
• Separazione morale
• Separazione fisica
Conclusione:
•
•
•
•
Vicinanza personale e concreta. No alle teorie.
Ascolto e comprensione.
Fedeltà alle indicazioni della Chiesa.
Scoprire cammini possibili e fruttuosi pur in
tale condizione.
• Speranza di salvezza
• Provocazione alla vita della Chiesa:
– Quale centralità per l’Eucarestia?
– Quali cammini penitenziali per tutti i fedeli?
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