I primi momenti di tensione risalgono all’inizio del 2011 quando un
cittadino siriano si da fuoco. Al Jazeera viene così definita “il regno del
silenzio”. Le forze armate iniziano quindi ad arrestare decine di persone
durante manifestazioni di protesta. La protesta più importante ci fu nel
marzo 2011 quando varie città scesero per le strade per manifestare il
proprio malcontento verso il governo siriano. L’epicentro di queste
manifestazioni fu la città di Dar’a, la quale ospitò altre persone
provenienti anche da paesi vicini. Il totale ammontava a 100000
persone e durante la giornata ne morirono 70. Un mese dopo, gli
scontri diventarono sempre più frequenti e sanguinosi e venne chiuso il
confine con la Giordania
Nel luglio 2011 un gruppo di ex militari siriani fonda l’esercito siriano
libero(FSA), nel quale ci sono persone che vogliono far cadere il
governo. Durante tutta l’estate procedono gli scontri, ma in misura
minima. Il numero dei morti aumentò di giorno in giorno e in alcune città
viene tagliata l’elettricità e l’acqua e le forze armate iniziano a requisire
beni di prima necessità come la farina. Il primo gennaio 2012 il
comandante dell’FSA, annuncia che metà del territorio siriano non è
occupato dal governo e l’unica risposta è quella di un bombardamento,
che avvenne a maggio presso la città di Houla dove ci fu un massacro.
La Siria entra nella sua fase più cruenta di questi scontri che hanno
insanguinato il paese per più di un anno. Nel novembre 2012 l’ONU
accusa i ribelli siriani a causa di un video caricato su youtube nel quale
vengono ripresi gli ultimi momenti di vita di alcuni prigionieri…
…La situazione, a novembre, si inasprisce ulteriormente perché
bloccarono l’accesso a internet e le comunicazioni telefoniche in alcune
zone. Le ragioni di questo atto sono ignote, ma si presume sia stato
fatto per la repressione dei ribelli. Un’altra notizia che scatena un
polverone fu quella di usare armi chimiche contro la popolazione e a
seguito di questo detto il presidente degli Stati Uniti Obama ribadisce
che ci sarebbero state delle conseguenze gravi se avessero attuato
questo malefico piano. A inizio 2013 attraverso grandi schermi Al
Assad, il dittatore tiene una conferenza in quale spiega che per chi non
ha tradito la Siria terrà una riunione di riconciliazione. La risposta dei
ribelli è che quello che ha detto sono solo dei pensieri vuoti. Finalmente
a febbraio con un colpo di mortaio riescono , i ribelli a buttare giù il
muro del palazzo imperiale, dove però, sfortunatamente, non c’era
Assad.
Il conflitto civile siriano ha come immediata conseguenza, dall’aprile
2011, quella di innescare un processo di fuga della popolazione verso i
Paesi confinanti. Turchia, Giordania, Libano, Iraq ed Egitto e si stima
che fossero più di 670000 persone. Durante l’inverno 2012-13 la
regione è inoltre colpita da un inverno molto rigido. Piogge intense e
tempeste di neve fanno precipitare le temperature sotto lo zero. Molti
profughi patiscono il freddo all’interno di strutture di fortuna, come
garage, capanni, palazzi ancora in costruzione e tende auto-allestiste
in insediamenti improvvisati. Molti dei ripari che si trovano in Libano si
sono allagati, costringendo così le famiglie a spostarsi. Inoltre la neve
blocca le strade, rendendo molte aree inaccessibili e interrompendo la
distribuzione degli aiuti. Alcuni rifugiati siriani sono arrivati anche in
Europa e in Italia. Tra i Paesi che ne hanno di più: la Germania, con
5.500 domande, la Svezia con 2.500, l’Austria con 972. In Italia 370.
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La questione siriana