STRUTTURE DISCORSIVE Messa in discorso delle strutture narrative • Il percorso narrativo si concretizza attraverso procedure di • Attorializzazione (passaggio da attanti a attori) • Spazializzazione (contestualizzazione spaziale) • Temporalizzazione (collocazione in un momento storico, aspetto: puntuale, continuo, frammentario, ricorsivo, omogeneo) • Tematizzazione (incarnazione di determinati valori) • Figurativizzazione (attribuzione di una sembianza) > effetto di veridizione. Attori e attorializzazione • Sul piano virtuale: attanti, funzioni dello schema narrativo: • Soggetto, antisoggetto, destinante, destinatario, aiutante, opponente • Sul piano reale, dell’enunciato: attori, soggetti specifici, individui, che occupano le posizioni attanziali • Un attore può incarnare un ruolo attanziale o più ruoli, ad es. soggetto e destinante di se stesso (effetto eroico o colpevolizzante), oppure soggetto e destinatario di manipolazione (effetto vittimizzante). • Può essere caratterizzato dal ruolo attanziale e da un ruolo tematico (es. il ladro, il terrorista, il portaborse ecc.) e da una fisionomia figurativa (aspetto esteriore): figurativizzazione. • Ogni racconto può scegliere livelli diversi di individuazione (nome, età, volto, storia personale ecc.) ad esempio di autori di atti terroristici e di vittime. Tempo della narrazione Genette, Figure III (1972), trad.it., Einaudi, Torino, 1976 (pp. 259-265): «Con una dissimmetria le cui ragioni profonde ci sfuggono, ma che è iscritta nelle strutture stesse della lingua (o, per lo meno, nelle grandi “lingue di civiltà” della cultura occidentale), posso benissimo raccontare una storia senza precisare il luogo in cui si svolge, e se questo luogo sia più o meno vicino a quello in cui la racconto, mentre mi è quasi impossibile non situarla nel tempo rispetto al mio atto narrativo, poiché devo necessariamente raccontarla a un tempo del presente, del passato o del futuro. Ne deriva forse il fatto che le determinazioni temporali della istanza narrativa sono chiaramente più importanti delle sue determinazioni spaziali». Luoghi • Spazializzazione: contestualizzazione spaziale di un certo programma d’azione • Ad esempio i giornali si differenziano per il diverso grado di specificazione del contesto e di costruzione dello spazio, che può essere: • Umanizzato: luoghi dotati di storia, di una identità socio-politica, di una identità linguistico-culturale • Geografico: oggettivo, quantificabile, relazionale (individuazione di vicinanza e distanza di un luogo da un altro luogo) • Politico Tematizzazione • Declinazione umana, politica, geografica, sociale, di un tema trattato • Logica dei valori ENUNCIAZIONE NEL TESTO Discorso • Chi parla? • Come? Si appalesa o si nasconde? • Si assume la responsabilità di ciò che dice oppure la delega ad altri? • A chi? • A qualcuno che vuole sapere o che deve sapere? • Che rapporto c’è tra questi due soggetti? • Di accordo, fiducia, collaborazione oppure conflitto, attrito • Come si costruisce il patto comunicativo? Livello della discorsività • «L’enunciazione è l’istanza di mediazione tra langue e parole che si manifesta nel concreto atto comunicativo, ma che in qualche modo è prevista dalla lingua» (Marrone, p. 97, a proposito di Benveniste) • 4 coordinate fondamentali (marche linguistiche): • Enunciatore = simulacro testuale di chi ha prodotto l’enunciazione • Enunciatario = simulacro testuale di colui al quale è rivolta l’enunciazione • Momento dell’enunciazione • Luogo dell’enunciazione • La comunicazione faccia a faccia costituisce la forma non marcata: io-qui-ora (deittici o embrayeurs); «ogni allontanamento da questa “origine” ha effetti pragmatici» (Antelmi, p. 89). Origine deittica dell’enunciazione • L’origine deittica dell’enunciazione, il punto zero delle coordinate deittiche, è il parlante. Benveniste lo chiama “istanza enunciativa”. • L’origine deittica è composta da “io, qui, ora” (Bühler, Sprachtheorie, 1934) “L’enunciato contenente io appartiene a quel tipo o livello di linguaggio che Morris chiama pragmatico e che include, con i segni, coloro che se ne servono” (Benveniste, La natura dei pronomi, in Id., Essere di parola, Mondadori, pp. 138-139) Il pronome io non ha una referenza fissa, oggettiva e costante, ma ne assume una ogni volta differente in ciascuna delle situazioni di discorso in cui un individuo si designa come io: “Io significa ‘la persona che enuncia l’attuale istanza di discorso contenente io’” (p. 139) L’ unica realtà alla quale i pronomi personali di prima e seconda persona fanno riferimento è la realtà del discorso: essi appartengono alla situazione del discorso o al “ processo di enunciazione linguistica”. La deissi è contemporanea alla situazione di discorso. Ducrot, Les mots du discours, Minuit, Paris, 1980:56: “Si tratta della costruzione, nel discorso, del locutore e dell’allocutario. Gli psicolinguisti e i sociolinguisti hanno talvolta notato che si può, parlando, costruire un ’ immagine di sé e della persona a cui si parla, immagine che l’interlocutore sia accetta, sia rigetta: uno dei principali mezzi di questa costruzione è proprio la possibilità, iscritta secondo noi nella lingua, cioè nella significazione di parole e frasi, di far sì che voci diverse si esprimano, dando l’istruzione di identificarle con degli esseri della realtà – e specificandone persino certe istruzioni da osservare in questa identificazione”. Soggetti empirici e soggetti simulacrali E. tore Emittente empirico E.tario Testo E.tore E.tario Cfr. Eco, Lector in fabula, Bompiani 1979. Ricevente empirico Débrayage • Débrayage enunciazionale: riproposizione dell’atto di enunciazione nell’enunciato attraverso il ricorso alle forme «io», «qui», «ora» (es. autobiografia) > enunciazione enunciata (riportata) • Débrayage enunciativo: cancellazione dell’atto di enunciazione nell’enunciato attraverso il ricorso alle forme «non-io», «non-qui», «non-ora»: cioè al pronome personale di terza persona o all’impersonale, ai tempi del passato e del futuro > enunciato enunciato (oggettivato) • Embrayage: identificazione tra il soggetto dell’enunciato e il soggetto dell’enunciazione; ritorno indietro a categorie precedentemente installate; ritorno a un simulacro (es. nel tg il conduttore passa la parola all’inviato, che la passa all’intervistato, poi l’inviato ripassa la parola al conduttore; il personaggio di un film guarda in macchina; il set delle riprese è messo in scena). Due macro-strategie enunciative soggettiva oggettiva Stile soggettivante (débrayage enunciazionale): l’enunciatore si annuncia in modo più marcato ed esplicito, orientando l’informazione da uno specifico punto di vista. Stile oggettivante (débrayage enunciativo): tende a presentare l’informazione senza, almeno apparentemente, intermediazioni soggettive. Éduard Manet, Déjéuner sur l’herbe, 1862-3 Diego Velázquez, Las Meninas, 1656 Costruzione enunciativa dell’identità aziendale Studio di Costantino Marmo sulla tipologia delle strategie enunciative nei siti web aziendali: L’instabile costruzione enunciativa dell’identità aziendale in rete, «Versus», 94,95,96, 2003, pp. 133-146. La costruzione dell’identità e dell’immagine di un’azienda passa attraverso complessi processi di scelta dei valori e di enunciazione che coinvolgono attori sociali e operatori della comunicazione. Strategia oggettivante, distanza indefinita (non pedagogica) •«Il caffè è un piacere. Se non è buono, che piacere è?» •«Dove c’è Barilla c’è casa» •«Dash. Più bianco non si può» •«C’è la birra e c’è la Grölsch» •«Grana Padano. Formaggio d’autore» •“Oggi Lavazza è leader nella qualità ed è riconosciuta nel mondo come il simbolo dell’espresso italiano e della italianità» (Lavazza) •L’enunciato non manifesta tracce dell’enunciazione; lascia all’Enunciatario la massima libertà di identificarsi o non identificarsi con l’Enunciatario implicito; •L’Enunciatore non è rappresentato ma può essere oggettivato nel Soggetto dell’enunciato •Il contratto enunciativo si gioca sul piano del far sapere; manipolazione di tipo cognitivo e non-persuasorio Strategia della distanza istituzionale «Crediamo nell’Italia e nel futuro delle famiglie e delle imprese» (Banca Popolare di Bari) «Il consumatore è al centro del sistema e delle nostre azioni. La ricerca continua di una relazione con lui ci serve a migliorare la nostra capacità di orientarlo e soddisfarlo» (Caffè Illy). «Portare l’aroma e la qualità dell’espresso italiano nel mondo è da sempre il nostro principale obiettivo» (Lavazza) •Proiezione nell’enunciato di un simulacro dell’Enunciatore (I pers. sing. o plur.); piena assunzione di responsabilità verso i contenuti enunciati e i valori espressi. •Presenza di un Enunciatario implicito; l’Enunciatario non è mai interpellato direttamente; l’Enunciatario empirico è libero di aderire o meno al contratto enunciativo e ai ruoli tematici rappresentati nell’enunciato. Strategia dell’ ammiccamento «Come te. La prima assicurazione che non ti vede così» (Genertel) «Chiamami Peroni, sarò la tua birra» «Fai vedere chi sei» (Ministero della Istruzione) «E tu di che Lumberjack sei?» «Quanti soldi butti via con il tuo conto?» (Conto arancio) «Conti perché non sei solo un conto» «Ikea vicino a te / Se stai cercando un’occasione di lavoro, Ikea può essere il posto giusto per te» •Interpellazione informale (II pers. sing. o plur.) dell’Enunciatario, che è così rappresentato nell’enunciato. •Presenza di un Enunciatore implicito che si può talvolta identificare con uno degli attanti dell’enunciato > maggior coinvolgimento dell’Enunciatario, al quale sono attribuiti ruoli tematici precisi, competenze e valori di cui il Soggetto dell’enunciato si fa portatore. Strategia della prossimità (o della distanza pedagogica) «Con il nostro Mobile Banking hai più tempo anche per fare jogging» (Unicredit) •Rappresentazione di entrambi gli attanti dell’enunciazione nell’enunciato; •Realizzazione di un débrayage enunciazionale nella forma di primo livello io/tu, o della costruzione di un enunciatore collettivo attraverso un dispositivo proiettivo di secondo livello in cui si confrontano un “noi esclusivo” e un “voi” Strategia della complicità «Il nome. L’unica cosa che so di lei. Ma sento che tra poco la sento» (Cercafacile Omnitel) «Affidiamoci ai nostri valori» (Banca del Sud) •Presa di parola da parte dell’Enunciatario attraverso un débrayage enunciazionale, oppure •“noi inclusivo”, che presuppone l’accettazione del contratto enunciativo da parte dell’Enunciatario Naturalmente l’esame delle strategie di enunciazione verbale deve essere integrato dall’analisi della enunciazione visiva, dalla messa in pagina (aspetti grafici e di strutturazione dei contenuti) all’uso di immagini (foto, disegni, grafici, animazioni). Nel discorso politico • Il discorso politico non è (o almeno è solo in parte) discorso rappresentativo. Non è un insieme di enunciati in rapporto cognitivo-referenziale con il reale. • Anziché mirare ad una rappresentazione fedele degli eventi, il discorso politico costruisce il suo soggetto in forma attanziale (Greimas 1966), cioè come un sistema di ruoli in correlazione al suo antisoggetto (la figura del rivale, dell’antagonista). (Desideri, La comunicazione politica: dinamiche linguistiche e processi discorsivi, in Gensini, Fare comunicazione, 1999:394) Embrayage attanziale, finalizzate alla identificazione dell’enunciatario con il soggetto enunciatore; ricorso a citazioni, repliche, negazioni, confutazioni Discorso polemico, e in generale propagandistico Ma anche ricerca di coesione e di identificazione Débrayage attanziale: cancellazione dell’enunciatore attraverso i tratti formali del discorso descrittivo e oggettivo (prevalenza della III persona e della forma impersonale o passiva) Discorso didattico Effetto di distanziamento che si raggiunge anche quando in un discorso politico il parlante fa riferimento a se stesso in quanto ruolo istituzionale. Risultato: enfatizzazione dell’importanza e della sacralità del ruolo e deresponsabilizzazione del soggetto. Embrayage: • Il noi nel modello del contatto: Mussolini, Primo anniversario della marcia su Roma, 28 ottobre 1923: Camicie Nere! Noi ci conosciamo; fra me e voi non si perderà mai il contatto uso pletorico del noi inclusivo e aggregante • Mussolini, Al popolo di Mantova, 25 ottobre 1925: I miei non sono discorsi, nel senso tradizionale della parola: sono allocuzioni, prese di contatto tra la mia anima e la vostra, tra il mio cuore e i vostri cuori. I miei discorsi non hanno quindi nulla di comune con i discorsi ufficiali e compassati pronunciati in altri tempi da uomini in troppo funeree uniformi, uomini che non potevano parlare direttamente al popolo perché il popolo non li comprendeva e non li amava Ricorso privilegiato al campo semantico del sentimento (anima, cuore, spirito, fede) • Esaltazione del rapporto immediato e quasi corporeo tra il capo del governo e la comunità (processo di rispecchiamento). La comunità preesiste all ’ individuo che le appartiene in modo necessario (evocazione dell’identità collettiva). Questo è il principio organizzatore dello stile di Mussolini: espressione di una identificazione sentimentalizzata (non argomentata) tra oratore e uditorio • Svilimento della parola come strumento di mediazione e di rappresentazione ed esaltazione di una immediatezza irriflessa, istintiva ed emozionale che trascina all’azione • Molteplicità di atti linguistici esercitivi Fedel, Il linguaggio politico nel Novecento: il caso di Benito Mussolini, in Id., Saggi sul linguaggio e l’oratoria politica, Giuffrè, 1999: Elementi del discorso agitatorio di Mussolini • Andamento paratattico della retorica mussoliniana: • stimolo all’azione • espressione di una appartenenza naturale • Perentorietà, sottrazione al dialogo (Mussolini si presenta come l’unico portatore della verità e dei valori) • Assenza di problematicità; certezza che intensifica l’adesione dell’uditorio e l’orientamento all’azione • Componente ritmica (asemantica) • Obiettivo: far sentire l’esistenza della comunità • Spinta emotiva • Drammatizzazione: rappresentazione scenica dell’azione, del gesto, della parola • Presenza abbondante di tropi: • Metafore religiose • Metafore belliche • Metafore medico-chirurgiche • Modello del contratto Campagne socialiste dal 1979 in poi (Craxi): manifesta enunciazione di contratti programmatici ed esplicita richiesta di mandati fiduciari: abbiamo proposto agli elettori un contratto. Se ci daranno forza, promettiamo in cambio di lavorare per garantire al paese cinque anni di stabilità e governabilità (Craxi, intervista al Messaggero, 13 maggio 1979) • Noi esclusivo • Insistenza sull’atto commissivo (tipico della propaganda politica) cfr. Desideri, La comunicazione politica: dinamiche linguistiche e processi discorsivi, in Gensini 1999