SETting formativo CTRH,SALÒ, 2014 A cura di Giancarlo Onger PREMESSA La sottile linea d’ombra È da tempo che penso alla sottile linea d’ombra che divide la scuola dell’esclusione dalla scuola inclusiva, intesa come scuola in grado di rispondere a tutti gli alunni in quanto persone e non perché appartenenti a determinate categorie. E quando parlo di esclusione non alludo alle scuole speciali, ma alla marginalità cui condanniamo tanti alunni che frequentano le nostre scuole, perché non siamo in grado di rispondere ai loro bisogni educativi e formativi. 27 febbraio 1932- Anno X E. F. (dal registro di una maestra) “Ha ragione il Signor Ispettore quando dice che gli alunni portano a scuola le miserie, i dolori, le pene che hanno in famiglia. Li hanno nel cuore e ci vuol un’anima gentile e generosa per saper comprendere le angustie che li turbano. E pensare che talvolta io sono severa e grido e offendo ed avvilisco poveri bambini che avrebbero bisogno di trovare nella scuola la parola buona, l’aiuto, l’incoraggiamento... Non sono una maestra io. E la sera come sono triste… come mi sento colpevole… degna di qualunque castigo!...”. Paola Alberti, docente “Se seguo la classe, riesco a sviluppare il programma”. Riconoscere l’altro (Da: Paolo Perticari, La scuola che non c’è, Armando Editore, 2008 Una delle caratteristiche che la conversazione deve avere per essere tale , e non “comunicazione parlata”, è che i ruoli di chi domanda e di chi ascolta, di chi impara e di chi insegna, ruotino. Questo è possibile solo se esiste: un adattamento reciproco, ossia, se tu ti adatti a quello che dico io e io mi adatto quello che dici tu. Riconoscere l’altro (Da: Paolo Perticari, La scuola che non c’è, Armando Editore, 2008 Ogni conoscenza reciproca deve sviluppare non un adattamento unilaterale, ma vicendevole. Questa reciprocità può consentire un’evoluzione più armonica del vivere insieme. L’ educatore, senza imporre la propria mentalità, dovrebbe riuscire a realizzare una comunicazione autorevole, in cui a ciascun partecipante sia data la possibilità di “mettere in comune”. Per fare ciò bisogna riconoscere all’altro lo stesso valore e la stessa dignità che si riconosce a se stessi. Riconoscere l’altro (Da: Paolo Perticari, La scuola che non c’è, Armando Editore, 2008 Il clima conversazionale facilita la creazione di luoghi simbolici, di dialogo rispettoso, di ascolto empatico. Un ascolto particolare, che non giudica, ma si affida e si rigenera grazie alla messa in discussione di equilibri precari, che permettono di riconsiderare il proprio punto di vista e di aprirsi all’altro. SETting: riunioni tra adulti FINALITÀ • Individuare le finalità • Adeguare lo strumento L’ALTRO • Riconoscimento dell’altro • Relazione empatica ALFABETI • Linguaggio adeguato per facilitare la fruibilità cognitiva. SETTING: INSIEME DI ELEMENTI IN UNA SITUAZIONE DOVE SI SVOLGE UN PROCESSO EMITTENTE GESTUALITÀ ALFABETI DESTINATARIO MIMICA AMBIENTE LINGUAGGI PROSSEMICA STRUMENTI “La classe è una realtà a più dimensioni. Spesso la si riduce, nelle intenzioni e nella quotidianità, solamente al livello cognitivo-didattico, dimenticando tutto lo spessore socio-affettivo dell’esperienza scolastica”. Italo Fiorin, pedagogista “Il miglior modo di dare risposta alle problematiche degli alunni è quello di migliorare la pedagogia e la didattica a favore di tutti”. (G. Onger) Cesare Pavese Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri.