In prima approssimazione possiamo dire che un setting, in contesto scolastico, sia un ambiente intenzionalmente predisposto affinché il processo di apprendimento che si intende innescare o accompagnare avvenga secondo le modalità attese In un setting si possono distinguere varie componenti, che possiamo immaginare come “strati” sovrapposti. SPAZIO D’AZIONE PROGETTO STRUTTURALE ATTEGGIAMENTO SENSO locali o luoghi fisici entro cui avviene l’apprendimento; il modo con cui le persone si dispongono in tali luoghi; gli strumenti di cui si avvale; le azioni che vengono compiute (dall’insegnante e dagli studenti) o richieste ecc. Il modo con cui tutto ciò viene allestito e gestito dall’insegnante non è indifferente rispetto al percorso di apprendimento in cui si vogliono coinvolgere gli studenti. Predisporre un setting vuol dire preoccuparsi che gli elementi fisici implicati nel processo di apprendimento siano tenuti insieme da uno schema organico e coerente con ciò che ci si è prefisso di raggiungere e con le modalità attraverso le quali si pensa di raggiungerlo. Il secondo strato del setting, che va oltre le cose fisiche che possono essere direttamente osservate dall’esterno, ha a che fare con la sua “ossatura”, con lo schema soggiacente agli elementi concreti che lo compongono. A questo livello il setting è un progetto strutturale e si contraddistingue per gli obiettivi che vi stanno alla base, l’impianto che lo innerva, la pianificazione dei passaggi che devono essere compiuti. In questa prospettiva definire un setting significa: •scandire la sequenza delle fasi da percorrere; •identificare le strategie da seguire; •scegliere le metodologie da applicare; •enunciare le regole da rispettare; •assegnare i ruoli. Il terzo strato include gli atteggiamenti che si ritengono pertinenti per il setting. Per allestire un setting non è sufficiente apparecchiare lo spazio in modo idoneo (primo strato), conformemente a un progetto sottostante (secondo strato), ma occorre anche mettersi nella congrua disposizione. E’ cioè opportuno che l’insegnante adotti, e faccia adottare agli studenti, la giusta prospettiva, non soltanto a livello cognitivo, ma anche a livello emotivo-relazionale. Assumere l’atteggiamento appropriato vuol dire avere presenti i punti critici cui prestare attenzione, fare riferimento agli opportuni criteri di valutazione, cogliere i momenti adatti per dare feedback ecc. A seconda del setting in cui si trova, l’insegnante avrà l’atteggiamento di chi spiega, di chi ascolta, di chi aiuta a rielaborare, di chi riannoda, di chi incoraggia e sostiene, di chi provoca, di chi accoglie. Il quarto strato, riguarda il senso che si vuol conferire all’esperienza di apprendimento. A questo livello i setting si differenziano: – in base all’atmosfera che generano o richiedono, – allo sfondo su cui collocano gli eventi, – in base alle immagini-guida che propongono e attorno a cui si strutturano, – in base al modo con cui inducono i discenti a rappresentarsi il processo di apprendimento. E’ qui in gioco il significato personale che si intende attribuire a quanto avviene nell’ambiente-scuola, la chiave di lettura complessiva per decodificare il senso delle azioni che vengono compiute • dare enfasi alla costruzione della conoscenza e non alla sua riproduzione; • evitare eccessive semplificazioni rappresentando la naturale complessità del mondo reale; • presentare compiti autentici (contestualizzare piuttosto che astrarre); • offrire ambienti di apprendimento assunti dal mondo reale, basati su casi, piuttosto che sequenze istruttive predeterminate; • offrire rappresentazioni multiple della realtà; alimentare pratiche riflessive; • permettere costruzioni di conoscenze dipendenti dal contesto e dal contenuto; • favorire la costruzione cooperativa della conoscenza, attraverso la negoziazione sociale . Indirizzi utili • http://www.itiscannizzaro.net/Circolare55/corsob/materiali/sito/webquest.htm