Il teatro profano Monteverdi e la “favola in musica” La vita e le opere Nato a Cremona nel 1567, Monteverdi fu avviato giovanissimo allo studio della musica e pubblicò la sua prima composizione a 15 anni. Entrò nella cappella musicale del duca Vincenzo Gonzaga a Mantova e al suo seguito viaggiò in tutta Europa. Nel 1603 ottenne l’incarico di maestro di cappella. Il duca in persona gli commissionò un’opera teatrale per rivaleggiare con la corte fiorentina: nacque così l’Orfeo (1607), primo di una serie di melodrammi molti dei quali perduti. Alla morte del duca Monteverdi preferì trasferirsi a Venezia come maestro della basilica di San Marco, incarico che mantenne fino alla morte. In questo ambiente compose musica sacra e profana e due melodrammi per i teatri pubblici: Il ritorno di Ulisse in Patria (teatro San Cassiano) e L’incoronazione di Poppea (teatro dei Santi Giovanni e Paolo). La struttura del melodramma • Il melodramma o opera lirica è un dramma in musica, ossia uno spettacolo teatrale in cui una storia viene rappresentata con il canto. • È una forma d’arte completa, perché riunisce più arti come la musica, il canto, la pantomima, la recitazione, la danza e la pittura. • I dialoghi e la struttura delle scene vengono scritti in un libretto d’opera. • L’opera è suddivisa al suo interno in atti e scene. • La trama si ispirava a un soggetto letterario di carattere serio o comico. • Nel melodramma si distingue il recitativo dall’aria. Il recitativo consiste in una declamazione accompagnata dal clavicembalo o da un piccolo gruppo orchestrale e serve a evidenziare le parole del testo per mandare avanti l’azione scenica. L’aria invece è il canto vero e proprio, il momento in cui i protagonisti del dramma esprimono i propri sentimenti e possono esibire le loro doti canore. • Il melodramma si apre con un brano strumentale, detto ouverture o sinfonia che, con il passare degli anni, diventerà sempre più complesso. • All’interno del melodramma intervengono anche brani d’insieme come duetti, terzetti e concertati, cioè più voci accompagnate dall’orchestra. • Alessandro Scarlatti introdusse a Napoli l’aria tripartita ABA’, organizzata in tre parti di cui l’ultima riprendeva la prima in forma variata e con molti abbellimenti. • Scarlatti contribuì anche all’evoluzione dell’ouverture o sinfonia italiana, strutturandola in tre movimenti: Allegro, Adagio, Allegro. Orfeo (1609) L’Orfeo di Claudio Monteverdi è considerato il primo melodramma della storia della musica, in quanto presenta tutte le caratteristiche del genere. Venne allestito per il carnevale del 1607 a Mantova. In realtà già nel 1600 Jacopo Peri aveva composto un melodramma, Euridice, in occasione delle nozze a Firenze tra Maria de’ Medici ed Enrico IV di Francia. Tuttavia quest’opera era interamente scritta in “recitar cantando” (declamazione accompagnata da un piccolo sottofondo musicale) e non aveva proprio la struttura tipica di questo genere. Con il successo del melodramma, che si affermò anche a Venezia, a Roma e a Napoli, arrivarono importanti modifiche: - il libretto venne diviso in atti e gli atti in scene; - il recitativo venne distinto dall’aria; - all’inizio dell’opera venne inserito un brano strumentale (sinfonia o ouverture). L’Orfeo venne definito dallo stesso Monteverdi “favola in musica”, perché metteva in musica l’antico mito greco del cantore Orfeo. Il libretto venne adattato dal poeta Alessandro Striggio. Un giorno Euridice, mentre scappava dal pastore Aristeo che la importunava, mise il piede su un serpente, che la morse e lei morì. Orfeo vagò giorni e giorni sconsolato. Poi trovò la porta degli Inferi e decise di andare dal re Plutone per chiedergli il permesso di riportare sulla terra Euridice. Orfeo negli Inferi commosse tutti con la sua storia e il suo canto, persino lo stesso Plutone. Il re degli Inferi stabilì che Orfeo poteva portare fuori dal suo regno Euridice a patto che non si girasse a guardarla prima di aver varcato la soglia d’uscita: in tal caso, l’avrebbe perduta per sempre. Orfeo seguì le istruzioni di Plutone, ma quando intravide la luce terrena non seppe resistere alla tentazione e si voltò: l’ombra di Euridice sparì per sempre. Il cantore passò giorni e giorni a piangere. Poi si ritirò in Tracia (tra Turchia e Bulgaria). Si rifiutò di partecipare a un rito dionisiaco e per questo le Baccanti (sacerdotesse di Dioniso) lo fecero a pezzi e buttarono in un fiume la sua testa e la sua lira. La Toccata è il primo brano dell’opera. L’autore ha scritto sopra lo spartito le seguenti indicazioni: “Toccata che suona avanti il levar de la tela tre volte con tutti li stromenti, e si fa un Tuono più alto volendo sonar le trombe con la sordina”. Aria di Orfeo “Vi ricorda o boschi ombrosi” In quest’aria Orfeo ricorda come i boschi e i prati circostanti hanno visto un cambiamento della sua personalità. Prima di incontrare Euridice infatti era triste e sconsolato, ma ora Amore ha mutato la sua condizione e i dolori si sono trasformati in gioie. Un ritornello strumentale si alterna alle strofe dell’aria. Segue esempio di strofa e ritornello.