Jacques Offenbach e l’operetta La vita Offenbach nacque a Colonia nel 1819, ma a soli quattordici anni si trasferì a Parigi. Ebreo di origine, si convertì al cattolicesimo. Per i suoi meriti artistici ottenne la prestigiosa medaglia della Legion d’Onore, la più alta onoreficenza francese. Morì a Parigi nel 1880. Il suo nome è legato alla produzione di operette tra cui Orfeo all’Inferno, Il Signor Fagotto, La bella Elena, La Diva ecc. L’operetta L’operetta si affermò verso la metà dell’Ottocento in Francia da una trasformazione dell’opera buffa italiana, dell’opéra-comique francese e del Singspiel tedesco (rappresentazione con parti recitate a cantate). Era uno spettacolo leggero, nato per divertire il pubblico, pur essendo simile per alcuni aspetti al melodramma. Al suo interno si alternavano infatti danze, musiche, canti, scene, costumi e dialoghi parlati. I protagonisti erano pochi, due o tre, e oltre a una bella voce dovevano possedere anche un bell’aspetto, per piacere al pubblico. Nei libretti si rifletteva la realtà quotidiana, sebbene le storie fossero stravaganti o immaginarie. L’operetta aveva infatti uno spirito ironico, perché prendeva di mira la società romantica e i suoi modi di vivere. Fu Offenbach a creare questo tipo di spettacolo, nel quale inserì anche balli alla moda come il cancan e il galop. Per rappresentare le sue operette, Offenbach fondò piccoli teatri chiamati Bouffes Parisiens. L’operetta di Offenbach si affermò anche al di fuori della Francia. A Vienna Johann Strauss figlio e Franz Lehár si dedicarono a questo genere con risultati positivi. In Italia l’operetta si affermò soprattutto a Torino e a Milano con Carlo Lombardo e Virgilio Ranzato. Intorno al 1930 iniziò il declino dell’operetta: il pubblico preferiva il cinema sonoro perché costava poco. Orfeo all’inferno Operetta in due atti su libretto di Hector Crémieux e Ludovic Halévy. Prima rappresentazione: 21 ottobre 1858, Parigi, Teatro Bouffes Parisiens La trama L’operetta è una rivisitazione del mito classico di Orfeo ed Euridice. Il matrimonio di Orfeo ed Euridice è ormai in crisi da tempo: i due infatti hanno delle relazioni extraconiugali. Euridice è stufa di Orfeo perché pensa solo alla musica; Orfeo invece non sopporta più Euridice perché non riconosce le sue doti musicali. Orfeo tuttavia non vuole concedere il divorzio alla moglie, perché preoccupato dalla reazione dell’Opinione Pubblica. Ha deciso però di uccidere il suo rivale, Aristeo. Euridice, venuta a conoscenza del piano del marito, corre ad avvisare il suo amante, ma cade proprio nella trappola preparata per lui: un serpente velenoso la morde e lei muore. Ma c’è un colpo di scena: Aristeo era in realtà Plutone, dio dell’oltretomba. Ha ispirato lui il piano a Orfeo, per potere portare con sé Euridice nel regno dei morti. Orfeo, invece di disperarsi per la morte della moglie, esulta e festeggia. Interviene però l’Opinione Pubblica, scandalizzata dal suo comportamento. Gli impone di andare a riprendere Euridice negli Inferi. Insieme si recano perciò sull’Olimpo. Sull’Olimpo gli dei stanno dormendo, reduci da avventure amorose notturne, ma tutti si devono svegliare al suono della Marsigliese. Gli dei sono in rivolta con il loro re Jupiter (Giove), chiamato affettuosamente Giupìn: sono costretti a mangiare sempre ambrosia e nettare, come vuole la tradizione, e a sopportare le sue prediche morali. A salvare “Giupìn” da una rivolta arriva il corteo con l’Opinione Pubblica e Orfeo; il cantore si lamenta con Jupiter del comportamento di Plutone e chiede che gli venga restituita la moglie. Jupiter acconsente e comanda che tutti scendano negli Inferi per riprendere Euridice. Nella dimora di Plutone Euridice è chiusa in una stanza e sorvegliata a vista. Si è già stufata di Plutone, che si comporta proprio come il marito. L’allegra comitiva arriva nella casa di Plutone, che nega la presenza della donna. Ma Cupido, con uno stratagemma, riesce a capire dove si nasconde. Jupiter si trasforma in moscone e si introduce nella stanza di Euridice attraverso la serratura. Qui riprende le sue sembianze umane e consiglia a Euridice di travestirsi da baccante e di mescolarsi agli invitati della festa in corso in casa di Plutone. Vuole infatti rapire la donna e portarla con sé. Nel corso della festa si balla uno scatenato can can. Plutone però scopre il piano e inizia una lite furibonda tra lui, Jupiter e Euridice. Interviene Orfeo, che con il suono del suo violino placa gli animi e chiede la restituzione di Euridice. Jupiter consulta il dizionario di mitologia, per essere fedele alla trazione, e risponde secondo quanto stabilito dal mito: Orfeo potrà riportare Euridice sulla terra, ma non dovrà voltarsi a guardarla prima di essere uscito fuori dagli Inferi. Verso l’uscita però Jupiter scaglia un fulmine e Orfeo si volta istintivamente: Euridice scompare per sempre. Plutone è contento e rivendica il possesso della donna, ma Jupiter, rinnegando la mitologia, stabilisce che diventi una baccante. Cancan dell’operetta Orfeo all’inferno adattato per flauto