Ranieri de' Calzabigi Orfeo ed Euridice Azione teatrale per musica in tre atti Orfeo ed Euridice Presente a Vienna come segretario del cancelliere Kaunitz, illivornese Ranieri Calzabigi (1714-1795) scrisse questa "azione teatrale", inscenata al Burgtheater il 5 ottobre 1762, per festeggiare l'onomastico dell' imperatore Francesco 1. Autore della musica Christoph Willibalà Gluck (1714-1787), dei movimenti di danza Gasparo Angiolini (1731-1803), il giovane coreografo fiorentino destinato a grande successo. Il castrato Gaetano Guadagni (contralto), al vertice della sua carriera internazionale di grande attore-cantante e coinvolto personalmente nell' elaborazione del ruolo del mitico eroe del canto poetico, impersonava Orfeo; Marianna Bianchi Euridice, Lucia Clavarau Amore. Replicato a Vienna l'anno successivo, venne ripreso nel 1769 a Parma con la parte del protagonista trasportata alla voce di soprano del castrato Giuseppe Millico, diretto dallo stesso Gluck, il quale nel 177 4 ne curò, a Parigi; una nuova versione per l'Académie Royale de Musique. Pierre-Louis Moline tradusse in francese il testo di Calzabigi e redasse ex novo i testi per i pezzi aggiunti dal compositore: tra gli altri, l'aria con coro di Euridice nel s·econdo atto, il terzetto di Orfeo Euridice e Amore nel terzo. Per la nuova versione Gluck ampliò anche la componente coreografica: oltre ad alcuni balli nella scena dei Campi Elisi e nel/inale del terzo atto, aggiunse a chiusura della scena prima dell' atto secondo la danza demoniaca delle Furie tratta dal suo celebre balletto Don Juan (Vienna 1763); modificò inoltre l' orchestrazione e adattò di nuovo la parte di Orfeo alla voce tenorile dell'haute-contre. (Il libretto italiano originale venne nuovamente rimaneggiato da Marco Coltellini per l'intonazione di Antonio Tozzi allo Hoftheater di Monaco nel 679 1775, e servi' ancora a Ferdinando Bertoni per la rappresentazione al teatro San Benedetto di Venezia nel 1776.) La recita di un dramma per musica in pieno Settecento prevedeva che gli intervalli tra gli atti ospitassero non più intermezzi comici ma ballt; che d'abitudine non avevano nulla a che vedere con l'argomento del dramma: nell'Orfeo e Euridice questa componente spettacolare viene organicamente inglobata nella sceneggiatura di CalzabigiGluck e realizzata da Angiolim; già collaboratore di Gluck per il Don J uan e probabilmente autore delle minuziose didascalie coreografiche, secondo i dettami del balletto pantomimico teorizzato proprio in quegli anni dalle Lettres sur la danse (1760) di Jean-George Noverre. Propiziata dall'intendente dei teatri viennesi conte Giacomo Durazzo, la collaborazione tra Calzabigi, Gluck e Angiolini mirava alla realizzazione di un ideale drammatico diverso da quello allora egemone, rappresentato per l'opera seria italiana da Metastasio e dai suoi collaboratori musicali a Vienna: tra i più assidui Caldara, Hasse, Bonno. Rispetto al modello metastasiano il testo di Calzabigl; che appartiene non al genere del melodramma ma a quello minore dell'azione teatrale, aspira al modello grecizzante del sublime tragico. Sceneggia un mito classico, ma con un finale lieto -la celebrazione dell'onomastico imperiale escludeva la fine tragica dei due sposi -; si fonda sulla vicenda lineare, ancorché eccezionale, di una sola coppia senza intrecciarla ad episodi diversivi o ad intrighi amorosi con altri personaggi, e attribuisce una funzione importante al coro che, oltre a configurare i vari ambienti in cui si svolge l'azione, la esalta' drammaticamente commentandone i momenti cruciali e in un caso - il Coro delle Furie e degli Spettri (Il, J) - si pone come vero e proprio antagonista di Orfeo. Da parte sua Gluck, che si varrà di testi di Calzabigi anche per l'Al ceste e per Paride ed Elena (Vienna 1767 e 1770), si ispirò al Castor et Pollux di Rameau per il tombeau e per le S"Cenecoralt; e accentuò altri aspetti che rimandavano alla tragédie lyriquefrancese più che al dram- 681 Orfeo ed Euridice Orfeo ed Euridice ma per musica italiano: il recitativo strumentato invece del semplice (elaboratissimo in particolare quello che saluta l'approdo ai Campi Elisi nella seconda scena dell'atto secondo), il rifiuto del canto virtuosistico vocalizzato in favore di quello sillabico e la scelta diforme poetiche e musicali affini alla romance. In piena intesa con Calzabig/~che aveva predisposto arie polistrofiche e arie con coro del tutto estranee alla tradizione melodrammatica metastasiana, Gluck le intonò evitando lo schema col "da capo" o la sua variante abbreviata "dalsegno" e optando per una tipologia che va dall'aria strofica al rondò, o al rifiuto della stessa stroficità. In questo modo il libretto di Orfeo ed Euridice si configura come un' alternanza di versi sciolti e rimatI; in cui il «tagliente divario» fra il recitativo secco e l'aria belcantistica che Gluck riprovava nell'opera metastasiana lascia luogo a un movimento musicale che investe sia i recitativl; liricizzandoli, sia leforme chiuse, scompaginandone la struttura strofica e drammatizzandone l'espressione degli affetti. Il processo è promosso da una lingua teatrale studiata in vista di una declamazione in cui ogni parola acquista una sua perspicua valenza fonica e semantica. Viene cosi costituendosi una nuova drammaturgia teatrale fondata sull' abbandono dell' intreccio storico afavore di temi e figure mitiche, le cui vicende emblematiche ed esemplari sono ben note e consentono una linearità d'azione che si articola in grandi quadri - il sepolcro di Euridice, l'orrida cavernosa illuminata dalle fiamme degli InferI; la deliziosa verdeggiante dei Campi Elis/~ l'oscura spelonca labirintica del ritorno alla luce, il magnifico tempio dedicato ad Amore - scenari monumentalz~ lontani dagli interni cortigiani e miniaturistici dei drammi d'intrigo. E quale figura più del mitico cantore Orfeo, simbolo della potenza irresistibile della poesia e del canto, e congiunto, da una tradizione che risale all'antichità greca e latina, al tema della fedeltà amorosa oltre la morte, poteva meglio ispirare la ricercadi un librettista e di un compositore concordi nel condannare gli artlfizi e gli abusi di un /catro di società, avvertito come superato e capriccioso?Le origini stesse del melodramma sono legate al mito di 01'/eo che, confidando nel suo canto e nell'aiuto d'Amore .l'cendenell'Oltretomba per riavere la sposa: dall'Euridic~ di Rinuccini-Peri (1600) e dal capolavoro di Striggio-Mon/everdi fino all' ironia dissacratoria di Malipiero, Orfeo .l'ollecitail canto di poeti e compositori. Nel rispondere a questo appello Calzabigi e Gluck, i due riformatori del teatro melodrammatico del Settecento, non hanno tradito la loro ricercadi «semplicità, verità e naturalezza»: il terzo atto della breve e intensa azione teatrale, rinunciando alla wlennità del confronto con le forze ultraterrene, si ripiega sul dolore tutto umano di un affetto ricuperato e subito perduto, di una prova cosi crudele da negare la stessa pas.rione amorosa che l'ha originata. Euridice e Orfeo non reggono al divieto che li diVIde e li estranea, e sacrificano lilla violenza della passione il bene della vita appena riconquistata. Debolezza, disubbidienza, eccesso d'amore: l'ultimo cedimento è punito nella tradizione del mito dalla morte di entrambi gli sposi. Calzabigi e Gluck hanno optato per un'altra soluzione: quella che riconosce nel volgersi dello sguardo di Orfeo la vittoria della fedeltà coniugale, il «trionfo dell' amore»; come suggerisce un interprete recente (Paduano) hanno, con sensibilità del tutto moderna, riconosciuto nella contravvenzione al divieto la «maggior prova» della «costanza» amorosa (vv. 323-24). 680 G.G. Orfeo ed Euridice 683 d'Imeneo spenge la sua face simbolo dell'unione coniugale separata dalla morte. Te, dulcis eoniux, te solo in litore seeum, Te veniente die, te deeedente eanebat. Virgilio ARGOMENTO È noto Orfeo, e celebre il suo lungo dolore nell'immatura morte della sua sposa Euridice. Morì ella nella Tracia; io per comodo dell'unità del luogo la suppongo morta nella Campagna felice presso al lago d'Averno, in vicinanza del quale finsero i poeti trovarsi una spelonca, che apriva il cammino all'Inferno. L'infelice amante mosse a pietà gli dei, che gli concessero di penetrar negli Elisi per ripigliarsi la sua diletta, col patto però di non guardarla finché non fosse tornato sulla terra. Non seppe il tenero sposo frenar tanto gli affetti, ed avendo contravvenuto al divieto perdé per sempre Euridice. Per adattar la favola alle nostre scene ho dovuto cambiar la catastrofe. Leggasi Virgilio al libro IV delle Georgiche, al 6° dell' Eneide. BALLI Primo: di Pastori e Ninfe seguaci d'Orfeo. Si rappresentano in questo ballo le feste funebri che celebravano gli antichi intorno a' sepolcri de' morti. Consistevano in sagrifizi, in profumi, in sparger odori e circondarne Il! tomba, in versar latte e vino sulla medesima, in ballar all'intorno con atti di dolore e in cantar le lodi d I defonto. S'introducevano nelle più solenni de' giovaneGti in abito di Genii dando 101;0 e attributi ed azioni convenienti alla persona e alla qualità del sepolcro. CosÌ jl) questo ballo intorno all'urna di Euridice piangono d " Genii che rappresentano degli Amorini, ed uno in figuril Secondo: di Spettri nell'Inferno che procurano di spaventare Orfeo. Terzo; d'Ombre fortunate negli Elisi. L'idea di questo ballo è presa da Virgilio al libro VI dell'Eneide. Quarto: di Eroi ed Eroine con Amore Orfeo ed Euridice. Si festeggia il ritorno di Euridi~e si celebra il trionfo d'Amore. La face coniugale, che' fu spenta da [meneo nel primo ballo, in quest'ultimo è riaccesa da Amore colla fiamma della sua. Amore ed Imeneo si scambiano vicendevolmente le loro faci, e termina la festa con allegro ballo. ATTO PRIMO [I SCENA! Personaggi Ameno, ma solitario boschetto di allori e cipressi che ad arte diradato racchiude in un piccolo piano la tomba di Euridice. Alt' alzarsi della tenda al suono di mesta sinfonia si vede occupata la scena da uno stuolo di Pastori e Ninfe seguaci di Orfeo che portano serti difiori e ghirlande di mirto; e mentre una parte di loro arder fa dei profumi, incorona il marmo e sparge fiori intomo alla tomba, intuona l'altro il seguente CORO interrotto da' lamenti d'ORFEO che, disteso sul davanti sopra d'un sasso, va di tempo in tempo replicando appassionatamente il nome di Euridice. ORFEO EURIDICE AMORE di Pastori e Ninfe CORI Furie e Spettri nell'Inferno Eroi ed Eroine negli Elisi Seguaci d'Orfeo CORO La musica è del signor Cav. Cristofano delle MM. LL. Il. RR. Gluck al servizio Inventore e direttore de' balli il signor Gaspe1'OAngiolini. Inventore delle scene il sig. Gio. Maria Quaglio. ORFEO CORO Ah! se intorno a quest'urna funesta, Euridice, ombra bella, t'aggiri, odi i pianti, i lamenti, i sospiri, che dolenti si spargon per te. Ed ascolta il tuo sposo infelice, che piangendo ti chiama e si lagna, come quando la dolce compagna tortorella amorosa perdé. Basta basta, o compagni; il vostro lutto aggrava il mio: spargete purpurei fiori, inghirlandate il marmo, partitevi da me; restar vogl'io solo fra queste ombre funebri e oscure coll'empia compagnia di mie sventure. Ah! se intorno a quest'urna funesta, Euridice, ombra bella, t'aggiri, odi i pianti, i lamenti, i sospiri, che dolenti si spargon per te. ,lO 15 686 Orfeo ed Euridice I, I-Il Ranieri de' Calzabigi pallidi abitator, la di cui mano avida delle morti mai disarmò, mai trattener non seppe beltà né gioventù, voi mi rapiste la mia bella Euridice (oh memoria crudel!) sul fior degli anni: la rivoglio da voi, numi tiranni. Ho core anch'io per ricercar sull'orme dei più intrepidi eroi, nel vostro orrore, la mia sposa, il mio ben .... Seguita il ballo, terminato il quale tutti partono. ORFEO 20 25 30 35 40 45 Chiamo il mio ben così quando si mostra il dì, quando s'asconde. Ma, oh vano mio dolor! l'idolo del mio cor non mi risponde Euridice! Euridice! Ombra cara, ove sei? Piange il tuo sposo, ti domanda agli dei, a' mortali ti chiede e sparse a' venti son le lagrime sue, i suoi lamenti. Cerco il mio ben così, in queste, ove morì, funeste sponde. Ma sola al mio dolor, perché conobbe amor, l'Eco risponde. Euridice! Euridice! Ah, questo nome san le spiagge, e le selve l'appresero da me. Per ogni valle Euridice risuona; in ogni tronco scrisse il misero Orfeo, Orfeo infelice: «Euridice, idol mio, cara Euridice». Piango il mio ben così, se il sole indora il dì, se va nell' onde. Pietoso al pianto mio va mormorando il rio e mi risponde. Numi! barbari numi! d'Acheronte e d'Averno 687 50 55 SCENA II AMORE AMORE ORFEO AMORE ORFEO AMORE ORFEO AMORE é detto. T'assiste Amore. Orfeo, della tua pena Giove sente pietà. Ti si concede le pigre onde di Lete vivo varcar. Del tenebroso abisso sei sulla via: se placar puoi col canto le furie, i mostri e l'empia morte, al giorno la diletta Euridice farà teco ritorno: ... Ah come! Ah quando! E possibil sarà? ... spiegati. Avrai valor che basti a questa prova estrema? Mi prometti Euridice, e vuoi che io tema! Sai però con qual patto l'impresa hai da compir? Parla. Euridice ti si vieta il mirar, finché non sei 60 65 70 688 Ranieri de' Calzabigi ATTO SECONDO fuor degli antri di Stige, e il gran divieto rivelarle non dèi; se no, la perdi, e di novo, e per sempre; e in abbandono al tuo fiero desio sventurato vivrai. Pensa ci; addio. 75 Gli sguardi trattieni, affrena gli accenti: rammenta se peni, che pochi momenti hai più da penar. Sai pur che talora, confusi, tremanti con chi gl'innamora, son ciechi gli amanti, non sanno parlar. 80 85 SCENA! Orrida e cavernosa di là del fiume Cocito, offuscata poi in lontananza da un tenebroso fumo illuminato da fiamme, che ingombra tutta quella orribile abitazione. Appena aperta la scena al suono di orribile sinfonia comincia il ballo di Furie e Spettri, che viene interrotto dalle armonie della lira d'oRFEo, il quale comparendo poi .l'ullascena, tutta quella turba infernale intona il seguente. CORO Parte. ORFEO 90 95 100 Che disse! che ascoltai! Dunque Euridice vivrà, l'avrò presente, e doppo i tanti affanni miei, in quel momento, in quella guerra d'affetti, io non dovrò mirarla, non stringerla al mio seni Sposa infelice! che dirà mai? che penserà? Preveggo le smanie sue, comprendo le angustie mie. Nel figurarlo solo sento gelarmi il sangue, tremarmi il cor. .. Ma ... lo potrò. Lo voglio. Ho risoluto. Il grande, l'insoffribil de' mali è l'esser privo dell'unico dell'alma amato oggetto: assistetemi, o dei, la legge accetto. Si vede un lampo, si sente un tuono e parte Orfeo. Chi mai dell'Erebo fra le caligini sull' orme d'Ercole e di Piritoo conduce il piè? D'orror l'ingombrino le fiere Eumenidi, e lo spaventino gli urli di Cerbero, se un dio non è. 105 110 Ripigliano le Furie il ballo girando intorno ad Orfeo per .l'paventarlo. ORFEO CORO ORFEO CORO Deh placatevi con me, Furie, Larve, Ombre sdegnose. No. Vi renda almen pietose il mio barbaro dolor. Raddolcito e con espressione di qualche compatimento. Misero giovine! che vuoi, che mediti? 115 O CORO nostro al vincitor. ho con me l'inferno mio,Che nuova Men tiranne ah! voi sareste cosa siafuror. languir d'amor. Mille vien che lutto pene, l'implacabile ede' Ombre gemito moleste, Sempre Ranieri più raddolcito. Calzabigi 691 Che puro cieli Che chiaro sol! Giunge Euridice. 160 150 155 me voi lo asento in mezzo al cor. dolce sospendere come sopporto anch'io; 690 i un fiori che rivestono iincontrar prati, ilaritiri ombrosi Iil il ma tranquillo non per contento, me. Se l'idol mio non trovo, che mi viene Inoltrandosi aboschetti verso stuolo coro. felice. sperar noI posso; iII,sposo, suoi soavi accenti, Euridice sono ilche mio dov'è? solo, ilsarà? mio diletto Eliso. Ma gli amorosi in qual parte suoi sguardi, suo bel riso I-Il Orfeo ed Guardando per scena. Chiedasi aedquesto Deliziosa per iaugelli, che vi verdeggiano, mormorio. Sparite le sgombrati nano, finisce finalmente in un confuso grande Vieni eroe, a' regni tenero del riposo, Mostrz; Orfeo s'avanza nell'Inferno. ilraro cantar il correr degli de' ruscelli, esempio in ogni età. vi si scuoprono, i ruscelli che ila bagnano. dell'aure ilEuridice sussurrar! Questo èFurie, il soggiorno de' fortunati Qui tutto spira SCENA II ifiumi ed indi CORO di Eroi ed Eroine, poi EURIDICE. lusinghiera serena luce armonia è eroi. questa formano mai! Che insieme dolce ORFEO 692 Ranieri de' Calza bigi ATTO TERZO Euridice amor ti rende: già risorge, già riprende la primiera sua beltà. 165 Segue ballo degli Eroi. ORFEO 170 CORO 175 180 Anime awenturose, ah! tollerate in pace le impazienze mie: se foste amanti, conoscereste a prova quel focoso desio che mi tormenta, che per tutto è con me. Nemmeno in questo placido albergo esser poss'io felice, se non trovo il mio ben. Viene Euridice. Torna, o bella, al tuo consorte, che non vuoI che più diviso sia da te, pietoso, il ciel. Non lagnarti di tua sorte, che può dirsi un altro Eliso uno sposo sÌ fedel. SCENA! Oscura spelonca, che forma un tortuoso laberinto, ingombrato di massi staccati dalle rupz; che sono tutte coperte di sterpi e di piante selvagge. ORFEO ed EURIDICE. ()RFEO Vieni, segui i miei passi, ' unico amato oggetto del fedele amor mio. EURIDICE Con sorpresa. Sei tu! M'inganno? Sogno? Veglio? Deliro? ORFEO Con fretta. Amata sposa, Orfeo son io e vivo ancor; ti venni fin negli Elisi a ricercar; fra poco il nostro cielo, il nostro sole, il mondo di bel nuovo vedrai. Da un C01'Odi Eroine vien condotta Euridice vicino ad Orfeo il quale senza guardarla e con atto di somma premura la prende per mano e la conduce subito via. Séguita poi il ballo degli Eroi ed E1'Oine e si ripiglia il canto del coro, supposto continuarsifino a tanto che Orfeo ed Euridice non sono affatto fuora degli Elisi. Ad Euridice, che conduce per mano sempre senza guardarla. EURIDICE ORFEO 185 Sospesa. Come! ma con qual arte? ma per qual via? Saprai tutto da me; 190 Con premura. EURIDICE per ora non chieder più, meco t'affretta, e il vano importuno timor dall'alma sgombra: ombra tu più non sei, io non son ombra. Che ascolto! e sarà ver? pietosi numi, qual contento è mai questo! io dunque in braccio 195 694 il dolor che unite dono in sìtenero lieto momento? Che mai t'affanna ORFEO È sventura ma il roseo tronchiam ilcara del mirarti. volto? dimore, Odi: (Più che forse mia Ah diletta crudelI Ma vieni or enon taci. èvostro tempo del Mesta amor emio Ah! risentita, mio, non nel èmorte ritirando ver, primo ma ...l'ascolto, istante la sappi sono; osoffrir! conosco efede! thai insoffribile per me. Non mi abbracci! Ranieri Ma Sì, de' non ... mia Calzabigi un parli! speranza; sguardo 695 solo ...mano l'URIDICE (Che dirò! lo preveddi; ecco in pace. il cimento.) quelle agiammai entrambi sì care No: Ben Ma più mia potrò Ritira Sentendola perché vita, morir la èLasciami mano ombra sei ale vicina, Ah me d'affanno, sì tiranno? con la seguace prende sdegno. queste la sua mano ORFEO edue ada dal mio dolce riposo, or che hai pur spente e d'Imeneo pudiche faci! ... (Che barbaro martir!) Ma vieni ee taci. Rispondi, traditor. 240 225 ... 230 235 mi restava la aèma costanza, dunque la ... ElO perduta aal che svegliarmi ~45 EURIDICE ,l':URIDICE JRFEO III, lamante ed Euridice vuoI condurla. laE memoria, l'amore, ORFEO EURIDICE " Orfeo ma dirò perché. EURIDICE Grande, oEuridice; numi, èinfido! il dono albero. quando dal caro aspettarmi io dovea gli amplessi i baci! ed'Amore dal tenero sposo che di vivere con te. gra a l Nel duetto ciascuson l'accoglienze tue! ilmi un sguardo, Ch'io e questo ancora sempre intorno anieghi te.unambedue, no dalla sua parte, siterminare appoggiano ad Vieni: appaga il verrò tuo consorte. grato . taccia! ll'.URIDICE JllFEOla mi sied lacera ilSposa! cor! Più non resisto: ricordati ...... di. ..senza me ... Orfeo ... consorte ...EURIDICE La scuote. smanio, fremo, deliro ... ahla mio tesoro! ... aAlzandosi dolor! Si volta con impeto e lavive, guarda. un delirio d'amori Ben ... mio ... ORFEO in van, misero me, perdo, (Ecco un nuovo tormento.) Che ...poco Oh come ImrEO Euridice!. ..sorte Consorte! ah più senza che soffrono un amplesso ide' viventi, tuo aro ...poco Amato senza gran un colpo addio! More. Qual (Più fra frenarmi vita l'angoscia èatto questa non econ posso; mai, il[mo terrore forza 697 anon esì... tornando adal a impeto. cadere. III, Iinferno Ranieri Calzabigi Orfeo Euridice ... Euridice! ... dovrò penar!) Dove andrò Le senza s'accosta il mio con ben! fretta. Che farò Euridice! Ahimè! dove Intanto trascorsi! di voltarsi ove a affanno! guardarla mi spinse esposo, con in questo orrido dell' orrido mio stato; 696 300 285 280 290 ... 305 295 se sapessi (Ah! che fo? ..non ma fino quando Euridice! Ah non m'avanza saziati rea, son disperato. No sposa ...a ascolta ... oh ricordo crudeli non ho soccorso, (oh fiera vista!) il luttuoso aspetto né mondo, né dal cieli m'avanza consiglio. lochiamo veggo solo Che farò senza Euridice! più soccorso, più speranza Dove andrò senza il mio ben! Euridice! io son pure Oh il tuo dio! fedel. rispondi, dei, che m'avvenne. lo ... manco ... io ... EURIDICE OIlFEO il AMORE le dovute a' miei Farti casi felice. ail riunirsi Lo Come disarma. con tornando te. in se stesso. In mio sìConsorte! Ad fiero bene Amore. momento, da Questo Sì: furore aspetta, o cara Oh Di sua catena Con Ranieri impeto de' Calzabigi efuori diAssai sé.s'interrompe ORFEO talvolta amara Trionfi Amore, ORFEO Basta; venite 699 EURIDICE della beltà. Orfeo edil Eurtdice Compensa mille sorpresa, pene un elieto corre mio EURIDICE ad contento. abbracciare Euridice. III, 1-III afesteggiare Partono. fortunato momento! Eme. Oh pur fausto t'abbraccio! giorno! EORFEO pure esen mondo intiero 330ritornate AMORE 335 Sposa ... al tiche stringo! Oh Amor pietoso! eaPastorelle digodere. Euridice e, cominciando vengono undrappello allegro il ballo, ritorno Magnifico tempio dedicato Amore. Che veggo! oh AMORE, numi! serva all'impero ed EURIDICE preceduti da numeroso di ORFEO Pastori da Orfeo che intuona il seguente coro. SCENA III E ad ULTIMA enza mia ... AMORE amanti, usciamo al mondo, Ah! seie riconosci tu Ti ravviso; ilben. duolDifinora Euridice, il tuo tua costanza eponi Ah! Amore. quale 698 DICE E efelicità. ilgelosia mondo intiero della beltà. 700 Trionfi Amore, Talor La mai ma Ma poi Ri1nieri fu dispera, poi più ristora de' lacara pena Calza bigi fedeltà. eoblia il della mondo beltà. intiero talvolta la nel alfin d'una libertà. crudeltà. 1'amante dolce diventa affanna tiranna istante che il cor tormenta, serva strugge della E quel pietà. eall'impero divora; sospetto,