Ranieri
de' Calzabigi
Orfeo ed Euridice
Azione teatrale per musica in tre atti
Orfeo ed Euridice
Presente a Vienna come segretario del cancelliere Kaunitz, illivornese
Ranieri Calzabigi (1714-1795) scrisse
questa "azione teatrale", inscenata al Burgtheater il 5 ottobre 1762, per festeggiare l'onomastico
dell' imperatore
Francesco 1. Autore della musica Christoph Willibalà
Gluck (1714-1787), dei movimenti di danza Gasparo Angiolini (1731-1803), il giovane coreografo fiorentino destinato a grande successo. Il castrato Gaetano Guadagni
(contralto), al vertice della sua carriera internazionale di
grande attore-cantante e coinvolto personalmente nell' elaborazione del ruolo del mitico eroe del canto poetico, impersonava Orfeo; Marianna Bianchi Euridice, Lucia Clavarau Amore.
Replicato a Vienna l'anno successivo, venne ripreso nel
1769 a Parma con la parte del protagonista trasportata alla
voce di soprano del castrato Giuseppe Millico, diretto dallo
stesso Gluck, il quale nel 177 4 ne curò, a Parigi; una nuova
versione per l'Académie Royale de Musique. Pierre-Louis
Moline tradusse in francese il testo di Calzabigi e redasse
ex novo i testi per i pezzi aggiunti dal compositore: tra gli
altri, l'aria con coro di Euridice nel s·econdo atto, il terzetto
di Orfeo Euridice e Amore nel terzo. Per la nuova versione
Gluck ampliò anche la componente coreografica: oltre ad
alcuni balli nella scena dei Campi Elisi e nel/inale del terzo
atto, aggiunse a chiusura della scena prima dell' atto secondo la danza demoniaca delle Furie tratta dal suo celebre
balletto Don Juan (Vienna 1763); modificò inoltre l' orchestrazione e adattò di nuovo la parte di Orfeo alla voce tenorile dell'haute-contre.
(Il libretto italiano originale venne
nuovamente rimaneggiato da Marco Coltellini per l'intonazione di Antonio Tozzi allo Hoftheater di Monaco nel
679
1775, e servi' ancora a Ferdinando Bertoni per la rappresentazione al teatro San Benedetto di Venezia nel 1776.)
La recita di un dramma per musica in pieno Settecento
prevedeva che gli intervalli tra gli atti ospitassero non più
intermezzi comici ma ballt; che d'abitudine non avevano
nulla a che vedere con l'argomento del dramma: nell'Orfeo e Euridice questa componente spettacolare viene organicamente inglobata nella sceneggiatura di CalzabigiGluck e realizzata da Angiolim;
già collaboratore
di
Gluck per il Don J uan e probabilmente autore delle minuziose didascalie coreografiche, secondo i dettami del
balletto pantomimico
teorizzato proprio in quegli anni
dalle Lettres sur la danse (1760) di Jean-George Noverre.
Propiziata dall'intendente
dei teatri viennesi conte Giacomo Durazzo, la collaborazione tra Calzabigi, Gluck e Angiolini mirava alla realizzazione di un ideale drammatico
diverso da quello allora egemone, rappresentato per l'opera
seria italiana da Metastasio e dai suoi collaboratori musicali
a Vienna: tra i più assidui Caldara, Hasse, Bonno. Rispetto
al modello metastasiano il testo di Calzabigl; che appartiene non al genere del melodramma ma a quello minore
dell'azione teatrale, aspira al modello grecizzante del sublime tragico. Sceneggia un mito classico, ma con un finale lieto -la celebrazione dell'onomastico imperiale escludeva la
fine tragica dei due sposi -; si fonda sulla vicenda lineare,
ancorché eccezionale, di una sola coppia senza intrecciarla
ad episodi diversivi o ad intrighi amorosi con altri personaggi, e attribuisce una funzione importante al coro che, oltre a
configurare i vari ambienti in cui si svolge l'azione, la esalta'
drammaticamente commentandone i momenti cruciali e in
un caso - il Coro delle Furie e degli Spettri (Il, J) - si pone
come vero e proprio antagonista di Orfeo.
Da parte sua Gluck, che si varrà di testi di Calzabigi anche per l'Al ceste e per Paride ed Elena (Vienna 1767 e
1770), si ispirò al Castor et Pollux di Rameau per il tombeau e per le S"Cenecoralt; e accentuò altri aspetti che rimandavano alla tragédie lyriquefrancese più che al dram-
681
Orfeo ed Euridice
Orfeo ed Euridice
ma per musica italiano: il recitativo strumentato invece del
semplice (elaboratissimo in particolare quello che saluta
l'approdo ai Campi Elisi nella seconda scena dell'atto secondo), il rifiuto del canto virtuosistico vocalizzato in favore di quello sillabico e la scelta diforme poetiche e musicali
affini alla romance. In piena intesa con Calzabig/~che aveva predisposto arie polistrofiche e arie con coro del tutto
estranee alla tradizione melodrammatica metastasiana,
Gluck le intonò evitando lo schema col "da capo" o la sua
variante abbreviata "dalsegno" e optando per una tipologia
che va dall'aria strofica al rondò, o al rifiuto della stessa
stroficità. In questo modo il libretto di Orfeo ed Euridice
si configura come un' alternanza di versi sciolti e rimatI; in
cui il «tagliente divario» fra il recitativo secco e l'aria belcantistica che Gluck riprovava nell'opera metastasiana lascia luogo a un movimento musicale che investe sia i recitativl; liricizzandoli, sia leforme chiuse, scompaginandone la
struttura strofica e drammatizzandone l'espressione degli
affetti. Il processo è promosso da una lingua teatrale studiata in vista di una declamazione in cui ogni parola acquista
una sua perspicua valenza fonica e semantica.
Viene cosi costituendosi una nuova drammaturgia teatrale fondata sull' abbandono dell' intreccio storico afavore
di temi e figure mitiche, le cui vicende emblematiche ed
esemplari sono ben note e consentono una linearità d'azione che si articola in grandi quadri - il sepolcro di Euridice,
l'orrida cavernosa illuminata dalle fiamme degli InferI; la
deliziosa verdeggiante dei Campi Elis/~ l'oscura spelonca
labirintica del ritorno alla luce, il magnifico tempio dedicato ad Amore - scenari monumentalz~ lontani dagli interni
cortigiani e miniaturistici dei drammi d'intrigo.
E quale figura più del mitico cantore Orfeo, simbolo
della potenza irresistibile della poesia e del canto, e congiunto, da una tradizione che risale all'antichità greca e latina, al tema della fedeltà amorosa oltre la morte, poteva
meglio ispirare la ricercadi un librettista e di un compositore concordi nel condannare gli artlfizi e gli abusi di un
/catro di società, avvertito come superato e capriccioso?Le
origini stesse del melodramma sono legate al mito di 01'/eo che, confidando nel suo canto e nell'aiuto d'Amore
.l'cendenell'Oltretomba per riavere la sposa: dall'Euridic~
di Rinuccini-Peri (1600) e dal capolavoro di Striggio-Mon/everdi fino all' ironia dissacratoria di Malipiero, Orfeo
.l'ollecitail canto di poeti e compositori. Nel rispondere a
questo appello Calzabigi e Gluck, i due riformatori del
teatro melodrammatico del Settecento, non hanno tradito
la loro ricercadi «semplicità, verità e naturalezza»: il terzo
atto della breve e intensa azione teatrale, rinunciando alla
wlennità del confronto con le forze ultraterrene, si ripiega
sul dolore tutto umano di un affetto ricuperato e subito
perduto, di una prova cosi crudele da negare la stessa pas.rione amorosa che l'ha originata. Euridice e Orfeo non
reggono al divieto che li diVIde e li estranea, e sacrificano
lilla violenza della passione il bene della vita appena riconquistata. Debolezza, disubbidienza, eccesso d'amore:
l'ultimo cedimento è punito nella tradizione del mito dalla morte di entrambi gli sposi. Calzabigi e Gluck hanno
optato per un'altra soluzione: quella che riconosce nel volgersi dello sguardo di Orfeo la vittoria della fedeltà coniugale, il «trionfo dell' amore»; come suggerisce un interprete recente (Paduano) hanno, con sensibilità del tutto
moderna, riconosciuto nella contravvenzione al divieto la
«maggior prova» della «costanza» amorosa (vv. 323-24).
680
G.G.
Orfeo ed Euridice
683
d'Imeneo spenge la sua face simbolo dell'unione coniugale separata dalla morte.
Te, dulcis eoniux, te solo in litore seeum,
Te veniente die, te deeedente eanebat.
Virgilio
ARGOMENTO
È noto Orfeo, e celebre il suo lungo dolore nell'immatura
morte della sua sposa Euridice. Morì ella nella Tracia; io
per comodo dell'unità del luogo la suppongo morta nella
Campagna felice presso al lago d'Averno, in vicinanza del
quale finsero i poeti trovarsi una spelonca, che apriva il
cammino all'Inferno. L'infelice amante mosse a pietà gli
dei, che gli concessero di penetrar negli Elisi per ripigliarsi la sua diletta, col patto però di non guardarla finché non fosse tornato sulla terra. Non seppe il tenero
sposo frenar tanto gli affetti, ed avendo contravvenuto al
divieto perdé per sempre Euridice. Per adattar la favola
alle nostre scene ho dovuto cambiar la catastrofe. Leggasi
Virgilio al libro IV delle Georgiche, al 6° dell' Eneide.
BALLI
Primo: di Pastori e Ninfe seguaci d'Orfeo. Si rappresentano in questo ballo le feste funebri che celebravano gli
antichi intorno a' sepolcri de' morti. Consistevano in sagrifizi, in profumi, in sparger odori e circondarne Il!
tomba, in versar latte e vino sulla medesima, in ballar
all'intorno con atti di dolore e in cantar le lodi d I
defonto. S'introducevano nelle più solenni de' giovaneGti in abito di Genii dando 101;0 e attributi ed azioni convenienti alla persona e alla qualità del sepolcro. CosÌ jl)
questo ballo intorno all'urna di Euridice piangono d "
Genii che rappresentano degli Amorini, ed uno in figuril
Secondo: di Spettri nell'Inferno che procurano di spaventare Orfeo.
Terzo; d'Ombre fortunate negli Elisi. L'idea di questo ballo è presa da Virgilio al libro VI dell'Eneide.
Quarto: di Eroi ed Eroine con Amore Orfeo ed Euridice. Si festeggia il ritorno di Euridi~e si celebra il
trionfo d'Amore. La face coniugale, che' fu spenta da
[meneo nel primo ballo, in quest'ultimo è riaccesa da
Amore colla fiamma della sua. Amore ed Imeneo si
scambiano vicendevolmente le loro faci, e termina la festa con allegro ballo.
ATTO PRIMO
[I
SCENA!
Personaggi
Ameno, ma solitario boschetto di allori e cipressi
che ad arte diradato racchiude in un piccolo piano la tomba
di Euridice. Alt' alzarsi della tenda al suono di mesta sinfonia
si vede occupata la scena da uno stuolo di Pastori e Ninfe
seguaci di Orfeo che portano serti difiori e ghirlande
di mirto; e mentre una parte di loro arder fa dei profumi,
incorona il marmo e sparge fiori intomo alla tomba,
intuona l'altro il seguente CORO interrotto da' lamenti d'ORFEO
che, disteso sul davanti sopra d'un sasso, va di tempo
in tempo replicando appassionatamente il nome di Euridice.
ORFEO
EURIDICE
AMORE
di
Pastori e Ninfe
CORI
Furie e Spettri nell'Inferno
Eroi ed Eroine negli Elisi
Seguaci d'Orfeo
CORO
La musica è del signor Cav. Cristofano
delle MM. LL. Il. RR.
Gluck al servizio
Inventore
e direttore de' balli il signor Gaspe1'OAngiolini.
Inventore
delle scene il sig. Gio. Maria Quaglio.
ORFEO
CORO
Ah! se intorno a quest'urna funesta,
Euridice, ombra bella, t'aggiri,
odi i pianti, i lamenti, i sospiri,
che dolenti si spargon per te.
Ed ascolta il tuo sposo infelice,
che piangendo ti chiama e si lagna,
come quando la dolce compagna
tortorella amorosa perdé.
Basta basta, o compagni; il vostro lutto
aggrava il mio: spargete
purpurei fiori, inghirlandate il marmo,
partitevi da me; restar vogl'io
solo fra queste ombre funebri e oscure
coll'empia compagnia di mie sventure.
Ah! se intorno a quest'urna funesta,
Euridice, ombra bella, t'aggiri,
odi i pianti, i lamenti, i sospiri,
che dolenti si spargon per te.
,lO
15
686
Orfeo ed Euridice I, I-Il
Ranieri de' Calzabigi
pallidi abitator, la di cui mano
avida delle morti
mai disarmò, mai trattener non seppe
beltà né gioventù, voi mi rapiste
la mia bella Euridice
(oh memoria crudel!) sul fior degli anni:
la rivoglio da voi, numi tiranni.
Ho core anch'io per ricercar sull'orme
dei più intrepidi eroi, nel vostro orrore,
la mia sposa, il mio ben ....
Seguita il ballo, terminato il quale tutti
partono.
ORFEO
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25
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40
45
Chiamo il mio ben così
quando si mostra il dì,
quando s'asconde.
Ma, oh vano mio dolor!
l'idolo del mio cor
non mi risponde
Euridice! Euridice!
Ombra cara, ove sei? Piange il tuo sposo,
ti domanda agli dei,
a' mortali ti chiede e sparse a' venti
son le lagrime sue, i suoi lamenti.
Cerco il mio ben così,
in queste, ove morì,
funeste sponde.
Ma sola al mio dolor,
perché conobbe amor,
l'Eco risponde.
Euridice! Euridice! Ah, questo nome
san le spiagge, e le selve
l'appresero da me. Per ogni valle
Euridice risuona; in ogni tronco
scrisse il misero Orfeo, Orfeo infelice:
«Euridice, idol mio, cara Euridice».
Piango il mio ben così,
se il sole indora il dì,
se va nell' onde.
Pietoso al pianto mio
va mormorando il rio
e mi risponde.
Numi! barbari numi!
d'Acheronte e d'Averno
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SCENA II
AMORE
AMORE
ORFEO
AMORE
ORFEO
AMORE
ORFEO
AMORE
é detto.
T'assiste Amore.
Orfeo, della tua pena
Giove sente pietà. Ti si concede
le pigre onde di Lete
vivo varcar. Del tenebroso abisso
sei sulla via: se placar puoi col canto
le furie, i mostri e l'empia morte, al giorno
la diletta Euridice
farà teco ritorno: ...
Ah come! Ah quando!
E possibil sarà? ... spiegati.
Avrai
valor che basti a questa prova estrema?
Mi prometti Euridice, e vuoi che io tema!
Sai però con qual patto
l'impresa hai da compir?
Parla.
Euridice
ti si vieta il mirar, finché non sei
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Ranieri de' Calzabigi
ATTO SECONDO
fuor degli antri di Stige, e il gran divieto
rivelarle non dèi; se no, la perdi,
e di novo, e per sempre; e in abbandono
al tuo fiero desio
sventurato vivrai. Pensa ci; addio.
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Gli sguardi trattieni,
affrena gli accenti:
rammenta se peni,
che pochi momenti
hai più da penar.
Sai pur che talora,
confusi, tremanti
con chi gl'innamora,
son ciechi gli amanti,
non sanno parlar.
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SCENA!
Orrida e cavernosa di là del fiume Cocito, offuscata poi
in lontananza da un tenebroso fumo illuminato
da fiamme, che ingombra tutta quella orribile abitazione.
Appena aperta la scena al suono di orribile sinfonia
comincia il ballo di Furie e Spettri, che viene interrotto
dalle armonie della lira d'oRFEo, il quale comparendo poi
.l'ullascena, tutta quella turba infernale intona il seguente.
CORO
Parte.
ORFEO
90
95
100
Che disse! che ascoltai! Dunque Euridice
vivrà, l'avrò presente, e doppo i tanti
affanni miei, in quel momento, in quella
guerra d'affetti, io non dovrò mirarla,
non stringerla al mio seni Sposa infelice!
che dirà mai? che penserà? Preveggo
le smanie sue, comprendo
le angustie mie. Nel figurarlo solo
sento gelarmi il sangue,
tremarmi il cor. .. Ma ... lo potrò. Lo voglio.
Ho risoluto. Il grande,
l'insoffribil de' mali è l'esser privo
dell'unico dell'alma amato oggetto:
assistetemi, o dei, la legge accetto.
Si vede un lampo, si sente un tuono e
parte Orfeo.
Chi mai dell'Erebo
fra le caligini
sull' orme d'Ercole
e di Piritoo
conduce il piè?
D'orror l'ingombrino
le fiere Eumenidi,
e lo spaventino
gli urli di Cerbero,
se un dio non è.
105
110
Ripigliano le Furie il ballo girando intorno ad Orfeo per .l'paventarlo.
ORFEO
CORO
ORFEO
CORO
Deh placatevi con me,
Furie, Larve, Ombre sdegnose.
No.
Vi renda almen pietose
il mio barbaro dolor.
Raddolcito e con espressione di qualche
compatimento.
Misero giovine!
che vuoi, che mediti?
115
O
CORO
nostro
al
vincitor.
ho
con
me
l'inferno
mio,Che nuova
Men
tiranne
ah!
voi
sareste
cosa
siafuror.
languir
d'amor.
Mille
vien
che
lutto
pene,
l'implacabile
ede'
Ombre
gemito
moleste,
Sempre
Ranieri
più
raddolcito.
Calzabigi
691
Che puro
cieli
Che
chiaro
sol!
Giunge
Euridice.
160
150
155
me voi
lo asento
in mezzo
al cor.
dolce
sospendere
come
sopporto
anch'io;
690
i un
fiori
che
rivestono
iincontrar
prati,
ilaritiri
ombrosi
Iil il
ma
tranquillo
non
per
contento,
me.
Se
l'idol
mio
non
trovo,
che
mi
viene
Inoltrandosi
aboschetti
verso
stuolo
coro.
felice.
sperar
noI
posso;
iII,sposo,
suoi
soavi
accenti,
Euridice
sono
ilche
mio
dov'è?
solo,
ilsarà?
mio
diletto
Eliso.
Ma
gli
amorosi
in
qual
parte
suoi
sguardi,
suo
bel
riso
I-Il
Orfeo
ed
Guardando
per
scena.
Chiedasi
aedquesto
Deliziosa
per
iaugelli,
che
vi
verdeggiano,
mormorio.
Sparite
le
sgombrati
nano,
finisce
finalmente
in
un confuso
grande
Vieni
eroe,
a'
regni
tenero
del
riposo,
Mostrz;
Orfeo
s'avanza
nell'Inferno.
ilraro
cantar
il
correr
degli
de'
ruscelli,
esempio
in
ogni
età.
vi
si
scuoprono,
i ruscelli
che ila bagnano.
dell'aure
ilEuridice
sussurrar!
Questo
èFurie,
il
soggiorno
de'
fortunati
Qui
tutto
spira
SCENA
II ifiumi
ed
indi
CORO
di
Eroi
ed
Eroine,
poi
EURIDICE.
lusinghiera
serena
luce
armonia
è eroi.
questa
formano
mai!
Che
insieme
dolce
ORFEO
692
Ranieri
de' Calza bigi
ATTO TERZO
Euridice amor ti rende:
già risorge, già riprende
la primiera sua beltà.
165
Segue ballo degli Eroi.
ORFEO
170
CORO
175
180
Anime awenturose,
ah! tollerate in pace
le impazienze mie: se foste amanti,
conoscereste a prova
quel focoso desio che mi tormenta,
che per tutto è con me. Nemmeno in questo
placido albergo esser poss'io felice,
se non trovo il mio ben.
Viene Euridice.
Torna, o bella, al tuo consorte,
che non vuoI che più diviso
sia da te, pietoso, il ciel.
Non lagnarti di tua sorte,
che può dirsi un altro Eliso
uno sposo sÌ fedel.
SCENA!
Oscura spelonca, che forma un tortuoso laberinto,
ingombrato di massi staccati dalle rupz; che sono tutte
coperte di sterpi e di piante selvagge. ORFEO ed EURIDICE.
()RFEO
Vieni, segui i miei passi, '
unico amato oggetto
del fedele amor mio.
EURIDICE
Con sorpresa.
Sei tu! M'inganno?
Sogno? Veglio? Deliro?
ORFEO
Con fretta.
Amata sposa,
Orfeo son io e vivo ancor; ti venni
fin negli Elisi a ricercar; fra poco
il nostro cielo, il nostro sole, il mondo
di bel nuovo vedrai.
Da un C01'Odi Eroine vien condotta Euridice vicino ad Orfeo il quale senza guardarla e con atto di somma premura la
prende per mano e la conduce subito via.
Séguita poi il ballo degli Eroi ed E1'Oine e
si ripiglia il canto del coro, supposto continuarsifino a tanto che Orfeo ed Euridice non sono affatto fuora degli Elisi.
Ad Euridice, che conduce per mano sempre senza guardarla.
EURIDICE
ORFEO
185
Sospesa.
Come! ma con qual arte?
ma per qual via?
Saprai
tutto da me;
190
Con premura.
EURIDICE
per ora
non chieder più, meco t'affretta, e il vano
importuno timor dall'alma sgombra:
ombra tu più non sei, io non son ombra.
Che ascolto! e sarà ver? pietosi numi,
qual contento è mai questo! io dunque in braccio
195
694
il
dolor
che
unite
dono
in
sìtenero
lieto
momento?
Che
mai
t'affanna
ORFEO
È
sventura
ma
il
roseo
tronchiam
ilcara
del
mirarti.
volto?
dimore,
Odi:
(Più
che
forse
mia
Ah
diletta
crudelI
Ma
vieni
or
enon
taci.
èvostro
tempo
del
Mesta
amor
emio
Ah!
risentita,
mio,
non
nel
èmorte
ritirando
ver,
primo
ma
...l'ascolto,
istante
la
sappi
sono;
osoffrir!
conosco
efede!
thai
insoffribile
per
me.
Non
mi
abbracci!
Ranieri
Ma
Sì,
de'
non
...
mia
Calzabigi
un
parli!
speranza;
sguardo
695
solo
...mano
l'URIDICE
(Che
dirò!
lo
preveddi;
ecco
in
pace.
il
cimento.)
quelle
agiammai
entrambi
sì
care
No:
Ben
Ma
più
mia
potrò
Ritira
Sentendola
perché
vita,
morir
la
èLasciami
mano
ombra
sei
ale
vicina,
Ah
me
d'affanno,
sì
tiranno?
con
la
seguace
prende
sdegno.
queste
la
sua
mano
ORFEO
edue
ada
dal
mio
dolce
riposo,
or
che
hai
pur
spente
e d'Imeneo
pudiche
faci!
...
(Che
barbaro
martir!)
Ma
vieni
ee taci.
Rispondi,
traditor.
240
225 ...
230
235
mi
restava
la
aèma
costanza,
dunque
la
...
ElO
perduta
aal
che
svegliarmi
~45
EURIDICE
,l':URIDICE
JRFEO
III,
lamante
ed
Euridice
vuoI
condurla.
laE
memoria,
l'amore,
ORFEO
EURIDICE
" Orfeo
ma
dirò
perché.
EURIDICE
Grande,
oEuridice;
numi,
èinfido!
il
dono
albero.
quando
dal
caro
aspettarmi
io
dovea
gli
amplessi
i baci!
ed'Amore
dal
tenero
sposo
che
di
vivere
con
te.
gra a
l
Nel
duetto
ciascuson
l'accoglienze
tue! ilmi
un sguardo,
Ch'io
e questo
ancora
sempre
intorno
anieghi
te.unambedue,
no
dalla
sua
parte,
siterminare
appoggiano
ad
Vieni:
appaga
il verrò
tuo
consorte.
grato
. taccia!
ll'.URIDICE
JllFEOla
mi
sied
lacera
ilSposa!
cor!
Più
non
resisto:
ricordati
......
di.
..senza
me
...
Orfeo
...
consorte
...EURIDICE
La
scuote.
smanio,
fremo,
deliro
...
ahla
mio
tesoro!
...
aAlzandosi
dolor!
Si
volta
con
impeto
e lavive,
guarda.
un
delirio
d'amori
Ben
...
mio
...
ORFEO
in
van,
misero
me,
perdo,
(Ecco
un
nuovo
tormento.)
Che
...poco
Oh
come
ImrEO
Euridice!.
..sorte
Consorte!
ah
più
senza
che
soffrono
un
amplesso
ide'
viventi,
tuo
aro
...poco
Amato
senza
gran
un
colpo
addio!
More.
Qual
(Più
fra
frenarmi
vita
l'angoscia
èatto
questa
non
econ
posso;
mai,
il[mo
terrore
forza
697
anon
esì...
tornando
adal
a impeto.
cadere.
III,
Iinferno
Ranieri
Calzabigi
Orfeo
Euridice
...
Euridice!
...
dovrò
penar!)
Dove
andrò
Le
senza
s'accosta
il
mio
con
ben!
fretta.
Che
farò
Euridice!
Ahimè!
dove
Intanto
trascorsi!
di
voltarsi
ove
a affanno!
guardarla
mi
spinse
esposo,
con
in
questo
orrido
dell'
orrido
mio
stato;
696
300
285
280
290
...
305
295
se
sapessi
(Ah!
che
fo?
..non
ma
fino
quando
Euridice!
Ah
non
m'avanza
saziati
rea,
son
disperato.
No
sposa
...a ascolta
...
oh
ricordo
crudeli
non
ho
soccorso,
(oh
fiera
vista!)
il
luttuoso
aspetto
né
mondo,
né
dal
cieli
m'avanza
consiglio.
lochiamo
veggo
solo
Che
farò
senza
Euridice!
più
soccorso,
più
speranza
Dove
andrò
senza
il
mio
ben!
Euridice!
io
son
pure
Oh
il
tuo
dio!
fedel.
rispondi,
dei, che m'avvenne. lo ... manco ... io ...
EURIDICE
OIlFEO
il
AMORE
le
dovute
a'
miei
Farti
casi
felice.
ail riunirsi
Lo
Come
disarma.
con
tornando
te.
in
se
stesso.
In
mio
sìConsorte!
Ad
fiero
bene
Amore.
momento,
da
Questo
Sì:
furore
aspetta,
o cara
Oh
Di
sua
catena
Con
Ranieri
impeto
de'
Calzabigi
efuori
diAssai
sé.s'interrompe
ORFEO
talvolta
amara
Trionfi
Amore,
ORFEO
Basta;
venite
699
EURIDICE
della
beltà.
Orfeo
edil
Eurtdice
Compensa
mille
sorpresa,
pene
un
elieto
corre
mio
EURIDICE
ad
contento.
abbracciare
Euridice.
III,
1-III afesteggiare
Partono.
fortunato
momento!
Eme.
Oh
pur
fausto
t'abbraccio!
giorno!
EORFEO
pure
esen
mondo
intiero
330ritornate
AMORE
335
Sposa
...
al
tiche
stringo!
Oh
Amor
pietoso!
eaPastorelle
digodere.
Euridice
e,
cominciando
vengono
undrappello
allegro
il ballo,
ritorno
Magnifico
tempio
dedicato
Amore.
Che
veggo!
oh AMORE,
numi!
serva
all'impero
ed
EURIDICE
preceduti
da
numeroso
di ORFEO
Pastori
da
Orfeo
che
intuona
il
seguente
coro.
SCENA
III
E ad
ULTIMA
enza
mia
...
AMORE
amanti,
usciamo
al
mondo,
Ah!
seie riconosci
tu
Ti ravviso;
ilben.
duolDifinora
Euridice,
il tuo
tua costanza
eponi
Ah!
Amore.
quale
698
DICE
E
efelicità.
ilgelosia
mondo
intiero
della
beltà.
700
Trionfi
Amore,
Talor
La
mai
ma
Ma
poi
Ri1nieri
fu
dispera,
poi
più
ristora
de'
lacara
pena
Calza bigi
fedeltà.
eoblia
il
della
mondo
beltà.
intiero
talvolta
la
nel
alfin
d'una
libertà.
crudeltà.
1'amante
dolce
diventa
affanna
tiranna
istante
che
il
cor
tormenta,
serva
strugge
della
E quel
pietà.
eall'impero
divora;
sospetto,
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Orfeo ed Euridice - Università degli Studi di Ferrara