Il moto dei pianeti Fin dall’antichità si cercò di studiare l’universo per formulare un’interpretazione in grado di spiegare il movimento del Sole e di tutti i corpi (pianeti e loro satelliti, comete, meteoriti) che gravitano intorno ad esso. Le teorie più importanti furono quella geocentrica (Terra al centro) e quella eliocentrica (Sole al centro). I principali scienziati ad occuparsi del problema furono: Aristotele Tolomeo Copernico Brahe Keplero Newton Aristotele Aristotele (Grecia 384 a.C.- 322 a.C.), convinto che l’universo fosse di origine divina, concluse che la forma sia dei corpi celesti sia delle loro traiettorie doveva essere la più perfetta, cioè quella circolare, con la Terra posta al centro dell’Universo. Il limite di questa teoria è che non si riesce a spiegare la variabilità del moto dei pianeti, il cosiddetto moto retrogrado. Tolomeo Claudio Tolomeo (II secolo d.C.), astronomo della scuola alessandrina, condivise la teoria geocentrica di Aristotele, ma seppe apportare ad essa alcune modifiche in grado di spiegare la diversa velocità dei pianeti e la distanza variabile di essi rispetto alla Terra: il moto dei pianeti si svolge su una circonferenza, detta epiciclo, il cui centro ruota intorno alla Terra su una seconda circonferenza di raggio più grande, detta deferente. Copernico Niccolò Copernico (Polonia 1473-1543) fu il divulgatore della teoria eliocentrica, secondo la quale il Sole è immobile al centro dell’Universo, mentre la Terra e i pianeti ruotano su orbite circolari intorno ad esso. Per interpretare i fatti sperimentali osservati fu costretto anche lui a introdurre gli epicicli. La teoria di Copernico provocò una crisi profonda da un punto di vista religioso, tanto che la Chiesa considerò eretiche e condannò duramente le opere a favore dell’eliocentrismo. Brahe Tycho Brahe (Danimarca 1546-1601) cercò di trovare un compromesso che risolvesse la disputa tra le due opposte teorie dell’eliocentrismo e del geocentrismo e propose un nuovo sistema, detto ticonico: secondo i suoi calcoli tutti i pianeti, ad eccezione della Terra, erano considerati in moto intorno al Sole, che a sua volta ruotava intorno alla Terra. Keplero Giovanni Keplero (Germania 1571-1630), allievo di Brahe, formulò tre leggi che diedero un assetto definitivo al problema: i pianeti descrivono orbite ellittiche intorno al Sole, che rappresenta uno dei due fuochi dell’ellisse; la velocità di rivoluzione di ogni pianeta è tanto più grande quanto maggiore è la sua vicinanza al Sole; il periodo di rivoluzione di ogni pianeta cresce con l’aumentare del semiasse maggiore della sua orbita (ciò vuol dire che nei pianeti più lontani l’anno è più lungo). Newton Isaac Newton (Inghilterra 1642-1727) partì dalle tre leggi di Keplero e con un procedimento matematico ricavò l’espressione della forza responsabile del moto dei pianeti, giungendo alla formulazione della legge di gravitazione universale. La sua grandezza fu quella di arrivare a considerare che la forza centripeta che fa ruotare i pianeti intorno al Sole è dello stesso tipo della forza di gravità, responsabile della caduta degli oggetti.