Parmenide nasce da una famiglia aristocratica ad Elea, dove poi fonda la sua scuola. Con Parmenide perviene una prima soluzione al problema della verità. Egli afferma che tra la realtà, la ragione e il linguaggio esiste un’identità. Viene esposta inoltre l’ontologia parmenidea , ossi si procede alla definizione dell’essere. Per Parmenide all’uomo nella sua vita si prospettano due vie: Quella della verità – alétheia Quella dell’opinione comune – doxa Il filosofo deve imboccare la prima, poiché solo questa può condurre alla verità, ma conoscere anche la seconda, perché egli deve “fare esperienza di tutte le cose”, vagliando anche le pure apparenze. L’originalità di Parmenide consiste nell’attenzionarsi quando viene usata la parola “essere”. Volti alla ricerca dell’archè , altri filosofi danno per scontato che le cose di cui si parla siano. Solo con Parmenide la filosofia deiventa discorso sull’essere: essa si accorge dell’ente in quanto ente. Se l’essere viene espresso con il pensiero , questo a sua volta trova l’espressione con il linguaggio. Una legge profonda collega il pensare e il dire: il linguaggio si presenta sempre come affermazione dell’essere delle cose. Le tesi fondamentali sono quindi tre: - tesi ontologica, l’essere è e il non essere non è - tesi gnoseologica, relativa cioè alla conoscenza - tesi linguistica, per cui l’essere è il riferimento del discorso. Per Parmeninde possiamo percorrere tre diverse vie: - Prima via, l’essere è, è la via dell’essere e della verita - Seconda via, il non essere non è, è la via del nulla e dell’errore - Terza via, l’essere è e il non essere è, è la via dell’apparenza che afferma che non essere e essere contemporaneamente sono e non sono la medesima cosa Per Parmenide l’essere è: - Ingenerato e imperituro - Privo di passato e di futuro, vive in un eterno presente - Senza fine, indivisibile - Unico, immobile. Amorelli Vittorio Caputo Matteo Giunta Angelo Pistone Demiro Ludovico A cura della Prof.ssa Falsaperla Tiziana