Il problema dell’essere
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Fino ai Milesi i filosofi si ponevano il
problema di cercare un principio fisico e
materiale della natura.
Dal Vi secolo, invece, la realtà materiale
comincia ad essere descritta come mera
apparenza dietro la quale occorre
cercare qualcosa di più vero, un essere
unico, eterno e immutabile.
Si va alla ricerca dell’autentico essere
delle cose, che sta oltre la superficie
sensibile e materiale delle cose stesse.
Che cosa vuol dire
essere
• L’essere è un termine filosofico fondamentale e
designa tutto ciò che è, tutto ciò che si può
pensare come qualcosa che è.
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Di tutte le cose che possiamo pensare o vedere e
di cui possiamo fare esperienza, dobbiamo lasciar
perdere le caratteristiche secondarie, (le qualità
particolari, la conformazione, il fatto che siano o
meno materiali o spirituali o mentali, passate,
future o presenti, vicine o lontane) dobbiamo
vedere l’elemento fondante.
La qualità fondamentale che viene prima di tutte le
altre è il fatto che quelle “cose” “sono”: le
chiameremo dunque non “cose” ma “enti”, parola
che vuole dire “cose che sono”(essenti).
L’Essere in generale
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Quando noi parliamo di enti ci vogliamo
concentrare sul loro ESSERE e,
sostantivando il verbo corrispondente,
diciamo che parliamo dell’ESSERE.
L’Essere è quindi la caratteristica
assolutamente primaria di tutte le “cose
che sono”, cioè di tutti gli enti.
La disciplina filosofica che studia l’Essere in
generale è l’ontologia (= discorso
sull’Essere)
TRE TESI SULL’ESSERE
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L’ESSERE DIVIENE, MUTA IN
CONTINUAZIONE (Eraclito)
L’ESSERE E’ UNICO, IMMOBILE E
IMMUTABILE (Scuola di Elea)
LE COSE SENSIBILI MUTANO E
DIVENGONO, MA I FONDAMENTI
DELLA NATURA SONO IMMUTABILI
(Pluralisti).
I- TESI ERACLITO
• Eraclito = l’essere è panta rei e il
logos, la legge di questo pantarei, è
il polemos tra contrari, che
costituiscono, nel loro scontro, la
unitaria armonia del cosmo e che
ne determinano -secondo un
andamento ciclico- distruzione e
formazione.
II TESI PARMENIDE E
LA SCUOLA DI ELEA
La ben rotonda verità
Scuola eleatica
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Parmenide è il fondatore della scuola
eleatica e vive nella cittadina campana di
Elea tra il 550 e il 450 a.C. Di famiglia
agiata, conosce il pensiero di Senofane
di Colofone, conosce Anassimandro e il
pitagorico Aminia.
Scrive un’opera in esametri intitolata Sulla
natura di cui ci rimangono solo 154 versi
in 20 frammenti.
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Sulla natura
Parmenide immagina di essere portato su un
carro trainato da fanciulle semidivine al
cospetto della VERITÀ, una dea che lo
accoglie benevola e lo invita a conoscere
“tanto l’immobile cuore della verità
perfettamente rotonda, quanto le opinioni
dei mortali, cui non si può concedere
alcuna fiducia” (fr.1).
la verita’ dunque può essere conosciuta solo
se ci si mette in viaggio, se si fatica, se ci si
allontana dalle opinioni comuni.
Le due vie
Dunque per Parmenide all’uomo nella sua
vita si prospettano due vie:
• a)Quella della verità – alétheia
• b)Quella dell’opinione comune – doxa
Il filosofo deve imboccare la prima, ma
conoscere anche la seconda, perché egli
deve “fare esperienza di tutte le cose”,
vagliando anche le pure apparenze
(cfr. fr. 1).
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LE VIE
La via della verità:
Occorre pensare che l’essere è; esiste
infatti l’essere; ma il nulla non esiste
(fr.6);
. La via comune della doxa:
I comuni mortali considerano L’essere e il
non essere la stessa cosa e non la
stessa (fr. 6).
a)La via della verità
Parmenide dice anzitutto che “l’essere è e
non può non essere” (cfr. fr.2).
Ciò significa dire che l’essere è se stesso è
non è il suo contrario (ovvero non è un
“non essere” o un “nulla”).
In questo modo egli utilizza un principio
fondamentale che Aristotele, avrebbe
chiamato principio di identità-non
contraddizione.
Identità-non contraddizione
Il principio di identità dice “ogni cosa è uguale a se stessa”
(A=A).
Ma, se ogni cosa è uguale a se stessa (A=A), non si può dire al
contempo che è uguale al suo contrario
(A=non A è falso).
Quindi dal principio di identità deriva il principio di non contraddizione: “Di ciò di cui si sta parlando non si può dire,
al tempo stesso e sotto lo stesso punto di vista, una cosa (A)
e il suo contrario (non A)”.
per Parmenide:
se l’essere è (A=A)
allora
Com’ è l’essere nella via della
verità?
1) è ingenerato e imperituro
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Dall’assunto fondamentale che l’essere è e non
può non essere, Parmenide deduce una serie
di caratteristiche dell’essere:
1) È ingenerato (non nasce) e imperituro (non
muore), perché se nascesse dovrebbe
provenire dal non-essere, che non è e da cui
quindi non può provenire nulla, e se morisse
dovrebbe dissolversi nel non essere, che non è
e in cui nulla può dissolversi.
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2) È eterno
Se l’essere avesse un passato,l’essere
passato non sarebbe più l’essere
presente, dunque si finirebbe col dire che
l’essere non è.
Se l’essere avesse un futuro si dovrebbe
dire che adesso non è quello che sarà in
futuro e si finirebbe col dire che l’essere
non è.
Quindi l’essere è sempre in un presente
eterno fuori dal tempo.
3) È immutabile e
immobile
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Se fosse mutabile nel tempo, ora non
sarebbe più quello che è stato e dopo
non sarebbe più quello che sarà.
Se fosse mobile nello spazio dovrebbe
andare in qualche spazio vuoto di essere
che lo accolga, ma allora da qualche
parte vi sarebbe il non essere, che invece
non c’è (Horror Vacui).
4) È unico e
omogeneo
• Se vi fossero due esseri l’essere
1 non sarebbe l’essere 2 e
viceversa, ma non è possibile
che l’essere non sia.
• Se non fosse omogeneo, vi
sarebbero dentro l’essere parti
differenti, cioè parti di nonessere, ma il non essere non è,
quindi l’essere è omogeneo.
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5) È finito
Finitezza significa nella mentalità greca,
perfezione che non manca di nulla. Infatti
come potrebbe mancare di qualcosa se
mancare significa non essere?
L’immagine usata da Parmenide per l’essere
è quella di una sfera: “(l’essere) è
dovunque compiuto, pari ad una sfera
perfettamente rotonda” (fr. 7-8) che
tutto riempie di sé e in cui non è possibile
trovare né mancanza, né diversità, né
pluralità, né movimento, né morte.
L’essere ASSOLUTO
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L’essere che è e non può non essere
possiamo dire che sia l’Assoluto, ovvero una
realtà sciolta-da (ab-soluta) tutto il resto, non
condizionata da nulla che non sia se stesso,
non alterabile dalla mescolanza con altro
perché non vi è nulla che sia altro dall’essere
(l’altro dall’essere sarebbe il non-essere che
non c’è).
Tale realtà assoluta è dunque necessaria,
intendendo per “necessario” qualcosa che
non può essere diverso da come è (il contrario
di necessario è “contingente”, cioè qualcosa
che può essere ora in un modo ora in un altro).
b)La via dell’opinione
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Parmenide ha appreso quanto abbiamo
detto seguendo la via della verità che la
Dea gli ha indicato. Ma accanto a tale
via, vi è quella dell’opinione dei mortali,
della doxa ingannevole.
Essa dice che le cose che sono mutano,
cambiano, nascono, muoiono etc. perché
si affida alla testimonianza dei sensi.
Questi ultimi però sono inaffidabili perché
si limitano alla superficie delle cose
I
sensi
e
la
ragione
“ma in nessun caso questo principio può essere
imposto, che esistono cose che non sono. Ma tu
da questa via di ricerca allontana il pensiero, né
l’abitudine delle molte esperienze ti costringa, su
questa via, a muovere l’occhio che non vede e
l’orecchio che rimbomba, e la lingua; giudica
invece con il ragionamento la molto pugnace
confutazione che io proferisco. Non rimane che il
solo discorso della strada che esiste” (fr. 7-8)
I sensi e la ragione 2
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Nel passo qui citato Parmenide parla di come
siano fallaci l’occhio fisico (che non vede),
l’orecchio fisico (che rimbomba), e la lingua
(che dice falsità). Così esprime il concetto che
non bisogna fidarsi della conoscenza delle
cose basata sui nostri sensi, bensì solo al
ragionamento che non sbaglia.
Se i sensi colgono solo un’apparenza illusoria,
il ragionamento coglie la vera realtà.
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Essere-ragione-linguaggio
La lingua che dice falsità è una lingua sconnessa dal
pensiero: le sue sono parole che non dicono nulla.
L’unico linguaggio che ha un senso è quello
indissolubilmente legato all’essere e al pensiero. Infatti, se
voglio dire qualche cosa, questa cosa deve essere
pensata, ma per essere pensata questa deve essere.
Non si può né dire, né pensare al nulla: se dici nulla, non
dici, quindi stai zitto, se pensi nulla, non pensi.
Di qui l’ affermazione parmenidea “E’ infatti la stessa cosa
pensare ed essere” (fr.3) e “Occorre dire e pensare che
l’essere è” (fr.6)
E la chiusura al fr. 7-8: “Dal non essere io non
permetterò che tu lo dica né che lo pensi: non dicibile
infatti e non pensabile è che non sia”
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Vane parole (con qualche
giustificazione: la terza via)
Le parole che pronunciano coloro che si
affidano ai sensi sono perciò parole di un
linguaggio finto.
Esse costituiscono la via della
verisimiglianza secondo cui, come per gli
ionici, il mondo è un contrasto di opposti (in
Parmenide fuoco volatile e notte fredda e
densa).
Tale via ha un carattere di sembianza e non di
realtà: noi parliamo “come se” le cose fossero
l’una diversa e contraria all’altra, MENTRE IN
REALTÀ o sono essere o non lo sono (e
dunque non se ne può parlare come di enti
distinti e divenienti).
III- I PLURALISTI
I filosofi successivi all’Eleatismo tornarono ad
interessarsi del problema della physis.
La loro filosofia rappresenta un tentativo di
sintesi tra il pensiero d’Eraclito e di Parmenide.
Essi finiscono per giungere al principio secondo
cui, in natura, “nulla si crea e nulla si distrugge”,
ma tutto si trasforma soltanto.
Elementi plurali
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Trovano un compromesso tra il “
divenire ” di Eraclio e l’essere “vero”
ricercando l’ archè nella natura e
identificandola in molti “elementi” (da
cui il termine pluralisti) dalla cui
interazione si genera tutta la realtà
(composta).
Empedocle di Agrigento 484-481
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Empedocle ritiene che tutto abbia origine
per composizione e scomposizione di
quattro radici originarie: ACQUA,ARIA,
TERRA E FUOCO.
Queste radici si compongono e
scompongono per l’azione di due principi:
l’amore e l’odio.
CICLO COSMICO
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All’origine del tutto ci sono le 4 radici, che
esistono da sempre immutabili, ma che
ciclicamente riproducono il mondo.
Quando esse sono sotto l’intervento
contemporaneo di amore ed odio esse
danno orgine al cosmo, che è vita;
quando prevale l’amore si ha lo sfero,
che è l’unione compatta di tutto.
Qaundo prevale l’odio il caos e la morte.
La gnoseologia
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La conoscenza avviene mediante un
meccanismo di riconoscimento: siccome
ciascuno di noi è composto da tute e
quattro le radici allora quando
riconosciamo il simile in un oggetto
esterno possiamo conoscere l’oggetto
stesso, secondo il meccanismo per cui “Il
simile conosce il simile”.
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di CLAZOMENE
TutteANASSAGORA
le sostanze erano insieme,
infinite per numero(500-496)
e per piccolezza: sì,
anche la loro piccolezza era illimitata. [...] (Fr. 1)
Nella scala delle piccolezze non c’è il minimo, ma sempre un più
piccolo, in base al principio per cui è impossibile che ciò che è non
sia. [...] (Fr. 3)
Una volta avvenuta la divisione, bisogna riconoscere che le cose
prese nel loro complesso non sono né di meno né di più – non
essendo possibile che siano più di tutte – ma sono, tutte insieme,
sempre eguali. (Fr. 4)
Tutta la realtà è composta da Semi invisibili ma
qualitativamente diversi (semi di oro, di pietra...)
Ogni seme è presente in tute le cose, seppur in proporzioni
diverse.
I semi sono infinitamente divisibili: non vi è una grandezza
minima e non vi è una grandezza massima.
Nous
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Tutte le altre cose partecipano di tutto: la mente, invece, è infinita e autonoma, e non si
mescola a nulla, ma è sola e chiusa in se stessa. [...] fu la mente ad avviare il processo
iniziale: [...]. Tutte le cose che si mescolano, si separano e si dividono, la mente le ha
conosciute; [...], tutto la mente ha ordinato: [...], la mente è tutta uguale. (Fr. 12)
Al di sopra del tutto vi è un’intelligenza ordinatrice che determina la
strutta del mondo, il nous
l’intelligenza produce un turbine primordiale da cui poi si staccano per
opposizione il caldo e il freddo, la luce e l’oscurità. Poi dalla terra si
staccano masse infiammate che formano il sole.
I Greci non hanno una giusta concezione del nascere e del perire: in realtà una cosa non
nasce e non perisce mai, ma si compone e si separa da cose già esistenti. Propriamente,
dunque, il nascere lo dovrebbero chiamare mescolarsi, e ilperire separarsi. (Fr. 17)
NASCITA=COMPOSIZIONE; MORTE=SCOMPOSIZIONE
memoria, di sapienza e di tecnica. (Fr. 21 b)
L’uomo è il più GNOSEOLOGIA
intelligente degli animali
virtù del possesso delle mani.
DIinANASSAGORA
(Aristotele, De partibus animalium, III 10, 687 a 8-9
-L’uomo conosce a partire dalla sensazione e la sensazione è
prodotta dalle cose dissimili ( sentiamo il caldo con il freddo
e viceversa)
-Inoltre, le qualità mentali e le conoscenze dell’uomo si
sviluppano grazie all’esperienza e al lavoro delle mani, senza
il quale resterebbero solo ad un livello basso.
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Gli atomisti: Democrito
Tutto è materia e la materia è corpo;
la materia quindi può essere sì divisa in parti ma non
all’infinito, altrimenti si arriverebbe al nulla, cioè a
qualcosa di non reale (eleaticamente inaccettabile);
Democrito (Abdera 460 a.c.), distingue il
suddividere matematico e fisico e confuta la
divisibilità all’infinito teorizzata da Anassagora sulla
scia della provocazione argomentativa di Zenone.
Perviene, pertanto, al concetto di un qualcosa di
«indivisibile», costituente ultimo e fondamentale di
tutti i corpi, l’«atomo».
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Gli atomi presentano molte delle caratteristiche
dell’essere parmenideo: ingenerati e imperituri (eterni),
compatti, indivisibili, immutabili, tutti uguali dal
punto di vista qualitativo, non percepibili dai sensi ma
dalla ragione;
Differiscono dall’essere di Parmenide perché sono
differenziati quantitativamente, infiniti di numero e
mobilissimi: una sorta di frantumazione dell’Essere-Uno
in infiniti esseri-uni.
Democrito ritiene che essi si distinguano per le note
quantitative di figura, ordine, posizione e, per spiegare la
sua tesi, utilizza una eccellente analogia tratta dal
linguaggio, riferendosi alle lettere dell’alfabeto
(stoicheîa), che nelle loro innumerevoli combinazioni
possono dar luogo a innumerevoli parole.
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Il vuoto, non meno reale del pieno, non è il mero
nulla, ma è lo spazio indispensabile DEDOTTO
dall’esistenza del movimento atomico, è in certo
modo la «causa prima» del moto, perch non oppone
resistenza agli atomi, i quali possono così muoversi
incessantemente, per forza cinetica propria, di moto
rettilineo in tutte le direzioni (intuizione del
principio d’inerzia), intrecciandosi, urtandosi e
rimbalzando, e determinare la generazione e
distruzione con la loro aggregazione e separazione e
il mutamento con l’ordine e la posizione.
LA COSMOLOGIA
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Dal movimento atomico originario (moto precosmico),
da intendersi come un volteggiare caotico nel vuoto
infinito, (simile al pulviscolo atmosferico), sono
derivati dei vortici atomici, in cui gli atomi si
dispongono al centro o alla periferia in base alla massa
e da cui si originano nello spazio infinito dell’universo
gli infiniti mondi (moto cosmogonico) che nascono e
muoiono continuamente; all’interno di essi gli atomi si
muovono (moto intracosmico) per determinare il
fenomeno della vita (nascita e morte) e della
conoscenza.
ATOMISMO
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L’atomismo democriteo è una forma radicale di
materialismo, meccanicismo e determinismo: tutta la
realtà è riducibile a materia (MATERIALISMO) a
movimento e a rapporti di causa-effetto, come in un
meccanismo perfetto (MECCANICISMO). Si può parlare
di causalismo e non di casualismo: nulla è dato al caso, ma
ogni evento ha una sua precisa ragione necessaria
(DETERMINISMO). Non c’è spazio in questa visione per
alcun finalismo o Provvidenza che con la sua intelligenza
divina regga e ordini il modo.
ANIMA
•
Anche l’anima umana, intesa come principio di vita e
movimento, è composta di atomi, benché speciali
(ignei, sferici, lisci), diffusi in tutto il corpo per
presiedere alle diverse funzioni biologiche, e di
conseguenza con il dissolversi del corpo anch’essa
muore. La parte che opera nel cervello è una sorta di
centro coordinatore, cioè un’anima razionale o
principale, che s’identifica con la mente ed è, secondo
qualche
interpretazione
filologicotestuale,
immortale: se è costituita, infatti, di un solo atomo,
indistruttibileper definizione, essa non è corruttibile.
•
La conoscenza per Democrito è di due tipi: genuina (gnesíe)
e oscura (skotíe). La prima va oltre le apparenze («la verità è
nel profondo», Fr. 117) e coglie, utilizzando un organo più
fine, l’intelletto, ciò che i sensi non possono percepire, e cioè
che la verità consiste solo negli atomi e nel vuoto. La seconda
deriva dagli effluvi atomici (éidōla), provenienti dagli oggetti,
e si accontenta di registrare attraverso i sensi le cose che
appaiono; perciò essa, pur avendo una base oggettiva (gli
atomi costitutivi delle cose) è essenzialmente soggettiva,
relativa cioè al soggetto senziente, tanto che Democrito
afferma che «opinione è il colore, opinione il dolce, opinione
l’amaro» e ritiene che «in natura non esistano affatto bianco,
nero, giallo, rosso, dolce, amaro» distinguendo per la prima
volta tra proprietà sensibili soggettive (gli aspetti qualitativi) e
proprietà oggettive (gli aspetti quantitativi propri degli atomi),
anticipando una famosissima distinzione della filosofia
moderna tra «qualità secondarie» e «qualità primarie».
ETICA
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Democrito separa il settore della necessità fisica e del
determinismo meccanicistico dalla dimensione della
libertà.Il bene più alto per l’uomo è la felicità ed essa
risiede nell’interiorità dell’anima. Per questo, Dal punto
di vista etico, Democrito propugna un bìos theōrētikós
(vita contemplativa), che non s’identifica con
un’esistenza ascetica di macerazione, ma potenzia la
possibilità stessa di godere in modo autentico della vita,
perché parte dal rispetto di se stessiNon solo nel privato
ma anche nel pubblico il saggio deve avere come regola
di vita la moderazione, per esempio essere pronto a saper
rinunciare e a non accingersi a cose superiori alle sue
possibilità.
POLITICA
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Egli preferisce vivere povero in un regime
democratico piuttosto che nel benessere ma
con un governo tirannico; proprio perché sa
quanto vale la libertà, l’uomo virtuoso
rispetta le leggi dello Stato, benché
imperfette, poiché chi non opera secondo
giustizia è insoddisfatto, vive nel timore e
nel turbamento.
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se l`essere è