periodo cosmologico della filosofia greca: Eraclito e Parmenide prof. Michele de Pasquale alle origini (VI secolo a.C.) la ricerca filosofica gravita intorno alla natura (= physis): esiste un principio (= legge che governa tutte le cose) che vada oltre la caoticità della natura e che sia in grado di spiegarla? “ Eraclito, figlio di Blosone o, secondo altri, di Eraconto, nacque ad Efeso. Raggiunse l'acme negli anni della sessantanovesima olimpiade. Fu altero e superbo come pochi altri, come risulta chiaramente dal suo scritto, là dove dice: "Sapere molte cose non insegna ad essere intelligenti, …"; e poi: "Essere saggi è solo questo, comprendere la ragione che governa tutto attraverso tutto". Con tono di rimprovero si esprime anche nei confronti dei cittadini di Efeso perché avevano bandito il suo amico Ermodoro. Ad un certo punto i suoi concittadini gli proposero di dar loro nuove leggi: egli rifiutò, sostenendo che la città era ormai in preda al malcostume politico. Una volta si ritirò nel tempio di Artemide e si mise a giocare a dadi con i bambini ; agli Efesii, che lo guardavano stupiti, disse: "Perché vi meravigliate, gente malvagia? Non è meglio far questo che occuparsi di politica in mezzo a voi?". Alla fine, non sopportando più la compagnia degli esseri umani, si ritirò dal consesso civile e andò a vivere sui monti.” (DIOGENE LAERZIO, Vite dei filosofi ) come si accede alla vera sapienza? la vera sapienza è la comprensione del lògos “ Di questo lógos che è sempre gli uomini non hanno intelligenza, sia prima di averlo ascoltato sia subito dopo averlo ascoltato; benché infatti tutte le cose accadano secondo questo lógos, essi assomigliano a persone inesperte, pur provandosi in parole e in opere tali quali sono quelle che io spiego, distinguendo secondo natura ciascuna cosa e dicendo com’è. Ma agli altri uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo che non sono coscienti di ciò che fanno dormendo.” (DK 22 B 1) Il lògos è: la legge naturale del cosmo (la logica sottostante alla caoticità e alla molteplicità degli eventi) la ragione umana che spiega la legge del cosmo (il logos esprime sia la legge interna al mondo che la ragione in grado di comprenderla) il discorso, la parola la mentalità comune degli uomini sviluppa una conoscenza che si ferma alle apparenze: cogliere il logos significa andare oltre l’apparenza, oltre la conflittualità della physis per cogliere la realtà stabile: individuare un principio di unità al di là della molteplicità il lògos è il conflitto: la realtà è una lotta di contrari “ Pólemos [la guerra] è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi.” (DK 22 B 53) forte impressione suscitata dai contrari osservati nella natura, nella vita dell’uomo: concordia/discordia; dritto/curvo; immortale/mortale; guerra/pace; giorno/notte; sveglio/dormiente; giovane/vecchio; malattia/salute; freddo/caldo i contrari si eliminano a vicenda? “ L’opposto concorde e dai discordi bellissima armonia” (DK 22 B 8) i contrari non lottano per la loro eliminazione, ma si richiedono vicendevolmente (ogni contrario dall’opposizione dà un senso alla sua esistenza: la malattia fa apprezzare la salute) “ Congiungimenti sono intero e non intero, concorde discorde, armonico disarmonico, e da tutte le cose l’uno e dall’uno tutte le cose. E quanto al fatto che non tutti sanno questo né su questo convengono, egli lo riprova con queste parole: “Non comprendono come, pur discordando in se stesso, è concorde: armonia contrastante, come quella dell’arco e della lira”. La strada all’in su e all’in giú è una sola e la medesima” (DK 22 B 10; B 51) esiste un rapporto di complementarità tra i contrari (= unità dei contrari): il divenire conseguente alla lotta dei contrari ha il carattere dell’armonia “ Negli stessi fiumi scendiamo e non scendiamo, siamo e non siamo” (DK 22 B 49) la teoria del divenire è una conseguenza della struttura oppositiva della realtà se tutto è in continuo divenire, le nostre sensazioni non variano da un momento all’altro rendendo impossibile un’esperienza attendibile? “ Quest’ordine universale, che è lo stesso per tutti, non lo fece alcuno tra gli dei o tra gli uomini, ma sempre era è e sarà fuoco sempre vivente, che si accende e si spegne secondo giusta misura.” (DK 22 B 30) il fuoco simbolo del perenne divenire delle cose e del loro principio unitario (= logos) per Parmenide la legge fondamentale che regola la realtà è l’essere: l’essere non può essere contraddetto “ Orbene, io ti dirò e tu ascolta e ricevi la mia parola, quali sono le vie di ricerca che sole si possono pensare: l’una che “è” e che non è possibile che non sia, è il sentiero della Persuasione, perché tien dietro alla Verità; l’altra che “non è” e che è necessario che non sia. E io ti dico che questo è un sentiero su cui nulla si apprende.” (DK 28 B 2) “ Infatti, non potresti conoscere ciò che non è, perché non è cosa fattibile, né potresti esprimerlo …. È necessario il dire e il pensare che l’essere sia: infatti l’essere è, il nulla non è: queste cose ti esorto a considerare. E dunque da questa prima via di ricerca ti tengo lontano, ma, poi, anche da quella su cui i mortali che nulla sanno vanno errando, uomini a due teste: infatti, è l’incertezza che nei loro petti guida una dissennata mente. Costoro sono trascinati, sordi e ciechi ad un tempo, sbalorditi, razza di uomini senza giudizio, dai quali essere e non-essere sono considerati la medesima cosa e non la medesima cosa, e perciò di tutte le cose c’è un cammino che è reversibile.” (DK 28 B 6) l’essere non può essere contraddetto: è la legge fondamentale che regola le cose (ontologia) è la legge fondamentale della ragione che pensa le cose (gnoseologia) è la legge fondamentale del linguaggio che esprime le cose la legge fondamentale che regola la realtà è pensata in un un orizzonte dato dalla fusione del momento ontologico gnoseologico – linguistico: sostanziale identità tra realtà - ragione - linguaggio essendoci una sostanziale identità tra essere e pensiero, solo il pensiero può cogliere l’essere ed esprimerlo col linguaggio (capacità di cogliere l’essere in modo stabile e certo superando le apparenze e raggiungendo la verità) Parmenide individua nel carattere d’essere delle cose ciò che è precedente ad ogni successiva esperienza; grazie a questo carattere la realtà diventa conoscibile ed esprimibile le cose sono indagate rispetto a quel carattere (“essere cose che sono” = enti) che le accomuna e le rende identiche la via del non essere è inindagabile “ Infatti, questo non potrà mai imporsi: che siano le cose che non sono! Ma tu da questa via di ricerca allontana il pensiero, né l’abitudine, nata da numerose esperienze, su questa via ti forzi a muovere l’occhio che non vede, l’orecchio che rimbomba e la lingua, ma con la ragione giudica la prova molto discussa che da me ti è stata fornita.” (DK 28 B 8) è impossibile pensare ed esprimere ciò che non è: l’esistenza del non essere è una contraddizione in termini perchè sostiene l’esistenza del nulla “ Resta solo un discorso della via che “è”. Su questa via ci sono segni indicatori assai numerosi: l’essere è ingenerato e imperituro, infatti è un intero nel suo insieme, immobile e senza fine. Né una volta era, né sarà, perché è ora insieme tutto quanto, uno, continuo. Quale origine, infatti, cercherai di esso? Come e da dove sarebbe cresciuto? Dal non-essere non ti concedo né di dirlo né di pensarlo, perché non è possibile né dire né pensare” che non è.” (DK 28 B 8) l’essere acquisisce una natura sostantiva e quindi è possibile individuarne gli attributi: • ingenerato (dal non essere non può esser nato; dall’essere neanche altrimenti ci sarebbe un regresso all’infinito) • imperituro (non può finire: dove andrebbe?) • tutt’intero e unico (senza parti per non introdurre la molteplicità) • immobile (perchè il movimento è una forma di divenire) • non mai era nè sarà (non conosce nè il passato, nè il futuro perchè sono forme della diversità) questo processo di ontologizzazione dell’essere è reso possibile dal fatto che Parmenide non distingue tra funzione predicativa dell’essere e funzione esistenziale “ Bisogna che tu tutto apprenda: e il solido cuore della Verità ben rotonda e le opinioni dei mortali, nelle quali non c’è una vera certezza. Eppure anche questo imparerai: come le cose che appaiono bisognava che veramente fossero, essendo tutte in ogni senso”. (DK 28 B 1) esiste una terza via oltre quella della verità (essere) e dell’opinione fallace dei mortali (non essere): la via della conoscenza dei sensi che ci fa fermare all’apparenza delle cose facendoci apparire queste ultime come una mescolanza di essere e non essere il risultato di questa conoscenza del mondo che non conduce alla verità sono delle opinioni (doxa) che si rivelano necessarie in quanto l’uomo vuole rendersi conto dei fenomeni