Università degli studi di Pavia FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA, SCIENZE POLITICHE, GIURISPRUDENZA, INGEGNERIA, ECONOMIA Corso di laurea in Comunicazione, Innovazione e Multimedialità Leadership politica e linguaggio istituzionale: un’analisi del caso italiano in prospettiva comparata Relatore: Flavio Chiapponi Tesi di Laurea di Marco Capasso Mat. 390745 Correlatore: Guido Legnante Anno Accademico 2013/2014 ”La parola è lo strumento principale dell’uomo, quello attraverso il quale l’individuo realizza ed esalta se stesso, fonda su solide basi il rapporto con l’altro e fornisce il proprio contributo al miglioramento della società” Cicerone Giolitti Mussolini Berlusconi L'impiego della parola non può prescindere dai mezzi che ne consentono la diffusione Giolitti: tra fine ‘800 e inizio ‘900 pochi mezzi di divulgazione Scarso interesse nel sollecitare il coinvolgimento emotivo degli ascoltatori Stile che si caratterizza nei dettagli Abbandono di ogni abbellimento non necessario Rifiuto delle normali partizioni del discorso Per Vittorio Emanuele Orlando «Ogni uomo politico, persino quello più dismesso, nello svolgimento delle sue funzioni, non parla soltanto al cospetto degli altri parlamentari, dei suoi elettori e dell’intera nazione, ma di tutti i grandi oratori antichi e moderni.» E Difficilmente la rottura con la tradizione oratoria dei suoi contemporanei avrebbe potuto essere più netta Per Cicerone, l’arte oratoria si riduce a provare a piacere, a convincere. «L’oratore eloquente sarà colui che parlerà in modo tale da dare da argomentare, dilettare, piegare le volontà». E aggiunge: «Dar prove è necessario, dilettare è piacevole, piegare le volontà porta alla vittoria.» L’onorevole Giolitti di quei tre fini non si preoccupa che dell’ultimo: la vittoria. E l’ottiene. A partire dagli anni venti si iniziarono ad utilizzare alcuni apparecchi che favorirono la diffusione del discorso politico: Microfono Radio Cinema •Utilizzato a partire dagli anni venti •L’avvento della radio avvicina il politico alla gente. La sua voce diventa immediatamente riconoscibile •Grazie ai cinegiornali dell’istituto Luce, i discorsi di Mussolini avevano sempre grande risalto Paratassi Ritmo ternario e ricorso al climax Esaltazione del fascismo Dialogo con l’uditorio e interrogazioni retoriche Giochi avverbiali Le antitesi I dilemmi Le metafore e le similitudini La metonimia e la sineddoche Trasformazione del politico in vero e proprio attore in grado di convincere i telespettatori Coinvolgimento del pubblico Adattamento dello stile comunicativo al nuovo mezzo di comunicazione Ripetizione dei concetti base Richiamo al sentimento di necessità Metonimia (es. istituzioni, che diventano “il palazzo”, oppure la magistratura che diviene “le toghe”) Anafora (es. “noi vogliamo…, noi vogliamo…, noi vogliamo “) Uso di frasi interrogative Diallage, utilizzo di ritmo ternario, giochi di parole e di senso, ripetizione dello stesso verbo in tempi diversi Per Aristotele “il gioco, la fuga dal ragionamento possono essere delle scelte strategiche nella comunicazione” perché “non sempre conviene suscitare l’attenzione dell’ascoltatore, e per questo motivo molti oratori cercano di far ridere i propri ascoltatori” La strategia comunicativa di Berlusconi, infine, si caratterizza per l’ambizione di mostrare la fragilità dei programmi di ogni suo avversario, qualsiasi esso sia, sottolineandone la menzogna e l’inconcludenza del programma politico •Raggiungimento dei suoi intenti politici grazie a discorsi evocativi, capaci di scuotere gli animi degli ascoltatori ma non per questo meno chiari e diretti. Berlusconi Mussolini Giolitti •linguaggio semplice, essenziale e, alle volte, ironico, ricercava la chiarezza narrativa a tutti i costi cercando il punto del discorso e tralasciando tutto ciò che riteneva superfluo. •Un’oratoria perfetta per la televisione ha ricercato, e trovato, la fiducia nei suoi contemporanei, grazie a discorsi pieni di speranza volti ad affascinare, attrarre. Grazie per l’attenzione