III Convention nazionale Unità di
strada e bassa soglia
Torino 29/30 maggio 2008-05-28
L’operatore di Unità di strada :
il metodo fra artigianato ed industria
Germana Cesarano e Mario D’Aguanno
coop. Magliana 80 Roma
Le unità di strada hanno circa 15 anni di attività :
siamo passati dalla “guida indiana a caccia di sommerso”,
a servizi stabilizzati
 i rischi :
– Di diventare troppo meccanici e di evitare la
relazione (limitarsi a distribuire due e un’acqua
e a prenotare il posto letto/pranzo/doccia)
– La sensazione di impotenza con i cronici e di
amplificazione del distacco emotivo da
situazioni sempre più faticose.
il rischio della sedentarizzazione
 le unità di strada, come i bassa soglia, sono
diventati servizi con regole burocratiche definite.
Di fatto accolgono utenti ma stanno perdendo la
loro caratteristica di andare verso utenti nuovi o
utenti persi di vista.
 Negli anni si sono anche differenziate fra UDS per
tossicodipendenti e per consumatori . Fra UDS
per persone che usano ancora le siringhe e per
persone non si riconoscono nella definizione di
dipendenti e che hanno altri modi di consumare
 Molti sono soddisfatti di un sommerso ormai
esplorato ma ci sono altri sommersi che sfuggono
al nostro intervento ( rom, immigrati).
 Per le unità di strada specializzate in giovani
consumatori ( interventi nei rave e nei we) il
problema è la rete dei servizi perchè un “tossico”
può chiedere l’invio in un drop in o altro mentre
un giovane chiede solo aiuto nel caso di overdose
o crisi.
 La diffusione delle droghe risponde a
logiche culturali e di mercato . La diffusione
di sostanze storiche è passata da target
italiani a target di stranieri clandestini che
sono più difficilmente intercettabili ai loro
esordi e che accedono ai servizi solo
quando la loro condizione si è compromessa
gravemente
( dipendenza, malattie, emarginazione).
il metodo si è affinato
serve per aprire una finestra di pensiero su tutte le fasi dell’intervento
 autovisione
 intervisione
 supervisione
 mantenere il codice etico di intervento
 i tempi del contatto
autovisione
 Il primo momento è quello dell’autovisione,
della riflessione su quello che si è fatto
perché e come .
 Si usano schede di codifica del lavoro per
valutare se il contatto è stato soddisfcente,
scarso o conflittuale
 se si è data la risposta alla domanda se si è
fatto altro ( es. counseling o invio a servizi)
intervisione
 È il primo momento di confronto con il
collega
 serve a tranquillizzarsui, a ragionare , a
ipotizzare... anche a sfogarsi
 è il primo momento di correzione di un
intervento
supervisione
 Il luogo terzo dove si può avere un giusto
distacco dall’operatività e pensare
 è un momento di confronto e di crescita
dell’équipe
 purtroppo la supervisione è fra le prime
vocei ad essere tagliata dai budget
Mantenere il codice etico
 Noi ci muoviamo su una linea di confine fra
legale e illegale
 il codice etico aiuta a non scivolare su
situazioni di collusione con gli utenti
 a mantenere un rapporto di aiuto e non di
“pseudo amicizia”
I tempi del contatto
 Le prime uds riflettevano molto sui tempi
del contatto
 sui passi da fare prima di spiegare tutto il
nostro lavoro
 l’esperienza accumulata ha ridotto i tempi
ma va mantenuta un’attenzione su cosa
dire, quando, se toccare una spalla ecc ecc
L’equipe come momento di elaborazione del pensiero e
dell’agire.
 mantenere una cornice strutturata e
permettere di modificare il proprio operato
in maniera consapevole mettendosi nella
condizione di leggere i risultati del proprio
lavoro.
 Non accontentarsi di limitare i danni
 non cadere nel rischio di rinforzare la
cronicizzazione ( es. l’uso scorretto del
sert)
No alla rassegnazione
 C’è sempre qualcosa da fare : bisogna
mettersi nella condizione di comprendere
dove sta l’utente , quale risorse ha a
disposizione e quali limiti lo connotano
per muoversi verso un gradino
successivo sia un drop in o un’analisi del
sangue, da farsi tre volte al giorno a farsi
una sola volta…..
 A volte l’utente non accetta la nostra
funzione di “traghettatori” ma non
dobbiamo smettere di pensare che dalla
cronicità si esce .
 L’équipe difende il singolo operatore dalla
frustrazione per le situazioni limite di
impotenza ma si rinforza in micro obbiettivi
personalizzati ( dal far evitare infezioni a far
mangiare un pasto caldo) .
Grazie
 Un grazie di cuore all’équipe di Magliana
80 che su questo progetto mette le gambe, la
testa e la passione e un grazie a voi tutti per
l’attenzione
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