UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI VERONA
CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA
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TESI DI LAUREA.
“La gestione infermieristica delle
demenze con disturbi del comportamento”
Laureanda: Beghini Graziella
Relatore: Prof.ssa Roberta Siani
Correlatore: Dr. Mirko Avesani
Verona, li 02.12.013
LE DEMENZE
George Hungtinton
Alois Alzheimer
Prevalenza
- 5% della popolazione oltre 65 anni,
- addirittura il 30% degli oltre 85.
Incidenza (quanti nuovi casi all’anno)
-1 e 5 per mille della popolazione generale,
- 1% (anziani) e 24% (ultraottantenni)
EPIDEMIA
AUMENTO DELLA
VITA MEDIA
Diagnosi e trattamento precoci
-Farmacologico
-Modello biopsicosociale (nursing)
Stimolare la cosiddetta “riserva cognitiva”
Demenze con disturbi del comportamento
DEMENZE CON I DISTURBI COMPORTAMENTALI
“DEMENZE NON ALZHEIMER”
Conservazione della memoria nelle prime fasi
Alterazione del comportamento e di altre funzioni (linguaggio)
Demenza Fronto Temporale
Demenza a Corpi di Lewy
Complesso Malattia di Parkinson e demenza
Parkinson “plus” (PSP; DCB)
Corea di Hungtinton
Demenza Vascolare
Malattia da Prioni
Demenza post traumatica
Setting particolarmente caro al nursing:
La conservazione della memoria permette una presa in carico “efficace”
con possibilità di intervenire su alcuni aspetti del deterioramento sfruttando
la parziale conservazione della memoria
NURSING DELLE DEMENZE COME ARGOMENTO DI RICERCA CLINICA
INFEZIONI (AB INGESTIS)
NURSING
DOLORE
CADUTE NOTTURNE
Tecniche non farmacologiche maggiormente utilizzate
terapia occupazionale,
musicoterapica,
Reality Orientation Therapy,
Memory training
Gentlecare di Moira Jones.
Altre terapie (training sensoriale, psicoterapia)
…………………
Evidence based nursing:
1) Assistenza infermieristica come approccio di tipo olistico verso la persona: sfera
clinica, motoria/funzionale, psicologica, relazionale e sociale
(Zanetti, 1997; Gobbi 1994).
2) Trattamenti orientati alla stimolazione (l’attività ricreativa, la terapia artistica, la
musicoterapia e le pet-terapy, altre attività piacevoli per i pazienti): non ci sono prove di
efficacia per migliorare funzione e umore, ma il buon senso ne suggerisce il loro uso come
parte integrante dell’assistenza (Zanetti, 1997).
Iniziali
Età
Sesso
T.G.
84
M
T.A.
82
M
L.C.
80
M
A.G.
75
M
A.C.
79
M
S.M.
86
M
R.G.
83
F
R.L.
68
M
P.P.
72
M
ULSS 12 VENEZIANA OSPEDALE CIVILE DI VENEZIA
UOC DI NEUROLOGIA
AMBULATORIO MALATTIE NEURODEGENERATIVE
Demenza Fronto Temporale
Trattamento farmacologico
I gruppo:
attività liberale,
cognitivamente
stimolante
TA
Scultore ancora
in attività
AG
Restauratore
Mobili antichi
AC
Medico di base
PP
Artigiano
piastrellista
(pavimenti
veneziana)
II gruppo: lavori di fatica
TG
netturbino
LC
portuale
SM operaio
RG casalinga
RL
Operaio industria
chimica
ELEMENTI IN COMUNE
Diagnosi clinico-strumentale
-Test neuropsicologici
- RMN encefalo
- FDG-PET
- diagnostica liquorale
Terapia farmacologica
-Inibitore di acetilcolina esterasi
- neuroprotezione (memantina)
ELEMENTI DI DIFFERENZIAZIONE
II GRUPPO: ottima assistenza di base; manca lo stimolo cognitivo costante
I GRUPPO: ottima assistenza di base; stimolo cognitivo presente in alcuni e assente
in altri
Stimolo cognitivo:
-uno di essi è ancora uno scultore in attività;
- uno, pur avendo ceduto l’attività al figlio, si dedica ancora al restauro delle cornici
-(sua passione);
- Gli altri due (artigiano dei pavimenti e il medico di base) dopo la pensione hanno
Completamente cessato ogni interesse inerente la precedente attività.
RISULTATI (OUTCOMES)
-I pazienti del II gruppo, alla pari di quelli del primo gruppo privati di
stimoli cognitivi, hanno avuto una evoluzione peggiore
- I pazienti del I gruppo ancora impegnati sotto il profilo cognitivo hanno
mantenuto un buon profilo neuropsicologico.
DISCUSSIONE
1) La differente evoluzione non dipende dalla terapia
2) variabili anatomopatologiche intrinseche
ai diversi quadri di demenza fronto temporale
(cascata dell’amiloide anticorpi monoclonali)
3) Anche questo aspetto non spiega completamente le diverse evoluzioni
4) L’elemento che pare dirimente, associato alle terapie sperimentali,
è la terapia cognitiva, di cui ha beneficiato il primo gruppo
5) Il secondo gruppo, infatti, ha avuto un declino progressivo
- Infermiere unico responsabile dell’assistenza generale infermieristica,
- ruolo preponderante all’interno dell’équipe: coglie tutte le istanze
assistenziali, individua idonei approcci, attiva le risorse più adeguate
(Zanetti 1997; Aletto 2003 e 2004).
Nel prendersi cura del paziente demente è molto importante l’attenzione alla persona,
ai comportamenti, ai sentimenti, e alle emozioni per entrare in relazione con lui ed aprire
dei canali di comunicazione che permettano l’instaurarsi di una efficace relazione
d’aiuto, di rispondere alle continue richieste e gestire i disturbi comportamentali.
Questo è ciò che fa la differenza, al di là della terapia medica
che non si nega a nessuno!
(Gobbi 1994; Zanetti 1997; Aletto 2003 e 2004).
• Infermiere impreparato con la sola
formazione teorico-pratica di base:
preparazione tecnico-professionale +
preparazione umana!
• Formazione professionale specifica:
professionisti come “persona-aiuto” non più
condizionata dalle esigenze operative del
medico ma attivata per soddisfare le
esigenze e le attese della persona malata
 Operatore Sanitario
• Ripensamento dei percorsi formativi: per favorire il
mantenimento delle migliori condizioni di vita.
• Formazione di base + “formazione complementare”,
prevista dal DM 739/94. Obiettivo: migliorare la qualità
dell’assistenza, garantendo competenze specifiche
nell’ambito delle funzioni previste dal profilo stesso, e
tendenti a valorizzare gli ambiti di autonomia propri
dell’infermiere  professionista con competenze
assistenziali, educative, relazionali e gestionali
specifiche per l’assistenza all’anziano
(Gobbi 1994; Zanetti 1997; Aletto 2003 e 2004).
Grazie per l’attenzione
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Collaborazione con la dott.ssa Siani per una tesi di laurea in