La Pubblicità futurista La capacità dei futuristi sta nello saper sfruttare le risorse offerte dalle comunicazioni di massa per reclamizzare la propria produzione. Solo negli anni Venti, attraverso una serie di esperienze, si può cogliere l’affermarsi di un cartellonismo futurista. Un ruolo di pioniere in questo campo va riconosciuto a Depero, che vi si impegna con assiduità soprattutto dall’inizio della collaborazione con Umberto Notari, direttore dell’ Istituto Editoriale Italiano. Dalla sua multiforme produzione grafica che comprende manifesti, locandine, calendari, volantini, vignette stampate su periodici, emerge una continua osmosi di esperienze con l’opera pittorica, confermata anche dall’ abitudine di riciclare alcuni temi iconografici. Il manifesto del 1931 Il futurismo e l’arte pubblicitaria fornisce una chiave di lettura dell’ idea guida che informa l’ arte del cartellonismo deperiana: il cartello deve dare un’ immagine simbolica del prodotto. La scoppiettante inventiva di cui danno prova le inserzioni pubblicitarie o autopromozionali, realizzate con mezzi esclusivamente tipografici, gli assegna un ruolo di guida dell’arte pubblicitaria.Fra i protagonisti ricordiamo Diulgheroff, Farfa, Fillia, Alf Gaudenzi, Ugo Pozzo, Dino Gambetti, Ugo Brescia, Beppe Ferinando e Prampolini. Nonostante la perdurante difficoltà di stabilire rapporti non saltuari con la committenza, durante gli anni Trenta la grafica pubblicitaria è un’ attività che impegna molti pittori futuristi, che ad essa a volte si accostano solo perché costretti da necessità economiche. Fin dai primi anni Trenta l’uso della fotografia, nella forma del ritaglio e del montaggio di frammenti di fotografie combinati con elementi grafici e tipografici, è soluzione ricorrente in diverse esperienze di grafica pubblicitaria compiute dai futuristi. .