Rasoio di Ockham
Frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora
Organo ufficiale studentesco del Liceo “Levi” di Montebelluna
"Il Rasoio di Ockham: una tradizione, una certezza, una voce di libertà e di impegno critico.
7 giugno 2013– Anno XI- Liceo “Levi” - Montebelluna
La più autorevole bocca da fuoco studentesca del Triveneto."
Decreto-Levi
Nuovo pacchetto di misure
contro l’accattonaggio e
l’assenteismo pubblico
Anno XI - numero 64 (6) - 7 giugno 2013
Sommario
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Editoriale
Lettera aperta prof.ssa Giordana Breda
Incontro con Antonia Arslan
Le eccellenze del “Levi”
La bacheca dell’arte e della cultura
Gioie Musicali
Oriana Fallaci
Franca Rame
Elecscion Dei
Bang!
Arbitrare
Intervista a Mirco Rossi
Intervista a Leo Ortolani
Dicono di noi...
De André e le nuvole
Molto più che un libro...
L’altRa riflessione
L’appetito vien… cucinando!
Ridiamo per non piangere
Uno sguardo su “Mein Volk”
La rubrica di Joe l’Eretico
Le band che hanno fatto la storia
I consigli di zia Anna
Chimica “pai fioi”
Ipse dixit
L’enigmistica del “Levi”
La redazione del Giornalino
Rasoio di Ockham
Editoriale
Libri chiusi, estate aperta!
Cari lettori,
Con quest’ultimo numero concludiamo in bellezza quest’anno travagliato, ma molto stimolante per tutte le
opportunità che abbiamo avuto, sia come Giornalino che come scuola. Potete trovare i risultati della nostra
(e vostra) intraprendenza alla pagina 8, dedicata alle eccellenze. In particolare, ci riguardano direttamente i
premi assegnatici da diversi concorsi nazionali: le nomine a finalisti al Premio Nazionale “Giornalista per un
giorno” di Chianciano Terme e al Concorso Nazionale “Il Miglior Giornalino Scolastico” di Manocalzati. Vi
ringraziamo quindi per tutto il sostegno e l’appoggio che ci date quotidianamente. Perciò vorremmo rendere omaggio soprattutto a coloro che, pur essendo in quinta, ci hanno aiutato scrivendo e disegnando per
noi durante tutto l’anno: sono le fantastiche Anna De Stefani V D, Miriam De Martin e Giulia Zilio V B (exdirettrici). Dalla redazione un grande “in bocca al lupo” per gli imminenti esami di maturità e soprattutto
per il vostro futuro!
Ringraziamo inoltre i nostri rappresentanti d’istituto, che hanno saputo gestire al meglio situazioni non facili, che non raramente si sono presentate nel corso dell’anno. Siamo grati anche alle insegnanti che si sono
occupate della correzione degli articoli (prof.sse Nicoletta Padovan, Ilaria Puccinelli ed Elisabetta Polloni),
che hanno contribuito ad innovare e migliorare le pagine del “Rasoio” (prof.ssa Rossella Zanni) e che hanno
provveduto ad aggiornare il sito del giornalino (prof. Claudio Morellato). Speriamo di poter contare sul vostro grande aiuto e sul vostro indispensabile spirito d’iniziativa anche l’anno prossimo!
Tra le attività che abbiamo organizzato quest’anno, ci teniamo a ricordare la videoconferenza della prof.ssa
Silvia Ronchey, che si è dimostrata davvero disponibile ed affabile nei nostri confronti, e di ciò le siamo
molto riconoscenti. L’”incontro virtuale” ha visto una grande partecipazione da parte sia degli studenti sia
di gente esterna. Speriamo quindi di poter continuare a proporre iniziative simili anche il prossimo anno.
Detto ciò, in questi mesi noi direttori abbiamo vissuto momenti belli e meno belli, ma
l’esperienza complessiva è stata sicuramente
entusiasmante e formativa; speriamo dunque
che con i nostri giornalini abbiate potuto pensare, rilassare e anche divertire; vi auguriamo
di trascorrere una magnifica estate (non sui
libri, ma sui giornalini!) e vi diamo appuntamento a settembre con nuovi ed appassionanti articoli!
Per qualsiasi critica (positiva o negativa) o per eventuali chiarimenti o dubbi, non esitate a contattarci:
[email protected]
Sperando che questo numero sia di vostro gradimento, vi auguriamo una buona lettura!
Alessandra, Cristina, Ermes e Giacomo
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Lettera aperta della prof.ssa Giordana Breda
Come sicuramente avete già saputo dalla comunicazione che il Dirigente Scolastico ha mandato a tutte le classi,
venerdì 17 maggio il Collegio Docenti ha deliberato nuove indicazioni e nuovi parametri per la valutazione dei crediti scolastici e formativi, nonché nuovi criteri per la valutazione del comportamento (condotta), che saranno applicati già negli scrutini del corrente anno scolastico. Tali criteri, tuttavia, stanno provocato un'ondata di indignazione sia
tra la maggior parte degli studenti sia tra i docenti che hanno votato contro l’approvazione del nuovo regolamento
nel Collegio Docenti. Tra questi insegnanti, la prof.ssa Giordana Breda, insegnante di matematica, ha scritto una
lettera aperta ai colleghi e al dirigente, facendola pervenire anche a noi alunni.
Dal momento che il Giornalino è l’organo ufficiale studentesco del nostro liceo, alla redazione è parso doveroso
pubblicare la lettera.
Buon giorno a tutti, Preside e Colleghi,
Dopo l'approvazione a maggioranza dei nuovi criteri di valutazione della condotta (maggioranza di cui non faccio
parte), dopo una raccolta di dati relativi alle assenze e alle ore di lezione svolte da alcuni docenti della classe di cui
sono coordinatrice (non da tutti ho avuto risposta), ho calcolato quali sono le ore di assenza consentite per rientrare
nelle fasce di livello definite.
Come si può notare dal calcolo, molto realistico della tabella allegata, con solo due ore di assenza in una disciplina
come scienze, educazione fisica o fisica (o una disciplina che prevede 2 ore settimanali), uno studente non ha accesso al 10 in condotta.
Mi chiedo inoltre come si possano distinguere le assenze per malattia dagli altri tipi di assenza, visto e considerato
che la giustificazione sul registro non prevede di segnare anche la causa dell’assenza. E che dire delle eventuali uscite per malesseri? O eventuali ingressi in ritardo per esami di laboratorio? E delle assenze per malattia inferiore ai 5
giorni che non prevedono certificato medico? O assenze per controlli medici per i quali, come sappiamo, se fatti in
convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale, non possiamo scegliere giorno e ora?
Io che soffro di una patologia grave per la quale mi è riconosciuta la legge 104/92 so che le assenze legate alla patologia non mi sono conteggiate nel cumulo di assenze triennali e in tali giorni non sono soggetta alla detrazione dallo
stipendio. La segreteria della scuola ha la documentazione che certifica la mia condizione, io so che per ogni controllo e ogni assenza per la patologia devo portare adeguata pezza giustificativa.
Il sistema di valutazione introdotto per essere correttamente applicato necessiterebbe di un adeguato controllo e a
chi spetta tale carico di lavoro? Il registro elettronico, per quanto ne so, non risolve questo tipo di problematiche.
Inoltre vogliamo costringere gli alunni a farsi rilasciare pezza giustificativa per ogni controllo medico? Vogliamo che
i medici di base rilascino certificato medico anche per un solo giorno di assenza o per un’uscita anticipata magari
per un mal di pancia?
Certo, questo può essere possibile con l’avvio del nuovo anno scolastico (le famiglie dovranno essere informate anticipatamente, i medici sicuramente ci ringrazieranno per quanto appesantiremo il loro lavoro; qualcuno dovrà registrare anche le motivazioni delle assenze e conteggiarle in modo appropriato). Ma per l’anno in corso sono convinta
che nessun medico di base rilascerà certificati retroattivi. Mentre gli studenti con patologie saranno giustificati anche per eventuali 4 giorni di crociera.
Per questi scrutini finali i criteri sono stati approvati e vedremo cosa comporterà la loro applicazione, specie nelle
classi del triennio dove il voto di condotta contribuisce alla media per l’attribuzione del credito scolastico.
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Mi chiedo se applicheremo alla lettera questi criteri.
Mi chiedo se sono criteri che ci fanno usare parametri uguali per tutti o parametri equi, e spiego cosa intendo con
una immagine, che trovate sempre nell'allegato.
Regole ferree ci fanno trattare tutti in modo uguale, ma da insegnante ed educatore preferisco l’equità.
Personalmente propongo che i criteri di valutazione della frequenza siano ridiscussi già al primo collegio di settembre.
Mi auguro che da un ulteriore confronto ciascuno possa avere un’idea più chiara di ciò che è stato approvato dal
collegio docenti scorso, che questi scrutini possano far emergere lati positivi e negativi dei criteri approvati così che
possano essere calibrati più adeguatamente.
Un caro saluto a tutti e buon lavoro per questo ultimo periodo di più intenso lavoro,
Giordana Breda
P.S.: Ho già condiviso queste riflessioni con le colleghe Galli e Padovan, che le sottoscrivono.
Sommando le ore svolte a quelle stimate mancanti, (del secondo periodo) ecco un calcolo delle percentuali e quindi
delle ore di assenza consentite per materia per rientrare nelle fasce eccellente, buono, discreto e sufficiente.
Matematica
93 h
Fisica
37h
Scienze
36 h
Latino
54h
Italiano
71 h
Educazione fisica
34 h
5%
4,65
<5
1,85
<2
1,8
<2
2,7
<3
3,55
<4
1,7
<2
10%
9,3
<10
3,7
<4
3,6
<4
5,4
<6
7,10
<8
3,4
<4
15%
13,95
<14
5,55
<6
5,4
<6
8,1
<9
10,65
<11
5,1
<6
25%
23,25
<24
9,25 <10
9
<10
13,5
<14
17,75
<18
8,5
<9
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Incontro con Antonia Arslan
Giovedì 4 aprile, varie classi del liceo, accompagnate dai docenti, hanno incontrato presso l'auditorium della biblioteca comunale di Montebelluna, all’interno del Concorso di scrittura “Primo Levi”, Antonia Arslan, nota scrittrice italiana di origine armena.
Antonia Arslan ha cominciato il suo intervento partendo da una data, il 24 aprile del 1915, inizio del Genocidio armeno ad opera dei turchi. Il 2015 sarà il centenario del genocidio ma i testimoni di tal evento, che si possono contare sulle dita di due mani,
stanno purtroppo scomparendo. Raccontandoci di un'intervista resa negli Stati Uniti da due anziane armene, di 102 e 104 anni,
la scrittrice sottolinea con forza che ora tocca a noi portare avanti la Memoria.
Nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 a Costantinopoli, la capitale dell'Impero Ottomano che ora si chiama Istanbul, tutti i capi
armeni furono prelevati dalle loro case e trasportati alle stazioni dei treni; da qui furono indirizzati verso sud ma poi se ne persero le tracce. Tra loro c'erano molte persone colte, scrittori, medici, poeti ed avvocati, e tra di essi anche il poeta Daniel Varujan, allora trentunenne, a cui la scrittrice è particolarmente legata. Antonia Arslan ne ha tradotto le raccolte II canto del pane
e Mari di grano, dando voce alla sua identità armena.
Come sono morti gli Armeni?
Peter Valachian trovò un libro scritto in armeno tra le vecchie cose del padre: il resoconto di uno degli unici due sopravvissuti
alla strage. L'autore era un ecclesiastico, assistente del patriarca di Costantinopoli che si è salvato grazie alla conoscenza di ben
sette lingue diverse. Un ufficiale tedesco lo prese come suo interprete e gli diede un passaporto falso con cui andò in Germania
per poi trasferirsi in Russia. Il libro s'intitola Il Golgota Armeno (Gregoris) e fu pubblicato in Russia: si racconta che ogni giorno
20 persone venivano uccise; l’unico sopravvissuto diventò pazzo.
Poi sono cominciate le domande, i quesiti del nostro ex preside Lamberto Pillonetto, coordinatore della Giuria del Concorso
presieduta dalla stessa scrittrice, e di qualche studente.
Storicamente come si può pensare il Genocidio armeno? Che cosa significava essere armeno nell'Impero Ottomano? E le
altre minoranze?
Antonia Arslan ci ha raccontato che nel 1908 i Giovani Turchi salirono al potere con lo scopo di creare un governo con l'uso
della forza. Si presentarono come innovatori e democratici e per questo motivo presero molti voti. Obiettivo era rendere l'Impero Ottomano solo Turchia, eliminando tutte le minoranze dal paese: Armeni, Siriaci, Curdi e Greci, che nel 1915 costituivano
il 24% della popolazione mentre ora sono solo lo 0,03%; una volta erano circa 1 500 000 persone, ora ne rimangono solo qualche migliaio. Tra queste minoranze i Curdi erano quelli più ostici e, poiché era difficile eliminarli, dal 1930 cominciarono i tentativi di assimilazione.
Che cosa ha significato per gli Armeni il Trattato di Losanna del 1923?
Il trattato influenzò la vita della comunità armena della Turchia giacché riconosceva, ai sensi degli articoli 37 - 45 della sezione
III del Trattato, solo i diritti dei sudditi non-musulmani della Turchia, privando così gli Armeni di tutte le tutele che erano state
loro promesse con il precedente Trattato di Sèvres (1920). Questo trattato è stato come un'immensa coperta posta sul Genocidio armeno. Tutti sapevano, ma dopo il trionfo del generale Mustafa Kemal Atatürk, fondatore e primo presidente della Repubblica Turca, considerato l'eroe nazionale, c'è stato silenzio sulle stragi, al contrario di quello che avvenne nella Seconda
guerra mondiale. Saltarono anche i processi in cui si raccontava dell'accaduto. Così, per settant'anni dopo il Trattato di Losanna, nessuno parlò più del Genocidio e non si parlò più nemmeno degli Armeni, della loro arte e dei loro manoscritti: era come
se non fossero mai esistiti.
Perché è più noto il massacro degli ebrei nella Seconda Guerra Mondale che quello degli armeni?
La scrittrice precisa che la differenza sta nella diversa forza politica e nelle potenze vincitrici. Nella prima guerra mondiale Francia, Regno Unito e Italia si accordarono con la Turchia per il silenzio, mentre nella seconda guerra mondiale la notizia dei campi
di concentramento ha fatto il giro del mondo. Con il Genocidio degli ebrei si ebbero molte testimonianze che divennero altrettante trasposizioni cinematografiche, mentre a ricordo del Genocidio armeno c’è solo il film dei fratelli Taviani, tratto dal romanzo di Atonia Arslan La masseria delle allodole. Le riprese per altri film furono interrotte per vari motivi, tra i quali le nette
opposizioni dell'ambasciatore turco che era disposto anche a pagare. Infine i due paesi coinvolti nei due genocidi hanno preso
strade diverse: la Germania ha pagato e in un certo senso sta ancora pagando, mentre la Turchia continua a negare tutto.
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Com'era trattata la donna nel Genocidio?
La fine che facevano uomini e donne era molto diversa. Le bambine armene, ad esempio, erano inserite in famiglie turche dove erano snaturate ed era impedito loro di ricordare e parlare la propria lingua madre.
Qual è stata la sua prima fonte di documentazione?
Il primo ad aiutare Antonia Arslan fu il nonno. Era un chirurgo e un patriarca autoritario e molto temuto. Frequentò il collegio
armeno a Venezia. Quando andava all'università, per guadagnare qualcosa, di giorno lavorava mentre di notte studiava. Poi
una famiglia di Padova gli permise di fare la specializzazione a Parigi. Era anche una persona molto simpatica e le salvò addirittura la vita: quando era bambina per un periodo ebbe delle febbri molto alte e il nonno trovò la cura, delle punture molto dolorose. Così si misero d'accordo, per ogni puntura il nonno le avrebbe dato 75 £. A lui è dedicato il romanzo La strada di Smirne.
Le lasciò molti ricordi che pian piano, scrivendo, le tornano in mente.
Dove ha trovato gli altri dati?
Molti dati li ha avuti dai suoi numerosi parenti sparsi per il mondo ma anche consultando
quello che era stato scritto sui genocidi.
Che cosa l’ha spinta a scrivere?
Il bisogno urgente di raccontare altrimenti avrebbe dovuto scrivere un trattato di storia.
Quali emozioni ha provato durante la scrittura del romanzo?
Scrivere è stato per Antonia Arslan davvero un'avventura straordinaria.
Sono i personaggi che trasportano lo scrittore nella scrittura; lo scrittore, con umiltà e non
pieno di sé, deve solo mettersi in ascolto. I numerosi dati raccolti dovevano solo aspettare
queste voci. Alla conclusione del libro si è sentita felice come una persona che ha fatto il suo
dovere.
Perché il suo primo romanzo è intitolato La Masseria delle allodole?
Quando ha cominciato a scrivere non aveva in mente un titolo. Ma quando nella prima parte
del libro ha cominciato a descrivere la masseria, ha subito pensato che quello sarebbe stato il
titolo perfetto per il romanzo.
Come mai ha dato molto risalto alla figura di Sushanig?
L'autrice precisa che il nome Sushanig significa Susannina, infatti Sushan vuol dire appunto Susanna mentre la desinenza -in è
un diminutivo. Questa donna sarebbe dovuta essere forte e realistica, aveva infatti subito capito la situazione e ha fatto di tutto per salvare la sua famiglia. Sushanig per l'autrice doveva essere una donna coraggiosa, come tutte le donne armene.
Che cosa pensa in generale dell'Armenia?
L'Armenia è un paese straordinario. Il 24 aprile nel piccolo paese arrivano circa un milione di persone in pellegrinaggio per ricordare il genocidio: ognuno porta con sé un fiore per depositarlo presso il monumento del ricordo dove arde un fuoco perenne; così a fine giornata c'è un immenso tappeto di fiori. In Armenia ci sono poco meno di tre milioni di abitanti, è un territorio
povero di risorse ma ricco di edifici religiosi e di antichi manoscritti. Molto importante per l'economia del Paese è il turismo.
Al termine dell’incontro, ascoltiamo rapiti storie curiose, testimonianza di come gli Armeni abbiano sempre amato l’Italia.
Andrea Dossi III C
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Le eccellenze del “Levi”
Il nostro liceo anche quest’anno è riuscito a competere a livello provinciale, regionale e spesso nazionale con molte altre scuole. In tutte le
gare, culturali e/o sportive, i nostri alunni si sono distinti e le vittorie non sono mancate…
Ecco a voi quindi tutte le nostre eccellenze!
CONCORSO DI SCRITTURA (gara d’istituto)
1° classificato poesia: Pietro Vettorazzo III B
1° classificato prosa: Annachiara Durante ex-III B Classico
LA MEMORIA GENERA SPERANZA (concorso nazionale di Barbiana - FI)
1° classificato (ex aequo con altre due scuole): classi I B, II B e III B Scientifico
GIOCHI DELLA CHIMICA (gara nazionale)
6° classificato: Giacomo Tognon IV D
Premio fedeltà per il gruppo più numeroso: Liceo “Levi”
GIORNALINO D’ISTITUTO (concorsi nazionale)
Finalista al Premio Nazionale “Giornalista per un giorno 2013” di Chianciano Terme (SI)
Finalista al Concorso Nazionale “Il Miglior Giornalino Scolastico” di Manocalzati (AV)
MATEMATICA SENZA FRONTIERE (gara regionale)
5° classificata: classe II C Scientifico
OLIMPIADI DELLA FISICA (gara d’istituto)
1° classificato: Matteo Quagliotto V E
GIOCHI DI ANACLETO (gara d’istituto)
1° classificato: Lingxuan Chen I D
OLIMPIADI DELLA MATEMATICA
Partecipazione alla fase nazionale: Marco Bandiera V A Tecnologico, Alberto Gubert V A Tecnologico, Martina Nubiè V B, Lorenzo Quarisa IV
B, Ermes Pozzobon IV D, Davide Bordoli IV A Tecnologico, Federico Gallina IV A Tecnologico, Luca Ballan III B
GIOCHI DI ARCHIMEDE (gara d’istituto)
1° classificato biennio: Pietro Bronca II A Scienze Applicate
1° classificato triennio: Lorenzo Quarisa IV B
SPERIMENTANDO (concorso regionale)
1° classificato: Andrea Ottolino, Lorenzo Valbusa, Marco De Stefani e Francesco Zamprogno IV B
2° classificato: Cristina Vendramin, Leandro De Fusco, Ermes Pozzobon, Eric Prosdocimi e Dario Tafrishi Najad IV D
OLIMPIADI DELLA CULTURA E DEL TALENTO (gara nazionale)
8° classificati: Giacomo Marcolin III D, Giampaolo Marcolin IV E, Ermes Pozzobon IV D, Cristina Vendramin IV D, Maddalena Vescovo IV A,
Alessandra Gonnella IV A Classico
OLIMPIADI DI ITALIANO (gara d’istituto)
1° classificato biennio: Francesco Bianchin I E
1° classificato triennio: Ermes Pozzobon IV D
OLIMPIADI DI ITALIANO (gara nazionale)
11° classificato: Ermes Pozzobon IV D
ORCHESTRA CLASSICA D’ISTITUTO (rassegna musicale regionale)
Menzione speciale alla Rassegna “Luigi Chinaglia” di Montagnana (PD): Elena Pellizzari V C, Lorenzo Cadorin III A, Eleonora Zanne III C, Domenico Frassetto IV D, Riccardo Baldizzi I A Classico, Ermes Pozzobon IV D
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Territorio
LA BACHECA DELL’ARTE E DELLA CULTURA
Concerti, spettacoli, mostre d’arte, opere teatrali… e molto altro…
Ecco cosa vi proponiamo:
Orchestra giovanile di Treviso e del Veneto “La Rejouissance”
Tre eventi della pluripremiata orchestra diretta dal M° Elisabetta Maschio, formata da giovani talenti tra i 10 e i 20 anni, che da
anni si esibisce in tutta Italia riscuotendo sempre un caloroso e meritato successo.
23 giugno - Giornata della Musica (Sistema Abreu), luogo da definirsi
27-28 giugno - Firenze, Palazzo Pitti
dal 7 al 14 luglio - Asolo, GIOIE MUSICALI (vedasi pagine seguenti)
INGRESSO LIBERO
Per info: www.rejouissance.it
Musica nel chiostro
La nona edizione dei “Concerti al Museo Eremitani” proporrà alcune interpretazioni di capolavori del passato con strumenti
d'epoca, avvalendosi della collaborazione di noti musicisti "specialisti" di strumenti storici. Ambiente ideale il Museo per far
rivivere pagine di musica scritte per il piacere di essere ascoltate da una ristretta cerchia di ascoltatori ai quali gli esecutori si
rivolgono in una forma particolarmente diretta e quasi “confidenziale”.
12 giugno, ore 21.00 - Musei Civici agli Eremitani (Padova)
N. Paganini, W.A. Mozart, Ch. De Bériot, A. Borodin, H. Wieniawski, F. Kreisler
19 giugno, ore 21.00 - Musei Civici agli Eremitani (Padova)
A. Corelli, G. Verdi, F. Liszt, D. Alard
INGRESSO: 5 euro
Per info: www.fondazionemusicale.it
“Le Quattro Stagioni” di Antonio Vivaldi
La rassegna “Musica ed Antiche Chiese 2013” propone un concerto straordinario del “Gentile Ensemble”.
Programma (Vivaldi): Concerto in fa maggiore per flauto, archi e basso continuo, Concerto in re maggiore per flauto, archi e
basso continuo e “Le Quattro Stagioni” per violino, archi e basso continuo
14 giugno, ore 21.00: Villa Valcorbe Duse Masin - Stroppare di Pozzonovo (PD)
INGRESSO LIBERO
Per info: www.devotaetaffettuosa.com
Manet. Ritorno a Venezia
Un’esposizione di un’ottantina circa tra dipinti, disegni e incisioni, progettata con la collaborazione speciale del Musée d’Orsay
di Parigi, l’istituzione che conserva il maggior numero di capolavori di questo straordinario pittore.
Fino al 18 agosto - Palazzo Ducale (Venezia)
INGRESSO STUDENTI 11 euro.
Per info: www.mostramanet.it
Terzo paesaggio - Il disordine come estetica
Mostra degli studenti V A, V G,V H del Liceo scientifico “Primo Levi”
“Amo gli spazi incolti, non vi si trova nulla che abbia a veder con la morte. Una passeggiata nell’incolto è aperta a tutti gli interrogativi, quello che vi succede supera le speculazioni più avventurose.” (G. Clement)
Presso aula esposizioni del Liceo “Levi”
Per info: prof.ssa Valentina Meli
Per chiunque voglia proporre qualche evento interessante, siamo disponibili alla mail del Giornalino:
[email protected]
Cristina Vendramin & Ermes Pozzobon IV D
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Territorio
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Rassegna Musicale Internazionale Giovanile
IX edizione
Asolo, dal 7 al 14 luglio 2013
corsi, laboratori, concerti e teatro
Ogni anno l’orchestra giovanile di Treviso e del Veneto “La Réjouissance”, diretta dal M° Elisabetta Maschio, è impegnata nella prima settimana di luglio come orchestra ospite nella realizzazione della rassegna internazionale “Gioie Musicali”.
Essa rappresenta un momento di incontro di realtà musicali giovanili comprendenti ragazzi sotto i 25 anni provenienti da tutto il mondo.
Un’occasione rara nel nostro paese,collocata in uno dei più bei borghi storici d’Italia, Asolo. In questo ambito si creano gemellaggi internazionali, si realizzano concerti con gruppi di giovani e solisti provenienti da tutto il mondo,conferenze e lezioni concerto. Si coinvolgono didatti di
vari strumenti provenienti dall’Italia e dall’estero. L’orchestra si esibisce a gruppi, gemellata con altri ragazzi di altre nazioni e nella sua formazione completa.
Premiata due volte dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la medaglia d’argento, la rassegna è organizzata in collaborazione con Asolo Musica e il Comune di Asolo ed è inserita dal 2006 nel circuito “RetEventi” della Provincia di Treviso.
Questo progetto ha ottenuto le sovvenzioni della Provincia di Treviso e della Regione del Veneto.
GIOIE MUSICALI 2013 EVENTI
Domenica 7 luglio
Ore 21.30 – Teatro “Eleonora Duse”
spettacolo teatrale Apocaliptica di A.a.V.v.
Compagnie teatrali EXPERSONa e Imagoe
regia di Federica Rosellini
Giovedì 11 luglio
Ore 18.00 - Chiesa San Gottardo
Concerto dell’ Annapolis Valley Honour Choir – Canada
Ore 21.30 - Chiesa San Gottardo
Concerto del coro "Les petits Chanteurs de Belgique" - Belgio
Venerdì 12 luglio
Ore 18.00 - Sala della Ragione
Concerto degli allievi del corso di arpa e flauto
Ore 21.30 – Teatro “Eleonora Duse”
Concerto Klezmer
a cura di Francesco Socal
Sabato 13 luglio
Ore 18.00 – Sala della Ragione
Concerto del laboratorio per ensemble di chitarre
a cura del M ° Pedro López de la Osa
Ore 21.30 - Chiesa di San Gottardo
Concerto sinfonico
Orchestra del laboratorio sinfonico
direttore Elisabetta Maschio
Domenica 14 Luglio
Ore 18.00 - Sala della Ragione
Concerto del vincitore del Concorso Nazionale di esecuzione musicale di Piove di Sacco
Ore 21.30 - Chiesa di San Gottardo
Concerto conclusivo de “la Réjouissance” con gli allievi del laboratorio orchestrale under 16
direttore : Mike Applebaum
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Territorio
CORSI ESTIVI dal 7 al 14 luglio 2013
Formazione orchestrale su programma sinfonico (7 - 13 luglio)
a cura del M° Elisabetta Maschio
Elisabetta Maschio, direttore d’orchestra, ha collaborato con importanti orchestre in Italia e all’estero. È stata direttore artistico di Istituzioni
Concertistiche Orchestrali e Teatri di tradizione italiani. Affianca all’attività professionale quella di didatta collaborando ai progetti di laboratorio orchestrale in alcuni Conservatori italiani e curando la preparazione e la promozione dell’orchestra “La Réjouissance”. È direttore artistico di “Gioie Musicali”.
Laboratorio orchestrale dai 12 anni (6 -14 luglio)
a cura del M° Mike Applebaum
Mike Applebaum, trombettista e direttore d’orchestra americano, ha collaborato negli
Stati Uniti d’America con direttori come Leonard Bernstein e Lorin Maazel. Prima tromba
solista in importanti orchestre da camera e sinfoniche in Italia, ha collaborato con le orchestra della RAI e dei canali Mediaset. Ha inciso centinaia di dischi e colonne sonore cinematografiche, spesso richiesto da Ennio Morricone. Svolge masterclasses, seminari e corsi di
perfezionamento su tutto il territorio nazionale ed è docente di arrangiamento jazz e orchestra jazz al Conservatorio “Alfredo Casella” de L’Aquila.
Laboratorio klezmer (10 - 14 luglio)
a cura del M° Francesco Socal
Francesco Socal, clarinettista di formazione classica, ha volto la sua ricerca su musica contemporanea, improvvisata e popolare. Tra i suoi progetti più importanti si segnalano i Mocambo Swing, i "Relazioni Ektar" del compositore ungherese Szabolsc Szoke, il Rèjuoissance
Ensemble, ed i Minimal Klezmer.
Laboratorio flauto e arpa (8 - 12 luglio)
a cura di Anna Pasetti e Claudio Ortensi
Anna Pasetti, arpista, concertista, docente di arpa presso il Conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia, musicologa, presidente dell’Associazione Italiana dell’Arpa.
Claudio Ortensi, flautista, concertista, docente di flauto presso l’Istituto Superiore di Studi
Musicali “Achille Peri” di Reggio Emilia.
Laboratorio per ensemble di chitarre (8 – 12 luglio)
a cura del M ° Pedro López de la Osa
Pedro López de la Osa, diplomato in chitarra con il Maestro José Luis Rodrigo presso il Real Conservatorio Superior de música di Madrid e in
musica da Camera con il Maestro Tiziano Mealli presso il Conservatorio di Ferrara, si è perfezionato con i chitarristi Betho Davezac, Eduardo
Fernández, Stefano Cardi, Pepe Romero, Claudio Marcotulli, Alirio Díaz e Jurgen Ruck. In musica da camera con Enrique Santiago, Enrique
Rivas, Antonello Farulli, Andrea Nanonni. Ha vinto il premio Joaquín Rodrigo di musica da camera. Nel 2007 fonda la orquesta di chitarra La
Sexta Cuerda con la quale si e esibito a Madrid, Salamanca, Burgos e Ávila. Forma un duo stabile con il pianista Pablo López de la Osa e con il
chitarrista Paolo Benedetti, si è esibito come solista e in varie formazioni da camera, in Italia e all’estero. È professore di chitarra classica e
musica da camera presso il Liceo Tamara Rojo di Madrid.
L’Associazione musicale “Musikdrama”, su richiesta, provvede alla sistemazione per il vitto ed l’alloggio.
Prove aperte ogni giorno ore 9.30 -12.30 e 15.00 - 18.00
Info sui corsi estivi e sull’attività del La Réjouissance:
tel. 333 2726370 - 347 7654811
sito: www.rejouissance.it
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P AGIN A 1 1
Rasoio di Ockham
Società e Cultura
Oriana Fallaci
Care lettrici e lettori, la scuola sta finendo ma
sembra che i compiti e lo studio aumentino e
anche se scrivo sempre nel giornalino, non
posso sottrarmi a questa pressione che ci
accomuna tutti.
In tutti i numeri di quest’anno ho trattato
con molto fervore la questione, o meglio, le
questioni femminili che tormentano il mio
animo da battagliera, ma di argomenti da
trattare sulle donne ce ne sarebbero a migliaia; sicuramente continuerò per questa
strada l’anno prossimo, anche perché ho
ricevuto riscontri positivi e questo mi fa capire che sto andando nella giusta direzione.
Ero indecisa su cosa scrivere questa volta o
addirittura se scrivere qualcosa, perché come
vi dicevo il tempo è venuto quasi a mancare;
ma alla fine ho pensato di chiudere questo
ciclo sulle donne raccontandovi la storia di
una eroina della stampa italiana che la giornalista, a differenza mia, l’ha fatta per davvero.
Si tratta di Oriana Fallaci; scrittrice, giornalista e politica italiana più famosa di sempre
che, se fosse ancora viva, oggi compirebbe
84 anni.
Di origini fiorentine, è la prima di quattro
sorelle che si affacciano tutte ben presto al mondo della
carta stampata; a soli
17 anni pubblica il
suo primo articolo sul
quotidiano locale «Il
Mattino
dell’Italia
Centrale” . La costante collaborazione con
questo giornale le
consente di guadagnarsi i soldi per
iscriversi all’università di Medicina dopo il
diploma di Liceo Classico. Scrivendo principalmente articoli di cronaca nera, però, è
costretta a girare in bicicletta fra i commissariati e ospedali di Firenze, sempre in giro alla
ricerca di notizie fresche, e tutto ciò la porta
a trascurare lo studio tanto che un giorno, a
causa dei suoi impegni e della sua reale vocazione alla scrittura, decide di abbandonare
l’università con molto rammarico.
Dalla cronaca nera il passo alla cronaca giudiziaria è breve, occupandosi peraltro di processi importanti, e da lì poi alla cronaca di
costume.
Grazie ad un pezzo sul comunismo nel 1951
inizia una collaborazione saltuaria con
P AGIN A 1 2
l’Europeo, mentre verrà licenziata dal
“Mattino” perché si rifiuta di scrivere un
pezzo satirico su un comizio di Togliatti; passa così ad “Epoca”, giornale diretto dallo zio
Bruno, che
a differenza
delle
aspettative
si dimostra
tutt’altro
che d’aiuto
per lei; egli
temeva
infatti
l’accusa di
nepotismo
e non vedeva
di
buon occhio la dedizione della nipote al giornalismo,
così la faceva penare più del dovuto con lavori noiosi e meccanici.
Si trasferisce quindi a Roma perché l’Europeo
la chiama a lavorare costantemente per la
cronaca romana ed è qui che la Fallaci comincia a elaborare e mettere a punto quel modo
inedito di realizzare le sue interviste che nel
giro di pochi anni
l’avrebbe resa celebre
e proiettata, pur essendo una donna alle
prese con una professione quasi esclusivamente maschile, ai
vertici del giornalismo
mondiale.
Le sue interviste sono
a lungo studiate a
tavolino; dai suoi appunti che oggi possiamo vedere in qualche mostra si notano frequenti e decise cancellature, svariati tentativi
di traduzione, discorsi scritti apposta per
partire da un punto ed arrivare ad incanalarsi
su una questione spinosa per l’intervistato,
«vittima» della situazione; la Fallaci è in grado di farla ridere e poi
temere, affascinarla e
mostrarsi a sua volta
affascinata, spingerlo
nella direzione che
mai avrebbe voluto
intraprendere; infine
infliggere i decisivi
colpi finali, attaccandolo sui suoi stessi
errori, fino a far rivelare il lato più oscuro
della propria mente. Una sorta di interrogatorio non violento, in cui girando e rigirando
attorno al problema l’intervistato finisce per
confessare senza neanche accorgersene.
«Per esser buona un’intervista deve infilarsi,
affondarsi, nel cuore dell’intervistato» dirà
Oriana nel 2004.
Più avanti si trasferisce alla redazione di Milano sempre dell’Europeo e da lì cominciano
gli impegni anche all’estero; Oriana aveva già
visto parte dell’Europa, ma il suo sogno erano gli USA, ed ecco che nel 1955 vola a Hollywood per intervistare politici e superstar.
Non solo l’America però; infatti a Oriana
viene affidata un’inchiesta sul ruolo delle
donne e sul loro modo di vivere dall’altra
parte del mondo, in Oriente, dalle cui riflessioni verrà fuori il suo libro “Il sesso inutile.”
Carriera a gonfie vele, la Fallaci conquista un
territorio professionale che, fino a quel momento, era sempre stato prerogativa maschile. Ciò concorre non poco a creare la figura
della Fallaci, sia agli occhi del mondo, sia
nelle dinamiche più personali che forgiano il
suo carattere indomito. Una giornalista sempre in viaggio, abituata a visitare i Paesi più
lontani, capace di denunciare i maltrattamenti inflitti alle donne e a schierarsi senza
problemi contro gli uomini, diventa un personaggio scomodo. Ma questo non la frena,
anzi le dà la forza di proseguire e di entrare
in piena competizione con i suoi colleghi
maschi.
Oriana aveva sempre considerato il giornalismo solo un mezzo per arrivare alla letteratura, infatti nel 1962 riesce a pubblicare il
suo primo romanzo “Penelope alla guerra”,
ambientato a New York, che rivendica il ruolo della donna nella società, indicando i primi
passi del cambiamento e dell’emancipazione
dai vincoli della famiglia e delle tradizioni.
Nel 1965 pubblica “Se il Sole muore”: un
racconto coinvolgente degli anni vissuti da
Oriana nelle basi della Nasa, accanto agli
astronauti che divennero suoi amici.
La svolta avviene nel 1967
quando, per conoscere da
vicino il dramma della guerra, chiede e ottiene di seguire come inviata il conflitto nel Vietnam. In prima
linea anche nei combattimenti più feroci, Oriana vive
sulla propria pelle l’odio tra
soldati, la comune paura di
Rasoio di Ockham
morire, l’irrazionalità
di scontri a fuoco di
una violenza disumana e di questo parlerà nel libro “Niente e
così sia” che oltre ad
essere un enorme
successo, dà il via ad
un nuovo modo di
fare informazione,
arricchendo la pura
cronaca con le rivelazioni e gli stati
d’animo di chi quella
guerra la fa e la subisce.
Il 2 ottobre del 68, a Città del Messico, viene
coinvolta nella strage di piazza delle Tre Culture. Apparentemente ferita a morte dalla
polizia che spara sugli studenti che si riparano come possono, è trasportata prima
all’obitorio, da lì miracolosamente recuperata e trasferita all’ospedale. Nonostante le
gravi ferite, dal letto d’ospedale registra per
«L’Europeo» una drammatica cronaca di
quell’episodio.
Facile capire la grinta e il coraggio di questa
donna che non ha intenzione di fermarsi;
questi sono gli anni in cui è praticamente
“ovunque” nel mondo, a seguire l’omicidio di
M. Luther King, il conflitto indio-pakistano, la
situazione mediorientale e ad intervistare
personaggi della storia apparentemente intoccabili come Indira Gandhi, Golda Meir,
Reza Pahlavi, Yassir Arafat, Henry Kissinger,
Ruhollah Khomeini (il quale accettò di essere
intervistato a condizione che lei indossasse il
velo; lei obbedì ma se lo tolse fieramente
davanti a lui), re Hussein di Giordania, lo Scià
di Persia e Gheddafi. Il suo modo di intervistare riesce ad incunearsi sempre più nel
meccanismo dei giochi di potere; quel potere
che la affascina e da cui scaturiscono tutti gli
interrogativi che la guidano costantemente:
c’è un motivo se certe persone al posto di
altre hanno il potere fra le mani? Che caratteristiche devono avere? Sono più intelligenti, più furbe, o soltanto più ambiziose, e quin-
Società e Cultura
di pronte a
calpestare
chiunque
capiti sulla
loro strada?
Il successo
planetario
finalmente
viene
raggiunto da lei
negli anni 70
g r a z i e
all’uscita dei
romanzi
“Lettera ad
un bambino mai nato”, nato dalla tragedia
della sua gravidanza mancata, e “Un uomo”
legato alla sua tormentata storia d’amore con
Alexandros Panagulis, uno dei leader della
Resistenza greca alla dittatura dei Colonnelli.
In seguito ad un tentativo fallito di tirannicidio, egli venne tenuto in carcere in condizioni
quasi disumane, costretto a rivelare i nomi
dei suoi compagni di rivolta, ma tenne duro
fino alla scarcerazione e in quel momento
Oriana chiese di intervistarlo, rimanendo
subito affascinata da quel suo desiderio indomito di libertà, dalla forza che gli permetteva
di non arrendersi al Potere neppure dopo
anni di prigionia e torture.
Con gli anni Ottanta, Oriana è sulla cresta
dell’onda, i suoi libri sono tradotti in tutto il
mondo, i suoi articoli e le sue interviste appaiono sulle più prestigiose testate internazionali; nasce quindi il suo amore smisurato
per gli Stati Uniti e si allontana dalla sua Firenze per ritirarsi a Manhattan.
In questi anni la scrittrice scopre di avere il
cancro, che lei preferisce chiamare “Alieno”,
ma è assolutamente determinata a portare a
termine quella che crede essere l’ultima opera della sua vita:
la stesura di una grande saga sulla sua famiglia che attraversa i secoli a partire dalla storia di Ildebranda, lontana ava condannata per
stregoneria nel Seicento, fino ad arrivare alla
propria infanzia, alla prima metà del Novecento.
Il romanzo però viene interrotto bruscamente
dall’attacco dell’11 settembre (“Il puzzo della
morte entrava dalle finestre, dalle strade
deserte giungeva il suono ossessivo delle ambulanze, il televisore lasciato acceso per
l’angoscia e lo smarrimento lampeggiava
ripetendo le immagini che volevo dimenticare”) che rappresenta per Oriana l’input per
tornare a scrivere di ciò che le stava succedendo intorno e prendere una posizione molto decisa contro il fondamentalismo islamico
che minaccia la nostra civiltà occidentale
incapace di difendersi.
Il suo lungo e tuttavia riassunto articolo sul
Corriere della Sera sull’argomento segna il
ritorno della ormai anziana Oriana che pubblica in seguito il pamphlet integrale “La
rabbia e l’orgoglio” e da lì non si ferma più;
deve inseguire il successo planetario che il
suo scritto sta avendo e rispondere alle accuse di coloro che non la pensano come lei.
Esprime le sue opinioni sull’eutanasia,
l’aborto, il femminismo e la politica italiana e
ci tiene a voler rimanere, nonostante l’età,
lontana da ogni schema del politically correct.
Nell’agosto del 2006 le sue condizioni di
salute si aggravano e lei stessa chiede di
essere riportata in Italia, alla casa di cura
Santa Chiara di Firenze, per poter chiudere
definitivamente gli occhi sulla Cupola di Santa Maria del Fiore, il duomo di Firenze.
Il 15 settembre del 2006, all’età di settantasette anni, Oriana Fallaci muore lasciando un
grande vuoto nella scena italiana. Sulla sua
lapide, soltanto tre parole: «Oriana Fallaci.
Scrittore».
Che dire? È giusto pensare che la sua fama
sia tanto più grande solo perché è stata una
delle prime giornaliste donne? No, preferisco
pensare che se sei tanto sfacciata e accetti il
rischio di essere amata o odiata, hai già capito cosa significa essere Grande.
Alessandra Gonnella IV A Classico
P AGIN A 1 3
Rasoio di Ockham
Società e Cultura
Franca Rame
Storia di una donna passionale che è diventata disillusa
Se si volesse sintetizzare con tre parole la
lunga vita di una grande persona qual è stata
Franca Rame, si dovrebbe scrivere: “DONNA,
ATTRICE E CITTADINA”. Ma una vita come la
sua non può essere sintetizzata; dev’essere
assaporata e, se non ammirata, almeno rispettata. In queste poche righe non leggerete
quindi la sua vita (nota, notissima ai più), non
troverete una biografia o, per usare un termine giornalistico, un coccodrillo. Se avrete la
pazienza di arrivare alla conclusione, potrete
capire però come è morta.
Iniziamo dunque un viaggio nell’ultimo periodo della sua esistenza, caratterizzato, nonostante la vecchiaia, ancora dalla sua grande
passione: il teatro. Chi può dire quando Franca Rame ha cominciato a recitare? Nessuno;
anzi, è nata recitando: come dichiarò in
un’intervista, “Sono nata a Parabiago per
caso. La mia famiglia quel giorno si trovava lì
per uno spettacolo”. La famiglia, infatti, era
responsabile di un “teatro viaggiante” sin dal
1600 e Franca ereditò la vena artistica e
comica dai suoi avi.
“Mettevamo in scena un po’ di tutto,
dalla
commedia
dell’arte ai classici di
Shakespeare. Adattati
all’occorrenza
perché mio padre
sapeva di aver a che
fare con un pubblico
fatto di persone semplici”. E proprio
dall’incontro con un pubblico popolare, spesso addirittura operaio, nacque l’ardore della
passione civile, che poi si sviluppò intensamente dopo il matrimonio con Dario Fo, altra
personalità di spicco del teatro italiano.
Fu così che dagli anni ’50 presero inizio le sue
campagne sociali: abbracciò entusiasta
l’utopia
del
Sessantotto,
sostenne
l’organizzazione Soccorso Rosso Militante,
partecipò al movimento femminista… Fin
dalla giovinezza insomma emergeva la volontà di rendere l’Italia un Paese migliore. Il
teatro rimaneva comunque l’orizzonte della
sua vita, un orizzonte che si stagliava lontano
sul mare delle lotte sociali e civili; in questo
mare Franca nuotò per tutta la vita, a volte
rischiando di annegare (tristemente famoso
è l’episodio dello stupro subito), a volte portando con fierezza la testa in superficie. Nel
2006 decise infine, non senza indugi, di concretizzare i suoi ideali e i suoi sogni candidanP AGIN A 1 4
dosi nella lista elettorale dell’Italia dei Valori
per il Senato della Repubblica Italiana:
“Mamma, devi candidarti al Senato.” “Ma
che dici Jacopo, sei impazzito? Con tutto quello che ho da fare! E poi chi vuoi che mi voti?
Sei fuori!”. Jacopo me l’ha ripetuto per tre
mesi, tanto che quindici giorni fa, per convincermi ha fatto un sondaggio su internet e
sono arrivate un mare di adesioni, di “Forza,
vai!” “Hai visto? Che ti dicevo mamma?”. [...]
Poveri, ricchi, conoscenti, giornalisti, intellettuali, Flores D’Arcais, Pancho Pardi, Marco
Travaglio e tanti altri, tutti a dirmi: "Ti è stata
data l’opportunità. CANDIDATI!"
Le sue proposte elettorali, già allora innovative, risultano tuttora di grande attualità:
Quello che maggiormente ci ha sconvolti è
stato scoprire a quanto ammontasse il nostro
debito pubblico che a quel tempo era 2 miliardi di milioni e rotti…
Chissà perché lo
chiamano
debito
"pubblico"… è un
termine
improprio... è un eufemismo… noi cittadini
non
c’entriamo
nulla con quei denari spesi, sperperati e buttati! Due
milioni di miliardi!!!
Mettendo in fila i biglietti da 100 mila potremmo fare 2.214 volte Milano - Palermo.
[...]
Cosa mi piacerebbe realizzare se mai venissi
eletta, con l’aiuto di tutti quelli che saranno
d’accordo con me?
Al primo posto la riduzione del debito pubblico, non certo con tagli alla spesa pubblica e
ai servizi come ha fatto il centrodestra e
svendendo beni dello stato, ma focalizzando
l’attenzione sugli sprechi della Pubblica Amministrazione, che si traducono in spese assurde a carico dei contribuenti. [...] Ancora:
la bolletta energetica dello Stato Italiano,
secondo tutti gli ingegneri e i docenti universitari che abbiamo interpellato, potrebbe
essere dimezzata solo se si usassero i criteri
di efficienza energetica, obbligatori da tempo, già in funzione in Germania, Austria, nei
Paesi Scandinavi e anche nel Trentino Alto
Adige. [...] Poi c’è un altro punto sul quale
vorrei battermi: l’efficienza della legge contro
i reati. ... E chi manda in rovina migliaia di
famiglie, o si arricchisce manipolando il mercato, viene punito con una multa. Visto che ci
piacciono tanto gli americani perché non
iniziamo a imitarli sulle cose buone? Negli
Stati Uniti come nel resto dei paesi moderni
la manipolazione del mercato viene punita
con pene severissime. In Usa sono 6 anni di
prigione. [...]
Vogliamo abbassare le tasse? Iniziamo da
qui: riduciamo gli sprechi dello Stato italiano,
facciamo funzionare la burocrazia e puniamo
veramente tutti i reati finanziari, le truffe, la
corruzione, l’evasione fiscale e il falso in bilancio. Per concludere, se sarò eletta, non mi
siederò sullo scranno del Senato… sì, resterò
sempre in piedi… se non otterrò il mio primo
obiettivo operativo: l’istituzione di un Osservatorio Permanente sugli “sprechi” che non
sarà certamente un Ente Inutile.
EXTRACOMUNITARI: Acquisizione della cittadinanza come strumento giuridico di integrazione. [...]
Diritti costituzionali: Libertà di espressione
Giù le mani dalla RAI! Libera satira in libero
Stato! Un governo che non permette l’ironia
e la satira ha sempre qualcosa di sporco da
nascondere. Questo, per cominciare.
Se ce la faremo, vedrete che staremo tutti un
po’ meglio. Sì, vorrei proprio vedervi sorridere!
Ebbene, Franca Rame non solo venne eletta,
ma fu addirittura candidata alla Presidenza
della Repubblica. Ma il Senato non rappresentava quel’utopica aula di discussione
democratica e costruttiva intorno ai problemi sociali e civili che lei aveva sempre immaginato. Due anni dopo, quindi, con grande
sorpresa del mondo politico, decise di rassegnare le sue dimissioni:
Una scelta sofferta, ma convinta, che mi ha
provocato molta ansia e anche malessere
fisico, rispetto la quale mi pare doveroso da
parte mia riepilogare qui le ragioni.[...]
Del resto, io mi sono sentita “prestata” temporaneamente alla politica istituzionale,
mentre l’intera mia vita ho inteso spenderla
nella battaglia culturale e in quella sociale,
nella politica fatta dai movimenti, da cittadina e da donna impegnata. E questo era ed è
il mandato di cui mi sono sentita investita
dagli elettori: portare un contributo, una
voce, un’esperienza, che provenendo dalla
società venisse ascoltata e magari a tratti
Rasoio di Ockham
recepita dalle istituzioni parlamentari. Dopo
19 mesi debbo constatare, con rispetto, ma
anche con qualche amarezza, che quelle
istituzioni mi sono sembrate impermeabili e
refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, cioè non proveniente da chi
è espressione organica di un partito o di un
gruppo di interesse organizzato.[...]
Ho così impegnato la mia indennità parlamentare per lavorare in questa direzione,
anche organizzando (giugno 2006) un convegno con un gruppo di professionisti tra i più
valenti, al fine di tracciare le linee di un progetto in grado di tagliare miliardi di euro di
spese dello Stato nel settore dei consumi
energetici, delle disfunzioni della macchina
giudiziaria e dell’organizzazione dei servizi. A
questo convegno ho invitato Senatori della
commissione ambiente e altri che ritenevo
sensibili ai temi in discussione. Non ne è
venuto uno. [...] Nei quasi due anni trascorsi
in Senato, ho presentato diverse interrogazioni. Tutte rimaste senza risposta.[...]
Che dire del costante ricatto, realizzato da
questo o quell’onorevole, di far cadere il
governo per cercare di ottenere privilegi o
cariche? Quante volte, per non farlo cadere,
’sto benedetto governo, ho dovuto subire il
ricatto e votare contro la mia coscienza?
Troppe. Tanto da chiedermi spesso: “Cosa
sono diventata? La vota rosso-vota verde?”.
[...]
Non intendo abbandonare la politica, voglio
tornare a farla per dire ciò che penso, senza
ingessature e vincoli, senza dovermi preoccupare di maggioranze, governo e alchimie di
potere in cui non mi riconosco. Non ho mai
pensato al mio contributo come fondamentale, pure ritengo che stare in Parlamento
debba corrispondere non solo a un onore e a
un privilegio ma soprattutto a un dovere di
servizio, in base al quale ha senso esserci, se
si contribuisce davvero a legiferare, a incidere e trasformare in meglio la realtà. Ciò, nel
mio caso, non è successo, e non per mia volontà, né credo per mia insufficienza.
Il Senato, le Istituzioni, l’Italia hanno smorzato il fuoco della sua passione, hanno disilluso
le sue utopie e allontanato i suoi orizzonti. A
79 anni, con le dimissioni del 15 gennaio
2008, si chiuse un capitolo fondamentale
della sua “Vita all’improvviso”, come la definì lei stessa; tramontò il periodo in cui scrutava con ottimismo e ambizione il suo orizzonte, che, dileguandosi, si portava via, piano piano, una parte di lei. E il 29 maggio
scorso quell’orizzonte è diventato invisibile:
Franca Rame si è spenta nella sua casa a
Milano.
Dopo aver ricordato la sua personalità civile,
è doveroso onorare la sua memoria anche
Società e Cultura
celebrando il suo genio creativo, con un
racconto che il marito Fo ha narrato durante
il suo funerale. Racconto scritto da loro a
quattro mani:
Siamo nel Paradiso terrestre. Dio ha creato
alberi, fiumi, foreste animali e anche l’uomo.
O meglio il primo essere umano ad essere
forgiato non è Adamo ma Eva, la femmina!
Che viene al mondo non tratta dalla costola
d’Adamo ma modellata dal Creatore in
un’argilla fine e delicata. Un pezzo unico, poi
le dà la vita e la parola. Il tutto “prima” di
creare Adamo; tant’è che girando qua e là
nel paradiso Eva si lamenta che... della sua
razza si ritrovi ad essere l’unica, mentre tutti
gli
altri
animali si
trovano
già accoppiati
e
addirittura
in branco.
Ma
poi
eccola
incontrare finalmente il suo “maschio”, Adamo, che la guarda preoccupato e sospettoso.
Eva vuol provocarlo e inizia intorno a lui una
strana danza fatta di salti, capriole e grida
da selvatica... quasi un gioco che Adamo non
apprezza, anzi prova timore per come agisce
quella creatura... al punto che fugge nella
foresta a nascondersi e sparisce; ma viene il
momento in cui il Creatore vuole parlare ad
entrambe le sue creature, umane. Manda un
Arcangelo a cercarli. Quello li trova e poi li
accompagna dinnanzi a Dio in persona.
L’Eterno li osserva e poi si compiace: “Mica
male! mi siete riusciti... E dire che non ero
neanche in giornata... ! Voi non lo sapete
perché ancora non ve l’ho detto ma entrambi siete i proprietari assoluti di questo Eden!
E sta a voi decidere cosa farne e come viverci.
Ecco la chiave. E gliela getta. Vedete, qui ci
sono due alberi magnifici (e li indica), uno –
quello di sinistra – dà frutti copiosi e dal
sapore cangiante. Questi frutti, se li mangiate, faranno di voi due esseri eterni. Sì, mi
rendo conto che ho pronunciato una parola
che per voi non ha significato: eternità...
Significa che avrete la stessa proprietà che
hanno gli angeli e gli arcangeli, vivrete per
sempre, appunto in eterno! A differenza
degli altri animali non avrete prole, perché,
essendo eterni, che interesse avreste di riprodurvi e generare uomini e donne come voi,
della vostra razza? L’altro albero invece produce semplici mele, nutrienti e di buon sapore. Ma attenti a voi, non vi consiglio di cibarvene! E sapete perché? Perché non creano
l’eternità... ma in compenso, devo essere
sincero, grazie a loro scoprirete la conoscenza, la sapienza e anche il dubbio. Ancora vi
indurranno a creare a vostra volta strumenti
di lavoro e perfino macchine come la ruota e
il mulino a vento e ad acqua. No, non ho
tempo di spiegarvi come si faccia, arrangiatevi da voi. ... tutto quello che scoprirete; e
ancora queste mele, mangiandole, vi produrranno il desiderio di abbracciarvi l’un l’altro e
di amarvi... non solo, ma grazie a
quell’amplesso, vi riuscirà di far nascere
nuove creature come voi e popolare questo
mondo. Però attenti, alla fine ognuno di voi
morirà e tornerà ad essere polvere e fango.
Gli stessi da cui siete nati. Pensateci con
calma, mi darete la risposta fra qualche
giorno. Addio.”
“No. Non c’è
bisogno di
attendere,
Padre Nostro! – grida
subito Eva –
Per quanto
mi riguarda io ho già deciso, personalmente
scelgo il secondo albero, quello delle mele. S
devo essere sincera, Dio non offenderti, a me
dell’eternità non interessa più di tanto, invece l’idea di conoscere, sapere, aver dubbi, mi
gusta assai! Non parliamo poi del fatto di
potermi abbracciare a questo maschio che
mi hai regalato. Mi piace!!! Da subito ho
sentito il suo richiamo e mi è venuto un gran
desiderio di cingermi, oh che bella parola ho
scoperto cingermi!, cingermi con lui e farci...
come si dice?! Ah, farci l’amore! So già che
questo amplesso sarà la fine del mondo! E ti
dirò che, appresso, il fatto che mi toccherà
morire davanti a tutto quello che ci offri in
cambio: la possibilità di scoprire e conoscere
vivendo... mi va bene anche quello. Pur di
avere conoscenza, coscienza, dubbi e provare amore... ben venga anche la morte!” Il
Padreterno è deluso e irato quindi si rivolge
ad Adamo e gli chiede con durezza: “E
tu? ...che decisione avresti preso? Parlo con
te, Adamo sveglia! Preferisci l’eterno o
l’amore col principio e la fine?” E Adamo
quasi sottovoce risponde: “ Ho qualche dubbio ma sono molto curioso di scoprire questo
mistero dell’amore anche se poi c’è la fine"."
Anche per lei è arrivata la fine. “Quando hai
concluso” dice Fo “non devi dire altre parole.
Saluta e pensa che quella gente se l’hai accontentata nei sentimenti e nell’affetto ti
sarà riconoscente”. Ciao Franca, “bella ciao!”.
Ermes Pozzobon IV D
P AGIN A 1 5
Società e Cultura
Rasoio di Ockham
ELECScION DEI
Giovedì 16 aprile, ore 10.02: i Grandi Elettori sono riuniti, anche se dei 1007 aventi diritto al voto risultano presenti solo 999 fra deputati,
senatori, rappresentanti regionali e signore delle pulizie. Gli assenti dovranno portare la giustificazione firmata da un genitore (o da Silvio)
alla presidentessa Boldrini il giorno seguente, altrimenti verranno costretti ad indossare una camicia pescata a caso nell'armadio di Formigoni; intanto sul web si scatenano le teorie cabalistiche più astruse: "999, sta arrivando la fine del mondo?". Bersani ci rassicura: "No, solo del
PD".
Iniziano le votazioni: gli aventi diritto entrano nelle cabine in ordine alfabetico. Numerosi i casi di claustrofobia; è necessario ad un certo punto spiegare a Calderoli come si faccia ad uscirne.
Dopo le votazioni, lo spoglio: sentendo questa parola, San Silvio da Arcore ha un guizzo di vita, subito spento dall'apparizione della Cancellieri, che gli provoca un brivido.
I voti sono i più disparati: si va dai superfavoriti Marini e Rodotà (ma un buon piazzamento lo ottiene anche la fatina dei denti, M5s) ai meno
votati Siffredi Rocco (la Meloni dichiara di poterlo votare al quarto scrutinio, a patto però che rimanga sempre nudo nelle occasioni ufficiali,
richiesta appoggiata da Vendola) e Mara Carfagna, che riceve un solo voto. L'ex ministro si giustifica: "Non guardate me, io ho votato Rocco".
Riceve molti voti anche una certa "Bianca", sono tuttora aperti gli accesi dibattiti su chi possa essere questa fantomatica candidata.
Alla fine dalle urne non esce un risultato definitivo, se si esclude una condanna a morte per il PD.
Grillo strilla: "Morto che cammina!", Bersani: "Abbiamo non-vinto!", Silvio: "Stasera burlesque!". Il dibattito degenera in zuffa, piddini contro
pidiellini, grillini contro tutti, centristi che tentano l'inciucio persino con le abat-jour! La Bindi picchia la Lombardi usando come oggetto contundente Brunetta; Rodotà, Prodi e Andreotti schiacciano un pisolino in compagnia, mentre Crosetto falcidia i "nemici comunisti" usando
solo il mignolo della mano sinistra.
Alla seconda votazione, nel pomeriggio, aumenta in maniera considerevole il numero di schede bianche; ciò è da imputare al fatto che la
fazione leghista è incapace di scrivere. Di nuovo non si trova un compromesso, tranne sul fatto che alla buvette si mangia benissimo.
La sera si riuniscono i vertici del PD e di Sel per scegliere un nuovo candidato; Bersani sta per proporre Emma Bonino quando Baffino D'Alema
lo stordisce e, in playback, gli fa pronunciare il nome di Prodi. Tutti favorevoli, tutti d'accordo.
Risultato? La carica dei 101 vota un candidato diverso rispetto a Prodi, il quale peraltro al momento pare sia in Africa, anche se qualcuno
sostiene che si trovi da due settimane legato e imbavagliato nella cantina di D'Alema.
Berlusconi prende molto male la candidatura del suo vecchio arcinemico: "Brutto comunista, con te non ci gioco più!" e ruba le biglie (quelle
di Lenin, Marx e Coppi) al segretario del PD, sostenendo che gli accordi erano diversi.
Napolitano zitto zitto buono buono rinuncia a dare il meglio di sè nella specialità in cui eccelle – il lancio del monito – in modo da poter rimanere il più possibile defilato mentre organizza il trasloco.
Le dimissioni di Rosy Bindi sono salutate da un entusiastico "Ecchissenefrega!", mentre avanza fra i democratici il nome di un certo Bob l'Aggiustatutto, un tecnico...
Intanto Rodotà si sente nominare sempre più spesso, ma – attenzione – non lo si vede mai comparire in prima persona. Di nuovo il web si
scatena: "Sarà malato?", "Sarà morto?" e, per concludere, "Ma Rodotà... Esiste?"
Intanto la camerat... cittadina, scusate, Lombardi scopre di aver "perso" nuovamente il portafogli, del resto può capitare quando si frequantano posti a rischio di borseggio come le stazioni, i supermercati o il Parlamento.
Finalmente anche la destra propone un nome, anzi due! Trattasi di tali Disney, Walt e di un non meglio identificato "Capitan Bunga"... Quando un'elettrice fa gentilmente notare al Cavaliere che Disney è lievemente defunto, il Silvio Nazionale commenta: "Peccato! Vorrà dire che ci
toccherà puntare sull'altro nome..."
Come andrà a finire? Solo Dio (che ha ottenuto ben sei preferenze, superando, con sommo smacco di quest'ultimo, il Buddha, 2 voti a favore)
lo sa, e anche lui ammette in un'intervista a “Chi” di non capirci poi tanto, in fondo...
Superata ormai la quarta votazione, tutti si aspettano una svolta: Rigor Montis aveva proposto sin dal terzo scrutinio Anna Maria Cancellieri,
la quale però ha un difetto mortale: non è uomo, e quindi tutti si fanno una bella risata e non ci pensano più. Inoltre, eleggendola si correrebbe il rischio di vedere l'incarico di formare il governo affidato a Er Pupone.
Dopo che Prodi si è bruciato (mai giocare con le fiamme ossidriche o i comunisti, bambini), Bersani non sa più che cosa inventarsi e si dimette. Molto diverse le reazioni di Pd e Pdl alla notizia: un partito si complimenta con Berlusconi e fischia Bersani, facendogli anche qualche pernacchia... Il più grande partito di centrodestra invece tace.
Ultimo tentativo: i principali leader politici (e Bersani) si recano da Napolitano per chiedergli di ricandidarsi; vedendoli arrivare, Napisan estrae il crocifisso urlando: "Madonna du Carmine, cosa volite addeso da me?! Ho già dato, vade retro!"
Ascoltate le loro ragioni, l'ex inquilino del Colle è diviso tra il dovere e sua moglie Clio, che minaccia di lasciarlo per il primo corazziere che
passa, se dovesse accettare la candidatura.
Alla fine, Napolitano viene eletto per la seconda volta. Grillo urla al complotto, Rodotà si trasforma in pipistrello e scompare, la Cancellieri si
fa un piattone di abbacchio e non ci pensa più; finalmente, riprendono le attività in parlamento: Crimi può appisolarsi, i grillini dare contro a
tutti, la sinistra morire d'inedia e la destra organizzare tornei di strip poker deputati vs senatori.
Tutto normale, insomma, in questo grande caos che è l'Italia.
Tommaso Biancuzzi I A Classico
P AGIN A 1 6
Rasoio di Ockham
Società e Cultura
BANG!
Il rapporto tra oriente e occidente è sempre stato molto controverso.
Lo sanno i presidenti, i dittatori, lo sa il popolo e probabilmente lo sapeva anche Lee Rigby, un venticinquenne inglese che apparteneva al secondo battaglione del Royal Regiment of Fusiliers.
Siamo a Londra, la sera di mercoledì 22 maggio, in una via trafficata di Woolwich, quartiere nella zona sud-orientale
della città.
I passanti affollano la strada, è tutto tranquillo, quando succede.
Due uomini inglesi di origine nigeriana armati di coltello e macete aggrediscono Lee Rigby davanti a una folla terrorizzata.
Sono solo pochi attimi, succede tutto in fretta.
Il ragazzo viene decapitato dall'uomo che stringe il macete al grido di "Allah è grande".
Poi uno dei due aggressori si avvicina a una passante che filma la scena e con le mani ancora sporche di sangue fa il
suo proclama.
Si scusa con le donne che hanno assistito alla scena, dicendo che in oriente, dove gli occidentali vogliono portare la
democrazia, cose come queste accadono tutti i giorni, più volte.
Trovo difficile commentare.
La verità è che qualunque cosa si possa pensare, al di la delle opinioni politiche o della fede, fatti come questo non
dovrebbero mai accadere.
Si imputa la colpa ai terroristi, ai pazzi, ai radicali che hanno distorto un'ideologia.
Certo, è indubbio che singole persone muovano il macete, premono il grilletto, azionano le bombe, ma credo che
sia anche giusto chiederci cosa ha portato a tutto questo.
Per quale motivo quell'uomo convinto del suo credo ha sviluppato questi ragionamenti?
La colpa, a mio parere, è un po' di tutti.
Della ferocia di alcuni dittatori orientali, della presunzione occidentale, di quelle persone che facilmente puntano il
dito.
Si può davvero risolvere la situazione?
Ci si può sedere al tavolo e parlare di pace e non solo di sospetti e di ostilità?
Una soluzione, comunque, si deve trovare e non nascondersi dietro le armi nucleari, l'ideale di democrazia o il pretesto della fede.
La volontà è tutto in questi casi, bisognerebbe provare a mettere da parte gli interessi economici e politici e ragionare, con chi è disposto a farlo, e rendere il "BANG" , citando Quino e la sua Mafalda, un linguaggio meno universale.
Sara Fornasiero I A Classico
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Rasoio di Ockham
Società e Cultura
Arbitrare: che passione!
Inizio subito col dire che sono arbitro federale di pallavolo.
La mia passione per l'arbitraggio nasce molti anni fa, quando alle feste di compleanno dei miei
amici, se giocavamo a calcio, giocavo in porta, se a pallavolo facevo l'arbitro, anche se conoscevo due regole in croce. Quando ho cominciato a praticare la pallavolo,
nell'ormai lontano 2004, non giocavo molto, tuttavia ho partecipato a vari campionati regionali anche di medio-alto livello. Questa passione per l'arbitraggio,
però, si è potuta sviluppare solo nel 2011, quando ho fatto il corso per diventare
arbitro associato, e dirigere partite dei ragazzini fino ai 14 anni. Così ho accumulato una buona esperienza fino ad ottenere, dopo un corso di 7 lezioni,
l'attestato di arbitro federale provinciale. Ho partecipato a gennaio, insieme
ai nuovi abilitati, alla direzione di gare del Torneo dell'Epifania organizzato
dall'Aurora Volley di Godega di Sant'Urbano, prendendo dimestichezza col fischietto
e seguendo le direttive dei più esperti. Attualmente ho diretto circa 15 gare da solo, a
parte una in cui ero coadiuvato da un secondo arbitro. Il clima nella pallavolo dal
punto di vista di noi arbitri è sicuramente diverso da quello che uno spettatore di
questo sport può percepire: siamo sottoposti a mille pressioni da parte degli allenatori, dei dirigenti, degli atleti, (soprattutto) del pubblico che costantemente ci attribuisce il ruolo di “capro espiatorio”. Tuttavia c’è collaborazione con tutti i componenti delle società, che
sono ben disposti ad aiutare nei limiti delle loro possibilità gli ufficiali di gara per la buona riuscita dell'incontro.
L’aspetto più difficile del nostro operato è la gestione della disciplina, dato che esistono procedure specifiche per
ogni caso e per non penalizzare una delle due squadre. Tutto questo si può migliorare con tanto allenamento e con
ripassi costanti del regolamento.
Ho avuto modo, nelle mattine del 18 e 19 aprile, di dirigere le finali provinciali dei campionati studenteschi allievi/e,
juniores e cadette/i, insieme ad una decina di colleghi, alla Zoppas Arena, che, come molti di voi sapranno, ha ospitato le partite della serie A1 femminile della Spes Conegliano ed altri eventi sportivi e non solo (in particolare concerti). Al momento dirigo partite di seconda e terza divisione (quasi sempre) femminile.
Inoltre, il 25 aprile ho partecipato al 2° Torneo “Città della Vittoria” under 16 femminile tenutosi a Vittorio Veneto,
dirigendo 6 partite tra mattina e pomeriggio.
Credo, anche, che i momenti più belli siano quelli di ritrovo, in cui ognuno può raccontare ad altri colleghi le proprie
esperienze.
Spero di poter dirigere il prossimo anno gare importanti insieme a colleghi anche di una certa caratura! Il mio obiettivo è quello di raggiungere la serie A, come vari colleghi trevigiani.
Alberto Fior V E
P AGIN A 1 8
Interviste
Rasoio di Ockham
Intervista a Mirco Rossi
Anche quest’anno il nostro liceo, grazie al prof. Giuseppe Flora, ha potuto ospitare il divulgatore e ricercatore
Mirco Rossi, che ha tenuto una interessante conferenza sui delicati temi dell’energia e dell’ambiente. Mirco Rossi,
membro del Comitato Direttivo e del Comitato Scientifico di ASPO-Italia (Associazione per lo Studio del Picco del
Petrolio, del Gas e delle Materie Prime) da anni sviluppa un’intensa attività d’informazione scientifica sugli aspetti
energetico-ambientali, nel Centro e nel Nord Italia, indirizzata a cittadini, gruppi culturali, associazioni, forze politiche e sindacali, insegnanti e soprattutto studenti delle scuole di secondo grado. Tra le sue pubblicazioni, si ricordano “Verso la fine del petrolio” (2008), “Energia e futuro - le opportunità del declino” (2009/2011) e “La parabola
del consumismo - memorie di un ragazzo al tempo della sobrietà” (2013).
Dopo l’incontro, Mirco Rossi ha gentilmente accettato la nostra proposta di intervista, che pubblichiamo di seguito.
“PRENDERE LA BESTIA PER LE CORNA”
1.
Come si presenta al pubblico?
Come uno studioso che ormai da oltre 25 anni sta dedicando la sua vita a capire quale sia la situazione e la prospettiva delle risorse
dei combustibili fossili. E, di conseguenza, quale sia lo scenario più probabile nel quale si troveranno a vivere quasi tutta la loro esistenza gli attuali adolescenti. Ciò mi porta a svolgere, da qualche anno a tempo pieno, una intensa attività di divulgatore, a tutti i l i velli, ma in particolare verso gli studenti degli ultimi anni delle superiori.
2.
Qual è stato il suo percorso formativo?
In gioventù ho fatto studi di economia e politica economica presso l’Istituto P. Sarpi e la Facoltà di Economia dell’Università Cà Foscari
di Venezia. In seguito, costante studio autodidattico, partecipazione a corsi di formazione e convegni su tematiche energetiche ed
ambientali, frequentazione di liste di discussioni e di forum tra specialisti di queste materie.
3.
Da dove e da quando è nato il suo interesse per le tematiche ambientali ed energetiche?
La prima sensibilizzazione avvenne con la crisi petrolifera del 1973, causata dall’improvviso aumento del prezzo del petrolio a seguito
della guerra del Kippur (dal nome della festa ebraica di quel giorno: Yom Kippur). Israele fu attaccato da sud dall’esercito egiziano e
da nord da quello siriano. Con difficoltà riuscì a fermare l’attacco ed evitare di venire completamente sconfitto e occupato. A fianco di
Israele si schierarono gli USA e gli alleati europei, mentre i più importanti paesi arabi appoggiarono Egitto e Siria. Dopo qualche settimana il conflitto cessò ma i paesi arabi dell’Opec (l’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) bloccarono le esportazioni di greggio e in pochi giorni, mentre gli approvvigionamenti cominciavano a scarseggiare, il prezzo per barile aumentò di tre volte. Prima di
ritornare a una situazione equilibrata, il modo di vivere in molte realtà occidentali cambiò per parecchi mesi. Da noi le auto non potevano più circolare di domenica, i cinema proiettavano un solo spettacolo e non tutte le sere, si spegnevano presto le vetrine e
l’illuminazione pubblica, ecc. Anche grazie a un libro che uscì in quel periodo (I limiti dello sviluppo) e che riportava i risultati di una
ricerca svolta dal MTI, si cominciò a capire che la nostra società dipendeva troppo dal petrolio e si cominciò a pensare di sviluppare
nuovi tipi di energia (rinnovabile, nucleare) mentre in alcuni cominciò a farsi strada l’idea di uno stile di vita più austero e di uno sviluppo più sobrio. Ma questo livello di consapevolezza durò poco e qualche tempo dopo, assieme al prezzo del greggio che tornava a
livelli molto bassi, si esaurì anche la spinta al cambiamento.
4.
Sappiamo che qualche anno fa era favorevole al nucleare. quali sono i motivi per cui oggi non lo è più?
Com’è evidente si può cambiare parere ma ciò non sempre significa essere banderuole ma avere la capacità autocritica di riesaminare le proprie posizioni. Per la verità non sono mai stato “favorevole” al nucleare (tanto che al referendum del 1897 mi astenni). A
lungo però ho pensato che, di fronte alle crescenti difficoltà legate al progressivo esaurimento delle fonti fossili, poteva risultare utile
e opportuno sfruttare sino in fondo quelle nucleari. Negli ultimi anni ho potuto però sviscerare meglio molti aspetti del nucleare che
prima avevo solo sfiorato giungendo alla conclusione che, oltre l’elevata pericolosità di eventuali incidenti, si trattava di una tecnologia difficilissima da gestire, estremamente costosa, con implicazioni che lasciano in eredità alle future generazioni giganteschi problemi irrisolti. Capii inoltre che anch’essa non può fare affidamento su disponibilità di combustibile (uranio) se non per alcuni decenni.
Quindi complessivamente risulta in ogni caso ben poco risolutiva dei problemi energetici mondiali a medio-lungo periodo, che sono
molto più gravi e duraturi, ed è caratterizzata da aspetti negativi preponderanti. Così, ben prima dell’incidente di Fukushima, sono
arrivato a maturare una posizione nettamente contraria.
5.
Oggi si parla anche di "energie rinnovabili innovative". Di che cosa si tratta? È una prospettiva concreta per il sistema energetico
del nostro futuro?
Non so cosa intendi con “rinnovabili innovative”. La distinzione che si usa è tra “rinnovabili tradizionali” (biomassa legnosa, idroelettrico e geotermico) e “nuove rinnovabili” (solare a bassa temperatura, a concentrazione, fotovoltaico, eolico). Sono tutte fonti sperimentate e alcune ben sviluppate. In particolare il fotovoltaico e l’eolico d’alta quota (per ora ancora in fase sperimentale) potranno
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Rasoio di Ockham
Interviste
fare ulteriori e importanti miglioramenti di efficienza. Se invece ti riferisci a maree, onde, correnti marine, si tratta di piccoli tentativi
sperimentali che sembrano non offrire serie prospettive di sfruttamento.
Tutte le rinnovabili vanno assolutamente sviluppate e più velocemente possibile. Ma non è possibile immaginare che esse sappiano
sostituire l’apporto dei combustibili fossili in tutto e per tutto. Possiedono caratteristiche totalmente diverse, sia qualitative che
quantitative. Inoltre possono mettere a disposizione una certa quantità di calore a bassa temperatura e molta, molta elettricità. Ma la
nostra civiltà ha esigenze più complesse e consuma per due terzi l’energia fossile sfruttando le molecole che la compongono. Plastiche, vernici, lubrificanti, medicine, fertilizzanti e un lunghissimo elenco di sostanze, vengono prodotte e ricavate dalle molecole dei
fossili. Per quanta elettricità sapremo produrre non potremo mai soddisfare completamente questo tipo di necessità che saranno
presenti ed essenziali anche in futuro.
6.
Quali sono invece le energie rinnovabili tradizionali che potrebbero davvero far fronte al fabbisogno energetico di una società industrializzata?
Penso che quanto scritto appena sopra abbia già in qualche misura risposto anche a questa domanda. Non esiste la possibilità di soddisfare le esigenze energetiche di una società altamente industrializzata con la sola energia rinnovabile. Fermo restando che anche le
risorse rinnovabili si esauriscono quando si impiegano o si prelevano con velocità superiore a cui esse si rinnovano naturalmente (Es.:
un albero impiega decenni per crescere ma sappiamo bruciarlo in poche ore; un serbatoio di acqua in quota può impiegare mesi a
riempirsi ma lo si può svuotare per produrre elettricità in pochi giorni) esse sostanzialmente producono elettricità, una forma di energia che soddisfa solo in parte le esigenze della nostra civiltà. Potremo sostituire alcuni consumi di energia fossile, come per esempio,
una parte consistente dei carburanti da trasporto con l’elettricità (bisognerebbe accelerare questo processo di sostituzione!) ma non
potremo mai sostituirli del tutto e una molteplicità di altre cose avrà sempre bisogno di poter sfruttare le molecole dei fossili. Ecco
perché è indispensabile sviluppare le energia rinnovabili sapendo che potranno offrire un importante contributo, ma non potranno
risolvere il problema energetico di un società altamente energivora. Bisognerà quindi in ogni caso ridurre drasticamente i nostri consumi di energia cambiando tipo di vita: passare da una società consumistica a una incardinata sulla sobrietà.
7.
Qual è il modo migliore per sfruttare le nostre energie, sia rinnovabili che non?
Cercare di consumarne meno possibile, in ogni occasione. Lo si può fare nella vita quotidiana individuando soluzioni meno energivore
a tutte le azioni che facciamo. Tra le più banali: usare poco l’auto e molto la bici, tenere il riscaldamento basso e isolare l’abitazione,
ecc. Ma soprattutto dare valore a ogni oggetto (che per essere prodotto ha consumato per sempre una certa quantità di energia!) e
usarlo quanto più a lungo possibile. Lo si può e lo si deve fare anche nel sistema produttivo abbandonando la progettazione di oggetti
e beni a obsolescenza programmata e costruendo beni duraturi e riparabili.
8.
Si sente spesso parlare di studi e ricerche volti a ricavare energia dai movimenti e micromovimenti del nostro pianeta. A suo parere è un'ipotesi praticabile e conveniente?
Non ne ho mai sentito parlare in contesti scientifici. Per la verità non ho letto nulla in merito nemmeno sulla stampa o in rete. Si tratta di bufale di chi vuol illudersi e illudere che ci siano soluzioni facili a problemi estremamente difficili. Come andare a prendere il
metano su altri pianeti, o imprigionare l’energia dei fulmini. Lo spostamento di pochi centimetri che si verifica in una faglia in occasione di un terremoto sprigiona una quantità di energia inimmaginabile. Ma come imbrigliarla? Come trasformarla? Tra l’altro i movimenti della crosta terrestre sono impercettibili se osservati al di sotto della scala geologica. Oggi le Alpi si stanno sollevando di 1 cm
all’anno, una velocità enorme, pazzesca, rispetto a 1 centimetro ogni secolo con cui si sono sollevate durante l’ultimo mezzo miliardo
di anni. Come sfruttiamo questa velocità e tutta l’energia che la attiva?
9.
Qual è la prima cosa che le viene in mente se le dico "energia e futuro"? Perché? E se Le diciamo globalizzazione?
“Energia e futuro” a me fa venire in mente che voi siete una generazione sperimentale del genere umano. Lo è stata anche la mia, ma
in senso inverso. Mentre io sono nato quando c’era una piccola disponibilità di energia e sono cresciuto assieme all’aumento dei
quantitativi di energia disponibile, voi siete nati in un momento in cui c’è una disponibilità immensa di energia sotto molteplici forme,
ma la vostra esistenza – ripeto - per la prima volta nella storia dell’umanità si svilupperà all’interno di una fase di declino progressivo
della disponibilità di energia.
Una cosa che è alla base di tutte le produzioni, attività, servizi, che ora avvertite come diritti inalienabili, verrà progressivamente a
mancare. Con le conseguenze che si possono immaginare facilmente.
Dovete cominciare a riflettere su questo perché non si tratta della fine del mondo e tanto meno di un ritorno al passato che non può
essere rivissuto. Se prenderete sul serio questa prospettiva siete ancora in tempo a cogliere le opportunità che questa, come ogni
altra crisi, offre. Ovviamente cambiando radicalmente modo di pensare e di vivere.
La parola globalizzazione per me rappresenta il naturale palcoscenico su cui si colloca la crisi energetica. Quasi tutta la popolazione
del mondo ne sarà investita. In tempi e modi diversi, a seconda delle condizioni in cui quei popoli stanno vivendo. Chi ne avvertirà
meno le conseguenze sarà quel miliardo di persone che oggi vive più o meno ai limiti della sussistenza, già ben adattato e capace di
vivere con quantità minime di energia. Coloro che invece più di tutti avranno difficoltà sono le popolazioni più ricche, in particolare
quelle concentrate nelle metropoli o addirittura nelle megalopoli. Si tratta di strutture artificiali fragilissime, totalmente dipendenti da
quantitativi giganteschi di energia di ogni tipo, che necessariamente devono risultare disponibili 24 ore su 24. Altrimenti non funziona
più nulla, non c’è più nulla da mangiare e non gira più acqua negli acquedotti.
Quando sarà il momento solo pochi, con l’uso della forza e delle armi, per un certo periodo potranno continuare a vivere in quei contesti, come fanno oggi e come ritengono sia loro naturale diritto, ma prima o poi dovranno cedere.
P AGIN A 2 0
Interviste
Rasoio di Ockham
10.
Cosa ne sarà del nostro paese o dell'intero pianeta se non cambiamo le nostre abitudini?
È difficile dirlo. Molto dipenderà da come la vostra generazione saprà affrontare questa sfida vitale. Certo è che se si continuerà a
lungo senza cambiare in profondità alcune cose, il nostro è uno dei paesi più fragili e altamente antropizzati. Le risorse fossili interne
sono minime. Se estratte e consumate alla massima velocità teorica – cosa impraticabile ! – tutte quelle esistenti basterebbero a soddisfare un anno di consumi nazionali. Quelle rinnovabili sono notevoli ma per ora ben poco sviluppate e inoltre in grado di produrre
solo energia elettrica. Manchiamo inoltre di risorse minerali e di metalli. Abbiamo un ottimo ciclo climatico e ottime terre fertili ma
da qualche decennio facciamo tutto il possibile per distruggerle. Si tratta di processi che possono e devono essere invertiti e che assieme a nuovi comportamenti individuali e collettivi basati sulla sobrietà e sul reale risparmio di energia, possono creare le condizioni
di una migliore resilienza a un processo di declino che molti ritengono inevitabile.
Per quanto riguarda il pianeta, disegnare uno scenario credibile è ancor più difficile. Le variabili sono innumerevoli e fortemente condizionate da reciproche influenze. Quello che posso comunque considerare certo, se nel frattempo non saranno state introdotte modifiche consistenti all’attuale sistema di vita, è che non si potrà fare affidamento su accomodamenti graduali e pacifici. Le tensioni e
gli scontri tra interessi contrapposti, non più soddisfabili nell’immediato e forse ancor meno nel futuro, creeranno situazioni di conflitto tra i diversi strati sociali, tra città e campagna, all’interno di ogni paese e tra paesi diversi. Uno scenario per nulla augurabile, per
evitare il quale ognuno deve fare ora ciò che può.
11.
Un consiglio che darebbe a tutti per migliorare le condizioni ambientali.
Non riesco mai a scollegare gli aspetti ambientali da quelli energetici. I primi sono quasi sempre diretta conseguenza dell’impiego
delle fonti di energia. In generale è l’uso dell’energia che influenza le condizioni ambientali.
In ogni caso mi sento di suggerire ai ragazzi della tua generazione di diventare presto consapevoli della situazione ambientale ed energetica e dello scenario che si sta determinando.
È questo il primo indispensabile passo. Senza un livello sufficiente di consapevolezza nessuno è in grado di procedere sistematicamente e in via definitiva ai cambiamenti interiori indispensabili a modificare i propri comportamenti, adeguandoli a una situazione
che si profila piuttosto critica. I comportamenti individuali poi uniti diventano comportamenti collettivi che si estrinsecano in scelte
politiche in tutti i campi. Le buone pratiche, i comportamenti virtuosi, emergono poi quasi naturalmente e arrivano a sostenere elevati livelli di resilienza e di adattamento alle nuove condizioni.
Dovete voi decidere di prendere questa bestia per le corna ed addomesticarla.
Noi grandi, insegnanti, genitori, nonni, politici, se siamo sufficientemente informati e sensibili, possiamo fare qualcosa, ma abbastanza poco. Si tratterà in ogni caso di qualcosa di marginale, non decisivo, perché siamo cresciuti all’ombra più o meno densa della crescita costante e le nostre teorie, il nostro sistema di pensiero, non è in grado di guardare oltre l’orizzonte che per così lungo tempo è
stato il nostro traguardo.
Voi dovrete affrontare in termini pratici e teorici una fase di declino, ma siete intelligenti, ricchi di potenziali stimoli al cambiamento.
Potete ancora farcela, ma non avete troppo tempo per stare alla finestra spettando che altri agiscano.
In bocca al lupo.
Mestre, 15 febbraio 2013
Intervista a cura di
Cristina Vendramin & Ermes Pozzobon IV D
P AGIN A 2 1
Interviste
Rasoio di Ockham
Intervista a Leo Ortolani
Leonardo Ortolani (Pisa, 14/01/1967) è un fumettista italiano famoso per la sua serie Rat-man.
Si è affermato nel campo del fumetto grazie alla sua ironia pungente e dissacrante, senza aver ricevuto specifica istruzione artistica. Si ritiene
che proprio il fatto che sia un autodidatta l'abbia portato a creare uno stile grafico tanto personale, caratterizzato dai tipici personaggi con il
cosiddetto “muso di scimmia”. Il suo stile narrativo risente molto di quello degli americani Stan Lee e Jack Kirby (I Fantastici Quattro), anche
se le storie in un primo momento sono basate sulla comicità ironica e di genere slapstick*. Solo in un periodo più recente conterranno elementi più seri creando l'epopea di un eroe fortemente ridicolo “ma che rasenta l'eroico nel suo imperterrito proseguire nonostante tutto e
soprattutto nonostante se stesso”. In Rat-man sono molto ricorrenti parodie e citazioni, in particolare verso il genere dei supereroi classici.
Nonostante lo stile supereroistico pervada tutta la serie (tanto che l'autorevole rivista americana The Kirby Collector, che da anni studia il
lavoro di Kirby, ha indicato in Ortolani uno dei migliori eredi del maestro), il fumetto resta prevalentemente comico e legato alla forma di
striscia, cioè quella umoristica per eccellenza. In alcune storie, sempre con fine parodistico, l'autore riprende anche stili di altri autori come
Frank Miller (300) o il fumetto manga, oltre ad ambientazioni tratte dalla cinematografia come quelle de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson, Alien e Prometheus di Ridley Scott, Avatar di James Cameron, Harry Potter e altri. Ortolani pubblica dal 1995 presso Panini Comics, ex
Marvel Italia.
*slapstick: il termine indica una comicità basata sul linguaggio del corpo che nasce nella Commedia dell'Arte italiana e prende il nome dallo
slap stick, una mazza scenica in grado di produrre un rumore molto forte anche se riceve urti delicati, permettendo agli attori di non ferirsi a
vicenda. Inizialmente tipico di personaggi come Arlecchino, lo slapstick è poi utilizzato dal cinema comico muto (Buster Keaton, Charlie Chaplin, Stanlio e Ollio,), per approdare in seguito a produzioni più moderne (Rowan Atkinson lo usa per il suo personaggio Mr. Bean, come anche Peter Sellers o il giovane Woody Allen). Si trova ricorrentemente nell'animazione, come in Tom e Jerry o Wile E. Coyote (Road Runner).
1.
Trovare delle domande da porre a un fumettista perché vengano poi pubblicate sul giornalino di istituto di un liceo forse non è
facile. Se lei fosse al mio posto, che domande si farebbe?
Mi chiederei cosa mangio, per essere così in forma, nonostante non mi muova più da una sedia praticamente da quindici anni. Oppure mi domanderei perché, da quindici anni sono seduto lì. Che poi è anche un posto riservato agli invalidi. E’ una cattiveria. Non c’è
più educazione.
2.
Cosa l'ha portato a fare le scelte che ha fatto nel campo della propria istruzione? (Quando ha deciso che da grande voleva fare il
fumettista?)
Il disimpegno e l’eliminazione. Il disimpegno: ho scelto il liceo scientifico perché lo aveva già scelto mia sorella, così avevo gli stessi
libri, più o meno. E poi un liceo scientifico non ti impegna subito. Non è che esci e vai a lavorare…devi fare anche l’università…Per
scegliere l’università sono andato a eliminazione. Ho preso il libretto delle facoltà presenti a Parma e ho scelto quella che è rimasta,
dopo avere eliminato tutte quelle che non mi interessavano. E’ rimasta geologia. Che c’era scritto che avrei avuto anche una visione
delle cose del mondo più ampia, perché la geologia ti mette a confronto con l’immensità del tempo e dell’universo. Irresistibile, per
chi leggeva i FANTASTICI 4.
3.
In un mondo come quello di oggi si può ancora ridere di qualcosa che non siano disgrazie altrui?
Be’, certo. La risata per le disgrazie altrui è solo una delle tante del mazzo. Ci sono le risate per gli errori grammaticali, le risate per i
siparietti tra le coppie, le risate per le assurdità… ci sono un sacco di risate. E’ ovvio che ridere per le disgrazie altrui aiuta a esorcizzare la paura che capitino anche a te, per questo si ride più volentieri di queste.
4.
Le capita mai di sentirsi costretto a rinunciare ad alcune idee per paura di dare ai lettori qualcosa di diverso dalle loro aspettative?
Non rinuncio mai a un’idea, se non per il fatto che secondo me non è quella giusta da raccontare. Per il resto, pur osservando un minimo di rispetto per le aspettative dei lettori, amo andare fuori dagli schemi, perché è come fare sci fuori pista. Io non ho mai sciato
fuori pista. Ho sciato solo due volte in croce, poi ho smesso. Però deve essere una cosa così… adrenalinica, che non sai mai bene cosa
può capitarti..
5.
L'annuncio della chiusura più o meno prossima di Rat-man è riuscita a far piangere molti lettori di un fumetto che è prevalentemente comico. Come giudica questo risultato?
Un completo fallimento della mia carriera.
6.
Spesso il mondo adulto vede il fumetto non come un'arte ma come uno svago infantile. Cosa risponderebbe a un ipotetico insegnante (di lettere, magari) che muovesse al suo lavoro una critica simile?
Specchio, specchio!
P AGIN A 2 2
Interviste
7.
Credo che potremmo paragonare Leo Ortolani a un Pennac del fumetto e Rat-man alle cronache di Benjamin Malaussene, con le
quali condivide un'atmosfera comica e surreale in cui c'è spazio per i sentimenti, per una particolare poesia ma anche per l'amarezza e per violenza e morte quando necessario. Il paragone le era mai stato posto? (oltre quindi forse a Pennac e vari fumettisti, sente di aver subito l'influenza di scrittori veri e propri?)
Immagino che sì, sia già stato fatto…però io non credo di avere mai letto Pennac, perché tutti ne parlano e io, per reazione, non lo
leggo. Magari poi non mi piace, e mi accorgo che scrivo come Pennac, sai che disastro?
Comunque, come vedi, chi fa fumetti viene considerato sempre appartenente a una categoria diversa dagli “scrittori veri e propri”.
Inconsciamente, il messaggio che il fumetto è inferiore alla letteratura, è passato anche a te.
In realtà, così da rispondere anche alla domanda precedente, chi scrive fumetti è uno scrittore a tutti gli effetti. Lo dimostra il fatto
che spesso, uno sceneggiatore di fumetti può passare a scrivere in prosa senza difficoltà. Non è invece così semplice il contrario.
8.
Leo Ortolani se la sentirebbe di dare un consiglio a uno studente di oggi? (se tornasse studente cosa farebbe o non farebbe?)
Studiate. È l’unica cosa che conta e che vi porta fuori dalla mediocrità. Siate curiosi. Andate oltre quello che vi dicono di fare. Adesso
c’è anche internet, con tutti i suoi limiti, vi si apre un mondo davanti. Ai miei tempi dovevo fare le ricerche su una vecchia enciclopedia.
Se io tornassi studente, cercherei di avere più ragazze.
9.
Che importanza può avere la cultura in un periodo della nostra storia in cui ci si riduce a intervistare fumettisti per il giornalino di
un liceo scientifico?
Come ho già detto prima, studiare ti apre la mente. E impedisce che entrino idee sbagliate. O ti aiuta a partorirne di nuove. O semplicemente, ti aiuta a non dire delle castronerie che poi la gente ride e ci fai la figura dell’imbecille. Mi pare che solo questo, basti a
spronare la gente. O no?
10.
Cosa pensa dell'avvento di manga e anime in quantità massiccia in Italia? Dobbiamo pensare che tra i nostri connazionali non ci
siano più autori e disegnatori in grado di venire incontro ai gusti dei lettori anche senza quella punta di esotico tipica del Giappone? [e che pensa dell'usanza di trasporre questi fumetti in cartoni? Non è che risparmiare la fatica di aprire qualcosa con le pagine
serva solo per assecondare la pigrizia occidentale?]
Hai mai letto manga? Ma sul serio, eh? Perchè se lo avessi fatto, capiresti molte cose. Cioè che in Italia, per molti versi, siamo fermi a
decine di anni fa, con la narrazione a fumetti, mentre i manga raccontano di cose attuali, direttamente ai ragazzi. Un successo planetario è assicurato.
La trasposizione in anime è solo conseguenza del successo che questi manga hanno in patria. Non vedo nessuna pigrizia occidentale,
nel seguire un cartone animato. Piuttosto vedo un Paese, il Giappone, dove è possibile avere ancora un vasto pubblico di lettori, grazie a storie interessanti, innovative e fresche, così che questo può dare seguito alla produzione di cartoni animati delle storie stesse,
produzione totalmente o quasi nazionale. Qui in Italia, non sappiamo come sfuggire alla noia di storie vecchie e ritrite, continuamente
proposte in edicola. Un tempo avevamo le riviste contenitore, dove c’erano diversi autori che si cimentavano con storie meravigliose
e ben caratterizzate. Adesso manca questa voglia di innovazione perché non vende. E tutti vanno a proporre storie “vecchie” per
andare sul sicuro. Chi prova a proporre storie nuove, modi di narrare diversi, viene penalizzato a partire dalle case editrici che non ci
credono e non le supportano.
E il pubblico stesso, assuefatto da decenni di solite cose, non è spinto a leggerle. Un bel problema, insomma.
11.
(Forse indiscreta o formulata male) Le capita mai di doversi dimostrare simpatico in pubblico per rimanere dentro a quello che
ormai è il suo personaggio, mentre non ne avrebbe nessuna voglia?
Se non ho voglia di essere simpatico, non vado in pubblico. Ma quando vado in pubblico, la presenza dei lettori mi da una grossa carica e mi sento sempre bene. Difficile essere antipatici, quando sei contento.
12.
Oltre a far ridere, Rat-man può far riflettere: scrivendo la cosiddetta Quadrilogia di Gerusalemme si sarebbe aspettato di vincere
per questo il premio Fede a strisce per il miglior fumetto con tematiche religiose?
Macché! È questo, il mistero della Fede, in fondo. Un dono che ti viene fatto.
13.
Grazie per l'intervista, che mi permetterà di aggirarmi per il liceo gridando: “Ortolani mi ha parlato”, di essere venerato come profeta da un paio di folli e deriso da almeno un migliaio di studenti più saggi ma che non leggono Rat-man.
L’importante non è che leggano Rat-Man, ma che leggano.
Intervista a cura di
Pietro Vettorazzo III B
P AGIN A 2 3
Interventi esterni
Rasoio di Ockham
Dicono di noi...
Alla serata di premiazione del concorso di scrittura, come avete avuto modo di leggere nel fascicolo pubblicato un mese fa, era presente anche la scrittrice Antonia Arslan, alla quale noi direttori abbiamo consegnato una copia del nostro giornalino.
Qualche settimana fa, con nostra grande sorpresa e gioia, ci è arrivata una mail da parte della prof.ssa Arslan, che vi riportiamo di seguito:
Cari direttori Alessandra, Cristina, Ermes e Giacomo,
dopo il nostro incontro a Montebelluna ho letto con molto interesse il numero del vostro giornale per
l'8 marzo, che mi avete dato, TUTTO!
Mi è piaciuto, è scritto con gusto, e bene, con varietà di argomenti - il che non guasta.
Sarei felice di ricevere anche i prossimi numeri.
Al momento sono per conferenze negli USA, ma torno in Italia fra qualche giorno.
Vi mando un caro e cordiale saluto, e buon fine d'anno,
Antonia Arslan
Insomma, anche da una persona così autorevole il nostro amato “Rasoio” continua a riscuotere successo!
P AGIN A 2 4
Rasoio di Ockham
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De André è...
De André e le nuvole
Per Aristofane le nuvole rappresentavano coloro che si frappongono fra noi -la terra- e la verità -il cielo. Lui si riferiva ai sofisti
che, a dir suo, con le loro parole e le loro azioni corrompevano i giovani, e fra questi includeva anche Socrate. Ma per De André
sono qualcosa di leggermente diverso. "Le mie Nuvole sono invece da intendersi come quei personaggi ingombranti e incombenti nella nostra vita sociale, politica ed economica", diceva "Sono tutti coloro che hanno terrore del nuovo perché il nuovo
potrebbe sovvertire le loro posizioni di potere".
Notevole in questo senso il Mercante, protagonista della canzone "Ottocento". Egli è felice nella sua ricchezza, ed è felice di
avere una bella moglie, un figlio modello e una figlia pronta da dare in sposa. Eppure egli rivela di trattare ogni cosa -pezzi di
ricambio, organi e affetti- allo stesso modo, pensando solo al reddito che potrebbe trarre da ciò. Inquietante il ritornello, oltre
al fatto che, alla morte del figlio, pensi solo "Domani andrà meglio". Il tutto viene però narrato, a parte questa fase centrale, in
maniera allegra e divertita, con un miscuglio di generi diversi, dal lirico allo Jodel. Una canzone che, come tutte quelle di André
merita di essere ascoltata.
Viene poi dedicata una canzone ad un personaggio reale, a Raffaele Cutolo "don Raffaè". un simbolo di corruzione dello stato,
per un De André che lo immaginava come un uomo non solo sorvegliato dalle guardie della prigione in cui si trovava, ma anche favorito e quasi coccolato da queste, che desiderano l'appoggio del boss
così da far trovare un lavoro a qualche parente, o comunque anche
solo per garantirsi protezione. Forte denuncia alla sottomissione
delle autorità al potere mafioso.
E dunque, ecco la canzone che da il titolo all'album, “Le nuvole”.
Una pezzo particolare, perché non è cantato da De André. E differentemente dalle altre, qui le nuvole sono esattamente ciò che vediamo. Una visione poetica, che ci mostra quei grandi cumuli da un
punto di vista poetico. Sono qualcosa da cui dipendiamo, e per vederle dobbiamo alzare lo sguardo. Ma, nel contempo, ci impediscono di vedere ancora più in alto. E la pioggia che possono
portare condiziona tutti, in particolare l'agricoltura rigidamente legata a questi cicli. Eppure sono fatte di "niente". Sono poco
più che illusioni che passano indifferenti sopra di noi.
Completamente diverso il lato B, costellato da alcuni splendidi componimenti in dialetto genovese. Ma il disco, già splendido in
tal modo, venne portato da De André nella sua abitazione in Sardegna, che dopo qualche giorno telefonò a Nicola Piovani autore con lui di "Le Nuvole", ma anche di vari altri dischi-, dicendogli che mancava qualcosa.
E, secondo loro, mancava "la descrizione[...]del patetico colpo di Stato avvenuto intorno a noi senza che ci accorgessimo di
nulla. [...]Della sconfitta della ragione e della speranza". Uno scenario quasi post-apocalittico, dove tutti hanno perso la libertà
eccetto lui e il suo "illustre cugino de Andrade", protetti da "un cannone nel cortile". La vittoria del capitalismo americano sul
comunismo, la "pace terrificante" seguita al crollo del muro di Berlino. Una pesante critica alla società Italiana di quegli anni,
insomma, condensata nei versi di "La domenica delle salme", dove a dire dello stesso Piovani De André raggiunge il suo apice
come narratore.
Forse anche il capitalismo sfrenato che ha portato alla crisi attuale e coloro che lo sostengono ci hanno impedito di vedere la
situazione da ogni suo lato, di considerare altre vie oltre a questa. Proprio come le nuvole.
Gianluca Pasi II D
P AGIN A 2 5
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Rasoio di Ockham
Molto più che un libro...
Persuasione
Jane Austen
Generalmente mi diletto a cercare nelle librerie o a casa quale possa essere la mia prossima “preda” con cui trascorrere il tempo alla sera o quando ne ho voglia, cercando soprattutto tra la sezione dei classici (che non sono per
niente noiosi, credetemi), tra i best-sellers del momento (che a volte non sono degni di questo titolo) o cerco tra i
libri che mi vengono consigliati dalle persone che amano veramente leggere (la mia prof. di italiano).
Dopo aver scelto la mia “preda”, mi piace raccontarvi in breve quale sia la sua trama e come essa, anzi esso, sia diventato molto più che un libro. Questa volta però farò il percorso a ritroso…
Un giorno facendo zapping con il telecomando (non in maniera ossessiva) mi sono imbattuta nel film “il club di Jane
Austen”. Un gruppo di sei persone, cinque donne e un uomo, che non aveva mai letto prima libri dell’autrice, si ritrovano ogni mese per parlare e discutere delle loro impressioni su uno dei libri della Austen. Tutti si accorgeranno
infine di come le loro vite siano la trasposizione e l’attualizzazione delle novelle ottocentesche inglesi.
Uno dei libri presi in considerazione era “Persuasione”. Devo dire che il titolo ha subito attirato la mia attenzione,
così dopo aver visto il film che vi ho citato, ho deciso di scoprire un po’ di più di questo libro. La trama sembrava
interessante, sapevo di non poter rimanere delusa da un’opera di Jane Austen, quindi non mi restava che leggerlo.
Com’è tipico dell’autrice, racconta le vicende di una famiglia inglese altolocata, in questo caso gli Elliotts, e in particolare di Anne la secondogenita della famiglia e l’unica a non ritenere importante la posizione sociale alla quale le
persone appartengono. A diciannove anni, infatti, era fidanzata con il Capitano Wentworth, un ufficiale di marina,
non appartenente ad una famiglia ricca; proprio questo aspetto era sgradito agli Elliotts e in particolare a Lady Russel, amica di famiglia e molto legata ad Anne. Sarà proprio lei a persuaderla a lasciare il suo amato capitano perché
ritiene che non sia adatto a lei, che non sia la scelta più giusta e più saggia. Così Anne, forse per la sua giovinezza o
per la sua incertezza, rompe il fidanzamento.
Otto anni dopo, si rincontrano e partecipano anche ad una gita con altri amici del posto. Il Capitano è diventato
ricco in seguito ad una promozione, Anne è diventata più bella,ma entrambi hanno degli ammiratori: le sorelle Musgrove per il Capitano e il capitano Benwinck per Anne; tuttavia il legame tra i due rimane molto forte, nonostante
le tensioni e l’imbarazzo.
Questo è un piccolo assaggio del libro, ricco di sentimenti e intrecci, che spero vi possa piacere.
Dovete sapere anche che il titolo che l’autrice aveva dato era “The Elliotts”, ma poiché è stato pubblicato dopo la
sua morte il titolo è stato cambiato.
Nel 2007 è stato fatto anche un film da Adrian Shergold, con Sally Hawkins e Rupert Penry-Jones, che mi riserverò
di guardare in queste vacanze estive!
Cristina Vendramin IV D
“Ci sono una bellezza e un’ombra particolari in Persuasione.
la scrittrice sta cominciando a scoprire che il mondo
è più grande, più misterioso, più romantico di quanto
aveva creduto.”
Virginia Woolf
P AGIN A 2 6
Rasoio di Ockham
Rubriche
L’altRa riflessione
Saturno - Kronos
Le stelle seguono il loro corso nel flusso del Tempo.
S’incontrano …. Si superano …... Passano oltre …... Si raccolgono in gruppi …...
Stanno in reciproca opposizione …...
Si guardano furtivamente con la coda dell’occhio:
Solo il Tempo concede loro nuovi incontri.
Ma dove? ..... E quando? .....
I tempi, i luoghi, le possibilità sono molteplici e diversi.
Saranno incontri buoni o cattivi?
Chi lo sa? ..... Chi può dirlo?
Il Tempo attacca l’Uomo come un demonio.
Logorandogli il midollo delle ossa;
Imbiancandogli i capelli;
Rallentandogli il battito del cuore;
Rendendolo stanco,
Gli arti pesanti come piombo.
Con mano inesausta, scava nella tenera pelle del volto la storia di una vita.
Fa cigolare le sue articolazioni come cardini di una vecchia porta.
E ne indurisce i vasi sanguigni fino al punto di rottura.
“Oh Tempo, che mi porti via la giovinezza!
Che cosa mi offri in cambio?”
“Oh Uomo! Alla tua nascita sono molto generoso;
Mi offro liberamente!
Hai bisogno di Tempo per crescere ….
Per imparare …. Per comprendere ….
Per pensare e per riflettere …….
Per essere attivo e trasformare.
Il Tempo serve per dimenticare, per perdonare,
Per recuperare …. e per far bene di nuovo.
Serve ancora più Tempo per sviluppare
la mente: per crescer nello spirito.
Come la mente avanza, il corpo deve ritrarsi.
Il corpo si ridesta alla vita, e lo spirito è scordato.
Poi, al risveglio della mente, la sua crescita si arresta.
Un istante di pausa, un tempo d’attesa.
Mentre i sensi si scuotono e l’anima lotta e combatte.
Poi, con l’avanzar delle forze spirituali, le potenze del corpo declinano e rallentano il passo.
Allora il Tempo invia i suoi messaggeri.
Che tu possa pensare a LUI che sta alla fine del viaggio,
E ti ricondurrà
alla terra da cui provieni.
La via è lunga …..
Il Tempo ti conduce all’eternità ….
Ma ricordati di non smettere mai di crescere in Statura Spirituale.
Lilly Kolisko
Come augurio di buone vacanze, Anonimo segnala anche le seguenti massime riflessive:
Scelgo di fare dei Cambiamenti, anzichè avere delle scuse.
Scelgo di essere Motivata/o non manipolata/o.
Scelgo di essere Utile, non usata/o.
Scelgo l’Autostima, non l’autocommiserazione.
Scelgo di Eccellere, non di competere.
Scelgo di Ascoltare la voce interiore, e non l’opinione casuale della gente.....
Anonimo
P AGIN A 2 7
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Rasoio di Ockham
L’appetito vien… cucinando!
Ormai anche quest’anno scolastico è finito. Dopo tanto duro lavoro arrivano le tanto attese e meritate
vacanze! E così ecco una ricetta che vi “ricaricherà” dopo tutte queste fatiche!
TORTA AL CAFFÈ E MANDORLE:
INGREDIENTI (per otto persone):
ingredienti per l’impasto: 275 gr di farina, 1 cucchiaio di lievito in polvere, 75 gr di zucchero raffinato,
1,5 dl di latte, 100 gr di burro fuso e lasciato raffreddare, 2 uova, 2 cucchiai di caffè solubile diluito con
un cucchiaio di acqua bollente, 50 gr di mandorle tritate e zucchero a velo da cospargere.
ingredienti per la copertura: 75 gr di farina, 75 gr di zucchero di canna, 25 gr di burro a pezzetti, 1 cucchiaio d’acqua, un pizzico di lievito.
PREPARAZIONE: Per prima cosa si setacciano la farina
ed il lievito in una ciotola e poi vi si aggiunge lo zucchero. Poi, a parte si amalgamano bene il latte, le uova, il burro ed il caffè e si versa la miscela ottenuta
nella ciotola assieme agli ingredienti prima preparati.
Dopodiché si aggiungono le mandorle all’impasto,
mescolando bene.
(L’impasto che si ottiene non è molto denso proprio
perché questa torta risulterà morbida all’interno e
con una copertura croccante)
Si versa poi l’impasto in una tortiera apribile (di circa
23 cm di diametro) precedentemente unta (con del burro o dell’olio) e rivestita con della carta da forno.
Poi, prima di infornare, si prepara la copertura: si mescolano la farina con lo zucchero, si incorporano poi
all’impasto il burro e l’acqua. Infine si sparge il composto ottenuto sulla base della torta prima preparata
sbriciolandolo bene. Si cuoce il tutto nel forno già caldo a 190° per 50-60 minuti. Se durante la cottura la
superficie del dolce dovesse diventare troppo scura, è meglio coprirla con un foglio di alluminio. Una
volta cotta si lascia raffreddare la torta nella teglia e prima di servirla la si cosparge con dello zucchero a
velo.
Ora non mi resta che augurarvi “buon appetito” e “buone vacanze a tutti quanti”! (E ovviamente buona
fortuna a tutti i compagni di quinta che devono fare gli esami!)
Arianna Zanatta I A
P AGIN A 2 8
Rasoio di Ockham
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Ridiamo per non piangere
Ultimo numero del giornalino, ultima rubrica di quest’anno! Questa volta abbiamo deciso di soffermarci interamente sulla nostra Nazione, non perché i politici esteri si siano trattenuti dal commettere qualche gaffe, ma perché l’ultimo travagliato periodo ha fatto sì che i nostri producessero delle perle che non potevamo tralasciare!
Inoltre ci scusiamo, se non sono molto eque, ma abbiamo preferito segnalarvi le migliori. Giudicate voi!
“Il derby ha contribuito a distrarre i cittadini dal voto, perché a Roma il derby è una cosa seria.”
(Gianni Alemanno, candidato sindaco per le amministrative, nonché ex-sindaco, di Roma)
<<Ah il derby? Vediamo se almeno al ballottaggio capirà che un po’ di peso ce l’hanno anche i suoi anni da sindaco!>>
“La sinistra è ossessionata da me. Lo sguardo che mi è dedicato è profondamente razzista. Fanno come con Balotelli, siccome è
un vincente gli fanno buu.” (Renato Brunetta, Deputato, Pdl)
<<Bravo Renato! Come sempre la tua altezza ti consente vedere tutte le cose dall’alto e di avere sempre l’opinione più oggettiva! Continua a vincere!>>
“C’è stato un errore di comunicazione, non sempre siamo riusciti ad arrivare alla gente con quello che facciamo in parlamento.” (Alfonso Bonafede, Deputato M5s)
<<Con l’astensionismo?!>>
“Le argomentazioni ultimate dai PM milanesi nel processo Minetti Mora Fede sono quanto di più lontano dalla realtà sia possibile immaginare.” (Silvio Berlusconi, Senatore, Pdl)
<<Chissà perché, ma non ci aspettavamo una risposta diversa! Beh, almeno tutta questa situazione non influenza la sfera politica, giusto?>>
“Tzipi Livni? L’ho conosciuta al Senato, è il ministro per quanto riguarda gli immigrati“ - giustificando poi la gaffe - “Siccome
c’ha un nome strano…io non è che mi ricordo tutti questi nomi”
(Antonio Razzi, Senatore, Pdl)
<<Come biasimarlo, d’altronde Cecile Kyenge, Tzipi Livni, sono simili come nomi e poi anche la Livni è ministro… della giustizia…
israeliana>> (se avete tempo durante quest’estate, andate a cercare questa gaffe di Razzi su internet e cercate anche la relativa
intervista: il funerale dei congiuntivi e della cultura generale in un colpo solo!)
Inoltre ci tenevamo a riferirvi un fatto accaduto il 21 aprile di quest’anno: mentre la folla protestava a Piazza Montecitorio per
la mancata elezione a Presidente della Repubblica di Stefano Rodotà, il Senatore Maurizio Gasparri gli ha rivolto un bel dito
medio. Capirete che un episodio come questo non poteva non essere commentato. A parte il fatto che un senatore, che in
quanto tale dovrebbe rappresentare il popolo, non dovrebbe mandare quest’ultimo dove tutti noi sappiamo. Tra l’altro, se si
deve fare il dito medio a qualcuno, non lo si faccia alla folla dei 5 stelle che, guidati dal maestro Grillo, sono diventati dei campioni a indirizzare la gente in quei punti dove non batte mai il sole!
Per concludere, ci sarà ancora questa rubrica il prossimo anno? Speriamo di no,
magari la serietà tornerà ad essere propria dei nostri onorevoli, magari ci potremo
concentrare solo sugli esteri, in fondo quest’anno i nostri hanno già dato abbastanza. Speriamo… Comunque tenete conto che, mentre da sabato noi saremo tutti
beatamente in vacanza, loro no, alcuni perché continueranno a lavorare, altri perché erano in vacanza già da prima. Quindi mi raccomando, teneteli d’occhio!
Detto ciò, buon divertimento per l’estate, a settembre!
Giacomo Marcolin & Carlo Facchin III D
P AGIN A 2 9
Rasoio di Ockham
Rubriche
Uno sguardo su...
Mein Volk
Mein Volk
Il mio popolo
Der Fels wird morsch,
Dem ich entspringe
Und meine Gotteslieder singe …
Jäh stürz ich vom Weg
Und riesele ganz in mir
Fernab, allein über Klagegestein
Dem Meer zu.
La roccia è fradicia
Da cui sgorgo
E innalzo i miei inni a Dio …
All’improvviso cado a precipizio dal corso
E fluisco in me
Lontano, sola sopra lamentosa pietra
Verso il mare.
Hab mich so abgeströmt
Von meines Blutes
Mostvergorenheit.
Und immer, immer noch der Widerhall
In mir,
Wenn schauerlich gen Ost
Das morsche Felsgebein,
Mein Volk,
Zu Gott schreit
Mi sono scorsa
Dal mosto – fermentato
Del mio sangue.
E ancora, ancora l’eco
In me,
Quando orribile verso Oriente
La roccia d’ossa fradice,
Il mio popolo,
Grida a Dio.
Il sentirsi parte di qualcosa è un bisogno primario: che si tratti di un gruppo di amici, della famiglia o del proprio
popolo, l’uomo è alla costante ricerca di quel legame innato che lo collega a persone estremamente diverse, a persone con le quali sarà sempre legato proprio da quel filo di esperienze comuni. È il sapere che si condivide qualcosa
con gli altri quello di cui abbiamo bisogno, la consapevolezza che proprio grazie a quel qualcosa non ci abbandoneranno mai, perché sono in grado di capirci.
Essere parte di un popolo è questo: sentire l’identità nazionale, provare il senso di unità quando qualcosa va male e
si vuole salvare il proprio paese, lottando insieme per un futuro migliore; è partecipare alle stesse feste, avere usi e
costumi comuni, avere la stesse storia alle spalle, quella storia a cui non abbiamo partecipato, ma che è stata scritta
da chi ci ha preceduto. Quella storia di cui si può essere fieri o meno, ma che bisogna comunque guardare con rispetto, perché è il passato ad averci reso ciò che siamo.
Ma cosa fai quando per gran parte della storia il tuo popolo, considerato la minoranza per eccellenza, viene disprezzato, giudicato, processato ingiustamente, torturato e infine brutalmente privato della propria umanità? Cosa fai
quando il tuo popolo si disgrega? Quando tutti i legami si affievoliscono, quando per scappare, per salvarti la vita, ti
allontani dai tuoi cari, dalla tua terra, dal tuo mondo? Cosa fai quando la tua gente viene ammazzata, annullata?
Cosa rimane? Cosa rimane di un popolo che è stato beffato da tutti, da tutti ingiuriato?
Il filo comune è la solitudine, è l’allontanarsi da tutti, guadare allo storia e diffidare dell’umanità crudele. È sentire
l’eco di un passato negato, piangere per quello che poteva esserci, ma che non c’è stato, perché qualcuno ha deciso
di rovinare la vita di un popolo. E il mondo è stato a guardare. È sentire che ciò che ti collega agli altri è legato
all’ingiustizia di essere stati divisi.
È giugno e articoli come questo si leggono di solito a gennaio, in occasione della Giornata della Memoria. Il resto
dell’anno i più tendono a dimenticare. È giusto invece rammentare sempre chi, come Else Lasker-Schueler, vive
continuamente il ricordo tormentato di quello di cui è stato privato: la possibilità di avvertire un legame con il proprio popolo, un legame che non viene dissipato.
P AGIN A 3 0
Chiara Fedato III A
Rubriche
Rasoio di Ockham
Curiosità
☼☾ La Rubrica di Joe L'Eretico ☾☼
“La prima volta sulla luna”
Buongiorno a tutti... Quest'oggi vorrei parlarvi di una supposizione davvero particolare... Esiste infatti una teoria la
quale vorrebbe farci credere che la missione Apollo 11, che portò all'arrivo del primo uomo sulla Luna il 20 luglio
1969, non sarebbe mai avvenuta: l’allunaggio sarebbe invece stato girato in uno studio cinematografico e usato
come mezzo per combattere la propaganda sovietica e per giustificare ai contribuenti i 30 miliardi versati in tasse.
Secondo i sostenitori dunque lo sbarco sulla Luna sarebbe il più grande inganno di tutti i tempi.
Andiamo quindi ad analizzare alcune argomentazioni a sostegno di questa tesi:
>> La bandiera issata da Armstrong e Aldrin sembra sventolare. Fatto molto strano dato che la luna è priva di atmosfera e quindi di vento.
>> Il modulo Eagle non sembra aver sollevato neanche un granello di polvere lunare e i potenti motori del lander (in grado di esercitare fino a 4500
kg di spinta con 5000°C capaci di fondere la superficie lunare) non sembrano aver formato alcun tipo di cratere.
>> Si può inoltre osservare come nelle fotografie e nei video realizzati dagli astronauti l'oscurità dello spazio non mostri una sola stella.
>> Le immagini scattate sulla superficie lunare con il sole come unica fonte di luce mostrano ombre non parallele.
>> L'equipaggio (avendo solamente apparecchi fotografici montati sulla tuta all'altezza del torace e con guanti pressurizzati) ha ottenuto scatti quasi perfetti anche quando i soggetti avrebbero
dovuto essere completamente in ombra (non essendoci l'aria a diffondere la
luce del sole) ...si pensa perciò che le lampade dello studio cinematografico abbiano rischiarato le ombre.
>> Tutte le foto sono nitidissime e ben inquadrate, eppure gli astronauti non
erano in grado di portare la macchina fotografica agli occhi per mirare.
>> In alcune foto si vede chiaramente l'antenna sullo zaino degli astronauti,
mentre in altre non si vede affatto.
>> I 360kg di materiale roccioso prelevate dalla Luna sarebbero stati prodotti in
laboratori di ceramica specializzati grazie ai forni ad alta temperatura.
Secondo i sostenitori di questa teoria gli astronauti sarebbero dunque partiti alla volta della luna e, trasferiti su un
aereo C-5, si sarebbero paracadutati nell'oceano pacifico 8 giorni dopo fingendo di essere appena tornati dalla Luna. Purtroppo nessuno dei telescopi terrestri disponibili è sufficientemente potente da poter rilevare gli oggetti lasciati sulla Luna dagli astronauti, oggetti la cui dimensione massima è dell'ordine di qualche metro. Inoltre, oggi,
nessuno è disposto a stanziare fondi per tornare sul nostro bianco satellite, quindi dovremo aspettare per rivivere
le stesse emozioni che hanno vissuto i nostri nonni e genitori in quell'anno così importante per l'umanità.
Vi dirò... credo che sia molto più difficile dimostrare il vero piuttosto che confutarlo... e con questo vi auguro una
felice estate... lenta e duratura!
Un saluto!
Joe l’Eretico
P AGIN A 3 1
Rasoio di Ockham
Rubriche
Le band che hanno fatto la storia
Il gruppo venne fondato a Londra nella metà degli anni ’60 dal cantante e chitarrista Syd Barrett, dal bassista Roger
Waters, dal batterista Nick Mason e dal tastierista Richard Wright. Nel 1968 Barrett venne sostituito dal chitarrista
David Gilmour, a causa di problemi psichiatrici aggravati dall’ uso di droghe pesanti.
Il nome della band fu ideato da Syd Barrett che propose di unire i nomi dei due bluesman Pink Anderson e Floyd
Council. Barrett affermò ai giornalisti che il nome gli era stato suggerito da creature extraterrestri. La storia dei Pink
Floyd ha inizio nel 1966 quando il gruppo si esibisce al Marquee di Londra, famoso locale della cultura underground
londinese.
I Pink Floyd si dedicarono inizialmente alla psichedelia e poi passarono al rock progressivo, diventando una delle più
importanti band della rock music. Influenzarono molte band successive degli anni ’70 come i Genesis e gli Yes, ma
anche gruppi contemporanei tra cui i Dream Theater.
Il 5 agosto del 1965 esce il primo album chiamato “The Piper of the Gates of Dawn”, i cui testi furono scritti principalmente da Barrett. Fu considerato il primo esempio di musica psichedelica britannica e l’album si piazzò al 6° posto delle classifiche inglesi. Con l’ arrivo della popolarità il chitarrista e cantante Syd Barrett iniziò a fare uso di droghe come l’ LSD, che minò la sua salute mentale. Il resto del gruppo iniziò a preoccuparsi per la salute dell’ amico e
per i suoi strani comportamenti, ad esempio durante un concerto Barrett decise di scordare le corde della sua chitarra senza un motivo; i Pink Floyd decisero allora di escluderlo dal gruppo.
Dopo la pubblicazione di album come Atom Heart Mother, Meddle, Obscured by
Clouds, il 24 marzo del 1973 uscì The Dark Side of the Moon, che diventò il terzo album
più venduto di tutti i tempi. Dopo il successo di quest’ album i Pink Floyd tentarono di
registrare un nuovo disco intitolato Household Objects, utilizzando utensili casalinghi e
elettrodomestici.
Non riuscirono però a concretizzarequest’ idea originale, quindi l’ accantonarono e si dedicarono ad un nuovo album. Nel Settembre 1975 fu pubblicato Wish you were here, dedicato all’ ex-componente del gruppo Syd Barrett, il
“pazzo diamante” che si era estraniato dal mondo reale.
Successivamente vengono prodotti altri album che
raggiungono le vette delle classifiche, tra questi ci sono Animals e The Wall; quest'ultima opera tratta i temi della
solitudine e dell'assenza di comunicazione dovute alla presenza di un muro che la società moderna pone tra le persone.
I Pink Floyd si sono distinti anche per la loro particolarità nei concerti e nei tour, infatti in Inghilterra essi furono i
primi a realizzare quello che viene definito “light-show”: in questo tipo di spettacolo i musicisti sono figure secondarie nella coreografia dell'esibizione che vede come protagonisti luci, laser,fumi, fuochi d'artificio ed effetti speciali di vario genere. Questa musica, che vide la rivisitazione di più generi musicali e la produzione di album considerati colonne portanti del rock, ha reso i Pink Floyd uno dei più grandi complessi rock di tutti i tempi e un mito senza
tempo.
Irene Perin II A
P AGIN A 3 2
Rasoio di Ockham
Rubriche
I consigli di zia Anna
I consigli di zia Anna
Miei adorati nipotini,
Nonostante molti di noi ancora non riescano a mettere il naso fuori di casa senza maglioni e piumini, nonostante la pioggia
continui a farci compagnia da circa un mese, anche quest'anno scolastico sta per finire, lasciando finalmente spazio a teli da
spiaggia, costumi, infradito, valigie straripanti, serate interminabili con gli amici.
Eh sì... sta arrivando l'estate! Si sente già un dolce profumo di salsedine e libertà nell'aria, ma non per questo bisogna pensare
di poter fare tutto ciò che si vuole: la spiaggia è un luogo quasi sempre molto affollato, dove si incontrano e condividono gli
spazi persone molto eterogenee. Le norme della buona e pacifica convivenza civile, quindi, ci impongono alcune semplici regole affinché il nostro soggiorno balneare sia gradevole per noi e per chi ci sta intorno.
Per prima cosa, quando arriviamo in spiaggia e prendiamo il nostro posto sotto l'ombrellone, salutiamo cordialmente i nostri
vicini di posto (ma non cerchiamo a tutti i costi di stringere amicizia) e stendiamo i nostri asciugamani senza invadere gli spazi
altrui, tantomeno i passaggi al mare o i corridoi tra gli ombrelloni, che sono comuni a tutti i bagnanti. Cercate sempre di essere
discreti: evitate schiamazzi e grida, abbassate il volume della suoneria del cellulare e ricordate che molto spesso a nessuno
interessano le vostre conversazioni telefoniche, quindi evitate di parlare ad alta voce e di gesticolare come se doveste recitare
l'Amleto! Anche per radio e iPod vale lo stesso discorso: ascoltiamoli con le cuffiette e ricordiamoci che forse non tutti amano
le canzoni dello Zecchino D'Oro che a noi piacciono tanto!
Anche entrando in acqua è indispensabile un minimo di galateo: quando si è con gli amici, tuffi a bomba, spruzzi e gavettoni
sono all'ordine del giorno, ma bisogna comunque avere un occhio di riguardo per chi ci sta intorno. Tuffiamoci, quindi, solo
dove è consentito e sempre accertandoci prima di non bagnare nessuno con le onde e gli spruzzi che solleveremo. Una volta
ritornati sul bagnasciuga, evitiamo di scrollarci di dosso le gocce d'acqua come fanno i cani: strizziamoci i capelli e facciamo
ritorno (con grazia, e senza accecare con la sabbia chiunque in un raggio di 2km!) al nostro asciugamano, per asciugarci al sole
o per cambiarci il costume.
Un altro classico delle estati al mare sono i racchettoni, le partite a calcio e a pallavolo sulla spiaggia... ecco, cerchiamo di evitarle, se non negli spazi predisposti: non è mai piacevole prendersi una palla in piena testa, specie se piena di sabbia! Anche
per quanto riguarda corsette e camminate sul bagnasciuga è richiesta un po'di attenzione: ricordatevi di quando eravate bambini e delle torture che avreste voluto infliggere a chi distruggeva le vostre meraviglie architettoniche. State quindi attenti ai
castelli di sabbia, alle piste per le biglie e a secchielli e palette vaganti, se non volete avere dei bambini tristi sulla coscienza!
Come ultima cosa, ribadisco quanto detto nella mia precedente lettera: anche la spiaggia è un luogo pubblico e come tale va
amato e rispettato. Non si gettano a terra i rifiuti, nemmeno i noccioli della frutta, meno che mai i mozziconi di sigaretta! Meglio munirsi di un sacchettino dove l'immondizia verrà riunita per poi essere gettata nel cestino più vicino.
Concludo augurando a tutti delle meravigliose vacanze, all'insegna del sole, del divertimento, ma anche del galateo.
Vi bacio sulla fronte,
la vostra
Zia Anna
P.S. Esula un po' dall'argomento della mia lettera, ma voglio ricordare a tutti che è sempre buona norma offrire aiuto, sostegno
morale (e magari anche qualche gelato) a coloro che quest'anno affronteranno la maturità (soprattutto alle vecchie zie che vi
vogliono tanto bene...)! Buona fortuna a tutti, ragazzi!
P AGIN A 3 3
Rasoio di Ockham
Chimica “pai fioi”
P AGIN A 3 4
Rubriche
Rasoio di Ockham
Rubriche
Chimica “pai fioi”
Disegni e sceneggiatura by O Gimmi, orna la colpa
P AGIN A 3 5
Rubriche
Rasoio di Ockham
Ipse dixit
ERENO
A: “Oggi è il compleanno di V.!”
Prof.ssa: “Aah… compisci gli anni!”
(Chi segna gli ipse dixit prende il diario per annotare lo strafalcione)
Prof.ssa: “B.! B., guai a te! Il “Rasoio” farà una brutta fine!”
A: “Ma… visto che è appena morto, sarebbe troppo scontato trovarsi Andreotti all’esame?”
(intendendo, ovviamente, documenti o tracce del tema)
Prof.ssa (con sorriso furbo): “Beh, io spero che non risorga!”
(Spiegando Kant…)
“La conoscenza riguarda il soggetto, l’individuolo (anziché il singolo individuo)”
(Dopo aver detto “lelativo” anziché “relativo”)
“Ogni tanto parlo anche cinese oltre che arabo! Vedete, sono poliglotta!”
Pavan (entrando in classe nell’ora della Ereno): “Avete una sedia in più?”
Ereno: “Sì sì, prendi pure”
Pavan: “Ve ne rubo una per dieci minuti”
Ereno: “Sì sì, tranquillo. (Dopo che Pavan è uscito…) Ma gli ho dato quella rotta? Poi si siede e cade! Ahahah!”
(Dopo essere entrata con il caffè in classe)
“Ora, ragazzi, faccio con voi un caffè filosofico!”
SEVERIN
Prof.ssa: “Cos’è la scodella di Galileo?”
A: “È una scodella… (non sa più continuare…)”
Prof.ssa: “Sì, dove Galileo beveva il latte al mattino!”
BORDIGNON
(Leggendo il compito che uno studente aveva appena consegnato)
Prof.: “Né, né va con l’accento!”
A: “Ma come?! Ho pure controllato sul vocabolario!”
Prof.: “Quello è il ne enclitico…”
A (ricontrollando disperato sul vocabolario): “Ops!”
Prof.: “Sì, ops (Hobbes), Spinoza, Locke e magari anche Hume!”
CARONE
(Invertendo l’ordine temporale degli eventi…)
“Seneca prima si tagliò le vene e poi scrisse un trattato sulla dignità della vita”
P AGIN A 3 6
Rasoio di Ockham
Rubriche
Ipse dixit
FLORA
Flora (entrando in classe nell’ora della prof.ssa Ereno): “Buongiorno! Posso avere T. un attimo?”
Ereno: “Sì, un attimo però, non di più”
Flora: “Un attimo… è già passato. L’attimo fuggente!”
Prof.: “Come ha detto giustamente P. … (Credendo di aver sbagliato nome) Eh no… Sì, ti chiami P.!”
(La classe scoppia a ridere)
Prof.: “Siete una tortura! (Dopo un po’) No, adesso sul Giornalino finisce “Siete una tortura”!”
(Dopo aver trovato sul libro di fisica un errore di traduzione per il verso dell’aquila)
“Qual è il verso dell’aquila? Come fa l’aquila? Grida… Scriviamo al traduttore del libro perché corregga… E il coccodrillo come fa? Eh, non c’è nessuno che lo sa!”
“La legge di Snell è molto più snella di quella di Cartesio”
(Mentre Flora sta interrogando…)
A: “Il teorema della bisettrice è dimostrabile?”
Prof.: “Sì.. L’abbiamo anche ripassato! Ora E. (l’interrogata) lo dimostra… Poi se volete vi prendete a botte fuori!”
RIZZOTTO
(Accorgendosi che i pennarelli per la lavagna non funzionano bene)
“Oddio, ma questi pennarelli sono un po’ pallidini… Eh sì, fine dell’anno, fine dei pennarelli, fine di tutti noi!”
(Correggendo il compito in classe)
“Come avete tradotto “estensione”? “Extension”?!
Non siamo mica dal parrucchiere!”
Prof.ssa: “E., perché sento sempre la tua voce?”
E.: “Ma non ero io; erano gli altri che parlavano!”
Prof.ssa: “No no, io sentivo la tua voce! Il fatto è che tu parli senza accorgertene!”
(Dopo che E. aveva detto “He don’t” anziché “He doesn’t”)
“E., non siamo nel Congo Nero! Cioè, non siamo nella profonda foresta… Con tutto il rispetto per il Congo Nero,
dove magari parlano inglese meglio di voi…”
PUCCINELLI
(Parlando degli eroi)
“Parliamo degli eroini, perché di eroine ce ne sono poche… C’è solo la droga, l’eroina!”
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Rasoio di Ockham
Rubriche
Enigmistica del “Levi”
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ORIZZONTALI
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VERTICALI
2 Compose “La mer” e “Images”; 6 Stabilimenti industriali; 1 L’andamento d’un diagramma; 2 Indica provenienza; 3 Le
13 Si parla solo della peggiore; 17 Nella colonna e nelle auto… dei pezzi grossi; 4 Chiunque le ha in mezzo; 5 Suona
linee; 18 Il Gianni amico di Dante; 20 Fece fondere il vitello dolce in Italia; 6 Eleggono il consiglio di fabbrica; 7
d’oro con i gioielli degli Ebrei; 22 Lo è la Pasqua… avanza- L’aumento di frequenza degli atti respiratori; 8 Gli esami…
ta; 23 Un Uccello pittore (iniziali); 25 La Cécile famosa at- a scelta; 9 Si reprime per non scattare; 10 Dipinse “Il ponte
trice; 26 Una firma della moda; 27 Vengono processati di Narni”; 11 Il Montanelli giornalista; 12 La città con i
insieme; 29 La vittima delle beffe ordite da Bruno e Buffal- “caruggi”; 14 Un’imposta assorbita dall’IRAP; 15 Serie di
macco; 32 L’albero che dà la manna; 33 Un affresco del segni affiancati; 16 Sono comuni in Australia; 18 Le parenti
Tintoretto; 36 Si regolano nello spinterogeno; 37 Pubblica che si dimenticano!; 19 Audacissime, animose; 21 La Anaïs
Amministrazione; 38 Gli… estremi di Atatürk; 40 Un’… a- scrittrice; 23 Il primo nome di Ciaikovskij; 24 L’uomo politipertura nella fusoliera; 41 Governatori bizantini in Italia; co iugoslavo che capeggiò gli Ustascia; 25 Fu martirizzato
44 La sigla del Canton Ticino; 45 La… soglia dell’ignoto; 46 sopra una graticola rovente; 28 Studiosi di usi e costumi;
Non poter vedere qualcuno; 47 Ha la coda a spatola; 48 Il 29 Gli… gnocchi in brodo della cucina altoatesina; 30 GranNiemeyer architetto; 50 La provincia più a oriente; 51 de astronomo francese; 31 Così era detto il lago Malawi;
Cambiano perle in pergole; 52 Il duca d’Aosta che fu desi- 34 Specie di fungo mangereccio; 35 Lo causa una violenta
gnato re di Croazia; 54 La regione costiera dell’India ad est esplosione o la caduta d’una valanga; 37 In geometria c’è
delle Laccadive; 56 Fu un collaboratore di Marx; 58 Si eli- quello greco; 39 L’ineluttabile destino nel quale credono i
dono con l’apostrofo; 60 Importante porto del Brasile; 61 Turchi; 42 Furono erette sul Calvario; 43 Una provincia delL’articolo sul pentagramma; 63 Sotto di esso tutti trema- la Cina; 47 La “Scala” di Buenos Aires; 49 Il ladrone ucciso
no!; 64 Il regno che Nicomede lasciò in eredità a Roma; 65 da Ercole; 51 L’attore di “Pretty woman”; 53 Il nome del
L’Ughi applaudito violinista; 66 Lo è chi fa dispetti; 67 La regista Kazan; 55 Il “Big” di Westminster; 57 Comanda la
brigata (abbreviazione); 59 Il Carr trombettista britannico;
provincia di Fabriano (sigla)
60 Il simbolo del rutenio; 62 Iniziali di Sassu, il pittore; 64 Il
verso della pecorella
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Rasoio di Ockham
Rubriche
Enigmistica del “Levi”
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Rasoio di Ockham
La redazione del Giornalino
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Direttori: Ermes Pozzobon IV D, Cristina Vendramin IV D, Giacomo Marcolin III D,
……………….Alessandra Gonnella IV A Classico
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Responsabile sede di Guarda Alta: Monica Teresa Bordignon I E
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Caporedattrici centrali: Chiara Fedato III A & Greta Bressan III D
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Settore Tecnico: Maddalena Vescovo IV A, Giacomo Marcolin III D, Ermes Pozzobon IV D
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Settore Grafico: Miriam De Martin V B, Margherita Savaris II A, Monica Gallina IV B, Lucia Pastro
III B Classico, Gianluca Pasi II D
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Redattori:
Area 1: Andrea Dossi III C
Area 3: Cristina Vendramin IV D, Ermes Pozzobon IV D
Area 4: Alessandra Gonnella IV A Classico, Ermes Pozzobon IV D, Tommaso Biancuzzi I A Classico,
Sara Fornasiero I A Classico, Alberto Fior V E
Area 6: Pietro Vettorazzo III B, Cristina Vendramin IV D, Ermes Pozzobon IV D
Area 7: Gianluca Pasi II D, Cristina Vendramin IV D, Anonimo, Arianna Zanatta I A, Giacomo Marcolin III D, Carlo Facchin III D, Chiara Fedato III A, Joe l’Eretico, Irene Perin II A, zia Anna, Giampaolo
Marcolin IV E, Gioele Migotto IV D, Anna De Stefani V D
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