ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Ufficio stampa Rassegna stampa 20 marzo 2008 Responsabile : Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected]) 1 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA SOMMARIO Pag. 3 OUA: Mettere la giustizia al centro della politica (mondo professionisti) Pag. 5 COSTI GIUSTIZIA: Un processo civile costa 600 mila euro (italia oggi) Pag. 6 COSTI GIUSTIZIA: La giustizia in euro (italia oggi) Pag. 7 ELEZIONI: Legali in forza al Pdl, donne al Pd (italia oggi) Pag. 8 ELEZIONI: Cura ricostituente per la difesa d'ufficio e il gratuito patrocinio (italia oggi) Pag. 9 ELEZIONI: In partenza la maratona elettorale di Francesco Cersosimo (italia oggi) Pag.11 STUDI LEGALI: Come imparare a sottrarsi all'economia fotocopia (italia oggi) Pag.12 PREVIDENZA: L'autonomia delle Casse e la cancellazione della Bersani di Maurizio de Tilla - Presidente Adepp (italia oggi) Pag.13 MAGISTRATI: Troppe assenze tra i magistrati (italia oggi) Pag.14 ANTIRICICLAGGIO: Assegni, controlli soft alle girate (il sole 24 ore) Pag.15 ANTIRICICLAGGIO: I principali chiarimenti (il sole 24 ore) Pag.16 ANTIRICICLAGGIO: Attenzione ai tagli piccoli - di Ranieri Razzante (il sole 24 ore) Pag.17 AVVOCATI: L'Aiga chiede legalità per il Tibet (italia oggi) Pag.18 FALLIMENTI: Fallimenti accelerati (italia oggi) Pag.19 CARCERI: Una rete per il recupero (italia oggi) 2 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA MONDO PROFESSIONISTI Mettere la giustizia al centro della politica Dopo un primo incontro sulla giustizia civile in Spagna, Francia, Inghilterra e Germania, l’Oua – Organismo Unitario dell’Avvocatura italiana – procedendo nel percorso di seminari di approfondimento e analisi sui problemi della giustizia in Europa, ha aperto il dialogo con avvocati e magistrati di Bulgaria, Romania, Polonia e Ungheria nel corso del seminario “Lo stato della Giustizia nei nuovi Paesi della Comunità Europea”, svoltosi lo scorso venerdì 14 marzo presso Università degli Studi Roma III. In tale occasione abbiamo intervistato l’avvocato Michelina Grillo, presidente Oua. Domanda. Presidente, si parla dei problemi della giustizia nei Paesi nuovi membri della Comunità Europea. Quali sono le differenze con l’Italia? Risposta. Cominciamo col riconoscere che tra il nostro sistema giudiziario e il loro ci sono delle sostanziali differenze di carriera. Per esempio, il nostro prevede diverse figure, dal magistrato al giudice di pace, che hanno carriere autonome mentre nei nuovi Paesi in questione esiste soltanto una figura, quella del giudice (magistrato) senza possibilità di intraprendere una carriera autonoma. La scelta di un potere giudiziario legato solo a una figura e con un numero di giudici di gran lunga superiore al nostro, rende il sistema giudiziario molto veloce, con pratiche processuali e modelli di procedure più snelli dei nostri: questo rende il loro sistema equilibrato, soprattutto nel rapporto tra il numero dei magistrati e quello della popolazione. Il vantaggio è quello di riuscire a smaltire le cause in tempi molto brevi e, a differenza di quanto succede in Italia, non si riscontrano arretrati o ricorsi lunghi di anni. Quindi, grazie al notevole numero di magistrati, il loro organico sembra essere più corretto ed equilibrato del nostro. Inoltre, c’è da considerare un altro fattore importante che è rappresentato dai costi molto contenuti – a volte pari a zero - a carico del cittadino che deve affrontare una causa. Tanto per dare un’idea, credo che per una causa di divorzio da loro si spende l’equivalente di dieci euro, mentre la media per le altre cause si aggira intorno ai 2,50 euro… Comunque, pur tenendo conto dei diversi tenori di vita, i loro costi processuali sono di gran lunga più bassi dei nostri. D. L’Oua ha più volte ribadito la necessità che la giustizia abbia un ruolo centrale nei programmi di tutti i schieramenti politici e che ci sia collaborazione tra maggioranza e opposizione. Come pensa che si possa ottenere? R. Credo che la nostra classe politica, attraverso i grandi processi mediatici che ultimamente rimbalzano sempre più spesso nelle cronache italiane, si possa rendere conto del sistema giudiziario del nostro Paese. E dovrebbe cercare di prenderne atto per risolvere un problema grave come quello della giustizia aprendo un tavolo di lavoro. Infatti, per affrontare seriamente il problema è necessario mettere in discussione le carenze del settore, creare una “Costituente per la giustizia” che si faccia carico di tutte le diverse problematiche nell’ottica realistica di poterle risolvere, cercando di recepire e di applicare le riforme innovative che vengono richieste non solo dai cittadini italiani, ma anche dalla Ue. In tal senso, ci auspichiamo proposte concrete da parte degli schieramenti politici e, soprattutto, che ci sia collaborazione tra maggioranza e opposizione in modo da garantire un iter breve per interventi che appaiono a tutti assolutamente urgenti perché bisogna intervenire subito sulla questione sicurezza, senza peraltro comprimere le garanzie e il diritto di difesa del cittadino e rendere efficiente la 3 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA macchina giudiziaria con la creazione di veri e propri manager dei tribunali, potenziando il ruolo dei dirigenti amministrativi. Non solo, è necessario intervenire sul processo civile e sulla magistratura onoraria e varare, finalmente, una moderna riforma della professione forense. L’aspetto che più ci preoccupa. D. Vuole spiegarci la sua preoccupazione? R. Quello che più preoccupa nella riforma della professione forense è il silenzio della classe dirigente dei partiti. Mi spiego: siamo in campagna elettorale e nei programmi dei vari schieramenti non viene fatto alcun riferimento alle professioni intellettuali mentre credo che la loro tutela interessi tutti gli elettori. In questi giorni si parla tanto di nuovo, sembra che la parola cambiamento sia la priorità assoluta: perché, quindi, non approfondire e risolvere le attuali problematiche delle professioni intellettuali che possono rappresentare un futuro per i giovani neolaureati, specialmente nel nostro settore. Fabio Fiori 4 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Elaborazione di ItaliaOggi sui dati relativi alle spese fisse dell'amministrazione giudiziaria Un processo civile costa 600 mila euro È la cifra stimata per ogni procedimento definito nel 2006 Seicento mila euro a processo civile. Esattamente 647 mila euro per ogni procedimento definito nel 2006. Ecco il costo medio di ogni causa civile, che sia bagatellare oppure coinvolga diritti sensibili o riguardi due imprese. L'impegno e la difficoltà del caso specifico non pesano sulla spesa che lo stato paga per ottenere «il prodotto», qualsiasi sia la sua qualità. Il dato di 600 mila euro a processo è stato elaborato da ItaliaOggi dividendo il costo complessivo sostenuto nel 2006 per il funzionamento burocratico dei tribunali e il numero dei procedimenti definiti nello stesso anno. Certo, le spese vanno a coprire anche l'impegno per i procedimenti non definiti, ma il conto sarebbe diabolico. Questo è stato possibile grazie alla predisposizione di alcuni dati della direzione bilancio del ministero di via Arenula, che ha conteggiato la spesa per stipendi del personale di magistratura, per quelli del personale amministrativo, la spesa per i beni mobili e quelli immobili. Tenendo conto peraltro del solo personale e dei soli beni impiegati nel settore civile. Nel dettaglio, le quattro voci nel 2006 sono arrivate a 2 miliardi 460 milioni 294 mila euro circa. I processi comunque definiti sono stati circa 3 milioni 800 mila. Dividendo le due cifre si arriva a quei 647 mila euro di costo medio a processo di cui sopra. Ovviamente, non è un dato per così dire scientifico e in assenza di un confronto magari anche europeo non ci dice se la cifra sia giustificata o meno. Ma almeno dà una risposta orientativa a una domanda che spesso risuona tra gli operatori del diritto che si chiedono da tempo quanto costa la giustizia. Ed emerge per la prima volta. Secondo i dati messi a fuoco da via Arenula, nel 2006 la spesa per gli stipendi dei magistrati è stata di circa 834 milioni di euro, quella per il personale amministrativo di 818 milioni. Gli investimenti in beni immobili sono stati pari a oltre 56 milioni di euro e quelli in beni mobili (compresa l'informatica) a 751 milioni di euro. Ogni distretto, peraltro, ha spese a sé visto che queste dipendono sia dal numero di unità di personale impiegato sia dal numero dei procedimenti.Milano spende per processo 1.625 euro, Roma 2.141, Palermo 1.109, Bologna 1.413 e Bari 1.794. A queste cifre devono poi aggiungersi altri 500 milioni di euro di spese di giustizia. Tanto hanno speso gli uffici giudiziari di tutta Italia nel 2007 per mandare avanti i processi. O perlomeno è la cifra che il ministero della giustizia ha accreditato nel corso dell'anno passato sul capitolo 1360, quello appunto delle spese di giustizia. Il resumé dell'anno è contenuto nel sito del ministero della giustizia, che ha censito tutti i decreti di apertura di credito distinguendo tra Corte di appello, tribunale, procura generale e procura della repubblica. Claudia Morelli 5 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI 6 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI ELEZIONI 2008/ Il Cav rinuncia a Sammarco ma prende Ruben. Veltroni vuole le toghe Legali in forza al Pdl, donne al Pd Tra big, new entry di grido e toghe rosa, ecco i giuristi in lista Ci sono le giovani avvocatesse rampanti del Popolo della libertà, come Anna Maria Bernini, nota alle cronache per avere tra i suoi clienti Nicoletta Mantovani in Pavarotti , o la ventottenne Nunzia De Girolamo, coordinatrice di Fi a Benevento. E non manca qualche new entry dal nome di richiamo come Gianrico Carofiglio, magistrato e scrittore di best seller, candidato dal Partito democratico in Puglia. A farla da padrone, però, tra le tante toghe piazzate nelle liste dei maggiori partiti per le elezioni politiche del 13 aprile, è sempre la vecchia guardia. Soprattutto nel Pdl, che ricandida i legali di fiducia del Cavaliere. A cominciare da Niccolò Ghedini, super-consulente di Silvio Berlusconi e senatore uscente, piazzato alla guida della circoscrizione Veneto 1 per la camera. Spera di tornare a Montecitorio anche l'altro storico difensore di Berlusconi, Gaetano Pecorella, padre dell'omonima legge sull'inappellabilità da parte del pm delle sentenze di proscioglimento (poi dichiarata incostituzionale dalla Consulta), candidato in Lombardia. Tra i big del foro già veterani del Transatlantico, per citare solo i nomi più noti, anche la star dei legali e deputata di An Giulia Bongiorno, al sesto posto nella lista Lazio 1, seguita dal collega di partito Giuseppe Consolo, parlamentare da due legislature. Rentrée sicura anche per i forzisti Donato Bruno e Luigi Vitali (Puglia), Antonino Caruso, avvocato milanese di An alla quarta legislatura, e per il magistrato Alfredo Mantovano, già sottosegretario all'interno con Berlusconi. Ottime chance, poi, per le new entry Francesco Paolo Sisto, noto avvocato barese, e per i giudici Giacomo Caliendo, presidente dell'associazione magistrati tributari (Lombardia), e Alfonso Papa, direttore generale degli affari civili al ministero della giustizia (Campania). In fascia sicura anche due avvocatesse in carriera: Anna Maria Bernini in Emilia Romagna, legale di fiducia della vedova di Luciano Pavarotti, e la ventottenne Nunzia De Girolamo in Campania. Blindato, infine, uno degli «acchiappi» di Berlusconi che ha destato più scalpore: Alessandro Ruben, avvocato 41enne esponente di spicco della comunità ebraica e presidente dell'Anti Defamation League, l'associazione per la lotta all'antisemitismo. La candidatura con il centro-destra ha stupito molti, visto che Ruben era stato appena nominato consigliere di amministrazione delle Autostrade del Lazio dal governatore Piero Marrazzo, e che è noto a Roma per aver patrocinato alcune delle azioni legali contro il nazista Priebke nonché per essere stato aggredito da alcuni estremisti di destra. Però il Cavaliere ha rinunciato a candidare Alessandro Sammarco, legale di Cesare Previti. Al fuoco di fila di principi del foro vecchi e nuovi arruolati dal Pdl il Partito Democratico risponde schierando alcuni «pezzi da novanta» della magistratura. Intanto tre new entry di peso: Donatella Ferranti, segretario generale del Csm e capolista alla camera per il Lazio 2, Silvia Della Monica, capo dipartimento dei diritti e delle pari opportunità del ministero guidato da Barbara Pollastrini, in corsa in Toscana al senato, e Gianrico Carofiglio, candidato in Puglia sempre per palazzo Madama, assurto agli onori delle cronache nazionali grazie alla fortuna letteraria dei suoi romanzi, che hanno inaugurato il legal thriller italiano. Tra le giovani avvocatesse spicca il nome di Anna Rossomando, in quota Ds, numero tre della lista Piemonte 1, mentre dalla giunta regionale fa il salto in parlamento Doris Lo Moro, magistrato calabrese. Non mancano anche nel Pd i magistrati-parlamentari di lungo corso: da Anna Finocchiaro, capolista in Emilia Romagna, a Lanfranco Tenaglia, già responsabile giustizia della Margherita e candidato in Abruzzo, ai giudici Gerardo D'Ambrosio, Alberto Maritati a Felice Casson. In Lombardia corrono anche Tiziano Treu, giuslavorista pluriparlamentare, e Pierluigi Mantini, avvocato milanese altrettanto navigato. Le toghe scese in campo, però, non sono solo quelle al seguito di Veltroni e Berlusconi: la Sinistra Arcobaleno candida alla camera in Lombardia Gianfranco Amendola, ex pretore d'assalto a Roma e già deputato europeo con i Verdi, mentre capolista in Sicilia per Aborto no grazie di Giuliano Ferrara è l'ex magistrato e ora avvocato Vincenzo Vitale. Teresa Pittelli 7 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Le richieste di antigone Cura ricostituente per la difesa d'ufficio e il gratuito patrocinio Di difesa, gratuito patrocinio, recidiva, tortura e strumenti di garanzia dei diritti delle persone private della libertà si parla oggi nell'incontro organizzato da Antigone presso il Museo Criminologico a Roma in via del Gonfalone. Lanfranco Tenaglia (responsabile giustizia Pd), Gaetano Pecorella (Pdl), Cesare Salvi (Sinistra, l'Arcobaleno) sono invitati a discutere di giustizia in una campagna elettorale dove il tema non pare proprio sia quello più importante per le forze politiche. Tra le priorità in tema di giustizia selezionate dall'associazione e messe all'attenzione dei partiti vi sono: un sistema di difesa dell'imputato fondato su una difesa pubblica realmente funzionante e complementare rispetto alla libera professione; la rivisitazione delle due differenti figure del difensore d'ufficio e del gratuito patrocinio, a oggi non effettivamente in grado di garantire una difesa usufruibile dalla totalità dei cittadini; la revisione del sistema sanzionatorio, che dopo l'approvazione della legge ex Cirielli sulla recidiva, è definitivamente improntato a giudicare la storia socio-penale degli imputati piuttosto che i singoli e concreti fatti da loro compiuti; l'introduzione nel nostro ordinamento giuridico di un meccanismo indipendente di tutela delle persone private o limitate nella libertà nonché del crimine di tortura nel nostro codice penale. Nella scorsa legislatura alcuni di questi provvedimenti erano giunti molto vicini all'approvazione in via definitiva. Si pensi che il disegno di legge sul delitto di tortura, al momento dello scioglimento delle Camere, era all'ordine del giorno dell'Aula di Palazzo Madama dopo che era stato licenziato da Montecitorio nel dicembre 2006. Nel documento programmatico si afferma che la magistratura debba assicurare efficienza attraverso processi dalla durata ragionevole. A tal fine è indispensabile giungere, a quasi 80 anni dall'entrata in vigore del codice Rocco, ad un nuovo codice penale di ispirazione garantista, che porti con sé la riduzione del numero complessivo di reati, ed abbia ricadute positive sul sovraffollamento penitenziario. Ciò determinerebbe una immediata ripercussione sul lavoro dei magistrati che così potrebbero concentrarsi solo su questioni di grave portata criminale, riducendo i tempi infiniti della giustizia. Vengono messe inoltre in discussione le nozioni di recidiva, delinquenza abituale, professionale e per tendenza. Si sostiene che sia necessario ritornare al diritto penale del fatto ponendolo in contrapposizione al diritto penale del reo nonché investire nelle misure alternative, che come dimostrano le statistiche, sarebbero il vero antidoto alla recidiva. Il tema della giustizia e dei diritti delle persone imputate o condannate non è al centro della campagna elettorale per le elezioni politiche del 13 e 14 aprile. Qua e là si parla di sicurezza. Pochi discutono di riforme per accelerare i processi, per renderli equi, per assicurare giustizia a chi si rivolge alla magistratura, per garantire i diritti a chi viene assicurato alla giustizia. Vedremo se anche su questo si assomiglieranno le ricette e le risposte dei due più grandi partiti. Patrizio Gonnella 8 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Tra conquiste raggiunte e obiettivi ancora attuali il punto sulle richieste dell'Angdp In partenza la maratona elettorale Gdp alle urne per le elezioni politiche e quelle associative di Francesco Cersosimo Al voto! Al voto! Tre importanti scadenze attendono i gdp: elezioni dei consigli giudiziari, elezioni politiche, elezioni degli organismi dirigenti dell'associazione. Consigli giudiziari. Il 6-7 aprile per la prima volta i giudici di pace eleggeranno i loro rappresentanti nei consigli giudiziari in una sezione distaccata a loro dedicata e in un numero congruo pari ai magistrati di carriera. Non è roba da poco, né il provvedimento è piovuto dal cielo. L'associazione ha identificato da sempre il nodo della rappresentatività negli organismi di autotutela la chiave per il definitivo consolidamento della giustizia di pace nel sistema più ampio della giustizia italiana. Il dato è positivo, se consideriamo che in passato vi era un solo rappresentate dei gdp su 15 componenti. Solo chi vi ha partecipato si potrà rendere conto, e spiegarlo a qualche anima bella antiassociativa, dell'enorme passo avanti che si è determinato, se pure ci saremmo aspettati un maggiore coraggio nell'ambito delle competenze che appaiono limitate dalla legge n. 111/2007, comunque attinenti alla nomina, ai rinnovi e alle decadenze dei giudici di pace. Occorre una mobilitazione e una partecipazione massiccia a queste elezioni. L'importanza non deve sfuggire. Nella consapevolezza che questo risultato, per come abbiamo comunicato in epoca non sospetta, si deve al ruolo e all'impegno delle associazioni. Con buona pace di qualche neoautocandidato, che si fa propaganda elettorale con lo slogan qualunquistico: «Ma i sindacati cosa hanno fatto?». Come se non fosse sotto gli occhi di tutti che solo grazie all'impegno continuo e giornaliero su questo e altri impegni sia stato possibile negli anni portare all'attenzione di tutti la funzione, ormai indispensabile del giudice di pace, per come è unanimemente riconosciuta. E di recente, ma non da ultimo, dall'Organismo unitario dell'avvocatura che il 1° marzo u.s. mi ha invitato a Caltagirone all'assemblea dei delegati a tenere una relazione nel seminario dedicato ai giudici onorari. Di questo pubblicamente ringrazio la presidente Michelina Grillo e la giunta, anche per avere ricucito lo strappo che l'Aiga (Associazione italiana giovani avvocati). La nostra precipuità, il non essere più giudici onorari, bensì giudici di pace, riconosciuti dall'art. 116 della cst e dalla legge n. 111/2007 sull'ordinamento giudiziario con l'istituzione della sezione distaccata per i soli gdp, pone ormai una pietra miliare sul definitivo riconoscimento, autonomia e indipendenza dei gdp non solo dai giudici onorari, ma anche dai giudici di carriera. Attenzione. Smettiamola di chiamarli togati, in quanto anche noi, per chi non se ne fosse accorto indossiamo, la toga. Se non altro dal 2000, quando ci è stata assegnata un'autonoma competenza penale, che mai nessun onorario ha avuto. Il prossimo passo sarà la nostra partecipazione al Consiglio superiore della magistratura, in qualche forma consentita dall'attuale legislazione, per come abbiamo prospettato allorché fummo ricevuti dall'VIII Commissione, in attesa di una legge di riforma. Essere magistrati ed essere eterodiretti non è più costituzionalmente compatibile. 9 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Elezioni Politiche. Il 13-14 aprile ci recheremo alle urne per eleggere il nuovo parlamento, dopo lo scioglimento anticipato delle camere. Questo permetterà un'ampia meditazione sui programmi che i maggiori schieramenti propongono al paese. Piuttosto generici in tema di politica giudiziaria. Per la verità, dal nostro osservatorio ben poco ci appare anticipato su ciò che dovremo attenderci. Provo a segnalare quanto di sospeso e di stressante ci ha lasciato la precedente legislatura: a) mancanza di uno status, che riaffermi la nostra autonomia e indipendenza; b) la continuità nell'incarico sino a 75 anni, per come previsto per i giudici tributari, con la sostanziale fine del precariato; c) la previdenza e assistenza; d) la fine o la limitazione del cottimo nella retribuzione, nonché l'adeguamento Istat; e) l'accorpamento organizzativo degli uffici, senza soppressione degli stessi, che non faccia venir meno la funzione di giudice di prossimità, attento ai diritti primari dei cittadini, aumentandone le competenze per deflazionare il carico dei tribunali e riformando le procedure civili e penali per dare maggiore rapidità decisionale, messa a dura prova dalle leggi che si sono succedute; f) la partecipazione dei gdp al Csm, per il principio dell'autotutela dei magistrati. Ribadiamo il nostro disappunto, e pensiamo che debba essere un capitolo chiuso, verso la cosiddetta riforma Mastella-Scotti che prevedeva in ultima analisi la scomparsa del gdp per come milioni di utenti l'hanno conosciuto. Riconfermiamo altresì la nostra avversità al disegno di legge Castelli della Lega nord, che prevedeva l'elezione diretta dei gdp da parte dei cittadini in concomitanza delle elezioni regionali. Elezioni associative. Il 18-19 aprile p.v. si terrà a Bologna la XIV Assemblea dell'Associazione Nazionale Giudici di Pace. Quattordicesimo anno. Lo diciamo con orgoglio e con la consapevolezza di essere stata la prima associazione dei gdp ed essere a tutt'ora la più numerosa ed estesa su tutto il territorio nazionale, nonostante alcune zeppe messe ad arte con personaggi auto referenziali che hanno tentato di indebolire l'intera categoria, forti di presunti appoggi politici e dei magistrati di carriera associati, con fantasiosi progetti. E' stato un anno difficile. Ma la compattezza della categoria, che si è espressa anche in due scioperi, cui la nostra associazione ha dato un impegno totale ed unitario, e che hanno visto i gdp partecipare in modo massiccio, ha fatto fronte in modo consapevole, nella convinzione del ruolo di magistrato che svolge con dignità e con tanti sacrifici, spesso non riconosciuti adeguatamente. L'essere riusciti, se pure non dando niente per acquisito, a farci ascoltare da tanta parte dell'opinione pubblica e dai responsabili giustizia dei partiti lascia ben sperare per il futuro. Il rinnovo o la riconferma del quadro dirigente per i prossimi due anni, il tutto o in parte, sarà una garanzia di continuità e di simbiosi tra i vari giudici assunti in epoche diverse. Senza privilegiare quelli di prima nomina, senza deludere le aspettative dei successivi, per come è avvenuto in questi anni, per come è nel nostro Dna. L'alternanza delle cariche, totale o parziale, con sbarramento quadriennale, sono garantite da uno statuto non assembleare, che affida le elezioni ai membri dei direttivi distrettuali, a loro volta eletti dai singoli iscritti. Uno statuto che non prevede cariche a vita e che evita decisioni gravi che possano essere prese sull'onda emotiva sotto un albero oppure avanti il monte Citorio .I documenti finali di sintesi che verranno approvati segneranno la vita associativa per il prossimo anno. Democraticamente . 10 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Come imparare a sottrarsi all'economia fotocopia Nell'articolo precedente abbiamo cominciato ad affrontare il tema dell'economia «fotocopia» e della necessità di trovare una propria via per rendersi diversi e distinguibili da quanti, concorrenti diretti o indiretti che siano, offrono servizi equivalenti ai vostri, almeno agli occhi del cliente. L'economia «fotocopia» è caratterizzata da due maledizioni: tutto viene rapidamente copiato e quasi qualsiasi servizio diventa, per i clienti, vostri e potenziali, una commodity, un qualcosa che ci si aspetta facciate meglio e più velocemente dei vostri concorrenti ma di cui non si riconosce più il vero valore aggiunto. Se non siete del tutto convinti di quello che leggete, pensate a quante volte, ultimamente, vi siete sentiti richiedere un preventivo e poi non se ne è fatto più niente. Oppure quante volte, ultimamente, alla fine di un incarico, vi siete trovati a giustificare la parcella ai vostri clienti. E adesso rispondete onestamente: credete davvero che se i vostri clienti fossero convinti che il lavoro che avete svolto voi (e che non avrebbe potuto svolgere nessun un altro meglio di voi) abbia permesso loro di aiutarli a guadagnare dei soldi, consentire un risparmio consistente e/o ridurre i rischi che correvano, avrebbero poi mercanteggiato sul prezzo? Certo, magari avrebbero commentato che eravate cari e che il servizio che hanno ricevuto l'hanno pagato fino all'ultima goccia, ma non avrebbero chiesto uno sconto. Avrebbero pensato che rivolgersi al migliore paga in termini di risultati ma costa in termini di servizio oppure avrebbero riconosciuto che il problema che avevano era talmente complesso da richiedere un intervento articolato, e parecchio del vostro tempo. Avrebbero pagato, sarebbero tornati qualora avessero avuto un altro problema ma, soprattutto, avrebbero parlato bene di voi ad altri potenziali clienti. Invece si sono lamentati della parcella, vi hanno chiesto uno sconto e non siete più sicuri nemmeno che siano ancora vostri clienti-fedeli. Dal punto di vista del professionista, il problema sta nel fatto che i clienti, da un lato, sottovalutano la mole di lavoro e le reali responsabilità legate alle singole pratiche e, dall'altro, non si rendono veramente conto di quanto sia necessario studiare il singolo caso per dare una risposta esaustiva e seria. Ma dal punto di vista dei clienti, in moltissimi casi, rivolgersi ad un professionista, oggi, è diventato un po' come passeggiare all'interno di un chiassoso bazar in cui tanti altri offrono gli stessi servizi che offrite voi reclamando, tutti a gran voce, di farlo in modo personalizzato, competente, secondo altissimi standard di qualità. Qual è l'atteggiamento di una persona razionale in una situazione simile? Contrattare fino a strappare il prezzo più basso o continuare a girare finché non si è trovata l'offerta migliore (ossia quella più a buon mercato). Di solito, arrivati a questo punto, il pensiero corre a Bersani perché c'è ancora chi crede che la colpa sia sua e che i clienti abbiano colto la palla al balzo per pretendere, forti del fatto che non esistono più i limiti tariffari, di essere loro ad imporre il totale che deve comparire sulle parcelle. Non si vuole certo entrare qui nel merito di una polemica ma il fatto è che in nessun campo e, tanto meno, in nessun mercato, nel lungo periodo si è riusciti a difendere tutti i privilegi acquisiti. I dottori commercialisti lamentano di non averne mai avuti mentre notai e avvocati di averli progressivamente persi, se non tutti almeno alcuni. Ma la storia dimostra che le strategie protezionistiche, per quanto ci si affanni a tutelarle, non durano. Inoltre, non si può più sottovalutare la grande rivoluzione legata alla possibilità di accedere alle informazioni con sempre maggiore facilità. I professionisti non hanno quasi fatto in tempo ad abituarsi (arrendersi?) all'idea di dotarsi di un sito internet che i clienti, già armati delle tecnologie più aggiornate e sempre più in possesso di tutte le informazioni che desideravano, hanno cominciato a darsi appuntamento in rete per giudicare qualsiasi cosa venga loro offerta: che sia semplicemente inviando una mail o partecipando a qualche discussione su di un blog, tutto, anche i servizi e l'operato del proprio professionista, viene valutato, elogiato o sconsigliato. La tendenza a mantenere lo status quo e l'effetto gregge (il desiderio di adattarsi al comportamento e alle opinioni altrui) combinati con sentimenti quali la paura, l'autocompiacimento e, scusateci, l'arroganza, sono i più potenti detrattori della capacità di reinventarsi la propria professione, servendo i propri clienti come non si è mai fatto prima, usando canali diversi o le innovazioni che la tecnologia offre incessantemente o, eventualmente, riorganizzando internamente la propria struttura o le procedure. Ma allora come è possibile liberarsi dalle morse dell'economia fotocopia? Come è possibile riuscire a rinnovarsi e a trovare il proprio modo per uscire dal coro? Nei prossimi articoli parleremo proprio delle strategie che è opportuno adottare per avere successo in questo contesto sempre più [email protected] 11 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI IL PUNTO L'autonomia delle Casse e la cancellazione della Bersani di Maurizio de Tilla - Presidente Adepp Le due forti rappresentanze unitarie delle professioni (Cup e Adepp) hanno inviato ai «presidenti in pectore» separati e analitici documenti per indicare alla forze politiche alcune indeclinabili richieste in linea con il processo di sviluppo delle professioni e della previdenza privata. Essi possono svolgere un ruolo fondamentale nel progresso spirituale e materiale della società italiana. Il discorso per le Casse professionali è articolato e pregnante e riguarda, anzitutto, il riconoscimento definitivo dell'autonomia normativa e gestionale per effetto della scelta di privatizzazione e della natura privata degli Enti sancita di recente dal Tar del Lazio. In questi giorni l'Adepp ha per l'appunto approvato un documento che è stato inviato a tutte le forze politiche e si caratterizza nei seguenti punti: - la riaffermazione della natura privata delle associazioni e fondazioni di cui ai decreti legislativi 509/94 e 103/96; - l'eliminazione della doppia tassazione e l'applicazione di un regime fiscale adeguato alla funzione istituzionale svolta; - la piena realizzazione della funzione solidaristico-assistenziale che si accompagna alla tutela previdenziale obbligatoria; - l'individuazione di misure atte ad assicurare nei tempi prevedibili la sostenibilità economico-finanziaria e il miglioramento dell'adeguatezza delle prestazioni pensionistiche con il pieno esercizio dell'autonomia normativa che non potrà essere interdetta da autoritarie pratiche ministeriali. Tra i punti principali segnalati dal Cup (presieduto da Raffaele Sirica) figurano i seguenti: l'attivazione degli ordini e collegi professionali per l'attuazione del principio di sussidarietà ex art. 118 Cost.; - il riordino dei percorsi formativi per garantire la qualità delle prestazioni, con il mantenimento del valore legale del titolo di studio; - la promozione del dialogo tra pubblica amministrazione e professionisti al fine di favorire la certezza del diritto nell'attuazione spontanea dell'ordinamento; l'estensione agli studi professionali della possibilità di adottare contratti di lavoro con incentivi per l'ingresso nel mondo del lavoro di giovani e donne; - l'attivazione di «reti» tra professionisti, professionisti-imprese, professionisti-pubbliche amministrazioni. Mi permetterei di aggiungere, al primo posto, l'abrogazione della legge Bersani e l'ammodernamento delle organizzazioni professionali per salvaguardare l'identità e l'indipendenza delle professioni liberali. 12 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI I primi risultati dell'osservatorio del Consiglio nazionale forense sull'andamento dei tribunali Troppe assenze tra i magistrati Tra ferie, malattie e permessi l'organico è sempre in stress Carenza di personale. Che si parli di magistrati o di semplici dipendenti il problema è sempre lo stesso: l'esiguità di organico. A fronte di un carico di lavoro che aumenta, i dipendenti diminuiscono e i soldi pure. Non fa sconti il Consiglio nazionale forense che, nella sua indagine condotta avvalendosi delle osservazioni degli ordini forensi locali sullo stato della amministrazione della giustizia in Italia parla di «una situazione gravissima in cui versa l'amministrazione della giustizia civile e penale». Da qualsiasi punto di vista lo si analizzi il sistema è al collasso. E quando ci sono buone prassi queste, evidenziano i vertici dell'avvocatura, sono il frutto di iniziative puramente individuali. Insomma per far funzionare la traballante macchina giudiziaria mancano innanzitutto, come rilevano le conclusioni raccolte, le figure chiave della funzione amministrativa giudiziaria e cioè i cancellieri. E questo, come ovvio, si ripercuote sulle attività d'udienza. Manca poi il personale amministrativo rendendo difficile il funzionamento di numerosi uffici e lo svolgimento di una parte dei procedimenti. A fronte di situazioni di sotto organico fanno invece da contraltare, perfino in esubero, figure meno direttamente coinvolte nella gestione del contenzioso come autisti, uscieri e collaboratori. Tanto che, in alcuni casi, l'Ordine forense ha dovuto mettere a disposizione dei magistrati il proprio personale per la battitura delle sentenze. La situazione non migliora nell'analisi sui carichi di lavoro distribuiti tra i diversi magistrati togati e onorari, anche essi pesantemente sotto organico. Ma non solo perché, stando ai dati giunti ai vertici dell'avvocatura, particolarmente sentiti sono i problemi che derivano dalla discontinuità nel lavoro dei magistrati che spesso si assentano in maniera eccessiva avvalendosi dei benefici previsti da alcune norme a loro vantaggio. I frequenti trasferimenti dei magistrati, oltre a distacchi, congedi e malattie, periodo di studio sono tutti dati che contribuiscono ad aggravare i tempi della giustizia. E su tutto pesa inoltre una drastica riduzione, negli ultimi cinque-dieci anni, dei finanziamenti assegnati ai tribunali per spese d'ufficio. Il rapporto parla addirittura, in alcuni casi di un dimezzamento delle risorse disponibili e di una «notevole incostanza» dei finanziamenti che variano in modo incomprensibile di anno in anno, sottraendo qualsiasi logica di programmazione. Quando si passa al capitolo che analizza l'utilizzo delle strutture informatiche la situazione non appare più rosea: gli strumenti informatici sono poco e sotto utilizzati e in alcuni realtà locali viene segnalato un utilizzo praticamente nullo. Nessuna novità poi sui tempi della giustizia: il quadro, si legge nella documentazione raccolta, «appare assai sconfortante» soprattutto per le Corti d'appello. Tanto che, sottolinea il Cnf, «è inutile riportare le segnalazioni critiche, trattandosi della quasi totalità». Fanno eccezione alcune realtà di ordini locali, per esempio Aosta, Imperia e Ragusa che danno conto di tempi accettabile per lo scioglimento delle riserve (20 giorni) e per il deposito delle sentenze. Ad aggravare il quadro interviene anche la sostanziale assenza di prassi conciliative tanto che in alcune sedi è stato condotto uno sforzo di promozione, anche culturale, di questa pratica. Benedetta P. Pacelli 13 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Antiriciclaggio. Imminente la circolare dell’Economia, più lontano il provvedimento delle Entrate Assegni, controlli soft alle girate In banca verifica solo per la regolarità formale del codice fiscale Sarà poco più che formale il controllo che banche e Poste dovranno fare sulla regolarità delle girate per gli assegni “liberi” che, dal 30 aprile, non solo non potranno essere emessi per somme da 5 mila euro in su, ma dovranno anche riportare, sotto la firma, il codice fiscale del girante. Gli intermediari dovranno infatti verificare che la girata sia firmata, che la sequenza alfanumerica del codice fiscale sia formalmente regolare e che firma e codice siano compatibili. Ma il controllo si ferma se diventa impossibile perché, per esempio, la firma è illeggibile. E’ uno dei chiarimenti contenuti nella circolare messa a punto dal ministero dell’Economia per offrire alle banche e agli altri intermediari le istruzioni applicative del decreto legislativo 231 del 2007 (dedicato alle nuove misure antiriciclaggio) e, in particolare, dell’articolo 49, che riscrive i limiti all’uso del contante e dei titoli al portatore (si veda anche «Il Sole 240re» di ieri). La circolare — presentata ieri a Milano al convegno promosso da Afin sull’antiriciclaggio – è in dirittura: la firma del direttore della direzione antiriciclaggio del ministero, Giuseppe Maresca, potrebbe arrivare già oggi. L’apertura sui controlli semplifica un po’ i compiti delle banche. Resta fermo che è nulla la girata irregolare, cioè senza codice fiscale o con lo stesso codice «manifestamente errato». In questi casi, banche e Poste non pagheranno l’assegno: per incassarlo sarà necessario risalire all’ultimo girante in regola. La circolare libera poi il giratario dall’obbligo di inserire il proprio codice fiscale se, al momento dell’incasso, viene identificato come cliente della banca o di Poste italiane o altrimenti identificato. Importanti le precisazioni per i trasferimenti in contanti, per i quali il decreto 231 fissa un tetto più basso — a 2 mila euro — rispetto a quello “generale” di 5 mila. Il ministero chiarisce che la soglia si riferisce solo all’invio di fondi e non alla loro ricezione e vale solo per una singola operazione, mentre il tetto per quella frazionata resta a mila euro. Il trasferimento fino a 5 mila euro in un’unica tranche è ammesso, ma occorrerà fornire all’intermediario un documento che giustifica l’importo. Anche se viene assicurata flessibilità nel valutare i giustificativi, che dovranno essere allegati alla ricevuta del passaggio di denaro. Irregolare invece il trasferimento da 5 mila euro in su. Al convegno è poi emerso che le indagini finanziarie restano ferme per cinque giorni per il riallineamento delle tabelle di comunicazione da parte degli intermediari, visto che al momento sussistono differenze tra indagini via Pec e Archivio dei rapporti. Nei prossimi giorni un avviso sul sito delle Entrate informerà del fermo tra il 27 ei1 31 marzo. Le richieste di indagini in quei giorni non partiranno, ma nel caso gli intermediari avessero in scadenza delle risposte, potranno inviare via Entratel la comunicazione, che resterà in stand by fino allo sblocco del sistema. Sul fronte assegni, il provvedimento dell’Agenzia richiederà tempi di stesura più lunghi di quelli previsti perla circolare del ministero: è in corso un confronto con la magistratura e con gli altri soggetti interessati alla consultazione dell’Anagrafe tributaria per verificare le esigenze che si possono presentare e dare indicazioni agli intermediari per ottenerne dati utilizzabili da tutti. Antonio Criscione Valentina Maglione 14 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE I principali chiarimenti Gli assegni - Dal 30 aprile gli assegni “liberi” saranno emessi solo per importi sotto i 5mila euro. Si potranno ancora incassare i titoli trasferibili emessi prima del 30 aprile per somme sotto i 12.500 euro - Non occorre disfarsi dei vecchi carnet. Le scorte giacenti in posta o banca potranno essere usate anche dopo il 29 aprile, barrando il limite di 12.500 euro e inserendo la non trasferibilità. Ammesso anche l’uso dei moduli già a disposizione dei clienti, nel rispetto dei nuovi limiti - Gli assegni «a me medesimo» potranno essere emessi per qualsiasi somma, ma solo incassati da chi li emette - Sui moduli “liberi” già in circolazione ma usati dopo il 29 aprile non si paga il bollo di 1,5 euro. Nella girata va indicato il codice fiscale del girante: se questo manca o è errato, l’assegno non può essere incassato I libretti al portatore - Per i libretti al portatore emessi prima del 30 aprile e presentati in seguito per l’incasso, il cessionario deve autocertificare il trasferimento. Oppure il cedente, entro 30 giorni dalla richiesta di incasso, deve dichiarare all’intermediario l’avvenuto passaggio del libretto I money transfer - Il divieto di trasferire somme da 2 mila euro in su vale solo per l’invio di fondi. La soglia per valutare l’operazione frazionata resta a 5 mila euro Le sanzioni - La violazione delle norme sulla circolazione degli assegni o dei libretti al portatore non ostacola l’incasso. L’infrazione sarà comunicata dall’intermediario al ministero dell’Economia che applicherà la sanzione dall’1 al 40% dell’importo per gli assegni e dal 10 al 20% del saldo peri libretti. Nelle ipotesi di «check truncation», la comunicazione può essere fatta solo dalla banca negoziatrice se la banca trattaria è certa che la banca negoziatrice abbia adempiuto 15 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Attenzione ai tagli piccoli di Ranieri Razzante Nascono i “nuovi” assegni, dopo il maquillage previsto dalla normativa antiriciclaggio. La circolare del ministero dell’Economia, che sarà firmata in questi giorni, chiarisce le disposizioni del decreto 231/2007 contro il riciclaggio e mette i paletti all’uso del contante e degli strumenti che possono prestarsi all’uso fraudolento. Da mercoledì 30 aprile, il limite per la libera trasferibilità di contante scende dagli attuali 12.500 a 5 mila euro. Restano gli assegni, per le operazioni di taglio superiore, che diventano obbligatoriamente non trasferibili. E i moduli che gli istituti abilitati ci consegneranno saranno già dotati della dicitura «non trasferibile». I titoli sotto i 5 mila euro resteranno liberi, come gli attuali emessi per importi inferiori ai 12.500 euro, ma con alcune condizioni restrittive, che il legislatore italiano adotta in deroga (con sentita alla direttiva europea: - il richiedente pagherà un’imposta di bollo di 1,5 euro per assegno bancario (15 a carnet) o per ogni assegno circolare richiesto senza limitazioni; - il suo nominativo (ma anche se fosse solo il negoziatore ultimo di un assegno libero), completo di codice fiscale,verrà inserito in una lista a disposizione — su richiesta- dell’amministrazione finanziaria - non potrà trasferire l’assegno se la girata non conterrà il suo codice fiscale. La girata è nulla se non contiene il codice fiscale del girante, o se è palesemente errato. In caso di giranti persone giuridiche (rimanendo l’obbligo di firma accompagnata da eventuale timbro) il codice sarà quello della persona giuridica. Anche su moduli rilasciati prima del 30 aprile, e sui quali non si pagherà l’imposta di bollo, sarà obbligatorio indicare il codice dei giranti. Attenzione, quindi, quando si riceve un assegno sotto i 5 mila euro soprattutto se con più girate. Omissioni o errori costano la nullità della girata e quindi il mancato incasso: una penalità che ricade sull’ultimo girante. Si profila, dunque, una delega al cittadino sul controllo di regolarità delle girate (e dei codici fiscali). Il destinatario, infatti, dovrà premurarsi rispetto a un eventuale rifiuto della banca o dell’ufficio postale pagatore e pretendere la posizione di un codice”corretto”da parte del girante. Questo per evitare contestazioni da parte dell’intermediario, anche se il ministero richiede alla banca o alla posta di verificare “solo” la «regolarità formale del codice fiscale». In caso di firma di girata illeggibile, ma di codice fiscale corretto, dovrebbe prevalere, interpretando il chiarimento ministeriale, quest’ultimo. Sarà vietata la circolazione degli assegni «a me medesimo»,oggi liberamente trasferibili. Resterà possibile l’utilizzo per l’incasso da parte del traente; per questi titoli niente obbligo di importo massimo né di codice fiscale (dato che la girata è una, quella per l’incasso). Se vi fossero girate, la banca o la posta dovrebbero comunicare l’infrazione al ministero,ma comunque pagare il titolo. Da ultimo, i libretti al portatore: diventando obbligatoria la comunicazione della loro cessione a prescindere dal saldo, per quelli emessi prima del 30 aprile, l’incasso potrà avvenire previa autocertificazione della provenienza da parte dei cessionari. Altrimenti, sarà il cedente a dover comunicare al ministero, entro 30 giorni, i dati di colui al quale ha ceduto il libretto; l’alternativa è la sanzione pecuniaria in percentuale (fino al 40%) sul saldo del libretto. 16 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI L'Aiga chiede legalità per il Tibet I giovani avvocati per la causa del Tibet e perché sia ripristinata la legalità nella regione cinese. «Fino a quando sopporteremo il perpetrarsi della ingiustizia, della violenza e della sopraffazione nei confronti di un popolo pacifico e inerme da parte di un regime totalitario che si compra il silenzio del mondo?», ha commentato il presidente dell'Associazione giovani avvocati Valter Militi. «La dittatura dell'economia che tutto pervade non deve farci dimenticare come giovani, come avvocati e come uomini che esistono diritti fondamentali e non negoziabili da difendere ovunque siano violati» Per questo Militi «invita il governo italiano a compiere tutti i passi necessari in Europa e alle Nazioni unite per il ripristino della piena legalità attesa da troppi anni». 17 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Il tribunale di Milano lancia per primo l'iniziativa Fallimenti accelerati Arrivano le aste per le revocatorie All'asta le azioni revocatorie dei fallimenti. Il tribunale di Milano apre la strada a una delle novità previste dalla riforma delle procedure concorsuali del 2006. Dopo l'esperienza positiva delle aste dei crediti tributari (a maggio 2007 sono stati incassati 14 milioni di euro), la sezione specializzata in fallimenti del tribunale di Milano guidata da Bartolomeo Quatraro si lancia a sperimentare l'asta giudiziaria per cedere i crediti relativi alle azioni revocatorie dei procedimenti in corso e dei concordati fallimentari, come previsto dal dlgs 5/2006. Pertanto, è stata inoltrata ieri a banche e curatori una comunicazione con tutti i dettagli dell'operazione sulla quale la «consultazione», aperta a tutti gli addetti ai lavori, rimarrà aperta fino al prossimo 3 aprile. Dopodiché, partiranno i lavori veri e propri. Per indire aste che, secondo un primo monitoraggio eseguito dal tribunale a fine dicembre 2007, potrebbero riguardare azioni revocatorie per un valore superiore a 180 milioni di euro. Valore che potrebbe aumentare a dismisura considerando che la ricognizione è avvenuta soltanto sulle revocatorie di valore superiore a 100 mila euro. A consentire l'operazione sono due articoli della legge fallimentare: il 106, comma 1 e l'art. 124, com. 4. Il primo riguarda le procedure concorsuali in genere: «Il curatore può cedere i crediti, compresi quelli di natura fiscale o futuri, anche se oggetto di contestazione; può cedere altresì le azioni revocatorie concorsuali se i relativi giudizi sono già pendenti». Il secondo i concordati fallimentari, e dispone: «La proposta di concordato fallimentare presentata da uno o più creditori o da un terzo può prevedere la cessione, oltre che dei beni compresi nell'attivo fallimentare, anche delle azioni di pertinenza della massa purché autorizzate dal giudice delegato, con specifica indicazione dell'oggetto e del fondamento della pretesa». Per il concordato fallimentare le azioni di massa sono quelle proponibili dal curatore, in qualità di rappresentante dei creditori, e secondo il tribunale di Milano vi rientrano: le azioni revocatorie fallimentari (quelle previste dagli articoli 64, 65, 66, 67 lf) anche se proposte in via eccezionale, le azioni di simulazione nonché l'azione di responsabilità ex art. 146 lf. Perché possano essere cedute queste azioni necessitano prima di un preventivo via libera del giudice delegato, che deve «autorizzarle» con un provvedimento motivato. La comunicazione del tribunale di Milano. Il documento inoltrato rappresenta una bozza aperta alle osservazioni degli addetti ai lavori. L'invito è rivolto agli investitori, quindi banche, istituti di credito e finanziarie interessati a proporre, quali terzi assuntori, concordati fallimentari con cessioni delle azioni di massa e specificamente delle azioni revocatorie già proposte nonché soggetti disponibili a rendersi cessionari mediante vere e proprie aste di singole azioni revocatorie o di lotti relativi ai singoli fallimenti. Per i concordati fallimentari innanzitutto l'obiettivo è trovare soggetti che vogliano assumersi la cessione delle azioni revocatorie già proposte. Per i fallimenti, invece, si svolgeranno vere e proprie aste che avranno a oggetto i crediti futuri e i diritti derivanti dalle azioni di inefficacia ex artt. 64-65 lf, dalle azioni revocatorie ex art. 67 lf e dalle azioni revocatorie ordinarie ex art. 66 lf proposte anche in via di eccezione sia prima del 16/7/2006 sia dopo tale data. E, secondo una prima rilevazione del tribunale, l'ammontare globale di questi crediti supera il valore di 180 milioni di euro (ci rientrano anche i crediti da azioni di massa che possono essere ceduti in concordati fallimentari con assunzione). Le aste potranno riguardare singole azioni o interi lotti. I requisiti per partecipare all'asta sono stati fissati e prevedono l'iscrizione all'albo delle banche o Uic ai sensi degli artt. 106 e 107 Tub da almeno tre anni, autorizzati a operare in Italia con un capitale sociale minimo di 500 mila euro e con bilanci dei due esercizi precedenti non in perdita e soggetti a revisione contabile. All'asta potranno partecipare anche consorzi o gruppi di imprese che rispondano ai requisiti richiesti. Naturalmente i curatori che intendono cedere tutte o alcune azioni revocatorie dovranno allegare l'autorizzazione preventiva del comitato dei creditori o del giudice delegato. Chiara Cinti 18 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Siglato un accordo tra i ministeri e regioni per creare un network Una rete per il recupero Ecco il piano per il reinserimento dei detenuti Un patto per l'inclusione sociale dei detenuti. Ieri l'approvazione al termine di una lunga fase di concertazione partita a fine 2006 tra il ministero della Giustizia con i ministeri degli Affari Regionali, del Lavoro, della Solidarietà Sociale, le regioni, l'Associazione dei comuni italiani, l'Unione delle province italiane e la Conferenza nazionale volontariato giustizia. Si tratta di una rete integrata, qualificata e diffusa su tutto il territorio nazionale con l'obiettivo di realizzare percorsi di reinserimento a favore delle persone detenute. Dentro la responsabilità condivisa nella lotta all'esclusione sociale che l'esperienza del carcere porta drammaticamente in sé, risalto al terzo settore e necessità di investimenti economici importanti per la sicurezza sociale e il benessere della comunità. È quanto prevede il patto siglato nel corso di una riunione della Commissione Nazionale Consultiva e di coordinamento per i rapporti con le Regioni, gli enti locali e il volontariato il cui raggio d'azione si concentra nei campi della prevenzione, della devianza e dell'esecuzione penale studiando interventi integrati tra ministero, regioni ed enti locali con attività di proposta legislativa e di indirizzo nazionale. L'iniziativa permetterà, anche attraverso la valorizzazione di protocolli d'intesa già sottoscritti e delle leggi regionali in materia di inclusione sociale delle persone detenute, di mettere in comune risorse finanziarie e strumentali in un quadro stabile e coerente. Potranno inoltre essere avviati progetti tesi a sensibilizzare la collettività sui temi della pena e della cultura della legalità, migliorare la qualità della vita negli istituti di pena, sostenendo e accompagnando i percorsi di reinserimento e, infine, prevedere iniziative di formazione congiunta del personale delle amministrazioni centrali e locali impegnate a vario titolo nel mondo del carcere. Il patto prevede azioni concrete e ben delineate coerenti con il diritto ai trattamenti intesi come diritti da esercitare in termini di opportunità nuove e crescenti per la popolazione carceraria e non come imposizione di regole e valori. C'è così tutto un ventaglio di azioni di sensibilizzazione della collettività alla legalità, alla mediazione dei conflitti e a una logica di accoglienza, di miglioramento della qualità di vita in carcere, accoglienza all'ingresso, presenza di scuole di ogni ordine e grado, formazione professionale connessa al sistema produttivo esterno, lavoro in collegamento con l'esterno, creazione di reparti per giovani fino a 25 anni, spazi idonei allo sviluppo della genitorialità e tutor di avviamento al lavoro. Sarà compito della stessa Commissione protagonista del Patto indire ogni tre anni una conferenza sull'esecuzione penale, individuare le priorità e i modi per soddisfarle e definire le risorse necessarie alla piena attuazione del patto. Accordi di programma e tavoli di coordinamento faranno il resto. Particolare attenzione è posta nelle linee guida all'esecuzione penale minorile dove la relazione del gruppo tecnico prevede che le esigenze di giustizia siano collegate a quelle di tutela del diritto del minore. Spazio quindi a prescrizioni, permanenza in casa, comunità, sospensione del processo e messa alla prova. Marzia Paolucci 19 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected]