ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Ufficio stampa Rassegna stampa 16 dicembre 2010 Responsabile :Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – email:[email protected]) 1 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA SOMMARIO Pag 3 PRESENTAZIONE LIBRO “LA GIUSTIZIA E I SUOI NEMICI” Locandina Pag 4 PRESENTAZIONE LIBRO “LA GIUSTIZIA E I SUOI NEMICI” Oggi a Roma OUA, ANM e Cassa Forense presentano libro “La Giustizia e i suoi nemici” (agenzia parlamentare) Pag 5 GIUDICI DI PACE: Gdp, c'è un fronte antiprecariato di Vincenzo Crasto -Presidente Associazione nazionale giudici di pace (italia oggi) Pag 6 GOVERNO: L’esecutivo evita le prime “mine” (il corriere della sera) Pag 8 UNIONE EUROPEA: Un processo equo per l'Europa (italia oggi) Pag 9 CARCERI: Alfano, pronte 1.850 assunzioni polizia penitenziaria (ansa) Pag 10 CARCERI: Alfano, pronte 1.850 assunzioni polizia penitenziaria (ansa) Pag 10 PROFESSIONI: La Cadiprof accelera sul welfare (italia oggi) Pag 11 CASSAZIONE: Il danno esistenziale non passa agli eredi (il sole 24 ore) Pag 12 CASSAZIONE: Il testo della sentenza (il sole 24 ore) Pag 14 NOTAI: Bandi più flessibili per i posti da notaio (il sole 24 ore) Pag 15 CONTENZIOSO: Senza precontenzioso in aumento le liti fiscali (il sole 24 ore) Pag 15 WIKILEAKS: Assange , la Svezia presenta ricorso: sì alla cauzione ma resta in cella (il corriere della sera) Pag 16 FAMIGLIA: Sì Europarlamento divorzi cross border più facili (ansa) Pag 17 CASSAZIONE: Competenza giurisdizionale immune da internet (italia oggi) Pag 18 CASSAZIONE: La Ctp deve poter valutare le risultanze dei giudizi penali (italia oggi) Pag 20 CASSAZIONE: Pari e patta sulle cartelle del fisco (italia oggi) Pag 21 MAGISTRATI: I giovani magistrati all'attacco (italia oggi) Pag 22 SINDACI: Sindaci senza limiti agli incarichi (il sole 24 ore) Pag 23 SINDACI: I cardini (il sole 24 ore) Pag 24 MEDIATORI: Un corso di formazione per 600 mediatori doc (italia oggi) 2 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA 3 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA AGENZIA PARLAMENTARE Oggi a Roma OUA, ANM e Cassa Forense presentano libro “La Giustizia e i suoi nemici” (AGENPARL) - Roma, 16 dic - "Oggi (giovedì 16 dicembre) alle 17, a Roma, pressso l’Auditorium della Cassa Forense (via Ennio Quirino Visconti 6), l’Organismo Unitario dell’Avvocatura, l’Associazione Nazionale Magistrati e la Cassa Forense organizzano la presentazione del libro: “La Giustizia e i suoi nemici” (Cacucci Editori-Bari), del Presidente della Corte di Appello di Bari, Vito Marino Caferra (di seguito la locandina)". E' quanto si legge in una nota dell'Organismo Unitario dell'Avvocatura. "Dopo i saluti del presidente dell’Oua, Maurizio de Tilla e del presidente della Cassa Forense, Marco Ubertini, discuteranno con l’autore, il presidente dell’Anm, Luca Palamara e Nicola Buccico, già presidente del Cnf. Presiede e conclude, il vice presidente del Csm, Michele Vietti". 4 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI In un convegno a Bologna il punto sui futuri scenari della magistratura di pace Gdp, c'è un fronte antiprecariato Anm e Oua favorevoli alla stabilizzazione dei giudici di Vincenzo Crasto -Presidente Associazione nazionale giudici di pace Nel convegno tenutosi a Bologna lo scorso 9 dicembre, magistralmente organizzato da Alessandro Farolfi, membro della giunta dell'Anm e da Massimo Libri, vicepresidente dell'Associazione nazionale giudici di pace, sono stati conseguiti risultati fondamentali per il futuro della magistratura di pace. Per la prima volta si è svolto un evento programmato di concerto tra l'Associazione nazionale magistrati e l'Associazione nazionale giudici di pace. Il dato di maggiore rilievo è rappresentato dall'apertura del Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara. Questi si è detto convinto della necessità di affrontare i problemi dei magistrati di pace e onorari come un «problema di tutti», ovvero di tutte le componenti del sistema giustizia e ha sottolineato che ciò aiuterebbe anche ad uscire dalla logica delle soluzioni emergenziali. In ordine al futuro status dei giudici di pace, Palamara ha sostenuto la necessità di superare una condizione di un precariato ormai inaccettabile. Favorevole ad una riforma nel senso auspicato dai magistrati di pace si è detto pure il presidente della commissione Giustizia del Senato Filippo Berselli, che ha presentato una proposta di legge che prevede la continuità delle funzioni ed una copertura previdenziale. Il presidente dell'Organismo unitario dell'Avvocatura De Tilla ha convenuto che va assolutamente risolto problema del disconoscimento dei diritti costituzionali dei magistrati laici. L'on. Andrea Orlando responsabile giustizia del Pd ha recentemente sostenuto che la macchina della giustizia, già così disastrata, non possa fare a meno dell'opera dei giudici onorari, i quali giustamente chiedono una retribuzione certa, diritti pensionistici, indennità in caso di maternità, diritto alle ferie e, eventualmente, una stabilizzazione sia pure assoggettata a severe verifiche sul loro operato e ad un eventuale precisazione del loro status. Il confronto con le forze politiche e con gli operatori della giustizia si sposta oggi ad Aversa, sede di un convegno sapientemente organizzato dal vicepresidente dell'Associazione Nicola di Foggia, che si annuncia molto partecipato e con interventi autorevoli e qualificati (si veda programma pubblicato in pagina). L'Associazione nazionale giudici di pace ha presentato ufficialmente la propria proposta di legge. Si tratta di un progetto di riassetto complessivo dello status dei giudici di pace e dei magistrati onorari di tribunale, unitariamente concepito con altre associazioni di giudici di pace e magistrati onorari di tribunale. Rivendichiamo il rispetto dei diritti costituzionali, l'autonomia e l'indipendenza della magistratura nel suo complesso, rinnovando le critiche per un lavoro a cottimo antistorico e per un mandato che viene prorogato di anno in anno. Diamo, altresì, la nostra disponibilità ad un aumento delle competenze civili e penali. I processi civili durano in media 960 giorni in primo grado e oltre 1.500 giorni in appello, mentre ogni anno i giudici di pace definiscono circa due milioni di procedimenti che arrivano a sentenza dopo 3-4 udienze e la durata media dei processi è di un anno. Al fine di contribuire alla soluzione del problema della lentezza dei processi, proponiamo di aumentare il tetto delle competenze per valore economico, fino a 50 mila euro per le competenze civili e di attribuire l'intera materia dei sinistri stradali (con esclusione di quelli mortali), trasferendo ai giudici di pace le cause civili pendenti e di creare negli uffici dei giudici di pace un pool di magistrati ad hoc per lo smaltimento degli arretrati. Nelle scorse settimane il governo si è impegnato ad un intervento urgentissimo, al fine di prorogare 5 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ulteriormente circa mille giudici di pace in scadenza (i magistrati già prorogati lo scorso anno e quelli immessi nelle funzioni nel 1999, che progressivamente scadranno a partire dal gennaio 2011). In assenza di tale provvedimento la giustizia di pace si fermerebbe e tale gravissima responsabilità ricadrebbe sul governo che ha appena ricevuto la fiducia dal Parlamento. Prima del passaggio parlamentare il governo aveva annunciato la presentazione del disegno di legge di riforma della magistratura di pace. Una breve premessa: gli onorevoli Roberto Rao e Lorenzo Ria non più di un mese fa hanno presentato un ordine del giorno chiedendo al governo di adottare una riforma che garantisca la continuità delle funzioni ed i diritti costituzionali. Il governo ha accolto tale ordine del giorno ed ha quindi l'obbligo politico e morale di fronte al Paese di presentare un disegno di legge che recepisca tali contenuti, ma al Salone della Giustizia il sottosegretario Caliendo ha sostenuto concetti di segno totalmente opposto. Sembrerebbe una mera riproposizione del disegno di legge presentato lo scorso anno dal governo e poi ritirato per le astensioni proclamate dalla magistratura di pace ed onoraria. La critica è duplice: la riforma non è condivisibile né nel metodo né nel merito. Quanto al primo aspetto, ci è stato chiesto di predisporre un testo unitario e lo abbiamo fatto, ma pare che il governo non intenderebbe alcuna delle nostre istanze. Eppure il ministro Alfano in persona all'inizio del confronto si impegnò a porre fine all'odiosa condizione di precarietà dei magistrati di pace. Del resto nella passata legislatura aveva presentato un progetto di legge che prevedeva la fine del precariato ed una copertura previdenziale per i magistrati. Ciononostante via Arenula intenderebbe riproporre un testo assolutamente antistorico che avrebbe quale unico e prevedibile esito di affossare definitivamente la giustizia nel nostro Paese. Francamente siamo sconcertati. È possibile riformare la giustizia contro i magistrati? Ciò è ovviamente inconcepibile, ma è quel che si vorrebbe fare con una riforma che è palesemente contro la magistratura di pace e che danneggia innanzitutto i cittadini. E' unanimemente riconosciuto che la giustizia di pace attualmente garantisce efficienza, tempi brevi nell'adozione dei provvedimenti e qualità della giustizia. Con quella che possiamo definire una «controriforma» tale quadro verrebbe distrutto. Il disegno di legge governativo è altresì palesemente incostituzionale, in quanto priva il giudice di pace di autonomia ed indipendenza. In buona sostanza dal precariato si passerebbe alla polverizzazione della funzione, la si renderebbe impalpabile. La durata dell'incarico non sarà superiore a 8 anni (4+4), mentre attualmente è di 12 anni (4+4+4) e si avrà la dispersione di professionalità formatesi in decenni di lavoro e la distruzione di carriere di professionisti che a 50/55 anni si troveranno a dover reinventare un futuro senza aver goduto per il passato di alcuna copertura previdenziale, con lo Stato costretto a spendere milioni di euro per i nuovi concorsi e la formazione dei neoassunti. Se venisse riproposta l'immissione nei ruoli di neolaureati privi del titolo di avvocato e senza alcuna esperienza pratica si verificherebbero prevedibilissimi ed esiziali effetti di paralisi della giustizia, in quanto centinaia di migliaia di appelli si riverseranno sui tribunali con il rischio di bloccarli. E la delicatissima materia dell'immigrazione potrebbe essere trattata da un soggetto tanto inesperto? È questo il disegno del governo? Cui prodest? È evidente una assoluta mancanza di comprensione del fenomeno magistrato di pace, che non è più l'anziano pensionato che decide in maniera atecnica, ma un giovane e attrezzato professionista apprezzato dai cittadini e dagli operatori del diritto, che decide secondo diritto in materia civile e penale. La magistratura di pace associata ribadisce che la stabilità delle funzione è un punto indefettibile rispetto al quale non è disposta a recedere. La continuità è l'unica condizione che possa garantire una reale autonomia ed indipendenza della magistratura. Siamo una grande forza seria e responsabile e quindi non dobbiamo dimostrare di esistere una volta all'anno e agitarci per fare nuovi iscritti in assoluto isolamento e senza coordinarci con alcuno. Egregio ministro Alfano è ancora in tempo: il Paese le chiede di predisporre un disegno di legge che presenti tali contenuti, ovvero quelli da Lei individuati nella scorsa legislatura quando era semplice deputato. Se venissero confermate le anticipazioni l'Associazione nazionale giudici di pace produrrà ogni sforzo ed assumerà ogni iniziativa per conseguire il ritiro di una riforma che è ancor più negativa rispetto al progetto Scotti, che almeno prevedeva una certa continuità e non ci rimarrebbe che chiamare a raccolta la magistratura di pace e onoraria nell'interesse primario del Paese. 6 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL CORRIERE DELLA SERA Le scelte delle Camere. La strategia per evitare il “Vietnam”: lo scoglio maggiore è la mozione antiBondi L’esecutivo evita le prime “mine” Decreto rifiuti limato, giustizia congelata. E sulla sicurezza arriva il sì del Senato ROMA - Con la fiducia in tasca e soli tre voti di vantaggio alla Camera, il governa cerca ora di evitare le votazioni trappola che potrebbero essere pagate a caro prezzo. Ma il «Vietnam-parlamentare», promesso a Pdl e Lega da chi vorrebbe una rapida rivincita sul 314 a 311 di martedì 14 dicembre, per ora non c'è stato. Anzi, ieri la maggioranza ha ricevuto un sostanzioso aiutino dal terzo Polo (Udc, Fli, Api, Mpa), la non belligeranza del Pd e, nel caso del decreto sicurezza approvato definitivamente dal Senato, l'aperta collaborazione dell'ldv di Antonio Di Pietro. Non andrà sempre così. Alla Camera, sulla conversione in legge del decreto rifiuti, limato e arricchito con alcuni emendamenti dell'opposizione, non ci dovrebbero essere problemi: si vota ancora oggi e grazie all'appoggio del terzo Polo (più di 80 deputati) già stasera, o martedì 21, il testo verrà approvato in prima lettura. Ma alla maggioranza conviene tirare il freno a mano sui rifiuti perché, già da stamattina, nell'ordine del giorno della Camera ci sarà scritto che dopo l'approvazione del decreto si procederà all'esame dei provvedimenti già calendarizzati a novembre. E ci sono anche le quattro mozioni ad alto rischio: libertà d'informazione (Bocchino, Fli), Fisco (Bersani, Pd), sfiducia al ministro Calderoli (Di Pietro, Idv), sfiducia al ministro Bondi (Ghizzoni del Pd e Zazzera dell’Idv). Per aggirare gli scogli la maggioranza ha bisogno di tempo fino a gennaio) nella speranza di conquistare altri deputati (ieri, in Transatlantico, l' «ambasciatore» del Pdl Mario Pepe ha iniziato a puntare platealmente Aurelio Misiti dell'Mpa): prima di Natale, dunque, per il Pdl sarebbe meglio votare un provvedimento soft come la proposta di legge 2754 sulla libertà d'impresa, mentre sarebbe impensabile la calendarizzazione del testo sull'abolizione delle province che la Lega proprio non digerisce. E poi ci sono da tenere insieme i «transfughì» che sono stati determinanti per la fiducia ma che ora vivono giorni difficili: per esempio, Domenico Scilipoti (ex idv) e Bruno Cesario (ex margherita del Pd) avrebbero voluto pranzare al tavolo di due deputate democratiche ma sono stati invitati a spostarsi. E Maurizio Grassano (ex liberal-democratici) si è lamentato per il «trattamento crudele» che gli avrebbero riservato i giornali. Con la scatola bianca dell'i-Pad nuovo di zecca (il regalo di Natale del gruppo), i deputatidel Pdl sono tornati assieme ai colleghi della Lega nelle commissioni dove, almeno in 10 mini assemblee, non sono più in maggioranza Succede alla Giustizia dove, ormai, ci sono 24 deputati della maggioranza e altrettanti dell' opposizione (compresi i tre di Fli). Tuttavia rimane da vedere se i quattro deputati persi dal gruppo di Bocchino comporteranno una cura dimagrante per la rappresentanza di Fli nelle commissioni permanenti mentre è sicuro che al Copasir Carmelo Briguglio, dimissionario perché passato con Fli all'opposizione, verrà sostituito da un collega del Pdl. In commissione Giustizia, confida il capogruppo Énrico Costa (Pdl), ci sono le 'proposte di legge sulla responsabilità civile dei magistrati caldeggiate anche dalla Lega e dai Radicali. Rimangono in sonno, invece, il ddl l440 (Riforma del processo penale) e il Lodo Alfano costituzionale che pure figurano nell'ordine del giorno della Camera con la dicitura, però, «ove licenziato dal Senato», A Palazzo Madama, infatti, tutto il tempo a disposizione dovrebbe esser dedicato alla seconda lettura della riforma Gelmini sull'Università. Dino Martirano 7 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Dopo l'iniziativa della Commissione spetta ora all'Europarlamento il via libera al pdl Un processo equo per l'Europa Indagati informati in una lingua per loro comprensibile Prende corpo il diritto europeo a un processo equo. A soli quattro mesi dalla proposta della Commissione, i governi nazionali dei 27 Paesi membri hanno approvato in settimana un progetto di legge sul diritto all'informazione nei procedimenti penali. Gli indagati su territorio europeo, dunque, dovranno presto essere informati dei loro diritti in una lingua ad essi comprensibile e gli Stati membri dell'Ue dovranno fornire a chiunque venga arrestato (o sia colpito da mandato di arresto europeo), una comunicazione che ne elenchi i diritti essenziali nei procedimenti penali. La Commissione ha già trasmesso alle autorità giudiziarie degli Stati membri un modello di tale comunicazione, che sarà tradotto nelle 22 lingue dell'Ue. Ora sarà l'Europarlamento a dover approvare il provvedimento. Insieme al diritto alla traduzione e all'interpretazione, il diritto all'informazione nei procedimenti penali rientra in una serie di misure per un processo equo, volte a rafforzare la fiducia nello spazio unico Ue di giustizia. «L'accordo raggiunto oggi dai ministri della Giustizia dell'Ue sulla comunicazione dei diritti è un ulteriore passo per contribuire a garantire agli indagati il rispetto, in tutti i paesi dell'Unione, del diritto a un equo processo penale», ha dichiarato la vicepresidente Viviane Reding, commissario europeo per la Giustizia. Una volta in vigore, la nuova misura garantirà che la polizia e il pubblico ministero diano agli indagati le necessarie informazioni sui loro diritti. In caso di arresto, le autorità provvederanno ad informare per iscritto, in una comunicazione dei diritti redatta in un linguaggio semplice e comune, che sarà sempre consegnata agli indagati, che la chiedano o meno, e se necessario tradotta. La comunicazione dei diritti conterrà informazioni pratiche sul diritto dell'imputato: di essere assistito da un avvocato; di conoscere il capo d'accusa e, se del caso, di avere accesso al fascicolo; di avere un servizio di interpretazione e traduzione se non conosce la lingua del procedimento; di comparire rapidamente davanti a un giudice dopo l'arresto. La comunicazione dei diritti contribuirà ad evitare errori giudiziari e a ridurre il numero dei ricorsi. Ogni anno sono più di 8 milioni i procedimenti penali nell'Unione. Ora come ora, le probabilità che i cittadini siano informati correttamente dei propri diritti in caso di arresto e di accuse penali variano da uno Stato membro all'altro, sebbene tutti e 27 abbiano sottoscritto il diritto a un processo equo sancito dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. In alcuni Stati membri, gli indagati ricevono solo informazioni orali sui propri diritti processuali, mentre in altri le informazioni scritte sono tecniche, complesse e vengono fornite solo se richieste. Il trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, autorizza l'Ue a prendere provvedimenti per rafforzare i diritti dei suoi cittadini in linea con la Carta dei diritti fondamentali dell'Ue, in particolare i diritti della persona nella procedura penale. Paolo Bozzacchi 8 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ANSA Carceri: Alfano, pronte 1.850 assunzioni polizia penitenziaria (ANSA) - ROMA, 15 DIC - ''A nome del governo vi ringrazio, siamo consapevoli dello sforzo che fate e per questo abbiamo voluto, con una legge sostenuta dal Parlamento, provvedere all'assunzione di 1.850 agenti, che nel corso del 2011 prenderanno servizio''. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, intervenendo alla celebrazione del ventennale della riforma della Polizia penitenziaria. Il ministro ha ricordato come ''l'assunzione avviene in un momento di crisi, stante il blocco delle assunzioni'' e ha sottolineato come ''non si ha memoria di assunzioni in blocco per questo numero''. Ma la scelta del governo ha voluto ''testimoniare che sappiamo fare distinzioni: sei mila agenti in meno con 23 mila detenuti in sovrannumero e' un vuoto di organico che rende il nostro lavoro piu' faticoso''. Alfano ha anche garantito di lavorare ''perche' la specificita' della vostra professione venga riconosciuta anche a livello economico''. (ANSA). Y12/FV 15-DIC-10 15:58 NNN 9 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ANSA Carceri: Bonanni, c’è situazione di poca civiltà SPINGERE SU EDILIZIA, ASSUNZIONI E RIFORMA GIUSTIZIA (ANSA) - ROMA, 15 DIC - ''Nelle carceri italiane c'e' una situazione di poca civilta'. Il sovraffollamento e le strutture spesso vetuste e inadeguate rendono poco dignitose le condizioni dei lavoratori e quelle dei detenuti''. Lo ha detto il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, in un convegno sull'emergenza carceri, sottolineando come la ''situazione sia complicata dalla presenza di molti immigrati e da storture nel sistema giustizia, perche' nelle carceri ci sono troppe persone non giudicate''. Secondo il sindacato ''e' necessario spingere sulle assunzioni, sull'edilizia, sulle misure alternative alla detenzione e su processi piu' veloci''. ''E' indubbio - ha detto nel suo intervento il segretario confederale Cisl, Gianni Baratta - che c'e' uno stretto legame tra il sistema giudiziario e quello carcerario'', per questo motivo ''non e' piu' rinviabile in Italia una seria riforma della giustizia, che introduca correttivi per abbreviare i tempi e garantire finalmente il diritto ad un giusto processo''. Sottolineando come il nostro Paese 'sia agli ultimi posti nelle statistiche internazionali per quanto riguarda la durata dei processi'', in questo ambito, ha concluso Baratta, ''la politica non riesce ad elaborare una riforma seria e soprattutto condivisa, che permetta di invertire il trend negativo''. (ANSA). Y12-CNT/FV 15-DIC-10 14:48 NNN 10 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Nella relazione del presidente Gaetano Stella il bilancio della Cassa e le iniziative in cantiere La Cadiprof accelera sul welfare Garanzie ai praticanti, nuovi interventi e procedure snelle Incrementare ulteriormente le garanzie per i dipendenti degli studi professionali; allargare il bacino dell'assistenza sanitaria integrativa agli atipici; semplificare le procedure di trasmissione dei dati contributivi e importanti investimenti nel campo delle tecnologie e della comunicazione. Più che un bilancio previsionale per il 2011, la relazione presentata dal presidente di Cadiprof, Gaetano Stella, e approvata dal Comitato esecutivo lo scorso 14 dicembre, sembra un vero e proprio documento di programmazione economica che, nonostante i morsi della crisi che sta colpendo gli studi, riesce a investire e a individuare nuovi strumenti di crescita per tutto il comparto professionale. Domanda. Presidente Stella, il 2010 ha registrato un costante incremento degli iscritti alla Cassa. Un buon viatico anche per il 2011? Risposta. Gli ultimi dati sono positivi, ma inferiori alle nostre attese. Evidentemente scontano gli effetti della crisi economica. D. Possiamo azzardare qualche previsione? R. Il nostro obiettivo è prudenziale: calcoliamo un flusso di circa 1.150 nuovi iscritti al mese, ma con il rinnovo del contratto ci attendiamo una spinta maggiore di adesioni alla cassa. Con i collaboratori coordinati e continuativi e i praticanti puntiamo al raddoppio. D. Una novità che farà felici soprattutto i giovani_ R. In realtà, già oggi i datori di lavoro possono estendere ai collaboratori coordinati e continuativi, anche a progetto, e ai praticanti, le prestazioni di assistenza sanitaria integrativa alle stesse condizioni previste per i dipendenti. Il nostro obiettivo è quello di valorizzare e fidelizzare anche i rapporti di lavoro cosiddetti «atipici». D. Novità sul fronte del Piano sanitario? R. Come è nostra tradizione, anche per il 2011 prevediamo di ampliare l'ombrello di prestazioni offerte. Per esempio, Cadiprof, in collaborazione con l'Andi, l'associazione nazionale dei dentisti aderente a Confprofessioni, avvierà un progetto mirato per la tutela della salute orale, ampliando le prestazioni odontoiatriche offerte nel piano sanitario e raddoppiando di fatto il massimale individuale destinato a tale tipologia di cure. D. E per il Pacchetto Famiglia? R. Nel corso del 2011 diventeranno operative le proposte del Comitato scientifico, che mirano alla conferma e all'ampliamento delle prestazioni socio-sanitarie contenute nel Pacchetto Famiglia, il Piano di interventi a gestione diretta che alla fine del 2010, a poco più di un anno dal varo, ha consentito l'erogazione di circa 2 milioni di euro di prestazioni per assistenza pediatrica, rette di 11 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA asilo nido e contributi per la non autosufficienza. D. Aumentano le garanzie, aumentano i costi per gli iscritti? R. No. I contributi a carico dei datori di lavoro, previsti dall'art. 19 del Ccnl degli studi, rimarranno invariati, nonostante i miglioramenti e le continue implementazioni delle prestazioni sanitarie convenute con le compagnie di assicurazione per aderire il più possibile alle reali esigenze degli assistiti. D. Ci sono importanti novità anche sul fronte amministrativo_ R. Esatto. Dallo scorso gennaio l'Agenzia delle entrate versa direttamente alla Cadiprof le somme incassate con il codice Assp. Per noi si tratta di una semplificazione contabile e amministrativa che libera la Cassa dalla gestione del rapporto con le singole sedi Inps periferiche per le fatturazioni e le rimesse periodiche. Ma non solo. D. Che altro? R. A partire da dicembre 2010 l'Inps ha introdotto nella procedura E-Mens un nuovo campo nel quale sarà possibile indicare, per ciascun dipendente al quale si applica il Ccnl Studi professionali, il codice Assp di riferimento della Cadiprof: mensilmente dunque l'Inps trasmetterà alla Cassa non più solamente i dati dei datori di lavoro e dei relativi versamenti, ma anche i dati dei lavoratori per i quali quei versamenti sono effettuati. D. Qual è il vantaggio? R. La Cassa sarà in grado di tenere in costante aggiornamento le anagrafiche di studi e lavoratori precedentemente iscritti e di procedere d'ufficio all'iscrizione di coloro non ancora registrati. La semplificazione delle procedure amministrative ci permetterà, quindi, di liberare nuove risorse da destinare alle nuove tecnologie che gestiranno i nuovi flussi informativi provenienti dall'Inps, ma anche per avviare un piano di comunicazione originale e ad ampio raggio per diffondere le opportunità offerte dalla Cassa. 12 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Bandi più flessibili per i posti da notaio Cresce il numero dei notai (giudicati idonei nel concorso del 2006) che entreranno di ruolo. Ma in generale aumenta sino al 15% la forbice dei posti in più che il ministero della Giustizia può decidere di assegnare (oltre al bando) ai candidati che superano il concorso. Per farlo ci voleva una legge, che la commissione Giustizia del Senato ha approvato, ieri, in via definitiva e all'unanimità, modificando la precedente 239/1973. In pratica, si conferisce al Guardasigilli la facoltà di aumentare (in un momento successivo rispetto al bando) fino al 15% i posti per gli aspiranti notai rispetto a quelli messi a concorso (sinora la soglia massima era il 12 per cento). Ma la norma interviene anche sulla destinazione delle sedi dell'ultimo concorso concluso, quello del 2006, che, per effetto di alcuni ricorsi accolti dal Tar Lazio si era riaperto per alcuni candidati, con correzioni di compiti concluse solo recentemente e una graduatoria ancora in via di definizione. In particolare, la nuova norma, all'articolo 2, dispone che «i candidati dichiarati idonei sono nominati notai, nei limiti dei posti disponibili al momento della formazione della graduatoria del concorso, purché alla data di entrata in vigore della presente legge siano ancora in possesso dei requisiti prescritti per partecipare ai concorsi per la nomina a notaio», ad eccezione del limite dei 50 anni di età. In tal modo, essendoci più candidati idonei dei posti messi a bando, ma molte sedi rimaste libere e sotto organico, tutti quelli che hanno superato l'esame si vedranno assegnata una sede. Questo provvedimento – ha dichiarato Giancarlo Laurini, presidente del Consiglio nazionale del Notariato – è un significativo passo in avanti per favorire l'inserimento dei giovani meritevoli nella categoria, sbloccando la situazione dei candidati dichiarati idonei al concorso 2006. Auspichiamo che la graduatoria sia pubblicata nel più breve tempo possibile». 13 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Senza precontenzioso in aumento le liti fiscali Il gap dell'Italia sulle liti fiscali rispetto agli altri paesi europei si accumula nella fase precontenziosa. Spagna, Germania e Francia hanno già sperimentato, pur nella differenza dei rispettivi sistemi, modelli di definizione delle potenziali controversie tributarie con appositi organismi di conciliazione. È quanto emerge dall'audizione del direttore generale delle Finanze, Fabrizia Lapecorella, ieri in commissione Finanze alla Camera. Gli istituti italiani non paiono in grado di «ridurre sufficientemente - ha spiegato - i numeri dei ricorsi giurisdizionali». Resta però un problema di fondo da risolvere per passare a un nuovo modello basato su una fase precontenziosa. È necessario prima di tutto valutare quale struttura amministrativa se ne dovrebbe fare carico, quali poteri dovrebbe avere, quale sarebbe, anche economico, l'impatto sull'amministrazione. I numeri attualmente disponibili confermano l'incremento dei fascicoli pendenti nei gradi di merito della giustizia tributaria. Lapecorella, infatti, ha citato i dati contenuti nella relazione del dipartimento delle Finanze resi noti lo scorso 7 ottobre (si veda «Il Sole 24 Ore» del giorno successivo). La giacenza dei ricorsi è progressivamente diminuita fino al 2007 per poi risalire nel 2008 e nel 2009 (quando è arrivata a oltre 683mila fascicoli). La ragione va ricercata soprattutto nell'aumentata litigiosità, tradottasi in 360mila nuovi ricorsi tra primo e secondo grado nell'ultimo anno. Una dinamica che è andata di pari passo con una costante riduzione dei giudici tributari (scesi a 4.193 unità), che ha comportato anche una diminuzione delle sezioni giudicanti: -7,3% per le Ctp e -5,7% nelle Ctr nel 2009. «In una situazione del genere - ha rilevato Lapecorella - la capacità definitoria del corpo giudicante nel suo complesso non riesce a compensare l'incremento del contenzioso». E la mole di lavoro potrebbe aumentare da luglio in poi, quando scatterà la norma prevista dalla manovra estiva sull'esecutività dopo i 60 giorni dalla notifica dell'avviso di accertamento. È probabile, infatti, che le richieste di sospensione «aumentino considerevolmente». All'estero la situazione è diversa. In Spagna, i ricorsi sono stati 9mila davanti alla giurisdizione tributaria nel 2009. In Germania, i nuovi fascicoli oscillano tra i 3.300 e 3.400. In Francia, tra primo e secondo gradi, sono 22mila. Questo proprio a causa della presenza di una fase precontenziosa caratterizzata ricorsi amministrativi davanti ad organi collegiali terzi rispetto all'ente impositore. Ma anche per un sistema processuale più semplice e articolato su due gradi di giudizio. 14 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI UNIONE EUROPEA/ Il Parlamento ha approvato il regolamento. Si partirà dal 2012 Ok alle proposte di legge popolari Saranno necessarie le firme di un milione di cittadini Ue da Bruxelles Gianluca Cazzaniga Un milione di cittadini potrà chiedere alla Commissione europea di presentare una proposta di legge. Il tutto a partire dal 2012. Nel corso della sessione plenaria ieri a Strasburgo, gli eurodeputati hanno approvato con 628 voti a favore, 15 contrari e 24 astensioni il testo del regolamento sull'iniziativa popolare europea, presentato dal popolare francese Alain Lamassoure e dalla socialista ungherese Zita Gurmai. Il testo riflette un accordo tra le due camere comunitarie: il Parlamento e il Consiglio, l'organo che rappresenta i 27 stati membri dell'Ue. Grazie a questa novità introdotta dal trattato di Lisbona, almeno un milione di cittadini appartenenti ad almeno un quarto dei paesi dell'unione potrà chiedere alla Commissione europea di presentare proposte legislative nei suoi settori di competenza. Le iniziative dovranno essere sostenute da comitati composti come minimo da sette cittadini provenienti da almeno sette stati membri diversi. Le iniziative proposte saranno iscritte in un registro elettronico messo a disposizione dall'esecutivo comunitario. La registrazione potrà essere rifiutata se le iniziative saranno in aperto contrasto con i valori fondamentali dell'Ue o se non rientreranno negli ambiti in cui la Commissione può presentare disegni di legge. Una volta che l'esecutivo comunitario confermerà la registrazione di un'iniziativa popolare, gli organizzatori avranno un anno di tempo per raccogliere le firme necessarie. Su carta o su internet. A quel punto la Commissione avrà tre mesi per esaminare la proposta dei cittadini. Passati i tre mesi, Bruxelles è tenuta a pubblicare un documento in cui spiega le azioni che intende adottare e perché. Su richiesta degli stati membri, la normativa sull'iniziativa dei cittadini entrerà in vigore solo un anno dopo la pubblicazione nella gazzetta ufficiale. Quindi le prime proposte potranno essere presentate a partire dal 2012. «Con l'ok all'iniziativa dei cittadini, il Parlamento europeo ha approvato oggi una delle innovazioni più significative introdotte dal Trattato di Lisbona», ha dichiarato in una nota Roberto Gualtieri, eurodeputato italiano del Partito democratico. «Grazie a questo voto, i cittadini europei potranno chiedere alla Commissione di legiferare su temi sui quali opinione pubblica e cittadini abbiano deciso di mobilitarsi», ha aggiunto. Soddisfatto anche Niccolò Rinaldi, eurodeputato dell'Italia dei valori. «Le sorti di questo nuovo strumento dipendono anche dal buon uso che se ne farà», ha spiegato Rinaldi. «Alcune questioni che restano bloccate nelle istanze europee, come ad esempio una direttiva che garantisca il pluralismo dei media e una severa disciplina sulla vivisezione, possono presto diventare un'occasione di mobilitazione per la società europea». Tuttavia l'iniziativa popolare non è priva di rischi, almeno secondo Carlo Casini, eurodeputato del Popolo delle libertà, nonché presidente della commissione affari costituzionali del Parlamento europeo. «Vi è il rischio di un incremento di un inaccettabile populismo, ma la verifica che dovrà essere fatta dopo tre anni dall'entrata in vigore del regolamento consentirà di introdurre eventuali e opportuni antidoti», ha spiegato Casini. Nel frattempo i parlamentari europei si sono impegnati per rendere l'iniziativa popolare più semplice e accessibile. Grazie al Parlamento, ad esempio, la Commissione europea dovrà verificare se un'iniziativa sia ammissibile o no subito dopo la registrazione. E non dopo che gli organizzatori hanno raccolto 300 mila firme. Inoltre l'Assemblea di Strasburgo è riuscita a ridurre da un terzo a un quarto il numero minimo di stati membri dai quali le firme devono provenire. Gli eurodeputati, infine, hanno ottenuto che la Commissione aiuti gli organizzatori di un'iniziativa popolare europea con un'apposita guida e un programma gratuito per raccogliere le firme su internet. 15 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ANSA Famiglia: sì Europarlamento divorzi cross border più facili 14 PAESI, INCLUSA ITALIA, PROCEDONO CON COOPERAZIONE RAFFORZATA (ANSA) - BRUXELLES, 15 DIC - Le coppie internazionali composte di cittadini comunitari potranno, nel prossimo futuro, decidere quale legislazione nazionale applicare in caso di divorzio e separazione legale, secondo la nuova legislazione approvata oggi dal Parlamento a Strasburgo e' gia' sostenuta il 3 dicembre dai ministri di giustizia dei 27. Le nuove regole permetteranno, ad esempio, a una coppia italo-tedesca che vive in Belgio, di decidere se applicare la legislazione italiana, tedesca o belga in caso di divorzio. La proposta sul divorzio transfrontaliero, approvata con 537 voti a favore, 20 contrari e 80 astensioni, relatore Tadeusz Zwiefka (Ppe), coinvolge l'Italia insieme a 13 altri paesi: Belgio, Bulgaria, Germania, Spagna, Francia, Lettonia, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Austria, Portogallo, Romania e Slovenia. Gli altri Stati membri hanno la possibilita' di aderirvi in qualsiasi momento. Con l'approvazione dell'Europarlamento, si da' per la prima volta il via alla cosiddetta procedura di ''cooperazione rafforzata'', che permette a un gruppo di Stati membri di prendere decisioni, anche in mancanza di unanimita' tra i 27. Ogni anno ci sono circa 122 milioni di matrimoni nell'UE, dei quali circa 16 milioni (il 13%) sono ''internazionali''. Nel 2007, nei 27 Stati membri, vi sono stati piu' di un milione di divorzi, dei quali 140.000 (ancora il 13%) avevano un carattere ''internazionale''. Gli Stati membri con la maggior percentuale di divorzi internazionali sono la Germania (34.000 casi), la Francia (20.500) e la Gran Bretagna (19.500). Lo scopo delle nuove regole e' fornire ai coniugi di nazionalita' diversa uno strumento che consenta loro di conoscere in anticipo quale sara' la normativa applicabile alla separazione. Per evitare, in una materia cosi' sensibile per i diritti della persona, la 'corsa al tribunale' che puo' andare a scapito del coniuge piu' debole. (ANSA). OS 15-DIC-10 17:15 NNN 16 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Competenza giurisdizionale immune da internet Non basta l'utilizzo di internet per cambiare competenza giurisdizionale a un procedimento giudiziario relativo a operazioni commerciali. Questo il senso della sentenza C-585/08 del 7 dicembre emessa dalla Corte Ue di giustizia. La semplice utilizzazione di un sito Internet da parte del commerciante, infatti, secondo i giudici di Lussemburgo non determina, di per sé, l'applicazione delle regole di competenza giurisdizionale di tutela nei confronti dei consumatori di altri Stati membri. Oggetto della sentenza in questione, casi di persone che avevano acquistato servizi turistici via internet in stati esteri. La Corte di Lussemburgo ha rilevato che la semplice utilizzazione di un sito Internet da parte di un commerciante a fini commerciali non significa, di per sé, che la sua attività sia «diretta verso» altri Stati membri, il che determinerebbe l'applicazione delle norme di competenza giurisdizionale di tutela previste dal regolamento. Inoltre il commerciante deve aver manifestato la propria volontà di avviare relazioni commerciali con i consumatori esteri, attraverso una serie di indizi: offrendo i propri servizi o i propri beni in più Stati membri specificatamente indicati, o impegnando risorse finanziarie in un servizio di posizionamento su Internet presso il gestore di un motore di ricerca al fine di facilitare ai consumatori domiciliati in detti Stati membri differenti l'accesso al proprio sito; la natura internazionale dell'attività, propria di talune attività turistiche; la menzione di recapiti telefonici con indicazione del prefisso internazionale; l'utilizzazione di un nome di dominio di primo livello diverso da quello dello Stato membro in cui il commerciante e' stabilito (ad esempio: «.it») o, ancora, l'utilizzazione di nomi di dominio di primo livello neutri (quali «.com» o «.eu»); la descrizione di itinerari a partire da uno o più altri Stati membri verso il luogo della prestazione dei servizi nonché la menzione di una clientela internazionale composta da clienti domiciliati in Stati membri diversi, in particolare mediante la presentazione di testimonianze provenienti dai clienti medesimi. Anche il sito Internet che consenta ai consumatori di utilizzare un'altra lingua o un'altra moneta rispetto a quelle abitualmente utilizzate nello Stato membro del commerciante, può dimostrare l'attività transfrontaliera del commerciante stesso. 17 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Dopo l'ordinanza della Cassazione La Ctp deve poter valutare le risultanze dei giudizi penali La Suprema corte di cassazione, con l'ordinanza n. 21049 depositata il 12 ottobre 2010, è tornata ad occuparsi del rapporto tra giudizio penale e giudizio tributario, richiamando gli argomenti che hanno condotto all'abbandono della pregiudiziale tributaria e, parallelamente, all'inesistenza di un'efficacia vincolante del giudicato penale nel processo tributario. In altri termini, a ribadire l'importanza di una distinzione tra i due giudizi che li rende indipendenti l'uno dall'altro. Le argomentazioni della Corte non sono nuove (sono state oggetto anche della circolare n. 54/2009) e sono pregevoli, tuttavia, il principio di diritto espresso, emerso da un lungo iter legislativo, potrebbe forse essere meglio precisato in sede interpretativa e utilmente modificato con opportuni interventi legislativi. Dalla pregiudiziale tributaria al giudizio penale, di cui al terzo comma dell'art. 21, legge n. 4 del 7 gennaio 1929, si è transitati al «doppio binario», corretto, però, dall'estensione del giudicato penale nel giudizio tributario (l'art. 12 dl n. 429/1982, secondo capoverso, ribaltava il rapporto in favore del giudizio penale), sino a pervenire all'attuale sistema che ha confermato il doppio binario, con l'art. 20 dlgs n. 74 del 10 marzo 2000, ma ha anche eliminato il correttivo consistente nella possibilità di estendere l'efficacia del giudicato penale al giudizio tributario (primo comma, lett. d), dell'art. 25 dlgs n. 74/2000 ed art. 654 c.p.p.), regolando i rapporti tra le due vicende in base all'incomunicabilità pressoché assoluta. È opportuno, tuttavia, rilevare che lo stesso legislatore ha dimostrato di non credere sino in fondo in questa inflessibile separazione. Ha ammesso, infatti, la possibilità di raddoppiare i termini dell'accertamento «in caso di violazione che comporta l'obbligo di denuncia _ per uno dei reati previsti dal dlgs n. 74/2000» (art. 57, comma 2bis, dpr n. 633/1972, aggiunto dal dl n. 223/2006). Il raddoppio dei termini dell'accertamento, connesso all'obbligo della denuncia del reato fiscale, rivela un legame tra i due procedimenti reso ancor più esplicito dalla circolare n. 28/E/2006, laddove fa riferimento all'opportunità di «garantire all'amministrazione l'utilizzabilità di elementi istruttori emersi nel corso delle indagini». Se il raddoppio dei termini servisse realmente allo scopo di acquisire al procedimento di accertamento tributario il materiale probatorio raccolto nel corso delle indagini o del dibattimento penale, questo fine smentirebbe la separazione a fondamento della scelta legislativa per il doppio binario «puro» e confermerebbe l'esistenza di un'osmosi regolandola, però, in modo insoddisfacente (non per nulla sulla disposizione in esame pendono dubbi di legittimità costituzionale). Non è mancato, infatti, in dottrina chi al riguardo ha prospettato addirittura un'implicita abrogazione dell'art. 20 dlgs n. 74/2000, considerato che la posticipazione dei termini del procedimento amministrativo d'accertamento ha esiti non dissimili dalla sospensione del procedimento medesimo. È corretto ritenere, come osserva la Corte, che il giudicato penale non possa avere efficacia automatica nel giudizio tributario e che il giudice tributario debba accertare autonomamente la 18 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA pretesa. Ciò nonostante non può essere ignorato che i fatti a fondamento delle due vicende parallele sono gli stessi e che esiste una base istruttoria condivisa la quale, anche formalmente, dovrebbe essere unitaria, in ossequio al principio dell'unicità dell'accertamento. L'art. 12 dl n. 429/1982, comma primo, secondo capoverso, disponendo che «la sentenza irrevocabile di condanna o di proscioglimento pronunciata in seguito a giudizio relativo a reati previsti in materia di imposte_ ha autorità di cosa giudicata nel processo tributario, per quanto concerne i fatti materiali che sono stati oggetto del giudizio penale» rendeva esplicita e regolava questa innegabile realtà e, nonostante il fallimento storico di questa norma, continua a sembrare inopportuno, quantomeno sotto l'aspetto dell'evidente spreco di risorse, che l'ordinamento consenta ad un giudice di ignorare l'esistenza di fatti materiali già provati. Vero è che la latitudine degli accertamenti probatori è differente tra i due giudizi, come rammenta la Corte, e proprio queste differenze rendono impossibile la ricezione passiva del giudicato penale nel giudizio tributario. Ai sensi dell'art. 654 c.p.p. infatti, «la sentenza penale irrevocabile di condanna o di assoluzione_ ha efficacia di giudicato nel giudizio civile o amministrativo, quando in questo si controverte intorno a un diritto o a un interesse legittimo il cui riconoscimento dipende dall'accertamento degli stessi fatti materiali che furono oggetto del giudizio penale, _ purché la legge civile non ponga limitazioni alla prova della posizione soggettiva controversa». Limitazioni presenti nel giudizio tributario. Concretamente queste divergenze possono divenire tangibili, poiché se il giudice penale può far uso delle testimonianze, non ammesse in sede tributaria, di converso il giudice tributario può utilizzare elementi presuntivi che nel rito penale verrebbero considerati semplici elementi indiziari (artt. 192 c.p.p. e 2729 c.c.). Nondimeno, le circostanze storico/ordinamentali che condussero all'abbandono del sistema delle pregiudiziali (tributaria e penale), a causa dei tempi lunghissimi di accertamento e di un processo tributario che prevedeva sino a sei gradi di giudizio, oggi non sussistono più in virtù dei termini imposti, dallo stesso legislatore, all'azione accertativa, che a norma dell'art. 3, terzo comma, dello Statuto dei diritti del contribuente non possono essere prorogati. È sensibile, invece, la necessità di sistematicità e coerenza, indispensabili al corretto funzionamento dell'alternatività tra sanzioni penali e amministrative (art. 19 comma 1 dlgs n. 74/2000), né si può negare che la base fattuale sia unica e accertamento ed indagini preliminari condividano lo stesso iter inquisitivo. In attesa, dunque, di risolutivi interventi legislativi è opportuno che la giurisprudenza della Corte si orienti e venga intesa nel senso di consentire al giudice tributario almeno di poter valutare le risultanze probatorie emerse nel processo penale, recependo, sia pur criticamente, la ricostruzione del fatto materiale necessariamente univoca. Del resto, ai sensi delle vigenti disposizioni di rito, la sentenza penale può ben essere introdotta nel giudizio tributario, quale documento non irrilevante delle prove assunte in sede penale. È recentissima la sentenza n. 24587 del 3 dicembre 2010 con la quale la Corte di Cassazione ha ritenuto il patteggiamento in sede penale un elemento di prova imprescindibile per il giudice tributario che riguardo ai medesimi fatti, «deve», dunque, valutarlo ed ove intenda decidere in senso difforme «deve» motivare adeguatamente. È chiaro che se questo principio è valido deve essere utilizzato uniformemente sia a favore che contro l'Amministrazione. Luigi Ferlazzo Natoli Ludovico Nicotina 19 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI La Ctr Lazio elabora un innovativo corollario giuridico. Sulla scorta della Suprema corte Pari e patta sulle cartelle del fisco Il ricorso tardivo e la notifica nulla si sanano a vicenda Nel caso di una notifica nulla, il ricorso del contribuente sana la nullità anche se proposto oltre i termini consentiti; la tardività del ricorso, infatti, risulta a sua volta sanata dalla nullità della notifica. Questi gli interessanti spunti che si leggono nella sentenza n. 1036/39/10 della Ctr Lazio, depositata lo scorso 18 novembre, nella quale i giudici regionali elaborano un principio giuridico di assoluta novità, che trova autorevoli conferme nel pensiero della cassazione. La controversia trae origine dalla notifica di una cartella esattoriale consegnata nelle mani del portiere dello stabile in cui risiedeva la società destinataria. La contribuente impugnava la cartella denunziando, tra gli altri vizi, l'irritualità della notifica, in quanto sulla relata non vi era traccia alcuna delle attività di ricerca dei destinatari preferenziali della cartella, che l'agente notificatore avrebbe dovuto obbligatoriamente effettuare prima di consegnare la busta nelle mani del portiere. Il ricorso della società, tuttavia, veniva notificato alla controparte oltre il termine consentito ex lege (6o giorni dalla notifica dell'atto impugnato), ragion per cui la Ctp di Roma rilevava la tardività della domanda e ne dichiarava l'inammissibilità. La società proponeva appello. I giudici regionali hanno accolto il gravame proposto dalla ricorrente superando l'inammissibilità dell'atto introduttivo con l'elaborazione di un principio di diritto che non ha precedenti. La Commissione, in prima istanza, rileva la nullità della notifica effettuata direttamente al portiere, senza dare conto sulla relata delle vane ricerche dei destinatari preferenziali, «adempimenti che il messo notificatore avrebbe dovuto effettuare ai sensi degli articolo 139 e 148 del c.p.c.». Tuttavia, osserva il collegio, «la notifica, seppure avvenuta in maniera irregolare, ha comunque raggiunto lo scopo preposto, e ciò si evince dal fatto che la società ha poi impugnato l'atto in questione (...) per cui la nullità risulta sanata dal raggiungimento di scopo». Al contempo, sebbene il sanato vizio di nullità della notifica non possa costituire motivo di annullamento derivato della cartella, «risulterebbe altresì illogico far decorrere un termine di decadenza per l'impugnazione da una data in cui, allo stato dei fatti, si è verificata solamente una notifica nulla e, quindi, giuridicamente irrilevante». In sostanza, la rilevata nullità della notifica, sanata dalla proposizione del ricorso, sana a sua volta la tardività nella proposizione del gravame e permette alla Commissione di entrare nel merito della questione. Il corollario giuridico elaborato dai giudici regionali sembra ricercare un giusto equilibrio nel connubio di interessi pubblici e privati e trova legittimazione nella stessa giurisprudenza di cassazione; il giudice di legittimità, infatti, trattando di un caso analogo (ordinanza n. 8214/2005) con notifica effettuata direttamente nelle mani del portiere, aveva puntualmente rilevato la nullità della stessa disponendone la rinnovazione. Nicola Fuoco 20 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Da Milano a Firenze fino a Palermo, raffica di rilievi: gli indicatori sono troppi e oscuri I giovani magistrati all'attacco Ai Consigli giudiziari rapporti poco realistici sui giudici Troppi indicatori e non sufficientemente chiari sono all'origine di valutazioni di professionalità ancora poco realistiche. Per i giovani magistrati eletti in seno ai consigli giudiziari nel 2008, un incarico che dà diritto a uno sgravio sul lavoro ordinario, c'è ancora troppa diplomazia e poco coraggio nei rapporti standardizzati e in massima parte non motivati che arrivano sistematicamente ai consigli giudiziari da parte dei dirigenti degli uffici chiamati a valutare i magistrati. È quanto emerso dalle esperienze a confronto tra i consigli giudiziari di Napoli, Milano, Palermo e Firenze oggi sovraccaricati con le cancellerie anche di lavoro aggiuntivo rispetto alla redazione dei pareri. Loro è infatti anche l'onere di raccogliere provvedimenti a campione e addirittura verbali di udienza che non arriveranno mai al Csm. Quattro loro rappresentanti per i distretti di Napoli, Milano, Paleremo e Firenze sono intervenuti sul palco del teatro Capranica a Roma nella tre giorni del XXX Congresso Anm per mettere in luce evidenze e criticità riscontrate nel loro delicato incarico elettivo in seno agli organi locali di autogoverno della magistratura. Per Mario Criscuolo del Consiglio giudiziario di Napoli, si tratta di «problemi generalizzati, non legati al contesto sociale ma all'organizzazione centrale della magistratura. Nel quadro del distretto di Napoli, 850 magistrati in tutto – racconta – da quando siamo stati eletti nel 2008 avremo dato una media indicativa di circa 400-500 pareri nell'arco di due anni di cui solo 5 o 6 negativi». Una percentuale piuttosto bassa così spiegata a ItaliaOggi dal magistrato: «C'è ancora poco coraggio da parte dei dirigenti degli uffici perché talvolta prevale la logica del quieto vivere perché non è raro che a fronte di un parere negativo si apra anche un contenzioso di natura amministrativa. Accade così che il collega destinatario di un parere negativo proponga immediato ricorso al Tar con l'aggravante di passare paradossalmente dal rango di giudicanti a quello di giudicati». Un altro punto è poi quello dei formati dei pareri che non riguardano solo le valutazioni di professionalità ma anche incarichi direttivi, semidirettivi e conferme. Tutti sono decisi su schema unico dettato dal Csm e parametrato agli indicatori di professionalità contenuti nella legge di riforma dell'Ordinamento giudiziario: «Sono standardizzati ma le caselle con le valutazioni sono destinate a essere riempite di contenuti da parte del singolo capo». E qui sta il punto: «Non basta», esclude Criscuolo, «dare un parere positivo e negativo, bisogna dire il perché è positivo: fa bene un udienza, i testimoni che arrivano non aspettano e questo non lo fa quasi nessuno. Pensiamo alla sezione Lavoro del tribunale di Napoli con 60 magistrati: in una situazione del genere il capo della sezione trova molto più comodo prendere un parere e riprodurlo per 60 volte con lievi differenze di aggettivo. Pareri apodittici a fronte dei quali, nel silenzio della circolare, abbiamo preteso dai capi degli uffici di sapere il perché dei pareri avendo a disposizione uno spazio di una decina di righe». Francesca Picardi, giudice civile del tribunale di Pisa e componente del consiglio giudiziario di Firenze, un distretto di circa 450 magistrati parla di «un errore del Csm dettato dall'inesperienza connaturata alla novità dell'argomento. Ci sono troppi e ripetitivi indicatori non sufficientemente oggettivi stabiliti da una circolare del Csm del 2007 che non ha tradotto concretamente la legge in fatti oggettivi come invece avrebbe dovuto». ll rapporto del presidente che ci arriva – spiega – è fatto di quattro parametri: capacità, laboriosità, impegno e diligenza. Ogni parametro stabilito dalla legge ha poi una serie di indicatori stabiliti dal Csm: la capacità ha nove indicatori, gli altri tre ne hanno circa quattro per uno». E qui sta la difficoltà del lavoro dei Consigli: «A conti fatti, ci troviamo oggi un totale di circa venti indicatori con voci che spesso si ripetono tra loro. Un esempio: tra le voci della capacità c'è l'aggiornamento, tra gli indicatori dell'impegno c'è “frequenza dei corsi di aggiornamento”, una ripetizione e non è la sola in una farraginosità che complica il nostro lavoro già delicato». Marzia Paolucci 21 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Sindaci senza limiti agli incarichi Il professionista deve valutare la capacità di far fronte agli impegni Dopo un confronto durato fino a tarda sera, il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ha approvato, in via definitiva, le Norme di comportamento del collegio sindacale nelle società non quotate. Il risultato, sulle questioni di maggior rilievo – tetto agli incarichi e parametri di incompatibilità – sposta le virgole ma non la sostanza della prima versione presentata ad agosto. Nessun tetto massimo al numero di poltrone per sindaco e principi flessibili – sul solco dei criteri internazionali Ifac – per la valutazione dell'indipendenza del professionista. Le nuove regole si traducono in 34 norme su cui si sono espressi Ordini e associazioni professionali sino al 31 ottobre. Spaziano dalla disciplina del sistema di controllo interno alle novità portate dal decreto legislativo 39/2010 sulla revisione legale. Due i punti su cui si è concentrata la discussione alll'interno della categoria. Innanzitutto, i parametri per valutare il livello di "indipendenza". Si resta aderenti alle normative internazionali Ifac e al criterio dell'analisi del rischio (risk approach) e si esclude che l'indipendenza vada soddisfatta in senso assoluto, imponendo di mantenersi liberi da qualsiasi relazione economica, finanziaria o di altro genere con l'impresa controllata. Cioè si definisce una rete per l'identificazione dei principali elementi di rischio che possono intaccare l'effettiva capacità del sindaco (come l'eccessiva dipendenza da compensi derivanti da un unico cliente). Ma si punta a una valutazione ampia e non automatica. Ad esempio – discostandosi dall'orientamento Ifac – si ammette che il sindaco possa prendere parte ad eventuali aggregazioni professionali con colleghi terzi che abbiano rapporti con la società da lui "controllata", se però tali aggregazioni hanno il solo scopo di suddividere costi e utili. Sul secondo punto – l'opportunità di fissare o meno un limite rigido agli incarichi che ciascun professionista può assumere nei collegi sindacali – passa la linea del presidente Claudio Siciliotti, contraria a un tetto automatico sulle poltrone (l'ipotesi – sostenuta soprattutto dall'Unione dei giovani commercialisti – era di non superare i 20 incarichi). Prevale la linea dell'autovalutazione. In pratica oltre la soglia "critica" dei 20 incarichi, il sindaco è chiamato a valutare l'impegno e il tempo richiesto alla luce anche del tipo di organizzazione di cui si avvale. L'aritmetica – è la convinzione – non determina da sola se dieci grandi imprese "pesano" più di cinquanta piccole. I sostenitori di un tetto fisso al numero degli incarichi sono stati, sinora, soprattutto i giovani, che avevano raccolto oltre 2mila firme a sostegno della loro posizione. In base ai dati Cerved group sui bilanci 2009 di oltre 76mila società di capitale, meno del 17% dei 63mila sindaci italiani ha meno di 40 anni. Per l'Unione nazionale giovani dottori commercialisti la soglia dei 20 incarichi non doveva far scattare solo una riflessione ma doveva essere un limite vincolante. 22 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE I cardini La platea delle non quotate. Le norme di comportamento approvate ieri dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti si rivolgono ai componenti dei collegi sindacali delle società che non fanno ricorso a capitali di rischio. Fino al 31 ottobre la prima versione del documento è stata sottoposta a valutazione da parte dei professionisti e delle istituzioni di controllo e di garanzia Senza un limite prefissato. Il documento non prevede un numero massimo di incarichi che si può accettare. Sta al professionista porsi un tetto sulla base dell'impegno richiesto dal compito e delle risorse che ha a disposizione. Non viene quindi accolta la richiesta dei giovani commercialisti che avevano chiesto di porre un limite automatico al numero di incarichi che si possono accettare Indipendenza caso per caso. Il documento prevede principi flessibili anche per valutare l'indipendenza del sindaco, che passa soprattutto – anche sulla scorta dei documenti internazionali – da fattori economici: l'entità dei compensi per l'incarico nel collegio rispetto a quelli complessivi e in rapporto alle parcelle per la consulenza. La guida per i controlli. Viene delineato l'ambito dei controlli cui è tenuto il sindaco. In generale, il precetto è la vigilanza sul rispetto della legge e dello statuto. Il perimetro è stato definito attraverso la valutazione del rischio proprio dell'attività dell'impresa. Per esempio, nel controllo di una società che gestisce banche dati si dovrà porre attenzione al rispetto della privacy 23 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Un corso di formazione per 600 mediatori doc Un corso di formazione per 600 mediatori professionisti. Lo ha lanciato l'Ente di formazione dei mediatori forensi di Roma del Consiglio dell'ordine capitolino, e metterà a disposizione 20 corsi da 30 partecipanti per una durata di 50 ore. La domanda di partecipazione dovrà essere effettuata entro il 4 gennaio 2011 utilizzando la procedura e la modulistica predisposta sul sito web del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Roma. Quanto ai requisiti, si dovrà essere in possesso di una laurea in giurisprudenza, essere iscritti nell'albo degli avvocati di Roma, avere una casella di posta elettronica certificata e un personal computer collegato a internet e disponibile a utilizzare un sistema telematico di informazione-comunicazione con l'organismo. Valgono poi come requisiti la titolarità di firma digitale e il regolare svolgimento degli obblighi formativi indicati nel regolamento del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Roma. Il costo dell'intero corso è di 300 euro oltre Iva. La quota dovrà essere versata entro tre giorni dalla comunicazione dell'ammissione al corso che verrà effettuata a mezzo di posta elettronica. I corsi verranno poi svolti il sabato dalle ore 8,30 alle 13,30 e dalle 14,30 alle 17,30 nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2011 come da calendario che verrà comunicato agli ammessi. I corsi si svolgeranno a Roma in aule situate nelle vicinanze di Piazza Cavour. La selezione di partecipanti ai corsi verrà effettuata con le seguenti modalità: saranno ammessi al corso gli avvocati muniti di tutti i requisiti previsti dalla domanda di iscrizione nel numero massimo di 600. Nell'ipotesi in cui le domande dovessero essere superiori, ai fini dell'individuazione di coloro che saranno ammessi a partecipare, si procederà alle selezioni con le seguenti modalità: le domande saranno raggruppate in tre fasce di età con riferimento alla data di iscrizione nell'albo. E precisamente: I fascia, avvocati iscritti da 0 a 10 anni; II fascia, avvocati iscritti da 10 a 20 anni; III fascia, avvocati iscritti da oltre 20 anni. I 600 posti disponibili verranno attribuiti mediante sorteggio di 200 posti per ognuna delle tre fasce di età. I componenti della Commissione per la mediazione istituita dal Consiglio dell'ordine e i conciliatori già accreditati dell'Organismo che intendono partecipare al corso avranno una riserva ad personam di 45 posti, in aggiunta ai 600 che verranno sorteggiati. Gabriele Ventura 24 Via G.G.Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it – [email protected]