ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Ufficio stampa Rassegna stampa 9 febbraio 2006 Responsabile : Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected]) 1 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA SOMMARIO Pag. 3 AVVOCATURA: Difesa ordini, avvocatura in assemblea (italia oggi) Pag. 4 AVVOCATI: Adesso l'avvocato è multimediale (italia oggi) Pag. 7 BILANCIO GIUSTIZIA: Giustizia: bilancio a due facce (quotidiano dei professionisti) Pag. 8 INAPPELLABILITA’: Sull'appello legge coerente, nessuna svista di Gaetano Pecorella - Forza Italia Presidente della commissione Giustizia della Camera (il sole 24 ore) Pag. 9 DIRITTO DI FAMIGLIA: Famiglia in crisi, tribunali in affanno (italia oggi) Pag.10 EUROPA: Direttiva servizi da rifare (quotidiano dei professionisti) Pag.11 EUROPA: Servizi senza origine (italia oggi) Pag.12 GIUSTIZIA MINORILE: Camere latitanti sul diritto minorile (italia oggi) Pag.13 PROCESSO CIVILE: Un vademecum per il processo civile (quotidiano dei professionisti) Pag.14 PROGRAMMI COALIZIONI: Pronto il programma di Alleanza Nazionale:«Università e ricerca strategici per crescere » (quotidiano dei professionisti) Pag.15 ELEZIONI FORENSI: Elezioni forensi, vince la tradizione (italia oggi) Pag.16 ELEZIONI FORENSI: Avvocati,vince la lista del presidente Cassiani (il messaggero) Pag.17 ELEZIONI FORENSI: Zazza sulle elezioni dell’Ordine a Roma: «Dopo gli slogan per gli avvocati è il momento delle proposte concrete» (quotidiano dei professionisti) Pag.18 MAGISTRATI: Magistrati tributari contro i tagli (italia oggi) Pag.19 STUDI LEGALI: Il marketing funziona se i soci hanno obiettivi comuni (italia oggi) Pag.21 PROFESSIONI: Lombardia, consulta professioni vicina (italia oggi) 09/02/2006 2 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI L'iniziativa il 10/2 Difesa ordini, avvocatura in assemblea Pressing dell'avvocatura sui poli per mettere all'ordine del giorno la difesa delle professioni. Per domani i consigli forensi di tutta Italia hanno chiamato gli iscritti in assemblea per mobilitarli sul tema del giorno: l'appello alla politica per la difesa dell'avvocatura dal tiro incrociato dell'Antitrust e della Ue che chiedono di liberalizzare ordini e tariffe. Di fronte a questa minaccia, l'avvocatura in dicembre aveva già messo in cantiere uno sciopero. ´Dopo un confronto con l'Unione e la Cdl abbiamo deciso di far rientrare la protesta', spiega a ItaliaOggi Michelina Grillo, presidente Oua, che ha promosso l'iniziativa insieme a Cnf, Cassa forense, Aiga, Unione camere penali e civili. ´Abbiamo verificato che entrambi i programmi elettorali recepiscono le nostre proposte per modernizzare il mercato e abbandonano la logica dell'attacco agli ordini', continua Grillo, ´e abbiamo accantonato l'astensione preferendo sensibilizzare i colleghi su questi temi'. I però politici sono avvertiti, sottolinea Grillo, ´se l'adesione alle istanze dell'avvocatura dovesse rivelarsi solo una mossa elettorale, la minaccia dello sciopero diventerà realtà'. T.Pittelli 09/02/2006 3 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Il Cnf ha approvato in via definitiva il nuovo codice deontologico della professione forense Adesso l'avvocato è multimediale Sì agli interventi su stampa e tv ma non è ancora pubblicità Avvocati liberi di apparire sui giornali e in tv. Sotto i colpi incrociati dell'Autorità antitrust e dell'Unione europea che chiedono da tempo alle toghe più concorrenza all'interno della categoria, cadono per la prima volta alcuni storici tabù nei rapporti tra legali e comunicazione: dal divieto assoluto di utilizzare le testate giornalistiche per dare informazioni sull'attività professionale a quello di tenere una conferenza stampa o una rubrica fissa su un giornale, alla proibizione di sponsorizzare un evento o un convegno. Tutte operazioni che nell'ottica del vecchio codice potevano valere come pubblicità indiretta dell'attività del legale e del suo studio. E che d'ora in poi vengono invece liberalizzate, pur tra tanti paletti e distinguo che cercano di marcare nella maniera più netta possibile il confine tra informazione, consentita entro i limiti della correttezza e del decoro professionale, e pubblicità, che rimane concetto sempre e comunque bandito. Con buona pace dei grossi studi legali anglosassoni, che avevano sperato nella svolta che avrebbe finalmente permesso loro di farsi concorrenza attraverso le sospirate inserzioni pubblicitarie sui media e su Internet. A decidere di aprire finalmente la porta, o quantomeno più di uno spiraglio, al vento della modernità, è stato il Consiglio nazionale forense presieduto da Guido Alpa (nella foto) nella seduta dello scorso 27 gennaio, quando ha approvato definitivamente il nuovo codice deontologico degli avvocati. Le nuove regole entreranno in vigore nei prossimi giorni, non appena gli ordini saranno in grado di darne un'informazione diffusa agli iscritti. Le novità più eclatanti investono appunto l'etica da rispettare nel dare informazioni sull'attività professionale (articoli 17 e 17 bis) e nei rapporti con la stampa (articolo 18). Ma importanti sono anche le innovazioni che puntano a rendere più trasparente il rapporto dei legali con i clienti (art. 43), con i colleghi (art. 22), o a esaltare l'indipendenza e la terzietà degli avvocati che accettano incarichi arbitrali (art. 55). Pubblicità. Nel nuovo testo dell'articolo 17 (al quale ora è stato aggiunto un 17 bis) del codice etico saltano tutti i divieti espressi contenuti nella vecchia norma sotto la voce ´mezzi di informazione vietati'. Televisione e radio, quotidiani e periodici, sponsorizzazioni ora non sono più messi al bando. Il nuovo codice, infatti, non vieta esplicitamente questo o l'altro mezzo di divulgazione dell'attività professionale. ´La logica che sta dietro alle modifiche è quella di abbandonare la tecnica del divieto assoluto del ”mezzo”, per concentrarsi piuttosto sul fine, cioè sulle modalità e sui contenuti dell'informazione', spiega Pierluigi Tirale, vicepresidente del Cnf. Questo non vuole certamente dire che l'avvocato potrà farsi pubblicità sugli organi di stampa. Anzi. È sempre fatto divieto ai legali di porre in essere qualunque comportamento che possa indicare un accaparramento anche indiretto di clientela. 4 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Tra le modalità consentite, ad esempio, oltre ai tradizionali biglietti da visita, opuscoli e brochure informative (per queste ultime ora è previsto un passaggio al consiglio dell'ordine di appartenenza, Coa), c'è un utilizzo un po' più fluido del web, con il venir meno, ad esempio, dell'obbligo di riprodurre il testo del codice deontologico nel sito, che in ogni caso deve essere di proprietà dell'avvocato o di studi legali associati o di società tra avvocati. Sempre vietati inserzioni e banner pubblicitari. Quanto ai contenuti da divulgare, spiccano come novità le specializzazioni (prima vietate), accanto alle informazioni tradizionali sulla formazione dell'avvocato, lo studio legale, le pubblicazioni, i titoli e i settori di attività. Stampa. Convocare una conferenza stampa non sarà più un sacrilegio. Ma dovrà essere fatto solo nell'interesse e con il consenso dell'assistito. Diventa possibile anche tenere una rubrica sulla stampa, purché il Coa dia il suo benestare. La maggiore libertà di manovra dell'avvocato nei rapporti con l'esterno sarà compensata da un ruolo più forte dei consigli dell'ordine, che faranno da controllori e da garanti dei comportamenti prima vietati e ora affidati al buon senso del professionista. Colleganza. La novità principale in tema di colleganza, cioè dei rapporti che intercorrono tra colleghi, è rappresentata dalla scomparsa di qualsiasi riferimento al Coa (consiglio dell'ordine di appartenenza). Il precedente codice, sul punto, stabiliva che l'avvocato era obbligato a informare appena possibile il Coa delle iniziative giudiziarie penali e civili da promuovere nei confronti del collega. L'obiettivo principale era quello di favorire un tentativo di conciliazione che potesse permettere di superare l'impasse. L'intermediazione svolta sin qui dall'organo, a seguito delle nuove disposizioni, cade completamente. L'articolo 22, infatti, prevede adesso che l'avvocato che intende promuovere un giudizio per fatti attinenti all'esercizio della professione deve far pervenire una comunicazione per iscritto direttamente al collega contro il quale vuole procedere, eccezion fatta per il caso in cui l'avviso possa pregiudicare il diritto da tutelare. Sono stati quindi risolti con la totale esclusione dell'intervento del Coa quei dubbi che in un primo momento avevano portato semplicemente a limitare i casi in cui era necessario passare per l'organo (in particolare si era pensato di far riferimento alle controversie relative all'inadempimento di obbligazioni o alle responsabilità professionali). Pagamenti e note spese. Norme più stringenti sono state introdotte sul versante degli anticipi versati al legale dal suo assistito. La precedente versione dell'articolo 43 del codice deontologico si limitava alla constatazione che di norma l'avvocato richiede al cliente l'anticipazione delle spese e il versamento di adeguati acconti sull'onorario nel corso del rapporto. Dopo il restyling, il legale può chiedere la corresponsione di anticipi, che però devono essere ragguagliati alle spese sostenute e a quelle prevedibili. Per quanto riguarda gli acconti sulle prestazioni professionali, si specifica che questi andranno commisurati alla quantità e alla complessità delle prestazioni richieste per lo svolgimento dell'incarico. Ma l'avvocato, d'ora in poi, è chiamato a fare più attenzione ai conti. Sarà infatti costretto a tenere la contabilità delle spese sostenute e degli acconti ricevuti. In più, su richiesta del cliente, non potrà sottrarsi alla consegna della nota dettagliata delle somme anticipate e delle spese sostenute per le prestazioni eseguite, oltre che degli onorari per le prestazioni svolte. Altra novità riguarda la possibilità di concordare onorari forfettari per prestazioni continuative. Prima questa possibilità era riconosciuta a patto che i compensi fossero proporzionali al prevedibile impegno e non violassero i minimi inderogabili di legge. Adesso, invece, l'accordo sull'onorario forfettario può essere raggiunto solo nel caso di consulenza e assistenza stragiudiziale, sempre che ci sia un rapporto di proporzionalità con il prevedibile impegno. Arbitrato. Aumentano le incompatibilità che ostacolano l'accesso all'arbitrato per i legali. Innanzitutto il nuovo articolo 55, oltre a ribadire che l'avvocato chiamato a svolgere la funzione deve rispettare i 5 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA principi di imparzialità e indipendenza, aggiunge che il comportamento deve essere improntato a probità e correttezza. Quanto al profilo specifico delle incompatibilità, dopo il divieto di avere in corso rapporti con una delle parti, viene aggiunta la previsione secondo cui la nomina ad arbitro non può essere accettata se una delle parti del procedimento è assistita da un altro professionista socio o associato, oppure che esercita negli stessi locali. Inoltre viene introdotto l'obbligo di dichiarare l'inesistenza di ragioni ostative all'assunzione dell'incarico di arbitro. E se ragioni vi sono, ne deve essere specificata la natura: in questo caso il legale può accettare l'incarico solo se entro 10 giorni dalla comunicazione non viene fatta opposizione dalle parti. Nel corso del procedimento, infine, l'avvocatoarbitro ha il dovere di mantenere la riservatezza sui fatti di cui venga a conoscenza in ragione del procedimento arbitrale, non deve diffondere notizie su questioni attinenti al procedimento e non deve rendere nota la decisione prima che questa sia formalmente comunicata a tutte le parti. (riproduzione riservata) Teresa Pittelli e Stefano Sansonetti 09/02/2006 6 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA QUOTIDIANO DEI PROFESSIONISTI Giustizia: bilancio a due facce Dopo cinque anni al timone del ministero della Giustizia, un bilancio a due facce: una positiva, con «una serie di riforme importanti, da quella del diritto fallimentare al diritto societario, dalla legge sulla legittima difesa alla revisione del codice di procedura civile». Ed una negativa. «Alcune cose, come la riforma del codice penale, non siamo riusciti a farle – ha affermato ieri il ministro Roberto Castelli - ed anche nel campo organizzativo si poteva fare di più, ma gli intoppi burocratici sono tanti. Ho cercato di portare al ministero una mentalità garibaldina ma sono stato duramente colpito dalla Corte dei Conti e adesso ne pago le conseguenze». «Immaginavo tante difficoltà - ha aggiunto Castelli - ma non immaginavo la sequela di insulti che mi avrebbe rovesciato addosso la sinistra. Allora li abbiamo raccolti e commentati ed è stato come cavarsi un sassolino dalla scarpa». Se tornassi al Governo? «Per prima cosa – ha risposto il Guardasigilli - porto avanti la parte del programma che non siamo riusciti a fare, come la riforma del codice penale. E poi, bisogna intervenire sulla situazione penitenziaria». Non sono mancate le precisazioni sui «tossicodipendenti da recupero e non da punizione». «Sulla droga - ha detto ancora il Guardasigilli- bisogna combinare la necessità di affermare che è un male senza punire i tossicodipendenti. Alla conferenza di Palermo avevo segnalato che il combinato disposto dalla Cdl avrebbe portato a un effetto non voluto, ad intenti punitivi nei confronti dei tossicodipendenti. Invece bisogna coniugare necessità di dire che la droga e un male senza punire i consumatori». 09/02/2006 7 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL SOLE 24 ORE Sull'appello legge coerente, nessuna svista di Gaetano Pecorella - Forza Italia Presidente della commissione Giustizia della Camera Leggo nell'articolo «Inappellabilità, rush finale con sviste», a firma di Donatella Stasio del 7 febbraio, che la norma transitoria conterrebbe un errore perché escluderebbe il passaggio in giudicato delle sentenze di proscioglimento, a cui abbia fatto seguito una sentenza di condanna annullata in Cassazione, soltanto nel caso in cui l'annullamento riguardi la pena o le misure di sicurezza. Analoga esclusione si legge nell'articolo - non è stata prevista quando la sentenza di appello sia stata annullata solo con riferimento alla concessione delle circostanze, aggravanti o attenuanti. Vi sarebbe, perciò, una violazione del giudicato. Sarebbe facile rispondere che il giudicato non è un'opzione, o c'è o non c'è: ragion per cui, se anche non fosse stata scritta nessuna specificazione, ciò che la Cassazione non ha annullato, sarebbe comunque rimasto in vita. Tuttavia la formulazione usata è tutt'altro che una svista rispondendo esattamente a ciò che è scritto nell' articolo della Stasio: e cioè che «dalla concessione o meno di un' attenuante dipende la misura della pena». Infatti le attenuanti attengono al calcolo della pena, e non al fatto o alla responsabilità dell'autore: perciò, nel concetto di pena rientra sia il calcolo che gli elementi in base ai quali la pena deve essere commisurata. Tant'è che una prima formulazione della norma includeva anche le circostanze del reato, poi escluse per le ragioni appena dette. Né vi è incongruità della norma transitoria là dove prevede che gli appelli pendenti siano tutti destinati a morire, mentre a regime la legge conserva l'appello del Pm se c'è una nuova prova decisiva. Infatti, nel primo caso il tempo per proporre l'appello è esaurito e nessuna ulteriore prova potrebbe essere addotta dal Pm. Nel secondo caso, l'appello è ancora pendente e perciò rientra nelle regole ordinarie del processo penale la possibilità di produrre nuove prove, prima non esistenti o non conosciute. Anche in questo caso non vi è nessuna svista, bensì la corretta applicazione di noti principi giuridici. Infine, sulla disparità di trattamento tra accusa e difesa, la Corte costituzionale in materia di impugnazioni ha più volte ribadito che le differenze tra imputato e Pubblico ministero non sono sindacabili ai sensi dell'articolo 111, perché soltanto l'appello del Pubblico ministero ha come fondamento anche il diritto difesa, mentre quello del Pubblico ministero non trova conforto nell'obbligatorietà dell'azione penale. Del resto, l'articolo 111 prevede che la parità delle parti abbia per oggetto la formazione della prova in contraddittorio, e non anche che le parti abbiano tutte gli stessi diritti e gli stessi doveri. Tant'è che non c'è alcun dubbio che l'imputato ha più diritti della parte civile e a meno poteri del Pubblico ministero. O forse potremmo pensare, in nome della parità, di mettere la Polizia giudiziaria a servizio dell'imputato, o di consentire a costui le intercettazioni telefoniche, sia pure in casi di necessità e di urgenza? 09/02/2006 8 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI I dati sull'attività giudiziaria del 2005 nella relazione del presidente della Cassazione, Marvulli Famiglia in crisi, tribunali in affanno Nel 2005 boom di divorzi. Cause pendenti aumentate del 13% Famiglia tradizionale più in crisi che mai. Il 2005 è stato un anno record per le richieste di divorzio: circa 60 mila nuove cause, aumentate in media del 7% rispetto allo scorso anno. E se l'exploit si inserisce nel generale aumento di cause arrivate quest'anno sulle scrivanie dei giudici civili, la sua ragione affonda però le radici nelle grande crisi di valori della società post-moderna, che ha messo in forse istituzioni un tempo inaffondabili come appunto il matrimonio. Parola di Nicola Marvulli, primo presidente della Corte di cassazione, che nella relazione sull'attività del 2005, resa lo scorso 27 gennaio in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha prospettato un quadro tragico del matrimonio e della famiglia, analizzato dal punto di vista della magistratura. Cioè nel momento patologico del ´contratto' matrimoniale, quando la fiducia delle due parti si rompe e i coniugi si rivolgono al giudice per ottenere la separazione. ´La famiglia fondata sul matrimonio continua a essere in crisi perché coinvolta irrimediabilmente nella più vasta crisi dei valori etici e religiosi: lo dimostra il numero sempre crescente delle separazioni e dei divorzi', ha tuonato Marvulli, puntando il dito contro ´le madri non disposte a portare a termine una gravidanza sol perché non ritenuta compatibile con le personali condizioni economiche o con la propria attività lavorativa'. Insomma, per Marvulli è ´la crisi dei valori' ad alimentare il contenzioso di famiglia. Se non altro le statistiche mostrano che la conflittualità tra coniugi, una volta arrivati davanti al giudice, in realtà si è già attenuata. Delle circa 110.300 separazioni chieste tra il 2004 e il 2005, ben 75 mila, circa i tre quarti, sono consensuali, mentre quelle affidate alla decisione del giudice sono molte meno (34.762). Lo stesso vale per i divorzi: su 60 mila scioglimenti chiesti tra giugno 2004 e luglio 2005, in ben 40.583 casi marito e moglie si sono già messi d'accordo sulle questioni patrimoniali e familiari da regolare. All'afflusso di nuovi fascicoli gli uffici hanno risposto piuttosto bene, anche se a ritmi alterni. Se da un lato sono riusciti a mandare a sentenza circa 40 mila ricorsi congiunti di divorzio e 34.700 di separazione, cioè quasi altrettanti di quanti ne sono sopravvenuti (con un aumento dell'8% rispetto all'anno precedente), dall'altro hanno lasciato accumulare oltre 30 mila faldoni con richieste di divorzio in attesa di giudizio (+13%). Grandi sforzi premiati, invece, per accelerare le adozioni: nel primo caso i procedimenti esauriti nel 2005 sono risultati ben 16% in più rispetto al 2004, mentre per l'adozione di bimbi stranieri sono stati il 6,5% in più. I magistrati sono riusciti anche a ridurre le richieste pendenti: -1,1% quelle di adozione nazionale, e -5% quelle di minori stranieri. T.Pittelli 09/02/2006 9 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA QUOTIDIANO DEI PROFESSIONISTI Direttiva servizi da rifare Salta il principio del Paese d’origine dopo il compromesso fra Ppe e Pse. E Bertinotti apre alla liberalizzazione degli Ordini La notizia è di fatto clamorosa: dal testo della direttiva servizi, al vaglio dell’Assemblea plenaria del Parlamento Europeo la prossima settimana a Strasburgo, è stato espunto il controverso principio del Paese di origine. Sarebbe questa, finora, la modifica più evidente del testo scaturito dal compromesso fra il Partito Popolare Europeo (Ppe) e il Partito Socialista Europeo (Pse), una variante di peso che letteralmente svuota l’art. 16 del testo già adottato in Commissione Mercato Interno lo scorso gennaio. La relatrice della controversa direttiva sulla liberalizzazione dei servizi nel territorio dell’Unione Europea, la socialista Evelyne Gebhardt, ha dichiarato che «‘il compromesso contiene modifiche profonde alla proposta della Commissione europea». Fondamentalmente, si tratta di eliminare il principio in base al quale un’azienda che delocalizza i suoi servizi in uno dei Paesi membri dell’Unione può applicare le regole del Paese di appartenenza. «Nell’esempio classico dell’idraulico polacco - ha spiegato la Gebhardt- in base alla nuova bozza l’impresa che off re i suoi servizi in Francia dovrà rispettare le regole sulla protezione dei consumatori in vigore in Francia, pur mantenendo il regime fiscale del Paese di origine, ossia la Polonia». Il testo della delicata, e per tanti versi vitale, direttiva, già modificato in commissione Mercato interno a dicembre, non toccava invece il principio del Paese di origine, ma modificava solamente la dicitura ufficiale. «Libertà di fornire servizi» veniva definito all’art. 16 il principio in questione. Cioè, «un fornitore di servizi è soggetto solo alle disposizioni nazionali del Paese di stabilimento, collegati all’accesso e all’esercizio di un’attività di servizi». Nel corso del pomeriggio di ieri i vari gruppi parlamentari hanno formalizzato gli emendamenti al testo della direttiva e reso noto il compromesso tra socialisti e popolari, anche se, ha sottolineato la Gebhardt, «per ora non c’è accordo sulla definizione di servizi sociali e di servizi di interesse economico generale». Giornata intensa per la galassia dei professionisti europei, quella di ieri. Oltre alle notizie da Strasburgo, infatti, ne sono arrivate di importanti anche dall’Ocse, che ha sottolineato come le barriere al movimento di capitali e di servizi rappresentino ancora un serio problema per la crescita economica del vecchio continente. Secondo Jean-Philippe Cotis, capo economista dell’Ocse, ad esempio, «l’allineamento delle regolamentazioni finanziarie nel campo bancario potrebbe contribuire a una crescita del Pil di mezzo punto percentuale». Ma il problema, sempre a detta di Cotis, è che spesso si ha a che fare con comportamenti molto protezionistici da parte degli istituti.Secondo le stime dell’Ocse, i primi tre Stati europei in termini di prestiti transnazionali sul totale del debito nazionale sarebbero Islanda, Irlanda e Lussemburgo, che sono, fra l’altro, tre dei Paesi europei più ricchi. I mercati deregolamentati, continua l’Ocse, presentano inoltre un alto tasso di crescita in innovazione e quindi in competitività, senz’altro maggiore rispetto a qualsiasi sforzo “statale” di investire in ricerca e sviluppo o nell’istruzione. Gli Stati Uniti, ad esempio, intervengono sui mercati molto meno di quanto non faccia qualsiasi paese dell’Ocse, ma hanno nel contempo uno dei più forti regimi in termini di proprietà intellettuali e brevetti. «Grazie a questo mix politico, l’America è divenuta il principale Paese innovatore del mondo», afferma il Wall Street Journal di ieri. In serata, sono poi giunte anche le dichiarazioni di Fausto Bertinotti, che a “Porta a porta” ha dichiarato che il suo no alle liberalizzazioni trova un’eccezione per quel che riguarda gli ordini professionali. «Farei le liberalizzazioni sugli ordini professionali – ha dichiarato il segretario di Rifondazione Comunista - per eliminare un elemento che blocca la mobilità verticale dei giovani nella società».Quanto alle privatizzazioni, Bertinotti ribadisce la sua storica posizione: «In Italia i processi di privatizzazione hanno avvantaggiato la rendita di posizione. Grazie a loro sono stati costruiti monopoli privati che si sono arricchiti, Enel, Telecom, Autostrade in primo luogo».Carlo Lo Re 10 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Il compromesso tra Ppe e Pse sulla direttiva Bolkestein Servizi senza origine Prevalente il paese di stabilimento La direttiva Bolkestein perde il principio del paese di origine. Questa, finora, la modifica più importante contenuta nel testo dell'emendamento di compromesso raggiunto tra Ppe e Pse sul testo della direttiva servizi che andrà il 16 febbraio al voto del Parlamento europeo radunato in seduta plenaria a Strasburgo. La modifica, che sarà resa nota nella mattinata di oggi, di fatto svuota la direttiva servizi rispetto al testo originario proposto dalla Commissione Ue che ha sollevato le critiche dei paesi della ´vecchia Europa' e delle categorie professionali coinvolte. Il timore , infatti,era quello di un afflusso di imprese e lavoratori dei nuovi stati membri, sottoposti a norme contrattuali, fiscali e sociali meno rigide nei loro paesi d'origine. Questo principio avrebbe, quindi, indotto i lavoratori locali ad abbassare i loro livelli di tutela sociale e contrattuale o, in caso contrario, a far fronte a una concorrenza insostenibile. ´È stato cancellato', spiega a ItaliaOggi Stefano Zappalà, eurodeputato di Forza Italia, ´il principio secondo il quale un'impresa che delocalizza i suoi servizi in uno dei paesi membri applica le regole del paese di appartenenza. Quindi, l'accesso all'attività sarà disciplinato secondo le regole dello stato di origine, mentre lo svolgimento all'estero in base alle norme del paese ospite'. Il testo dell'emendamento elimina definitivamente il riferimento al paese d'origine e a quello di destinazione. Sono stati, invece, definiti gli ostacoli alla libera circolazione dei servizi che bisognerà rimuovere nei diversi stati membri in base ai principi di non discriminazione, proporzionalità e necessità. ´Il famoso idraulico polacco', ha spiegato Evelyne Gebhardt, relatrice per il Pse alla direttiva, ´se fosse un lavoratore autonomo (e non impiegato di un'impresa) potrebbe prestare i suoi servizi in Francia portandosi dietro i suoi utensili, ma dovrebbe rispettare le leggi francesi di tutela dei consumatori e dell'ambiente'. Tra gli ostacoli, il testo emendato della direttiva indicherà che andrà eliminato, per esempio, l'obbligo per un prestatore di servizio straniero di stabilire un ufficio nel paese ospite o di utilizzare materiale locale. Per un'impresa, invece, varrebbero le regole attuali relative ai lavoratori distaccati, ´che però', secondo Gebhardt, ´andranno migliorate'. Per Zappalà, il testo così emendato ha ´ottime possibilità di essere approvato, perché ci sono le premesse per creare un grande mercato del lavoro basato su un principio di armonizzazione che prevede il rispetto delle singole leggi nazionali'. Ppi e Pse non hanno, invece, trovato un accordo sui servizi economici di interesse generale e sull'estensione della direttiva alla sanità privata, come richiesto dai liberali dei paesi del Nord, e quindi ognuno arriverà con un proprio emendamento in plenaria. Infine, Cristiana Muscardini, co-presidente del gruppo Uen al Parlamento europeo, ha presentato una proposta di risoluzione nella quale si chiede che a livello comunitario si predisponga un monitoraggio per verificare gli effetti dell'applicazione della direttiva Bolkestein. (riproduzione riservata) Chiara Cinti e Antonella Gorret 09/02/2006 11 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI La bicamerale per l'infanzia boccia la legislatura Camere latitanti sul diritto minorile Niente di fatto per una giurisdizione di prossimità del giudice dei minori e della famiglia, niente sezioni specializzate nei tribunali e nessuna traccia del Garante per l'infanzia e l'adolescenza previsto invece in ben 13 ordinamenti europei. Dal bilancio tracciato nella relazione di fine legislatura della commissione bicamerale per l'infanzia, si capisce che una riforma organica del diritto minorile è ancora di là da venire. Siamo sopra il livello di guardia per abuso e sfruttamento del minore: da scambio e vendita di materiale pedopornografico via Internet, agevolato dalla possibilità di avvalersi di carte di credito o addirittura prepagate, al fenomeno dell'accattonaggio minorile. Il rimpatrio assistito da parte del Comitato per i minori stranieri non funziona: classificato dal parlamento come ´inadeguato', lo strumento si scontra con la difficoltà di svolgere indagini accurate nel paese d'origine e di identificazione del minore. Prova ne è che dal 2000 al 2005, su oltre 46 mila minori arrivati in Italia, solo l'1,7% è stato riaccompagnato nelle terre di provenienza. La bicamerale, che ha compiti di indirizzo e controllo sull'attuazione degli accordi internazionali e della legislazione per i diritti di minori (ma di fatto priva anche dei semplici poteri consultivi), è la prima a fare autocritica giudicando ´insoddisfacente' l'articolazione dei lavori in materia di infanzia e adolescenza nei due rami del parlamento. In particolare, nel documento si lamenta una situazione di sostanziale duplicità e sovrapposizione nella stessa materia tra commissioni permanenti e non, ´con al senato una sede legislativa specializzata, alla camera la materia affidata alla commissione di volta in volta competente per materia e una bicamerale senza poteri di intervento nel procedimento legislativo'. In materia di adozione, la bicamerale rileva una sostanziale mancanza di integrazione fra gli enti autorizzati, la commissione per le adozioni internazionali e il tribunale dei minori. Da migliorare l'organizzazione della commissione istituita presso la presidenza del consiglio che ´non risulta sufficientemente adeguata allo svolgimento delle funzioni attribuite per legge'. La commissione non tralascia però di indicare quelli che considera i punti d'onore della sua attività: relazioni annuali dedicate a tematiche specifiche, più partecipazione a iniziative internazionali e un frequente uso della risoluzione, arrivato a quota 27 nel quinto anno di legislatura. M.Paolucci 09/02/2006 12 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA QUOTIDIANO DEI PROFESSIONISTI Un vademecum per il processo civile Al Tribunale di Milano l’Osservatorio sulla giustizia ha presentato un codice di comportamento per magistrati, avvocati e cancellieri meneghini «Il protocollo è una sorta di codice di comportamento che, se rispettato dai tre soggetti interessati, magistrati, avvocati e cancellieri, permette un enorme risparmio di tempo alla giustizia civile». Alla presentazione del testo finale del protocollo per i processi civili, che si è tenuta ieri pomeriggio nell’Aula magna del palazzo di giustizia di Milano, Paolo Giuggioli, presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, ha commentato con soddisfazione il lavoro svolto dall’Osservatorio sulla giustizia civile, che ha elaborato il protocollo. «Certo – continua Giuggioli – dipende dalla volontà degli attori in campo, di chi cioè sbriga le pratiche. Il testo propone delle linee guida, ma spetta al buon senso di ognuno di noi applicarlo per favorire il nostro lavoro». L’Osservatorio sulla giustizia civile è un organismo formato da avvocati, magistrati e personale di cancelleria, attivo a Milano fin dai primi anni ’90 con iniziative volte alla discussione di prassi organizzative e interpretative del processo civile, al fine di ottenere una accelerazione dei tempi dei processi civili di cognizione. «Nello scorso semestre – aggiunge Giuggioli – l’Osservatorio, con tutte le sue componenti, si è riunito molte volte e ha elaborato una proposta di Protocollo per i processi civili il cui scopo è quello di individuare e valorizzare, sia norme di comportamento, spesso già seguite da molti avvocati e magistrati, utili a rendere più veloce e razionale il contraddittorio, sia prassi organizzative, relative anche all’utilizzo di strumenti informatici, idonee ad una efficace gestione del processo». Già a dicembre la proposta di Protocollo era stata presentata ai responsabili delle varie cancellerie del Tribunale e della Corte, come indirizzo comportamentale che non contiene indicazioni di per sé vincolanti, ma regole che saranno efficaci solo se condivise dagli Uffici Giudiziari e dal Foro milanese.L’impegno dell’Osservatorio a questo punto è quello di garantire la prosecuzione di una riflessione collettiva sull’applicazione del protocollo così come sui vari snodi del processo civile. «Serve – continua Giuggioli – la massima collaborazione da parte di tutti, senza litigi né incomprensioni, per migliorare il nostro lavoro e ridare slancio alla giustizia civile».Il gruppo promotore della proposta di Protocollo si è reso, fin dall’inizio, aperto a tutti i suggerimenti da parte degli interessati. «Anche per questo motivo – dice il presidente Giuggioli –la proposta è statainserita nel sito dell’Ordine degli avvocati di Milano ed è stata esaminata dai responsabili delle varie cancellerie del Tribunale e della Corte». La proposta è stata, inoltre, presentata il 18 gennaio ai magistrati del settore civile dei due uffici, in una riunione appositamente convocata dal Presidente della Corte d’appello. Il testo finale del protocollo (la cui versione è leggibile nel sito www.ordineavvocatimilano.it) è uscito da entrambe queste sedi di confronto ulteriormente modificato ed arricchito e i trentuno articoli che lo compongono mirano a favorire alcuni aspetti particolari del lavoro di avvocati, magistrati e cancellerie. Fra questi ne sono stati segnalati alcuni, fra cui la fluidità del contraddittorio, degli adempimenti informatici e di cancelleria, col richiamo ad accorgimenti di minima cortesia tra operatori (artt. 6 a 11). Una trattazione effettiva e concentrata della singola causa e della relativa istruttoria, in particolare prevedendo, oltre che la fissazione di ruoli di udienza adeguati, puntualità e specificità nella trattazione (artt. 3, 5 e 19), la tendenziale concentrazione della prova per testi in un’unica udienza, ovvero, in alternativa, la fissazione, al momento dell’ammissione della prova, di un calendario di massima delle udienze necessarie (art.20), nonché una serie di specificazioni relative al subprocedimento di consulenza tecnica (art.21). Infine la tendenziale prevedibilità dei tempi massimi di durata delle varie fasi processuali (art.12). «Naturalmente non ci sono obblighi dietro questi articoli – conclude Giuggioli – ma solo indicazioni efficaci che se condivise possono migliorare molto il lavoro degli Uffi ci Giudiziari e del Foro milanese». Salvatore Montillo 13 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA QUOTIDIANO DEI PROFESSIONISTI Pronto il programma di Alleanza Nazionale:«Università e ricerca strategici per crescere » L’Università e la ricerca si configurano sempre più quali fattori davvero strategici per lo sviluppo italiano. Come sottolineano le correnti esperienze internazionali, le Nazioni che più investono in ricerca e formazione (vedi Stati Uniti, Giappone, India, Corea del Sud e Repubblica Popolare Cinese) sono quelle che indubbiamente crescono di più. La ricerca è quindi il vero motore dello sviluppo economico e della competitività e questo è ancora più vero in un mondo globalizzato e iperconnesso, in cui esistono tanti Paesi del cosiddetto Sud del mondo che producono contando su un costo del lavoro certo più basso che in Occidente. Per l’Italia è quindi vitale avere Università di qualità in grado di garantire solide prospettive occupazionali ai nostri giovani. Inoltre, l’Università e la ricerca sono anche strumenti importanti per la costruzione di una chiara identità nazionale, nonché per la diffusione nel mondo dei valori della nostra Civiltà. Non è un caso, quindi, che la Conferenza Programmatica di Alleanza Nazionale abbia dedicato davvero molto spazio al futuro dell’Università e della ricerca in Italia. Per la senatrice Maria Grazia Siliquini, sottosegretario all’Istruzione, Università e Ricerca, il Governo Berlusconi avrebbe purtroppo trovato l’Italia in grave ritardo, «sia in termini di risorse destinate alla formazione ed alla ricerca, sia in termini di strutture e di formazione, ed abbiamo lavorato tenacemente per riallinearlo ai Paesi Occidentali». Con il forte contributo di Alleanza Nazionale, prosegue la Siliquini, l’esecutivo di centrodestra «ha adottato una politica di innovazione e di ammodernamento del Paese, valorizzando contemporaneamente le nostre tradizioni culturali e sociali». Per i vertici di Alleanza Nazionale, negli ultimi decenni l’Università italiana è stata caratterizzata dal bisogno frustrato di un vero sistema di eccellenza. Il nostro sistema universitario ha per anni evidenziato gravi ritardi nel numero dei brevetti registrati e delle pubblicazioni sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali. A lungo sono state proverbiali la scarsa adeguatezza delle strutture didattiche e di ricerca (laboratori, aule, infrastrutture didattiche) e la poca capacità di attrarre docenti stranieri, tanto da esser ormai divenuto un luogo comune il fenomeno della cosiddetta fuga dei cervelli. In Italia, il reperimento dei finanziamenti ai progetti di ricerca è stato strutturalmente caratterizzato da lentezza e farraginosità burocratica e cronicamente inadeguati sono stati gli interventi per il diritto allo studio. L’università italiana, pur diventata di massa a partire dagli anni Sessanta, non è tuttavia riuscita a svolgere un’adeguata azione di promozione sociale di coloro che provengono da classi disagiate, come hanno invece fatto altre università senz’altro più moderne, dinamiche ed efficienti. Storica è la carenza di risorse e di finanziamenti sia pubblici che privati ed assai scarso, a parte alcune significative eccezioni, il rapporto con il mondo dell’impresa. Modesta, conseguentemente, è la ricerca applicata, che è invece decisiva per garantire la competitività del sistema Paese. In ogni caso, con il Governo Berlusconi, qualcosa sta cambiando. Per la senatrice Siliquini, infatti, «le Riforme della Scuola, dell’Università e dell’accesso alle professioni rappresentano sempre il cuore della politica per le giovani generazioni, che saranno i futuri dirigenti e lavoratori del nostro Paese. E noi le abbiamo fatte». «L’ostilità e l’aggressività che abbiamo subito in questi anni - prosegue il sottosegretario, Siliquini - nascono da una pregiudiziale ideologica e politica: la Sinistra infatti, per meri interessi di parte e senza avere a cuore il bene del Paese, ha cercato di impedire al Governo di centrodestra di fare queste riforme per mantenere in vita un sistema educativo nazionale ormai ingessato e scollato dalla realtà del mondo del lavoro». Insomma, per Alleanza Nazionale, dopo anni di riforme parziali e dannose del centrosinistra, vi è stata in questa Legislatura una forte spinta innovatrice per favorire l’evoluzione dell’Università.In questo percorso riformatore il ruolo di Alleanza Nazionale è certo stato importante, dicono a via della Scrofa, ed ancora di più lo sarà nel prossimo quinquennio.Carlo Lo Re 09/02/2006 14 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI I risultati definitivi e quelli parziali delle votazioni in corso per il rinnovo dei consigli dell'ordine Elezioni forensi, vince la tradizione Roma, Napoli e Milano preferiscono i presidenti uscenti Elezioni forensi 2006-07: vince la tradizione. Almeno per il momento. Gli esiti definitivi, infatti, sono stati resi noti solo a Roma e a Torino. Nella maggior parte degli altri distretti di corte di appello, invece, è ancora in corso la seconda convocazione.Nonostante quest'anno gli avvocati-elettori avessero a disposizione un'ampia scelta di nuove liste più che decise a dare del filo da torcere ai consigli uscenti (vedi ItaliaOggi del 12 gennaio), almeno per ora i risultati provvisori danno vincenti le vecchie squadre. A Roma, a ottenere il maggior numero di voti è stato il presidente uscente Alessandro Cassiani. Ma anche nelle altri grandi città, come Napoli e Milano, dove la partita è ancora aperta, a passare il primo turno sono stati solo i presidente uscenti. A Napoli, Francesco Landolfo, presidente dell'ordine napoletano, in carica già da alcuni anni, ha sbaragliato la concorrenza aggiudicandosi il 54% delle preferenze. Stessa situazione anche a Milano, dove Paolo Giuggioli, alla guida dell'ordine da circa 10 anni, ha avuto ben 2.215 voti su un totale di 4.045. A Roma, le votazioni per eleggere i quindici consiglieri dell'ordine si sono concluse ieri in nottata. Alla guida degli avvocati romani è stata riconfermata quasi tutta la squadra del biennio 2004-05. Tra i 64 candidati che si erano presentati il più votato è stato il presidente uscente Alessandro Cassiani con ben 2.960 voti, che ha quindi tutte le chance di essere riconfermato alla guida del consiglio. Tuttavia, anche altri volti noti dell'avvocatura romana come Domenico Condello, già membro del precedente consiglio, e Federico Bucci, ex presidente dell'ordine per il biennio 2002-03,che quest'anno si erano presentanti con liste autonome, si sono piazzati bene nella graduatoria, entrando così nella rosa dei 15 membri del consiglio. In particolare, Bucci si è aggiudicato il secondo posto con ben 2.245 voti, mentre Condello il settimo con un totale di 1.820 voti. Molto buona rispetto agli anni passati anche l'affluenza alle urne. Su un totale di 18.480 iscritti all'ordine romano, infatti, hanno votato 7.259 avvocati. Intanto, giovedì prossimo i neomembri del consiglio si riuniranno per eleggere le cariche istituzionali di presidente, segretario e tesoriere. Anche a Napoli, almeno per il momento, il favorito è il presidente del consiglio uscente Francesco Landolfo, che sinora ha avuto il 54% delle preferenze (hanno votato a suo favore 3.397 avvocati). Tuttavia anche le nuove leve dell'avvocatura tengono duro. Francesco Caia, consigliere uscente e membro della squadra Aiga (Associazione italiana giovani avvocati), infatti, ha ottenuto il 48% delle preferenze e non è riuscito a passare il primo turno solo per 70 voti (in prima battuta infatti per essere eletti è necessaria la maggioranza assoluta). Tuttavia, per sapere gli esiti definitivi delle elezioni non si dovrà aspettare ancora molto. Il termine ultimo per votare in seconda convocazione, infatti, sarà domani. Anche a Napoli come a Roma l'affluenza ai seggi è stata piuttosto notevole. Qui, infatti, solo in prima convocazione ha votato oltre il 61% degli iscritti all'albo (circa 6.240 avvocati su 10.198). A Milano per ora il presidente uscente Paolo Giuggioli è stato l'unico a passare il primo turno accaparrandosi le preferenze di 2.215 iscritti su un totale di 4.045. Tuttavia, anche qui a breve saranno noti gli esiti definiti dell'ultimo turno, i seggi infatti si sono chiusi ieri. Novità in arrivo, invece, per quanto riguarda l'ordine di Torino. Qui, dove le lezioni si sono concluse il 7 febbraio, del nuovo consiglio non farà più parte il presidente uscente Antonio Rossomando, anche se comunque del nuovo consiglio faranno parte molti volti già noti come Mario Napoli che ha ottenuto il maggior numero di consensi (892) ed Edgardo Trinelli (797). S.Andreazza 09/02/2006 15 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA IL MESSAGGERO Avvocati,vince la lista del presidente Cassiani Gli avvocati romani scelgono la continuità e confermano la loro Fiducia ad Alessandro Cassiani alla guida del Consiglio dell'Ordine di Roma. Il presidente uscente è stato infatti il più votato alle elezioni per il rinnovo delle cariche, al termine di due tornate elettorali che lo hanno visto sempre primeggiare. A rinforzare il suo successo personale è arrivato il grande consenso ottenuto da molti esponenti del suo raggruppamento. La "Lista del Presidente". A cominciare da Antonio Conte, che alla fine dello scrutinio si è ritrovato al secondo posto nella classifica dei più votati, ad una manciata di numeri da Cassiani. Sono forse questi due personaggi, che esprimono caratteristiche e peculiarità complementari che hanno determinato la vittoria di tutta la lista: da una parte Alessandro Cassiani, il decano dei penalisti romani, preso ad esempio da almeno tre generazioni di avvocati: dall'altra Antonio Conte, giovane ma già esperto, attento alle problematiche della categoria e vulcanico promotore di iniziative, come lo Sportello Giovani e la Scuola forense. Grazie all’ accoppiata Cassiani-Conte, la Lista del Presidente aumenta il suo peso all'interno del prossimo Consiglio dell'Ordine, con sette consiglieri invece dei sei presenti nel periodo precedente. Oltre a Cassiani e a Conte, che hanno ottenuto rispettivamente 2.986 voti e 2.312 voti, siederanno in Consiglio Federico Bucci (2.245 voti), Giovanni Cipolline (1.956 voti), Gotrredo Maria Barbantini (1.851 voti), Paolo Nesta (1.837 voti), Domenica Condello (1.820 voti), Livia Rossi (1.792 voti). Carlo Testa (1.681 voti), Francesco Storace (1.624 voti), Rosa lerardi (1.622 voti), Donatella Cerè (1.616 voti), Sandro Fasciotti (1.615 voti), Francesco Gianzi (1.520 voti) e Giulio Prosperetti (1.477 voti). Il nuovo Consiglio sarà convocato per la prossima settimana, per la nomina delle cariche di Presidente, Segretario e Tesoriere. E appare scontata la riconferma di Cassiani alle presidenza, soprattutto dopo il segnale forte lanciato dalla maggioranza dell'avvocatura romana in questa direzione. Un eventuale accordo per una soluzione diversa tra i consiglieri Bucci e Condello, esponenti di punta delle altre due liste rappresentate in Consiglio, non potrebbe essere possibile visto che tra i primi cinque eletti ci sono quattro esponenti della Lista del presidente Cassiani. S.G. 09/02/2006 16 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA QUOTIDIANO DEI PROFESSIONISTI Zazza sulle elezioni dell’Ordine a Roma: «Dopo gli slogan per gli avvocati è il momento delle proposte concrete» Oggi PQ ospita il contributo con cui l’avvocato Roberto Zazza, dell’Uffi cio Studi dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura (www.oua.it), invita il neoeletto consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma a riflettere sul proprio ruolo in vista della fase finale del Congresso Nazionale Forense, previsto per il giugno prossimo proprio a Roma. In occasione della pubblicazione dei risultati della tornata elettorale che ha visto trionfare la «Lista del presidente» (capitanata da Alessandro Cassiani, che si è aggiudicata sette seggi), l’avvocato Zazza incita il nuovo direttivo a prendere posizione sul futuro della categoria. Le votazioni per il rinnovo del Consigli dell’Ordine per il prossimo biennio cominciano a dare i primi esiti definitivi. Martedì notte si è concluso lo spoglio delle schede per l’elezione dei 15 membri del Consiglio dell’Ordine di Roma; poiché questa, nel prossimo giugno sarà la sede della fase finale del Convegno Nazionale Forense i risultati delle elezioni romane assumono un significato del tutto particolare.In breve sintesi: la lista del presidente uscente avvocato Alessandro Cassiani con 7 consiglieri eletti è certamente la vincente della tornata elettorale; la lista del segretario uscente avvocato Domenico Condello elegge 4 consiglieri e 4 ne elegge la lista dell’ex presidente avvocato Federico Bucci.Occorre subito rilevare che i temi del congresso e delle modifiche statutarie, non sono stati per nessuna delle liste, materiale di campagna elettorale.Questo è stato certamente un bene, poiché tali temi mal si prestano ad essere ridotti in pillole e spiegazzati da polemiche strumentali che avrebbero poi allungato le loro ombre sullo svolgimento del Congresso.Di contro però la dialettica elettorale si è risolta nella ripetizione di stereotipi e slogan, senza alcun approfondimento delle attuali e reali condizioni della professione forense e del suo esercizio. Emerge insomma la competizione elettorale più come scontro tra clan e sub-clan piuttosto che come scelta di una chiara linea politica.La primazia dell’Ordine di Roma, da taluno vantata, se non vuole essere esercizio di stucchevole retorica; deve misurarsi sulla capacità di esprimere linee politiche chiare e concrete sulle quali poi far convergere il consenso nazionale. Gli esiti elettorali fanno prevedere, la forte prevalenza di quelle componenti dell’avvocatura che, moderate ed esperte, sono in grado di assicurare l’efficiente e fattivo svolgimento del Congresso di giugno.Questo tuttavia è un compito meramente organizzativo e però strumentale. Quello che ci si aspetta invece, dal prossimo Consiglio dell’Ordine di Roma è la capacità, di elaborare tesi argomentate, in grado di fornire concrete proposte di soluzioni, ai problemi che affannano l’avvocatura e non più mere rivendicazioni; peggio se di retroguardia.Rivendicare quindi, un autonoma legge professionale, proponendone i contenuti; sollecitare la realizzazione, nel concorso con tutti i soggetti interessati di prassi virtuose nella gestione del processo; proporre modelli nuovi per realizzare sul territorio un efficace servizio giustizia; dare corpo e tutela alla nuova dimensione socio economica dell’avvocatura che emergono con le attuali tendenze alla privatizzazione della giustizia, e dalle spinte, che con lo specioso argomento della competitività, spingono un’Avvocatura impoverita ad un ruolo ancillare nei confronti dell’impresa nel più assoluto disinteresse con la tutela dei diritti civili e patrimoniali dei semplici cittadini.Deve però il Consiglio dell’Ordine evitare di chiudersi nella presunzione di una elitaria autosufficienza, mentre è necessario coinvolgere in questa ampia attività progettuale e realizzativi tutte le intelligenze e le volontà che certo non mancano tra gli Avvocati Romani; spesso soli e con personale sacrificio protagonisti della tutela dell’Ordine professionale e dell’avvocatura. 09/02/2006 17 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI L'Amt ha approvato un documento molto critico nei confronti di alcuni passaggi del dl milleproroghe Magistrati tributari contro i tagli I giudici tributari fanno muro contro i tagli di organico prefigurati all'interno del decreto legge milleproroghe. E a finire nell'occhio del ciclone c'è anche quella parte del provvedimento che proroga, senza fissare un termine preciso, la scadenza dell'attuale Consiglio di presidenza della giustizia tributaria. L'organo di autogoverno, infatti, dovrebbe rimanere in sella fino a quando finiranno le rilevazioni statistiche che faranno capire se, e in quale misura, operare il ridimensionamento delle piante organiche.Le proteste, in particolare, vengono dal sindacato della categoria, l'Amt (Associazione magistrati tributari), il cui comitato direttivo ha approvato lo scorso 7 febbraio un documento a dir poco severo. All'interno del quale da una parte si sottolinea la possibile incostituzionalità della parte del dl (n. 273/2005) che proroga senza termine la durata del Cpgt, dall'altra si critica il passaggio della normativa in cui, nonostante lo svolgimento di rilevazioni statistiche, sembra proprio delineare a priori un contenimento del numero dei giudici fiscali (tra i quali, peraltro, c'è una forte componente non togata rappresentata soprattutto da avvocati, commercialisti ed esperti tributari). Il presidente dell'Amt, Giacomo Caliendo, precisa che la riduzione può anche essere l'esito finale del processo, ma soltanto a seguito di una fase di monitoraggio che metta in evidenza questa necessità. In più lo stesso documento del comitato direttivo dell'associazione mette l'accento su un particolare non trascurabile. E cioè sul fatto che, a seguito dell'esaurirsi dell'effetto condono, il numero della cause che giungono sul tavolo delle commissioni tributarie è in forte crescita ed è destinato a ingrandirsi ancora di più. Insomma, prima di parlare di tagli ce ne vuole, conclude secco l'organismo guidato da Caliendo, che per il momento non prevede nessun tipo di agitazione. Nel documento, poi, si richiama l'attenzione del parlamento sulle questioni sollevate. Difficile, però, che possano essere introdotte modifiche al dl n. 273, su cui già palazzo Madama ha votato la fiducia la scorsa settimana. L'organo di autogoverno dei magistrati fiscali, dal canto suo, pur avendo affrontato direttamente la questione, al momento non ha preso decisioni ufficiali. Il presidente del Cpgt, Angelo Gargani, non è però rimasto insensibile alle sollecitazioni derivanti dall'Amt, e nei giorni scorsi ha fatto sapere che cercherà di restringere, e di contenere al massimo in un anno o in un anno e mezzo l'attività di rilevazione statistica che la norma prevede per capire in quali termini sarà necessario dar luogo alla razionalizzazione del numero dei giudici. Il decreto legge, a proposito della durata di questa attività di screening, parla di un triennio, che appunto dovrebbe dare il là alla tanto contestata proroga del Cpgt, la cui naturale scadenza è prevista per marzo 2007. Sta di fatto che gli 8.500 magistrati fiscali che oggi rappresentano l'organico previsto per legge (un numero teorico), vanno verso un taglio che, come minimo, potrebbe essere di 3 mila unità. E arrivare in questo modo ad adeguarsi al numero dei magistrati oggi effettivi. Il problema della quantità dei giudici fiscali, del resto, ha già innescato buona parte delle novità contenute nel decreto legge 203/2005, collegato alla manovra 2006, che ha introdotto una miniriforma della giustizia tributaria. Tra gli aspetti principali dell'intervento, infatti, figura l'ampliamento del perimetro della giurisdizione tributaria, a cui è stata assegnata la competenza anche sui canoni per l'occupazione di aree pubbliche, sui canoni per lo smaltimento dei rifiuti urbani e per lo scarico di acque reflue, nonché sui canoni comunali sulla pubblicità. Certo i magistrati non sono riusciti a ottenere la competenza più ambita, cioè quella relativa alle controversie in materia di contributi previdenziali. Se questa infornata fosse riuscita, infatti, si sarebbe dimostrato in modo ancor più chiaro che il numero dei magistrati fiscali poteva essere considerato adeguato. A questo punto, però, come ricorda lo stesso Caliendo, l'aumento delle cause in corso potrebbe essere un elemento che fa gioco alla causa dei giudici. Lo si vedrà, in ogni caso, non appena saranno completate le rilevazioni statistiche. (riproduzione riservata) S.Sansonetti 18 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI A lezione di marketing Il marketing funziona se i soci hanno obiettivi comuni Qualche settimana fa un avvocato mi chiedeva di aiutarlo con il marketing del suo studio. Sosteneva di essere molto contento del fatto che finalmente gli altri soci avessero deciso di ´fare marketing'. Mi raccontava che lo studio è composto di 12 partner e una ventina di collaboratori. Ogni socio ha i suoi clienti e lavora abbastanza autonomamente, ma tutti quanti hanno notato che adesso quasi tutti gli studi di una certa dimensione fanno marketing. Del resto l'ordine forense ha appena cambiato l'articolo 17 del codice deontologico. Allora, durante l'ultima riunione dei soci prima di Natale hanno deciso che il marketing è sull'agenda delle cose da fare nel 2006. Un (piccolo) budget è già stato approvato. Adesso sono pronti a cominciare. ´Che cosa dobbiamo fare?', mi domanda allora l'amico avvocato. Non so se si aspettava che gli presentassi un piano marketing già pronto. Innanzitutto, ho cominciato con lo spiegare che non esiste un piano marketing o una strategia marketing che vada bene per tutti, e che il primo step per elaborare un piano marketing ad hoc è quello di analizzare, ragionare e pensare (vedi gli altri articoli di ´A lezione di marketing' su www.italiaoggi.it). Allo scopo cerco di ottenere da lui alcune informazioni sullo studio: che cosa vogliono raggiungere, chi sono i loro clienti attuali e desiderati? ´Qual è la vostra strategia?', ho chiesto, e lui per tutta risposta: ´In che senso?'. ´Per esempio perché lavorate insieme?', gli chiedo ancora e lui mi ha guardato un po' perplesso. Secondo la professoressa Stephen Mayson del Centre for law firm management dell'University of Nottingham, ci sono tre ragioni perché i soci di uno studio legale collaborino: 1) per la convenienza: i soci sono insieme non per collaborare, ma perché è conveniente gestire uno studio in gruppo e dividere i costi per l'affitto, l'infrastruttura tecnica e lo staff (questo tipo di studio è anche chiamato hotel for lawyers.) In sostanza, la partnership è una forma legale, non la ragione per essere in business insieme. Ogni socio mantiene la sua base clienti e la sua practice, e i profitti non sono condivisi. In studi di questo tipo non c'è posto per una strategia comune di business o marketing, neanche per il management. Spesso, anche procedure e operazioni semplici sono difficili da mettere in comune: il focus è sui soci, per i quali l'autonomia professionale e personale è l'obiettivo principale. Pensando in immagini, questa situazione è come essere in diverse canoe da solo, mentre ogni canoa va in qualsiasi direzione; 2) per integrarsi: i soci si rendono conto dei vari bisogni dei clienti che non possono soddisfare autonomamente. 19 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA Cominciano a collaborare per rendere complementari i propri servizi, condividendo per esempio i collaboratori. In sostanza, i soci lavorano parallelamente e si passano le cause seppure ogni socio mantiene il proprio territorio con i propri clienti. In questo tipo di studio, il management comincia a dare supporto d'infrastruttura: lo staff, le sale riunione e gli altri asset comuni sono gestiti in modo che i soci possano focalizzarsi sul lavoro senza preoccuparsi (troppo) delle cose amministrative. Ecco perché in questi casi le procedure organizzative servono a far funzionare lo studio, mentre la strategia business e marketing dello studio è ancora una grande sfida tutta da mettere in piedi. L'immagine potrebbe essere quella delle canoe che vanno nella stessa direzione alla stessa velocità; (3) per combinare gli sforzi: in questi studi i soci sono in business insieme, capaci di servire i clienti come un sol uomo. Condividono non solo i costi e risorse, ma anche i clienti. L'obiettivo è di ottenere qualcosa insieme, focalizzando sullo sviluppo dei clienti e dell'expertise insieme, in maniera non occasionale. Essi si vedono come parte di uno studio dove ciascuno apporta il proprio contributo. Gli investimenti sono fatti insieme sulle persone, nuove aree di practice, nuovi uffici, training, know how ecc. Lavorano sulla reputazione dello studio, non solo di se stessi. Il focus è sui bisogni degli avvocati, dei clienti e dello studio come entità indipendente. La gestione assicura leadership e direzione oltre all'infrastruttura. Invece d'essere proprietari dei clienti, si vedono come responsabili dei clienti. Sono come l'equipaggio di una barca. Non c'è, in questi tre esempi, un comportamento giusto o uno sbagliato, ho assicurato all'avvocato. Questo vuol dire che 3) non è necessariamente meglio di 1) o 2), a parte il fatto che con una certa dimensione dello studio 1) o 2) non hanno più senso dal punto di vista di business e management. Neanche deve sempre essere un processo di evoluzione da 1) a 2) a 3). Una cosa, però, è importante: i soci di uno studio devono essere in business insieme per le stesse ragioni. Questo diventa difficile se qualche socio si vede al punto 2) e intende fare dei passi avanti, mentre invece gli altri si trovano al punto 1). ´Dove siete voi?', chiedevo all'avvocato. ´Credete di essere pronti per un marketing per tutto lo studio, o è meglio se ciascuno pensi al suo marketing individuale?'. Silvia Hodges Per informazioni: www.silviahodges.com o email: [email protected] 09/02/2006 20 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected] ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA ITALIA OGGI Lombardia, consulta professioni vicina La consulta delle professioni lombarde allunga il passo. La commissione cultura e formazione professionale ha, infatti, approvato ieri all'unanimità il regolamento per il funzionamento della consulta regionale degli ordini, dei collegi e delle associazioni professionali, dopo che nel 2004 era stata approvata la legge istitutiva vera e propria. Il provvedimento deve ora passare all'esame del consiglio regionale. Terminato l'iter legislativo, quello della Lombardia sarà il primo organismo del genere istituito con legge. Attualmente l'unica consulta operativa in Italia, quella della Toscana, è stata istituita nel 2004 attraverso una delibera di giunta. L'organismo regionale avrà il compito, in sostanza, di instaurare un rapporto più solido fra l'amministrazione regionale e la componente professionale (che si riconosca in un ordine regolato con legge o in un'associazione libera). Insieme dovranno procedere alla definizione di obiettivi legati al territorio. Il regolamento stabilisce la composizione della consulta, le modalità del suo funzionamento, i requisiti per l'ammissione e ogni altro aspetto procedurale. L'organismo consultivo, presieduto dall'assessore regionale competente, elegge al suo interno un ufficio di presidenza composto, oltre che dal presidente, da tre vicepresidenti: un rappresentante delle professioni ordinistiche, un rappresentante delle professioni non ordinistiche e un rappresentante del consiglio regionale, scelto fra i cinque designati dal consiglio (di cui due devono essere stati indicati dalle minoranze). ´Il regolamento che abbiamo formulato', ha detto Gianluca Rinaldin (FI), relatore del provvedimento, ´è frutto di un proficuo lavoro della commissione con le associazioni e con gli ordini professionali, di cui abbiamo preso in considerazione tutte le osservazioni pervenute'. Molte altre regioni, dopo la modifica del Titolo V della Costituzione del 2001 (competenza legislativa concorrente fra stato e regioni in materia di professioni), hanno messo in cantiere progetti di legge specifici per l'istituzione delle consulte. In alcuni casi, come la Calabria, da diversi anni mancano solo i regolamenti attuativi a seguito dell'approvazione delle leggi. La Lombardia è la prima che sta completando l'iter. (riproduzione riservata) I.Marino 09/02/2006 21 Via G.G. Belli, 27 – 00193 Roma – Tel. 06.32.18.983 – 06.32.21.805 – Fax 06.32.19.431 www.oua.it - e-mail: [email protected] – [email protected]