CoViScO 2014/2015 Giuseppe A. Micheli LEZIONE 7 Strategie frontali vs diversive. Effetti essenzialmente secondari e disancoramento tra azioni e intenzioni Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive e EES 1 QUESTIONE NUMERO 1 [1] In che modo il meccanismo logico-affettivo della disconferma diverge da quello del rafforzamento identitario? Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 2 Strategie di rimozione Dietro scelte apparentemente ragionevoli opera un substrato di disposizioni (non al livello consapevole di credenze e preferenze, ma a quello più profondo di desideri e sensazioni esperite) che un “cambio persistente di scenario” può influenzare. [1] Simmel (1903) rappresenta la formazione di un mood metropolitano affettivamente neutrale come effetto di una condizione di dissonanza dovuta a una sorta di “desertificazione emozionale”. Base psicologica del tipo di individuo metropolitano è la intensificazione della vita nervosa, a sua volta dovuta alla rapida e ininterrotta successione di stimoli interni ed esterni. Il tipo metropolitano sviluppa una linea di difesa dalla minaccia di stravolgimento che proviene dal mondo esterno; egli reagisce irrigidendosi razionalmente per contrapporsi a emozioni e sensazioni. Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive [2] Un concetto affine è elaborato da De Martino (1975), esplorando i modi di reazione ritualizzata nelle culture precristiane Mediterranee, quando una persona si trova a fronteggiare una apocalisse individuale o collettiva, che innesca quel che De Martino definisce una ‘crisi della presenza’ [cioè «il manifestarsi della distruttività di qualche forza naturale, la perdita di una persona amata, una malattia senza speranza, la pubertà, una carestia senza prospettiva di essere saziati»]. De Martino definisce ‘modi dell’assenza’ ogni tentativo dell’individuo di sfuggire alla immanenza storica del suo esistere: “quel che è rimosso, per repulsione o semplice oblio, è un contenuto inconsapevolmente sradicato dalla coscienza. Qualsiasi cosa esso sia, non sappiamo chi è il soggetto dell’azione di sradicamento”. 3 Tra rimozione e negazione [3] Janis & Mann (1977), studiando il ruolo degli affetti nei processi decisionali, mostrano come, in presenza di una tensione emotiva, Ego può cadere in uno di 4 ‘defective patterns’: (1) Inerzia (‘sticking to a course’) (2) an unexamined shift to a new course of action 1 e 2 sono strategie di rimozione. 3 e 4 sono qualcosa di più (3) Evitamento difensivo (4) iper-vigilanza (se l’ansia aumenta il controllo) [4] In molte situazioni, le contraddizioni sperimentate da una persona vanno oltre una semplice dissonanza cognitiva, mettendo in discussione la sopravvivenza della sua identità stessa. Terreno di coltura, questo, di meccanismi a cavallo tra rimozione e disconferma, o denial. Cfr «Napoli milionaria» di Eduardo: Dopo la deportazione di Gennaro Iovine’ durante un bombardamento nella II guerra mondia-le, la moglie prende in mano la famiglia e compie scelte che fanno irrompere la corruzione nella casa. Quando Gennaro torna vivo a casa alla fine della guerra prova sensazioni inattese: mentre alla fine della Grande Guerra tutti si affollavano intorno a lui, giovane soldatino, sollecitandolo a raccontae le sue avventure, ora «niscuno ne vo’ sentére parlà». L’impatto di uno scenario di crisi ‘senza vie d’uscita’ induce a reagire rimuovendo e posponendo il momento dei bilanci, centrando la vita enteramente sul presente, in cercaCovisco di quel & Girard (1982) chiamavano la ‘plénitude du possible’. 2013che - 08 -Roussel Strategie diversive 4 Come uscire da un doppio vincolo: disconferma Le strategie consuete di conferma o rifiuto di una situazione non consentono di uscire da un doppio vincolo. Esiste una terza via, base della pragmatica umana. La disconferma non tenta di far fronte a una situazione paradossale, ma di negare la stessa realtà della situazione: “Rifiutare equivale al messaggio «hai torto». Disconfermare è come dire «non esisti». Se conferma e rifiuto di Alter sono comparabili con i termini di vero e falso in logica, la disconferma è riconducibile al concetto di indecidibilità, che è in effetti di differente ordine logico» (Watzlawick et al.., 1967). Alcune tra le strategie umane per controllare i conflitti suggerite da Eibl-Eibesfeld (1983) operano in situazioni estreme di questo tipo, quando il conflitto inter-umano raggiunge il livello di vera e propria aporia della sociabilità conflittuale. Es.: «non esiste socialità senza relazioni, ma le relazioni interpersonali sono intrinsecamente aggressive, ergo le relazioni sociali minano alla base la sociabilità stessa». Strategie per uscire da queste impasses includono (per I.EE) l’accentuazione dei contatti with i ‘nemici’ o viceversa la rottura dei ponti e il rifiuto di ogni contatto. Entrambe le strategie puntano a una radicale riorganizzazone della prossemica, ovvero del riconoscimento reciproco. Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 5 ‘Perdita dell’innocenza’ e slittamento nei registri letterari C’è un’altra differenza cruciale tra dissonanze e paradossi (Ciompi). Una dissonanza induce una reazione adattiva di ristrutturazione del sistema cognitivo. Un paradosso incanala più radicalmente la risposta sul piano della destrutturazione del sistema affettivo Un senso collettivo di intrappolamento, per es., è indotto da scenari anomici delle guerre quando sottopongono a doppi vincoli senza uscita, agendo su una trasformazione radicale dell’immaginario collettivo, che opera anche sulle generazioni successive. Attingendo alla ‘teorie dei registri’ di Frye (1957), Fussell (1984) sottolinea che il cambio di registro della produzione letteraria delle generazioni post Grande Guerra (dal registro basso mimetico, in cui il protagonista è una persona ordinaria – al registro ironico – dove possiede risorse inferiori agli altri e vive una esperienza di annichilimento) nasce in contesti in cui si vive l’esperienza di “impaccio, frustrazione o assurdità”. Proprio dopo l’apocalisse della Grance Guerra protagonisti come Leopold Bloom di Joyce o Joseph K di Kafka marcano la transizione da una letteratura incentrata sul registro basso mimetico della fiducia e sociabilità, al registro ironico del ridicolo e dell’assurdo. Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 6 QUESTIONE NUMERO 2 [2] Quando ‘apocalissi’ apparentemente simili producono risposte di rafforzamento identitario, e quando di disconferma? Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 7 Apocalissi collettive e collassi dello spazio-tempo / 1 [1] Genocidio Amerindio nel ‘600 [2] La Ghost Dance degli anni 1890 “Un gran numero di donne Amerinde, ridotte in schiavitù, chiesero e ottennero di avere un figlio da uomini bianchi. Devo supporre che questo meticciato esprimesse non certo un banale desiderio di promozione sociale, piuttosto un desiderio semi-inconscio di sopravvivenza per il tramite dei nuovi dei. La morte degli dei, cioè la distruzione di un dato sistema di rappresentazione del mondo, giocò un chiaro ruolo nell’ annichilimento della volontà di sopravvivenza, e influenzò i tassi di nascite come effetto secondario” (Chaunu,1976). Un movimento di ribellione contro i bianchi invasori ha luogo al tempo del massimo declino demografico delle tribu Indie d’America. Lo accomuna la tensione verso una terra promessa per vivere la felicità aborigena. Per Thornton (1981) il Grande Spirito coincide con un movimento di rivitalizzazione demografica tesa a sanare le perdite di popolazione. Le tribu che parteciparono al movimento ribellistico erano quelle che, nei 15-20 anni precedenti, più avevano vissuto un tracollo demografico e che, durante il movimento, mostrano un prodigioso recupero demografico. In tutto il mondo i processi demografici hanno avuto un ruolo nell’innesco di movimenti nativistici. Ma quali scenari di cambiamento strutturale e/o culturale innescano una rivitalizzazione demografica (ex. Nord America), e quali producono (ex. Sud America) l’effetto opposto? Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 8 Inciso: la ghost dance come archetipo identitario Mario Sironi, Debout les morts, 1958 In un quadro di Mario Sironi su tema Apocalittico compare le scritta “debout les morts” (in piedi anche i morti), frase pronunciata da un giovane ufficiale sulla linea Maginot nel 1915 per incitare i suoi soldati – vivi e morti – a rimpossessarsi di una postazione perduta (quell’ufficiale scelse poi la repubblica di Vichy e nel 1944 fu giustiziato). Ricorre nella cultura europea di destra il mito palingenetico della riconferma della propria identità “tutti insieme, i vivi e i morti. In un movimento escatologico l’orizzonte del progetto individuale è ultramondano. La immortalità del popolo prende forma nello specchio di un figlio. Qualcosa di simile all’orizzonte del protocapitalismo renano del “navigare nocesse est, vivere non necesse”. Covisco - Logiche/2 - Lezione C2 9 Apocalissi collettive e collassi dello spazio-tempo / 2 [3] Hikikomori Hikikomori sono i giovani e adolescenti (prevalentemente maschi e figli maggiori) che, schiacciati dai modelli culturali della società Giapponese di oggi, provano un senso di inadeguatezza ai ruoli loro assegnati e reagiscono con manifestazioni di fuga sociale. Senza lasciare la casa dei genitori, essi si asserragliano nella loro stanza e vi si chiudono per mesi o anni. La letteratura scientifica attribuisce questo fenomeno alla pressione sociale a diventare persone di successo, sia nel sistema scolastico che economico, di fronte a una realtà del mercato del lavoro che offre solo lavori part time e riduce i giovani a ‘freeters’ (“free + arbeiter”) con scarsi reddito e l’impossibilità di formare una famiglia. Un hikikomori reagisce allora con una ritirata precipitosa dalla vita sociale, per evitaree la pressione esterna. Senza più amici, dormono tutto il giorno e di notte guardano la TV o giocano al computer. Sono quindi la forma estrema di una categoria sociale definita da Yamada (1999) “parasite singles” (come Tanguy). Si stima che in Giappone ci sia oggi circa un milione di hikikomori, un giovane ogni dieci. Questa nuova sindrome, secondo gli osservatori occidentali, dipende dalla profonda crisi culturale della società Giapponese, al culime del processo di modernizzazione. Non si tratta di un collasso di un sistema sociale, ma certo di una frattura epocale. Il risultato è il diffondersi di un meccanismo psicologico di rimozione. Torneremo su questa categoria più avanti. Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 10 Apocalissi collettive e collassi dello spazio-tempo / 3 Un’apocalisse collettiva può anche riguardare la relazione tra Ego e il suo ambiente, il riconoscimento e l’attaccamento a qualche marker di identità nello spazio fisico circostante. Ecco due esempi di collasso delle coordinate spaziale del Sé. [4] Heimweh è un collasso fisico e psichico, osservato la prima volta nel 1569 tra i soldati di fortuna Svizzeri dispersi in Europa, e sradicati dal loro paese. A lungo questa malattia è stata considerata peculiare degli Svizzeri. Nel 1777 von Haller ne diede una interpretazione basata sull’idea di famiglia ceppo: “Uno svizzero è abituato, fin dai primi anni di vita, a vivere con la propria famiglia e con le altre famiglie usualmente alleate l’un l’altra per matrimonio. Quando è fuori del suo villaggio, egli non trova questo affetto che viene dal sangue e dalle consuetudini; ogni paese è per lui un deserto”. Rousseau avanza un’ipotesi simile di genesi della malattia, partendo da una famosa melodia”. [5] Migrazione come sradicamento. Migrare comporta un intrico di perdite multiple, materiali e simboliche, che si cumulano l’un l’altra con riferimento alle idee di patria, terra nativa, casa. Sotto il collasso psichico e la deriva nei ruoli sociali stanno due fattori: (1) Un capitale sociale ‘bonding’ (affettivamente non neutrale), basato su una rete di alleanze tra famiglie che producono legami forti; (2) Un ‘insieme fisico dotato di ‘marcatori naturali di identità’. Il loro collasso produce (Sayad, 1999) un sentimento di ‘provvisorietà permanente’. inswanger (1956) paragona questo stato di esistenza a un’esperienza vissuta dagli scalatori: restare “a mezza parete” paralizzato perché “non era possibile andare né avanti né indietro”. Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 11 QUESTIONE NUMERO 3 [3] In che senso comportamenti transizionali lungo il corso di vita possono essere effetti essenzialmente secondari? Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 12 Effetti (o stati) essenzialmente secondari Le scelte ‘razionali’ sono scelte goal oriented, ma molti processi sociali e demografici sono composti di azioni non-goal-oriented, ed esulano dal modello meccanico “intenzioneazione”. Possiamo immaginarli come mosse del cavallo nel gioco degli scacchi. Il punto d’arrivo del cavallo non sta davanti a lui, e andando a ritroso in linea retta dalla sua attuale posizione non si troverà il suo punto di partenza. Per chi soffre di insonnia, sforzarsi di dormire è la ricetta sicura per non riuscirci. Il sonno va preso alle spalle. Non c’è determinazione di volontà che consenta di ottenerlo. Non esiste strategia di autocontrollo di successo: appena ti accorgi che la strategia mira a quello scopo, la strategia crolla.. Elster (1989) definisce “stati essenzialmente secondari” i risultati di processi privi di alcun legame diretto e consapevole tra effetto e intenzione (come le disposizioni di crisi), e che, per poter essere perseguiti, richiedono il rilasciamento del controllo della ragione. Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 13 Due fallacies degli EES Poiché alcuni di questi stati sono utili o desidera-bili, siamo spesso tentati di cercare in tutti i modi di farli apparire, anche se gli sforzi sono destinati all’insuccesso. Possiamo chiamarla moral fallacy degli effetti secondari. Inoltre, ogni volta che osserviamo uno stato del genere siamo tentati di spiegarli come risultati di azioni mirate a raggiungerli – anche se sappiamo che queste azioni producono caso mai il non rag-giungimento di quegli stati. Possiamo chiamarla intellectual fallacy degli effetti secondari. Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 14 Tre esempi di EES Ingiunzioni contraddittorie Come curare l’insonnia Terapia psichiatrica L’ingiunzione “sii spontaneo!” è pragmaticamente incoerente perché è contraddittorio essere spontaneo a co-mando. “Lo psicoterapeuta ordina al paziente, quando va a letto, di prendere nota ogni cinque minuti di tutti i sintomi di insonnia che prova (mal di testa, bocca secca..). Que-ste note, dice il terapeuta, sono essenziali per trovare spunti per superare l’insonnia. Se il paziente farà come ordinato, si addormenterà. Il sonno sarà infatti un effetto secondario, che non sarebbe stato raggiunto se il terapeuta avesse spiegato il senso della strategia. Esaurite le risorse della sua Arte nel trattare un giovane nobiluomo sofferente di un ostinato spleen, Thomas Sy-denham (1685) indirizzò il paziente a un celeberrimo (ma immaginario) collega medico, residente nelle Highlands scozzesi. Il giovane intraprende il lungo e inutile viaggio a cavallo da Sud a Nord. Quando torna aggredisce il suo terapeuta coprendolo di insulti, ma Sydenham lo blocca, facen-dogli notare che era guarito. Il comando di un genitore che dice a un figlio “bada, non devi nemmeno pensare a X (cosa proibita)” è inconsi-stente perché impone al figlio di fare qualcosa (non pensare a qualcosa a comando) necessariamente destinato a insuccesso. Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 15 Avere un figlio come EES Anche avere un figlio (o un “Tra le ragioni esposte dalle donne per avere un fialtro figlio) è uno stato EES. glio, v’è il bisogno di dare senso alla vita o quello di Una persona (o una coppia) conformarsi alle norme sociali e alle convenzioni, la voglia di provare l’esperienza della procreazione o di può decidere di non avere combattere la solitudine, o di lasciare una traccia di un figlio, ma molto di rado sé. Se ne conclude che è indubbiamente più facile decide, in un quadro di avere un figlio che non perseguire per tutta la vita la piena razionalità, di averlo. creazione di un’opera” (Valabrègue, 1978) Assai più frequente è il caso “Il desiderio di avere un figlio trascende il bambino in cui la coppia/persona stesso, non lo riguarda affatto” (Baruffi, 1977). non riesce a prendere una decisione di quel peso, “Quando l'evento da pianifìcare è ricco di significati, vincolante e irreversibile. come la paternità, le dinamiche delle scelte divenProprio come cadere adtano più complesse, perché ciò che uno sta pianifidormentati, diventare geni- cando non è di per sé la paternità, ma la non patertori è uno stato cui si acce- nità. Chi esercita la scelta di non fare niente del tutto, di pianificare solo in senso negativo, è assai de solo allentando il freno (il controllo) della ragione. probabile che diventi padre” (Rainwater, 1960). Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 16 QUESTIONE NUMERO 4 [4] Effetti essenzialmente secondari possono realizzarsi in presenza di un forte controllo della ragione? Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 17 Disancoraggio tra intenzioni e azioni: cinque ipotesi [1] Ogni scelta è “scelta due volte”: esito di un doppio livello di incubazione. Due distinti lucchetti vanno aperti in sequenza: il primo è quello del decidersi a prendere una decisione, non importa quale; il secondo è quello della selezione di una scelta specifica. È nel doppio congegno decisionale che può andar perso l’ancoraggio dell’azione alle intenzioni. [5] A sua volta la mutazione dei moods discende da precedenti, insostenibili trasformazioni strutturali degli scenari in cui essi si formano. Si produce così una sfasatura temporale tra cause ed effetti che rende così difficile coglierli. [2] Le scelte di passaggio, in contesto di incertezza forte, stentano a completare il primo livello decisionale, per un intercettamento nella sequenza preferenze-decisioni. Come il disinnesto della frizione impedisce alla vettura di mettersi in movimento. [3] La m/paternità è raggiungibile quando si allenta la morsa ingabbiante del controllo della razionalità. Al contrario, la società accelera la trasformazione della “civiltà delle buone maniere” in una civiltà ipercontrollata, paralizzata nelle proprie azioni da una sorta di superfetazione del controllo. [4] Non sempre le scelte demografiche sono quindi risposte immediate, dirette e razionalmente adattive, alle contingenze strutturali in cui sono formate. Esse possono invece essere il risultato differito nel tempo di una mutazione nel clima sottostante. Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 18 La condizione di rilasciamento del controllo Stati che sono Effetti Essenzialmente Secondari (EES) hanno due caratteristiche. La prima, si è detto, è che essi non possono essere raggiunti intenzionalmente, con strategia consapevole goal oriented. La seconda caratteristica è che il raggiungimento degli obiettivi perseguiti implica non un forte e consapevole controllo del Self sull’azionee, ma, all’opposto, il suo rilasciamento. L’oggetto del desiderio è in questi casi uno stato di privazione, l’assenza di qualche forma - specifica o generica - di consapevolezza. Bandura (1997) sottolinea come il controllo non è sempre esercitato con esiti felici: in molti casi le persone perdono il controllo della situazione. In altri casi le persone rinunciano volutamente al controllo degli eventi che influenzano la loro vita, per liberarsi da attese insostenibili collegate all’esercizio del controllo. Né l’uno né l’altro dei due casi citati da Bandura coincide col meccanismo di Elster. Negli stati EES non c’è né una perdita forzata del controllo né volontà esplicita rinunciare al controllo sul processo razionale di formazione delle scelte. Gli stati EES non sono scelte consapevoli di non decidere. Sono piuttosto “non-decisioni” di decidere, assenza delle precondizioni razionali al fare una scelta. Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 19 Perdere il controllo o rilasciare il controllo? Perdere la capacità di rilasciare un controllo rigido e perdere il controllo (razionale) di una situazione sono due meccanismi che coesistono nelle sindromi di cronicità,ma che sono analiticamente distinti!! Per capire le conseguenze della sovrapposizione tra le due forme di ‘perdita del controllo’ torniamo a Poe. Il protagonista, mantenen-do il suo self-control, si accorge che affondano più rapidamente gli oggetti spigolosi, mentre quelli smussati scivolano così lentamente da non ragigungere il fondo e poter riemergere. Così decide di tuffarsi aggrappato a un barilotto. Ma non riesce a convincere a fare la stessa cosa il fratello, che la paura paralizza: “Non c’era più tempo per esitare, occorreva gettarsi. Attrassi a gesti l’attenzione di mio fratello, ma egli scuoteva attonito il capo restando paralizzato nella sua postazione. Era impossibile costringerlo, ma l’emergenza non ammetteva indugi: lo abbandonai al suo destino e mi precipitai in mare …”. Poe sottolinea qui un circolo vizioso intercorrente tra la sensazione di (non) dominare una situazione e la (in-)capacità di far scelte razionali. Se essere esposti a una situazione critica acuisce l’emotività della reazione, questa a sua volta indebolisce la capacità di valutare e tenere sotto controllo con freddezza (razionalmente) la situazione stessa. Elias (1988) prende spunto dallo stesso racconto per richiamare il concetto di doppio vincolo (Bateson) e proporre questa regola: “Una crisi nel controllo razionale di Ego produce una minor capacità di distacco emotivo, e il maggiore coinvolgimento produce a sua volta una ulteriore perdita di controllo”. Covisco 2013 - 08 - Strategie diversive 20 Le due facce di un concetto / 1 Non si deve però credere che la sovrapposizione tra perdere la capacità di rilasciare un controllo rigido (rinunciando così a entrare in una nuova esperienza a rischio) e perdere il controllo (razionale) di una situazione siano peculiari esclusivamente delle situazioni di estrema criticità, come un naufragio o la miseria. Al contrario, la sovrapposizione ricorre nella vita di tutti I giorni, ogni volta che una persona si trova faccia a faccia con un passaggio rischioso (o ad incertezza totale) della vita. Riflettiamo sui due livelli semantici dell’espressione “lasciarsi andare”: Significa “smettere di tenere in costrizione i desideri, le sensazioni etc” [“dai, goditela, lasciati andare!”] Covisco - Logiche/2 - Lezione C2 Significa “smettere di curare il proprio Sé con puntiglio e amor proprio” [“dopo che ha perso il lavoro si è del tutto lasciato andare”] 21 Le due facce di un concetto / 1 Un buon esercizio letterario di declinazione di questa ambiguità semantica lo troviamo in una canzone di Charles Aznavour (“tu te laisses aller”): Nei primi due versi: Ne ho già abbastanza, ti dirò Di quel carattere che hai.. A volte ti strangolerei Dio, cinque anni e adesso tu Ti lasci andare sempre più. Oh che spettacolo che sei Con quelle calze sempre giù, Mezza truccata e mezza no, coi bigodini sempre su. Io mi domando come può Un uomo avere amato te.. Io l’ho potuto, e oltre a ciò La vita ho dedicato a te.. Se tu tacessi, e invece tu Ti lasci andare sempre più. Covisco - Logiche/2 - Lezione C2 Negli ultimi due versi: Basta poco per tentare Adesso, di ricominciare.. Per dimagrire, un po’ di sport, Resta allo specchio un po’ di più E poi sorridi e finirà L’aria di gelo intorno a te. Invece che detestarmi E fuggirmi come la peste Prova a tornare quella che Un giorno, tanto tempo fa, Venne cantando incontro a me E come tanto tempo fa Ti terrò stretta finché tu Ti lasci andare, sempre, più. 22 Da un modello sincronico di ‘planned behavior’ .. Behavioral choice Intention Changing Behavioral belief Changing Normative belief Changing control belief Theory of Planned Behavior Rispetto ai modelli più noti di decision making, come il Planned Action model di Ajzen, qui prende forma un diverso approcciom non alternativo ma complementare, sintetizzabile in quattro punti. Covisco - Logiche/2 - Lezione C2 (I) Un cambio di azione può discendere da un cambio di strategia o, più radicalmente, di logica dell’azione. Un cambio di azione, legato a un cambio di logica, è di norma la risposta immediata (sincronica) a un cambio nelle coordinate del quadro di riferimento: le coordinate cognitive (behavioral belief), normative (normative b.), di self-efficacy (b.of control) (Ajzen). (II) Un cambio dell’azione (e della logica sottesa) può però essere indotto anche da un cambio nel sottostante stato disposizionale. Cambio che a sua volta può essere effetto del perdurare di una trasformazione o squilibrio nelle coordinate del quadro iniziale (t-1). In tal caso, il cambio nel comportamento è il risultato diacronico di un mutamento preformatosi nel Self dell’individuo. 23 .. a un modello time-lagged centrato sui moods Squilibrio persistente nel quadro cognitivo Squilibrio persistente nel quadro cognitivo Squilibrio persistente in capacità di controllo Squilibrio persistente nel quadro cognitivo Cambio di disposizione (III) In questo meccanismo Ego può essere inconsapevole del cambiamento in atto, che sarebbe un effetto essenzialmente secondario di mutazioni precedenti. A sua volta la mancanza di consapevolezza può spiegare il persistere di aspettative e intenzioni conformi alle norme sociali. Covisco - Logiche/2 - Lezione C2 Da t0 Squilibrio persistente nel quadro cognitivo Squilibrio persistente in capacità di controllo Perdurare del cambio di mood A t1 Intenzione “Scelta” della azione (IV) Il cambio di moods può influenzare in vari modi il processo decisionale: ‘colorando’ i parametri obiettivi dati in precedenza (es.: modificando il modo con cui Ego percepisce le valutazioni normative e di autoefficacia), oppure più drasticamente disattivando o riattivando una linea decisionale. 24