CoViScO 2014/2015
Giuseppe A. Micheli
LEZIONE 6
Trappole e apocalissi e
logiche identitarie di
fronteggiamento di criticità
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
1
QUESTIONE NUMERO 1
[1]
Quali ‘trappole’
storicamente
individuabili possono
innescare moods di crisi?
NB: riprenderemo questi temi
nella lezione sulla povertà
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
2
Quando e come si formano i
moods di crisi?
L’insorgere di stati d’animo di crisi può generare scelte o nonscelte a loro
volta critiche. Specularmente, stati d’animo di crisi possono anche essere
l’effetto differito di una situazione critica. Almeno tre distinte vie
producono l’insorgere di moods di crisi (vedi lezioni sui processi di povertà):
a) effetto immediato di ‘apocalissi’:
desertificazione emozionale (Simmel), reazione stuporosa (De Martino, 1975) dei “modi dell’assenza”
a fronte a una ‘crisi della presenza’
b) effetto differito
lungo il corso di
vita del prolungarsi
insostenibile di una
situazione critica
c) Effetto eco generazionale, per trasmissione da genitori a
figli, entro i processi di
imprinting
“La distruttività inesplicata di alcune forze naturali, la perdita di una
persona ama-ta, una malattia senza speranza, [tutte queste situazioni]
incorporano l’esperienza acuta di un conflitto tra un impulso perentorio a
fare qualcosa e il dubbio sconvolgente che nulla v’è da fare” (De Martino).
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
3
Incertezza knightiana e
criticità di lungo termine
Corollario importante della
definizione di una logica di
senso è che essa riflette una
immersione totale di Ego in
un ambiente fortemente
marcato da incertezza e
insicurezza:
“C’è differenza tra il breve termine, periodo in cui c’è
sufficiente certezza di ciò che avverrà e delle conseguenze delle scelte prese, a il lungo termine, quando
sopravviene una maggiore incertezza su ciò che accadrà
nel mondo e in particolare nell’ordine di preferenze di
Ego. Questo tipo di incertezza possiamo definirla ‘incertezza sul valore’ (value uncertainty)” (Pizzorno, 1995).
“Esperienze di insuccesso producono informazioni negative sul Sé e minacciare le competenze auto-ascritte, la speranza futura di successo, e in generale l’autostima. Tutte queste
conseguenze rendono a rischio le future risorse motivazionali ed emozionali per azioni adattive. Per es. il laureato che ha fatto quaranta domande di lavoro senza successo inizia a
scoraggiarsi, a dubitare della propria competenza e a immaginarsi più adatto per un lavoro
sottopagato e a bassa qualificazione. Per evitare questo danneggiamento delle risorse motivazionali ed emotive, l’organismo fa ricorso a strategie ad hoc per compensare gli effetti
negativi sul Self degli insuccessi. Queste strategie compensative sono tipicamente dirette al mondo interno di Ego, più che all’esterno, e puntano alle rappresentazioni mentali
di aspettative, obiettivi e attribuzione di causa” (Heckausen, 1999).
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
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Moods di crisi come effetti
‘isteresi’ di prolungate criticità
Azzardiamo una regola di mutazione dei processi di crisi:
«la trappola della rassegnazione scatta come effetto
differito di una situazione insostenibile o di una catena
di insuccessi che si protragga abbastanza a lungo da
modificare in blocco il sistema di aspettative, stati
d’animo e capacità di reagire, trasformando un senso di
inadeguatezza specifico in un più radicale ma aspecifico
senso di inadeguatezza di fronte al mondo».
“un adulto disoccupato da tempo che
ha inviato il proprio curriculum a decine di indirizzi senza mai ricevere
risposta comincerà a un certo punto,
preso da scoraggiamento, a dubitare
delle sue stesse competenze, e a
rivendicare per sé solo un lavoro non
qualificato (Jutta Heckausen, 1999)
“la depressione nasce di frequente come comprensibile reazione a difficoltà che si interpongono nel corso della vita. Ma nella sua eventuale
evoluzione e in assenza di alcuni fattori di rinforzo della capacità di resilienza la depressione
reattiva può degenerare in una disposizione alla
perdita di speranza generalizzata, senza oggetto
e senza un fuoco (Brown & Harris, 1978)
NB: approfondiremo questi temi nelle due lezioni sulla povertà!!!
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Da dissonanze a paradossi
Il collasso del potere decisionale di un individuo può essere effetto di una
situazione paradossale. Il paradosso è un tipo di contraddizione, differente
da quel tipo di contraddizione che chiamiamo dissonanza.
In una dissonanza non è possibile raggiungere simultaneamente due obiettivi. In un paradosso la conseguenza di una corretta deduzione
da premesse coerenti implica che l’architettura logica dell’argomentazione di Ego o l’esistenza stessa di Ego è messa in discussione
“Di fronte a un problema contraddittorio [una dissonanza], dobbiamo scegliere
un’alternativa e rinunciare a un altra. Può non essere un risultato soddisfacente
ma ci è possibile fare una scelta logica. Un’ingiunzione paradossale invece
rende impossibile la scelta stessa” (Watzlawick, 1971)
Ci sono tre tipi di paradossi:
(I)
Paradossi logico-matematici o antinomie (sillogismi deduttivi che producono una autocontraddizione, in conformità alle regole di ragionamento accettate).
(II)
Definizioni paradossali o antinomie semantiche, che discendono da inconsistenze
insite nella struttura del pensiero o del discorso: “Non mi sognerei mai di associarmi a
un club che abbia uno come me come socio” (Groucho Marx).
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Paradossi pragmatici
e doppi vincoli
Il terzo tipo sono i paradossi pragmatici, cioè azioni o consuetudini autocontraddittorie. La scuola di Palo Alto, studiando gli effetti dei paradossi nelle interazioni umane, parla di doppio vincolo:
“Prendiamo due persone coinvolte in una relazione ad alta intensità, contrassegnata dalla
sua importanza per la sopravvivenza fisica o psicologica di uno dei due. Una relazione del
genere si ritrova nella vita familiare, in situazioni di disabilità, dipendenza materiale, prigionia, amicizia, amore, adesione a una fede religiosa o a una ideologia, in contesti regolati
dalla tradizione, in psicoterapia. In tutti questi contesti può essere lanciato un messaggio
strutturato in modo da a) affermare qualcosa, affermare qualcos’altro sulla affermazione stessa, c) far sì che le due affermazioni si annullino l’un l’altra.
Per esempio: se il messaggio è una ingiunzione, deve essere disubbidito per poter essere
obbedito. Se è una definizione di Ego o Alter, questi corrisponderà alla definizione solo se
non vi corrisponde. Il senso del messaggio è quindi indecidibile. Ma anche se il messaggio è logicamente privo di senso esso è comunque ancora un qualcosa pragmaticamente
reale: non si può fare a meno di reagire ad esse, anche se non esiste reazione adeguata
(cioè non paradossale), dato che il messaggio è in sé un paradosso” (Watzlawick,1971)
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
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Un caso: imperativi paradossali
Troviamo vari esempi di paradossi pragmatici in alcuni imperativi paradossali ricorrenti
nella vita quotidiana:
Sii spontaneo!
Amami!
Non essere così obbediente!
L’imperativo paradossale più famoso compare in “Catch-22”, romanzo breve del 1961
di Joseph Heller sulla follia della guerra. Comma 22 è una regola militare, la cui
logica circolare impedisce di scansare missioni suicide:
a)
L’unico motivo accettabile per evitare una missione è la follia;
b)
Per ottenere la licenza occorre fare apposita richiesta;
c)
Chiunque sia in grado di fare apposita richiesta dimostra di non essere pazzo,
perché facendola dimostra di temere la missione.
Un paradosso pragmatico esprime un circolo vizioso senza via d’uscita, qualunque scelta
si faccia, e ciò a causa della circolarità stessa della situazione. Per es:
Job searching: se cerchi il tuo primo
ti è richiesta qualche espereinza, ma non
puoi averla se non hai mai lavorato
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
Senza fissa dimora: non può essere
assunto senza una residenza, ma non può
Permettersi una casa senza un lavoro
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QUESTIONE NUMERO 2
[2]
Lo sgretolamento di norme
e valori può produrre
slittamenti nelle logiche
dell’azione, da ‘razionali’
a identitarie?
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
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Dai giochi di coordinazione al
mutuo riconoscimento
In giochi di coordinazione (ex. Sen) i giocatori hanno obiettivi comuni,
perseguibili solo se tutti cooperano: i rematori di una barca non hanno
altra scelta che cercare di raggiungere insieme la riva (Hume, 1739).
Questa via d’uscita dal Prisoner Dilem-ma non funziona se i free riders
possono raggiungere i loro obiettivi anche senza cooperare tra loro
(ex. realizzandosi nel lavoro invece che in famiglia).
Strategie di convenzione (i.e.
logiche normative) agiscono
quando il costo della defezione è l’esclusione di Ego da
una pratica condivisa. Ma che
accade quando l’integrazione
monolitica di un sistema normativo collassa? La conclusione di Pizzorno (1991) rinvia alla dicotomia “outcome
oriented vs act oriented”:
“Nei modelli ‘di convenzione’ una relazione sociale non è vista come un fine in sé. Le persone agiscono insie-me perché hanno bisogno
di aiuto per raggiungere i loro rispettivi personali scopi, non perché traggono gratificazione dall’azione (..). (Ma) alla base della socialità c’è un bisogno di mutuo riconoscimento
tra le persone. Ogni individuo ha bisogno di un
altro individuo per veder riconosciuta la propria identità. Il che rende le relazioni sociali
fini a se stesse, e non solo mezzi per raggiungere altri scopi” (Pizzorno,’95)
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
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Meaning giving system
Nelle decisioni quotidiane (scelte economiche incluse) o nelle fratture storiche,
Ego si muove entro un ‘holding pattern’ che consiste di un sistema di valori stabili
nel tempo. Tre processi mentali entrano in gioco nella formazione delle decisioni:
a) un sistema di opinioni (beliefs), b) di preferenze, c) di significati
Lesthaeghe nel 1983 mette a fuoco una
logica basata sulla aspirazione a
rendere
stabile
il
quadro
di
riferimento di una qualche azione
‘razionale’, basata su un sistema
ordinato di preferenze:
“Se le persone si impegnano in una valutazione di utilità e disutilità esse operano sulla
base di una mappa di preferenze e se tale
struttura di preferenze esiste deve esserci un sistema "datore di significato"
(meaning-giving) o ideazionale che lo dirige” (Lesthaeghe).
Il concetto di meaning-giving system
(MGS), proprio della psicologia fenomenologica, si sovrappone al concetto ad
ampio spettro di Identità.
Un sistema di senso (meaning- giving
system) è un insieme di significati che:
Nella “Folla solitaria” (1953) Riesman
usa un concetto assimilabile di “autodirezione interiore” (inner-directedness) paragonata a un ‘giroscopio
psiycologico’.
2. Gli permette di fare scelte che danno
coerenza alla sua bio-grafia,
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
1. Dà senso all’azione di un indi-viduo,
3. Lo rende partecipe dell’uni-verso
culturale di valori e simboli condivisi
(Sciolla, 1983)
11
Child & Family: la produzione di
identità
Avere un figlio è un buon esempio di decisione che in sé rafforza l'identità
di un individuo, stabilizzandone le coordinate di vita nel tempo.
“Un figlio è la storia della coppia. E’ la coppia stessa
che si nutre della propria storia” (Kellerhals, 1979)
“Desiderare un figlio è un modo per realizzare una
personale immortalità, per estendere se stessi indefinitamente nel futuro. E’ semplicemente un’estensione fisica e psicologica di se stessi nel figlio, qui e
ora, una sorta di narcisismo” (Berelson, 1972).
Guarda nel bicchiere,
Invoca il viso che
Vi vedi riflesso,
Ora è il tempo che
Quel viso possa
Formare un altro viso
(Shakespeare,
Sonetti)
“(Nella cultura Catalana) la coresidenza è un
Rafforzare l’identità può produrre
una stabilizzazione dell’‘espace vécu’, elemento centrale nella elaborazione dell’ il’esperienza dello spazio vissuta nel dentità familiare: la casa assume forza in
quanto simbolizza la continuità della famiquotidiano, come nella relazione tra
glia” (Bestard Camps & Contreras
casa e pairalismo:
Hernandez, 1997).
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
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Scenari di conflitto
La logica identitaria è al contempo radicata nel Self e prodotto di interazione umana. E’ però difficile distinguerla dalla logica di adattamento a
norme quando un comportamento è espressione di conformità a norme o
convenzioni istituite, anche se non universalmente condivise.
“Per un mafioso andare a
uccidere è cosa naturale.
Non lo si fa per un senso
del dovere o della comunità, ma perché si crede che
è cosa giusta” (Gaspare
Mutolo, killer della mafia).
La logica dell’azione di
mafia pare oscillare tra
adesione forzata a una
convenzione e una sorta di
funzione di senso, tradotta
in linguaggio comune”.
Spesso una donna picchiata dal partner non lo denuncia e subisce entrando in una spirale violenta.
Talvolta invece si ribella. Cosa provoca la sua ribellione? Solo un istinto insopprimibile di sopravvivenza (anche se non fosse in discussione la sopravvivenza fisica) o l’affiorare di un bisogno di selfrespect, una logica d’azione che entra in collisione
col sistema vigente di regole, ivi incluse le violenze
del partner, l’indifferenza dei vicini, la sanzione
morale di un’opinione pubblica gender-biased?
E’ negli scenari di conflitto che affiora una
logica identitaria. L’azione della identità è
percepibile nei frangenti storici di acute
fratture tra culture.
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
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C’è sovrapposizione tra logiche
d’identità e sistemi di valori?
La logica identitaria produce un sistema coerente di valori, e in un
certo senso è a sua volta coerente con valori stabili. Occorre però
fare attenzione alla frequente sovrapposizione di logica identitaria
ee sistema di valori che essa produce. In Lesthaeghe (1983), per
es., un meaning giving system equivale a un values system:
“un sistema ideazionale è una sorta di tool-box
di valori di riferimento, stabili e autoreferenti..”
Alcuni antropologi (per es. Remotti, 1996) sostengono che l’identità
(collettiva) è una nozione adeguata solo per le società tradizionali, caratterizzate da un basso tasso di cambiamento: in contesti simili
l’identità è vista come forte, chiusa, stabile.
Quando invece si attenuano e svaniscono i caratteri identificativi (come
nelle società industriali o in quelle post-industriali e post-moderne) anche l’utilità del ‘linguaggio dell’identità’ svanisce.
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
14
Proprietà della logica identitaria
[1] E’ una I-logica, una logica basata
sulll’Io, in grado di indurre autonomamente un cambiamento nei comportamenti individuali o collettivi,
[4] Emerge in contingenze storiche o di
vita di brusco cambiamento, in cui alcune incongruenze mettono i quadri normativi uno contro l’altro.
[2] E’ una logica act-oriented, cioè
una strategia in cui il senso dell’azione non sta nel perseguimento di un
risultato esterno, ma nella produzione dell’azione in sé
[5] E’ l’unica categoria di logica usabile
indifferentemente per comportamenti
individuali o collettivi. Essa opera infatti rafforzando gli individui entro il loro
sistema di riferimento.
[3] E’ in genere una logica implicita e
nascosta nella misura in cui l’azione
è in sintonia con le norme dominanti e sembra una logica adattiva.
[6] Essa consolida e ‘congela’ i valori di
scambio alla base del sistema di preferenze ordinate su cui a sua volta si basano le scelte ‘razionali’.
“Azioni razionali rispetto al valore e azioni affettive (Identità e Adattamento
primario) hanno in comune che il senso dell’azione non sta nel risultato da raggiungere ma piuttosto nell’espletamento dell’azione in sé” (Weber, 1922)
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
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Logiche identitarie come processi
outcome-oriented o act-oriented
Occorre scorporare due distinti concetti di identità, entrambi
costruzioni sociali ma con distinte interpretazioni del tempo della
produzione di valore. La logica identitaria può essere interpretata:
Come un insieme di valori già
‘agiti’, cioè stratificati gradualmente nel tempo e assunti attualmente come dati.
Si torna
alla netta
distinzione
di Weber
tra due
tipi di
azione:
Come un meaning-giving system in
azione, che consiste nello stabilire una
inter-azione (cioè un reciproco
riconoscimento) fra individui.
“L’orientamento all’azione razionale rispetto al fine si distingue da
quello basato sugli affetti per la sua formulazione chiaramente
consapevole dei valori che regolano le azioni (..). Ma allo stesso
tempo i due tipi hanno un elemento comune, e cioè il fatto che
il senso dell’azione non sta nel perseguimento di un risultato ma
nell’espletamento in sé di quella specifica azione” (Weber, 1922).
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
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QUESTIONE NUMERO 3
[3]
In che misura il modello
della famiglia forte e il suo
‘incantamento’ produce un
freno alla modernità e alla
logica identitaria?
Covisco 14 - 06 Apocalissi trappole e
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Mutamenti nella famiglia forte:
[1] neolocalismo e prossimità
La regola desueta del patrilocalismo evolve in nuove regole di
prossimità alla casa paterna delle giovani coppie e si traduce in
un lento, graduale e pilotato distacco dalla casa paterna, esteso
oggi ‘modernamente’ alle “convivenze all’italiana”: queste sono
strette a tenaglia tra due proprietà di fondo della famiglia forte.
La prima è il vincolo di prossimità tra le due case, esplicitamente giustificato con l’esigenza di tenersi a disposizione
La seconda è costituita dal ruolo
attivo della famiglia di origine nell’approntamento dell’abitazione
della nuova coppia :
Uscire di casa è una parola grossa.
Quando abitavo con mia mamma ero a 100
metri di distanza da mia moglie che
abitava coi suoi, nato il secondo figlio,
siamo andati nello stabile di mia mamma...
Sarei andato via di casa a 16 anni, loro invece
avevano già pensato al mio futuro, messo via
soldi, comprato casa, io li ho assecondati..
Non è che abbia scelto, c’era un apparta-mento
dei miei genitori..
Covisco 14 - 06 Apocalissi trappole e
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Mutamenti lenti:
[2] revolving doors
Vivere da soli è fenomeno metro-politano. Ma anche in città il distacco è
spesso incompiuto, configurando una sorta di revolving door tra due case,
in uno stato transizionale limbico privo di baricentro. In provincia è ancor
più raro e richiede l’approntamento di una rete di piccoli riti di margine:
“La mamma ha preparato un cesto il giorno prima che facessi il
trasloco definitivo con dentro le classiche cose che in casa non
devono mancare: il pane, la pasta.. Avrei dovuto per la prima volta
andare a dormire in casa mia un sabato, l’avevo deciso, però quel
giorno ho detto “se me ne vado via adesso è il momento sbagliato e mi
rimarrà qualcosa dentro di rimpianto”. Quindi ricordo di avere detto:
“mamma, son troppo stanca, rimango qui a dormire anche stanotte”. E
lei: “Sì dai, rimani qua a dormire..” Il giorno dopo, con calma, me ne
sono andata convinta, comunque, che mi sarebbero mancati così tanto
che ho detto a mia madre di non togliere le lenzuola dal letto, perché
sarei tornata”
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Mutamenti lenti [3]:
Cresce il tempo maschile di cura
Tra 1975 e 1998 il tempo per die dedicato primariamente in USA dalle
madri al childcare passa da 66 a 95
minuti. I padri passano da 17 a 51.
Tanto o poco? Poco: metà di quello
femminile. Tanto: in 25 anni si è
triplicato contro un aumento del 50%.
Tra 1988 e 2002 in Italia i padri che
si prendono cura dei figli <14 passano
dal 42 al 59 %. Poco o tanto?
Poco: ancora nel 2002 i padri non
coinvolti sono il 40%.
Tanto: in soli 14 anni i padri non
coinvolti crollano di un terzo.
Il realtà il cambiamento in corso è davvero (lento ma) epocale. L’aria della
città sposta il sistema dei ruoli della coppia da segregazione a condivisione, e
fa emergere geometrie ad assetti variabili dei ruoli di coppia (segregati nella
routine, condivisi nelle criticità). L’asimmetria di genere non è una costante
immutabile e intrinseca alla famiglia sud-europea, ma muta con la modernità.
Ma la modernità non traina automaticamente una riassegnazione delle parti,
finché non comporterà una riappropriazione dei codici affettivi dall’uomo.
L’asimmetria dei ruoli, pur se in sfaldamento, resta punto di equilibrio stabile
tra poteri specializzati in dimensioni distinte dell’esistenza: quella cognitivostrumentale della vita pubblica e quella dei codici affettivi del privato.
Covisco 14 - 06 Apocalissi trappole e
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.. ma il tempo dedicato scalza il
tempo dell’esserci
Analisi storiche lungo il ‘900 mostrano
una discontinuità non nel tempo complessivo investito (cresciuto), ma nel tipo
di tempo dedicato ai figli.
Il tempo che le madri tradizionali dedicavano ai figli piccoli non era adibito direttamente a loro, ma era un tempo di
risulta, in cui essere disponibili ma non
direttamente impegnati coi figli.
Tempo condiviso è il tempo della accessibilità: consente ai figli di venire a contatto col p/madre pur senza espressa
dedicazione. Fa interagire (multiplexity)
stratificazioni distinte di modi di esperire il tempo vissuto. Suzanne Bianchi lo
chiama tempo dell’esserci (being there):
la componente affettiva dell’esperienza
dell’esserci (insieme) fa transitare i
processi
e di socializzazione.
Covisco 14 cognitivi
- 06 Apocalissi trappole e
Nelle survey Istat sull’uso del tempo i minutaggi sono calcolati sulle
attività “principali”, “trascurando il
tempo dedicato alle stesse attività
ma svolte contemporaneamente ad
altre”. Cioè il tempo condiviso.
Il tempo di cura dei figli cresce: ma
il tempo personalmente dedicato
ha limiti fisici invalicabili; la sua
espansione compensa solo in parte il
collasso del tempo condiviso.
La riduzione del tempo per i figli ha
luogo sacrificando il tempo dell’esserci e riorganizzando il rapporto
coi figli intorno a un tempo solo attivo di cura, permeando sempre più
la filosofia del childcare del principio di individuazione.
21
..resta la gabbia di ruoli di genere
“Uno degli elementi costitutivi di tutta la civiltà moderna
(è) la condotta razionale della
vita sul fondamento dell’idea
di professione”. Che nasce sì
dallo spirito della ascesi
puritana, ma permane anche
dopo il graduale dissolvimento del suo fondamento
religioso. Se il puritano “volle”
prendere sulle sue spalle il
“mantello sottile” di una
condotta razionale della vita
basata sull’etica del lavoro,
“noi dobbiamo esserlo”, e “il
destino fa del mantello una
gabbia di acciaio” (Weber,
Etica Protestante, 1922).
In Italia l’11% dei padri si occupa in modo
‘sostanziale’ dei figli in età prescolare (57%
danesi, 31% finlandesi, 24% britannici).
Ma per impegno ‘sostanziale’ si intendono
28 ore settimanali, 4/die, tempo primario
poco compatibile col tempo pieno. In Italia:
Il tempo dedicato al lavoro retribuito dagli
uomini italiani è tra i più alti in Europa.
Il congedo parentale è trascurato perché i
salari maschili sono più alti nelle coppie.
La flessibilità ‘virtuosa’ sembra accentuare
la segregazione maschile nel ruolo di male
breadwinner a tempo pieno (Piazza).
Le discriminazioni delle donne discriminano
anche gli uomini. Di questa segregazione
dei ruoli l’uomo ha sempre sfruttato i
benefici, poco ne ha colto le limitazioni.
Covisco 14 - 06 - Apocalissi trappole e Identità
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La crisi globale spinge alla
‘pasarizzazione’ dell’economia
“Economie di bazar”
Sistemi di mercato – che Geertz
ritrova in Asia sudorientale come
nel Maghreb – basati su
“imprenditori senza impresa”, reti
pulviscolari di piccole imprese
familiari labour intensive, senza
cumulazione e senza crescita, in
cui l’unico capitale reperibile è il
capitale familiare, e in cui due
meccanismi di funzionamento
risultano centrali:
• l’asimmetria informativa
• la clientelizzazione
Covisco 14 - 06 Apocalissi trappole e
“Nell’economia di Bazar l’informazione è
povera, scarsa, asimmetricamente
distribuita, comunicata in modo inefficiente
e intensamente valutata. (In essa) la posta
in gioco è proprio la ricerca della
informazione che non si possiede e la
protezione dell’informazione posseduta”.
“La tendenza a stabilire relazioni continuative con determinati fornitori, piuttosto che
muoversi liberamente tra le occasioni offerte dal mercato (fa sì che) acquirenti e
venditori, muovendosi lungo la ramificazione di solchi [grooved channels] tracciati
dalla clientelizzazione, trasformino un
sistema a diffusa mobilità in una collezione
stabile di antagonisti familiari”.
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Mutamenti lenti [5]: incrinature
nel principio di reciprocità
[I]
Esenzione octroyée dal carico più
greve del patto, quello di futuro
accudimento dei propri vecchi
“Noo, io non ricovero mia madre,
verso di lei ho un debito mor[t]ale”
[II]
Degenerazione della eterotopia di
crisi in eterotopia di controllo. Bruch
(1996): “Se i genitori ti danno
molto si aspettano anche molto”.
Bertolucci: “Confesso di sentirmi
[III]
La sostituzione del modello di attaccamento monotropico con una prima
socializzazione ad attaccamenti multipli porterà in futuro nuovi equilibri,
ma nella fase transitoria scuote le
certezze, ed emergono insicurezze
cognitivamente non controllabili. ”.
Covisco 14 - 06 Apocalissi trappole e
ancora totalmente figlio. I miei
genitori hanno costruito un
incantesimo, nel quale mi sento
tuttora immerso. Anche per
questo, forse, non sono mai
diventato padre”.
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