@ stoccafisso.net/ www.accademiadellostoccafisso.com www.oliopepesale.com I SA PORI IL CAFFÈ 11 marzo 2012 C4SOCIETÀ E CULTURA 49 Intero a fette, fritto, impanato, alla mugnaia, alla griglia... Comunque lo si cucini il figlio prediletto dei mari del nord garantisce carni delicate e saporite, soprattutto in primavera LA STORIA C’era una volta un pesce chiamato “quello dei poveri” Una volta, tanti anni fa, pullulavano le trattorie alla buona, dove gli operai che non potevano tornare a casa per il pranzo, mangiavano abbondanti zuppe di “stocco”, con le patate o semplicemente cotto con il pomodoro. Oggi le tavole si chiamano “stellate”, il pesce è lo stesso, salato, ma il conto di più... LUIGI BOSIA Sulla tavola di sua maestà il merluzzo non tramonta mai il sole, anzi l’appetito T Lo stocco ligure, il bacalhao portoghese e lo spagnolo alla vizcaina tra le tante versioni più note Aperto e dissecato sarà chiamato “stoccafisso”, mentre tagliato, salato, stivato in botti e cosparso abbondantemente di sale sarà “baccalà”. Il pesce che regna nel vicentino è chiamato comunemente baccalà, ma in effetti è stoccafisso. Assai apprezzato da Goethe che, durante il suo soggiorno a Vicenza, mangiò solo questo, portandolo con sé anche alla partenza in compagnia di MITI E RITI ELISABETTA MORO Con tempestività l’arcivescovo norvegese proclamò lo stock fish cibo ideale e quaresimale Brandacujun Con le linguine In pastella Tipico della cucina ligure a base di patate e baccalà o stoccafisso. In genere è preferito lo stoccafisso al baccalà. È diffuso in particolare nel ponente ligure Baccalà a pezzi in casseruola (spicchio d'aglio, olio d'oliva, cipolle tagliate a pezzi, pepe e prezzemolo) poi i pomodorini e infine aggiungere la pasta già cotta e scolata al dente e completare la cottura Semplicissimo. Due tocchi di baccalà “ammollato”, 4 cucchiai di farina, 1 cucchiaino di lievito di birra, acqua frizzante fredda maggiorana e olio di semi di girasole una bottiglia di vino rosso (perché con il merluzzo va molto bene anche il vino rosso). Va servito con polenta, bella calda. In Francia la tradizione prevede la “brandade”, una specie d’impasto bianco che ha la consistenza di una purea di patate. E poi, come dimenticare l’olio di fegato di merluzzo che ci facevano ingurgitare da piccoli? C’è poi l’ “haddock” messo in salamoia e poi affumicato. Un tempo si faceva per conservarlo, ma oggi si affumica molto meno. Si serve alla griglia o “poché” nel latte con “pickles” (verdure sott’aceto, coprattutto cetriolini). Basta una ricerca su internet per scoprire, in Italia, migliaia di ri- cette di merluzzo provenienti da ogni regione con sagre, feste e fiere che lo celebrano in tutte le stagioni, e soprattutto in primavera. Sembra, infatti, che principali consumatori al mondo di baccalà siano proprio gli italiani, che hanno il loro record nazionale di consumo nel Triveneto e in Campania. Ma il baccalà è pietanza popolarissima ovunque, capitale compresa. A Roma si prepara in guazzetto, cioè cotto nell’olio con pomodoro, cipolla, pinoli e uva sultanina. C’è poi il “brandacujun” ligure, che letteralmente si traduce “giralo, sciocco” visto che, in effetti, va mescolato a lungo e in continuazione, fino alla mantecatura di stoccafisso e patate conditi con extravergine, aglio, prezzemolo e pepe. Ma non scherza anche in altri Paesi, sia che si tratti di “fish & chips” anglosassone, “bakaliaros” greco fino al monegasco “stokafi”. Va da sè che, tra le numerose ricette, non si può dimenticare il famoso “bacalhao” alla portoghese né quello spagnolo “alla vizcaína” con soffritto di cipolle, aglio, peperone rosso, pomodoro, zafferano e prezzemolo tritato. La ricetta è semplice; basta lasciar addensare la salsa a fuoco basso e, in una pirofila, alternare a strati salsa, baccalà, patate e striscioline di peperoni, terminando con questi ultimi. Un piatto per conciliare anima, palato e pancia F are la figura del baccalà. Non è quel che si dice una dimostrazione di grande intelligenza. Eppure il più denigrato dei pesci è anche il più amato. Almeno dagli appassionati di cibi schietti e saporiti. Perché il gadus marhua, in arte merluzzo, è un esemplare marino piuttosto umile, verrebbe da dire che nuota basso, e non raggiunge le vette gustative di salmoni e branzini. O la dolcezza incomparabile di gamberi e aragoste. Né il conturbante profumo di scoglio di vongole e ricci. Ma una volta salato con il pregiatissimo oro bianco della Poza de la Sal di Burgos o essiccato ai venti purissimi della Norvegia quello che sembrava un comprimario diventa all’improvviso un mattatore della tavola. Come nella variante alla vicentina, dove gli esemplari della qualità più pregiata, chiamata Ragno, vengono preventivamente battuti, ammollati e poi estenuati dalla lunga cottura in latte e olio, con l’aggiunta di qualche acciuga per aumentarne la sapidità. Sì, perché questa ricetta, concepita per condire i proverbiali “monti de polenta”, si è guadagnata un posto nei ricettari europei con il nome di baccalà alla vicentina, ma con il pesce salato c’entra ben poco. A rigore infatti si tratta di stoccafisso, detto anche pesce bastone, per la forma affusolata e rinsecchita che i merluzzi assumono dopo mesi passati a penzolare dalle rastrelliere del Baltico. Pareti di pesci accoppiate a due a due come tante carte da gioco. Falan- steri grigioazzurri che sfruttano il conservante più economico ed ecologico della storia della gastronomia, l’aria asciutta. Una tecnica che nel lontano 1432 colpì, primo fra tutti, il nobile veneziano Piero Querini che naufragò nelle isole Lofoten. Tornato a Venezia il Capitano da mar fece rapporto al Maggior Consiglio prospettando un grande business per la Serenissima. È il primo passo verso quel matrimonio tra il Mediterraneo e il merluzzo conservato che avrà la sua consacrazione nel secolo successivo. Poi la Chiesa, durante il Concilio di Trento, stabilisce con il decreto del 4 dicembre 1563 una rigidissima disciplina dei digiuni. Proclamando giorni di astinenza dalle carni il mercoledì, il venerdì, la Quaresima e tutte le feste comandate. È l’inizio dell’irresistibile ascesa del baccalà, favorita anche da un promoter d’eccezione come l’arcivescovo Olaf Mansoon, uno dei protagonisti del Concilio. Con una tempestività che ha qualcosa di sospetto, l’alto prelato norvegese scrive per l’occasione un libretto che è un vero e proprio spot per lo stock fish, descritto guarda caso come il cibo ideale per allietare i giorni di vigilia conciliando le ragioni dell’anima e del palato. Così tutti i popoli pii d’Europa si convertono al baccalà. Qualcuno sfiorando addirittura l’idolatria. Come i Portoghesi. Una ricetta di bacalhau per ogni giorno dell’anno. Come i santi del calendario. Se non è devozione questa… WebTv L’abc del vino Questa settimana E LA RICETTA ra le innumerevoli famiglie di pesci troviamo i “gadidi” che vivono in acque fredde e temperate. Alla famiglia appartengono: eglefino, gado, merlano, nasello e merluzzo. Quest’ultimo, sua maestà il merluzzo (morue in francese, kabeljau in tedesco, cod in inglese) ha carne delicata e saporita e può essere cucinato intero o a fette, fritto, alla mugnaia, affogato e si presta anche alla preparazione di “quenelles”. È uno dei pesci più importanti sul mercato, preceduto solo dalle aringhe. Insomma si può dire che sulla tavola di sua maestà il merluzzo non tramonta mai... l’appetito! Pur essendo largamente consumato nei Paesi mediterranei, si pesca nel Mare del Nord, nel Pacifico e nell’Atlantico, al largo di Terranova. Ricordo ancora quando si decise di pubblicare la ricetta di Lessy Nesurini di Gnosca, ricordando che in alcune località ticinesi è tradizionale servirlo il mercoledì delle Ceneri. come etichetta Versione classica livornese Togliere le lische al baccalà, tagliarlo a tocchi piuttosto grossi (circa 3 dita per quattro), infarinarlo e friggerlo in abbondante olio fino a che non sarà dorato da entrambi i lati. Via via che i pezzi sono pronti, metterli ad asciugare sulla carta assorbente. In una padella con olio extravergine d’oliva rosolare un trito di aglio e prezzemolo. Appena accenna a colorire, unire i pomodori, salare e pepare e cuocere per 15 minuti. Aggiungere il baccalà disponendolo in un solo strato e insaporire a fuoco moderato per 5 minuti. Servire subito. Ingredienti per 4 persone - 800 g di baccalà - 500 g di pomodori pelati - 2 spicchi d’aglio - prezzemolo - farina - olio per friggere - olio extravergine d’oliva - sale - pepe