Gli Aneurismi dell’Arco Aortico DEFINIZIONE e TERMINOLOGIA Malattia dilatativa dell’aorta: processo patologico caratterizzato dall’aumento del diametro del lume aortico, che può avere localizzazioni e forme diverse Dilatazione (o ectasia): aumento del diametro aortico rispetto ai valori normali per età e superficie corporea Aneurisma: dilatazione che raggiunge un diametro di almeno una volta e mezzo il diametro normale SEDI in cui può esprimersi la Malattia Dilatativa • Aorta Ascendente • Arco Aortico • Aorta Discendente Toracica • Aorta Discendente Addominale • Aorta Toraco-addominale Le diverse localizzazioni riconoscono eziologia, storia naturale, diagnosi e terapia diverse arco ascendente discendente toracica diaframma discendente addominale CLASSIFICAZIONI (1) MORFOLOGIA Aneurisma fusiforme: dilatazione simmetrica che coinvolge l’intera circonferenza della parete aortica Aneurisma sacciforme: dilatazione localizzata ad una porzione della circonferenza aortica, protrudente a mo’ di sacca (raro in aorta ascendente, più spesso a livello dell’arco o dell’aorta discendente) sacciforme Colletto fusiforme CLASSIFICAZIONI (2) COMPOSIZIONE della PARETE Aneurisma vero: la parete del tratto dilatato è composta da tutti e tre i foglietti che costituiscono la parete arteriosa (intima, media, avventizia) Aneurisma falso (pseudoaneurisma): non costituito da tutti gli strati, ma solo da avventizia e tessuto reattivo circostante (conseguenza di rottura coperta o “fissurazione”, a volte in seguito ad intervento chirurgico) Pseudoaneurisma (parzialmente trombizzato) da rottura coperta L’Arco Aortico CENNI di ANATOMIA Art. carotide com. dx. Art. Succlavia dx Tronco art. Brachiocefalico (o anonimo) Istmo Aortico Arteria succlavia sn. Arteria carotide com. sn. CENNI di ISTOLOGIA • L’aorta è il vaso più ricco in elastina, proteina organizzata in strutture lamellari nella tunica media, che conferisce la peculiare elasticità al vaso • Il contenuto in elastina diminuisce e quello in cellule muscolari lisce aumenta progressivamente dall’aorta ascendente all’arco, alla discendente toracica ed all’addominale intima media avventizia La tunica media: organizzazione strutturale lamellare Aneurismi dell’Arco Aortico CENNI STORICI • La prima descrizione autoptica di un (falso) aneurisma aortico risale a Galeno (2° sec. AC) • La prima diagnosi di aneurisma aortico viene attribuita a Vesalio (1557) • Il primo intervento chirurgico per aneurisma dell’arco aortico fu eseguito nel 1957 da Cooley e DeBakey (omoinnesto) • Nel 1975 Griepp riportò il primo caso di sostituzione dell’arco aortico con una protesi, mediante l’impiego di arresto circolatorio in ipotermia profonda EPIDEMIOLOGIA • Incidenza aneurismi aorta toracica nella popolaz. generale: 5.9 per 100,000 • Di questi, l’11% coinvolge anche l’arco • Età media alla diagnosi: 60-70 anni • Fattori di rischio: - ipertensione arteriosa - aterosclerosi - S. di Marfan e collagenopatie - malformazione valvola aortica - coartazione aortica - fumo CLASSIFICAZIONE • Aneurismi fusiformi dell’arco: - aorta ascendente + arco - arco + aorta discendente - arco isolato (più raro) • Aneurismi sacciformi dell’arco (arco isolato): - veri (es. post-coartazione) - falsi (pseudoaneurisma, o rottura coperta) EZIOLOGIA • La forma più frequente è causata dalla degenerazione cistica della media (una volta definita erroneamente “medionecrosi cistica”) idiopatica, le cui cause tuttora sono poco chiare • Le forme sindromiche di degenerazione della media sono sottese da difetti genetici di proteine della matrice extracellulare del connettivo elastico (es. S. di Marfan – difetto fibrillina – diverse possibili mutazioni del gene FBN1, cromosoma 15) • Più rare sono le forme associate ad altre “collagenopatie” congenite, come la S. di Ehlers-Danlos, lo pseudoxantoma elastico, l’osteogenesis imperfecta, la S. di Menke etc. • Non si può escludere che le forme cosiddette idiopatiche siano causate da difetti genetici diversi, ancora ignoti • L’aterosclerosi è un’altra frequente causa di aneurisma dell’aorta coinvolgente l’arco • Fra le aortiti, la localizzazione aortica della Lue terziaria è oggi osservata sempre più raramente, e di non frequente osservazione sono anche le aortiti non infettive, su base autoimmunitaria: - arterite a cellule giganti di Horton; aortite reumatoide; spondilite anchilosante; Malattia di Behçet; polimialgia reumatica; etc. • Lo pseudoaneurisma ha eziologia diversa: - post-traumatico (rottura coperta, spesso all’istmo per “lesione da contracolpo”) - post-chirurgico (per deiscenza coperta di suture chirurgiche, ad es. dopo sostituzione dell’aorta ascendente o dell’arco aortico) Fissità per i rapporti con il cuore Fissità per il rapporto con il diaframma Fissità per i rapporti con i fasci nervovascolari del collo Zona di Rottura ISTOPATOLOGIA • Degeneraz. della Media Frammentazione fibre elastiche, perdita cellule muscolari lisce, accumuli di materiale mucoide, fibrosi • Aterosclerosi Sviluppo di ateromi invasivi con estesa distruzione delle fibre elastiche e degenerazione cellule muscolari lisce. Il tessuto elastico viene rimpiazzato da nuova matrice extracellulare (con fibrosi) e lipidi. • Aortite Coinvolgimento dei vasa vasorum con infiltrato linfocitario che causa distruzione delle lamelle elastiche. Malattia degenerativa della media (“medionecrosi cistica”) frammentazione fibre elastiche Malattia degenerativa della media (“medionecrosi cistica”) perdita di cellule muscolari lisce - fibrosi Malattia degenerativa della media (“medionecrosi cistica”) accumuli cistici di materiale mucoide Aterosclerosi accumulo cristalli colesterina - fibrosi Aortite infiltrati linfocitari FISIOPATOLOGIA Legge di Laplace Perdita di elasticità della parete Aumento dello stress parietale aortico T=P·r h Aumento del diametro e riduzione dello spessore T= tensione parietale; P= pressione intraluminale; r= raggio del vaso STORIA NATURALE • Se un aneurisma dell’aorta non viene trattato, la dilatazione tende a progredire, fino alla rottura spontanea o alla dissezione aortica • La progressione della dilatazione è influenzata dal diametro di partenza, dalla presenza di fattori di rischio (ipertensione, bicuspidia) e dall’eziologia: essa è in media di 0.4-0.5 cm/anno nelle forme non sindromiche, mentre è più rapida nella sindrome di Marfan • Il rischio di rottura, per la Legge di Laplace è proporzionale al diametro dell’aneurisma, ma nella S. di Marfan si osservano rotture o dissezioni a diametri inferiori rispetto ai casi non sindromici • La rottura è un evento catastrofico con mortalità a 24 ore del 76%; la dissezione acuta comporta una mortalità del 50% a 48 ore dall’esordio CLINICA • Gli aneurismi dell’arco aortico sono spesso asintomatici e la diagnosi viene posta accidentalmente nella maggior parte dei casi • I sintomi possono essere quelli legati ad un’eventuale insufficienza aortica associata se si tratta di aneurismi dell’aorta ascendente estesi all’arco (dispnea, palpitazioni, lipotimie, scompenso cardiaco congestizio) • I sintomi legati all’espansione dell’aneurisma sono tardivi, dovuti a compressione delle strutture circostanti: - disfonia (nervo laringeo ricorrente) - disfagia (esofago) - tosse secca (trachea) • La fase di rottura dell’aneurisma è caratterizzata da dolore toracico acuto, dal carattere drammatico • Segue alla rottura lo shock emorragico, con improvvisa perdita di coscienza, ipotensione e, in breve tempo, arresto cardiocircolatorio • Una rottura a livello dell’arco può dare emoftoe o ematemesi massive per fistolizzazione con un bronco o con l’esofago DIAGNOSI • L’esame obiettivo è in genere negativo • Non vi sono segni ECG specifici • All’Rx del torace: allargamento dell’ombra mediastinica - accentuazione I° arco di sx in PA; - possibile accentuazione del I° arco di dx in PA; - ombra cardiaca orizzontalizzata; - spostamento della trachea dalla linea mediana • L’esame ecocardiografico permette di: - misurare i diametri dell’aorta a diversi livelli (radice aortica, aorta ascendente prossimale, arco distale) - differenziare aneurismi da dissezioni croniche (presenza di “flap” e doppio lume); • La metodica trans-toracica è limitata dalla presenza di aria nelle prime vie aeree, che impedisce la visualizzazione del 40% dell’aorta ascendente distale e di circa 1/3 prossimale dell’arco aortico • Questo limite è solo in parte superato dall’ecocardiografia trans-esofagea, che comunque offre la possibilità di una migliore visualizzazione e risoluzione d’immagine Ecocardiografia trans-toracica B-mode Ecocardiografia trans-toracica B-mode Ecocardiografia trans-toracica B-mode Ventricolo Atrio dx sinistro Tratto tubulare ascendente Valvola aortica Bulbo aortico (seni di Valsalva) Ecocardiografia trans-esofagea Ecocardiografia trans-esofagea Arco aortico • Esame angiografico (aortografia): - possibile studio di tutta l’aorta - visualizzazione lume (no parete); - forma ed estensione dell’aneurisma; - no misurazione diametri; - concomitante studio delle coronarie; Esempio di aneurisma fusiforme dell’aorta ascendente esteso all’arco (emi-arco inferiore) Esempio di aneurisma sacciforme dell’arco aortico coinvolgente l’origine della art. succl. sn Esempio di pseudoaneurisma post-traumatico dell’arco aortico • TC torace con m.d.c: - informazioni su parete e lume; - estensione dell’aneurisma (no tratti “ciechi”); - stima diametri relativamente attendibile; - possibile ricostruzione 3D. Stratificazione trombotica Esempio di aneurisma fusiforme dell’aorta ascendente esteso all’arco Calcificazioni parietali Esempio di aneurisma sacciforme dell’arco • Risonanza Magnetica: - informazioni su parete e lume; - estensione dell’aneurisma; - possibili “tagli” non assiali (es. sagittali); - possibile ricostruzione 3D - no m.d.c. Aneurisma sacciforme all’istmo aortico TERAPIA • Esclusivamente chirurgica • Chirurgia elettiva: in condizioni di asintomaticità, a scopo preventivo delle complicanze acute • In emergenza (per rottura o dissezione): elevata mortalità e morbidità • Sintomatologia in assenza di rottura: tardiva Indicazioni chirurgiche • diametro: - Rischio rottura proporzionale al diametro - Indicazione “preventiva”:quando? (raro l’intervento se diam. < 5 cm) • morfologia: - indicazioni anticipate, sec. alcuni, per gli aneurismi sacculari • progressione: - 0.5 - 1 cm/anno intervento • clinica: - sec. alcuni, se compaiono sintomi (dolore, tosse, disfonia), a prescindere dalle dimensioni Tecniche chirurgiche • Sostituzione aorta ascendente + emiarco inferiore • Con reimpianto “in blocco” dei tronchi sopra-aortici (TSA) • Con reimpianto separato dei singoli TSA • Sostituzione arco totale +/aorta ascendente/discendente Scelta della condotta operatoria • In base all’estensione dell’aneurisma: TSA dilatati - solo arco prossimale (37% dei casi) - anche arco distale (34% dei casi) TSA normali - arco + aorta discendente (14% dei casi) - ascendente + arco+ discendente (15% dei casi) emiarco arco “totale” arco “totale” con reimpianto TSA Protesi utilizzate in arco aortico • protesi tubulari in Dacron, polimero sintetico biocompatibile intessuto a maglie e impregnato di collagene o gelatina • Nel caso di necessità reimpianto TSA: protesi con branche lat. • In caso di aneurismi sacciformi o pseudoaneurismi: - aneurismectomia - riparazione con patch di Dacron Procedura chirurgica • Accesso arterioso e venoso per istituzione C.E.C. • Ipotermia • Protezione miocardica • Protezione cerebrale • Escissione aneurisma • Anastomosi distale della protesi • Eventuale reimpianto TSA • Riscaldamento durante Anastomosi prossimale ± procedure prossimali associate • Svezzamento C.E.C. Accesso arterioso per C.E.C. • La C.E.C. viene istituita mediante incannulazione atriale destra o bicavale (drenaggio venoso) e di un’arteria femorale o succlavia/ascellare dx (ritorno arterioso) • L’incannulazione aortica viene scelta raramente, per il rischio embolico legato all’incannulazione di un’aorta spesso aterosclerotica • Inoltre, gli accessi arteriosi “alternativi” consentono di istituire la C.E.C. in emergenza in caso di rottura dell’aneurisma durante l’apertura del torace • Femorale: - vantaggio: accesso rapido e semplice - svantaggio: flusso retrogrado (rischio teorico embolie cerebrali in caso di ateromi o trombi in aorta discendente) • Ascellare: - vantaggi: flusso anterogrado, possibilità di utilizzo per perfusione cerebrale - svantaggi: accesso più indaginoso, calibro inferiore rispetto alla femorale Incannulazione art. femorale Incannulazione art. ascellare Fascia clavi-pettorale Plesso brachiale Arteria ascellare Grande pettorale Vena ascellare • L’arteria ascellare dx può essere impiegata per incannulazione diretta o attraverso l’interposizione di una protesi Arresto di Circolo • E’ sempre necessario negli interventi sull’arco aortico: una volta raggiunta la temperatura desiderata (20-25°C) si arresta la C.E.C. • Permette un campo operatorio esangue • Comporta ischemia sistemica • Necessita di essere implementato con metodi di protezione d’organo (in particolare: protezione cerebrale) Il cervello è particolarmente suscettibile al danno da arresto di circolo (elevata attività metabolica, riserve limitate): dopo 4-5 min danno irreversibile Ipotermia profonda • E’ il principale metodo di protezione d’organo • Temperatura centrale del paziente <20°C • Tale temperatura viene raggiunta gradualmente, raffreddando in C.E.C. il sangue (gradiente CEC-paz: max 10°C) • L’ipotermia profonda consente l’arresto circolatorio senza danni d’organo per un tempo limitato A <20°C il consumo di O2 si riduce ad 1/5 del livello base L’attività metabolica del cervello si riduce al 50% a 28°C, al 19% a 18°C • Ne deriva che il tempo di ischemia “concesso” a 18°C prima che si verifichi danno cerebrale irreversibile è di 20-25 min, ovvero 5 volte quello in normotermia. • Tale periodo non sempre è sufficiente ad effettuare il tempo chirurgico distale. • Inoltre l’ipotermia profonda comporta svantaggi come: - coagulopatia - prolungamento tempi C.E.C. Tecniche di protezione cerebrale per implementare e moderare l’ipotermia • Raffreddamento topico, farmaci • Cerebroplegia • Perfusione cerebrale retrograda • Perfusione cerebrale anterograda monolaterale • Perfusione cerebrale anterograda bilaterale • Almeno a livello teorico, le tecniche di perfusione hanno il vantaggio, rispetto all’arresto ipotermico, di evitare il danno (principalmente endoteliale) da ischemiariperfusione • Il danno endoteliale (con riduzione della normale produzione di fattori vasoattivi, come l’NO) ha un ruolo centrale nello sviluppo di lesioni secondarie (di tipo infiammatorio) Perfusione della cava superiore: perfusione cerebrale retrograda (sec. Ueda) • È stato calcolato che solo il 5% del flusso retrogrado fornisce realmente “nutrizione” cerebrale • Il flusso immesso in vena cava superiore si dirige preferenzialmente (minore resistenza) nel sistema della vena cava inferiore (“furto” attraverso la vena azygos) • Le vene giugulari possono in alcuni casi contenere valvole • Bisogna mantenere pressioni di perfusione non superiori a 25 mmHg per evitare l’edema cerebrale e l’ipertensione endocranica Perfusione dei TSA (tronco brachiocefalico + carotide dx): perfusione cerebrale selettiva anterograda bilaterale (sec. Kazui) • La forma più fisiologica di perfusione cerebrale • Flussi raccomandati: 10ml/kg/min (mantenere una pressione di perfusione di 40-60 mmHg) • Clampare all’emergenza l’arteria succlavia sn, per evitare fenomeni di furto attraverso i circoli anastomotici carotideo-succlavi • Le cannule utilizzate per i TSA, munite di cuffie per assicurare che non si dislochino, possono, sec. alcuni autori, danneggiare la parete arteriosa o provocare embolia di eventuale materiale ateromatoso L’efficace perfusione cerebrale permette di ridurre la profondità dell’ipotermia (ipotermia moderata: 22-25°C) Perfusione dell’art. ascellare: perfusione cerebrale selettiva anterograda monolaterale • Ideata per rendere più rapida la procedura e meno “ingombrato” il campo operatorio • In circa l’8-15% dei soggetti sani il circolo anastomotico del Willis è discontinuo: in tal caso non è assicurata una perfusione bilaterale • Esistono dubbi sul potenziale dannoso di una perfusione di una sola arteria ai flussi richiesti per un’efficace protezione cerebrale • È comunque possibile utilizzare l’art. ascellare + una cannula per carotide dx Il “poligono” del Willis Metodiche per il monitoraggio intra-operatorio dell’efficacia della protezione cerebrale • EEG • Saturazione venosa giugulare • Temperatura sangue venoso giugulare • Doppler trans-cranico • Spettroscopia “near-infrared” (NIRS) Tecniche per anastomosi distale • Tecnica “open” • Tecnica dell’inclusione • Tecnica dell’ “Elephant Trunk” per aneurismi estesi all’aorta discendente Fase di Riscaldamento Anastomosi prossimale Risultati chirurgici • Mortalità post-operatoria: per le forme non rotte e non dissecate oggi si riportano incidenze del 4-7% • Il rischio cambia nelle diverse forme: - minore per ascendente + emiarco - maggiore per arco totale • In casistiche miste (forme acute e forme croniche): mortalità media 10% (dal 5-8% per emiarco al 1417% per arco totale) • Morbidità post-operatoria: - stroke (3-12%) - disfunzione neurologica temporanea (5-16%) - insufficienza respiratoria (3-14%) - insufficienza renale (3-6%) - sanguinamento (3-4%) • Oggi si tende a ritenere che le complicanze neurologiche permanenti (stroke) derivino da eventi embolici intra-operatori, mentre le complicanze neurologice transienti (delirio, obnubilazione, deficit cognitivo, coma, convulsioni) derivino da inadeguata protezione cerebrale Follow-up post-operatorio • Importante dopo qualsiasi tipo di intervento per aneurisma aortico • TAC seriate (gold standard) • Eventuali approfondimenti ecocardiografici • Terapia medica e controllo assiduo dell’ipertensione quando presente